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Pionca

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Pionca è una frazione del comune di Vigonza in provincia di Padova, regione Veneto. L'origine del nome "Pionca" è incerta. Potrebbe derivare da "Pluncam", ovvero ponte, passaggio. Pionca è anche il nome di un corso d'acqua (scolo Pionca) che nasce nei pressi della frazione di Barbariga a Vigonza dalla confluenza tra gli scoli del fiume Tergola denominati Pionchetta Nord e Pionchetta Sud (entrambi situati in territorio della frazione di Pionca). Lo scolo Pionca attraversa i territori di Pianiga e Dolo, immettendosi nel fiume Brenta nei pressi di Mira. Nel medioevo e fino al 1600 il paese era denominato "Plonca" o "Plunca" e, in seguito, "Pionca". La frazione è situata nella Centuriazione del territorio di Padova denominata Cis Musonem, ovvero al di qua del fiume Musone. Attraverso Pionca passa tutt'oggi una strada che è stata importantissima nei secoli passati. Si tratta di via Cornara, che per molti tratti misura ancora i suoi originari venti metri di larghezza. Una delle strade romane meglio conservate della centuriazione patavina, corre parallela al Cardo maximus, ovvero la via Aurelia (l’odierna “Strada del Santo”). Via Cornara sembra partisse da via Altinate, in pieno centro storico a Padova e passasse, nei secoli scorsi, per Camin, Tombelle e Sambruson. Il primo accenno ufficiale a Pionca si rinviene nel testamento del Doge di Venezia Giustiniano Partecipazio, datato 829, nel quale sono riportati i confini delle 15 masserie locali. Una di queste risulta essere delimitata dal fiume "Pionca". In quegli anni questi territori erano adiacenti alle terre del vescovo di Treviso, con linee di confine alquanto imprecise. Un altro riferimento a Pionca si trova in un atto del 5 ottobre 1177 di Papa Alessandro III, che si sentì in obbligo di prendere sotto la sua protezione "Vignam Pluncam" (vigna Pionca). Negli archivi parrocchiali si trovano importanti notizie sul passato di Pionca. La più risalente è del 1211 e riguarda la restituzione ai monaci benedettini di Sant'Ilario, da parte di Jacopo da Sant'Andrea, di beni situati a Pionca e precedentemente usurparti. Riferimenti a Pionca si ritrovano, inoltre, nella storia della famiglia padovana dei Badoer da Peraga. A seguito del matrimonio, avvenuto nel 1256, del nobile veneziano Marino Badoer con Balzanella Da Peraga, il giuspatronato sulla chiesa di Pionca passò al casato dei Badoer da Peraga, che lo esercitarono fino all'anno 1836. Marino Badoer era figlio di Marco "di Santa Giustina", capitano che spodestò Ezzelino III da Romano nel 1256, mentre Balzanella Da Peraga era l'ultima discendente e unica erede della nobile famiglia dei Da Peraga, figlia di Pietro, giustiziato nel 1251 dallo stesso Ezzelino III da Romano insieme al fratello Giovanni a causa del matrimonio della loro sorella Guardionessa con Tiso VIII da Camposampiero, nemico del tiranno. Negli anni tra il 1318 e il 1326 I veronesi con Cangrande della Scala, nella loro guerra contro Padova, occuparono le campagne di Pionca. In quegli anni vi fu, tra l'altro, un violento scontro presso il ponte del Tergola a Vigonza. Sempre secondo gli archivi parrocchiali, nel 1319 Pionca (con Peraga e Vigonza) subì un terribile incendio. Nel giugno 1388 Francesco I detto "Il Vecchio", appartenente alla famiglia dei Carraresi (in quel periodo Signori di Padova) abdicò in favore del figlio Francesco II detto "Il Novello". Nonostante i Badoer da Peraga fossero sempre stati fedeli ai Carraresi, Francesco II, poco dopo aver preso il potere, venne informato che Albertino e Giacemmo da Peraga avevano deciso di tradirlo per favorire una coalizione anticarrarese costituita da Venezia e Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, che aveva già predisposto un piano per far occupare Padova dalle truppe milanesi. I due traditori vennero quindi giustiziati e i terreni dei da Peraga (situati anche a Pionca) furono confiscati da Francesco II. Il 21 novembre 1388, cinque mesi dopo aver preso il potere, Francesco II fu costretto a cedere