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Chiesa di San Nicola (Fiumicello)

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Chiesa di San Nicola, Fiumicello Campodarsego
Chiesa di San Nicola, Fiumicello Campodarsego

La chiesa di San Nicola è la parrocchiale di Fiumicello, frazione di Campodarsego (PD); fa parte del vicariato del Graticolato nell'ambito della diocesi di Padova. Si sa che la primitiva chiesa di Fiumicello, dedicata a santa Giustina di Padova, anticamente dipendeva dall'omonimo monastero situato a Padova. L'intitolazione a san Nicola di Bari compare per la prima volta nel 1297. Sembra che la chiesa di Fiumicello passò al clero diocesano solo verso la fine del XVII secolo. L'attuale parrocchiale fu costruita tra il 1760 ed il 1764. Un'opera di pregio custodita all'interno della chiesa di Fiumicello è l'altare del Crocifisso, conosciuto anche con il nome di San Costanzo, ornato da una tela di scuola veneta dipinta nella prima metà del XVII secolo. Il soffitto della chiesa è affrescato con immagini della Speranza e della Fede, dipinte nel 1943 da Teodoro Licini, sulla base di fotografie dei non più esistenti dipinti del trevigiano Antonio Beni risalenti al 1912 e al 1913. Parrocchie della diocesi di Padova Diocesi di Padova Campodarsego Fiumicello (Campodarsego) Chiesa di San Nicola, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Nicola (Fiumicello) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Nicola (Fiumicello)
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Chiesa di San Nicola, Fiumicello Campodarsego
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Bronzola
Bronzola

Bronzola (Bronzòla, Bronxóła in veneto) è la più piccola frazione di Campodarsego, in provincia di Padova, che conta 1.328 abitanti, pari all'11,13% della popolazione complessiva del comune. È situata nel graticolato romano a nord-est di Padova, e dista circa 15 km in linea d’aria dal centro di Padova e a 40 km da Venezia. Confina con Campodarsego, Fiumicello, Sant'Andrea, San Michele delle Badesse e San Giorgio delle Pertiche, e comprende anche la località Campanigalli (meglio conosciuta come Panigale). A Bronzola, come in tutto il territorio del Veneto centrale, si è assistito negli ultimi decenni ad un'urbanizzazione e cementificazione forsennate. Il consumo di suolo ha provocato la quasi completa scomparsa della campagna che caratterizzava da sempre il territorio. Nella località, menzionata in varie bolle papali del XII secolo, ovvero in quella di Gregorio IV, nel 1123 da Callisto II, nel 1145 da Eugenio III e nel 1164 da Alessandro III, esisteva la chiesa di San Michele, posteriormente San Pietro, di proprietà sin dall'828 del monastero di Santa Giustina, dei monaci benedettini. È attraversata dal fiume Tergola, piccolo e sinuoso torrentello che nasce dalla Palude di Onara (PD). Nel suo territorio è presente un antico sito cristiano: la chiesetta di Campanigalli o di Panigale, coeva della chiesa di San Massimo a Borghetto di San Martino di Lupari (PD). Caratteristica di questi siti protocristiani è l'orientamento dell'aula ecclesiale da ovest verso est. Tale orientamento è legato al tema del sol oriens (=il sole che nasce) che richiama la persona di Gesù (luce del mondo).Sin dagli albori del cristianesimo era diffusa la tradizione di orientare i templi, o più in generale i luoghi di culto, verso la direzione est secondo il criterio denominato “Versus Solem Orientem” in quanto, analogamente ai pagani, anche per i cristiani la salvezza e la rinascita erano collegate alla generica direzione cardinale orientale. Gesù