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Castello Mackenzie

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Genova Castello Mackenzie DSCF8940
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Il castello Mackenzie di Genova è un maniero situato nel quartiere residenziale di Castelletto, in prossimità di piazza Manin e della stazione del trenino di Casella, a 100 metri sul livello del mare. Censito come spazio per la cultura in occasione di Genova capitale europea della cultura 2004, nell'autunno 2006 è stato una delle sedi del Festival della Scienza.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Castello Mackenzie (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Castello Mackenzie
Mura di San Bartolomeo, Genova Castelletto

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 44.415322 ° E 8.947222 °
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Indirizzo

Mura di San Bartolomeo

Mura di San Bartolomeo
16137 Genova, Castelletto
Liguria, Italia
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Genova Castello Mackenzie DSCF8940
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Luoghi vicini

Villa Gropallo dello Zerbino
Villa Gropallo dello Zerbino

Villa Balbi Durazzo Gropallo "Dello Zerbino" è una storica dimora cinquecentesca italiana, situata nel quartiere di Castelletto, in un'area che, quando la villa fu costruita, si trovava al di fuori delle mura cittadine ed era incolta (in Lingua ligure zerbo, da cui deriva il toponimo "Zerbino"). Costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano e Giovanni Battista Balbi, nel Settecento passò a Marcello III Durazzo, quindi alla famiglia Gropallo. È di proprietà della famiglia Castelbarco Albani, utilizzata come sede di riunioni ed eventi. La villa fu costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano Balbi, ambasciatore a Milano, e Giovanni Battista Balbi. Passata nel Settecento a Marcello III Durazzo, all'inizio dell'Ottocento fu rinnovata dall'architetto genovese Emanuele Andrea Tagliafichi, che si dedicò in particolare alla risistemazione del parco. Durante l'espansione urbana ottocentesca, la villa e il suo parco non furono toccate e la città circonda oggi la villa senza comprometterne l'unità monumentale. Alla fine dell'Ottocento, la villa passò alla famiglia Gropallo fino al 1995, quando l'ultima discendente, la marchesa Laura Gropallo della Sforzesca, la lasciò ai figli Cesare e Marcello Castelbarco Albani. La villa oggi viene affittata come sede di riunioni ed eventi. L'architettura della villa segue la tradizionale tripartizione alessiana della facciata. Anche l'impostazione interna è tradizionale, con ambienti centrati attorno alle stanze principali. La decorazione interna, ancora ben preservata, include gli affreschi secenteschi al piano nobile di Domenico Piola e Gregorio De Ferrari, quest'ultimo l'autore dell'affresco del salone centrale, rappresentante Il Tempo e le Stagioni. Il piano terra, rinnovato in stile neoclassico dal Tagliafichi nel Settecento, ha una grande sala aperta al giardino, decorata da Giovanni Barabino e Michele Canzio. Il parco fu rimodellato all'inizio dell'Ottocento dal Tagliafichi, con terrazzamenti, scaloni, un ninfeo e una grotto romantica. Il nobile Ippolito Durazzo, ritiratosi a vita privata dopo la caduta della Repubblica di Genova nel 1815, si dedicò alla ricerca botanica e contribuì ad abbellire il giardino con molte specie pregiate. Il giardino e la villa nelle foto di Paolo Monti, 1964 Catalogo delle Ville Genovesi, Genova, Italia Nostra, 1969, pp. 118-131. Riccardo Luccardini, La Circonvallazione a Monte. Genova. Storia dell'espansione urbana dell'Ottocento, Genova, SAGEP, 2012, p. 52, ISBN 9788863731965. Martin-Pierre Gauthier, Les plus beaux edifices de la ville de Genes, Paris, 1832, II, tav. 1-6. Guida d'Italia Liguria, Touring Club Italiano, 2009, p. 182. Ville di Genova Genova Villa delle Peschiere Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Gropallo dello Zerbino Villa Gropallo dello Zerbino, su fosca.unige.it. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2018). Villa Gropallo dello Zerbino, su arte.it.

Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni
Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni

La chiesa di San Bartolomeo degli Armeni è un edificio religioso del quartiere Castelletto di Genova in piazza San Bartolomeo degli Armeni. La chiesa fu fondata nel 1308 da alcuni monaci basiliani provenienti dalla Montagna Nera (Armenia meridionale), invasa dai Turchi. Dell'edificio originario, probabilmente a pianta centrale, è rimasta la parte absidale, con la cupola e la cappella sinistra della testata; quella di destra, dedicata a san Pantaleo, fu distrutta nel 1883, quando fu costruito un edificio di civile abitazione che chiude la chiesa da due lati (facciata e fianco destro) nascondendone le strutture esterne, delle quali emerge soltanto il campanile. Il tempio venne notevolmente trasformato nel 1595, quando fu allungato, aggiungendo all'abside un'ampia navata unica, che risulta molto più alta della costruzione primitiva; passato nel 1650 ai barnabiti, che la officiano tuttora, fu nuovamente ristrutturato nel 1775. La storia della chiesa è strettamente legata alle vicende della reliquia del "Santo Volto di Edessa" o Mandylion: un lino dipinto a tempera raffigurante il Cristo, che il doge di Genova Leonardo Montaldo ricevette dall'imperatore di Costantinopoli e donò ai monaci dl San Bartolomeo nel 1388. Inserito in una preziosa cornice in filigrana d'oro e d'argento - capolavoro dell'oreficeria bizantina - viene esposto durante la settimana successiva alla domenica di Pentecoste. Il lino è chiamato “santo mandillo” a Genova, ma la sua originalità è ancora fonte di discussione tra gli studiosi. Ricco il corredo decorativo, in gran parte legato alla sacra reliquia. Tra gli affreschi: Gesù consegna ad Anania le sue impronte, di Giovanni Battista Paggi (XVI secolo) sulla volta del vestibolo; Storie del Santo Sudario di Orazio De Ferrari, G.B. Paggi e Giulio Benso nella controfacciata e sulla parete laterale destra; notevolissimo, sulla volta, il Martirio di San Bartolomeo di Lazzaro Tavarone (1596). Tra i quadri spiccano un'Annunciazione di G.B. Paggi, il Miracolo del cieco di Gerico di Orazio De Ferrari e il ritratto del Beato Alessandro Sauli di Giacomo Boni (1745). Sull'altare maggiore, il trittico di Turino Vanni (1415) con Madonna e santi e Storie di san Bartolomeo nella predella; alle pareti del presbiterio, Resurrezione (1559) e Ascensione (1561), tavole di Luca Cambiaso, e Angeli di Domenico Piola. Da segnalare ancora due crocifissi, quello ligneo di Anton Maria Maragliano e il grande Crocifisso ligneo barocco dell'abside attribuito a Giovanni Battista Bissoni. Alla chiesa primitiva appartengono gli affreschi quattrocenteschi posti nel vestibolo della sagrestia, con Storie della Passione, Crocifissione, Evangelisti e Dottori della Chiesa. Nella chiesa inoltre è custodita la reliquia del piede di san Bartolomeo. Nadia Pazzini Paglieri, Rinangelo Paglieri, Chiese in Liguria, Genova, Sagep Editrice, 1990, ISBN 88-7058-361-9. Genova Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Bartolomeo degli Armeni Approfondimenti sulla chiesa, su irolli.it.

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Genova)
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (Genova)

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo è un edificio religioso nei pressi della stazione di Genova Brignole, in salita delle Fieschine, e la sua comunità parrocchiale fa parte del vicariato di Carignano-Foce dell'arcidiocesi di Genova. Voluto principalmente dal cardinale Placido Maria Tadini, assieme ad altre personalità del clero genovese, il convitto fu istituito nel 1841 e ufficialmente inaugurato il 15 aprile del 1842 nella sede provvisoria sulle alture del quartiere di Granarolo. Trasferito nel 1843 presso le mura di Santa Chiara e ancora, nel 1848, in una casa presso Brignole, il primo edificio della chiesa prese corpo dal 1872 sulla collina di Montesano. Fu il progetto dell'ingegnere Giovanni Novella, nel 1874, a dare forma all'odierna chiesa; quest'ultima si presenta rotonda a forma di piccolo tempio e con soprastante cupola. Il 21 giugno dello stesso anno venne consacrata dall'arcivescovo genovese Salvatore Magnasco. Eretta in vicaria autonoma con il decreto arcivescovile del 21 gennaio 1961, fu elevata al titolo di parrocchiale dal 16 novembre 1968. Al suo interno sono conservate opere dei pittori Dino Beroggio e Nicola Fava (I quattro evangelisti nei peducci della cupola) e il gruppo ligneo dello scultore rapallese Antonio Canepa raffigurante Nostra Signora della Guardia. Sono presenti inoltre due tele ad olio rappresentanti la Sacra Famiglia e la Pietà del pittore genovese Francesco Romanello. Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Pietro e Paolo Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010).

Stadio Luigi Ferraris
Stadio Luigi Ferraris

Lo stadio Luigi Ferraris è un impianto sportivo di Genova. Colloquialmente noto anche come stadio di Marassi dal nome del quartiere genovese dove sorge, è il più antico impianto calcistico d'Italia in attività al 2024, essendo stato inaugurato nel 1911. Ha una capienza di 33 205 posti dopo la ristrutturazione del 2019 della tribuna superiore, che ha ridotto i precedenti circa 36 599. Nel suo periodo di capacità massima era in grado di ospitare circa 60 000 spettatori. Il Ferraris è sede degli incontri interni delle due maggiori squadre di calcio cittadine, il Genoa e la Sampdoria. Di proprietà comunale, è dal 2016 al 2022 in gestione alla società Luigi Ferraris s.r.l., paritariamente posseduta dai due club calcistici cittadini che ne usufruiscono. L'impianto fu sottoposto a diverse ristrutturazioni, la più importante delle quali tra il 1987 e il 1989, quando fu adeguato per ospitare incontri del campionato mondiale di calcio 1990 del quale l'Italia fu Paese organizzatore; in tale occasione divenne uno stadio completamente coperto e, per permettere l'uso della struttura in maniera continuativa, non esistendo in città altri impianti idonei a sostenere l'affluenza, singole sezioni della stessa furono demolite e ricostruite a turno onde avere sempre settori agibili. A livello internazionale ha ospitato numerosi incontri della nazionale italiana di calcio e talora anche di quella di rugby, nonché alcuni concerti musicali.