all'incalzare delle truppe milanesi, consegnando loro la città di Padova. Prima di allontanarsi, Francesco decise di restituire ai Badoer da Peraga i beni e le terre precedentemente confiscati per cercare di ingraziarsene i favori, in vista di un ipotetico ritorno al potere. La restituzione avvenne con atto notarile del 24 novembre 1388, che ufficializzava il dono ai fratelli Geremia e Bartolomeo, nonché ai figli del loro fratello defunto Marino, di case e possedimenti situati a Padova, Peraga, Mirano, Pionca, Comenzago, Murelle, Sambruson e in altri paesi della zona. Francesco II riuscì effettivamente a tornare alla signoria di Padova nel 1390, tuttavia i Badoer da Peraga, che avevano appoggiato la reggenza milanese, non accettarono il perdono del carrarese. Pertanto i terreni precedentemente loro donati, compresi quelli situati a Pionca, furono nuovamente confiscati. Il 14 gennaio 1407 la Repubblica di Venezia occupò Padova, confermando ai Badoer da Peraga la proprietà di tutti i beni sui quali vantavano precedentemente diritti. Durante il periodo del dominio veneziano, Pionca, insieme a Codiverno, apparteneva alla podesteria di Camposampiero. Nel 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia a seguito dell'invasione delle truppe di Napoleone Bonaparte, il territorio veneto venne organizzato in dipartimenti. Nei primi anni del 1800 nasce il Comune di Vigonza (del quale ha fatto parte, fino al 1819, anche la frazione di Mellaredo, oggi appartenente al Comune di Pianiga) ma alla data del 4 aprile 1816 Pionca risulta ancora fare parte del distretto IV ("di Campo-Sampietro") della Provincia di Padova, nel comune di "Villa Nuova" con "Caltana di Murelle, Codiverno Ss. Trinità, Codivernarolo, Fiuimicello, Murelle ossia Zerbo, Musselini, Pieve di Sn. Prosdocimo, Puotti (porz.), Pionca e Zerbo ossia Murelle". Un riferimento all'appartenenza di Pionca al Comune di Vigonza si ritrova nel "Dizionario corografico-universale dell'Italia, vol. I, parte seconda" (1854) dove l'autore Guglielmo Stefano definisce Pionca "frazione del comune di Vigonza, distretto e provincia di Padova. Sta presso la riva destra del Tergola, 4 miglia a greco da Padova. I suoi dintorni sono ubertosi di cereali e abbondanti di viti e gelsi. Nel villaggio si contano circa 600 abitanti.". Nel medesimo volume, Vigonza viene definito "Villaggio del Veneto, provincia e distretto I di Padova, che colle frazioni di Carpani, Roaro, Salgarelle, Perarollo, Seraggi di Perarollo, S. Vito oltre Brenta, Peraga, Santa Maria di Peraga, Peraga Esente, Pionca, Codiverno, SS. Trinità e Codivernarolo, conta 5 600 abitanti. Giace in amena ed ubertosa pianura, a breve cammino da Padova.". Il patrono del paese viene indicato per la prima volta nella decima papale del 1297, che cita "Sant'Ambrogio di Pionca", facente parte della pieve di San Prosdocimo di Villanova: la parrocchia era allora retta da un non meglio precisato prete Francesco. Anticamente la chiesa parrocchiale era ubicata nei pressi della riva destra del fiume Tergola, con fronte ad est, mentre sul lato sud era situato il cimitero del paese. L'edificio aveva il campanile subito a ridosso, anzi incuneato nel suo corpo a destra dell'altare maggiore, tanto che la parte inferiore serviva da sacrestia. L'origine di questa chiesa è assai remota, ma è sconosciuta la data di edificazione: viene citata negli archivi parrocchiali con riferimento a due visite vescovili, la prima risalente al 1438, quando Vescovo di Padova era mons. Pietro Donà, la seconda datata 1º ottobre 1669, quando fu il vescovo di Famagosta (isola di Cipro) Giacomo Vianol a visitare la chiesa di Pionca per conto del vescovo Barbarigo che in quel tempo era convalescente nella villa Ruzzini di Villanova. Il Vescovo Barbarigo avrebbe compiuto una visita "alla parrocchia di Pionca, nel vicariato di Villanova, il 21 giugno 1680", come riportato nell'opera "Lettere di Gregorio Barbarigo ai familiari, vol. 7 (1680-1687)". Nel 1744 l'edificio venne restaurato in stile romanico con tre altari e una sola navata, su iniziativa dell'allora parroco Giovanni Macciari di Murelle. Con