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Giardino Firenze

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Il giardino Firenze è un'area verde di Milano, sita nella zona nord-occidentale della città. Realizzata negli anni Sessanta come Dancing all'aperto, poi chiuso, e occupato dagli abitanti nel 1974, è stato poi acquisito dal Comune di Milano e dal 1983 è verde pubblico; ha una superficie di 9 600 m².

Estratto dall'articolo di Wikipedia Giardino Firenze (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Giardino Firenze
Via Francesco Caracciolo, Milano Bullona

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Via Francesco Caracciolo
20155 Milano, Bullona
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Stazione di Milano Bullona
Stazione di Milano Bullona

La stazione di Milano Nord Bullona era una fermata ferroviaria di Milano, posta sulla tratta urbana (Cadorna-Bovisa) delle linee per Asso e per Saronno. Con il Regio decreto numero 1577 del 22 agosto 1925 fu approvata la convenzione tra le Ferrovie Nord Milano (FNM) e lo Stato con la quale fu autorizzata l'elettrificazione di parte delle linee sociali; la stessa impegnava le FNM a realizzare una fermata per servire corso Sempione e la Fiera di Milano. La fermata, che prendeva il nome da una cascina posta nelle vicinanze, venne attivata nel 1929 in concomitanza con la ricostruzione in trincea della linea ferroviaria. Venne dismessa il 18 maggio 2003 e sostituita dalla stazione di Milano Domodossola, già inaugurata il 15 maggio, posta alcune centinaia di metri più a sud. La fermata constava di due binari centrali serviti da banchine esterne, poste ad un livello ribassato rispetto all'adiacente piano stradale, raggiungibili tramite scale dal fabbricato viaggiatori. I lavori di raddoppiamento della linea (per passare da 2 binari a 4 binari), iniziati dopo la chiusura dell'impianto, hanno comportato la demolizione delle banchine e delle scale d'accesso al sedime ferroviario, mentre il fabbricato viaggiatori è stato preservato ed adibito ad altri usi. Giovanni Cornolò, Cento anni di storia... delle Ferrovie Nord Milano, Trento, Globo Edizioni, 1979. ISBN non esistente Servizio ferroviario suburbano di Milano Ferrovienord Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Nord Bullona

Chiesa di San Gaetano (Milano)
Chiesa di San Gaetano (Milano)

La chiesa di San Gaetano è una chiesa parrocchiale di moderna costruzione che si trova a Milano in via Mac Mahon, alla Ghisolfa, nel territorio del Decanato Cagnola. La prima pietra fu posta il 1º maggio nel 1940 su disegno dell'architetto Giuseppe Martinenghi (1894-1970) risalente al 1928 ma la costruzione venne subito sospesa per subentrati motivi bellici e lo sviluppo dell'edificio ebbe vita travagliata anche dopo la seconda guerra mondiale, tanto che i lavori ripresero solo nel 1954 e l'elevazione a sede parrocchiale fu concessa l'anno successivo, il 13 ottobre 1955, dall'allora arcivescovo di Milano Montini, futuro papa Paolo VI. Nel 1976 il soffitto crollò interamente e dovette essere ricostruito. Altre migliorie e abbellimenti furono apportati nel 1981. La chiesa è dedicata al cofondatore dei Chierici regolari teatini Gaetano Thiene (1480-1547), proclamato Santo nel 1671 da papa Clemente X e detto il Santo della Provvidenza ed è affidata ai Servi della Carità di san Luigi Guanella. La chiesa offre una facciata a capanna a ordine unico in mattoni rossi a vista, attraversata da due colonne monumentali in travertino interrotte da tre bassorilievi in pietra di Aurisina opera dello scultore Eros Pellini con scene dalla vita di san Luigi Guanella. L'interno della chiesa risulta maestoso, a tre navate contrassegnate da colonne in cemento armato alte 14 metri sopra le quali, su una cornice perimetrale dei muri, appoggiano otto grandi statue alte 3 metri sempre del Pellini e raffiguranti alcuni santi.

