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Piscina Cozzi

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Milano piscina Cozzi
Milano piscina Cozzi

La piscina comunale coperta Roberto Cozzi è una struttura sportiva coperta sita a Milano, in via Tunisia, inaugurata il 3 maggio 1934. Prima piscina interamente coperta in Italia, è opera dell'ingegnere e architetto Luigi Lorenzo Secchi (1899-1992) che aveva edificato pochi anni prima l'impianto scoperto della Piscina Romano. La piscina è intitolata al militare milanese medaglia d'oro al valor militare Roberto Cozzi (1893-1918). Oggi la struttura è centro federale della Federazione Italiana Nuoto. La costruzione della piscina coperta Cozzi fu promessa nel luglio 1929 dall'allora Podestà di Milano Giuseppe De Capitani d'Arzago durante la cerimonia di inaugurazione della piscina scoperta Romano. Per volere del podestà Marcello Visconti di Modrone, succeduto a Capitani, a quello stesso 1929 risalgono i primi progetti della nuova struttura che sarebbe diventata la più grande piscina coperta d'Europa di quei tempi, superando nell'ampiezza dei saloni e delle vasche le piscine Hallenschwimmbad di Berlin-Mitte in Germania e dell'isola Margherita di Budapest in Ungheria. La progettazione e la direzione dei lavori furono affidate all'architetto Luigi Secchi, allora Capo della Sezione Speciale Fabbricati ed Impianti Sportivi dell'Ufficio tecnico del Comune di Milano. Secchi era in quegli anni particolarmente attivo: nel 1933 era impegnato nella direzione di importanti lavori pubblici a Milano fra i quali il mercato rionale coperto di viale Monza, i campi sportivi di via Pascal e di via Fedro, la piscina comunale di via Cambini e le scuole pubbliche di piazza Leonardo da Vinci e di via Monte Velino. Il progetto della Cozzi fu il lavoro più gratificante e impegnativo che il Secchi definì come frutto di «architettura funzionale». L'impianto venne sviluppato su 4 800 mq di superficie a lato del nuovo viale (allora viale Regina Elena, oggi viale Tunisia) ricavato dalla demolizione del viadotto ferroviario che collegava la vecchia Stazione Centrale al Bivio Acquabella: l'area fu scelta perché centralissima e posta all'interno della direttrice di massimo sviluppo della città; l'area era inoltre servita dalla nuova Stazione Centrale, dai treni elettrici delle Varesine e da numerose linee tranviarie, rendendo facilmente raggiungibile l'impianto dalla gran parte dei quartieri cittadini e dai turisti che gravitavano su Milano. Essendo inoltre l'area relativamente libera da vincoli di piano regolatore, fu possibile ricavare ampi posteggi limitrofi alla piscina in grado di ospitare 400 automobili e di predisporre larghe aree verdi intorno all'impianto. Altro pregio della località scelta era la disposizione dell'asse maggiore da Nord a Sud, orientamento che favoriva l'insolazione all'interno dell'impianto per molte ore durante la giornata, dando agli ambienti «una nota gaia e festosa all'interno» I lavori di scavo cominciarono il 23 ottobre 1933 e l'impianto venne costruito in 194 giorni, di cui solo 63 immuni da pioggia e gelo; le condizioni climatiche resero particolarmente complessa la costruzione della struttura per la quale fu necessario, a causa del gelo, dotare il cantiere di impianti di produzione e distribuzione d'acqua calda per consentire il getto dei calcestruzzi. L'inaugurazione dell'impianto avvenne il 3 maggio 1934, in concomitanza con i Littoriali dello sport di quell'anno, solennemente aperti all'Arena e le cui gare di nuoto si svolsero nella nuova piscina. Luigi L. Secchi, La nuova piscina comunale coperta "Roberto Cozzi", in Città di Milano: bollettino municipale mensile di cronaca amministrativa e di statistica, Anno 50°, 1934-XII, fasc. 5, Milano, Stucchi, Ceretti e C., pp. 217-224. Luigi L. Secchi, La Piscina Comunale coperta "Roberto Cozzi" in Milano, in Il Politecnico, Anno LXXXIII, N. 9, Milano, Vallardi, settembre 1935, pp. 490-539. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla piscina Cozzi Istituto Luce, Littoriali dell'anno XII: Littoriali dello sport a Milano., Istituto Luce, maggio 1934, a 3 min 37 s. Daniele Garnerone, Piscina coperta Roberto Cozzi, su Lombardia Beni Culturali, http://www.lombardiabeniculturali.it, 2005.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Piscina Cozzi (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Stazione di Milano Repubblica