l'accrescere della popolazione, la piccola chiesa divenne inadeguata e poco sicura, trovandosi a ridosso del fiume Tergola. Fu il vescovo Carlo Agostini a promuovere la costruzione di un nuovo edificio nella sua visita dell'11 dicembre 1934. Circa un anno dopo, il 20 ottobre 1935, il vescovo Agostini ritornò a Pionca per la posa della prima pietra, ma i lavori si interruppero quando i muri erano stati portati soltanto all'altezza di un metro da terra. Nel 1937 l'opera di costruzione riprese, portando l'edificio all'altezza di 8 metri con la copertura delle cappelle, del battistero, degli altari e delle sacrestie. Il 6 gennaio 1945 si ha notizia del tentativo di ripresa dei lavori, ma la concomitanza con gli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale rendevano ardua l'impresa. Si tenne così, in quelle settimane, una riunione dei capifamiglia di Pionca e si decise una raccolta straordinaria di offerte in denaro per reperire il materiale di costruzione occorrente, in gran parte recuperato dall'acquisto e la successiva demolizione di due case bombardate in località Arcella (Padova), oltre a delle travature commissionate ad una ditta di Mejaniga (Cadoneghe) e altri laterizi per la costruzione del tetto acquistati a Ballò. Tale materiale, però, si rivelò non essere sufficiente per ultimare i lavori, pertanto il 9 giugno del 1945 si decise di demolire la vecchia chiesa per poterne riutilizzate i mattoni e terminare la costruzione del nuovo edificio. La nuova chiesa venne inaugurata soltanto il 18 marzo 1946. L'anno successivo venne edificata la canonica, mentre il completamento dell'interno (soffitti, illuminazione, vetrate e decorazioni) richiese altri 6 anni di lavoro. In quegli anni il parroco era Don Giuseppe Buggero, il vicario foraneo don Giuseppe Meggiorin, il cooperatore don Arcangelo Masetto. Ecco quanto si riporta nell'archivio parrocchiale, con riferimento al giorno dell'inaugurazione del nuovo edificio: Grande gioia ed entusiasmo, soddisfazione e compiacenza. Finalmente Pionca ha la sua chiesa nuova. Accolto dal suono festoso delle campane, dall'incessante salve dei mortaretti e dalla popolazione tripudiante che gremiva il piazzale, arriva sua Eccellenza Monsignor Vescovo. Sono a riceverlo il parroco Don Giuseppe Buggero, il vicario foraneo don Giuseppe Meggiorin, il cooperatore don Arcangelo Masetto e numerosi altri sacerdoti della vicaria e dei paesi vicini. L'eccellentissimo presule dopo aver lungamente ammirato il tempio, indossava i paramenti e procedeva alla benedizione rituale. Il canto era sostenuto dai giovani di Azione Cattolica. Quindi il parroco rivolgeva a sua Ecc. Mons. Vescovo un indirizzo in cui rievocava la sua spirituale paternità e la corrispondenza entusiasta e generosa della popolazione. Il Vescovo rispondeva con un elevato discorso in cui dopo d'essersi congratulato con il parroco ed il cooperatore, con gli ingegneri e direttori dell'opera, con le imprese e il comitato, si felicitava con il popolo tutto per i suoi sacrifici per la nobile e santa impresa. "Ma il tempio di pietra, che oggi si erge maestoso, visibile a distanza e dominante con la sua crocera tutta la zona circostante, è simile a quel tempio che ogni uomo custodisce in sé e che la preghiera e i santi Sacramenti amministrati nella casa di Dio rafforzano e rendono degno del Signore. Possano, conclude il Vescovo, tutti gli abitanti di Pionca avere in questa nuova chiesa quella pace che tanto è sospirata e per la quale si offre oggi a Dio il sacro tempio, in unione con i cari reduci tornati alla famiglia". Seguì la cresima di 33 fanciulli. Nel mese di novembre del 1967 sono iniziati i lavori di realizzazione dell'impianto di riscaldamento della chiesa e nel mese di agosto di due anni dopo è stato realizzato l'attuale pavimento in marmo, con la sistemazione secondo i criteri liturgici dell'altare maggiore, del battistero, dell'altare del Santissimo e dell'altare della Madonna. A ridosso della parete di fondo dell'abside si trova l'organo a canne, costruito dalla ditta Michelotto e inaugurato il 27 settembre 1963, successivamente restaurato