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Rifugio Pino Prati

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Trento Pino Prati refuge from east
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Il rifugio Bindesi - "Pino Prati" (660 m s.l.m) è un rifugio che si trova nel comune di Trento nelle Prealpi Venete. Costruito nel 1962 dal gruppo SAT Grotta di Villazzano è stato dedicato a Pino Prati, alpinista trentino, autore della prima guida del Gruppo del Brenta, perito con Giuseppe Bianchi nel 1927 sul Campanile Basso. È collocato in posizione panoramica sulle pendici occidentali della Marzola in prossimità della palestra di roccia dei Bindesi, una "storica" palestra frequentata già dagli anni '20 - '30 dagli alpinisti di Trento. Per tanti trentini i Bindesi, da cui si abbraccia con un solo colpo d'occhio l'intera città di Trento e i suoi monti, sono sinonimo di battesimo alpinistico; molti alpinisti incominciarono ad arrampicare proprio qui: sulla "Mariota", la "Onta", la "Sdramele". Le principali traversate ed ascensioni si trovano nelle vicinanze e nella direzione della Cima Marzola dal momento che si tratta di un massiccio montuoso isolato: al Rifugio Maranza (1072 m s.l.m) - su sentiero facile segnavia SAT 412 - 1.15 ore; a Vigolo Vattaro (704 m s.l.m) - su sentiero facile e poi strada forestale segnavia SAT 412 e 429 - 2.15 ore; alla Cima Marzola (1738 m s.l.m) - su sentiero facile passando per il Bivacco Bailoni (1623 m s.l.m) segnavia SAT 412 - 3.15 ore. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su rifugio Pino Prati Scheda del rifugio sul sito della SAT, su sat.tn.it. URL consultato il 30 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2010).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Rifugio Pino Prati (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Rifugio Pino Prati
Strada dei Bindesi, Trento Villazzano

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N 46.036459 ° E 11.154034 °
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Strada dei Bindesi

Strada dei Bindesi
38128 Trento, Villazzano
Trentino-Alto Adige, Italia
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Trento Pino Prati refuge from east
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Luoghi vicini

Dosso di San Rocco
Dosso di San Rocco

Il Dosso di San Rocco è una delle tre colline che attorniano la città di Trento, alto i 460 metri circa. Gli altri due dossi che contorniano la città sono il Doss Trento e il Dosso di Sant'Agata, noti, secondo la tradizione, fin dai tempi dei Romani, che avevano affibbiato a Trento il nome Tridentum, ovvero città dei tre denti. Il dosso si colloca tra due grandi arterie stradali, la SS 349 della Val d'Assa e la SS 12 del Brennero. Il dosso in sé è attraversato da molteplici sentieri e strade sterrate, che raggiungono anche alcuni punti panoramici, dove si può ammirare la città di Trento da sud. In cima al dosso si trovano le rovine del forte San Rocco, un vecchio forte austro-ungarico, oggi di proprietà privata. L'area del dosso comprende circa 102 ettari, suddivisi in due macro aree: 34 ettari adibiti a: centro recupero aviofauna 17 ettari al parco botanico ("bosco di Trento") 68 ettari sono invece ulteriormente divisi in: 41 ettari in vivaio forestale 27 sotto gestione per attività venatoria (caccia) Questo dosso è anche conosciuto come il "bosco della città". Questo luogo contiene diverse specie vegetali, di cui molte anche importate dal resto del mondo. Il parco oltre ad offrire molte possibili passeggiate, offre molte panchine e punti d'acqua per ristorarsi nelle giornate più afose. Sempre attorno al dosso, si trova una delle sedi della Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), ovvero un centro aviofauna della provincia di Trento. Doss Trento Dosso Sant'Agata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dosso di San Rocco Pagina sul Dosso di San Rocco, Trento, su girovagandointrentino.it. URL consultato il 24 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2010).