Palazzo Michelin
Palazzo Michelin

Il Palazzo Michelin è un palazzo per uffici, situato a Milano in Corso Sempione 66. Fu progettato da Eugenio ed Ermenegildo Soncini, che lo realizzarono tra il 1946 e il 1948. Il progetto fu assegnato per concorso e fu il primo vinto e realizzato dal loro studio. La committente, la Società Italiana Michelin, chiedeva un edificio in cui alloggiare la propria sede e il magazzino di vendita dei suoi prodotti, e, se possibile, anche di uffici da affittare. Il lotto da edificare era quello su cui un tempo sorgeva la vecchia sede della Società, distrutta durante la guerra. Nonostante la ristrettezza dell'area a disposizione, il progetto è riuscito a contemperare due esigenze contrastanti: "il massimo sfruttamento della superficie e la massima libertà di circolazione nei cortili interni, del traffico sia pesante (autotreni) sia leggero (auto private), e ha saputo comporre in unico organismo le esigenze commerciali della Società e quelle degli uffici". L'edificio sorge a filo strada ed è composto da un corpo doppio su strada di otto piani e da un corpo interno di quattro piani, organizzati in nuclei, operativamente indipendenti: Il nucleo commerciale: il magazzino merci, al primo piano sotterraneo che copre l'intera area; il magazzino smistamento merci, al piano terreno, con banchina di carico e scarico; la sala vendite al terreno; il cortile grande per la manovra degli autotreni (con ingresso sulla sinistra della facciata); il cortile minore per gli automezzi privati e il servizio di montaggio gomme e rettifica (con ingresso sulla destra della facciata). Il nucleo per la sede della Società: dal primo al quinto piano gli uffici, all'ottavo la direzione; ingresso indipendente al centro della facciata. Il nucleo degli uffici in affitto: al sesto e al settimo piano, con ingresso indipendente sulla sinistra della facciata. I due corpi sono disposti a T; nell'incrocio si trovano gli elementi per la circolazione verticale: scale, ascensori, montacarico merci e montacarte per i documenti. Alla estremità di sinistra del corpo alto vi sono le scale e gli ascensori per il servizio degli uffici da affittare. Al piano terreno un porticato continuo consente tutti gli accessi al coperto. Per ragioni di circolazione, di smistamento dei veicoli e del controllo degli accessi la pianta di questo piano è caratterizzata da grandi curve. L'entrata per gli impiegati della società è a destra, la sala di vendita al centro. Ai piani superiori, l'atrio di arrivo della scala e degli ascensori è nel punto di incrocio dei due corpi di fabbrica, così che il controllo del piano può essere effettuato da un solo fattorino. L'adozione di tramezze mobili in legno di rovere, che possono essere disposte sia nel senso trasversale che longitudinale, consente di variare a piacere le dimensioni degli uffici. Le tramezze sono vetrate, per il controllo degli impiegati. Nel cortile grande si smistano e si attestano gli autotreni alla banchina di scarico; il fabbricato interno è a sbalzo su di questa: si è così ottenuto più spazio per la manovra dei veicoli e una pensilina sopra la banchina. Il materiale scaricato è convogliato per mezzo di scivoli automatici in metallo alla sala di smistamento sotterranea e da qui inoltrato nei capaci magazzini che occupano l'intera area. Essi sono illuminati dall'alto con pannelli di vetrocemento inseriti nel lastricato del cortile. L'architettura nasce dalla volontà di liberarsi dalla “imperiosa legge del cubo chiuso, dal motivo sino ad allora imperante delle compatte superfici di cemento”. Sono evidenti "le