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Memoriale Brion

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06 Tomba Brion San Vito d'Altivole, Treviso, Italy Carlo Scarpa FPPL2915
06 Tomba Brion San Vito d'Altivole, Treviso, Italy Carlo Scarpa FPPL2915

Il Memoriale Brion, noto anche come Tomba Brion, è un complesso funebre monumentale situato a San Vito, frazione di Altivole, in provincia di Treviso, e facente parte del patrimonio del FAI. All'interno del memoriale sono sepolti i coniugi Onorina Tomasin-Brion e Giuseppe Brion, e lo stesso architetto del complesso Carlo Scarpa insieme alla moglie Ninni Lazzari. Il progetto del complesso funerario monumentale venne commissionato nel 1969 all'architetto veneziano Carlo Scarpa a seguito della morte improvvisa di Giuseppe Brion, fondatore e proprietario della Brionvega, dalla moglie Onorina Tomasin-Brion. L'opera avrebbe dovuto ospitare le sue spoglie, e quelle di alcuni parenti. Sembrerebbe che l'architetto abbia accettato questo lavoro solo dopo la promessa di Rina Brion di non risposarsi mai. Inizialmente la famiglia aveva acquistato un lotto di 68 m² adiacenti al cimitero di Altivole; poi fu aggiunto un "corridoio" di 25 metri per dividere lo spazio da quello del cimitero del paese. Alla fine la superficie a disposizione diventò di 2 400 m² e questo diede modo a Scarpa di ideare un progetto molto più articolato. La leggenda narra che non sia stata una decisione della famiglia Brion di annettere altri lotti di terreno, bensì una richiesta della parte venditrice, che si rifiutava di vendere se non si fosse trattata dell'intera area e che quindi Onorina Brion accettò. L'inizio dei lavori arriva nel 1970, e richiese otto anni di lavoro di Scarpa con svariate modifiche rispetto al progetto iniziale e quasi duemila disegni tracciati dall'architetto del complesso. Nel 1978 Scarpa muore in Giappone cadendo da una scala quando il complesso monumentale non è ancora concluso, ed è proprio il figlio Tobia a volere la tomba del padre all'interno del memoriale a cui stava dedicando anima e corpo. I lavori furono conclusi proprio seguendo i bozzetti di scarpa e la tomba Brion, luogo simbolo dell'amore coniugale, fu fin da subito percepita come un luogo di pace e meditazione, silenzio e bellezza aperto a tutti, concetti in linea con i valori della famiglia Brion. Lo stesso Carlo Scarpa ne parlava così: Presso il memoriale Brion è sepolto lo stesso Carlo Scarpa, insieme alla moglie Nini Lazzari, in un punto discreto di congiunzione tra la sua monumentale creazione e il vecchio cimitero del paese. Nel 2018 Ennio Brion, figlio di Giuseppe e Onorina, ha commissionato il restauro del memoriale all'architetto Guido Pietropoli, allievo di Scarpa che aveva seguito i lavori di realizzazione dell'opera. I lavori sono durati tre anni e si è trattato di un restauro di tipo conservativo. I lavori di restauro sono stati possibili grazie ai 2200 disegni originali di Scarpa, conservati presso il MAXXI - Centro archivi di architettura. Nel 2022 la tomba Brion è stata donata al FAI da Ennio Brion e sua sorella Donatella, assumendo il nome di Memoriale Brion e diventando il 70° bene del FAI. In una recente intervista Pietropoli ha raccontato che inizialmente Onorina Brion avrebbe voluto la tomba del marito a Milano, all'interno del Cimitero Monumentale, perché più vicino al luogo dove allora viveva la famiglia, fu proprio Scarpa, che era amico di famiglia di lunga data, a proporre di costruirla ad Altivole, visto che Brion era nato lì e ci era molto affezionato. La peculiare forma a L rovesciata era semplicemente un escamotage per evitare che venissero costruiti altri edifici vicino, ma poi l'architetto ha sfruttato tutto lo spazio a disposizione. Il complesso funebre è strutturato a forma di "L ribaltata" ed è racchiuso da un muro di cinta inclinato di 60°. La quota del terreno interno al muro di cinta è più alta del terreno della campagna circostante, a simboleggiare il tumulo. È composto da 5 edifici, perlopiù in cemento armato: una lunga costruzione all'ingresso dal cimitero del paese (i propilei); alla sua destra, una vasca d'acqua con un padiglioncino; a sinistra, un arco/ponte con le tombe dei coniugi Brion, verso nord una cappellina addossata al muro di cinta e per ultima, una chiesetta di forma cubica sul braccio della "L" più prossimo al lato d'ingresso dalla strada. Gli edifici e le diverse parti del memoriale sono inframezzati da aree verdi con funzione estetica che evocano i giardini esotici, si trovano semplici prati ma anche canali e specchi d'acqua abitati da ninfee e piante acquatiche che ricordano nello stile i giardini islamici e giapponesi. Tutto intorno al complesso un basso recinto separa la Tomba Brion dalla campagna circostante mantenendolo però visibile a chi passa dalla zona e senza isolarlo dal mondo che lo circonda. Gli elementi più famosi del monumento sono: I propilei: sono l'ingresso alla tomba Brion, posti sul fondo del cimitero di paese. Hanno l'aspetto di un portale che ha sulla parete di fondo il motivo dei due anelli che si intrecciano, uno rivestito di mosaico azzurro e l'altro rosa, a simboleggiare l'amore coniugale. L'arcosolio: si tratta del ponte/arco/pensilina curva che copre i sacelli di Onorina e Giuseppe Brion. I due sarcofagi sono disposti inclinati uno verso l'altro. L'edicola dei familiari: a ovest si trova la cappellina dei parenti, addossata alla parete nord del muro di cinta. La cappella (o tempietto) è situata al centro di una vasca d'acqua nella quale sono collocate forme di calcestruzzo a gradini, quasi a rappresentare le fondamenta affioranti di antichi edifici. Di fianco vi è un piccolo giardino che ospita il camposanto dei parroci del paese. Al centro dell'aula una lastra rettangolare indica la posizione del feretro. (?) Il padiglione della meditazione si presenta come una scatola a cui è stata "tagliata via" la parte inferiore, appare quindi come sospeso nell'aria e sull'acqua. In realtà è sorretto da esili montanti dal profilo spezzato. Luogo magico e dalla tranquillità mistica è volutamente separato del resto del complesso mediante una porta che si abbassa e scompare nell'acqua, azionata da un complesso sistema di cavi e pulegge nascosto all'occhio del visitatore. La recinzione ha una particolare disposizione, il muro di cinta è infatti inclinato di 60 gradi verso l'interno, e il terreno circostante il memoriale è più alto rispetto a quello fuori. La Tomba Brion è riconosciuta come opera d'arte, ed è considerato il lavoro più rappresentativo e più completo di Carlo Scarpa ed in generale dell'architettura del dopoguerra italiano. Il complesso è un capolavoro del modernismo e presenta un connubio di diverse influenze: dall'arte veneziana agli elementi ispirati alle filosofie ed arti orientali. Il percorso e le forme rappresentate da Scarpa in questo monumento vogliono raccontare l'amore puro, che scaturisce dalla profonda conoscenza del sé e solo successivamente nell'unione simbiotica con l'altro, e quindi indissolubile. Questo concetto è presente in tutta l'opera, ma è particolarmente evidente nei due iconici cerchi che si incrociano, visualizzazione dell'incontro e dell'unione dei due opposti in un'unica anima, e traduzione nel linguaggio occidentale della visualizzazione orientale dello Ying e lo Yang. La tomba celebra l'amore puro e immortale che può nascere solo da quest'unione e accompagna il visitatore in una via di meditazione e per certi versi di iniziazione. Sono diversi gli elementi che si rifanno a questo concetto, il gioco di luce naturale nelle diverse stanze sembra spingere il visitatore a perdersi e a scoprire. Negli spazi invece ogni dettaglio immerge il visitatore in un senso di pace e armonia, spingendolo a una meditazione itinerante, come a dire che solo l'amore è in grado di sopravvivere alla perdita e di rendere l'uomo in grado di proseguire il viaggio. Se da una parte il memoriale rappresenta un vero e proprio testamento architettonico in cui Carlo Scarpa ha utilizzato tutto il suo sapere e ha creato il suo capolavoro, dall'altra parte, molto più semplicemente è la celebrazione del valore che l'architetto attribuisce all'amore. La