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Arino (Dolo)

Frazioni di Dolo (Italia)Pagine con mappe
Italy provincial location map 2016
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Arino è una frazione del comune italiano di Dolo, nella città metropolitana di Venezia. Occupa l'angolo nordoccidentale del territorio comunale, avendo come fulcro l'incrocio tra le vie Cazzaghetto e Arino. A nord e a ovest confina con Pianiga, mentre a est sorge Cazzago; a sudovest si trova Fiesso d'Artico e a sudest il capoluogo comunale. I corsi d'acqua degni di nota, che si muovono pressoché paralleli in direzione ovest-est, sono, a partire da nord, lo scolo Cavinello, lo scolo Pionca, lo scolo Tergolino e il rio Serraglio. La località ha origini molto antiche: secondo Dante Olivieri, il toponimo sarebbe un prediale derivato dal personale latino Litrius (o da un suo diminutivo), mentre l'intitolazione a san Michele arcangelo farebbe affondare le origini della parrocchiale al tempo dei Longobardi. Tuttavia, la prima citazione di Arino risale al 1073 (villa Adrine). Nel 1077 è ricordata la plebes de Arino che veniva posta, con i suoi chierici e i suoi beni, sotto la diretta protezione dell'imperatore, segno che il villaggio godeva di una certa importanza dal punto di vista ecclesiastico. In epoca medievale fu possedimento dei Padovani che vi fecero costruire delle fortificazioni durante i conflitti contro la Repubblica di Venezia. Di queste opere restano i toponimi via Torre e rio Serraglio (da un termine che indicava un fossato difensivo). Come già accennato, il patrono fa pensare a un'origine longobarda della chiesa, anche se la prima citazione della plebes de Arino risale al 1077. Nonostante il titolo di pieve matrice, nel 1294 il vescovo di Padova Bernardo dovette unirla alla chiesa di San Martino di Cazzago a causa della sua povertà. In una decima papale del 1297 compare l'elenco delle sue dipendenze, ovvero le cappelle di Peraga, Pianiga, Rivale e Caltana. Fu più volte rimaneggiata: abbiamo notizia di un restauro nel 1512, con consacrazione nel 1572 da parte del vescovo Niccolò Ormanetto; un nuovo intervento si ebbe nel 1613. Altri lavori si svolsero nella prima metà del Novecento (con una nuova consacrazione nel 1944) e nel 1966-1968. Delle opere qui custodite, si cita il ciborio dell'altare maggiore, opera barocca in marmo realizzata nel Settecento da artigiani veneti; alcune foto d'epoca dimostrano che era un tempo completata da una statua del Redentore, oggi scomparsa. Nel presbiterio si conserva una tela di Giuseppe Tirabosco, risalente alla prima metà del Settecento: raffigura San Michele che sconfigge Satana e presenta sull'angolo destro lo stemma del vescovo di Adria Arnaldo Speroni degli Alvarotti (1766-1800), che donò la pala all'arciprete Antonio Gazzotti. Localizzata nel cuore della frazione, è un complesso signorile di piccole dimensioni e dalle linee modeste. Costruita verso la metà del XVIII secolo, fu dei Dondi dall'Orologio. Durante le due guerre mondiali, ospitò comandi italiani, inglesi, francesi e tedeschi, subendo ingenti danni. Negli anni 1960 l'allora proprietario Oscar Parolini ne curò il restauro, mentre oggi è dei Baroncelli. A pianta rettangolare e sviluppata su due soli livelli, la casa padronale si orienta parallelamente a via Cazzaghetto che scorre più a sud, rivolgendole il fronte principale. La facciata, su cui si aprono solo aperture rettangolari, è divisa in tre partiti con sette assi di simmetria; la fascia centrale è sottolineata da una sopraelevazione con timpano rettangolare, al centro del quale si apre un rosone in pietra. Adiacente al lato occidentale si allunga la barchessa caratterizzata da tre arcate a tutto sesto; oggi costituisce una proprietà a sé stante ed è divisa dalla casa padronale da un muro in cemento. Verso est si estende un parco con pregevoli specie arboree.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Arino (Dolo) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Arino (Dolo)
