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Palazzo Michelin

Architetture di Eugenio ed Ermenegildo SonciniControllare - architetturaControllare - dicembre 2021Corso SempioneEdifici per uffici di Milano
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Milano edificio corso Sempione 66
Milano edificio corso Sempione 66

Il Palazzo Michelin è un palazzo per uffici, situato a Milano in Corso Sempione 66. Fu progettato da Eugenio ed Ermenegildo Soncini, che lo realizzarono tra il 1946 e il 1948. Il progetto fu assegnato per concorso e fu il primo vinto e realizzato dal loro studio. La committente, la Società Italiana Michelin, chiedeva un edificio in cui alloggiare la propria sede e il magazzino di vendita dei suoi prodotti, e, se possibile, anche di uffici da affittare. Il lotto da edificare era quello su cui un tempo sorgeva la vecchia sede della Società, distrutta durante la guerra. Nonostante la ristrettezza dell'area a disposizione, il progetto è riuscito a contemperare due esigenze contrastanti: "il massimo sfruttamento della superficie e la massima libertà di circolazione nei cortili interni, del traffico sia pesante (autotreni) sia leggero (auto private), e ha saputo comporre in unico organismo le esigenze commerciali della Società e quelle degli uffici". L'edificio sorge a filo strada ed è composto da un corpo doppio su strada di otto piani e da un corpo interno di quattro piani, organizzati in nuclei, operativamente indipendenti: Il nucleo commerciale: il magazzino merci, al primo piano sotterraneo che copre l'intera area; il magazzino smistamento merci, al piano terreno, con banchina di carico e scarico; la sala vendite al terreno; il cortile grande per la manovra degli autotreni (con ingresso sulla sinistra della facciata); il cortile minore per gli automezzi privati e il servizio di montaggio gomme e rettifica (con ingresso sulla destra della facciata). Il nucleo per la sede della Società: dal primo al quinto piano gli uffici, all'ottavo la direzione; ingresso indipendente al centro della facciata. Il nucleo degli uffici in affitto: al sesto e al settimo piano, con ingresso indipendente sulla sinistra della facciata. I due corpi sono disposti a T; nell'incrocio si trovano gli elementi per la circolazione verticale: scale, ascensori, montacarico merci e montacarte per i documenti. Alla estremità di sinistra del corpo alto vi sono le scale e gli ascensori per il servizio degli uffici da affittare. Al piano terreno un porticato continuo consente tutti gli accessi al coperto. Per ragioni di circolazione, di smistamento dei veicoli e del controllo degli accessi la pianta di questo piano è caratterizzata da grandi curve. L'entrata per gli impiegati della società è a destra, la sala di vendita al centro. Ai piani superiori, l'atrio di arrivo della scala e degli ascensori è nel punto di incrocio dei due corpi di fabbrica, così che il controllo del piano può essere effettuato da un solo fattorino. L'adozione di tramezze mobili in legno di rovere, che possono essere disposte sia nel senso trasversale che longitudinale, consente di variare a piacere le dimensioni degli uffici. Le tramezze sono vetrate, per il controllo degli impiegati. Nel cortile grande si smistano e si attestano gli autotreni alla banchina di scarico; il fabbricato interno è a sbalzo su di questa: si è così ottenuto più spazio per la manovra dei veicoli e una pensilina sopra la banchina. Il materiale scaricato è convogliato per mezzo di scivoli automatici in metallo alla sala di smistamento sotterranea e da qui inoltrato nei capaci magazzini che occupano l'intera area. Essi sono illuminati dall'alto con pannelli di vetrocemento inseriti nel lastricato del cortile. L'architettura nasce dalla