il 16 maggio 1982 e inaugurato con un concerto di Pio Benedetto Nocilli; a trasmissione elettrica, dispone di 28 registri (dei quali 19 reali) su due manuali e pedale. I lavori di realizzazione dell'attuale campanile di Pionca ebbero inizio il 4 marzo 1984 e terminarono il 23 settembre dello stesso anno, con inaugurazione da parte del Vescovo Filippo Franceschi. Il nuovo campanile, alto 45 metri, ha sostituito quello precedentemente costruito negli anni '60. Nel 1998 venne rifatto completamente l'impianto di illuminazione, e a partire dal mese di aprile del 2000 hanno inizio importanti lavori di restauro (risanamento di tutto lo zoccolo perimetrale, rifacimento della facciata in marmorino, rafforzamento dell'intonaco, posa in opera di antipiccioni e tinteggiatura completa). A completamento del restauro, l'8 dicembre 2000 vengono realizzati e donati da una famiglia di Pionca tre mosaici a lunetta, posti ciascuno in corrispondenza di una delle entrate principali della chiesa. Il mosaico posto sull'entrata a destra raffigura la Madonna con il Bambino, ed è stato realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. I lavori di restauro si concludono nei primi mesi dell'anno successivo e vengono ufficialmente inaugurati il 19 marzo 2001. Risale al 1954 l'edificazione della prima Scuola Materna, rimasta operativa per sessant'anni e che, fino al 1992, poté contare sulla presenza di una comunità di religiose. La nuova Scuola dell’Infanzia è stata inaugurata il 6 settembre 2015. Nel 1985 vennero rinnovati gli impianti sportivi parrocchiali, situati a est della chiesa. L'attuale Centro Parrocchiale è stato realizzato nel mese di marzo del 1990. Precedentemente, nel medesimo sito, si trovava la sala cinematografica parrocchiale, costruita nel 1957, quando era parroco don Arcangelo Masetto, e ristrutturata nel 1960 con aumento della capienza di posti da 200 a 250. Poco a nord del centro di Pionca è situato l'oratorio che fu della famiglia Badoer da Peraga, dedicato a San Gaetano da Thiene. Edificato nel 1698, l'oratorio è stato ricostruito nel 1758 e dal 6 novembre 1927 è di proprietà della parrocchia di Pionca. All'interno si conserva una tela di Scuola veneta del Settecento raffigurante la Madonna con Gesù Bambino. L'oratorio custodisce, inoltre, le lapidi dei pionchesi caduti in occasione delle due guerre mondiali. Il complesso originariamente era composto, oltre che dall'oratorio, dall'adiacente palazzo Badoer (1758) sulle cui rovine fu costruita dalla famiglia Treves Corinaldi la tuttora esistente casa padronale. La chiesa intitolata a Santa Maria e San Giuseppe nella Comunità Parrocchiale di Bonferraro e Pampuro, frazioni del comune di Sorgà a Verona, presenta struttura ed estetica praticamente identiche alla chiesa parrocchiale di Pionca. L'edificazione dei due edifici è coeva (1938 la posa della prima pietra a Bonferraro, 1937 a Pionca). Il progetto per la Chiesa di Santa Maria e San Giuseppe è attribuito all'architetto Domenico Rupolo, già sovraintendente delle Belle Arti di Venezia. www.pionca.it Sito della parrocchia, su pionca.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Pionca (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

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Codiverno
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Codiverno è una frazione del comune italiano di Vigonza, in provincia di Padova. La località è citata nel 1026 come curte et plebe que dicitur Ivernus. Il toponimo è un composto tra curtis "corte" e hibernus "freddo", da collegare, forse, a un rio Liverno attestato a Campodarsego nel 955. In alternativa, potrebbe derivare dal personale longobardo Ivern. Curdeiverno ricompare nel testamento di Speronella Dalesmanini nel 1192. Dal documento si evince che la curtis comprendeva allora tre diverse chiese, quella della Santissima Trinità (controllata direttamente al vescovo di Padova) e quelle di Sant'Andrea e San Giacomo (sottoposte alla nobildonna); da queste comunità si originarono le odierne Codiverno di Vigonza e Sant'Andrea di Campodarsego. Citata, come già visto, nel testamento di