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Bessica

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Rotonda bessica
Rotonda bessica

Bessica (Bèsega in veneto) è una frazione del comune di Loria (da cui dista 2,76 km), in provincia di Treviso. L'omonima parrocchia dipende dalla diocesi di Treviso (vicariato di Castello di Godego).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Bessica (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Bessica
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Rotonda bessica
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Chiesa di San Bartolomeo Apostolo (Loria)
Chiesa di San Bartolomeo Apostolo (Loria)

La chiesa di San Bartolomeo Apostolo è la parrocchiale di Loria, in provincia e diocesi di Treviso; fa parte del vicariato di Castello di Godego. Da un documento del 972 s'apprende che l'imperatore Ottone I donò Loria al vescovo di Frisinga.Grazie a un altro documento, datato 1152, si conosce che la chiesa di Loria, compresa nella diocesi di Treviso, era cappella succursale della pieve di Bessica.Questa chiesetta, già intitolata alla Vergine Maria, il 24 agosto del 1260 venne ridedicata a san Bartolomeo Apostolo.Nel XVII secolo l'edificio fu rifatto per volontà del pievano Zuane Piloni; nel 1685 fu dotato d'un nuovo altare intitolato alla Madonna del Rosario.Il 1º giugno 1777 la consacrazione venne impartita dal vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustinian.Nel 1815 la chiesa divenne parrocchiale, per la scissione dell'antichissima pieve di Bessica.Tra il 1886 e il 1903 la struttura fu ampliata mediante la realizzazione delle due navate laterali, volute dall'allora parroco don Giovanni Bonazza; vennero pure poste due statue sulla facciata, ma il vescovo Sebastiano Soldati le fece rimuovere perché le riteneva indecenti per un luogo sacro. Tra il 2007 e il 2008 fu restaurato l'organo del 1865 posto in controfacciata; nel 2010 compiendo alcuni lavori di ristrutturazione, furono scoperti i resti dell'antico campanile e venne alla luce un affresco di epoca cinque-seicentesca raffigurante la Madonna in trono con Bambino e con San Sebastiano e San Rocco. La facciata è in stile neoclassico; presenta quattro lesene con capitelli ionici sopra i quali vi è il timpano triangolare. Inoltre, è caratterizzata dalle statue dei santi Antonio da Padova, Domenico, Bartolomeo Apostolo, Caterina e Francesco. L'interno è a tre navate; opere di pregio qui conservate sono gli altari laterali della Madonna col Bambino e della Croce e gli affreschi raffiguranti la Glorificazione di San Bartolomeo Apostolo e San Biagio che prega per la guarigione e di un bambino muto. Loria Diocesi di Treviso Parrocchie della diocesi di Treviso Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Bartolomeo Apostolo Parrocchia di SAN BARTOLOMEO APOSTOLO, su parrocchiemap.it. URL consultato il 25 aprile 2020. LORIA S. Bartolomeo Apostolo , su diocesitv.it. URL consultato il 25 aprile 2020.