volontà di liberarsi dalla “imperiosa legge del cubo chiuso, dal motivo sino ad allora imperante delle compatte superfici di cemento”. Sono evidenti "le connessioni con il cosiddetto stile trasparente e con altre opere del Razionalismo Italiano, come la Casa del Fascio (1934), a Como, e la Casa Rustici (1933-5), a Milano, di Terragni. Come Terragni esibisce nelle sue due case il telaio strutturale, così i Soncini creano un'architettura che è espressione diretta dei propri elementi costruttivi." “La facciata sulla strada, modulata sul nucleo dell’ufficio tipo, è caratterizzata dalle solette di schermo, di grande rilievo, che ne determinano l’unità compositiva con nette ombre ritmate orizzontalmente. Il motivo è ripreso dalla nota chiara, pure orizzontale, delle mascherature delle scaffalature sotto le finestre.” "Le facciate interne del corpo alto hanno il medesimo motivo di composizione lesenato a riquadri della fronte sulla strada e si distaccano per contrasto dalla composizione architettonica del corpo centrale sospeso, caratterizzato dalle ampie finestrate continue che pongono in risalto la leggerezza dell'aerea struttura." La facciata principale è rivestita di ceramica verde acqua marina; le facciate interne sono in intonaco con polvere di marmo, pure di tinta verde. I pannelli delle finestre sono realizzati con una lega di alluminio anodizzato. Data l'esposizione a sud-ovest si sono adottate solette di schermo dai raggi solari estivi, realizzate in cemento armato rivestito di ceramica, la cui dimensione è stata determinata con prove eseguite sul posto al solstizio di inverno e agli equinozi. Si è così eliminata l'insolazione sia del piano utile di lavoro negli uffici, sia di buona parte della superficie vetrata, per evitare l'effetto serra. Queste schermature furono utilizzate anche da Le Corbusier nella Unité d'Habitation a Marsiglia, realizzata lo stesso anno. La costruzione è in cemento armato. Non vi sono murature d'ambito per il corpo principale, in quanto il pannello della finestra va da pilastro a pilastro e da pavimento a soffitto. L'interasse dei pilastri corrisponde alla dimensione dell'unità spaziale di un ufficio. Molto originale è l'ossatura portante del fabbricato interno a sbalzo sul cortile maggiore: la parte in aggetto è sostenuta da piedritti tiranti in facciata, vincolati a un sistema di tre mensoloni sulla sommità dell'edificio che poggiano su tre campate di pilastri, posti in profondità rispetto alla facciata. Ciò rende il piazzale interno libero da ingombri. L'edificio è riscaldato con pannelli radianti posti a soffitto; lo stesso impianto, con circolazione d'acqua dal sottosuolo, procura il raffreddamento estivo. Una rete di canali d'aria, passante a soffitto nei corridoi, consente di immettere in ogni ufficio aria umida o aria secca, in modo da ottenere il massimo condizionamento e una perfetta ventilazione. Tutti gli uffici erano serviti dalla posta pneumatica.r red., La nuova sede della Michelin di Milano, in "Vitrum", n. 4-5, pag. 17, 1950 C. Bassi - F. Berlanda e G. Boschetti, Scala in un Palazzo per uffici, in "Documenti di Architettura, Composizione e Tecnica Moderna", pag. 837, 1954 P. Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano: guida, Editoriale Domus, Milano 1954 C. Pagani, Architettura italiana oggi, pag. 176-178, Hoepli, Milano 1955 J. Peter, Alluminium in modern architecture, Reynolds Metals Co., Louisville 1956 N. Pevsner, Storia dell’architettura europea, Laterza, Bari 1959 A. Kordalis, N. Tommasi, Eugenio ed Ermenegildo Soncini tra sperimentalismo e rigore tecnologico negli anni della Ricostruzione, tesi di laurea (relatore L. Crespi, co-relatore E. Triunveri) Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, 1996