Stazione di Milano Repubblica

La stazione di Milano Repubblica è una fermata ferroviaria del passante ferroviario di Milano, ubicata in piazza della Repubblica nel quartiere del centro direzionale di Milano. La stazione, che insiste sull'area della vecchia stazione di Milano Centrale (risalente al 1864) e si trova a breve distanza dalla stazione Centrale attuale (risalente al 1931), fu attivata il 21 dicembre 1997, come parte del primo tratto del passante ferroviario di Milano. Il cantiere della stazione fu aperto nel 1984. Nel 1990 fu aperta la stazione della metropolitana, mentre l'area del passante è divenuta operativa solo nel 1997. Durante la realizzazione dell'opera numerosi ritardi hanno rallentato il completamento, soprattutto a causa dell'erogazione discontinua dei finanziamenti e delle numerose complessità tecnologiche derivanti dall'architettura così particolare. Lo scalo è una fermata sotterranea a due binari, entrambi dotati di banchina laterale. La struttura della stazione è stata progettata dall'architetto Angelo Mangiarotti e costruita tra gli anni ottanta e anni novanta. Ha una struttura che fa uso di una speciale volta in prefabbricati di cemento ornati con incavità a forma di calotta sferica, i quali realizzano un arco insolitamente ampio e alto. Le cavità della volta sono studiate per smorzare le emissioni acustiche ed il rimbombo al passaggio dei convogli; in alcune di tali cavità, ad altezza di poco superiore a quella in cui la volta si raccorda con le pareti verticali e ad intervalli regolari, trovano posto le lampade per l'illuminazione, anch'esse di forma semisferica. Le pareti sono ricoperte da un rivestimento metallico di colore giallo-oro. L'impianto è stato realizzato su tre livelli sotterranei: il primo è un mezzanino d'accesso che funge anche da sottopassaggio per l'attraversamento della piazza, ed è composto da un camminamento a balconata perimetrale che dà sul piano inferiore, aperto; il secondo è un salone di interscambio dove si trovano il collegamento con la metropolitana, le biglietterie ed i tornelli di ingresso. È uno dei più ampi spazi di questo genere in Italia, nonché uno dei più alti, insieme a quello della stazione "sorella" di Porta Venezia. È dominato all'interno da due imponenti piloni in cemento per il sostegno della volta nervata e da due coppie di rampe di scale mobili; il terzo piano interrato comprende le banchine, che sono poste all'esterno rispetto ai binari e non comunicanti. Le banchine sono lunghe 250 metri, secondo lo standard del passante. La stazione è stata progettata prestando attenzione all'accessibilità, particolarmente per i passeggeri a mobilità ridotta. Vi sono pertanto ascensori dedicati e tornelli allargati per il passaggio delle carrozzine. La presenza della Torre Breda a ridosso degli scavi ha rappresentato una sfida tecnica per i progettisti, dato che non era possibile effettuare un intervento così importante sulle fondazioni di un edificio in cemento alto 100 metri. Per evitare sbancamenti o danni alle fondazioni si è proceduto immediatamente a costruire una spessa parete di contenimento in calcestruzzo armato, a sostituzione del normale diaframma, e al consolidamento della fiancata degli scavi. È servita dalle linee S1, S2, S5, S6, S12 ed S13 del servizio ferroviario suburbano. Tutte le linee hanno orari cadenzati tranne la S12 (servita in totale da otto treni al giorno), per una frequenza media di 5 minuti ogni treno. La stazione costituisce un importante interscambio con la linea M3 della metropolitana di Milano. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane di superficie, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Fermata metropolitana (Repubblica, linea M3) Fermata tram (Repubblica M3, linee 1, 9, e 33) Fermata autobus Biglietteria a sportello Biglietterie self-service attive 24/24 Distributori automatici di snack e bevande Sala di attesa Posto di Polizia Ferroviaria Stazione video sorvegliata Servizi igienici Repubblica (metropolitana di Milano) Servizio ferroviario suburbano di Milano Trenord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Repubblica (EN) Stazione di Milano Repubblica, su Structurae.

