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Torre San Bernardino

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Staglieno torre S Bernardino
Staglieno torre S Bernardino

Torre San Bernardino (205 m s.l.m.) situata sulle alture di Castelletto, è una delle torri ottocentesche costruite a difesa del nucleo della città di Genova. La sua costruzione iniziò intorno al 1820. Terminata cinque anni dopo, la torre fu impiegata prevalentemente come postazione avanzata della vicina porta San Bernardino.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Torre San Bernardino (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Torre San Bernardino
Via San Pantaleo, Genova San Pantaleo

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Latitudine Longitudine
N 44.417708333333 ° E 8.9434027777778 °
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Indirizzo

Torre San Bernardino

Via San Pantaleo
16137 Genova, San Pantaleo
Liguria, Italia
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Staglieno torre S Bernardino
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Luoghi vicini

Chiesa di San Paolo (Genova)
Chiesa di San Paolo (Genova)

La chiesa di San Paolo è un edificio religioso di Genova, nel quartiere di Castelletto in via Acquarone, e la sua comunità parrocchiale fa parte del vicariato di Castelletto dell'arcidiocesi di Genova. La proposta di costruire a Genova una chiesa dedicata a San Paolo di Tarso fu presentata da mons. Enrico Lagomarsino al cardinale Carlo Dalmazio Minoretti nel 1936, in seguito al discorso tenuto da papa Pio XI in occasione del diciannovesimo centenario della conversione di San Paolo. Il progetto della chiesa fu elaborato nel 1937 dall'architetto Pietro Fineschi e completato dal figlio Alfonso Fineschi. Il terreno fu donato dai conti Bruzzo, mentre l'apertura della piazza e i collegamenti viari furono realizzati con apposite raccolte di fondi. A causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, l'edificazione dell'attuale chiesa poté iniziare soltanto il 7 ottobre 1956. La chiesa fu aperta al culto il 31 ottobre 1959 e consacrata il 28 giugno 1960. La parrocchia fu eretta con decreto arcivescovile il 12 agosto 1939 e fu inizialmente basata in una piccola cappella inaugurata dal cardinale Pietro Boetto. La chiesa è ad un'unica navata a croce latina. All'interno sono conservati un crocifisso in bronzo nel presbiterio e una statua bronzea raffigurante San Paolo dello scultore Giovanni Battista Airaldi, e un dipinto del Sacro Cuore di Gesù, opera del pittore Mattia Traverso Tomaso Pastorino, Storia delle strade di Genova, vol. 1, Genova, Edizioni Tolozzi, 1973, p. 9. Storia della Parrocchia di San Paolo, su Parrocchia di San Paolo Genova. Culto e arte, su Parrocchia di San Paolo Genova. Arcidiocesi di Genova Castelletto (Genova) Via Acquarone (Genova) Villa Madre Cabrini Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Paolo Sito ufficiale, su sanpaologenova.it. Chiesa di San Paolo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Approfondimenti sul sito dell'Arcidiocesi di Genova, su diocesi.genova.it (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2010).

Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni
Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni