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Michelin (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Michelin
Corso Sempione, Milano Tre Torri

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Lombardia, Italia
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Milano edificio corso Sempione 66
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Stazione di Milano Bullona
Stazione di Milano Bullona

La stazione di Milano Nord Bullona era una fermata ferroviaria di Milano, posta sulla tratta urbana (Cadorna-Bovisa) delle linee per Asso e per Saronno. Con il Regio decreto numero 1577 del 22 agosto 1925 fu approvata la convenzione tra le Ferrovie Nord Milano (FNM) e lo Stato con la quale fu autorizzata l'elettrificazione di parte delle linee sociali; la stessa impegnava le FNM a realizzare una fermata per servire corso Sempione e la Fiera di Milano. La fermata, che prendeva il nome da una cascina posta nelle vicinanze, venne attivata nel 1929 in concomitanza con la ricostruzione in trincea della linea ferroviaria. Venne dismessa il 18 maggio 2003 e sostituita dalla stazione di Milano Domodossola, già inaugurata il 15 maggio, posta alcune centinaia di metri più a sud. La fermata constava di due binari centrali serviti da banchine esterne, poste ad un livello ribassato rispetto all'adiacente piano stradale, raggiungibili tramite scale dal fabbricato viaggiatori. I lavori di raddoppiamento della linea (per passare da 2 binari a 4 binari), iniziati dopo la chiusura dell'impianto, hanno comportato la demolizione delle banchine e delle scale d'accesso al sedime ferroviario, mentre il fabbricato viaggiatori è stato preservato ed adibito ad altri usi. Giovanni Cornolò, Cento anni di storia... delle Ferrovie Nord Milano, Trento, Globo Edizioni, 1979. ISBN non esistente Servizio ferroviario suburbano di Milano Ferrovienord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Nord Bullona

Stazione di Milano Domodossola
Stazione di Milano Domodossola

La stazione di Milano Nord Domodossola è una fermata ferroviaria di Milano, posta sul tronco comune alle linee Milano-Asso e Milano-Saronno (Cadorna-Bovisa). L'impianto è ubicato in via Domodossola, tra corso Sempione e l'area interessata dal complesso residenziale e commerciale CityLife. La stazione, denominazione ufficiale Milano Nord Domodossola, venne inaugurata il 15 maggio 2003 con la denominazione di "Milano Nord Domodossola-Fiera" ed entrò in servizio il 18 maggio 2003. Fu realizzata nell'ambito dei lavori di quadruplicamento della tratta ferroviaria Milano Cadorna-Milano Bovisa, per avvicinare le linee del Gruppo FNM alla Fiera di Milano, sostituendo la storica stazione della Bullona, collocata poche centinaia di metri più a nord, della quale è stato mantenuto l'edificio originario. In seguito alla chiusura e demolizione degli adiacenti padiglioni della Fiera di Milano, la stazione ha ricevuto l'attuale denominazione. Dal 29 aprile 2015, con l'apertura dell'omonima fermata della linea M5, costituisce interscambio con la metropolitana di Milano. Si tratta di una fermata sotterranea a quattro binari passanti, serviti da due banchine laterali e da una banchina centrale a isola. I binari 1 e 3 sono per i treni in direzione Milano Bovisa, mentre i treni diretti a Milano Cadorna impiegano i binari 2 e 4. L'accesso al piano binari avviene dal sovrastante fabbricato viaggiatori, situato in superficie. Gli ingressi della stazione sono collocati in via Domodossola e nella parallela via Filelfo. L'impianto è dotato di ascensori e percorsi sensoriali per non vedenti. La stazione è collegata a quella omonima della metropolitana mediante un percorso all'aperto protetto da una tettoia in vetro. La stazione è servita dalle seguenti linee del servizio ferroviario suburbano di Milano, esercite dalla società Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia: S3 Milano Nord Cadorna - Saronno. S4 Milano Nord Cadorna - Camnago-Lentate. La stazione è servita dai treni regionali delle seguenti linee del servizio ferroviario regionale lombardo, eserciti dalla società Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia: R16 Milano Nord Cadorna - Seveso - Erba - Asso. R17 Milano Nord Cadorna - Saronno - Como Nord Lago. R22 Milano Nord Cadorna - Saronno - Varese Nord - Laveno Mombello Lago. R27 Milano Nord Cadorna - Saronno - Novara Nord. L'impianto è inoltre servito dai treni delle seguenti linee RegioExpress, anch'esse esercite da Trenord: RE1 Milano Nord Cadorna - Saronno - Varese Nord - Laveno Mombello Lago RE7 Milano Nord Cadorna - Saronno - Como Nord Lago. I treni della linea XP1 (Milano Nord Cadorna - Saronno - Busto Arsizio Nord - Malpensa Aeroporto) del servizio Malpensa Express transitano in questa stazione nei binari 1 e 2 senza effettuare fermata. Biglietteria a sportello Biglietteria automatica Bar Servizi igienici Sala d'attesa Nelle immediate vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Fermata metropolitana (Domodossola FN, linea M5) Fermata tram (Domodossola FN M5, linee 1 e 19) Fermata autobus (Domodossola FN M5, linee 43, 57) Servizio ferroviario suburbano di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Nord Domodossola La stazione sul sito del gruppo FNM, su ferrovienord.it (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2013).