Stazione di Milano Centrale (1864)
Stazione di Milano Centrale (1864)

La stazione di Milano Centrale era la prima stazione centrale della città di Milano, sita nell'attuale piazza della Repubblica. Iniziata nel 1857 durante il Regno Lombardo-Veneto di Francesco Giuseppe, fu completata il 2 febbraio 1864, inaugurata l'11 febbraio 1864 dal Re d'Italia Vittorio Emanuele II, che vi scese proveniente in treno da Torino, e divenne operativa il 5 maggio 1864 allorquando «tutto il servizio ferroviario viaggiatori, bagagli e merci a grande, diviso fra le stazioni di Porta Nuova e di Porta Vittoria viene concentrato nella nuova Stazione Centrale». Fu realizzata per sostituire le vecchie stazioni di testa di Porta Nuova e Porta Tosa e con la sua messa in attività fu possibile collegare fra loro tutte le linee gravitanti sul capoluogo lombardo. La stazione fu chiusa nel 1931 a seguito dell'entrata in servizio dell'attuale stazione di Milano Centrale e venne successivamente demolita. Il primo accenno ufficiale della necessità della costruzione di quella che sarebbe stata chiamata Stazione di Milano Centrale lo si trova nella "Convenzione concernente l’assunzione, la costruzione e l’esercizio delle ferrovie nel Regno Lombardo-Veneto". Questa convenzione all'art. 27 recita: Per le precarie condizioni economiche dell'Impero Austriaco, il governo di Francesco Giuseppe si trovò nella necessità di "privatizzare" le ferrovie appartenenti allo Stato, e le ferrovie afferenti Milano lo erano. Gran parte delle linee venne così ceduta a una società guidata dai banchieri Rothschild. La situazione ferroviaria della città di Milano era, in breve, la seguente: nel 1840 si era costruita la prima stazione di Porta Nuova che serviva la linea per Monza; nel 1850 tale edificio era stato sostituito da una seconda stazione di Porta Nuova a causa dell'aumentato traffico, generato dall'allungamento della linea fino a Como. Nel frattempo, il 15 febbraio 1846 si era avuta l'apertura del tratto di linea Milano-Treviglio della (Imperial-Regia Privilegiata Strada Ferrata Ferdinandea Lombardo-Veneta) che faticosamente si cercava di completare raggiungendo Venezia, la cui stazione terminale era posta nei pressi di Porta Tosa dove, per carenze finanziarie, la società ferroviaria aveva dovuto costruire un edificio provvisorio. Era inoltre previsto l'arrivo a Milano, fra mille difficoltà, dei binari della costruenda linea Milano-Bologna-Pistoia. Per di più, all'altezza di Rogoredo, si sarebbe innestata la linea da Pavia. Altri progetti avrebbero portato i treni anche dal lato occidentale della città, superando soprattutto le difficoltà politiche che intercorrevano fra il Regno di Sardegna e l'Impero austriaco. A Milano, con la prospettiva di dover far fronte a un enorme incremento di traffico ferroviario, la società ferroviaria che si sarebbe poi chiamata Imperial-regia società privilegiata delle strade ferrate lombardo-venete e dell'Italia Centrale si venne a trovare in possesso di due stazioni abbastanza lontane l'una dall'altra e non collegate fra loro. Evidentemente il primo pensiero dei dirigenti della società fu quello di creare una prima versione di "rete", il cui “nodo” principale doveva essere appunto “Milano Centrale”. Il citato art. 27 concedeva, come abbiamo visto, il permesso di creare una Strada ferrata “di congiunzione” che doveva stendersi “attorno a Milano”; quest'ultima frase era riferita alla Milano del 1856, una città