connessioni con il cosiddetto stile trasparente e con altre opere del Razionalismo Italiano, come la Casa del Fascio (1934), a Como, e la Casa Rustici (1933-5), a Milano, di Terragni. Come Terragni esibisce nelle sue due case il telaio strutturale, così i Soncini creano un'architettura che è espressione diretta dei propri elementi costruttivi." “La facciata sulla strada, modulata sul nucleo dell’ufficio tipo, è caratterizzata dalle solette di schermo, di grande rilievo, che ne determinano l’unità compositiva con nette ombre ritmate orizzontalmente. Il motivo è ripreso dalla nota chiara, pure orizzontale, delle mascherature delle scaffalature sotto le finestre.” "Le facciate interne del corpo alto hanno il medesimo motivo di composizione lesenato a riquadri della fronte sulla strada e si distaccano per contrasto dalla composizione architettonica del corpo centrale sospeso, caratterizzato dalle ampie finestrate continue che pongono in risalto la leggerezza dell'aerea struttura." La facciata principale è rivestita di ceramica verde acqua marina; le facciate interne sono in intonaco con polvere di marmo, pure di tinta verde. I pannelli delle finestre sono realizzati con una lega di alluminio anodizzato. Data l'esposizione a sud-ovest si sono adottate solette di schermo dai raggi solari estivi, realizzate in cemento armato rivestito di ceramica, la cui dimensione è stata determinata con prove eseguite sul posto al solstizio di inverno e agli equinozi. Si è così eliminata l'insolazione sia del piano utile di lavoro negli uffici, sia di buona parte della superficie vetrata, per evitare l'effetto serra. Queste schermature furono utilizzate anche da Le Corbusier nella Unité d'Habitation a Marsiglia, realizzata lo stesso anno. La costruzione è in cemento armato. Non vi sono murature d'ambito per il corpo principale, in quanto il pannello della finestra va da pilastro a pilastro e da pavimento a soffitto. L'interasse dei pilastri corrisponde alla dimensione dell'unità spaziale di un ufficio. Molto originale è l'ossatura portante del fabbricato interno a sbalzo sul cortile maggiore: la parte in aggetto è sostenuta da piedritti tiranti in facciata, vincolati a un sistema di tre mensoloni sulla sommità dell'edificio che poggiano su tre campate di pilastri, posti in profondità rispetto alla facciata. Ciò rende il piazzale interno libero da ingombri. L'edificio è riscaldato con pannelli radianti posti a soffitto; lo stesso impianto, con circolazione d'acqua dal sottosuolo, procura il raffreddamento estivo. Una rete di canali d'aria, passante a soffitto nei corridoi, consente di immettere in ogni ufficio aria umida o aria secca, in modo da ottenere il massimo condizionamento e una perfetta ventilazione. Tutti gli uffici erano serviti dalla posta pneumatica.r red., La nuova sede della Michelin di Milano, in "Vitrum", n. 4-5, pag. 17, 1950 C. Bassi - F. Berlanda e G. Boschetti, Scala in un Palazzo per uffici, in "Documenti di Architettura, Composizione e Tecnica Moderna", pag. 837, 1954 P. Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano: guida, Editoriale Domus, Milano 1954 C. Pagani, Architettura italiana oggi, pag. 176-178, Hoepli, Milano 1955 J. Peter, Alluminium in modern architecture, Reynolds Metals Co., Louisville 1956 N. Pevsner, Storia dell’architettura europea, Laterza, Bari 1959 A. Kordalis, N. Tommasi, Eugenio ed Ermenegildo Soncini tra sperimentalismo e rigore tecnologico negli anni della Ricostruzione, tesi di laurea (relatore L. Crespi, co-relatore E. Triunveri) Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, 1996