Domodossola FN (metropolitana di Milano)
Domodossola FN (metropolitana di Milano)

Domodossola FN è una stazione della linea M5 della metropolitana di Milano. La stazione, la cui costruzione iniziò nel novembre 2010 come parte della seconda tratta della linea M5 da Garibaldi a San Siro Stadio, è stata inaugurata il 29 aprile 2015. Domodossola è una stazione sotterranea passante con due binari e una banchina ad isola che, come in tutte le altre stazioni della linea, è dotata di porte di banchina. Possiede uscite solo in via Domodossola. La stazione è collegata all'omonima stazione ferroviaria mediante un percorso all'aperto protetto da una tettoia in vetro. La stazione è, come tutte le altre della linea, accessibile ai portatori di handicap grazie alla presenza di vari ascensori, sia a livello stradale sia all'interno della stazione stessa. Sono inoltre presenti indicatori per i tempi d'attesa nelle banchine e l'intera stazione è sotto video sorveglianza. La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Servizi igienici Stazione video sorvegliata Servizi igienici Oltre ad essere servita da diverse linee tranviarie e automobilistiche gestite da ATM, la stazione interscambia con varie linee ferroviarie regionali e suburbane. Stazione ferroviaria (Milano Domodossola) Fermata tram (Domodossola FN M5, linee 1, 10 e 19) Fermata autobus Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Domodossola FN (EN) Domodossola FN, su Structurae.