Speronella Dalesmanini del 1192, dipendeva in origine dalla pieve di Villanova di Camposampiero. Nel Quattrocento risultava in cattive condizioni e verso la metà del secolo seguente fu restaurata dalla famiglia Frigimelica, che ne ebbe il giuspatronato sino al 1920. Questa chiesa (che aveva subito un ampliamento nel 1868) fu completamente demolita nel 1913 e ricostruita di dimensioni maggiori. Venne inaugurata nel 1926 e consacrata nel 1934, mentre il campanile fu ultimato nel 1938. Vi si conserva un dipinto raffigurante la Trinità e angeli; come riporta un'iscrizione in basso, fu realizzata da Antonio Garzatori nel 1684, dietro commissione di Pasquale de Marcolini. Gli affreschi sul soffitto con Quattro profeti sono stati realizzati da Angelo Tommasi negli anni 1940. Si colloca a nord del centro, poco prima della località Codivernarolo. Si articola in palazzo padronale, barchessa e vari annessi, il tutto inserito in un vasto parco. Il palazzo, costruito tra il Quattro e il Cinquecento, presenta pianta rettangolare a tetto a due falde. Gli interni sono organizzati secondo il tipico schema con salone passante centrale e stanze laterali. Come suggeriscono le finestrelle poste ai lati dell'androne, il piano terra è diviso tra un seminterrato e un mezzanino che portano a quattro i livelli e ad altrettante quote di aperture (gli altri due sono il piano nobile e le soffitte). I due fronti sono simmetrici, anche se su quello a sud emerge un camino (in origine erano due simmetrici). Le aperture sono tutte architravate ad eccezione di quelle dei vani passanti centrali che sono archivoltate: si tratta del portale d'ingresso al piano terra e della portafinestra del piano nobile, quest'ultima affacciata su un terrazzo con soglia e mensole in pietra e ringhiera in ferro. La villa subì un ampliamento a fine Settecento: da un lato venne aggiunto un volume di due piani con copertura a terrazzo per unire palazzo e barchessa, dall'altro da un volume contenente una scala cui è addossato un edificio con funzioni abitative. All'interno si conservano alcuni elementi decorativi: nel piano nobile, la travatura alla sansovina decorato e un motivo a racemi sotto l'architrave; nel vano scala, un doppio arco a tutto sesto con testina in chiave. La barchessa, che in origine mostrava della arcate rivolte al giardino, ha subito recenti modifiche. A limite nord sussiste ancora la cancellata d'ingresso, con statue sulla sommità dei pilastri.

Peraga (Vigonza)
Peraga (Vigonza)

Peraga è una frazione del comune di Vigonza in provincia di Padova. Peraga è anche una parrocchia, dipendente dalla Diocesi di Padova che comprende il territorio della omonima frazione e una parte di quello di competenza amministrativa del comune di Cadoneghe. Peraga si situa a nord-est di Padova, in un centro caratterizzato per la maggior parte da zone agricole. Le strade si intersecano nel graticolato romano. I percorsi d'acqua: la Tergola. Il toponimo Peraga sembra derivi dal nome latino Petrus. La parola è collegabile ad uno dei nomi più antichi di questa zona, poiché si presume che sia ricollegabile ad una persona, la quale assegnava le terre del “Graticolato Romano”. Il documento più antico nel quale compare per la prima volta il nome Petrus risale al 1025, anno nel quale viene nominata la chiesa di S. Maria di Peraga. Il nome Peraga nella forma attuale lo possiamo ritrovare scritto nelle Decime del 1297. Dai ritrovamenti nel territorio di Peraga possiamo constatare che le prime forme di vita umana si stanziarono nel VII secolo avanti Cristo. Alcuni reperti infatti testimoniano che gli Euganei, obbligati dai Veneti, si stanziarono sulla pianura e a Padova. La presenza degli Euganei si constatò non solo a Peraga, ma anche a Ponterotto e a Mandriola. Il passaggio dei romani nei territori di Peraga è accertato da numerosi reperti archeologici e dalla centuriazione del suolo. Alcuni di questi ritrovamenti sono anfore, tracce di pavimentazione in cotto, ampolle, monete in bronzo. In particolare, sono state ritrovate due iscrizioni nei pressi della chiesa parrocchiale. La prima raffigurava