Santuario della Beata Vergine delle Cendrole
Santuario della Beata Vergine delle Cendrole

Il santuario della Beata Vergine delle Cendrole è un luogo di culto cattolico situato alle Cendrole, località rurale a nordovest di Riese Pio X, in provincia e diocesi di Treviso; fa parte del vicariato di Castello di Godego. Si tratta della chiesa più antica della zona, precedente alla stessa parrocchiale di Riese. Qualcuno l'ha fatta risalire all'epoca paleocristiana, ritenendola addirittura derivata da un luogo di culto pagano dedicato a Diana o Giunone. Secondo la leggenda, invece, fu costruita dopo un evento miracoloso: una pastorella, ritrovatasi in un bosco in fiamme e circondata dai lupi, fu salvata dalla Vergine che espresse la volontà di realizzare un edificio sacro tracciandone la pianta sulle ceneri dell'incendio. Antica pieve con giurisdizione sulle cappelle circostanti, nel corso del medioevo l'abitato delle Cendrole e la sua chiesa persero d'importanza a favore di Riese. Nel 1280, il trasferimento del fonte battesimale nell'attuale parrocchiale di San Matteo fece definitivamente perdere al santuario il ruolo di chiesa matrice. L'attuale edificio è il risultato della riedificazione in stile neoclassico progettata dall'architetto Ottavio Scotti nel Settecento. Il santuario era uno dei luoghi abitualmente frequentati dal giovane Giuseppe Sarto, futuro papa Pio X. In vista del centenario della morte del santo pontefice, la chiesa è stata radicalmente restaurata; i lavori sono stati ufficialmente conclusi con la messa celebrata dal vescovo di Treviso Gianfranco Agostino Gardin il 7 aprile 2013. Rimangono da finire gli interventi sul campanile che aveva mostrato gravi cedimenti strutturali con la caduta di alcuni pezzi di cornicione. Negli interni si trovano dipinti di varia datazione, dal XVI al XX secolo. Fra tutti, si ricorda una Sant'Eurosia di Noè Bordignon. Sempre all'interno è stato allestito un piccolo museo che espone numerosi oggetti devozionali. Fra la chiesa e il campanile sono stati collocati i resti, alquanto deteriorati, di un'epigrafe romana, murata nell'edificio precedente come materiale di recupero. La lapide riporta l'iscrizione L.VILONIU HH VIR PRAEF T. F. ed è traducibile come "Lucio Vilonio/quadrumviro prefetto/ordinò che fosse fatto per testamento"; si riferisce quindi a un'opera (impossibile determinare di che tipo) realizzata per volere di un governatore, forse, del municipium di Asolo. Organo posto in cantoria sopra l'ingresso principale, senza cassa, a trasmissione meccanica. Composto di un unico manuale di 56 tasti e pedale di 27, fu costruito da Domenico Malvestio nel 1910. Parte del materiale risale al precedente organo di Gaetano Callido del 1770. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul santuario della Beata Vergine delle Cendrole Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Campo di aviazione di Casoni
Campo di aviazione di Casoni

Il campo di aviazione di Casoni fu uno dei primi aeroporti militari d'Italia, il primo aeroporto di Mussolente. Il campo di Casoni era stato ricavato in una zona agricola a sudest dell'abitato e tra la strada che porta a ca' Rainati (lato sud), l'attuale via Aeroporto - precedentemente chiamata «strada Nuova» (lato est) e Villa Bergamo, conosciuta nel periodo come Villa Barbieri. A Casoni alla fine di febbraio 1917 arriva la 22ª Squadriglia fino a metà maggio 1917 che torna alla fine della prima guerra mondiale restando fino al 6 febbraio 1919, il 7 giugno 1917 la 24ª Squadriglia fino al 21 luglio ed a marzo 1918 torna con una sezione fino al 12 luglio, nel giugno 1917 la 26ª Squadriglia che rimane fino al 20 ottobre, il 20 settembre 1917 la 62ª Squadriglia fino al 29 ottobre, il 30 ottobre 1917 la 132ª Squadriglia (il 5 gennaio 1918 il campo di Casoni viene bombardato da aerei che rompono 2 aerei, danneggiando altri 2 e rimane operativo un solo Pomilio PE) fino al 17 febbraio 1918, il 10 novembre 1917 la 114ª Squadriglia fino al 17 febbraio 1918, l'11 novembre 1917 la 113ª Squadriglia (il 5 gennaio un bombardamento su Casoni danneggia 7 SAML) fino al 28 febbraio 1918, il 20 novembre 1917 la 133ª Squadriglia fino al 17 febbraio 1918 ed alla fine di febbraio 1918 la 36ª Squadriglia. Il 17 febbraio 1918 arrivano anche la 76ª Squadriglia caccia e l'81ª Squadriglia aeroplani. Il 16 luglio 1918 arriva il XII Gruppo (poi 12º Gruppo caccia) fino a dicembre 1918 ed il 24 ottobre 1918 arrivano la 2ª e 3ª Sezione della 21ª Squadriglia fino all'8 novembre successivo. I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, AM Ufficio Storico - Roberto Gentilli e Paolo Varriale, 1999