La chiesa di San Bartolomeo degli Armeni è un edificio religioso del quartiere Castelletto di Genova in piazza San Bartolomeo degli Armeni. La chiesa fu fondata nel 1308 da alcuni monaci basiliani provenienti dalla Montagna Nera (Armenia meridionale), invasa dai Turchi. Dell'edificio originario, probabilmente a pianta centrale, è rimasta la parte absidale, con la cupola e la cappella sinistra della testata; quella di destra, dedicata a san Pantaleo, fu distrutta nel 1883, quando fu costruito un edificio di civile abitazione che chiude la chiesa da due lati (facciata e fianco destro) nascondendone le strutture esterne, delle quali emerge soltanto il campanile. Il tempio venne notevolmente trasformato nel 1595, quando fu allungato, aggiungendo all'abside un'ampia navata unica, che risulta molto più alta della costruzione primitiva; passato nel 1650 ai barnabiti, che la officiano tuttora, fu nuovamente ristrutturato nel 1775. La storia della chiesa è strettamente legata alle vicende della reliquia del "Santo Volto di Edessa" o Mandylion: un lino dipinto a tempera raffigurante il Cristo, che il doge di Genova Leonardo Montaldo ricevette dall'imperatore di Costantinopoli e donò ai monaci dl San Bartolomeo nel 1388. Inserito in una preziosa cornice in filigrana d'oro e d'argento - capolavoro dell'oreficeria bizantina - viene esposto durante la settimana successiva alla domenica di Pentecoste. Il lino è chiamato “santo mandillo” a Genova, ma la sua originalità è ancora fonte di discussione tra gli studiosi. Ricco il corredo decorativo, in gran parte legato alla sacra reliquia. Tra gli affreschi: Gesù consegna ad Anania le sue impronte, di Giovanni Battista Paggi (XVI secolo) sulla volta del vestibolo; Storie del Santo Sudario di Orazio De Ferrari, G.B. Paggi e Giulio Benso nella controfacciata e sulla parete laterale destra; notevolissimo, sulla volta, il Martirio di San Bartolomeo di Lazzaro Tavarone (1596). Tra i quadri spiccano un'Annunciazione di G.B. Paggi, il Miracolo del cieco di Gerico di Orazio De Ferrari e il ritratto del Beato Alessandro Sauli di Giacomo Boni (1745). Sull'altare maggiore, il trittico di Turino Vanni (1415) con Madonna e santi e Storie di san Bartolomeo nella predella; alle pareti del presbiterio, Resurrezione (1559) e Ascensione (1561), tavole di Luca Cambiaso, e Angeli di Domenico Piola. Da segnalare ancora due crocifissi, quello ligneo di Anton Maria Maragliano e il grande Crocifisso ligneo barocco dell'abside attribuito a Giovanni Battista Bissoni. Alla chiesa primitiva appartengono gli affreschi quattrocenteschi posti nel vestibolo della sagrestia, con Storie della Passione, Crocifissione, Evangelisti e Dottori della Chiesa. Nella chiesa inoltre è custodita la reliquia del piede di san Bartolomeo. Nadia Pazzini Paglieri, Rinangelo Paglieri, Chiese in Liguria, Genova, Sagep Editrice, 1990, ISBN 88-7058-361-9. Genova Arcidiocesi di Genova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Bartolomeo degli Armeni Approfondimenti sulla chiesa, su irolli.it.

Villa Gropallo dello Zerbino
Villa Gropallo dello Zerbino

Villa Balbi Durazzo Gropallo "Dello Zerbino" è una storica dimora cinquecentesca italiana, situata nel quartiere di Castelletto, in un'area che, quando la villa fu costruita, si trovava al di fuori delle mura cittadine ed era incolta (in Lingua ligure zerbo, da cui deriva il toponimo "Zerbino"). Costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano e Giovanni Battista Balbi, nel Settecento passò a Marcello III Durazzo, quindi alla famiglia Gropallo. È di proprietà della famiglia Castelbarco Albani, utilizzata come sede di riunioni ed eventi. La villa fu costruita fra il 1599 e il 1603 come residenza estiva dei nobili genovesi Stefano Balbi, ambasciatore a Milano, e Giovanni Battista Balbi. Passata nel Settecento a Marcello III Durazzo, all'inizio dell'Ottocento fu rinnovata dall'architetto genovese Emanuele Andrea Tagliafichi, che si dedicò in particolare alla risistemazione del parco. Durante l'espansione urbana ottocentesca, la villa e il suo parco non furono toccate e la città circonda oggi la villa senza comprometterne l'unità monumentale. Alla fine dell'Ottocento, la villa passò alla famiglia Gropallo fino al 1995, quando l'ultima discendente, la marchesa Laura Gropallo della Sforzesca, la lasciò ai figli Cesare e Marcello Castelbarco Albani. La villa oggi viene affittata come sede di riunioni ed eventi. L'architettura della villa segue la tradizionale tripartizione alessiana della facciata. Anche l'impostazione interna è tradizionale, con ambienti centrati attorno alle stanze principali. La decorazione interna, ancora ben preservata, include gli affreschi secenteschi al piano nobile di Domenico Piola e Gregorio De Ferrari, quest'ultimo l'autore dell'affresco del salone centrale, rappresentante Il Tempo e le Stagioni. Il piano terra, rinnovato in stile neoclassico dal Tagliafichi nel Settecento, ha una grande sala aperta al giardino, decorata da Giovanni Barabino e Michele Canzio. Il parco fu rimodellato all'inizio dell'Ottocento dal Tagliafichi, con terrazzamenti, scaloni, un ninfeo e una grotto romantica. Il nobile Ippolito Durazzo, ritiratosi a vita privata dopo la caduta della Repubblica di Genova nel 1815, si dedicò alla ricerca botanica e contribuì ad abbellire il giardino con molte specie pregiate. Il giardino e la villa nelle foto di Paolo Monti, 1964 Catalogo delle Ville Genovesi, Genova, Italia Nostra, 1969, pp. 118-131. Riccardo Luccardini, La Circonvallazione a Monte. Genova. Storia dell'espansione urbana dell'Ottocento, Genova, SAGEP, 2012, p. 52, ISBN 9788863731965. Martin-Pierre Gauthier, Les plus beaux edifices de la ville de Genes, Paris, 1832, II, tav. 1-6. Guida d'Italia Liguria, Touring Club Italiano, 2009, p. 182. Ville di Genova Genova Villa delle Peschiere Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Gropallo dello Zerbino Villa Gropallo dello Zerbino, su fosca.unige.it. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 25 marzo 2018). Villa Gropallo dello Zerbino, su arte.it.