Forte San Rocco
Forte San Rocco

Il forte San Rocco è uno dei forti austro-ungarici facenti parte della Fortezza di Trento (Festung Trient). Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano. I forte si trova a una quota di circa 460 nella periferia sud della città di Trento in frazione San Rocco e sulla cima dell'omonimo dosso, Dosso di San Rocco da cui il nome del forte, sul versante sinistro del fiume Adige. Nello stesso luogo, nel Medioevo sorgeva Castel Cedra demolito nel XIII secolo. Oggi, il forte si trova all'interno del parco comunale Bosco della città e non è visitabile in quanto di proprietà privata. Questo forte fu uno dei primi della fortezza di Trento ad essere costruito e l'unico della cinta di difesa interna; fu infatti realizzato tra il 1881 e il 1883, durante la seconda fase di fortificazione dell'area di Trento (1876-1895) e fu concepito per proteggere l'accesso a Trento dalla valle dell'Adige e dalla Valsorda. La tecnica di costruzione è quella tipica dei forti di quel periodo, ovvero con un paramento in conci di pietra e calcestruzzo. Il forte era armato con due pezzi di artiglieria da fortezza 12cm/M80 collocati in una cupola corazzata girevole in acciaio, fabbricata dalla tedesca Gruson, quattro pezzi di artiglieria da fortezza 15cm/M61 in barbetta e 17 affusti da fucile. La guarnigione era composta da 9 ufficiali e 122 uomini. Il forte è costruito sulla sommità del Dosso di San Rocco, è circondato da un fossato protetto da diverse posizioni in caponiera ed è diviso in due parti, l'opera alta e l'opera bassa, collegate da un camminamento esterno a gradinata. L'opera alta, a pianta esagonale, rappresenta la struttura principale del forte, in quanto ospitava la cupola corazzata. L'opera bassa ospitava le postazioni di artiglieria in barbetta e parte degli alloggi delle truppe. Come avvenne per la maggior parte delle fortificazioni permanenti della Fortezza di Trento, il forte San Rocco era già obsoleto nel 1915. Infatti la sua struttura non sarebbe stata in grado di resistere ai colpi della moderna artiglieria d'assedio. Per questo fu disarmato e i suoi pezzi d'artiglieria furono trasferiti in altre località: i quattro cannoni 15cm/M61 in postazioni campali sul Monte Rosta, mentre i due pezzi 12cm/M80 furono montati su affusti da batteria e spostati sul Monte Cornetto prima di essere montati su affusti da fortezza e trovare una collocazioni definitiva in posizioni cementate sul versante settentrionale del Monte Rosta. Dopo la guerra il forte fu acquisito dal Regio Esercito e fino agli anni '80 del XX secolo servì come deposito di munizioni dell'Esercito Italiano e denominato "Polveriera di San Rocco". La cupola corazzata fu sostituita da un normale tetto in muratura. Testimonianza di questa destinazione d'uso è l'altana di guardia in cemento armato ancora visibile nella piazza d'armi. Dopo la dismissione del deposito da parte dell'Esercito Italiano, il forte è stato lasciato in sinecura ad un privato, erede di uno dei manovali che contribuì alla costruzione del forte. Costui contribuisce alla conservazione della struttura facendo in modo che non cada in abbandono e facendo sì che eventuali infiltrazioni d'acqua non danneggino l'opera, in attesa di un intervento della Provincia e del Comune per recuperarlo e farne un sito di interesse storico. Questo particolare stato di cose ha fatto sì che il forte conservasse molti dettagli originali, tra cui il portone di accesso in acciaio, i corrimano delle scale e i tondini di ferro con il filo spinato del fossato. Al forte di accede dall'opera alta tramite due portali in acciaio protetto da un traditore. Il portale alla destra conduce direttamente sotto la cupola, quello alla sinistra agli alloggi della truppa. La struttura esterna è a pianta esagonale e una struttura interna è a pianta circolare per agevolare l'operazione dei due cannoni nella cupola corazzata. Una poterna sotterranea collega l'opera alta ad una caponiera che protegge la parte sinistra del fossato. Alla destra dell'opera alta, un camminamento esterno a gradinata conduce all'opera bassa dove erano collocati i cannoni in barbetta. Qui, un cofano e altre due caponiere, accessibili tramite passaggi sotterranei, coprivano il resto del fossato. 2 x 12 cm Kanone M. 80 in cupola corazzata Gruson; 4 x 15 cm Kanone M. 61 in barbetta. V. Jeschkeit, La Fortezza di Trento, Curcu & Genovese, 2008. V. Jeschkeit, Trento 1915 - 1918, la città militarizzata, Curcu & Genovese, 2016. G. M. Tabarelli, I forti austriaci nel Trentino e in Alto Adige, TEMI Editrice, 1990. Fortezza di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Forte San Rocco Fortezze in Trentino, su magicoveneto.it. Il forte di San Rocco, su fortificazioni.net. Forte San Rocco a Trento, su italianostra.org. URL consultato il 23 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2019). Forte San Rocco, su trentinograndeguerra.it.

