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Chiesa di San Valentino (Trento)

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Valsorda, chiesa di San Valentino 01
Valsorda, chiesa di San Valentino 01

La chiesa di San Valentino è la parrocchiale di Valsorda, frazione di Trento. Risale al XVII secolo. Nel 1647 si ebbe la prima citazione documentale della chiesa di Valsorda, località a breve distanza da Trento. Venne descritta con dedicazione a San Rocco. Nel 1726 al santo titolare originale venne abbinato San valentino e nel 1760 il culto fu dedicato esclusivamente a quest'ultimo. Ottenne dignità curiaziale nel 1768, divenendo sussidiaria della chiesa di San Giorgio di Vigolo Vattaro Nel 1786 si registrò il passaggio dell'intera area dalla giurisdizione ecclesiastica della diocesi di Feltre a quella di Trento. Negli ultimi decenni del XIX secolo fu oggetto di un'importante opera di ristrutturazione e ricostruzione. La sua pianta venne ampliata, e venne eretta la torre campanaria. Dopo questi lavori venne nuovamente benedetta. Ottenne dignità parrocchiale dal 1920 distaccandosi così dalla chiesa di Vigolo Vattaro. Carmen Bridi e Marco Bridi, Valsorda: la sua chiesa e la sua gente, Valsorda, Trento, Esperia, 2013, OCLC 898681439. Valsorda (Trento) Trento Parrocchie dell'arcidiocesi di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Valentino Chiesa di San Valentino, su BeWeB - Beni Ecclesiastici in web. URL consultato il 5 gennaio 2020.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Valentino (Trento) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Valentino (Trento)
Via di Valsorda, Trento Mattarello

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chiesa di San Valentino

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38123 Trento, Mattarello
Trentino-Alto Adige, Italia
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Valsorda, chiesa di San Valentino 01
Valsorda, chiesa di San Valentino 01
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Luoghi vicini

Batteria Doss Fornas
Batteria Doss Fornas

La batteria Doss Fornas è una delle fortezza austro-ungarici facente parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). Essa appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. La batteria si trova opposta alla batteria Brusafer, ovvero sul versano opposto della Valsorda, sulle pendici della Vigolana. Fu eretto tra il 1878 e il 1880. Con il forte Brusafer, avevano il compito di impedire al nemico di entrare nel territorio di Trento passando per Vigolo Vattaro. Il Doss Fornas era uno dei due capisaldi finali della fortezza di Trento (l'altro era il forte Casara). Costruito su di un piano, in pietra calcarea, presenta una pianta ad arco, e si articola su tre corpi: ad un primo, ad ovest, si accede tramite un portane ad arco, ed è difesa da sette feritoie per fucile; al corpo principale del forte, che presenta un'altezza di circa 5 metri ed ha una struttura lineare che si articola in direzione nord-est; un ultimo corpo, con diverse feritoie per fucili e mitragliatori, lungo circa 10 metri. Negli anni a seguire, fu costruita sopra la sua copertura una torretta osservatorio girevole, con un diametro di 110 cm. Il forte era contornato da un apposito fossato. Come il Brusafer, anche questa batteria fu radiata dal Demanio militare mediante il Regio Decreto n. 1022, del 7 marzo 1929. Ad oggi la batteria è di proprietà privata. Nei piani originali erano previsti 4 cannoni da 12 cm M61 K. Ma infine fu dotato di 8 cannoni da 15 cm M78 che potevano sparare in direzione di Vigolo Vattaro. Oltre ai cannoni, il forte era armato di diverse postazioni per fucili e mitragliatrici. Per accedere al forte, da Trento ci si dirige verso Valsorda; passata questa località si arriva al maso Molini, da lì si arriva mediante un apposito sentiero, al forte. Fortezza di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su batteria Doss Fornas