Ghisolfa
Ghisolfa

La Ghisolfa è un quartiere di Milano, situato nella zona nord-ovest della città di Milano, appartenente al Municipio 8. L'area non è ben definita, ma con questo nome si indica solitamente la zona adiacente al cavalcavia Bacula, più noto ai milanesi come Ponte della Ghisolfa, che inizia dall'imbocco di viale Luigi Bodio e piazzale Lugano. Una parte del quartiere è nota anche come zona Mac Mahon: essa comprende sia la zona immediatamente prima del ponte in direzione del centro cittadino, sia quella verso sud, che confina a ovest con la vecchia zona di Villapizzone e la sua stazione, e a nord ovest, separata dalla ferrovia, con il quartiere della Bovisa.L'area prende il nome da un'antica cascina, facente parte del comune dei Corpi Santi. La Ghisolfa è un piccolo quartiere a prevalenza di edifici popolari, per larga parte successivamente integrati con case moderne della piccola e media borghesia. Il quartiere si sviluppò nei due dopoguerra lungo la massicciata ferroviaria delle Ferrovie dello Stato e delle Ferrovie Nord, derivando il suo nome dal preesistente toponimo longobardo Ghisulf, che dava il nome alle cascine Ghisolfa e Ghisolfetta collocate in prossimità del terrapieno della ferrovia. Il ponte della Ghisolfa fu terminato nel 1941 (e allargato negli anni novanta), e all'inizio degli anni sessanta venne idealmente prolungato lungo viale Monteceneri con la costruzione di una strada sopraelevata a quattro corsie che arriva fino a piazzale Stuparich. La zona circostante piazza Prealpi, con i suoi palazzi ALER, è un emblema della Milano popolare, tristemente famosa per le vicende criminali che ne hanno caratterizzato la storia negli anni novanta, con l'egemonia della cosca 'ndranghetista dei Di Giovine. La zona è oggi caratterizzata da un'accentuata multietnicità. L'area della Ghisolfa, compresa tra Via Mac Mahon, Viale Monte Ceneri, Via Grigna e Via Campo dei Fiori, è nota come Quartiere Mac Mahon. Questa zona è un complesso di case popolari, realizzate all'inizio del XX secolo. Il quartiere della Ghisolfa è attraversato da sud-ovest a nord-est dalla circonvallazione esterna (della 90/91); il Cavalcavia Bacula, più noto ai milanesi come "Ponte della Ghisolfa", che collega Piazzale Lugano a Viale Monte Ceneri, è anch'esso parte della circonvallazione. Lungo il Viale Monte Ceneri, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo, è stata costruita la Sopraelevata Monte Ceneri per snellire il traffico lungo la circonvallazione; di questa si è, più volte, proposto l'abbattimento, per sostituirla con una galleria sotterranea. Nonostante il quartiere sia sorto attorno alla massicciata ferroviaria e delle Ferrovie dello Stato e delle Ferrovie Nord, nel quartiere non si trovano stazioni ferroviarie. Nel quartiere non si trovano neanche stazioni della metropolitana. Varie linee di autobus, di filobus e di tram, gestite da ATM, collegano la Ghisolfa ai quartieri limitrofi, al centro di Milano e a tutti i quartieri che sorgono lungo la circonvallazione. Nel 1911 venne costruita, a lato del ponte, la scuola elementare Rinnovata, a cura di Giuseppina Pizzigoni: si trattava di una scuola sperimentale, ancora oggi esistente, con piscina e fattoria. Costituì uno di quegli esperimenti che animarono la ricerca didattica nell'area milanese nei primi decenni del XX secolo. Alla Rinnovata insegnò anche Pierina Boranga, scrittrice bellunese dei primi del '900. Il quartiere ha fornito l'ambientazione per molti racconti scritti da Giovanni Testori, tra cui La Gilda del Mac Mahon e Il Ponte della Ghisolfa, quest'ultimo è una famosa raccolta di racconti brevi. Il film Rocco e i suoi fratelli (Luchino Visconti, 1960), è tratto da Il Ponte della Ghisolfa di Testori. Il quartiere è conosciuto anche fuori Milano per l'omonimo circolo anarchico frequentato da Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda. Sebbene la sua denominazione mantenga ancor oggi il riferimento al quartiere di origine, fin dagli anni '70 il circolo ha stabilito la sua sede in una villetta di viale Monza, fra i quartieri di Precotto e Gorla. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ghisolfa