Villazzano
Villazzano

Villazzano è una frazione oltre a essere anche la circoscrizione amministrativa numero 9 di Trento. È stato comune autonomo fino al 1926. Il borgo, di evidente origine medioevale e abbellito con numerose ville aristocratiche nei secoli XVII-XVIII, è raccolto intorno alla Piazza Nicolini, a circa 340 m di quota. Appena a nord si sviluppa il minuto centro storico lungo la Strada Stretta, a sud invece si apre Via Della Villa, lungo la quale si trovano i principali servizi, oltre a palazzine residenziali. A est della piazza, (lato monte), si apre il bel giardino di Villa De Carli, oggi centro di ricerca materiali, mentre a pochi passi verso ovest la Villa De Mersi offre uno dei parchi pubblici più vasti del comune di Trento, tra l'altro raro esempio in Italia di giardino in pendenza ripida, con aiuole di lavanda, fontana circondata da cipressi e prato contornato da viburni e meli, attraversato da vialetti contornati di rose rosse. Il clima di Villazzano è moderatamente continentale, con estati calde ma ventilate e inverni freddi, le stagioni intermedie sono spesso umide ma caratterizzate da elevata variabilità. L'estate è molto soleggiata e calda ma con bassi livelli di umidità. Tra la metà di giugno e i primi di agosto le massime raggiungono e superano i 32 °C, sebbene il caldo sia alleviato da costanti brezze. Temperature di 35 °C o più sono rare. Le minime sono gradevoli rispetto al fondovalle, aggirandosi sui 16-20 °C. Temporali occasionali anche di forte intensità possono svilupparsi nel pomeriggio in periodi di attività convettiva, facendo bruscamente calare le temperature anche di 10 °C in un'ora. In settembre il clima è gradevole, da metà ottobre a inizio novembre si può ammirare il foliage di aceri e viti in modo particolare. L'autunno è la stagione più piovosa, con temperature in deciso calo e nuvolosità diffusa. Le gelate notturne sono comuni da metà novembre a metà marzo, talvolta persino in aprile. Nel cuore dell'inverno può nevicare abbondantemente, soprattutto tra dicembre e gennaio, dato che febbraio e marzo sono mesi tendenzialmente più secchi. Una coltre di brina può formarsi al suolo in questo periodo quando i giorni sono limpidi e tersi. La primavera vede un tempo variabile, con giornate calde fino a superare i 20 °C già a marzo alternate da giornate fredde e piovose. La parrocchia di Villazzano è dedicata a Santo Stefano protomartire Chiesa di Santo Stefano, chiesa sussidiaria. Il santuario dedicato alla Madonna di Loreto Villa de Mersi Teatro di Villazzano Villazzano è gemellata con Znojmo, dal 1996. Nella frazione c'è una stazione della Ferrovia Trento-Venezia (o ferrovia della Valsugana). La linea 6 del servizio urbano di autobus di Trento fornisce il più rapido collegamento col centro cittadino (ca. 10-15 minuti), con corse ogni 20 minuti i giorni feriali e ogni ora in quelli festivi. La linea 13 invece consente un diretto collegamento con l'area industrial-commerciale di Trento Sud. Durante il periodo festivo il 6 viene sostituito dal 1/ Comuni d'Italia soppressi Modifiche territoriali e amministrative dei comuni del Trentino-Alto Adige Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villazzano Comune di Trento: Circoscrizione 9 Villazzano, su comune.trento.it. Scuola primaria di secondo grado G. Tomasi, su ictrento1.it.

Villazzano Tre
Villazzano Tre

Villazzano Tre è un quartiere che si trova nella zona sud della città di Trento. Assieme a Bolghera, Casteller, Clarina, Man, San Bartolomeo e Madonna Bianca forma la circoscrizione amministrativa numero 10 di Oltrefersina del comune di Trento. Il quartiere, nato nel 1976, è un'estensione urbanistica del quartiere di Madonna Bianca, poco più a valle, di cui riprende pari pari l'architettura delle torri e delle case a schiera. Questa caratterizzazione rende il quartiere studiato dal punto di vista dell'architettura urbanistica, in quanto interessante esempio di addizione urbana . Villazzano 3 è disgiunto dal quartiere di Madonna Bianca dalla cesura dovuta alla Ferrovia della Valsugana, dalla quale, considerando il tracciato tortuoso di questo tratto, è praticamente racchiuso. Il quartiere è stato oggetto di studio per l'adeguamento ai cambi generazionali in alcune tesi di laurea e in studi di settore. Del quartiere fa parte anche la zona denominata Man-Sant'Antonio composta principalmente da abitazioni di tipo mono o bi-familiare, alcune delle quali organizzate a schiera. Nel quartiere si trovano, oltre alle abitazioni civili, la moderna chiesa di San Rocco sita accanto alla storica residenza nobiliare Villa O' Santissima, ristrutturata nel 2023, un asilo nido, una scuola materna, la scuola paritaria di primo grado Rudolf Steiner e la scuola di formazione professionale ENAIP Trentino. Nel quartiere è cresciuta l'attrice Paola Calliari. All'altezza del sottopasso della ferrovia che collega i due quartieri si diparte un piccolo parco cittadino intitolato al giornalista Ottone Cestari, con fontanelle e giochi per bambini, con un percorso pedonale che conduce all'ingresso del Giardino Garbari, un parco giardino storico, di tipo romantico, ricco di rare specie arboree ed arbustive, alcune delle quali esotiche, portate dall'imprenditore Giuseppe Garbari tra il 1895 ed il 1913, e contenente esemplari riconducibili all'impianto de'Roveretti (XVI-XVII sec.). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villazzano Tre