Rifugio Pino Prati
Rifugio Pino Prati

Il rifugio Bindesi - "Pino Prati" (660 m s.l.m) è un rifugio che si trova nel comune di Trento nelle Prealpi Venete. Costruito nel 1962 dal gruppo SAT Grotta di Villazzano è stato dedicato a Pino Prati, alpinista trentino, autore della prima guida del Gruppo del Brenta, perito con Giuseppe Bianchi nel 1927 sul Campanile Basso. È collocato in posizione panoramica sulle pendici occidentali della Marzola in prossimità della palestra di roccia dei Bindesi, una "storica" palestra frequentata già dagli anni '20 - '30 dagli alpinisti di Trento. Per tanti trentini i Bindesi, da cui si abbraccia con un solo colpo d'occhio l'intera città di Trento e i suoi monti, sono sinonimo di battesimo alpinistico; molti alpinisti incominciarono ad arrampicare proprio qui: sulla "Mariota", la "Onta", la "Sdramele". Le principali traversate ed ascensioni si trovano nelle vicinanze e nella direzione della Cima Marzola dal momento che si tratta di un massiccio montuoso isolato: al Rifugio Maranza (1072 m s.l.m) - su sentiero facile segnavia SAT 412 - 1.15 ore; a Vigolo Vattaro (704 m s.l.m) - su sentiero facile e poi strada forestale segnavia SAT 412 e 429 - 2.15 ore; alla Cima Marzola (1738 m s.l.m) - su sentiero facile passando per il Bivacco Bailoni (1623 m s.l.m) segnavia SAT 412 - 3.15 ore. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su rifugio Pino Prati Scheda del rifugio sul sito della SAT, su sat.tn.it. URL consultato il 30 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2010).

Dosso di San Rocco
Dosso di San Rocco

Il Dosso di San Rocco è una delle tre colline che attorniano la città di Trento, alto i 460 metri circa. Gli altri due dossi che contorniano la città sono il Doss Trento e il Dosso di Sant'Agata, noti, secondo la tradizione, fin dai tempi dei Romani, che avevano affibbiato a Trento il nome Tridentum, ovvero città dei tre denti. Il dosso si colloca tra due grandi arterie stradali, la SS 349 della Val d'Assa e la SS 12 del Brennero. Il dosso in sé è attraversato da molteplici sentieri e strade sterrate, che raggiungono anche alcuni punti panoramici, dove si può ammirare la città di Trento da sud. In cima al dosso si trovano le rovine del forte San Rocco, un vecchio forte austro-ungarico, oggi di proprietà privata. L'area del dosso comprende circa 102 ettari, suddivisi in due macro aree: 34 ettari adibiti a: centro recupero aviofauna 17 ettari al parco botanico ("bosco di Trento") 68 ettari sono invece ulteriormente divisi in: 41 ettari in vivaio forestale 27 sotto gestione per attività venatoria (caccia) Questo dosso è anche conosciuto come il "bosco della città". Questo luogo contiene diverse specie vegetali, di cui molte anche importate dal resto del mondo. Il parco oltre ad offrire molte possibili passeggiate, offre molte panchine e punti d'acqua per ristorarsi nelle giornate più afose. Sempre attorno al dosso, si trova una delle sedi della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), ovvero un centro aviofauna della provincia di Trento. Doss Trento Dosso Sant'Agata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dosso di San Rocco Pagina sul Dosso di San Rocco, Trento, su girovagandointrentino.it. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2010).