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Luoghi vicini

Cazzago (Pianiga)
Cazzago (Pianiga)

Cazzago è una frazione del comune italiano di Pianiga, in provincia di Venezia. Il paese occupa la porzione orientale del territorio comunale, separato dalle altre frazioni dall'autostrada A4 e dalla ferrovia Venezia-Milano. Ha come fulcro l'incrocio tra gli assi stradali via Provinciale Nord-Sud e via Cazzaghetto-via Molinella. I modesti corsi d'acqua della zona appartengono al bacino del Naviglio del Brenta: si citano, da nord a sud, gli scoli Cavinello, Pionca e Tergolino e il rio Serraglio. Quest'ultimo segna il confine con Dolo. L'area è considerata ad alto rischio idraulico a causa dell'elevata urbanizzazione, che ha determinato l'interramento dei fossi e la diminuzione degli spazi agricoli. Il toponimo Cazago (un prediale dal personale latino Catius) compare per la prima volta in un documento relativo a una donazione del 1106. È attestata sin dal 1294, anno in cui il vescovo di Padova Bernardo la affiliava alla pieve di Arino a causa della povertà di quest'ultima. Rimase associata alla chiesa di Arino anche quando, verso la fine del XV secolo, papa Sisto IV la donò alle benedettine di Santo Stefano in Padova, che ebbero il diritto di nominarne il cappellano sino alla loro soppressione, nel 1810. Per quanto riguarda la sua storia architettonica, fu restaurata nel 1841 e nel 1860, tuttavia gli interventi non dovettero dare gli effetti sperati: già nel 1884 il parroco segnalava che doveva essere completamente ricostruita. La completa riedificazione avvenne tra il 1942 e il 1949 e fu consacrata nel 1952. All'interno è conservata una tela secentesca di scuola veneta, raffigurante le Sante Agata Lucia e Apollonia, in origine collocata sull'altare ad esse intitolate della vecchia chiesa. Durante il restauro del 2005, sono state messe in luce delle pesanti ridipinture che non facilitano uno studio accurato dell'opera. Il tabernacolo, in marmo policromo e ottone fuso, è opera del 1924 di Antonio Penello. Proviene dal Seminario maggiore di Padova e fu donato alla chiesa da Domenico Perale nel 1945. All’inizio del mese di settembre, ogni anno, a Cazzago si tiene la sagra di paese, nella quale è possibile mangiare carne alla griglia e ascoltare concerti. Fra i gruppi che si esibiscono, immancabili sono i Rumatera, band punk rock originaria proprio di Cazzago di Pianiga. La sagra, nata nel 1968 come fonte di raccolta fondi per la scuola materna parrocchiale e tutt’oggi gestita dalla parrocchia di San Martino, ha subito nel corso degli anni un forte sviluppo e oggi arriva ad attrarre persone non solo da Cazzago, ma anche dalle zone limitrofe. Mario Poppi Cazzago Novecento Anni, Parrocchia di Cazzago - Centro parrocchiale ACLI 2005 - Grafiche Editoriali La Press, Fiesso d'Artico (Venezia), ISBN 88-85673-37-6 Bepi Defaci e Silvia Rampado Cassago de 'na volta e de 'desso, Parrocchia di San Martino e Circolo ACLI di Cazzago - Cleup, Padova 2019

Chiesa di San Martino Vescovo (Pianiga)
Chiesa di San Martino Vescovo (Pianiga)

