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Cazzago (Pianiga)

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Cazzago è una frazione del comune italiano di Pianiga, in provincia di Venezia. Il paese occupa la porzione orientale del territorio comunale, separato dalle altre frazioni dall'autostrada A4 e dalla ferrovia Venezia-Milano. Ha come fulcro l'incrocio tra gli assi stradali via Provinciale Nord-Sud e via Cazzaghetto-via Molinella. I modesti corsi d'acqua della zona appartengono al bacino del Naviglio del Brenta: si citano, da nord a sud, gli scoli Cavinello, Pionca e Tergolino e il rio Serraglio. Quest'ultimo segna il confine con Dolo. L'area è considerata ad alto rischio idraulico a causa dell'elevata urbanizzazione, che ha determinato l'interramento dei fossi e la diminuzione degli spazi agricoli. Il toponimo Cazago (un prediale dal personale latino Catius) compare per la prima volta in un documento relativo a una donazione del 1106. È attestata sin dal 1294, anno in cui il vescovo di Padova Bernardo la affiliava alla pieve di Arino a causa della povertà di quest'ultima. Rimase associata alla chiesa di Arino anche quando, verso la fine del XV secolo, papa Sisto IV la donò alle benedettine di Santo Stefano in Padova, che ebbero il diritto di nominarne il cappellano sino alla loro soppressione, nel 1810. Per quanto riguarda la sua storia architettonica, fu restaurata nel 1841 e nel 1860, tuttavia gli interventi non dovettero dare gli effetti sperati: già nel 1884 il parroco segnalava che doveva essere completamente ricostruita. La completa riedificazione avvenne tra il 1942 e il 1949 e fu consacrata nel 1952. All'interno è conservata una tela secentesca di scuola veneta, raffigurante le Sante Agata Lucia e Apollonia, in origine collocata sull'altare ad esse intitolate della vecchia chiesa. Durante il restauro del 2005, sono state messe in luce delle pesanti ridipinture che non facilitano uno studio accurato dell'opera. Il tabernacolo, in marmo policromo e ottone fuso, è opera del 1924 di Antonio Penello. Proviene dal Seminario maggiore di Padova e fu donato alla chiesa da Domenico Perale nel 1945. All’inizio del mese di settembre, ogni anno, a Cazzago si tiene la sagra di paese, nella quale è possibile mangiare carne alla griglia e ascoltare concerti. Fra i gruppi che si esibiscono, immancabili sono i Rumatera, band punk rock originaria proprio di Cazzago di Pianiga. La sagra, nata nel 1968 come fonte di raccolta fondi per la scuola materna parrocchiale e tutt’oggi gestita dalla parrocchia di San Martino, ha subito nel corso degli anni un forte sviluppo e oggi arriva ad attrarre persone non solo da Cazzago, ma anche dalle zone limitrofe. Mario Poppi Cazzago Novecento Anni, Parrocchia di Cazzago - Centro parrocchiale ACLI 2005 - Grafiche Editoriali La Press, Fiesso d'Artico (Venezia), ISBN 88-85673-37-6 Bepi Defaci e Silvia Rampado Cassago de 'na volta e de 'desso, Parrocchia di San Martino e Circolo ACLI di Cazzago - Cleup, Padova 2019

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Cazzago (Pianiga)
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Isola Bassa
Isola Bassa

L'Isola Bassa è un'isola fluviale situata nell'alveo del fiume Brenta presso Dolo, nella città metropolitana di Venezia. Ha una forma a rombo orientato secondo l'asse nordovest-sudest ed è circondata da due rami del Brenta, la cosiddetta "Brenta Vecchia" a nord e la "Brenta Nuova" a sud. È collegata alla città da sei ponti: uno sulla punta occidentale, due sulla sponda settentrionale, uno presso la punta orientale, uno sulla sponda meridionale. La sua posizione centrale rispetto a Dolo e le costruzioni che vi vennero realizzate l'hanno resa, a partire dal XVI secolo, il cuore della vita commerciale ed economica della cittadina, nonché un importante punto di passaggio nei traffici sul fiume Brenta. Fino alla prima metà del XIV secolo l'isola non esisteva e il territorio di Dolo era allora diviso in diversi agglomerati urbani: l'Isola del Maltempo, Ca' del Bosco, Sambruson e Alture di Sambruson. L'isola venne creata tra il XV e il XVI secolo a seguito di alcune opere pubbliche volute dalla Repubblica di Venezia. Nel 1459 si iniziò la costruzione dello “Sborador di Sambruson”, un canale scaricatore che avrebbe dovuto evitare le piene del fiume nella zona di Dolo. Dopo la realizzazione di quest'opera si venne a creare un'isola, che prese il nome di Isola di Sambruson, dal nome del vicino villaggio: all'interno di questo territorio si collocava l'attuale parte orientale dell'Isola Bassa, mentre