Forte San Rocco
Forte San Rocco

Il forte San Rocco è uno dei forti austro-ungarici facenti parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. I forte si trova a una quota di circa 460 nella periferia sud della città di Trento in frazione San Rocco e sulla cima dell'omonimo dosso, Dosso di San Rocco da cui il nome del forte, sul versante sinistro del fiume Adige. Nello stesso luogo, nel Medioevo sorgeva Castel Cedra demolito nel XIII secolo. Oggi, il forte si trova all'interno del parco comunale Bosco della città e non è visitabile in quanto di proprietà privata. Questo forte fu uno dei primi della fortezza di Trento ad essere costruito e l'unico della cinta di difesa interna; fu infatti realizzato tra il 1881 e il 1883, durante la seconda fase di fortificazione dell'area di Trento (1876-1895) e fu concepito per proteggere l'accesso a Trento dalla valle dell'Adige e dalla Valsorda. La tecnica di costruzione è quella tipica dei forti di quel periodo, ovvero con un paramento in conci di pietra e calcestruzzo. Il forte era armato con due pezzi di artiglieria da fortezza 12cm/M80 collocati in una cupola corazzata girevole in acciaio, fabbricata dalla tedesca Gruson, quattro pezzi di artiglieria da fortezza 15cm/M61 in barbetta e 17 affusti da fucile. La guarnigione era composta da 9 ufficiali e 122 uomini. Il forte è costruito sulla sommità del Dosso di San Rocco, è circondato da un fossato protetto da diverse posizioni in caponiera ed è diviso in due parti, l'opera alta e l'opera bassa, collegate da un camminamento esterno a gradinata. L'opera alta, a pianta esagonale, rappresenta la struttura principale del forte, in quanto ospitava la cupola corazzata. L'opera bassa ospitava le postazioni di artiglieria in barbetta e parte degli alloggi delle truppe. Come avvenne per la maggior parte delle fortificazioni permanenti della Fortezza di Trento, il forte San Rocco era già obsoleto nel 1915. Infatti la sua struttura non sarebbe stata in grado di resistere ai colpi della moderna artiglieria d'assedio. Per questo fu disarmato e i suoi pezzi d'artiglieria furono trasferiti in altre località: i quattro cannoni 15cm/M61 in postazioni campali sul Monte Rosta, mentre i due pezzi 12cm/M80 furono montati su affusti da batteria e spostati sul Monte Cornetto prima di essere montati su affusti da fortezza e trovare una collocazioni definitiva in posizioni cementate sul versante settentrionale del Monte Rosta. Dopo la guerra il forte fu acquisito dal Regio Esercito e fino agli anni '80 del XX secolo servì come deposito di munizioni dell'Esercito Italiano e denominato "Polveriera di San Rocco". La cupola corazzata fu sostituita da un normale tetto in muratura. Testimonianza di questa destinazione d'uso è l'altana di guardia in cemento armato ancora visibile nella piazza d'armi. Dopo la dismissione del deposito da parte dell'Esercito Italiano, il forte è stato lasciato in sinecura ad un privato, erede di uno dei manovali che contribuì alla costruzione del forte. Costui contribuisce alla conservazione della struttura facendo in modo che non cada in abbandono e facendo sì che eventuali infiltrazioni d'acqua non danneggino l'opera, in attesa di un intervento della Provincia e del Comune per recuperarlo e farne un sito di interesse storico. Questo particolare stato di cose ha fatto sì che il forte conservasse molti dettagli originali, tra cui il portone di accesso in acciaio, i corrimano delle scale e i tondini di ferro con il filo spinato del fossato. Al forte di accede dall'opera alta tramite due portali in acciaio protetto da un traditore. Il portale alla destra conduce direttamente sotto la cupola, quello alla sinistra agli alloggi della truppa. La struttura esterna è a pianta esagonale e una struttura interna è a pianta circolare per agevolare l'operazione dei due cannoni nella cupola corazzata. Una poterna sotterranea collega l'opera alta ad una caponiera che protegge la parte sinistra del fossato. Alla destra dell'opera alta, un camminamento esterno a gradinata conduce all'opera bassa dove erano collocati i cannoni in barbetta. Qui, un cofano e altre due caponiere, accessibili tramite passaggi sotterranei, coprivano il resto del fossato. 2 x 12 cm Kanone M. 80 in cupola corazzata Gruson; 4 x 15 cm Kanone M. 61 in barbetta. V. Jeschkeit, La Fortezza di Trento, Curcu & Genovese, 2008. V. Jeschkeit, Trento 1915 - 1918, la città militarizzata, Curcu & Genovese, 2016. G. M. Tabarelli, I forti austriaci nel Trentino e in Alto Adige, TEMI Editrice, 1990. Fortezza di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte San Rocco Fortezze in Trentino, su magicoveneto.it. Il forte di San Rocco, su fortificazioni.net. Forte San Rocco a Trento, su italianostra.org. URL consultato il 23 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2019). Forte San Rocco, su trentinograndeguerra.it.