tomba descrive la sintesi della poetica di Scarpa: all'uso del cemento armato in modo decorativo e quasi grafico di cui lui stesso è stato pioniere, perfettamente in linea con il mondo del design, si mischiano elementi naturali che dialogano con la struttura ed elementi di arte classica come l'uso del legno e dei mosaici, nonché forme ispirate da architetture orientali. Il tutto, nonostante la diversità degli elementi, mantiene una forte armonia. È stato utilizzato come location per il film Dune - Parte due di Denis Villeneuve, uscito nel 2024. La produttrice e regista del film, Tanya Lapointe, è stata la prima ad avere il permesso di trasformare il memoriale in un set cinematografico, ha dichiarato in un'intervista che un membro della famiglia Brion aveva letto e apprezzato il primo romanzo del Ciclo di Dune di Frank Herbert che ha ispirato gli omonimi film e così le è stato permesso di filmare in questa location. La sindaca di Altivole si è dichiarata contenta di aver ospitato il set, e poco dopo l'uscita del film oltre 27mila visitatori hanno visitato la Tomba Brion. Memoriae Causa. Carlo Scarpa e il complesso monumentale Brion, regia di Riccardo De Cal, 2007 Memoriae Causa. Carlo Scarpa e il complesso monumentale Brion (trailer). URL consultato il 18 novembre 2022. Oltre la vita delle forme, regia di Francesco Conversano, Nene Grignaffini, 2021 Oltre la vita delle forme – Direzione Generale Creatività Contemporanea, su creativitacontemporanea.beniculturali.it. URL consultato il 18 novembre 2022. Oltre la vita delle forme (2021) | FilmTV.it. URL consultato il 18 novembre 2022. La Tomba Brion di Carlo Scarpa con la partecipazione di Guido Pietropoli de Giulia Depentor, 2023 La Tomba Brion di Carlo Scarpa con la partecipazione di Guido Pietropoli, su spreaker.com. URL consultato il 23 aprile 2023. Carlo Scarpa : la tomba Brion. Altivole: Comune, 2008 Vitale Zanchettin, Carlo Scarpa. Il complesso monumentale Brion, Marsilio, 2005, ISBN 8831788590 Erilde Terenzoni. Carlo Scarpa : i disegni per la Tomba Brion : inventario. Milano: Electa, 2006, ISBN 88-370-4590-5 Guido Guidi, Carlo Scarpa's Tomba Brion, Ostfildern, Hatje Cantz Pub Verlag, 2011, ISBN 9783775726245 Peter Buchanan, Garden of death and dreams, Architectural review, no 1063, sept. 1985 - pp. 54-59 Carlo Scarpa, Tomba Monumentale Brion, Il rilievo 1998, [CD ROM], Dipartimento di Storia dell'Architettura dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, 2000, allegato a Casabella 678(2000) Vincenzo Maria Mattanò, Il progetto e l'evento: Gioacchino Dante Michelangelo Scarpa e i Cerchi Trinitari, Edizioni Progetto Paterno, Paterno Calabro, 2019, ISBN 9788894571608 George Dodds, Monumental Revival. Architect Guido Pietropoli resurrects Carlo Scarpa's revered Brion Memorial in Italy's Veneto, in Architectural Record, v. 210, n. 2, p. 52–57, 2022, ISSN 0003-858X Ennio Brion Brionvega FAI - Fondo per l'Ambiente italiano MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo Carlo Scarpa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su tomba Brion La Tomba Brion di Carlo Scarpa - Comune di Altivole. Immagini della tomba Archiviato il 5 settembre 2013 in Internet Archive.. La Tomba Brion di Carlo Scarpa - Oltremagazine. (EN) Brion-Vega Cemetery - Archiplanet. Filmato della tomba Brion - YouTube. Disegni originari di Carlo Scarpa - Museo di Castelvecchio

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San Vito (Altivole)
San Vito (Altivole)

San Vito (San Vì in veneto) è una frazione del comune di Altivole, in provincia di Treviso. San Vito si colloca nella pianura a sud di Asolo, a ovest del capoluogo Altivole, a nord di Riese Pio X e a est di Spineda. Il territorio della frazione è prevalentemente agricolo, occupato da vaste campagne, col centro abitato raggruppato all'incrocio tra le più importanti vie: via Asolana e via Castellana collegano in direzione nord-sud Asolo e Riese, via Rosina e via Brioni in direzione ovest-est congiungono Spineda e Altivole. San Vito fu abitata già in epoca romana. In passato fu spesso chiamata San Vito d'Asolo