La chiesa di San Martino Vescovo è la parrocchiale di Pianiga, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato di Dolo. La prima citazione della chiesa di Pianiga risale al 1136. La chiesa venne citata per la seconda volta nel 1192 nel testamento della nobildonna Speronella Dalesmanini. Da un documento del 1297 si apprende che questa chiesa era soggetta, come altre chiese, tra cui anche quella di Caltana, alla pieve di Arino. L'attuale parrocchiale è frutto di un rifacimento della vecchia chiesa condotto tra il 1554 ed il 1555. Il battistero venne restaurato ed affrescato nel 1606. Nella seconda metà del XX secolo la chiesa venne restaurata. All'interno della chiesa è situato un polittico, opera del XVI secolo. Inserito all’interno di una cornice lignea, il suo autore è incerto: alcuni sostengono che sia Francesco Bissoni, altri che sia Giovanni Bellini. L’opera è formata da 11 dipinti ad olio ripartiti su tre ordini. La figura più in alto di tutte è quella del Padre Eterno, sovrastata dallo Spirito Santo, rappresentato come una colomba. Nel secondo ordine si trovano la Madonna col Bambino, san Giovannino e quattro santi, mentre nel terzo scomparto sono dipinti San Martino e il povero con quattro apostoli e dottori della chiesa, tra li quali anche san Girolamo. Le storie di San Martino Vescovo, che sono affrescate nel battistero, sono opera del pittore e incisore originario di Anversa ed operante nel Veneto Ludovico Toeput, detto il Pozzoserrato, artista influenzato dal Tintoretto. Il soffitto della chiesa è abbellito da affreschi raffiguranti le tre virtù teologali, dipinti nel XVIII secolo dal bellunese Gaspare Diziani, allievo di Sebastiano Ricci, che ne influenzerà lo stile. L'allegoria della Speranza è una donna con lo sguardo proteso verso il cielo e con le mani giunte in preghiera. L’angelo raffigurato vicino a lei regge un'ancora, ispirato dal passo di san Paolo nel quale si dice «In essa noi abbiamo come un'ancora della nostra vita». Pianiga Parrocchie della diocesi di Padova Diocesi di Padova Regione ecclesiastica Triveneto Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Martino Parrocchia di S. MARTINO, su parrocchiemap.it. URL consultato il 19 marzo 2022.

Pianiga
Pianiga

Pianiga (Pianiga in veneto) è un comune italiano di 12 142 abitanti della città metropolitana di Venezia in Veneto. Il territorio di Pianiga è inserito nel graticolato romano. Oltre al capoluogo (3 000 abitanti), comprende le frazioni di Cazzago (4 300 ab.), Mellaredo (2 627 ab.) e Rivale (1 185 ab.). Pur essendo probabile la frequentazione del territorio in epoca preistorica, i primi insediamenti stabili nell'odierna Pianiga dovrebbero collocarsi al tempo dei Romani, che assoggettarono il territorio tra il III e il II secolo a.C. Sono ancora evidentissimi i segni della centuriazione (il cosiddetto graticolato romano) e lo stesso toponimo dovrebbe derivare da quello di un proprietario terriero, tale Pellius o Oppilius Pianiga comincia a comparire nei documenti a partire dall'alto medioevo, quando divenne possedimento di enti ecclesiastici. Nella zona si estendevano fondi dell'abbazia di Sant'Ilario di Gambarare, del monastero di San Cipriano di Murano e dei monasteri padovani di Santo Stefano, della Misericordia e di Santa Maria Mater Domini. Ebbe numerosi terreni anche la chiesa di San Martino, attuale parrocchiale, di cui si hanno notizie a partire dalla metà del XII secolo. Dal punto di vista politico, Pianiga faceva parte del comune di Padova. Ne seguì le sorti quando, nel 1405, passò nell'orbita della Repubblica di Venezia che la inquadrò nel vicariato di Mirano, a sua volta parte del territorio Padovano. A partire dal Cinquecento si ebbe un'evoluzione dell'economia, con il miglioramento delle tecniche di coltivazione, l'introduzione di nuove produzioni (come la tessitura della lana e la bachicoltura) e la realizzazione di opere di bonifica. Questi eventi destarono l'interesse degli aristocratici veneziani e padovani, che