l’iscrizione “TAMPIA L. DIOVEI” che la gens TAMPIA dedico al dio Giove, mentre la seconda raffigurante “SEX. POM…/ SEX. ED…” probabilmente dedicata a Sesto Pompeo. Entrambi i reperti si trovano esposti al Museo Civico di Padova. Peraga è ubicata in un punto importante nell’area meridionale del Graticolato Romano situatosi all’incrocio di due grandi strade principali: la Via Cornara e la Strada del Mare. Il nome Cornara sembra faccia riferimento alla figura di Cornelia Salonina Augusta, la quale era sposa dell’imperatore Gallileo. La via passava in senso verticale e corrisponderebbe al Citra Kardinem IX. Per quanto riguarda invece la Strada del Mare non esistono più aspetti visibili, ma possiamo trovare traccia della sua esistenza grazie alla posizione attuale delle chiese. Questo grande incrocio rappresentava un punto strategico in epoca romana, in quanto su di esso si articolava il centro di pagus. Inoltre, Peraga oggigiorno non mantiene nessuna traccia stradale antica, se non in minima parte, a causa dell’influsso dei vicini fiumi Brenta, Tergola, Negrisia, il Rio, il Tergolino ed altri secondari. Prima del 1025 esisteva una cappella intitolata a Santa Maria alle dipendenze del patriarca di Aquileia. Successivamente il territorio passò ai conti di Treviso, la famiglia dei Collalto. Il primo documento dove viene citata Peraga è del 1025. La chiesetta di Santa Maria sembra essere ricordata con un capitello o edicola posto all'incrocio tra il cardo (la via Cornara) e il decumano del graticolato romano. Nel 1159 è citata in un atto di vendita la chiesa di sant'Anastasio. In un documento successivo relativo alla “decima papale” del 1297 risulta che la cappella di sant'Anastasio di Peraga e quelle di Rivale, Pianiga e Caltana dipendevano dalla pieve di Arino. L'attuale chiesa parrocchiale è consacrata a San Vincenzo di Saragozza martire (22 gennaio), (diacono del IV secolo) e sant'Anastasio da Magundat (persiano del 628), martire (celebrato nel medesimo giorno). Secondo alcuni studiosi sembra che questo abbinamento sia da collegare con la storica presenza dei possedimenti in Peraga dei monaci benedettini della Abbazia di Sant'Ilario di Venezia. L'importanza di questa frazione è strettamente legata alla famiglia da Peraga, signori di Mirano, che segnò la storia padovana del XIII e XIV secolo e ai nobili Badoer di Venezia. Nel 1572, nella prima visita pastorale, il vescovo Ormaneto certificò che la famiglia dei nobili veneziani Badoer da Peraga era “patrona” della chiesa. La personalità più prestigiosa di questa famiglia fu il cardinale Bonaventura Badoer Peraga. I Badoer cedettero nel 1809 i diritti di patronato sulla chiesa alla famiglia Comello, i quali rinunciarono nel 1851. La chiesa parrocchiale di Peraga è dedicata ai due santi Vincenzo e Anastasio anche se originariamente la chiesa era stata dedicata in onore di Santa Maria Assunta. Il 12 agosto 1802 crollò il vecchio campanile rovinando la vecchia chiesa, che venne distrutta, ma fu successivamente ricostruita e benedetta nel 1820. Dal 1953 iniziarono diversi lavori nella chiesa, tra cui il prolungamento dell’abside e l’edificazione delle cappelle e degli altari di Santa Teresa del Bambino Gesù, di Sant'Antonio da Padova e della Madonna del Rosario. I lavori di restauro si conclusero ufficialmente nel 1961 con il restauro della facciata. All'interno della chiesa parrocchiale sono custodite molte opere d’arte conosciute tra cui il dipinto di Tiziano raffigurante Madonna Assunta e la statua della Madonna del Rosario e quella di San Francesco di Paola opere di Rinaldi. Inoltre, in sacrestia è conservata l’antica ancona della Madonna del Pomo. L’ancona di marmo è situata all'interno della canonica della chiesa raffigurante la Vergine con il bambino. Lo stile risale al periodo bizantino evidenziato da alcuni tratti tipici. Il campanile è alto 48 metri fu iniziato il 10 maggio 1874. Il crollo nel 1802 ha portato alla distruzione anche della chiesa parrocchiale. In seguito, fu nuovamente ricostruito ed inaugurato il 7 ottobre 1888. L’edificio più rinomato nel paese di Peraga è il Castello dei Da