Cristo aveva come simbolo il Sole (Sol justitiae, Sol Invictus, Sol Salutis) e la direzione est era simbolizzata dalla croce, rappresentazione del simbolo della vittoria. La simbologia solare così direttamente collegata al Cristo richiedeva quindi un'attenta progettazione dei luoghi di culto e un'altrettanto attenta loro orientazione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. Nelle Costituzioni Apostoliche (II,7) del IV e V secolo veniva raccomandato ai fedeli di pregare dirigendosi verso l'est e lo stesso celebrante durante l'”Actio Liturgica” doveva parimenti essere rivolto in quella direzione; le Costituzioni Apostoliche, pur non risalendo agli stessi Apostoli, riflettono sicuramente le usanze e le consuetudini più antiche in questo senso. Come conseguenza di tali prescrizioni, tecnicamente si rese necessario progettare e costruire le chiese orientate con l'abside verso oriente e la facciata con la porta d'ingresso in direzione occidentale rispetto al baricentro della costruzione. Una delle personalità più prestigiose che contribuì a diffondere l'idea e l'abitudine di orientare i luoghi di culto verso direzioni solari astronomicamente significative fu Gerberto di Aurillac, noto anche come Gerberto da Reims, nato intorno nel 937 in Alvernia, nella Francia centrale, e monaco benedettino ad Aurillac ed a Reims. Il toponimo Bronzola è ritenuto una correzione di Brondulum, nel 1299 è citata nei codici carraresi come «Vitla bronzalo», mentre in quello del 1276 è scritto Brunzola. Pare derivi dal nome di persona germanica, Berinza. Bronzola quindi può avere avuto origini molto antiche, certamente dopo i Longobardi, che dedicavano i passi difficili dei fiumi al santo arcangelo Michele perché li difendesse. Bronzola, come località, è nominata molto anticamente: Nel documento dell'828 si dice: «ecclesiam... in honore sancii Michaelis in villa que vocatur Brunzolla (m) edifficata». Negli altri documenti sopra riportati si afferma: «ecclesiam... S. Michaelis de Brunzola», sia nel 1123 come nel 1145. Nelle Decime Vaticane del 1297, chiesa soggetta con quella di Fiumicello al Monastero di S. Giustina di Padova, è detta: «Ecclesia S. Petri de Brunzola (subiecta dicto monasterio)». Da osservare inoltre la posizione di Bronzola lungo il fiume Tergola. Lungo il percorso di questo fiume navigabile si trovano numerose chiese alcune probabilmente sorte dove si faceva scalo, altre sul «Graticolato Romano». Sono: Villa del Conte, da un lato del fiume, e S. Giustina in Colle dall'altro. Più a valle si trovano le chiese di S. Giorgio delle Pertiche da un lato e Bronzola dall'altro; poi: S. Maria di Panigale e Sant'Andrea; Codiverno e Pionca; infine Peraga e un poco più spostata Vigonza. Di tutte queste chiese, quelle che si trovano su assi importanti sono S. Giorgio delle Pertiche, sul Desmàn, e S. Andrea di Codiverno sull'attuale via Caltana. Bronzola era una rettoria come le altre del vicinato nel 1297, anche se dipendente dal monastero di S. Giustina di Padova. Il 26 luglio 1453 fu unita da papa Nicolò V a quella di Fiumicello, e al parroco di quest'ultima ne venne affidata, pur mantenendo un proprio curato per questo non fu totalmente assorbita da Fiumicello. Da quando Bronzola fu unita a Fiumicello ci furono frequenti dissapori tra il curato di Bronzola e il parroco di Fiumicello, e questo fino al 15 ottobre 1919, quando venne redatto il decreto di autonomia, firmato da S. M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia. Il 15 dicembre 1927, con decreto vescovile, si elevava a parrocchia la curazia autonoma di Bronzola.