Fonte (Italia)
Fonte (Italia)

Fonte (Font in veneto) è un comune italiano di 5 985 abitanti della provincia di Treviso in Veneto. Si tratta di un comune sparso in quanto sede comunale è la frazione Onè di Fonte. Il toponimo, molto comune, è evidentemente legato alla presenza di una sorgente. Un'altra interpretazione è che il nome Fonte derivi dalla presenza di sorgenti d'acqua terapeutiche in tempi antichi. I numerosi reperti testimoniano che la presenza umana a Fonte risale perlomeno al Neolitico. Gli uomini di questo periodo avrebbero infatti trovato rifugio nelle grotte delle colline asolane, favoriti anche dalla fitta presenza di corsi d'acqua e di sorgenti. Alle civiltà preistoriche succedettero i Protoliguri e sembra che proprio a Fonte si trovasse una dei loro tanti insediamenti sparsi per il bacino del Mediterraneo. Sotto i Romani il territorio dell'attuale Fonte fu compresa nell'agro del municipium di Asolo, come conferma tuttora la disposizione regolare di alcune strade, ricordo dell'antica centuriazione. Numerosi anche i reperti archeologici dell'epoca, soprattutto monumenti funebri, come la Lapide di Velleio (oggi conservata al Museo Civico di Asolo), stele funeraria con le effigi del defunto e della moglie (quest'ultimo andato perduto). L'importanza della zona crebbe in seguito alla costruzione della via Aurelia, che collegava Asolo a Padova. Anche la zona di Fonte fu duramente colpita dalle invasioni barbariche a partire dal V secolo. Secondo la tradizione, nel 452 Attila, a capo degli Unni, distruggeva Asolo. Alle incursioni si aggiunsero anche eventi naturali, come terremoti ed epidemie. Fonte è una delle località coinvolte nelle vicende che, tra l'XI secolo e il XIII secolo, videro come protagonista la potente famiglia degli Ezzelini. Il centro è citato nel computo delle molte proprietà della casata, stilato dopo la sua sconfitta avvenuta nel 1260. Nel periodo in cui Asolo fu capoluogo di cantone nel Dipartimento del Bacchiglione, l'attuale comune di Fonte era compreso nel comune di Asolo. Lo stemma è stato concesso con regio decreto del 25 aprile 1929. Il gonfalone, concesso con regio decreto del 19 ottobre 1933, è un drappo di azzurro. Chiesa della Beata Vergine del Monte Carmelo a Onè Chiesa di San Pietro Apostolo a Fonte Alto Oratorio di Santa Margherita Villa Malombra Villa Muttoni Villa Pasini, un palazzo in stile veneziano del XVII secolo a tre piani Villa Salomon Pisani, del XVI secolo Villa La Staglierona, del XVI secolo Villa Persicini, del XIX secolo Villa Rinaldi, del XVIII secolo Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti nel comune erano 928, ovvero il 15,4% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: Come già accennato, il comune di Fonte è un comune italiano sparso formato dalle due borgate di Fonte Alto ed Onè di Fonte, quest'ultima sede comunale. La frazione si trova a 200 m s.l.m. al confine con i comuni di Pieve del Grappa e di Asolo (frazione di Pagnano) e con la frazione di Onè di Fonte (45°80'43" di latitudine N e 11°86'31" di longitudine E). La chiesa arcipretale di San Pietro Apostolo, raggiungibile con una scalinata di 102 gradini, conserva il soffitto della navata con dipinto di Giovan Battista Canal. Altri luoghi d'interesse sono i ruderi del castello di San Nicolò e villa Pasini. Il patrono del paese è san Pietro, la cui festa si tiene nel mese di giugno. Aree naturali - L'itinerario ciclo-pedonale "Sui Sentieri degli Ezzelini" è un percorso naturalistico che segue il corso del torrente Muson (Musonello) e del torrente Lastego. Inizia a Resana come continuazione dell'itinerario "Muson dei sassi" proveniente da Padova e prosegue verso Fonte e più a nord fino a Pieve del Grappa. Il nome deriva dal veneto ornèr "ontano" e testimonia la presenza di foreste. Vi si trovano la chiesa della Beata Vergine del Monte Carmelo, costruita modernamente in stile neogotico, la villa Badoer, attualmente sede delle suore di Maria Bambina, la villa Bacchis-Nervo, del XVII secolo, in stile veneziano e attualmente sede municipale, villa Malombra-Bellotto, villa Persicini (che ha ospitato il re d'Italia Vittorio Emanuele III). La patrona è la Madonna del Carmine, che si festeggia nel mese di luglio. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fonte Sito ufficiale, su comune.fonte.tv.it.