Corso Sempione
Corso Sempione

Corso Sempione è un'importante strada radiale di Milano. Aperta nel 1801 come primo tronco della strada per il Sempione (realizzata in età napoleonica per collegare Milano a Parigi), si presenta come un largo viale alberato e rettilineo, prospetticamente puntato sull'Arco della Pace, secondo la moda neoclassica. Il progetto ha evidenti riferimenti agli Champs-Elysées di Parigi. Sfocia nell'attuale Piazza Firenze, originariamente rondò per le carrozze dei nobili. Corso Sempione ha origine dall'omonima porta nelle mura, aperta per l'occasione, e si dirige verso nord-ovest. La penetrazione urbana dell'asse, pur prevista, non fu mai realizzata: l'area adibita a piazza d'armi continuò infatti ad essere adibita a tale uso fino a fine Ottocento, sostituita quindi dal Parco Sempione, e il prolungamento del corso all'interno della città fu realizzato anch'esso a fine Ottocento, secondo un disegno più modesto. Verso la campagna, il corso Sempione terminava al rondò Biraghi , l'attuale piazza Firenze, realizzato per consentire l'inversione delle carrozze dei nobili a passeggio, secondo gli usi del tempo. Più oltre, nella località Cagnola, l'attuale Piazzale Accursio, la strada si biforcava, confluendo con due brevi tronchisulle preesistenti strade Gallaratese e Varesina. Con la restaurazione austriaca l'asse del Sempione perse importanza, sostituito dall'asse diretto verso nord-est, in direzione della Villa di Monza (attuali corso Venezia, corso Buenos Aires e viale Monza); dopo l'Unità d'Italia il corso Sempione venne addirittura tagliato a livello da due linee ferroviarie: nel 1870 quella per Vigevano (soppressa poi nel 1931) e nel 1879 quella per Saronno (portata in trincea nel 1929). In seguito all'elettrificazione delle tranvie urbane, avvenuta negli ultimi anni del XIX secolo, fu necessario costruire due cavalcaferrovia tranviari. Attualmente il corso possiede una carreggiata centrale, percorsa da un intenso traffico automobilistico, e due controviali laterali, separati da due strisce di verde pubblico. Un progetto dell'arch. Álvaro Siza prevedeva la soppressione della carreggiata centrale, da adibirsi anch'essa a giardino; tale intervento, mai realizzato, doveva essere compreso nel sistema di riqualificazione delle strade cittadine dirette all'area dell'Expo 2015 (la cosiddetta "via di terra"). Qui ha sede il centro di produzione TV della RAI Radiotelevisione Italiana. Sul lato sinistro: al n. 25 la sede del gruppo rionale fascista "P. E. Crespi", costruito dal 1938 al 1939 su progetto di Gianni Angelini, Giuseppe Calderara e Tito Varisco; al n. 27 la sede RAI, già EIAR, costruita nel 1939 su progetto di Gio Ponti; al n. 33 un edificio residenziale, costruito dal 1955 al 1957 su progetto di Piero Bottoni; al n. 43 il grattacielo "Vespa", costruito nel 1955 su progetto di Luigi Vietti; al n. 55 un complesso direzionale, costruito dal 1984 al 1988 su progetto di Fausto, Lucio e Vincenzo Passarelli; al n. 75 un edificio per abitazioni, costruito nel 1965 su progetto di Mario Asnago e Claudio Vender; al n. 81 un edificio per abitazioni, costruito nel 1953 su progetto di Gianemilio, Pietro e Anna Monti. Sul lato destro: al n. 36 la Casa Rustici, costruita dal 1933 al 1935 su progetto di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni; al n. 38 un edificio per abitazioni e negozi, costruito dal 1952 al 1954 su progetto di Gianemilio, Pietro e Anna Monti; al n. 66 un edificio per uffici, costruito dal 1946 al 1947 su progetto di Eugenio ed Ermenegildo Soncini al n. 86 un edificio per abitazioni, costruito dal 1955 al 1956 su progetto di Vittore Ceretti. Domodossola FN Stazione di Milano Domodossola Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Zanichelli, 1980. ISBN 8808052109. Giuliana Gramigna, Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Hoepli, Milano 2001. ISBN 88-203-2913-1. Touring Club Italiano, Guida d'Italia. Milano, 2003. ISBN 88-365-2766-3. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Sempione