Codiverno
Codiverno

Codiverno è una frazione del comune italiano di Vigonza, in provincia di Padova. La località è citata nel 1026 come curte et plebe que dicitur Ivernus. Il toponimo è un composto tra curtis "corte" e hibernus "freddo", da collegare, forse, a un rio Liverno attestato a Campodarsego nel 955. In alternativa, potrebbe derivare dal personale longobardo Ivern. Curdeiverno ricompare nel testamento di Speronella Dalesmanini nel 1192. Dal documento si evince che la curtis comprendeva allora tre diverse chiese, quella della Santissima Trinità (controllata direttamente al vescovo di Padova) e quelle di Sant'Andrea e San Giacomo (sottoposte alla nobildonna); da queste comunità si originarono le odierne Codiverno di Vigonza e Sant'Andrea di Campodarsego. Citata, come già visto, nel testamento di Speronella Dalesmanini del 1192, dipendeva in origine dalla pieve di Villanova di Camposampiero. Nel Quattrocento risultava in cattive condizioni e verso la metà del secolo seguente fu restaurata dalla famiglia Frigimelica, che ne ebbe il giuspatronato sino al 1920. Questa chiesa (che aveva subito un ampliamento nel 1868) fu completamente demolita nel 1913 e ricostruita di dimensioni maggiori. Venne inaugurata nel 1926 e consacrata nel 1934, mentre il campanile fu ultimato nel 1938. Vi si conserva un dipinto raffigurante la Trinità e angeli; come riporta un'iscrizione in basso, fu realizzata da Antonio Garzatori nel 1684, dietro commissione di Pasquale de Marcolini. Gli affreschi sul soffitto con Quattro profeti sono stati realizzati da Angelo Tommasi negli anni 1940. Si colloca a nord del centro, poco prima della località Codivernarolo. Si articola in palazzo padronale, barchessa e vari annessi, il tutto inserito in un vasto parco. Il palazzo, costruito tra il Quattro e il Cinquecento, presenta pianta rettangolare a tetto a due falde. Gli interni sono organizzati secondo il tipico schema con salone passante centrale e stanze laterali. Come suggeriscono le finestrelle poste ai lati dell'androne, il piano terra è diviso tra un seminterrato e un mezzanino che portano a quattro i livelli e ad altrettante quote di aperture (gli altri due sono il piano nobile e le soffitte). I due fronti sono simmetrici, anche se su quello a sud emerge un camino (in origine erano due simmetrici). Le aperture sono tutte architravate ad eccezione di quelle dei vani passanti centrali che sono archivoltate: si tratta del portale d'ingresso al piano terra e della portafinestra del piano nobile, quest'ultima affacciata su un terrazzo con soglia e mensole in pietra e ringhiera in ferro. La villa subì un ampliamento a fine Settecento: da un lato venne aggiunto un volume di due piani con copertura a terrazzo per unire palazzo e barchessa, dall'altro da un volume contenente una scala cui è addossato un edificio con funzioni abitative. All'interno si conservano alcuni elementi decorativi: nel piano nobile, la travatura alla sansovina decorato e un motivo a racemi sotto l'architrave; nel vano scala, un doppio arco a tutto sesto con testina in chiave. La barchessa, che in origine mostrava della arcate rivolte al giardino, ha subito recenti modifiche. A limite nord sussiste ancora la cancellata d'ingresso, con statue sulla sommità dei pilastri.