Memoriale Brion
Memoriale Brion

Il Memoriale Brion, noto anche come Tomba Brion, è un complesso funebre monumentale situato a San Vito, frazione di Altivole, in provincia di Treviso, e facente parte del patrimonio del FAI. All'interno del memoriale sono sepolti i coniugi Onorina Tomasin-Brion e Giuseppe Brion, e lo stesso architetto del complesso Carlo Scarpa insieme alla moglie Ninni Lazzari. Il progetto del complesso funerario monumentale venne commissionato nel 1969 all'architetto veneziano Carlo Scarpa a seguito della morte improvvisa di Giuseppe Brion, fondatore e proprietario della Brionvega, dalla moglie Onorina Tomasin-Brion. L'opera avrebbe dovuto ospitare le sue spoglie, e quelle di alcuni parenti. Sembrerebbe che l'architetto abbia accettato questo lavoro solo dopo la promessa di Rina Brion di non risposarsi mai. Inizialmente la famiglia aveva acquistato un lotto di 68 m² adiacenti al cimitero di Altivole; poi fu aggiunto un "corridoio" di 25 metri per dividere lo spazio da quello del cimitero del paese. Alla fine la superficie a disposizione diventò di 2 400 m² e questo diede modo a Scarpa di ideare un progetto molto più articolato. La leggenda narra che non sia stata una decisione della famiglia Brion di annettere altri lotti di terreno, bensì una richiesta della parte venditrice, che si rifiutava di vendere se non si fosse trattata dell'intera area e che quindi Onorina Brion accettò. L'inizio dei lavori arriva nel 1970, e richiese otto anni di lavoro di Scarpa con svariate modifiche rispetto al progetto iniziale e quasi duemila disegni tracciati dall'architetto del complesso. Nel 1978 Scarpa muore in Giappone cadendo da una scala quando il complesso monumentale non è ancora concluso, ed è proprio il figlio Tobia a volere la tomba del padre all'interno del memoriale a cui stava dedicando anima e corpo. I lavori furono conclusi proprio seguendo i bozzetti di scarpa e la tomba Brion, luogo simbolo dell'amore coniugale, fu fin da subito percepita come un luogo di pace e meditazione, silenzio e bellezza aperto a tutti, concetti in linea con i valori della famiglia Brion. Lo stesso Carlo Scarpa ne parlava così: Presso il memoriale Brion è sepolto lo stesso Carlo Scarpa, insieme alla moglie Nini Lazzari, in un punto discreto di congiunzione tra la sua monumentale creazione e il vecchio cimitero del paese. Nel 2018 Ennio Brion, figlio di Giuseppe e Onorina, ha commissionato il restauro del memoriale all'architetto Guido Pietropoli, allievo di Scarpa che aveva seguito i lavori di realizzazione dell'opera. I lavori sono durati tre anni e si è trattato di un restauro di tipo conservativo. I lavori di restauro sono stati possibili grazie ai 2200 disegni originali di Scarpa, conservati presso il MAXXI - Centro archivi di architettura. Nel 2022 la tomba Brion è stata donata al FAI da Ennio Brion e sua sorella Donatella, assumendo il nome di Memoriale Brion e diventando il 70° bene del FAI. In una recente intervista Pietropoli ha raccontato che inizialmente Onorina Brion avrebbe voluto la tomba del marito a Milano, all'interno del Cimitero Monumentale, perché più vicino al luogo dove allora viveva la famiglia, fu proprio Scarpa, che era amico di famiglia di lunga data, a proporre di costruirla ad Altivole, visto che Brion era nato lì e ci era molto affezionato. La peculiare forma a L rovesciata era semplicemente un escamotage per evitare che venissero costruiti altri edifici vicino, ma poi l'architetto ha sfruttato tutto lo spazio a disposizione. Il complesso funebre è strutturato a forma di "L ribaltata" ed è racchiuso da un muro di cinta inclinato di 60°. La quota del terreno interno al muro di cinta è più alta del terreno della campagna circostante, a simboleggiare il tumulo. È composto da 5 edifici, perlopiù