Peraga. Le prime testimonianze scritte in merito al castello risalgono al 1258, tuttavia si suppone che la fortezza in questione sia stata costruita in tempi antecedenti. Il castello inizialmente aveva la funzione di proteggere gli abitanti del paese da eventuali attacchi, infatti era circondato da uno steccato e da un fossato. Successivamente vennero costruite anche delle mura per garantire una migliore protezione. Nel 1319 il castello fu danneggiato gravemente a seguito di un grande incendio per mano di Jacopo I da Carrara, ma in seguito vennero avviati i lavori di ricostruzione. Durante il periodo veneziano il castello passò dall’essere considerato una fortezza a luogo di villeggiatura per molte famiglie borghesi, come i veneziani Michelis. Nei periodi successivi il castello subii molti passaggi di proprietà tra le varie famiglie borghesi, mentre durante l’Ottocento fu oggetto di numerosi restauri e ampliamenti. Infine, nel secolo scorso il castello prese il nome di Villa Bettanini e tale denominazione è tuttora in vigore. L’intero edificio con il parco circostante fu acquisito nel 1985 dal Comune di Vigonza. L’attuale villa Bettanini oggi è sede degli uffici comunali dei settori di Cultura, Sport e Servizi sociali e ospita dal 2008 la biblioteca civica. Il parco circostante invece è sede di numerosi eventi e manifestazioni come la festa di primavera, la premiazione del premio letterario e la "Rievocazione Medievale di Petracha". La manifestazione si tiene sempre i primi di giugno per tre giorni con lo scopo di creare una vera e propria rievocazione medievale con un corteo storico formato da musicisti, sbandieratori, giullari e personaggi con abiti tipicamente medievali. Sul sedimento del vecchio castello della famiglia Da Peraga fu costruita l'attuale villa Bettanini. Infine intorno alla villa c'è un magnifico parco, grandissimo e spazioso. Il mulino di Peraga è situato vicino al castello dei Da Peraga. La vicinanza del mulino al castello esalta il suo ruolo di polo produttivo passato nelle mani delle varie famiglie nobili che si succedevano la proprietà del castello. Il primo documento ufficiale che fornisce una testimonianza certa del mulino risale al 1571 mentre la mappa dettagliata con tutte le sue caratteristiche risale al 1742. Il mulino possedeva tre ruote, le quali gli permisero di essere identificato come uno dei mulini più importanti lungo la Tergola. Tuttavia, i recenti crolli hanno distrutto molte parti dell’edificio. La struttura è per la maggior parte in muratura di color marrone. Vicino al restante complesso è situata una passerella pedonale che mette in comunicazione il mulino con il parco del castello. In prossimità del ponte sul Tergola è situata villa Pavanello risalente al Settecento. Quest’ultima è considerata una villa di impianto veneto classico, attualmente restaurata. Durante il periodo storico della Serenissima venne innalzata villa Trevisan Sacchetto con annessa barchessa. Ad essa segue la costruzione di abitazioni per lavoratori, situate a est del complesso. Annesso alla villa è situato l’oratorio di S. Gaetano da Thiene, menzionato per la prima volta nel 1827. Di origine Settecentesca è la villa Roman, composta da un grande giardino, un corpo centrale e infine ai lati sono situate le tradizionali barchesse. Infine, nel territorio è presente villa Arrigoni Zuccolo, una villa che risale al cinquecento e un imponente palazzo di campagna chiamato la masseria Ca’ Benetello. M. Benetti, Storia del territorio vigontino, a cura di Simonetta Agostini, Padova, 2000. S. Segato, Cartografie vigontine, Vigonza, 2007. L. Gallo, Vigonza e i suoi signori, Padova, 1976. V. Lazzaro, E. Cenghiaro, M. Benetti, Girovagando Vigonza, Vigonza, 2009. M. Varotto, Le terre della Tergola, Vigonza, Cierre Edizioni, 2005. A. Draghi, Luoghi e itinerari della riviera del Brenta e del miranese, Vigonza, Panda Edizioni, 2015. L. Pala, Vita di un cardinale...Bonaventura da Peraga, Peraga, 2009. A. Benetti, Peraga e le Pievi del Graticolato Romano, Verona, 1975. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Peraga Peraga.net Villa Peraga