sostituirono gradualmente gli enti ecclesiastici nella proprietà terriera. Con la caduta della Repubblica di Venezia, fu coinvolta nei turbolenti eventi che videro l'avvicendarsi dei domini francese e austriaco. Nel 1806, in epoca napoleonica, furono istituiti gli odierni comuni, ma i confini di Pianiga variarono molto negli anni e furono definitivamente sistemati solo dagli Austriaci (quando venne staccata Ballò e aggiunta Mellaredo). Nel 1853 passò dalla provincia di Padova a quella di provincia di Venezia. L'8 luglio 2015 una violenta tromba d'aria, di grado EF4 della Scala Fujita, si è abbattuta su Mira. Il fenomeno, durato quasi 10 minuti, ha coinvolto altresì i comuni di Dolo e Pianiga. Il tornado ha percorso 11.5 km e ha avuto una larghezza variabile dai 500 m al chilometro. Vi sono stati gravi danni materiali a case, automobili e infrastrutture nonché una vittima, 72 feriti e alcune centinaia di sfollati. Lo stemma e il gonfalone del comune di Pianiga sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 7 giugno 1962. Il gonfalone è un drappo troncato di bianco e di azzurro. Villa Querini Calzavara Pinton, edificio del 1700 acquistato e restaurato dal comune ed inaugurato l'11 giugno 2017. È la sede della biblioteca comunale. Villa Albarea con barchesse e parco, nell'omonima località; l'impianto risale al XVIII secolo. Villa Viterbi, complesso del XVI secolo, posto sul lato opposto alla chiesa di Mellaredo, lungo la strada statale. Il comune aggrega i territori di competenza di quattro storiche parrocchie della diocesi di Padova: Cazzago, Mellaredo, Pianiga, Rivale. I monumenti principali di queste comunità sono le chiese. La chiesa di Pianiga, dedicata a San Martino di Tours, è uno degli edifici religiosi più antichi di questa zona della città metropolitana di Venezia, risalente al XIII secolo, esempio di architettura romanica con ravvisabili influssi gotici. Anche la parrocchia di Cazzago è consacrata a San Martino. L'edificio è stato ristrutturato nel 2007 a cura degli architetti Cattaruzza e Millosevich. Presso la parrocchia è conservato il quadro Madonna con Bambino tra gli ulivi del pittore Luigi Martignon. A Mellaredo sorge la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Essa fu riedificata dalle monache del convento di Santa Maria Misericordia di Padova nel 1713. Dopo che Napoleone soppresse il monastero le proprietà (compresa la chiesa) diventò statale e per questo motivo il campanile fu costruito tra il 1869-1871) dal nuovo Regno d'Italia. L'attuale chiesa fu ristrutturata negli anni cinquanta del Novecento. La chiesa è dedicata a San Nicola. Abitanti censiti I cittadini stranieri residenti sono 888 al 1º gennaio 2021, ammontando al 7,2% della popolazione totale. Giebelstadt Il Team Durango è stata una squadra italiana con sede a Mellaredo. Ha partecipato ad alcune edizioni della 24 ore di Le Mans, Campionato mondiale sportprototipi, GP2 Series, GP2 Asia Series, Formula 3000, Formula Renault e Auto GP. Abati Riccardo - Pianiga. Storia, parroci e civiltà contadina in un paese veneto - Comune di Pianiga- 1991 Gruppo culturale di Pianiga -Pianiga : cercando fra le vecchie carte e le scarse memorie- introduzione di Pietro Galletto - Comune di Pianiga - 1988 Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pianiga Sito ufficiale del Comune di Pianiga, su comune.pianiga.ve.it. la Storia del paese nel sito del Comune, su www2.comune.pianiga.ve.it. URL consultato l'8 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2012). Sito della parrocchia di Pianiga, ricco di storia e arte della Chiesa di S. Martino, su pianigachiesa.altervista.org. Sito ufficiale della parrocchia di Pianiga, su parrocchiapianiga.it.