in cemento armato: una lunga costruzione all'ingresso dal cimitero del paese (i propilei); alla sua destra, una vasca d'acqua con un padiglioncino; a sinistra, un arco/ponte con le tombe dei coniugi Brion, verso nord una cappellina addossata al muro di cinta e per ultima, una chiesetta di forma cubica sul braccio della "L" più prossimo al lato d'ingresso dalla strada. Gli edifici e le diverse parti del memoriale sono inframezzati da aree verdi con funzione estetica che evocano i giardini esotici, si trovano semplici prati ma anche canali e specchi d'acqua abitati da ninfee e piante acquatiche che ricordano nello stile i giardini islamici e giapponesi. Tutto intorno al complesso un basso recinto separa la Tomba Brion dalla campagna circostante mantenendolo però visibile a chi passa dalla zona e senza isolarlo dal mondo che lo circonda. Gli elementi più famosi del monumento sono: I propilei: sono l'ingresso alla tomba Brion, posti sul fondo del cimitero di paese. Hanno l'aspetto di un portale che ha sulla parete di fondo il motivo dei due anelli che si intrecciano, uno rivestito di mosaico azzurro e l'altro rosa, a simboleggiare l'amore coniugale. L'arcosolio: si tratta del ponte/arco/pensilina curva che copre i sacelli di Onorina e Giuseppe Brion. I due sarcofagi sono disposti inclinati uno verso l'altro. L'edicola dei familiari: a ovest si trova la cappellina dei parenti, addossata alla parete nord del muro di cinta. La cappella (o tempietto) è situata al centro di una vasca d'acqua nella quale sono collocate forme di calcestruzzo a gradini, quasi a rappresentare le fondamenta affioranti di antichi edifici. Di fianco vi è un piccolo giardino che ospita il camposanto dei parroci del paese. Al centro dell'aula una lastra rettangolare indica la posizione del feretro. (?) Il padiglione della meditazione si presenta come una scatola a cui è stata "tagliata via" la parte inferiore, appare quindi come sospeso nell'aria e sull'acqua. In realtà è sorretto da esili montanti dal profilo spezzato. Luogo magico e dalla tranquillità mistica è volutamente separato del resto del complesso mediante una porta che si abbassa e scompare nell'acqua, azionata da un complesso sistema di cavi e pulegge nascosto all'occhio del visitatore. La recinzione ha una particolare disposizione, il muro di cinta è infatti inclinato di 60 gradi verso l'interno, e il terreno circostante il memoriale è più alto rispetto a quello fuori. La Tomba Brion è riconosciuta come opera d'arte, ed è considerato il lavoro più rappresentativo e più completo di Carlo Scarpa ed in generale dell'architettura del dopoguerra italiano. Il complesso è un capolavoro del modernismo e presenta un connubio di diverse influenze: dall'arte veneziana agli elementi ispirati alle filosofie ed arti orientali. Il percorso e le forme rappresentate da Scarpa in questo monumento vogliono raccontare l'amore puro, che scaturisce dalla profonda conoscenza del sé e solo successivamente nell'unione simbiotica con l'altro, e quindi indissolubile. Questo concetto è presente in tutta l'opera, ma è particolarmente evidente nei due iconici cerchi che si incrociano, visualizzazione dell'incontro e dell'unione dei due opposti in un'unica anima, e traduzione nel linguaggio occidentale della visualizzazione orientale dello Ying e lo Yang. La tomba celebra l'amore puro e immortale che può nascere solo da quest'unione e accompagna il visitatore in una via di meditazione e per certi versi di iniziazione. Sono diversi gli elementi che si rifanno a questo concetto, il gioco di luce naturale nelle diverse stanze sembra spingere il visitatore a perdersi e a scoprire. Negli spazi invece ogni dettaglio immerge il visitatore in un senso di pace e armonia, spingendolo a una meditazione itinerante, come