ancora chiusa quasi tutta dentro le mura. Lungo parte di queste mura, sulla Circonvallazione, dalla stazione di Porta Nuova a quella di Porta Tosa era previsto un binario che permettesse l'inoltro di treni. Questo raccordo fu in effetti costruito, sotto la direzione dell'ing. G.B. Bossi, mentre si attendeva di passare al progetto esecutivo per Milano Centrale ed entrò in funzione domenica 26 giugno 1859. Già le prime voci della progettata costruzione della stazione diedero adito a roventi polemiche, soprattutto per il luogo scelto per la costruzione che, a detta dei milanesi, fra le altre cose avrebbe rovinato il panorama che si godeva dagli spalti delle mura: si sottolineava come il fumo e il rumore sarebbero stati un pesante pedaggio alla modernizzazione. Per tutte, basti una breve citazione di un opuscolo dell'avvocato Michele Cavaleri: Una “Società per l'Incoraggiamento delle Scienze, Lettere ed Arti” si attivò per contrastare la decisione. Il citato progetto dell'ingegner Bossi nasceva appunto da un tentativo di trovare un'altra posizione alla edificanda stazione. Addirittura si sarebbe dovuta chiudere l'importante Strada Comasina, per far posto al Deposito. Il tutto, a detta dell'avvocato Cavaleri, in spregio a quanto stabilito addirittura dall'Imperatore. La stazione fu costruita a nord della città fuori dalle mura spagnole fra Porta Nuova e Porta Venezia. Il 12 settembre 1857 venne posata la prima pietra della stazione. Due giorni «dopo» - avvenimento che la dice lunga sulla situazione - «si discute con le “autorità” locali se e dove costruire la struttura...». Per il collegamento con il centro della città fu aperto un sottopasso nel bastione (battezzato Barriera Principe Umberto) e una nuova strada radiale (l'attuale via Turati). Nella notte del 31 gennaio 1923 un incendio danneggiò gravemente la stazione distruggendone il salone principale e facendo danni per un milione e mezzo di lire dell'epoca, valore paragonato al costo della sua costruzione. Nell'occasione fu ritrovata fra le macerie una targa in marmo che ricordava la vecchia stazione di Porta Tosa e cronache dell'epoca auspicarono che l'incendio potesse accelerare l'erezione della nuova Centrale la cui prima pietra era stata posta nel 1906 in occasione dell'inaugurazione della nuova strada del Sempione. Con il passare degli anni la stazione divenne angusta e inadatta all'aumentato traffico ferroviario ma, trovandosi circondata da costruzioni, non poté essere ampliata. Questo fu il vero limite progettuale della stazione: un piazzale troppo stretto e del tutto chiuso da edifici, che non ne avrebbero permesso un agevole allargamento in relazione ad un eventuale (poi verificatosi) incremento del traffico. Per contro, la stazione presentava il vantaggio di essere una "stazione passante", cosa che facilitava enormemente la gestione dei treni, eliminando il lento e costoso sgancio e aggancio delle locomotive per la retrocessione. Se ne dovette progettare perciò la sostituzione con un nuovo impianto di testa posto circa 700 metri più a nord (presso la piazza Duca d'Aosta), l'attuale Stazione Centrale, che venne inaugurata nel 1931. Della vecchia stazione restò in esercizio solo la parte occidentale, costituita dallo scalo merci di Porta Garibaldi e dal capolinea dei treni vicinali delle linee dirette verso Varese, che prese il nome di Milano Porta Nuova: si trattava della prima stazione per le linee elettrificate di Milano, chiamata comunemente