Quartiere Mac Mahon
Quartiere Mac Mahon

Il quartiere Mac Mahon è un complesso di edilizia popolare di Milano, nella zona nord-occidentale della città. Prende il nome da via Mac Mahon, importante asse viario della zona. La costruzione del quartiere venne decisa dal Comune di Milano nell'ambito di un piano di case popolari, elaborato nel 1906-07 per contribuire a lenire l'emergenza abitativa dettata dalla forte crescita demografica. Il piano prevedeva a costruzione di 3 800 locali divisi in quattro quartieri (oltre al Mac Mahon, il Lulli, lo Spaventa, il Tibaldi), non in grado di incidere sull’espansione urbana complessiva, per la loro limitata estensione. Il quartiere Mac Mahon, in cui vennero sperimentate diverse tipologie edilizie, venne progettato dall'ingegnere dell'ufficio tecnico municipale, Giannino Ferrini (fratello di Contardo Ferrini), coadiuvato dall'ingegnere Arnaldo Scotti del medesimo ufficio, e costruito dal 1908 al 1909; in seguito fu ceduto all'Istituto Case Popolari (ICP). Per il collegamento del quartiere al centro cittadino venne costruita una tranvia elettrica che si diramava dalla linea per il Cimitero Maggiore al Rondò della Cagnola; il nuovo tronco venne attivato il 27 gennaio 1909. Il quartiere occupa un'area rettangolare di 32 000 m², inserita nella maglia ortogonale del piano regolatore Pavia-Masera, e delimitata sul lato nord-orientale da via Mac Mahon, da cui prende il nome. Al momento della costruzione il quartiere era costituito da 5 edifici abitativi a quattro piani compreso il terreno; 14 villini isolati a due piani e 2 corpi di fabbrica a due piani costituenti villini in serie con giardinetto. Gli edifici che compongono il quartiere appartengono a diverse tipologie (case a schiera, villini isolati, edifici a cortile chiuso con distribuzione a ballatoio), per consentire un facile confronto economico fra le diverse soluzioni; gli appartamenti, complessivamente 477, sono di varia metratura e contano da uno a quattro locali, essendo destinati a locatari di diversi strati sociali. La struttura portante degli edifici è in muratura, con solai in calcestruzzo armato e tetti in legno; negli edifici maggiori sono inseriti locali di uso collettivo (asilo, biblioteca popolare, lavatoi) e negozi. Case popolari comunali di via Mac-Mahon, in Milano, in L'Edilizia Moderna, Anno XVIII, fasc. II, Milano, 1909 Febbraio. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Raffaele Pugliese (a cura di), La casa popolare in Lombardia. 1903-2003, Milano, Unicopli, 2005, ISBN 88-400-1068-8. Paolo Zanin, Primi tram a Milano, Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, 2007, ISBN 978-88-85068-07-0. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul quartiere Mac Mahon Quartiere Mac Mahon, su ordinearchitetti.mi.it. URL consultato il 23 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).