a dire che solo l'amore è in grado di sopravvivere alla perdita e di rendere l'uomo in grado di proseguire il viaggio. Se da una parte il memoriale rappresenta un vero e proprio testamento architettonico in cui Carlo Scarpa ha utilizzato tutto il suo sapere e ha creato il suo capolavoro, dall'altra parte, molto più semplicemente è la celebrazione del valore che l'architetto attribuisce all'amore. La tomba descrive la sintesi della poetica di Scarpa: all'uso del cemento armato in modo decorativo e quasi grafico di cui lui stesso è stato pioniere, perfettamente in linea con il mondo del design, si mischiano elementi naturali che dialogano con la struttura ed elementi di arte classica come l'uso del legno e dei mosaici, nonché forme ispirate da architetture orientali. Il tutto, nonostante la diversità degli elementi, mantiene una forte armonia. È stato utilizzato come location per il film Dune - Parte due di Denis Villeneuve, uscito nel 2024. La produttrice e regista del film, Tanya Lapointe, è stata la prima ad avere il permesso di trasformare il memoriale in un set cinematografico, ha dichiarato in un'intervista che un membro della famiglia Brion aveva letto e apprezzato il primo romanzo del Ciclo di Dune di Frank Herbert che ha ispirato gli omonimi film e così le è stato permesso di filmare in questa location. La sindaca di Altivole si è dichiarata contenta di aver ospitato il set, e poco dopo l'uscita del film oltre 27mila visitatori hanno visitato la Tomba Brion. Memoriae Causa. Carlo Scarpa e il complesso monumentale Brion, regia di Riccardo De Cal, 2007 Memoriae Causa. Carlo Scarpa e il complesso monumentale Brion (trailer). URL consultato il 18 novembre 2022. Oltre la vita delle forme, regia di Francesco Conversano, Nene Grignaffini, 2021 Oltre la vita delle forme – Direzione Generale Creatività Contemporanea, su creativitacontemporanea.beniculturali.it. URL consultato il 18 novembre 2022. Oltre la vita delle forme (2021) | FilmTV.it. URL consultato il 18 novembre 2022. La Tomba Brion di Carlo Scarpa con la partecipazione di Guido Pietropoli de Giulia Depentor, 2023 La Tomba Brion di Carlo Scarpa con la partecipazione di Guido Pietropoli, su spreaker.com. URL consultato il 23 aprile 2023. Carlo Scarpa : la tomba Brion. Altivole: Comune, 2008 Vitale Zanchettin, Carlo Scarpa. Il complesso monumentale Brion, Marsilio, 2005, ISBN 8831788590 Erilde Terenzoni. Carlo Scarpa : i disegni per la Tomba Brion : inventario. Milano: Electa, 2006, ISBN 88-370-4590-5 Guido Guidi, Carlo Scarpa's Tomba Brion, Ostfildern, Hatje Cantz Pub Verlag, 2011, ISBN 9783775726245 Peter Buchanan, Garden of death and dreams, Architectural review, no 1063, sept. 1985 - pp. 54-59 Carlo Scarpa, Tomba Monumentale Brion, Il rilievo 1998, [CD ROM], Dipartimento di Storia dell'Architettura dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, 2000, allegato a Casabella 678(2000) Vincenzo Maria Mattanò, Il progetto e l'evento: Gioacchino Dante Michelangelo Scarpa e i Cerchi Trinitari, Edizioni Progetto Paterno, Paterno Calabro, 2019, ISBN 9788894571608 George Dodds, Monumental Revival. Architect Guido Pietropoli resurrects Carlo Scarpa's revered Brion Memorial in Italy's Veneto, in Architectural Record, v. 210, n. 2, p. 52–57, 2022, ISSN 0003-858X Ennio Brion Brionvega FAI - Fondo per l'Ambiente italiano MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo Carlo Scarpa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su tomba Brion La Tomba Brion di Carlo Scarpa - Comune di Altivole. Immagini della tomba Archiviato il 5 settembre 2013 in Internet Archive.. La Tomba Brion di Carlo Scarpa - Oltremagazine. (EN) Brion-Vega Cemetery - Archiplanet. Filmato della tomba Brion - YouTube. Disegni originari di Carlo Scarpa - Museo di Castelvecchio