Villa Madre Cabrini
Villa Madre Cabrini

Villa Madre Cabrini, già Villa Acquarone o Palazzo Acquarone, è situata in via Acquarone e salita Bachernia nel quartiere collinare di Castelletto, in posizione panoramica sulla città e il golfo di Genova, a breve distanza dalla silenziosa e appartata piazza Sant'Anna. Dal nucleo iniziale di origine settecentesca, in seguito a successive modificazioni ha acquisito le forme esterne attuali in stile eclettico. Nel corso della sua storia, la villa ha rivestito un ruolo importante nello sviluppo e nella vita culturale del quartiere. Nel Settecento, il suo nucleo originario fu una delle prime ville suburbane nell'antico villaggio di Bachernia, all'epoca ancora essenzialmente rurale. Nell'Ottocento, Villa Acquarone e il suo proprietario dell'epoca, Pietro Acquarone, II conte d'Acquarone, furono strumentali all'espansione urbana a nord di Ponte Caffaro e alla fondazione di via Acquarone, un quartiere economicamente e culturalmente molto attivo. Nel 1890, la villa diede i natali a Pietro d'Acquarone, IV conte e I duca d'Acquarone, futuro generale di brigata, uomo d'affari, senatore del Regno e Ministro della Real Casa del Regno d'Italia dal 1939 al 1944, il quale svolse un ruolo chiave negli eventi che portarono alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943. Agli inizi del Novecento, Villa Acquarone fu ceduta dalla famiglia Acquarone alle suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù che ne mutarono il nome in Villa Madre Cabrini in onore della fondatrice. La villa divenne cosi un centro educativo e culturale di primaria importanza, che in parte continua nella sua dipendenza a levante di Salita Bachernia, oggi conosciuta come Scuola San Paolo, mentre l'edificio principale è stato riconvertito ad uso residenziale. Dal punto di vista architettonico, la villa presenta interessanti strutture settecentesche ancora visibili all'interno e accurate finiture in stile neogotico ed eclettico all'esterno. Il nucleo iniziale di probabile origine settecentesca - con ingresso voltato a crociera e piano nobile - fu edificato come abitazione suburbana nei pressi della cinquecentesca chiesa di Sant'Anna, fra le Mura del Barbarossa e le Mura Nuove, collegato al centro città dalla creuza che dal Portello sale a Mura delle Chiappe. Un tempo la zona era identificata con il fitonimo Bachernia, che ancora oggi dà il nome alla creuza in questo tratto, richiamando le bacche degli arbusti selvatici di rosa canina che vi crescevano in abbondanza. Di proprietà' della famiglia dei conti Acquarone, in seguito duchi d'Acquarone, la villa era nota come Villa Acquarone o Palazzo Acquarone e fu modificata e rialzata nel tempo, in particolare con l'aggiunta del quarto piano - di cui esistono testimonianze fotografiche risalenti alla seconda metà dell'Ottocento - e di un imponente corpo di fabbrica retrostante al nucleo originario. La villa era circondata da un ampio parco, una parte del quale era adibita all'allevamento bovino, la cui produzione di latte era venduta nella "vaccheria" adiacente alla stazione di monte della Funicolare Sant'Anna. Nel 1886, il suo proprietario, Pietro Acquarone, II conte d'Acquarone, diede un fondamentale impulso alla costruzione di via Acquarone, decidendo di procedere a suo rischio all'edificazione dell'alto muro