Velodromo Maspes-Vigorelli
Velodromo Maspes-Vigorelli

Il velodromo Maspes-Vigorelli (conosciuto anche come il Vigorelli) è un impianto sportivo storico della città di Milano dedicato in origine al ciclismo su pista ed oggi utilizzato principalmente per il football americano. Vi giocano le partite casalinghe i Seamen Milano, i Rhinos Milano ed i Frogs Legnano, la prima milita nella European League of Football, le seconde in Prima Divisione. È stato spesso sede di partenza della Milano-Sanremo, una delle corse ciclistiche più importanti. Il velodromo Vigorelli fu costruito nel 1935 in seguito alla demolizione dell'antiquato velodromo Sempione (a sua volta costruito all'inizio del secolo) e con lo scopo di ridurre l'uso "ciclistico" del palazzo dello Sport di piazza VI Febbraio, che disponeva di una pista coperta da ciclismo smontabile. L'inaugurazione avvenne il 28 ottobre dello stesso anno, dal Sindaco Visconti di Modrone con la sponsorizzazione della Gazzetta dello Sport. Appena tre giorni dopo la sua costruzione, il ciclista Giuseppe Olmo vi stabilì il nuovo record dell'ora. La pista è di 397,7 metri, con una larghezza di 7,50 m. La pendenza massima in curva è di 42 gradi. La pista è ricoperta con 72 chilometri di listarelle di pino di Svezia. L'idea di costruire un velodromo semicoperto fu di Giuseppe Vigorelli, ex-corridore su pista (pistard), industriale, Direttore Amm. della Gazzetta dello Sport, sindaco di Garbagnate e assessore allo sport al Comune di Milano nella giunta Mangiagalli. Il Vigorelli diviene fin dal principio teatro di importanti corse nonché frequentato da moltissimi spettatori appassionati. Scelto come sede di arrivo anche di corse su strada come il Giro d'Italia, il Giro di Lombardia e il trofeo Baracchi, sotto una gradinata trovò la sede l'officina di Faliero Masi, celebre costruttore dei telai da corsa Masi. Nel 1939 ospitò il campionato mondiale. Il 7 novembre 1942 consegnò alla storia il primato mondiale dell'ora di Fausto Coppi: 45,798 km. La pista fu distrutta durante i bombardamenti con bombe incendiarie della seconda guerra mondiale (1943) e ricostruita nel 1946. All'inaugurazione il velodromo venne intitolato al ciclista meneghino Romolo Buni. Con la ripresa post bellica, negli anni 1951, 1955 e 1962 vi si svolsero nuovamente i campionati mondiali di ciclismo su pista, in un periodo in cui il ciclismo su pista era molto popolare e seguito in Italia. Il 7 settembre 1963 Sandro Mazzinghi si laurea Campione del Mondo di boxe nella categoria dei pesi medi junior battendo l'americano Ralph Dupas nel velodromo. Nel dopoguerra il velodromo ha ospitato anche eventi non sportivi: il 24 giugno 1965 vi ebbero luogo due concerti dei Beatles e nel 1971 la tristemente nota serata dei Led Zeppelin caratterizzata da scontri tra pubblico e polizia che causarono la fine dello spettacolo dopo solo pochi minuti e la totale distruzione del palco e della strumentazione della band. Nel 1975 il velodromo venne chiuso, per riaprire solo nel 1984. La nevicata del 1985, oltre al Palasport di San Siro, ebbe fra le sue vittime anche una tettoia del Vigorelli che crollando sul parquet lo danneggiò in modo grave e determinò il declino dell'impianto: nonostante diversi lavori di ristrutturazione che portarono alla ricostruzione della pista, ma non della tettoia, si ebbero tre anni di suo utilizzo ridotto, fino alla chiusura delle attività ciclistiche nel gennaio 1988. Successivamente venne rifatta anche la tettoia e il 10 luglio 1991 venne installato e collaudato un nuovo impianto di illuminazione, ma l'impianto venne riaperto solo nel dicembre del 1997, in seguito all'intervento di sponsor privati, per ospitare un evento singolare, una gara di coppa del mondo di sci di fondo. Il prato centrale, ora ricoperto di erba sintetica, può ospitare incontri di football americano, calcetto e hockey su prato. Nel settembre del 1998 il velodromo ospitò nuovamente una competizione di ciclismo con una gara a eliminazione tra alcuni noti pistard e stradisti, che rimase però un