le Varesine. La vecchia stazione fu demolita rapidamente al fine di aprire un asse di collegamento con la nuova. Sull'asse della ferrovia scomparsa furono realizzati gli attuali viale Ferdinando di Savoia a ovest e Viale Tunisia e Viale Regina Giovanna a est. Con il materiale recuperato dalla demolizione, tra cui alcune parti della tettoia di copertura dell'ingresso, l'ingegner Caproni costruì Villa Caproni (oggi Villa Malpensa), nella sua proprietà posta lungo la strada principale che conduce a Vizzola Ticino, ancor oggi visibile. La funzione storica di essere la porta d'ingresso della città, anche dei viaggiatori eleganti, fece sì che gli alberghi più prestigiosi della città si siano concentrati, per un lungo periodo di anni, in piazza della Repubblica. Il fabbricato viaggiatori, progettato dall'architetto Louis-Jules Bouchot nello stile del rinascimento francese, prospettava su un ampio piazzale alberato, l'odierna piazza della Repubblica. Era chiaramente suddiviso in due edifici principali, a loro volta formati da un corpo centrale e due ali, uniti e divisi dalla grande tettoia: a nord si trovava il settore dei servizi che possiamo definire "tecnici", al centro la tettoia a coprire i binari, a sud il settore dedicato alla clientela. Come si può abbastanza agevolmente vedere nel progetto, il settore servizi presentava le due ali est e ovest dedicate al ricovero e alla manutenzione delle carrozze e il corpo centrale in cui trovavano posto la lampisteria, gli uffici dedicati ai conduttori, ai manovratori, ai facchini, la Cassa, la stamperia dei biglietti, un'officina e vari altri locali di servizio. Il settore dedicato ai viaggiatori comprendeva: verso ovest un caffè e una trattoria, non lontani dalle ritirate, le tre sale d'attesa per la terza, seconda e prima classe; il corpo centrale era principalmente dedicato al salone delle biglietterie e del servizio bagagli, mentre l'ala orientale ospitava gli uffici del Capostazione, di Polizia, la Posta, il Telegrafo e l'ampio locale della Distribuzione bagagli. All'estremità dell'ala orientale la "Sala del Re" o "Sala Reale", con i vari servizi dedicati, era l'equivalente delle aree per V.I.P. che sempre accompagnano stazioni marittime, ferroviarie e aeroportuali. La Sala Reale era ornata sul soffitto con le rappresentazioni allegoriche delle Provincie d'Italia e della Casa Savoia del pittore lombardo Raffaele Casnedi; le sculture erano di Vincenzo Vela, Giovanni Strazza (busto semicolossale di Galileo, 1863), Pietro Magni e di Odoardo Tabacchi. Le due ali erano arricchite da un portico, che correva per tutta la loro lunghezza. I piani superiori erano dedicati agli uffici amministrativi e ad alloggi per il personale. La tettoia copriva sei binari, di cui quattro dedicati al servizio viaggiatori con i relativi marciapiedi per il loro incarrozzamento, il carico dei colli e dei bagagli. Era lunga 233,50 metri, ovvero quanto il fabbricato viaggiatori, e larga 40,5 metri; i lavori preparatori durarono dal 1 luglio fino al 15 settembre 1862 mentre i lavori per la costruzione furono cominciati il 16 settembre 1862 con l'innalzamento del primo arcone e durarono 14 mesi. L'ossatura in ferro venne costruita nella cittadina francese di Clichy in una delle officine della Compagnia generale dei Materiali delle Ferrovie di Bruxelles. Il costo dell'opera fu di 530 000 Lire. L'ingegner Albert Birlé usa questa tettoia come termine di paragone per i problemi delle