Chiesa della Santissima Trinità (Fiesso d'Artico)
Chiesa della Santissima Trinità (Fiesso d'Artico)

La chiesa della Santissima Trinità è la parrocchiale di Fiesso d'Artico, in città metropolitana di Venezia e diocesi di Padova; fa parte del vicariato di Dolo. La prima citazione di una chiesa a Fiesso d'Artico risale al 1297 e si sa che questo edificio, pur essendo formalmente filiale della pieve di Sambruson, era sottoposto al priorato di Vigonza. Nel 1454 la chiesa di Fiesso fu riedificata e nel 1480, poiché il suddetto priorato aveva perduto l'autonomia, divenne proprietà del monastero padovano di Santa Sofia. L'attuale parrocchiale venne edificata tra il 1690 ed il 1727 e fu consacrata nel 1837. Il campanile venne costruito nel 1760. Anticamente alla chiesa di Fiesso erano concessi i titoli di pieve matrice e di arcipretale. Opere di pregio custodite all'interno della chiesa di Fiesso sono una pala d'altare del 1580 di scuola veneziana ispirata ad un'incisione di Albrecht Dürer e raffigurante la colomba, simboleggiante lo Spirito Santo, il Padre Eterno e Gesù Cristo, una tela seicentesca con soggetto San Carlo Borromeo in adorazione della Croce e una pala raffigurante i Santi Antonio di Padova e Osvaldo, dipinta da Giovanni Faccioli negli anni 1760-1774. Fiesso d'Artico Diocesi di Padova Regione ecclesiastica Triveneto Parrocchie della diocesi di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Chiesa della Santissima Trinità Parrocchia della SS. TRINITA', su parrocchiemap.it. URL consultato il 19 marzo 2022.

Isola Bassa
Isola Bassa

L'Isola Bassa è un'isola fluviale situata nell'alveo del fiume Brenta presso Dolo, nella città metropolitana di Venezia. Ha una forma a rombo orientato secondo l'asse nordovest-sudest ed è circondata da due rami del Brenta, la cosiddetta "Brenta Vecchia" a nord e la "Brenta Nuova" a sud. È collegata alla città da sei ponti: uno sulla punta occidentale, due sulla sponda settentrionale, uno presso la punta orientale, uno sulla sponda meridionale. La sua posizione centrale rispetto a Dolo e le costruzioni che vi vennero realizzate l'hanno resa, a partire dal XVI secolo, il cuore della vita commerciale ed economica della cittadina, nonché un importante punto di passaggio nei traffici sul fiume Brenta. Fino alla prima metà del XIV secolo l'isola non esisteva e il territorio di Dolo era allora diviso in diversi agglomerati urbani: l'Isola del Maltempo, Ca' del Bosco, Sambruson e Alture di Sambruson. L'isola venne creata tra il XV e il XVI secolo a seguito di alcune opere pubbliche volute dalla Repubblica di Venezia. Nel 1459 si iniziò la costruzione dello “Sborador di Sambruson”, un canale scaricatore che avrebbe dovuto evitare le piene del fiume nella zona di Dolo. Dopo la realizzazione di quest'opera si venne a creare un'isola, che prese il nome di Isola di Sambruson, dal nome del vicino villaggio: all'interno di questo territorio si collocava l'attuale parte orientale dell'Isola Bassa, mentre quella occidentale rientrava nella zona di Alture di Sambruson . Già nel 1488, però, ci si accorse che il nuovo scolo non era sufficiente e si decise di scavare un altro canale, la Brenta Nuova, con lo stesso scopo: la realizzazione della Brenta Nuova procedette però molto lentamente, a causa degli alti costi e dell'invasione del territorio veneto da parte delle truppe della Lega di Cambrai; solo nel 1507 venne messa in funzione: da quel momento la Brenta Nuova, che partiva proprio dalle zone dell'Isola, divenne uno dei corsi che la delimitavano. Nel 1501, mentre i lavori per il canale della Brenta Nuova procedevano, si decise di costruire nei pressi dell'Isola di Sambruson un invaso chiuso da due porte per consentire la navigazione fluviale tra i due rami del Brenta. Anche in questo caso, però, i lavori procedettero a rilento: il sistema delle chiuse venne aperto solo nel 1549. Le chiuse facevano parte di un sistema di porte e vasi che permetteva la navigazione sul Brenta nei punti di dislivello e furono realizzate secondo il sistema delle