evento isolato. Alla scomparsa del campione Antonio Maspes (19 ottobre 2000) l'Amministrazione comunale decise di dedicargli il velodromo che da allora si chiama velodromo Maspes-Vigorelli. Il velodromo è stato utilizzato fino al 2001, quando si svolsero i Campionati nazionali assoluti, interrotti un giorno prima della prevista fine, tanto che alcuni titoli non furono assegnati: ma l'ultimo giorno di gare, secondo programma, era l'11 settembre 2001 e, con le Torri Gemelle, finì, indirettamente, anche il Vigorelli come sede di gare di ciclismo su pista. Nel 2006 venne concessa l'utilizzazione del velodromo per la realizzazione di alcune scene della fiction Gino Bartali - L'intramontabile, con Pierfrancesco Favino, Simone Gandolfo ed altri attori. Dal 2009 il velodromo Vigorelli è il campo di allenamento e di gioco dei Seamen Milano nel campionato di football americano di Serie A1 e per i campionati nazionali giovanili. I Rhinos Milano utilizzano il velodromo come campo da gioco dal 2003 a tutt'oggi nel campionato di Serie A1 dell'Italian Football League e l'hanno utilizzato fino al 2008 anche come impianto per gli allenamenti di tutte le formazioni giovanili e per la prima squadra. Negli anni tra il 2000 ed il 2004 il velodromo ha ospitato anche allenamenti e partite dei Falcons Milano. All'inizio del mese di luglio 2008 era stato scelto dal Comune di Milano come sede provvisoria di una moschea che avrebbe dovuto sostituire quella di viale Jenner. L'utilizzo come luogo di culto terminò a fine 2008. Il velodromo Vigorelli ha ospitato nel 2009 la finale Juniores FIF e nel 2011 le finali Under21 ed Under18 FIDAF. Da dopo la morte di Joe Avezzano i Seamen Milano rinominarono, in maniera non ufficiale, l'impianto "Joe Avezzano Stadium". Nel settembre 2013 si svolse il campionato europeo di football americano. Il 19 aprile 2013 venne presentato il progetto di riqualificazione dell'ex velodromo che prevedeva anche la scomparsa della pista in legno, ma il 3 ottobre 2013 intervenne la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Lombardia, dichiarando la struttura d’interesse storico-artistico, storico-relazionale e storico-identitario e vincolata tramite decreto ministeriale. Il progetto divenne esclusivamente conservativo. Il 2 giugno 2016 si sono conclusi i lavori di riqualificazione della pista in legno del velodromo. Al velodromo Vigorelli furono stabiliti diversi record dell'ora: 31 ottobre 1935 – Giuseppe Olmo – 45,090 km 14 ottobre 1936 – Maurice Richard – 45,398 km 29 settembre 1937 – Frans Slaats – 45,535 km 3 novembre 1937 – Maurice Archambaud – 45,767 7 novembre 1942 – Fausto Coppi – 45,871 km 29 giugno 1956 – Jacques Anquetil – 46,159 km 19 settembre 1956 – Ercole Baldini (da dilettante) – 46,393 km 18 agosto 1957 – Roger Rivière – 46,923 km 23 settembre 1958 – Roger Rivière – 47,346 km Tra le donne: 1957 – Vissac 1958 – Robinson 1958 – Jacobs Record dell'ora disabili 1998 – Fabrizio Macchi – 37,499 km. 2001 – Fabrizio Macchi – 45,870 km. Il velodromo Vigorelli fu sede di arrivo della tappa finale del Giro d'Italia 1953 – Vittoria di tappa: Fiorenzo Magni. Maglia rosa: Fausto Coppi 1959 – Vittoria di tappa: Rolf Graf. Maglia rosa: Charly Gaul 1960 – Vittoria di tappa: Arrigo Padovan. Maglia rosa: Jacques Anquetil 24/06/1965 – The Beatles 05/07/1971 – Led Zeppelin 04/05/1973 – Emerson, Lake & Palmer 09/09/1974 – Frank Zappa 13/09/1977 – Carlos Santana 14/07/1979 – Peter Tosh 20/07/1980 – Muddy Waters Blues Band 02/09/1980 – Iron Maiden, Kiss 13/09/1981 – Ramones 21/05/1981 – The Clash 29/06/1981 – Dire Straits 08/07/1981 – Mike Oldfield 16/09/1982 – Toto 30/08/1983 – Roxy Music 30/08/1983 – King Crimson 13/07/1999 – James Brown Angelo De Lorenzi, Vigorelli e altre storie. I protagonisti, le avventure e il racconto della pista più bella del mondo, Youcanprint, 2018, ISBN 9788827833988. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su velodromo Maspes-Vigorelli Sito ufficiale, su vigorelli.org (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2017).