Pionca
Pionca

Pionca è una frazione del comune di Vigonza in provincia di Padova, regione Veneto. L'origine del nome "Pionca" è incerta. Potrebbe derivare da "Pluncam", ovvero ponte, passaggio. Pionca è anche il nome di un corso d'acqua (scolo Pionca) che nasce nei pressi della frazione di Barbariga a Vigonza dalla confluenza tra gli scoli del fiume Tergola denominati Pionchetta Nord e Pionchetta Sud (entrambi situati in territorio della frazione di Pionca). Lo scolo Pionca attraversa i territori di Pianiga e Dolo, immettendosi nel fiume Brenta nei pressi di Mira. Nel medioevo e fino al 1600 il paese era denominato "Plonca" o "Plunca" e, in seguito, "Pionca". La frazione è situata nella Centuriazione del territorio di Padova denominata Cis Musonem, ovvero al di qua del fiume Musone. Attraverso Pionca passa tutt'oggi una strada che è stata importantissima nei secoli passati. Si tratta di via Cornara, che per molti tratti misura ancora i suoi originari venti metri di larghezza. Una delle strade romane meglio conservate della centuriazione patavina, corre parallela al Cardo maximus, ovvero la via Aurelia (l’odierna “Strada del Santo”). Via Cornara sembra partisse da via Altinate, in pieno centro storico a Padova e passasse, nei secoli scorsi, per Camin, Tombelle e Sambruson. Il primo accenno ufficiale a Pionca si rinviene nel testamento del Doge di Venezia Giustiniano Partecipazio, datato 829, nel quale sono riportati i confini delle 15 masserie locali. Una di queste risulta essere delimitata dal fiume "Pionca". In quegli anni questi territori erano adiacenti alle terre del vescovo di Treviso, con linee di confine alquanto imprecise. Un altro riferimento a Pionca si trova in un atto del 5 ottobre 1177 di Papa Alessandro III, che si sentì in obbligo di prendere sotto la sua protezione "Vignam Pluncam" (vigna Pionca). Negli archivi parrocchiali si trovano importanti notizie sul passato di Pionca. La più risalente è del 1211 e riguarda la restituzione ai monaci benedettini di Sant'Ilario, da parte di Jacopo da Sant'Andrea, di beni situati a Pionca e precedentemente usurparti. Riferimenti a Pionca si ritrovano, inoltre, nella storia della famiglia padovana dei Badoer da Peraga. A seguito del matrimonio, avvenuto nel 1256, del nobile veneziano Marino Badoer con Balzanella Da Peraga, il giuspatronato sulla chiesa di Pionca passò al casato dei Badoer da Peraga, che lo esercitarono fino all'anno 1836. Marino Badoer era figlio di Marco "di Santa Giustina", capitano che spodestò Ezzelino III da Romano nel 1256, mentre Balzanella Da Peraga era l'ultima discendente e unica erede della nobile famiglia dei Da Peraga, figlia di Pietro, giustiziato nel 1251 dallo stesso Ezzelino III da Romano insieme al fratello Giovanni a causa del matrimonio della loro sorella Guardionessa con Tiso VIII da Camposampiero, nemico del tiranno. Negli anni tra il 1318 e il 1326 I veronesi con Cangrande della Scala, nella loro guerra contro Padova, occuparono le campagne di Pionca. In quegli anni vi fu, tra l'altro, un violento scontro presso il ponte del Tergola a Vigonza. Sempre secondo gli archivi parrocchiali, nel 1319 Pionca (con Peraga e Vigonza) subì un terribile incendio. Nel giugno 1388 Francesco I detto "Il Vecchio", appartenente alla famiglia dei Carraresi (in quel periodo Signori di Padova) abdicò in favore del figlio Francesco II detto "Il Novello". Nonostante i Badoer da Peraga fossero sempre stati fedeli ai Carraresi, Francesco II, poco dopo aver preso il potere, venne informato che Albertino e Giacemmo da Peraga avevano deciso di tradirlo per favorire una coalizione anticarrarese costituita da Venezia e Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, che aveva già predisposto un piano per far occupare Padova dalle truppe milanesi. I due traditori vennero quindi giustiziati e i