Villa O' Santissima
Villa O' Santissima

Villa O' Santissima (già Villa Garbari, villa Zelgher e villa Taxis) è un complesso di edifici situato a Man Sant'Antonio, sobborgo di Trento nella circoscrizione di Oltrefersina. Appena ad est si elevano i condomini detti "torri di Madonna Bianca", mentre a nord si trova la moderna chiesa parrocchiale di San Rocco. Accanto alla villa si trova anche una sequoia piantata nel 1870, alta oltre trenta metri. Le origini dell'edificio si collocano nel XVII secolo, quando è documentata una struttura in quel luogo, chiamata "Maso Magor" (o "Malgor"), di proprietà di un tal Ottaviano Rovereti; nella seconda metà del secolo venne costruita la chiesetta dedicata alla Visitazione di Maria, attestata con certezza dal 1676. Il maso, ingranditosi nel corso degli anni e trasformato in una residenza nobiliare dalla famiglia Rovereti (o Roveretti), venne ipotecato nel 1855 per costituire la "fondazione pia Rovereti", voluta per disposizione testamentaria da Giacomo Rovereti de Freiberg (sommo scolastico del Capitolo della cattedrale di Trento morto nel 1698); gli obblighi posti dal fondatore prevedevano anche il mantenimento in buono stato della cappella, che venne in effetti restaurata nel 1857. Nel 1859 l'edificio fu acquistato da Giuseppe Rossi; nel 1894 alcune particelle di terreno vennero espropriate per la costruzione della ferrovia della Valsugana, e l'anno seguente la villa passò a Giuseppe Garbari, commerciante appassionato di botanica, che allestì nel terreno adiacente un grande parco romantico con oltre novanta specie di piante esotiche. Nel 1913 la proprietà passò ai conti Gustavo ed Elena Sizzo de Noris, quindi nel 1920 a Giovanni Zelgher o Zelger, poi dal 1939 a Teresa Cristina di Sassonia-Coburgo-Koháry e a suo marito Lamoral dei conti Taxis di Bordogna e Valnigra, il cui stemma appare sulla chiave di volta del portale di accesso. Nel 1954 (o 1958) entrarono nella villa le suore Figlie della Chiesa, che la ribattezzarono "villa O' Santissima" e la fecero ampliare, aggiungendo due grandi fabbricati ai lati con ambienti di varia natura, inclusa una nuova chiesa intitolata a Maria Regina Ecclesiae. Dal 1980 alcuni locali della villa ospitarono le funzioni della neo-istituita parrocchia di San Rocco, fino alla costruzione della vicina chiesa parrocchiale, terminata nel 2001: l'ex serra e l'ex aula mensa per le messe festive, e la cappella seicentesca per quelle feriali. Le suore lasciarono la struttura nel 1982; la maggior parte del parco adiacente venne ceduta al comune di Trento, permettendone l'apertura al pubblico (come "Giardino storico Garbari"), e nel 1984 la villa divenne proprietà della "Fondazione Diocesana o'Santissima" che, dopo alcuni interventi, avrebbe dovuto adibirla a centro di attività pastorali e spirituali, cosa che però non avvenne. Dal 2000 al 2006 la villa ospitò i pazienti dell'erigenda RSA di Povo, dopodiché venne sigillata, portando ad un periodo di abbandono e degrado. Nel 2015 la "cooperativa SAD" acquistò la villa dall'arcidiocesi di Trento, con lo scopo di trasformarla in un centro di servizi sociali, culturali e assistenziali di varia natura; il cantiere è partito nel 2021 e i lavori prevedono, oltre al restauro della villa storica e di alcune delle sue pertinenze, l'abbattimento di due fabbricati di metà Novecento e la loro sostituzione con una struttura più moderna. Armando Costa (a cura di), La Chiesa di Dio che vive in Trento, Edizioni diocesane, 1986. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa O' Santissima