quella occidentale rientrava nella zona di Alture di Sambruson . Già nel 1488, però, ci si accorse che il nuovo scolo non era sufficiente e si decise di scavare un altro canale, la Brenta Nuova, con lo stesso scopo: la realizzazione della Brenta Nuova procedette però molto lentamente, a causa degli alti costi e dell'invasione del territorio veneto da parte delle truppe della Lega di Cambrai; solo nel 1507 venne messa in funzione: da quel momento la Brenta Nuova, che partiva proprio dalle zone dell'Isola, divenne uno dei corsi che la delimitavano. Nel 1501, mentre i lavori per il canale della Brenta Nuova procedevano, si decise di costruire nei pressi dell'Isola di Sambruson un invaso chiuso da due porte per consentire la navigazione fluviale tra i due rami del Brenta. Anche in questo caso, però, i lavori procedettero a rilento: il sistema delle chiuse venne aperto solo nel 1549. Le chiuse facevano parte di un sistema di porte e vasi che permetteva la navigazione sul Brenta nei punti di dislivello e furono realizzate secondo il sistema delle porte vinciane; erano formate da due bacini separati collegati da una paratoia al centro, necessaria a permettere il deflusso alternato dell'acqua del fiume e, quindi, il passaggio delle imbarcazioni dalla Brenta Vecchia a quella Nuova e viceversa. Nel 1540 la Repubblica di Venezia ordinò di erigere a Dolo dei mulini per la macinazione del grano. Per il progetto fu consultato anche Cristoforo Sabbadino, allora proto e ingegnere alle acque della Serenissima. Nel 1547 vennero gettate le fondamenta e le prime quattro ruote entrarono in funzione nel 1551. Tra il 1551 e il 1553 le ruote dei mulini divennero dodici e permisero a Dolo di essere uno dei centri più importanti per l'approvvigionamento alimentare della città di Venezia. Questa infrastruttura per la lavorazione del grano era la più redditizia di quelle presenti nel territorio della Repubblica di Venezia. I mulini rimasero sempre demaniali e la Serenissima ne concedeva l'usufrutto a privati con delle apposite gare d'appalto; lo stesso procedimento veniva seguito per la gestione del sistema delle porte. Dolo, a causa di queste due importanti infrastrutture, aveva una grande traffico di imbarcazioni, che si fermavano presso la cosiddetta “Riva Menacao”, ovvero riva “Arriva e torna a capo”, il luogo davanti ai mulini dove le barche arrivavano per poi girarsi e tornare a Venezia o attraversare le chiuse e spostarsi sul fiume in direzione Padova. Durante XVI secolo l'isola assistette anche alla costruzione di altre opere pubbliche: il "Ponte dei mulini" a ovest delle ruote, una strada (oggi via Garibaldi) pavimentata nel 1554, il ponte al di sopra dei vasi delle porte fatto costruire ne 1556, il ponte sulla Brenta Nuova (“Ponte della Giudecca o della Zuecca”) eretto nel 1557, l'osteria a est delle porte, dello stesso anno. A questo secolo si fa risalire anche la costruzione del "ponte dei cavalli", così chiamato perché da questo punto i lavoranti con i loro cavalli trinavano le barche di passaggio verso le due direzioni. La principale innovazione avvenuta nell'isola nel corso del XVII secolo fu la costruzione del canale della Seriola, un corso d'acqua fatto scavare dalla Serenissima per portare l'acqua dolce da Dolo alle chiuse dei Moranzani, presso Malcontenta. A Dolo il canale venne fatto partire dall'Isola Bassa come diramazione della Brenta Nuova verso ovest per poi proseguire, attraverso una bocca sotterranea sull'argine di sinistra della Brenta Nuova, nel percorso verso Venezia. Nel 1816 il governo austriaco prese la decisione di abbandonare la Brenta Nuova, che venne interrata nel 1860. Negli anni trenta del Novecento si decise di riaprire il canale, scavando un corso d'acqua rettilineo dal ponte dei cavalli fino al corso della Brenta Vecchia; al centro del nuovo canale, dopo aver chiuso i bacini delle vecchie porte di Dolo, venne costruito un moderno sistema di porte per regolamentare il passaggio delle imbarcazioni, aperto nel 1933: il ponte della Giudecca prese il nome di "Ponte del Vaso". I lavori comportarono dunque la fine dell'utilizzo dell'antico passaggio delle barche presso le cinquecentesche chiuse e la creazione dell'Isola Bassa nella sua forma attuale. Nel corso dei secoli l'isola cambiò nome molte volte. Dal toponimo "isola di Sambruson", attestato già dal 1470, si passò poi nel corso del XVI secolo ad altri toponimi: "Isola dell'Ufficio sopra le Acque" e successivamente "Isola delle Acque", dal nome dell'ufficio pubblico che vi aveva gestito i lavori di costruzione delle porte e