Velodromo Maspes-Vigorelli
Velodromo Maspes-Vigorelli

Il velodromo Maspes-Vigorelli (conosciuto anche come il Vigorelli) è un impianto sportivo storico della città di Milano dedicato in origine al ciclismo su pista ed oggi utilizzato principalmente per il football americano. Vi giocano le partite casalinghe i Seamen Milano, i Rhinos Milano ed i Frogs Legnano, la prima milita nella European League of Football, le seconde in Prima Divisione. È stato spesso sede di partenza della Milano-Sanremo, una delle corse ciclistiche più importanti. Il velodromo Vigorelli fu costruito nel 1935 in seguito alla demolizione dell'antiquato velodromo Sempione (a sua volta costruito all'inizio del secolo) e con lo scopo di ridurre l'uso "ciclistico" del palazzo dello Sport di piazza VI Febbraio, che disponeva di una pista coperta da ciclismo smontabile. L'inaugurazione avvenne il 28 ottobre dello stesso anno, dal Sindaco Visconti di Modrone con la sponsorizzazione della Gazzetta dello Sport. Appena tre giorni dopo la sua costruzione, il ciclista Giuseppe Olmo vi stabilì il nuovo record dell'ora. La pista è di 397,7 metri, con una larghezza di 7,50 m. La pendenza massima in curva è di 42 gradi. La pista è ricoperta con 72 chilometri di listarelle di pino di Svezia. L'idea di costruire un velodromo semicoperto fu di Giuseppe Vigorelli, ex-corridore su pista (pistard), industriale, Direttore Amm. della Gazzetta dello Sport, sindaco di Garbagnate e assessore allo sport al Comune di Milano nella giunta Mangiagalli. Il Vigorelli diviene fin dal principio teatro di importanti corse nonché frequentato da moltissimi spettatori appassionati. Scelto come sede di arrivo anche di corse su strada come il Giro d'Italia, il Giro di Lombardia e il trofeo Baracchi, sotto una gradinata trovò la sede l'officina di Faliero Masi, celebre costruttore dei telai da corsa Masi. Nel 1939 ospitò il campionato mondiale. Il 7 novembre 1942 consegnò alla storia il primato mondiale dell'ora di Fausto Coppi: 45,798 km. La pista fu distrutta durante i bombardamenti con bombe incendiarie della seconda guerra mondiale (1943) e ricostruita nel 1946. All'inaugurazione il velodromo venne intitolato al ciclista meneghino Romolo Buni. Con la ripresa post bellica, negli anni 1951, 1955 e 1962 vi si svolsero nuovamente i campionati mondiali di ciclismo su pista, in un periodo in cui il ciclismo su pista era molto popolare e seguito in Italia. Il 7 settembre 1963 Sandro Mazzinghi si laurea Campione del Mondo di boxe nella categoria dei pesi medi junior battendo l'americano Ralph Dupas nel velodromo. Nel dopoguerra il velodromo ha ospitato anche eventi non sportivi: il 24 giugno 1965 vi ebbero luogo due concerti dei Beatles e nel 1971 la tristemente nota serata dei Led Zeppelin caratterizzata da scontri tra pubblico e polizia che causarono la fine dello spettacolo dopo solo pochi minuti e la totale distruzione del palco e della strumentazione della band. Nel 1975 il velodromo venne chiuso, per riaprire solo nel 1984. La nevicata del 1985, oltre al Palasport di San Siro, ebbe fra le sue vittime anche una tettoia del Vigorelli che crollando sul parquet lo danneggiò in modo grave e determinò il declino dell'impianto: nonostante diversi lavori di ristrutturazione che portarono alla ricostruzione della pista, ma non della tettoia, si ebbero tre anni di suo utilizzo ridotto, fino alla chiusura delle attività ciclistiche nel gennaio 1988. Successivamente venne rifatta anche la tettoia e il 10 luglio 1991 venne installato e collaudato un nuovo impianto di illuminazione, ma l'impianto venne riaperto solo nel dicembre del 1997, in seguito all'intervento di sponsor privati, per ospitare un evento singolare, una gara di coppa del mondo di sci di fondo. Il prato centrale, ora ricoperto di erba sintetica, può ospitare incontri di football americano, calcetto e hockey su prato. Nel settembre del 1998 il velodromo ospitò nuovamente una competizione di ciclismo con una gara a eliminazione tra alcuni noti pistard e stradisti, che rimase però un