infiltrazioni di cadute dell'acqua, ricordando contestualmente alcuni dati: La tettoia soffriva però di un rapido deperimento causato anche dalla ruggine, soprattutto in corrispondenza degli sfiatatoi più esposti ai fumi delle locomotive. Per sopraggiunti motivi di sicurezza e di tenuta statica della struttura quindi fra il 1907 e il 1909 venne operata una prima ristrutturazione della tettoia mediante la quale si provvedette a sostituire i vetri dei lucernari e ampie parti della copertura di lamiera di zinco con nuove lamiere ondulate di ferro zincato, più sensibili al deterioramento causato dagli agenti atmosferici e del fumo delle locomotive. La nuova copertura aveva quindi bisogno di ulteriore manutenzione biennale con costi superiori ai vantaggi. Nel 1915 fu osservata inoltre un'ulteriore corrosione del ferro che risultava gravemente intaccato con diminuzione di sezione; il 21 settembre 1920 un forte temporale si abbatté sulla città e la tettoia venne scoperchiata con conseguenti deformazioni permanenti. Vista la situazione di grave pericolo per i passeggeri e per la struttura stessa e nell'ipotesi non improbabile che la nuova stazione non si dovesse costruire in tempi brevi, il Consiglio di Amministrazione delle Ferrovie dello Stato decise per la immediata sostituzione della tettoia e ne approvò il progetto. Il 26 settembre 1921 vennero avviati i lavori di demolizione che durarono 71 giorni di lavoro effettivo. Al posto della vecchia tettoia furono montate pensiline provvisorie. Tramite un articolato sistema di bivi, la stazione fu collegata con tutte le linee all'epoca afferenti Milano. Verso ovest, appena fuori dalla tettoia, si presentavano gli instradamenti per il Deposito Locomotive, gli itinerari per Monza e Como e per Bivio Vigevano, nei pressi del Cimitero, che a sua volta smistava i treni su Rho oppure su Vigevano. Verso est la linea, dopo un rettifilo di circa due chilometri, si allacciava al Bivio Acquabella, che smistava poi i treni verso Venezia oppure Piacenza e Pavia. Ing. Albert Birlé, Notizie sopra i lavori fatti per porre in opera la tettoja della Stazione Centrale di Milano, in Il Politecnico: repertorio mensile di studj applicati alla prosperità e coltura sociale, Serie IV, vol. IV, fasc. I, II, Luglio 1867, agosto 1867, Milano, Tip. di Zanetti Francesco, pp. 66-86, 137-154. Ing. A. Ferrari, Stazione Centrale di Milano, in L'Edilizia moderna, Anno III, fasc. I, Milano, Gennaio 1894 Ottobre, pp. 57-58. Ing. Sante Partanni, Sostituzione della grande tettoia del fabbricato viaggiatori di Milano centrale con pensiline provvisorie, in Il politecnico-Giornale dell'ingegnere architetto civile ed industriale, Anno LXXI, 28 febbraio, fasc. 2, serie 2, vol. 15, Milano, 1923, pp. 45-51. Giuliana Ricci, Complessità e nuovi piani del dibattito nei "magnifici pensieri" per la Stazione Centrale di Milano, in Enzo Godoli e Mauro Cozzi (a cura di), Architettura ferroviaria in Italia. Ottocento, Dario Flaccovio, 2004, pp. 291-316, ISBN 88-7758-599-4. Vittorio Cervigni, Passante di una volta, in I Treni, n. 190, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, febbraio 1998, pp. 26-31, ISSN 0392-4602. Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata, IV - 1861-1870, Milano, Antonio Vallardi, 1918-1929, ISBN non esistente. Ospitato su archive.org. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla vecchia stazione di Milano Centrale Binari a Milano: gli esordi, su miol.it.