di sostegno nella parte inferiore del parco della villa. Sebbene il parco sia stato ridimensionato durante l'espansione urbana ottocentesca dalla costruzione di corso Paganini e di via Acquarone, oggi la villa ne possiede ancora una porzione significativa, in parte carrabile e in parte alberata. Agli inizi del Novecento la villa assunse l'aspetto attuale con l'aggiunta del quinto piano e con il rifacimento delle facciate in stile neogotico ed eclettico; lavori ultimati sotto la committenza di Luigi Filippo Acquarone, III conte d'Acquarone, come testimoniato dal monogramma 'LFA' sui cancelli e sulle lunette dei portoni. Nel 1890, la villa diede i natali a Pietro d'Acquarone, IV conte e I duca d'Acquarone, il quale, dopo aver combattuto in Libia nel 1913 e nella Prima Guerra Mondiale (medaglia di bronzo al Falzarego nel 1915 e medaglia d'argento a Monfalcone nel 1916), abbandonò la carriera militare nel 1924 con il grado di generale di brigata di cavalleria per dedicarsi alla gestione degli affari di famiglia. Divenuto Senatore del Regno dal 1934 e Ministro della Real Casa dal 1939 al 1944, svolse un ruolo chiave negli eventi che portarono alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943. Nel 1917, la famiglia Acquarone cedette la villa alle suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù di Santa Francesca Saverio Cabrini M.S.C., che la rinominarono Villa Madre Cabrini in onore della fondatrice e vi trasferirono il collegio scolastico con semiconvitto fondato a Genova in altra sede nel 1893. L’affermazione e lo sviluppo di questa casa è legato a Suor Francesca Saverio Savona M.S.C., che ne divenne Direttrice nel 1931. Nel 1934 il complesso scolastico fu ingrandito con un secondo edificio costruito dalla parte opposta di Salita Bachernia, a lato della stazione di monte dell'Ascensore Magenta/Crocco. Nel 1938 l'istituto ottenne il riconoscimento del titolo di Liceo. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, le suore dovettero temporaneamente lasciare il complesso scolastico, che fu parzialmente colpito durante i bombardamenti sulla città. Nel 1945 iniziò l'opera di ripristino e presto l'attivita didattica poté ricominciare. Negli anni Ottanta del Novecento la villa fu venduta a privati, restaurata e trasformata in condominio residenziale, destinazione d'uso che mantiene tuttora. La dipendenza e la porzione di parco a levante della Salita Bachernia sono stati ceduti al Comune e ospitano oggi la Scuola San Paolo, con accesso da Via Francesca Cabrini. Rinaldo Luccardini, La Circonvallazione a Monte. Genova. Storia dell'espansione urbana dell'Ottocento, SAGEP 2012, ISBN 978-88-6373-196-5 Tomaso Pastorino, Dizionario delle strade di Genova, Tolozzi 1968. Corinna Praga, Andar per creuse. Oltre il centro storico vol.2. Itinerari dal Portello, dal Vico della Croce Bianca e da Via Balbi verso la Porta delle Chiappe, ERGA 2016, ISBN 8881639335. Eclettismo Architettura neogotica Ville di Genova Castelletto Via Acquarone (Genova) Famiglia Acquarone Pietro d'Acquarone, Ministro della Real Casa Chiesa di Sant'Anna (Genova, Bachernia) Funicolare Sant'Anna di Genova Missionarie del Sacro Cuore di Gesù Santa Francesca Saverio Cabrini Francesca Saverio Savona Scuola San Paolo di Castelletto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Madre Cabrini