Chiesa di San Rocco (Trento)
Chiesa di San Rocco (Trento)

La chiesa di San Rocco è una chiesa sussidiaria a Gabbiolo, frazione di Trento. Risale al XVI secolo e fa parte della zona pastorale di Trento. Si trova in via Gabbiolo, al bivio con via ai Casoti di Povo e via alla Cros. La prima menzione della chiesa, che venne probabilmente eretta dopo l'epidemia di peste che colpì il Trentino nel 1523-25, risale al 1579, data di una visita pastorale di Lodovico Madruzzo; in quell'occasione venne trovata "in condizioni pietose", strutturalmente instabile, con il tetto sfondato e adoperata da riparo anche dagli animali. Fu poi rimaneggiata nel 1836, anno che è inciso sulla soglia, sul gradino più alto della scalinata che porta ai piedi del portale di ingresso. È stata ulteriormente restaurata nel 1882,, e poi di nuovo negli anni 1980. La chiesetta, orientata a est, presenta una pianta rettangolare ad asse maggiore longitudinale. Il tetto a due falde è coperto da tegole in laterizio, ed è dotato di campanile a vela. Sulla facciata a due spioventi si apre un portale architravato posto su una doppia scalinata; ai suoi lati vi sono due finestrelle quadrate, ed è sovrastato da un'apertura quadrilobata. L'interno è pavimentato con quadrotte di pietra calcarea bianca e rossa, disposte in corsi diagonali, e le rifiniture delle pareti sono a intonaco. È presente un'unica navata voltata a botte; il presbiterio, preceduto da un arco santo, è rialzato su una pedana in legno ed è coperto da volta a crociera. L'altare maggiore ospita una pala raffigurante la Madonna con Bambino e i santi Sebastiano e Rocco, di ambito trentino, realizzata nel 1836. Aldo Gorfer, Trento - Città del concilio, 2ª ed., Gardolo, Edizioni Arca, 1995 [1963]. Gabbiolo Arcidiocesi di Trento Regione ecclesiastica Triveneto Chiese di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Rocco Chiesa di San Rocco , su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 3 aprile 2022.

Chiesa di San Francesco d'Assisi (Trento)
Chiesa di San Francesco d'Assisi (Trento)

La chiesa di San Francesco d'Assisi è una chiesa di Gabbiolo, frazione di Trento. Edificata nel XVII secolo, è sussidiaria della parrocchia dei Santi Pietro e Andrea di Povo nell'arcidiocesi di Trento. La chiesa fu eretta tra il 1738 e il 1748 dai Salvadori, famiglia trentina di mercanti-imprenditori, che fece le veci di Francesco Moser, mercante bolzanino, padre di Maria Elena (sposa di Valentino Salvadori). Il 18 agosto 1748 fu benedetta dal canonico della Cattedrale di San Vigilio Pantaleone Borzi. L'edificio è opera del muratore Giorgio Putzer, che eseguì i lavori su progetti attribuibili a Francesco Oradini. Nel 1970 la chiesa fu donata dal barone Valentino Salvadori alla parrocchia di Povo. La facciata a capanna è aperta al centro dal portale d'ingresso architravato. Ai lati del portale sono presenti due piccole finestre rettangolari. L'interno, pavimentato a quadrotte di pietra calcarea bianca e rossa, è composto da un'unica navata suddivisa in due campate con presbiterio rialzato. Le pareti sono ornate da pitture di Pietro Antonio Bianchi. La pala d'altare dai toni pastello raffigurante San Francesco d'Assisi stigmatizzato, attribuita da Nicolò Rasmo a Karl Henrici, fu realizzata negli anni Sessanta del 1700. Alessandra Campestrini, Il complesso residenziale di Gabbiolo: i Salvadori e la loro villa suburbana, in Studi Trentini. Arte, n. 1, 2020, pp. 106-143. Ezio Chini, Elvio Mich e Paola Pizzamano (a cura di), L'arte riscoperta : opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, 2000, pp. 197-198. Il sacro a Povo (PDF), in I.R. di Tuttapovo, n. 2, giugno 2012, p. 29. Gabbiolo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Francesco Chiesa di San Francesco d'Assisi, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.