evento isolato. Alla scomparsa del campione Antonio Maspes (19 ottobre 2000) l'Amministrazione comunale decise di dedicargli il velodromo che da allora si chiama velodromo Maspes-Vigorelli. Il velodromo è stato utilizzato fino al 2001, quando si svolsero i Campionati nazionali assoluti, interrotti un giorno prima della prevista fine, tanto che alcuni titoli non furono assegnati: ma l'ultimo giorno di gare, secondo programma, era l'11 settembre 2001 e, con le Torri Gemelle, finì, indirettamente, anche il Vigorelli come sede di gare di ciclismo su pista. Nel 2006 venne concessa l'utilizzazione del velodromo per la realizzazione di alcune scene della fiction Gino Bartali - L'intramontabile, con Pierfrancesco Favino, Simone Gandolfo ed altri attori. Dal 2009 il velodromo Vigorelli è il campo di allenamento e di gioco dei Seamen Milano nel campionato di football americano di Serie A1 e per i campionati nazionali giovanili. I Rhinos Milano utilizzano il velodromo come campo da gioco dal 2003 a tutt'oggi nel campionato di Serie A1 dell'Italian Football League e l'hanno utilizzato fino al 2008 anche come impianto per gli allenamenti di tutte le formazioni giovanili e per la prima squadra. Negli anni tra il 2000 ed il 2004 il velodromo ha ospitato anche allenamenti e partite dei Falcons Milano. All'inizio del mese di luglio 2008 era stato scelto dal Comune di Milano come sede provvisoria di una moschea che avrebbe dovuto sostituire quella di viale Jenner. L'utilizzo come luogo di culto terminò a fine 2008. Il velodromo Vigorelli ha ospitato nel 2009 la finale Juniores FIF e nel 2011 le finali Under21 ed Under18 FIDAF. Da dopo la morte di Joe Avezzano i Seamen Milano rinominarono, in maniera non ufficiale, l'impianto "Joe Avezzano Stadium". Nel settembre 2013 si svolse il campionato europeo di football americano. Il 19 aprile 2013 venne presentato il progetto di riqualificazione dell'ex velodromo che prevedeva anche la scomparsa della pista in legno, ma il 3 ottobre 2013 intervenne la Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Lombardia, dichiarando la struttura d’interesse storico-artistico, storico-relazionale e storico-identitario e vincolata tramite decreto ministeriale. Il progetto divenne esclusivamente conservativo. Il 2 giugno 2016 si sono conclusi i lavori di riqualificazione della pista in legno del velodromo. Al velodromo Vigorelli furono stabiliti diversi record dell'ora: 31 ottobre 1935 – Giuseppe Olmo – 45,090 km 14 ottobre 1936 – Maurice Richard – 45,398 km 29 settembre 1937 – Frans Slaats – 45,535 km 3 novembre 1937 – Maurice Archambaud – 45,767 7 novembre 1942 – Fausto Coppi – 45,871 km 29 giugno 1956 – Jacques Anquetil – 46,159 km 19 settembre 1956 – Ercole Baldini (da dilettante) – 46,393 km 18 agosto 1957 – Roger Rivière – 46,923 km 23 settembre 1958 – Roger Rivière – 47,346 km Tra le donne: 1957 – Vissac 1958 – Robinson 1958 – Jacobs Record dell'ora disabili 1998 – Fabrizio Macchi – 37,499 km. 2001 – Fabrizio Macchi – 45,870 km. Il velodromo Vigorelli fu sede di arrivo della tappa finale del Giro d'Italia 1953 – Vittoria di tappa: Fiorenzo Magni. Maglia rosa: Fausto Coppi 1959 – Vittoria di tappa: Rolf Graf. Maglia rosa: Charly Gaul 1960 – Vittoria di tappa: Arrigo Padovan. Maglia rosa: Jacques Anquetil 24/06/1965 – The Beatles 05/07/1971 – Led Zeppelin 04/05/1973 – Emerson, Lake & Palmer 09/09/1974 – Frank Zappa 13/09/1977 – Carlos Santana 14/07/1979 – Peter Tosh 20/07/1980 – Muddy Waters Blues Band 02/09/1980 – Iron Maiden, Kiss 13/09/1981 – Ramones 21/05/1981 – The Clash 29/06/1981 – Dire Straits 08/07/1981 – Mike Oldfield 16/09/1982 – Toto 30/08/1983 – Roxy Music 30/08/1983 – King Crimson 13/07/1999 – James Brown Angelo De Lorenzi, Vigorelli e altre storie. I protagonisti, le avventure e il racconto della pista più bella del mondo, Youcanprint, 2018, ISBN 9788827833988. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su velodromo Maspes-Vigorelli Sito ufficiale, su vigorelli.org (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2017).