terreni dei da Peraga (situati anche a Pionca) furono confiscati da Francesco II. Il 21 novembre 1388, cinque mesi dopo aver preso il potere, Francesco II fu costretto a cedere all'incalzare delle truppe milanesi, consegnando loro la città di Padova. Prima di allontanarsi, Francesco decise di restituire ai Badoer da Peraga i beni e le terre precedentemente confiscati per cercare di ingraziarsene i favori, in vista di un ipotetico ritorno al potere. La restituzione avvenne con atto notarile del 24 novembre 1388, che ufficializzava il dono ai fratelli Geremia e Bartolomeo, nonché ai figli del loro fratello defunto Marino, di case e possedimenti situati a Padova, Peraga, Mirano, Pionca, Comenzago, Murelle, Sambruson e in altri paesi della zona. Francesco II riuscì effettivamente a tornare alla signoria di Padova nel 1390, tuttavia i Badoer da Peraga, che avevano appoggiato la reggenza milanese, non accettarono il perdono del carrarese. Pertanto i terreni precedentemente loro donati, compresi quelli situati a Pionca, furono nuovamente confiscati. Il 14 gennaio 1407 la Repubblica di Venezia occupò Padova, confermando ai Badoer da Peraga la proprietà di tutti i beni sui quali vantavano precedentemente diritti. Durante il periodo del dominio veneziano, Pionca, insieme a Codiverno, apparteneva alla podesteria di Camposampiero. Nel 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia a seguito dell'invasione delle truppe di Napoleone Bonaparte, il territorio veneto venne organizzato in dipartimenti. Nei primi anni del 1800 nasce il Comune di Vigonza (del quale ha fatto parte, fino al 1819, anche la frazione di Mellaredo, oggi appartenente al Comune di Pianiga) ma alla data del 4 aprile 1816 Pionca risulta ancora fare parte del distretto IV ("di Campo-Sampietro") della Provincia di Padova, nel comune di "Villa Nuova" con "Caltana di Murelle, Codiverno Ss. Trinità, Codivernarolo, Fiuimicello, Murelle ossia Zerbo, Musselini, Pieve di Sn. Prosdocimo, Puotti (porz.), Pionca e Zerbo ossia Murelle". Un riferimento all'appartenenza di Pionca al Comune di Vigonza si ritrova nel "Dizionario corografico-universale dell'Italia, vol. I, parte seconda" (1854) dove l'autore Guglielmo Stefano definisce Pionca "frazione del comune di Vigonza, distretto e provincia di Padova. Sta presso la riva destra del Tergola, 4 miglia a greco da Padova. I suoi dintorni sono ubertosi di cereali e abbondanti di viti e gelsi. Nel villaggio si contano circa 600 abitanti.". Nel medesimo volume, Vigonza viene definito "Villaggio del Veneto, provincia e distretto I di Padova, che colle frazioni di Carpani, Roaro, Salgarelle, Perarollo, Seraggi di Perarollo, S. Vito oltre Brenta, Peraga, Santa Maria di Peraga, Peraga Esente, Pionca, Codiverno, SS. Trinità e Codivernarolo, conta 5 600 abitanti. Giace in amena ed ubertosa pianura, a breve cammino da Padova.". Il patrono del paese viene indicato per la prima volta nella decima papale del 1297, che cita "Sant'Ambrogio di Pionca", facente parte della pieve di San Prosdocimo di Villanova: la parrocchia era allora retta da un non meglio precisato prete Francesco. Anticamente la chiesa parrocchiale era ubicata nei pressi della riva destra del fiume Tergola, con fronte ad est, mentre sul lato sud era situato il cimitero del paese. L'edificio aveva il campanile subito a ridosso, anzi incuneato nel suo corpo a destra dell'altare maggiore, tanto che la parte inferiore serviva da sacrestia. L'origine di questa chiesa è assai remota, ma è sconosciuta la data di edificazione: viene citata negli archivi parrocchiali con riferimento a due visite vescovili, la prima risalente al 1438, quando Vescovo di Padova era mons. Pietro Donà, la seconda datata 1º ottobre 1669, quando fu il vescovo di Famagosta (isola di Cipro) Giacomo Vianol a visitare la chiesa di Pionca per conto del