porte vinciane; erano formate da due bacini separati collegati da una paratoia al centro, necessaria a permettere il deflusso alternato dell'acqua del fiume e, quindi, il passaggio delle imbarcazioni dalla Brenta Vecchia a quella Nuova e viceversa. Nel 1540 la Repubblica di Venezia ordinò di erigere a Dolo dei mulini per la macinazione del grano. Per il progetto fu consultato anche Cristoforo Sabbadino, allora proto e ingegnere alle acque della Serenissima. Nel 1547 vennero gettate le fondamenta e le prime quattro ruote entrarono in funzione nel 1551. Tra il 1551 e il 1553 le ruote dei mulini divennero dodici e permisero a Dolo di essere uno dei centri più importanti per l'approvvigionamento alimentare della città di Venezia. Questa infrastruttura per la lavorazione del grano era la più redditizia di quelle presenti nel territorio della Repubblica di Venezia. I mulini rimasero sempre demaniali e la Serenissima ne concedeva l'usufrutto a privati con delle apposite gare d'appalto; lo stesso procedimento veniva seguito per la gestione del sistema delle porte. Dolo, a causa di queste due importanti infrastrutture, aveva una grande traffico di imbarcazioni, che si fermavano presso la cosiddetta “Riva Menacao”, ovvero riva “Arriva e torna a capo”, il luogo davanti ai mulini dove le barche arrivavano per poi girarsi e tornare a Venezia o attraversare le chiuse e spostarsi sul fiume in direzione Padova. Durante XVI secolo l'isola assistette anche alla costruzione di altre opere pubbliche: il "Ponte dei mulini" a ovest delle ruote, una strada (oggi via Garibaldi) pavimentata nel 1554, il ponte al di sopra dei vasi delle porte fatto costruire ne 1556, il ponte sulla Brenta Nuova (“Ponte della Giudecca o della Zuecca”) eretto nel 1557, l'osteria a est delle porte, dello stesso anno. A questo secolo si fa risalire anche la costruzione del "ponte dei cavalli", così chiamato perché da questo punto i lavoranti con i loro cavalli trinavano le barche di passaggio verso le due direzioni. La principale innovazione avvenuta nell'isola nel corso del XVII secolo fu la costruzione del canale della Seriola, un corso d'acqua fatto scavare dalla Serenissima per portare l'acqua dolce da Dolo alle chiuse dei Moranzani, presso Malcontenta. A Dolo il canale venne fatto partire dall'Isola Bassa come diramazione della Brenta Nuova verso ovest per poi proseguire, attraverso una bocca sotterranea sull'argine di sinistra della Brenta Nuova, nel percorso verso Venezia. Nel 1816 il governo austriaco prese la decisione di abbandonare la Brenta Nuova, che venne interrata nel 1860. Negli anni trenta del Novecento si decise di riaprire il canale, scavando un corso d'acqua rettilineo dal ponte dei cavalli fino al corso della Brenta Vecchia; al centro del nuovo canale, dopo aver chiuso i bacini delle vecchie porte di Dolo, venne costruito un moderno sistema di porte per regolamentare il passaggio delle imbarcazioni, aperto nel 1933: il ponte della Giudecca prese il nome di "Ponte del Vaso". I lavori comportarono dunque la fine dell'utilizzo dell'antico passaggio delle barche presso le cinquecentesche chiuse e la creazione dell'Isola Bassa nella sua forma attuale. Nel corso dei secoli l'isola cambiò nome molte volte. Dal toponimo "isola di Sambruson", attestato già dal 1470, si passò poi nel corso del XVI secolo ad altri toponimi: "Isola dell'Ufficio sopra le Acque" e successivamente "Isola delle Acque", dal nome dell'ufficio pubblico che vi aveva gestito i lavori di costruzione delle porte e dei mulini. Tra il Seicento e il Settecento l'isola cambiò di nuovo toponimo, assumendo quello di "Isola Moceniga", dal nome della famiglia Mocenigo che ne possedeva gran parte. Nel 1802 venne indicata nel Catasto Austriaco come isola "piazza e bassa". Il primo nome (piazza) rimase fino alla metà dell'Ottocento, mentre il secondo (Isola Bassa) è usato ancora oggi. Lo Squero Monumentale era l'antico luogo di costruzione e di riparazione della barche che sostavano a Dolo: un tempo ne erano presenti diversi a nord di