Casa Rustici
Casa Rustici

Casa Rustici è un edificio residenziale multipiano di Milano. Costruita dal 1933 al 1935 su progetto di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, costituisce uno degli esempi più rilevanti di architettura razionalista del capoluogo lombardo. Il fronte del palazzo si trova a corso Sempione 36 e fa angolo con le vie Mussi e Procaccini. Nei primi anni trenta del XX secolo, in seguito alla rimozione delle due linee ferroviarie che tagliavano il corso Sempione, il quartiere circostante fu interessato da un forte sviluppo edilizio, con la costruzione di edifici residenziali di pregio. In un lotto adiacente all'ex ferrovia per Mortara, il proprietario, Vittorio Rustici, decise inizialmente di far erigere per se stesso una villa a due piani, ma in seguito, per ragioni economiche, si orientò verso un edificio ad appartamenti, riservando per sé il piano attico. Del progetto venne incaricato l'architetto Pietro Lingeri, conosciuto dal Rustici presso la galleria d'arte "Il Milione" frequentata da entrambi. Lingeri aveva aperto da poco uno studio con il giovane architetto comasco Giuseppe Terragni, ed entrambi stavano curando la progettazione di altri edifici residenziali a Milano. I lavori di costruzione della casa Rustici ebbero inizio nel 1933 e si conclusero nel 1935. Nel 1988 l'edificio venne sottoposto a vincolo, in considerazione della sua importanza architettonica. L'edificio occupa un lotto di forma trapezoidale, occupata da due corpi di fabbrica, di cui quello meridionale a pianta rettangolare, e quello settentrionale a pianta a "T" per adattarsi all'andamento obliquo dell'ex sedime ferroviario (poi via Mussi). I due corpi, separati dal cortile interno, sono collegati da una serie di balconate sospese, che hanno la funzione di ricomporre l'unità architettonica dell'edificio, ma anche di chiudere, almeno in parte, l'apertura sul cortile, all'epoca non consentita dal regolamento edilizio vigente. L'edificio, con un volume complessivo di 19 550 m³, conta sei piani più il terreno; di questi, quelli fra il primo e il quinto sono occupati da appartamenti signorili dati in affitto, mentre al piano attico è posta la villa di Vittorio Rustici, proprietario dell'intero immobile, arretrata dal filo stradale e divisa in due parti congiunte da una passerella coperta sospesa. Al piano seminterrato vi sono uffici e autorimesse. La struttura dell'edificio è a pilastri di calcestruzzo armato, con muri di riempimento in Ital-pomice, intonacati o rivestiti di marmi pregiati. Insieme alla "Ca' Brutta" di Muzio e alla casa della Meridiana di de Finetti, la casa Rustici fu una delle poche costruzioni dell'epoca a reinterpretare secondo nuovi schemi il rapporto fra il lotto e il volume costruito; tale innovazione fu guardata con sospetto dalla burocrazia comunale, che respinse il progetto per ben nove volte, ritardandone la costruzione. Quattro case in Milano degli architetti Lingeri e Terragni, in Casabella, n. 85, gennaio 1935, pp. 14-15, ISSN 0008-7181. Piero Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano, Milano, Editoriale Domus, 1990 [1954], pp. 133-136, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\RMS\0160517. Giorgio Ciucci (a cura di), Giuseppe Terragni. Opera completa, Milano, Electa, 1996, pp. 434-436, ISBN 88-435-5297-X. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Ada Francesca Marcianò, Giuseppe Terragni. Opera completa 1925-1943, Roma, Officina Edizioni, 1987, pp. 116-119, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\CFI\0092218. Ville e palazzi di Milano Casa Comolli-Rustici Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su casa Rustici Casa Rustici, su lombardiabeniculturali.it.