vescovo Barbarigo che in quel tempo era convalescente nella villa Ruzzini di Villanova. Il Vescovo Barbarigo avrebbe compiuto una visita "alla parrocchia di Pionca, nel vicariato di Villanova, il 21 giugno 1680", come riportato nell'opera "Lettere di Gregorio Barbarigo ai familiari, vol. 7 (1680-1687)". Nel 1744 l'edificio venne restaurato in stile romanico con tre altari e una sola navata, su iniziativa dell'allora parroco Giovanni Macciari di Murelle. Con l'accrescere della popolazione, la piccola chiesa divenne inadeguata e poco sicura, trovandosi a ridosso del fiume Tergola. Fu il vescovo Carlo Agostini a promuovere la costruzione di un nuovo edificio nella sua visita dell'11 dicembre 1934. Circa un anno dopo, il 20 ottobre 1935, il vescovo Agostini ritornò a Pionca per la posa della prima pietra, ma i lavori si interruppero quando i muri erano stati portati soltanto all'altezza di un metro da terra. Nel 1937 l'opera di costruzione riprese, portando l'edificio all'altezza di 8 metri con la copertura delle cappelle, del battistero, degli altari e delle sacrestie. Il 6 gennaio 1945 si ha notizia del tentativo di ripresa dei lavori, ma la concomitanza con gli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale rendevano ardua l'impresa. Si tenne così, in quelle settimane, una riunione dei capifamiglia di Pionca e si decise una raccolta straordinaria di offerte in denaro per reperire il materiale di costruzione occorrente, in gran parte recuperato dall'acquisto e la successiva demolizione di due case bombardate in località Arcella (Padova), oltre a delle travature commissionate ad una ditta di Mejaniga (Cadoneghe) e altri laterizi per la costruzione del tetto acquistati a Ballò. Tale materiale, però, si rivelò non essere sufficiente per ultimare i lavori, pertanto il 9 giugno del 1945 si decise di demolire la vecchia chiesa per poterne riutilizzate i mattoni e terminare la costruzione del nuovo edificio. La nuova chiesa venne inaugurata soltanto il 18 marzo 1946. L'anno successivo venne edificata la canonica, mentre il completamento dell'interno (soffitti, illuminazione, vetrate e decorazioni) richiese altri 6 anni di lavoro. In quegli anni il parroco era Don Giuseppe Buggero, il vicario foraneo don Giuseppe Meggiorin, il cooperatore don Arcangelo Masetto. Ecco quanto si riporta nell'archivio parrocchiale, con riferimento al giorno dell'inaugurazione del nuovo edificio: Grande gioia ed entusiasmo, soddisfazione e compiacenza. Finalmente Pionca ha la sua chiesa nuova. Accolto dal suono festoso delle campane, dall'incessante salve dei mortaretti e dalla popolazione tripudiante che gremiva il piazzale, arriva sua Eccellenza Monsignor Vescovo. Sono a riceverlo il parroco Don Giuseppe Buggero, il vicario foraneo don Giuseppe Meggiorin, il cooperatore don Arcangelo Masetto e numerosi altri sacerdoti della vicaria e dei paesi vicini. L'eccellentissimo presule dopo aver lungamente ammirato il tempio, indossava i paramenti e procedeva alla benedizione rituale. Il canto era sostenuto dai giovani di Azione Cattolica. Quindi il parroco rivolgeva a sua Ecc. Mons. Vescovo un indirizzo in cui rievocava la sua spirituale paternità e la corrispondenza entusiasta e generosa della popolazione. Il Vescovo rispondeva con un elevato discorso in cui dopo d'essersi congratulato con il parroco ed il cooperatore, con gli ingegneri e direttori dell'opera, con le imprese e il comitato, si felicitava con il popolo tutto per i suoi sacrifici per la nobile e santa impresa. "Ma il tempio di pietra, che oggi si erge maestoso, visibile a distanza e dominante con la sua crocera tutta la zona circostante, è simile a quel tempio che ogni uomo custodisce in sé e che la preghiera e i santi Sacramenti amministrati nella casa di Dio rafforzano e rendono degno del Signore. Possano, conclude il