quello monumentale, l'unico rimasto. A testimonianza dell'attività che qui si svolgeva è ancora presente, a poca distanza dalla struttura, la calle dei calafati, dal nome degli operai addetti al calafataggio delle navi. L'edificio venne edificato, in stile neoclassico, tra il 1865 e il 1867 per ospitare le attività legate alla macellazione delle carni animali. Nel Seicento si iniziano ad avere anche le prime notizie certe sulle ville e i palazzi presenti nell'Isola. Le principali furono: Villa Lusi-Andreuzzi-Bon, nota dal 1661 Villa Vescovi Palazzo Ottoboni, noto dal 1661 Sulla parete occidentale dell'ultimo edificio dei mulini rimasto è presente una statua dedicata alla "Madonna dei Molini". Di fronte a questa effigie un certo signor Candian di Dolo disse di aver recuperato la vista il 17 aprile del 1813: a ricordo del miracolo ogni anno viene svolta una processione nell'isola. Marco da Molino era il figlio del procuratore Marco, membro di una nobile famiglia veneziana. A lui furono assegnate in appalto il palazzetto e le porte di Dolo, come testimoniato da un'iscrizione datata 16 ottobre 1571, ancora visibile sulla parete meridionale dell'antico palazzetto di Ca' Molino. Il palazzetto si trova su via Garibaldi, a pochi metri a est delle antiche porte, fu costruito nel 1557 e ora è sede di una farmacia. Giovanni Rizzo nacque a Dolo nel 1843, fu volontario nel Corpo Volontari Italiani durante la terza guerra d'indipendenza del 1866 e combatté con Garibaldi nella campagna dell'Agro Pontino del 1867, nel corso della quale perse la vita durante la battaglia di casa Ajani. Per questi atti venne sepolto nel Mausoleo Ossario Garibaldino al Gianicolo e a Dolo gli venne intitolata l'antica via Brenta Bassa. Il 9 febbraio 1896 venne inaugurata, in via Garibaldi, una lapide sulla facciata della sua casa natale presso l'Isola Bassa. Francesco De Hruschka (13 marzo 1819 - 8 maggio 1888), viennese, fu il maggiore dell'esercito austriaco e un comandante del forte di Legnago. Nel 1865 prese residenza nell'Isola bassa di Dolo . Nella sua villa a est dell'attuale ponte di via Zinelli installò il suo laboratorio di apicoltura: qui si dedicò a questa attività e all'insegnamento agli apicoltori della zona dell'utilizzo dello smielatore da lui inventato: per questo motivo la casa dell'ex soldato divenne nota come “villa delle api”. L'Isola Bassa venne dipinta, nei suoi vari scorci, nelle opere di importanti vedutisti come Wolkamer, Francesco Guardi e Giovanni Costa. La raffigurazione più famosa è però "Le chiuse di Dolo" realizzata nel 1728 dal Canaletto, che raffigura i mulini di Dolo da est: il dipinto è ora conservato all'Ashnmolean Museum di Oxford. Mario Poppi, Dolo 1406-1581. Territorio, popolazione, attività economiche alle origini di una comunità, Dolo, Comune di Dolo, 2010. Alessandro Baldan, Storia della Riviera del Brenta, Abano Terme, Francisci, 1988. Mario Poppi Mario Poppi, In Sancto Ambrosone, Sambruson di Dolo, Associazione culturale "Sambruson la nostra storia", 2008. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 8, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2018, ISBN 9788893781015. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 10, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2020, ISBN 9788893782296. Enrico Moro, Cronaca della Riviera del Brenta : dal 1800 alla prima guerra mondiale, Venezia, Mazzanti Libri, 2017, ISBN 9788899992279. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed Immagini, Fiesso d'Artico, La Press, 1997, ISBN 9788885673281. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed immagini. Parte seconda dal 1940 ad oggi, Dolo, I.T.E., 2006. Giuseppe Badin, Storia della Riviera del Brenta con i documenti: Dolo, Padova, Noale, Mestre-Venezia, Piove di Sacco. Nel catino (territorio, comprensorio, con i paesi-comuni del graticolato romano destra e sinistra Brenta), 2009. Dolo Brenta Riviera del Brenta Villa Vescovi Comune di Dolo, su comune.dolo.ve.it. Associazione culturale Sambruson La Storia, su sambrusonlastoria.it.