Casa Feltrinelli
Casa Feltrinelli

La Casa Feltrinelli è un edificio residenziale multipiano di Milano, sito in via Daniele Manin al civico 37, all'angolo con viale Città di Fiume, a breve distanza da piazza della Repubblica. Costruita dal 1934 al 1935 su progetto degli architetti Alberico e Lodovico Barbiano di Belgiojoso, costituisce un importante esempio di architettura razionalista. Nei primi anni trenta del XX secolo, in seguito alla demolizione della vecchia stazione centrale e al conseguente ridisegno di piazza della Repubblica, si resero disponibili per l'edificazione alcune aree poste lungo il limite dei giardini pubblici. Uno dei lotti disponibili venne acquistato da Antonio Feltrinelli, che affidò agli architetti Alberico e Lodovico Barbiano di Belgiojoso la costruzione di un edificio residenziale pluripiano. I lavori iniziarono nel 1934 e si conclusero l'anno successivo. L'edificio è posto sull'angolo nord-occidentale dell'isolato, con la facciata principale rivolta ad est, verso via Daniele Manin e i giardini pubblici; la facciata nord si affaccia invece sul viale Città di Fiume. L'edificio è costruito sul filo stradale e racchiude un cortile interno. La casa occupa una superficie di 470 m² ed ha una volumetria di circa 18.000 m³. Si contano 10 piani, di cui il terreno e il seminterrato adibiti a uffici, e i restanti ad appartamenti; il piano tipo è suddiviso in due appartamenti di 8 locali, mentre il quarto piano e il decimo (attico) ospitano ciascuno un solo grande appartamento. La copertura è sistemata a giardino, accessibile dall'ultimo piano attraverso una scala. La struttura portante, inizialmente prevista in calcestruzzo armato, fu invece realizzata in acciaio dalla Badoni di Lecco, consentendo un interasse più ampio dei pilastri e quindi una maggiore luminosità degli ambienti interni. Le facciate sono caratterizzate da un ricorrente disegno orizzontale che inquadra le ampie finestre; la facciata est ha al centro una grande veranda panoramica aperta sui giardini. Entrambe le facciate sono rivestite in pietra di Mazzano, fatta eccezione per il piano terreno rivestito in granito rosa di Baveno. Carattere di un nuovo edificio d’abitazione in costruzione a Milano, in Domus, anno VIII, n. 90, Milano, Editoriale Domus, giugno 1935, pp. 8-11, ISSN 0012-5377. Gian Luigi Banfi, Una casa a Milano, in Quadrante, n. 21, gennaio 1935, pp. 24-25. Piero Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano, Milano, Editoriale Domus, 1990 [1954], pp. 94-96, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\RMS\0160517. F. Fariello, Casa Feltrinelli in Via Manin a Milano. Architetti Alberigo e Lodovico Belgiojoso, in Architettura, annata XVI, fascicolo V, Milano, Fratelli Treves, maggio 1937, pp. 265-270. URL consultato il 2 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2016). Ville e palazzi di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su casa Feltrinelli Casa Feltrinelli, su lombardiabeniculturali.it.

Cimitero di San Gregorio
Cimitero di San Gregorio

Il Cimitero di San Gregorio, detto anche Foppone di San Gregorio o anche di Porta Orientale, era uno dei cinque cimiteri cittadini, collocato fuori l'attuale Porta Venezia a Milano ed in seguito soppresso con l'apertura del Monumentale. Doveva il nome all'attigua chiesa di San Gregorio che tuttora sorge sull'omonima via, non distante dal corso Buenos Aires. Aveva un perimetro a forma di pentagono irregolare: si estendeva a nord-ovest del Lazzaretto di Milano, l'entrata principale era sulla via San Gregorio, oltre all'attuale piazza Cincinnato copriva porzioni delle attuali vie Lodovico Settala e Benedetto Marcello e chiudeva ad angolo le mura settentrionali sull'attuale via Ruggero Boscovich. Il cimitero viene inoltre menzionato nel capitolo XXXI de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, dove l'autore rammenta un allora tradizionale omaggio dei cittadini milanesi ai morti di peste in occasione di una delle feste della Pentecoste. Il campo sorse come cimitero di campagna, sottoposto alla cura di un Sodalizio, con una cappella e un oratorio proprio. Nella peste manzoniana del 1630 che afflisse Milano il cimitero accolse parte delle vittime per poi, in seguito, essere destinato a più vasto luogo di sepoltura e a ossario. Il prete Salvatore Vitali, sardo, giunto a Milano alcuni anni dopo la peste, nel suo Theatrum triumphale Mediotanensis Urbis Magnalium annalistica proportione digestum (1642) descrive con parole tetre lo stato del cimitero: «Vidi, egli scrive, in questo campo cadaveri sopra cadaveri, miserevoli casse scoperchiate, ossa in grande quantità qua e là disperse, e vaste fosse aperte; era cosa orribile a vedersi!» Quelle ossa che imbiancavano il campo appartenevano ai morti della peste, che dopo non molti anni, smosse, erano tornate sopra terra, e non ebbero sepoltura che nel 1723. In quell'anno, infatti, il Sodalizio dell'Orazione e Morte addetto alla cura del cimitero fece costruire il portico innanzi alla chiesa di San Gregorio, e qui diede nuova sepoltura a quelle ossa viste dal Vitali. Abolite le sepolture nelle chiese, il cimitero fu aperto alla comune inumazione nel 1788; i lavori per la realizzazione del nuovo cimitero vennero condotti in grande economia, tanto da necessitare negli anni successivi di continui lavori di consolidamento e ripristino prevalentemente della cinta muraria, famosa in Milano per essere soggetta a piccoli crolli dovuti piogge. La così poco solida recinzione venne un po' per volta ricostruita nella sua integrità e nel 1857 venne innalzata fino a 3,85 m, in modo da potervi collocare un maggior numero di lapidi. Nel 1866, con l'apertura del Monumentale, il cimitero di San Gregorio venne prima destinato ad accogliere i morti del comune dei Corpi Santi, poi, unificatisi i due enti territoriali in un unico comune (appunto Milano) nel 1873, il cimitero venne riaperto ad accogliere i morti locali. Chiuso poi definitivamente il 31 agosto 1883, il cimitero venne svuotato; i corpi rinvenuti vennero spostati al Monumentale e l'odierna area accoglie strade ed edifici vari. Nel cimitero di San Gregorio trovarono sepoltura illustri personalità fra le quali si possono citare: Maria Teresa Agnesi (1720- 1795) compositrice, musicista, poetessa Luigi de Baillou (1736-1804), musicista, direttore del teatro alla Scala Leopoldo Pollack (1751-1806), architetto Andrea Appiani (1754-1817), pittore Carlo Porta (1775-1821), poeta Salvatore Viganò (1769-1821), ballerino e coreografo Ambrogio Minoja (1752-1825), compositore e clavicembalista Ferdinando Bubna (1768-1825), generale austriaco Grazioso Rusca (1757-1829), scultore ticinese Francesco Mengotti (1749-1830), economista e uomo politico Giuseppe Longhi (1766-1831), incisore e pittore Francesco Pezzi (1780-1831), giornalista Luigi Sacco (1769-1836), medico Giovanni Migliara (1785-1837), pittore Angelo Monticelli (1778-1837), pittore Antonio Caccianino (1764-1838), matematico Annibale Omodei (1779-1840), medico Carlo Amati (1776-1852), architetto Cherubino Cornienti (1816-1860), pittore Mauro Conconi (1815-1860), pittore Giovanni Silvestri (1778-1855), editore Forcella, Vincenzo, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, Milano, Tip. Bortolotti di G. Prato, 1889, ISBN non esistente. Ospitato su archive.org. Tedeschi, Carlo, Origini e vicende dei cimiteri di Milano e del servizio mortuario, Milano, Giacomo Agnelli, 1899, ISBN non esistente. Ospitato su braidense.it. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cimitero di San Gregorio

Repubblica (metropolitana di Milano)
Repubblica (metropolitana di Milano)

Repubblica è una stazione della linea M3 della metropolitana di Milano. La stazione fu costruita come parte della prima tratta, da Centrale FS a Duomo, della linea M3 della metropolitana, entrata in servizio il 3 maggio 1990. A partire dal 1997, con l'apertura della stazione di Milano Repubblica, è divenuta un nodo di interscambio con il passante ferroviario. Repubblica, come tutte le altre stazioni della linea M3, è accessibile ai disabili. Sorge sotto l'omonima piazza e presenta uscite, comuni a quelle dell'omonima stazione del passante, oltre che in piazza della Repubblica anche in via Vittor Pisani. Dalla stazione di Repubblica si diparte un binario di raccordo, lungo circa un chilometro, con la stazione di Caiazzo sulla linea M2. La stazione dista 713 metri da Centrale FS e 613 metri da Turati. La fermata costituisce un importante interscambio con la stazione di Milano Repubblica. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane di superficie, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Stazione ferroviaria (Milano Repubblica) Fermata tram (Repubblica M3, linee 1, 9, e 33) Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Pietro Ferrari, Milano ha la linea 3, in I Treni Oggi, anno XI, n. 106, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, luglio-agosto 1990, pp. 16-22, ISSN 0392-4602. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Repubblica