Vescovo, tutti gli abitanti di Pionca avere in questa nuova chiesa quella pace che tanto è sospirata e per la quale si offre oggi a Dio il sacro tempio, in unione con i cari reduci tornati alla famiglia". Seguì la cresima di 33 fanciulli. Nel mese di novembre del 1967 sono iniziati i lavori di realizzazione dell'impianto di riscaldamento della chiesa e nel mese di agosto di due anni dopo è stato realizzato l'attuale pavimento in marmo, con la sistemazione secondo i criteri liturgici dell'altare maggiore, del battistero, dell'altare del Santissimo e dell'altare della Madonna. A ridosso della parete di fondo dell'abside si trova l'organo a canne, costruito dalla ditta Michelotto e inaugurato il 27 settembre 1963, successivamente restaurato il 16 maggio 1982 e inaugurato con un concerto di Pio Benedetto Nocilli; a trasmissione elettrica, dispone di 28 registri (dei quali 19 reali) su due manuali e pedale. I lavori di realizzazione dell'attuale campanile di Pionca ebbero inizio il 4 marzo 1984 e terminarono il 23 settembre dello stesso anno, con inaugurazione da parte del Vescovo Filippo Franceschi. Il nuovo campanile, alto 45 metri, ha sostituito quello precedentemente costruito negli anni '60. Nel 1998 venne rifatto completamente l'impianto di illuminazione, e a partire dal mese di aprile del 2000 hanno inizio importanti lavori di restauro (risanamento di tutto lo zoccolo perimetrale, rifacimento della facciata in marmorino, rafforzamento dell'intonaco, posa in opera di antipiccioni e tinteggiatura completa). A completamento del restauro, l'8 dicembre 2000 vengono realizzati e donati da una famiglia di Pionca tre mosaici a lunetta, posti ciascuno in corrispondenza di una delle entrate principali della chiesa. Il mosaico posto sull'entrata a destra raffigura la Madonna con il Bambino, ed è stato realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. I lavori di restauro si concludono nei primi mesi dell'anno successivo e vengono ufficialmente inaugurati il 19 marzo 2001. Risale al 1954 l'edificazione della prima Scuola Materna, rimasta operativa per sessant'anni e che, fino al 1992, poté contare sulla presenza di una comunità di religiose. La nuova Scuola dell’Infanzia è stata inaugurata il 6 settembre 2015. Nel 1985 vennero rinnovati gli impianti sportivi parrocchiali, situati a est della chiesa. L'attuale Centro Parrocchiale è stato realizzato nel mese di marzo del 1990. Precedentemente, nel medesimo sito, si trovava la sala cinematografica parrocchiale, costruita nel 1957, quando era parroco don Arcangelo Masetto, e ristrutturata nel 1960 con aumento della capienza di posti da 200 a 250. Poco a nord del centro di Pionca è situato l'oratorio che fu della famiglia Badoer da Peraga, dedicato a San Gaetano da Thiene. Edificato nel 1698, l'oratorio è stato ricostruito nel 1758 e dal 6 novembre 1927 è di proprietà della parrocchia di Pionca. All'interno si conserva una tela di Scuola veneta del Settecento raffigurante la Madonna con Gesù Bambino. L'oratorio custodisce, inoltre, le lapidi dei pionchesi caduti in occasione delle due guerre mondiali. Il complesso originariamente era composto, oltre che dall'oratorio, dall'adiacente palazzo Badoer (1758) sulle cui rovine fu costruita dalla famiglia Treves Corinaldi la tuttora esistente casa padronale. La chiesa intitolata a Santa Maria e San Giuseppe nella Comunità Parrocchiale di Bonferraro e Pampuro, frazioni del comune di Sorgà a Verona, presenta struttura ed estetica praticamente identiche alla chiesa parrocchiale di Pionca. L'edificazione dei due edifici è coeva (1938 la posa della prima pietra a Bonferraro, 1937 a Pionca). Il progetto per la Chiesa di Santa Maria e San Giuseppe è attribuito all'architetto Domenico Rupolo, già sovraintendente delle Belle Arti di Venezia. www.pionca.it Sito della parrocchia, su pionca.it.