dei mulini. Tra il Seicento e il Settecento l'isola cambiò di nuovo toponimo, assumendo quello di "Isola Moceniga", dal nome della famiglia Mocenigo che ne possedeva gran parte. Nel 1802 venne indicata nel Catasto Austriaco come isola "piazza e bassa". Il primo nome (piazza) rimase fino alla metà dell'Ottocento, mentre il secondo (Isola Bassa) è usato ancora oggi. Lo Squero Monumentale era l'antico luogo di costruzione e di riparazione della barche che sostavano a Dolo: un tempo ne erano presenti diversi a nord di quello monumentale, l'unico rimasto. A testimonianza dell'attività che qui si svolgeva è ancora presente, a poca distanza dalla struttura, la calle dei calafati, dal nome degli operai addetti al calafataggio delle navi. L'edificio venne edificato, in stile neoclassico, tra il 1865 e il 1867 per ospitare le attività legate alla macellazione delle carni animali. Nel Seicento si iniziano ad avere anche le prime notizie certe sulle ville e i palazzi presenti nell'Isola. Le principali furono: Villa Lusi-Andreuzzi-Bon, nota dal 1661 Villa Vescovi Palazzo Ottoboni, noto dal 1661 Sulla parete occidentale dell'ultimo edificio dei mulini rimasto è presente una statua dedicata alla "Madonna dei Molini". Di fronte a questa effigie un certo signor Candian di Dolo disse di aver recuperato la vista il 17 aprile del 1813: a ricordo del miracolo ogni anno viene svolta una processione nell'isola. Marco da Molino era il figlio del procuratore Marco, membro di una nobile famiglia veneziana. A lui furono assegnate in appalto il palazzetto e le porte di Dolo, come testimoniato da un'iscrizione datata 16 ottobre 1571, ancora visibile sulla parete meridionale dell'antico palazzetto di Ca' Molino. Il palazzetto si trova su via Garibaldi, a pochi metri a est delle antiche porte, fu costruito nel 1557 e ora è sede di una farmacia. Giovanni Rizzo nacque a Dolo nel 1843, fu volontario nel Corpo Volontari Italiani durante la terza guerra d'indipendenza del 1866 e combatté con Garibaldi nella campagna dell'Agro Pontino del 1867, nel corso della quale perse la vita durante la battaglia di casa Ajani. Per questi atti venne sepolto nel Mausoleo Ossario Garibaldino al Gianicolo e a Dolo gli venne intitolata l'antica via Brenta Bassa. Il 9 febbraio 1896 venne inaugurata, in via Garibaldi, una lapide sulla facciata della sua casa natale presso l'Isola Bassa. Francesco De Hruschka (13 marzo 1819 - 8 maggio 1888), viennese, fu il maggiore dell'esercito austriaco e un comandante del forte di Legnago. Nel 1865 prese residenza nell'Isola bassa di Dolo . Nella sua villa a est dell'attuale ponte di via Zinelli installò il suo laboratorio di apicoltura: qui si dedicò a questa attività e all'insegnamento agli apicoltori della zona dell'utilizzo dello smielatore da lui inventato: per questo motivo la casa dell'ex soldato divenne nota come “villa delle api”. L'Isola Bassa venne dipinta, nei suoi vari scorci, nelle opere di importanti vedutisti come Wolkamer, Francesco Guardi e Giovanni Costa. La raffigurazione più famosa è però "Le chiuse di Dolo" realizzata nel 1728 dal Canaletto, che raffigura i mulini di Dolo da est: il dipinto è ora conservato all'Ashnmolean Museum di Oxford. Mario Poppi, Dolo 1406-1581. Territorio, popolazione, attività economiche alle origini di una comunità, Dolo, Comune di Dolo, 2010. Alessandro Baldan, Storia della Riviera del Brenta, Abano Terme, Francisci, 1988. Mario Poppi Mario Poppi, In Sancto Ambrosone, Sambruson di Dolo, Associazione culturale "Sambruson la nostra storia", 2008. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 8, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2018, ISBN 9788893781015. Antonio Draghi (a cura di), Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese, vol. 10, Castelfranco Veneto, Panda Edizioni, 2020, ISBN 9788893782296. Enrico Moro, Cronaca della Riviera del Brenta : dal 1800 alla prima guerra mondiale, Venezia, Mazzanti Libri, 2017, ISBN 9788899992279. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed Immagini, Fiesso d'Artico, La Press, 1997, ISBN 9788885673281. Giuseppe Badin, Storia di Dolo. Documenti ed immagini. Parte seconda dal 1940 ad oggi, Dolo, I.T.E., 2006. Giuseppe Badin, Storia della Riviera del Brenta con i documenti: Dolo, Padova, Noale, Mestre-Venezia, Piove di Sacco. Nel catino (territorio, comprensorio, con i paesi-comuni del graticolato romano destra e sinistra Brenta), 2009. Dolo Brenta Riviera del Brenta Villa Vescovi Comune di Dolo, su comune.dolo.ve.it. Associazione culturale Sambruson La Storia, su sambrusonlastoria.it.

