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Campodarsego

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Via Antoniana, p.za Europa, chiesa S. Maria Ass.ta e Municipio (Campodarsego)
Via Antoniana, p.za Europa, chiesa S. Maria Ass.ta e Municipio (Campodarsego)

Campodarsego (Canpodàrsego in veneto) è un comune italiano di 15.100 abitanti della provincia di Padova in Veneto, situato a nord del capoluogo di provincia. Il comune è stato riconosciuto città e fa parte della Federazione dei Comuni del Camposampierese.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Campodarsego (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Campodarsego
Via Caltana,

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Via Antoniana, p.za Europa, chiesa S. Maria Ass.ta e Municipio (Campodarsego)
Via Antoniana, p.za Europa, chiesa S. Maria Ass.ta e Municipio (Campodarsego)
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Bronzola
Bronzola

Bronzola (Bronzòla, Bronxóła in veneto) è la più piccola frazione di Campodarsego, in provincia di Padova, che conta 1.328 abitanti, pari all'11,13% della popolazione complessiva del comune. È situata nel graticolato romano a nord-est di Padova, e dista circa 15 km in linea d’aria dal centro di Padova e a 40 km da Venezia. Confina con Campodarsego, Fiumicello, Sant'Andrea, San Michele delle Badesse e San Giorgio delle Pertiche, e comprende anche la località Campanigalli (meglio conosciuta come Panigale). A Bronzola, come in tutto il territorio del Veneto centrale, si è assistito negli ultimi decenni ad un'urbanizzazione e cementificazione forsennate. Il consumo di suolo ha provocato la quasi completa scomparsa della campagna che caratterizzava da sempre il territorio. Nella località, menzionata in varie bolle papali del XII secolo, ovvero in quella di Gregorio IV, nel 1123 da Callisto II, nel 1145 da Eugenio III e nel 1164 da Alessandro III, esisteva la chiesa di San Michele, posteriormente San Pietro, di proprietà sin dall'828 del monastero di Santa Giustina, dei monaci benedettini. È attraversata dal fiume Tergola, piccolo e sinuoso torrentello che nasce dalla Palude di Onara (PD). Nel suo territorio è presente un antico sito cristiano: la chiesetta di Campanigalli o di Panigale, coeva della chiesa di San Massimo a Borghetto di San Martino di Lupari (PD). Caratteristica di questi siti protocristiani è l'orientamento dell'aula ecclesiale da ovest verso est. Tale orientamento è legato al tema del sol oriens (=il sole che nasce) che richiama la persona di Gesù (luce del mondo).Sin dagli albori del cristianesimo era diffusa la tradizione di orientare i templi, o più in generale i luoghi di culto, verso la direzione est secondo il criterio denominato “Versus Solem Orientem” in quanto, analogamente ai pagani, anche per i cristiani la salvezza e la rinascita erano collegate alla generica direzione cardinale orientale. Gesù Cristo aveva come simbolo il Sole (Sol justitiae, Sol Invictus, Sol Salutis) e la direzione est era simbolizzata dalla croce, rappresentazione del simbolo della vittoria. La simbologia solare così direttamente collegata al Cristo richiedeva quindi un'attenta progettazione dei luoghi di culto e un'altrettanto attenta loro orientazione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. Nelle Costituzioni Apostoliche (II,7) del IV e V secolo veniva raccomandato ai fedeli di pregare dirigendosi verso l'est e lo stesso celebrante durante l'”Actio Liturgica” doveva parimenti essere rivolto in quella direzione; le Costituzioni Apostoliche, pur non risalendo agli stessi Apostoli, riflettono sicuramente le usanze e le consuetudini più antiche in questo senso. Come conseguenza di tali prescrizioni, tecnicamente si rese necessario progettare e costruire le chiese orientate con l'abside verso oriente e la facciata con la porta d'ingresso in direzione occidentale rispetto al baricentro della costruzione. Una delle personalità più prestigiose che contribuì a diffondere l'idea e l'abitudine di orientare i luoghi di culto verso direzioni solari astronomicamente significative fu Gerberto di Aurillac, noto anche come Gerberto da Reims, nato intorno nel 937 in Alvernia, nella Francia centrale, e monaco benedettino ad Aurillac ed a Reims. Il toponimo Bronzola è ritenuto una correzione di Brondulum, nel 1299 è citata nei codici carraresi come «Vitla bronzalo», mentre in quello del 1276 è scritto Brunzola. Pare derivi dal nome di persona germanica, Berinza. Bronzola quindi può avere avuto origini molto antiche, certamente dopo i Longobardi, che dedicavano i passi difficili dei fiumi al santo arcangelo Michele perché li difendesse. Bronzola, come località, è nominata molto anticamente: Nel documento dell'828 si dice: «ecclesiam... in honore sancii Michaelis in villa que vocatur Brunzolla (m) edifficata». Negli altri documenti sopra riportati si afferma: «ecclesiam... S. Michaelis de Brunzola», sia nel 1123 come nel 1145. Nelle Decime Vaticane del 1297, chiesa soggetta con quella di Fiumicello al Monastero di S. Giustina di Padova, è detta: «Ecclesia S. Petri de Brunzola (subiecta dicto monasterio)». Da osservare inoltre la posizione di Bronzola lungo il fiume Tergola. Lungo il percorso di questo fiume navigabile si trovano numerose chiese alcune probabilmente sorte dove si faceva scalo, altre sul «Graticolato Romano». Sono: Villa del Conte, da un lato del fiume, e S. Giustina in Colle dall'altro. Più a valle si trovano le chiese di S. Giorgio delle Pertiche da un lato e Bronzola dall'altro; poi: S. Maria di Panigale e Sant'Andrea; Codiverno e Pionca; infine Peraga e un poco più spostata Vigonza. Di tutte queste chiese, quelle che si trovano su assi importanti sono S. Giorgio delle Pertiche, sul Desmàn, e S. Andrea di Codiverno sull'attuale via Caltana. Bronzola era una rettoria come le altre del vicinato nel 1297, anche se dipendente dal monastero di S. Giustina di Padova. Il 26 luglio 1453 fu unita da papa Nicolò V a quella di Fiumicello, e al parroco di quest'ultima ne venne affidata, pur mantenendo un proprio curato per questo non fu totalmente assorbita da Fiumicello. Da quando Bronzola fu unita a Fiumicello ci furono frequenti dissapori tra il curato di Bronzola e il parroco di Fiumicello, e questo fino al 15 ottobre 1919, quando venne redatto il decreto di autonomia, firmato da S. M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia. Il 15 dicembre 1927, con decreto vescovile, si elevava a parrocchia la curazia autonoma di Bronzola.