anziché San Vito di Altivole, ma il nome non deve trarre in errore: in quel periodo si dava tanta importanza ad Asolo e fu associato ad Asolo qualsiasi borgo fosse nei dintorni: Paderno d'Asolo, San Vito d'Asolo. La chiesa parrocchiale di San Vito è un esempio di architettura neoclassica, dall'imponente facciata tripartita da lunghe semicolonne corinzie, sopra le quali poggia un grande timpano dentellato, sui cui vertici campeggiano tre statue di santi. Nel secondo Novecento si lega a San Vito uno dei maggiori architetti italiani, Carlo Scarpa: annessa al cimitero del paese, egli realizza una delle sue maggiori opere: le sepolture della famiglia locale dei Brion. Monumento di grande rilievo artistico, suggestiona il visitatore attraverso l'alchimia dell'acqua, del manto erboso e delle murature delle tombe. Lo stesso architetto è qui sepolto. Un importante complesso di villa veneta occupa il territorio a ovest della chiesa parrocchiale, al di là della via Asolana: si tratta di Villa Giauna Bernardo, le cui parti più antiche risalgono al XVII secolo, poi ampliate e rimaneggiate nei secoli successivi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Vito

Santuario della Beata Vergine delle Cendrole
Santuario della Beata Vergine delle Cendrole

Il santuario della Beata Vergine delle Cendrole è un luogo di culto cattolico situato alle Cendrole, località rurale a nordovest di Riese Pio X, in provincia e diocesi di Treviso; fa parte del vicariato di Castello di Godego. Si tratta della chiesa più antica della zona, precedente alla stessa parrocchiale di Riese. Qualcuno l'ha fatta risalire all'epoca paleocristiana, ritenendola addirittura derivata da un luogo di culto pagano dedicato a Diana o Giunone. Secondo la leggenda, invece, fu costruita dopo un evento miracoloso: una pastorella, ritrovatasi in un bosco in fiamme e circondata dai lupi, fu salvata dalla Vergine che espresse la volontà di realizzare un edificio sacro tracciandone la pianta sulle ceneri dell'incendio. Antica pieve con giurisdizione sulle cappelle circostanti, nel corso del medioevo l'abitato delle Cendrole e la sua chiesa persero d'importanza a favore di Riese. Nel 1280, il trasferimento del fonte battesimale nell'attuale parrocchiale di San Matteo fece definitivamente perdere al santuario il ruolo di chiesa matrice. L'attuale edificio è il risultato della riedificazione in stile neoclassico progettata dall'architetto Ottavio Scotti nel Settecento. Il santuario era uno dei luoghi abitualmente frequentati dal giovane Giuseppe Sarto, futuro papa Pio X. In vista del centenario della morte del santo pontefice, la chiesa è stata radicalmente restaurata; i lavori sono stati ufficialmente conclusi con la messa celebrata dal vescovo di Treviso Gianfranco Agostino Gardin il 7 aprile 2013. Rimangono da finire gli interventi sul campanile che aveva mostrato gravi cedimenti strutturali con la caduta di alcuni pezzi di cornicione. Negli interni si trovano dipinti di varia datazione, dal XVI al XX secolo. Fra tutti, si ricorda una Sant'Eurosia di Noè Bordignon. Sempre all'interno è stato allestito un piccolo museo che espone numerosi oggetti devozionali. Fra la chiesa e il campanile sono stati collocati i resti, alquanto deteriorati, di un'epigrafe romana, murata nell'edificio precedente come materiale di recupero. La lapide riporta l'iscrizione L.VILONIU HH VIR PRAEF T. F. ed è traducibile come "Lucio Vilonio/quadrumviro prefetto/ordinò che fosse fatto per testamento"; si riferisce quindi a un'opera (impossibile determinare di che tipo) realizzata per volere di un governatore, forse, del municipium di Asolo. Organo posto in cantoria sopra l'ingresso principale, senza cassa, a trasmissione meccanica. Composto di un unico manuale di 56 tasti e pedale di 27, fu costruito da Domenico Malvestio nel 1910. Parte del materiale risale al precedente organo di Gaetano Callido del 1770. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul santuario della Beata Vergine delle Cendrole Santuario della Beata Vergine delle Cendrole, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.