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Mulino Vettabbia

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Mulino Vettabbia 6, ristrutturazione abitativa P1160115
Mulino Vettabbia 6, ristrutturazione abitativa P1160115

Il mulino Vettabbia è un mulino ad acqua del XVII secolo situato a Milano sul lato destro delle acque del naviglio Vettabbia, tra via Rutilia e via Serio. Il naviglio Vettabbia, subito dopo il ponte di via Ripamonti nei pressi della fondazione Prada, si biforca in due rami, di cui quello di destra va ad alimentare l'antico mulino, che per questo motivo è anche chiamato mulino Vettabbia, alla sua destra, dopo l'attraversamento del mulino, i due rami si ricongiungono addentrandosi nel Vigentino. Il mulino a ruota risale al XVII secolo e compare già nel Catasto Teresiano del 1756, degli 11 che operavano lungo il Naviglio Vettabbia, utilizzato per la macinazione del frumento e del granoturco. Naviglio Vettabbia Idrografia di Milano Parco della Vettabbia Mulino ad acqua Abbazia di Chiaravalle Chiaravalle (Milano) Cavo Ticinello Molino Dorino (mulino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mulino Vettabbia La Vettabbia e i suoi mulini, su archiviodistatomilano.beniculturali.it. URL consultato il 19 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017). La roggia Vettabbia, su quattronet2.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Mulino Vettabbia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Mulino Vettabbia
Viale Ortles, Milano Municipio 5

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20141 Milano, Municipio 5
Lombardia, Italia
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Mulino Vettabbia 6, ristrutturazione abitativa P1160115
Mulino Vettabbia 6, ristrutturazione abitativa P1160115
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria Liberatrice (Milano)

La Chiesa di Santa Maria Liberatrice è un edificio sacro di Milano. In occasione del Natale 1943, all'indomani della caduta del fascismo, l'allora arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster aveva formulato il voto di intitolare a Maria una delle nuove chiese parrocchiali da costruire in città a guerra finita. La resa dei tedeschi e dei repubblichini dopo la ferocia degli anni di guerra e le minacce di distruzione finale di Milano fu attribuita all'intercessione della Madonna dall'Arcivescovo, il quale l'anno seguente proclamò la domenica successiva al 25 aprile festa liturgica di Santa Maria Liberatrice. Con il dopoguerra l'area sud della città conobbe un forte sviluppo edilizio, e la zona Vigentino-Morivione rimaneva servita dall'unica antica piccola chiesa dell'Assunta. Qui appunto si costituì un'associazione devozionale intitolata a Santa Maria Liberatrice, che nel 1952 si propose ufficialmente la costruzione di una nuova chiesa dedicata. Nel 1956 il nuovo arcivescovo Giovanni Battista Montini, poi Papa Paolo VI, pose la prima pietra, e due anni dopo, il 26 ottobre 1958, la chiesa venne consacrata. L'edificio fu progettato dall'architetto Ezio Cerutti. L'esterno è caratterizzato da una struttura porticata che vela l'intera facciata in una sorta di griglia ad ampi riquadri. Le sezioni sono parte in mattoni facciavista a nido d'ape, e parte decorate a mosaico, opera del pittore Carlo Varese. Nei mosaici è rappresentata centralmente la Madonna in trono col bambino, ai lati le pene del popolo ferito dalla guerra, al primo livello il cardinale che dedica la chiesa insieme al comitato promotore e al popolo con il Duomo sullo sfondo, e sulla destra il popolo benedetto dalla pace. L'interno è a pianta centrale esagonale e unica navata, struttura di pilastri in cemento armato, copertura a volta costituita da vele che si raccordano sotto il tiburio. Le pareti sono in mattoni a vista. Data la pianta non esiste abside propriamente detta, l'altare e il presbiterio sono però collocati su una leggera sopraelevazione. La parete absidale è interamente occupata, nella parte superiore, da un affresco realizzato dal pittore Ferdinando Monzio Compagnoni. Vi sono rappresentati, da sinistra: le devastazioni della guerra e un angelo con la spada che scaccia il nemico terrorizzato, il popolo benedicente al seguito di Pio XII e del cardinale Schuster, il Cristo trionfante in trono, la Madonna benedicente nel gesto di protezione, e per finire santi e beati milanesi, angeli con le ali colorate e il profilo della basilica di Sant'Ambrogio (a riscontro dell'evocazione del Duomo in facciata). Chiese di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Liberatrice

Chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino
Chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino

La chiesa di Santa Maria Assunta al Vigentino è una chiesa di Milano situata nei pressi di via Giuseppe Ripamonti nel quartiere del Vigentino, nella zona sud della città, lungo l'antica via Vigentina. La sua storia è legata in una prima fase ai quartieri suburbani nati dall'esodo forzato dei Milanesi dopo la distruzione della città ad opera del Barbarossa nel 1162. Nel Quattrocento faceva parte di un importante complesso monacale, il Castellazzo, dell'ordine dei Gerolimini. Ricostruita tra XV e XVII secolo, contiene la Cappella del Rosario, con interessanti opere del Cerano e della sua bottega, oltre a un ciclo pittorico nel presbiterio che può ricondursi all'influenza di Ambrogio Figino. Gli altari laterali e le decorazioni in stucco dell'interno risalgono al XVII secolo, mentre l'altare maggiore e la decorazione pittorica del battistero furono realizzati nel secolo successivo. È stata oggetto di un importante restauro terminato nel 2016. La data di costruzione della chiesa originaria non è nota con esattezza anche se alcuni elementi hanno fatto supporre un primo insediamento in epoca carolingia. All'epoca la zona era prettamente rurale (si trova circa 4 km a sud di Piazza del Duomo, ben fuori dalle cinte murarie milanesi); faceva parte però di una cintura che già nella Milano tardoantica conteneva necropoli pagane e cimiteri cristiani, oltre ad alcune grandi basiliche extraurbane che spesso si trovavano accanto alle grandi vie di collegamento di Milano con le grandi città imperiali. Santa Maria assunta è a poche decine di metri dalla strada verso Pavia. Spesso gli edifici di culto di questi aggregati extraurbani contenevano reliquie che costituivano anche motivo di "attrazione" per i cimiteri: era infatti diffusa la volontà di essere sepolti in prossimità di un sito contenente reliquie di santi o martiri. Probabilmente da questa circostanza deriva la dizione di Corpi santi, che ha definito queste zone sino alla loro incorporazione nel comune di Milano nel 1808. All'epoca della distruzione di Milano ad opera del Barbarossa, la popolazione fu costretta a lasciare la città e ad insediarsi fuori dalle mura: i borghi della cintura extraurbana, tra i quali il Vigentino, conobbero dunque una improvvisa esplosione demografica che, pur se rapidamente riassorbita negli anni successivi, lasciò molte tracce. Tra queste spicca il Castellazzo, un palazzo/fortezza eretto a difesa della zona. Al secolo successivo risale la prima citazione, nel Liber Notitiæ Sanctorum Mediolani, dell'esistenza della chiesa di Santa Maria. Il palazzo del Castellazzo (del quale non rimane oggi alcuna traccia) fu donato nel 1401 da duca Gian Galeazzo Visconti alla congregazione di San Gerolamo o dei Girolimini che diede vita ad un complesso monastico importante e ricco grazie ai possedimenti fondiari circostanti. La chiesa di Santa Maria Assunta faceva parte del complesso, come edificio esterno al monastero vero e proprio ed aperto al culto per gli abitanti del borgo e del contado circostante. Un documento del 1562 rileva lo stato di degrado della chiesa e ne propone il restauro in modo da poterla nuovamente utilizzare per la messa. La pianta allegata alle relazioni di visita di fine 500 effettuate nell'ambito della campagna di ricognizione promossa da San Carlo Borromeo mostra un edificio più piccolo dell'attuale e poveramente arredato. I lavori di ricostruzione iniziano nel 1597 e seguono i canoni (Instructiones) fissati dal Borromeo nel 1577. Purtroppo la documentazione dei lavori è andata perduta, ma essi erano certamente terminati nel 1621. Il presbiterio è decorato da tre grandi tele con gli episodi finali della Vita Virginis: la Dormitio, la Assunzione e l'Incoronazione. Le tele sono datate 1606 e furono commissionate dall'allora parroco don Bernardo Borroni, che vi è ritratto. Le tele opere di Girolamo Ciocca risentono dei modelli di Ambrogio Figino, esponente del michelangiolismo allora molto diffuso nella pittura lombarda. L'opera più rilevante nella chiesa è la Cappella del Rosario, oggetto di un accurato recente restauro, non datata ma che può farsi risalire al periodo 1619-21. Essa contiene una grande macchina d'altare in legno dorato con statue di angeli e profeti, che segue modalità della tradizione quattrocentesca lombarda. Il paliotto nella parte inferiore è un rifacimento ottocentesco, e la statua della Madonna nella nicchia centrale è un'opera moderna che ha sostituito una antica “Madonna vestita” andata perduta. Le due belle tavole a fianco della statua rappresentano San Carlo Borromeo e San Domenico, che porta in mano il modello della chiesa. Sopra la statua una Colomba dello Spirito Santo è sormontata da un timpano con l'immagine di Dio Padre. Sopra questa il fregio con il Nomen Mariae è affiancato dalle immagini di Santa Maria Maddalena e Santa Marta. Alla sommità una cornice di legno dorato contiene l'Affresco della Pietà, risalente probabilmente alla chiesa cinquecentesca e recuperato nella ristrutturazione. Le pareti della cappella e la volta sono decorate da pregevoli dipinti su tavola, di forma ottagonale, che rappresentano i quindici Misteri del Rosario ("misteri gaudiosi", "misteri dolorosi" e "misteri gloriosi"). Da notare nell'episodio della flagellazione la presenza di un carnefice in costume ottomano affiancato da un altro aguzzino in vesti che suggeriscono un'origine protestante. Altri dettagli testimoniano una grande attenzione a questioni teologiche di attualità. La ricca decorazione della cappella è completata, sui fianchi e nella volta dell'arco di ingresso, da busti di santi affrescati. L'attribuzione dei singoli elementi non è possibile con sicurezza, ma certamente si tratta di opere eseguite dal Cerano e dalla sua bottega. La chiesa è stata scelta come location del film Papà dice messa. Andrea Spiriti, Laura Facchin, Santa Maria Assunta al Vigentino, Milano, SilvanaEditoriale, 2012, ISBN 978-88-366-23853. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa dell'Assunta