Codiverno
Codiverno

Codiverno è una frazione del comune italiano di Vigonza, in provincia di Padova. La località è citata nel 1026 come curte et plebe que dicitur Ivernus. Il toponimo è un composto tra curtis "corte" e hibernus "freddo", da collegare, forse, a un rio Liverno attestato a Campodarsego nel 955. In alternativa, potrebbe derivare dal personale longobardo Ivern. Curdeiverno ricompare nel testamento di Speronella Dalesmanini nel 1192. Dal documento si evince che la curtis comprendeva allora tre diverse chiese, quella della Santissima Trinità (controllata direttamente al vescovo di Padova) e quelle di Sant'Andrea e San Giacomo (sottoposte alla nobildonna); da queste comunità si originarono le odierne Codiverno di Vigonza e Sant'Andrea di Campodarsego. Citata, come già visto, nel testamento di Speronella Dalesmanini del 1192, dipendeva in origine dalla pieve di Villanova di Camposampiero. Nel Quattrocento risultava in cattive condizioni e verso la metà del secolo seguente fu restaurata dalla famiglia Frigimelica, che ne ebbe il giuspatronato sino al 1920. Questa chiesa (che aveva subito un ampliamento nel 1868) fu completamente demolita nel 1913 e ricostruita di dimensioni maggiori. Venne inaugurata nel 1926 e consacrata nel 1934, mentre il campanile fu ultimato nel 1938. Vi si conserva un dipinto raffigurante la Trinità e angeli; come riporta un'iscrizione in basso, fu realizzata da Antonio Garzatori nel 1684, dietro commissione di Pasquale de Marcolini. Gli affreschi sul soffitto con Quattro profeti sono stati realizzati da Angelo Tommasi negli anni 1940. Si colloca a nord del centro, poco prima della località Codivernarolo. Si articola in palazzo padronale, barchessa e vari annessi, il tutto inserito in un vasto parco. Il palazzo, costruito tra il Quattro e il Cinquecento, presenta pianta rettangolare a tetto a due falde. Gli interni sono organizzati secondo il tipico schema con salone passante centrale e stanze laterali. Come suggeriscono le finestrelle poste ai lati dell'androne, il piano terra è diviso tra un seminterrato e un mezzanino che portano a quattro i livelli e ad altrettante quote di aperture (gli altri due sono il piano nobile e le soffitte). I due fronti sono simmetrici, anche se su quello a sud emerge un camino (in origine erano due simmetrici). Le aperture sono tutte architravate ad eccezione di quelle dei vani passanti centrali che sono archivoltate: si tratta del portale d'ingresso al piano terra e della portafinestra del piano nobile, quest'ultima affacciata su un terrazzo con soglia e mensole in pietra e ringhiera in ferro. La villa subì un ampliamento a fine Settecento: da un lato venne aggiunto un volume di due piani con copertura a terrazzo per unire palazzo e barchessa, dall'altro da un volume contenente una scala cui è addossato un edificio con funzioni abitative. All'interno si conservano alcuni elementi decorativi: nel piano nobile, la travatura alla sansovina decorato e un motivo a racemi sotto l'architrave; nel vano scala, un doppio arco a tutto sesto con testina in chiave. La barchessa, che in origine mostrava della arcate rivolte al giardino, ha subito recenti modifiche. A limite nord sussiste ancora la cancellata d'ingresso, con statue sulla sommità dei pilastri.