Riviera del Brenta
Riviera del Brenta

La Riviera del Brenta è un'area urbana della città metropolitana di Venezia che si estende lungo le rive del Naviglio del Brenta. È l'antico alveo naturale del fiume Brenta: si dirama da quest'ultimo all'altezza di Stra e, scorrendo sostanzialmente da ovest a est, sfocia nella laguna di Venezia presso Fusina. Si tratta di una zona di elevato valore storico-paesaggistico per la presenza di numerose ville venete. Vi sono compresi i centri abitati di Stra, Fiesso d'Artico, Dolo, Mira, Oriago e Malcontenta. In senso più ampio, per Riviera del Brenta si intende tutto l'ex mandamento di Dolo, comprendente i comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d'Artico, Fossò, Mira, Pianiga, Stra e Vigonovo. Rappresenta, insieme al Miranese, uno dei due comprensori dell'area centrale della città metropolitana. Quattro dei dieci comuni sono oggi uniti nell'Unione dei Comuni della Città della Riviera del Brenta. Il centro della Riviera, sia dal punto di vista geografico che per i servizi offerti, è la cittadina di Dolo, dove hanno sede l'ospedale, le scuole secondarie di secondo grado, nonché il giudice di pace; fino al 2013 vi è stata anche una sezione distaccata del Tribunale di Venezia, ora soppressa insieme a tutti i piccoli tribunali. Il comune più popoloso è invece, di gran lunga, quello di Mira (nacque nel 1867 dalla fusione dei tre comuni di Gambarare, Mira e Oriago): con i suoi quasi 40 000 abitanti, ospita il 30% della popolazione complessiva del mandamento. Il corso d'acqua del Naviglio rivestì un importante ruolo come via di comunicazione tra la laguna di Venezia e il padovano. L'area è caratterizzata dalla presenza di moltissime ville, costruite nel periodo della Serenissima Repubblica tra il XVI e il XVIII secolo dalle famiglie patrizie veneziane, che testimoniano la potenza aristocratica dell'epoca. A quell'epoca la Riviera veniva raggiunta solo spostandosi in barca, mentre le strade attuali sono state costruite successivamente. I nobili veneti venivano trasportati sul fiume da un battello chiamato burchiello trainato dalle rive da uomini, buoi o cavalli, mentre le merci erano trasportate da barche chiamate Burci. Ancora oggi la crociera lungo la Riviera del Brenta costituisce un'attrattiva turistica. Accanto alla tradizionale navigazione fluviale, fra il 1885 e il 1954 la riviera del Brenta fu fortemente caratterizzata dalla presenza del binario e dei convogli della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina, gestita dalla Società delle Guidovie Centrali Venete (gruppo Società Veneta); giunti a Malcontenta i treni potevano proseguire per la stazione ferroviaria di Mestre o per Fusina, dove trovavano coincidenza con i battelli per Venezia gestiti dalla Società Veneta Lagunare, anch'essa controllata dalla Società Veneta, dando vita ad un sistema di trasporti integrato che proprio nella riviera vedeva la sua struttura principale. Tutt'oggi il Naviglio Brenta, che iniziando da Padova arriva fino a Fusina (VE), attraversa la Riviera del Brenta. Cinque conche di navigazione, dieci ponti mobili e oltre 30 km di navigazione rendono questo percorso fluviale il più interessante d'Europa. Decine di migliaia di passeggeri ogni anno navigano queste meravigliose acque. Per ogni informazione sulla navigazione turistica si può contattare l'ufficio informazioni di Mira, presso Villa Widmann / San Servolo Servizi Metropolitani di Venezia, aperto da martedì a domenica, 10.00–13.00 e 13.30–16.30, in Via Nazionale 420, Mira (VE), Tel. +39 041 424973, Fax. +39 041 4266560. Punto focale dell'economia della zona della Riviera del Brenta è l'industria calzaturiera (nata come conseguenza della crisi agraria del fine ottocento). Lo sviluppo di quest'industria si ha con la passione di Giovanni Luigi Voltan (1873-1941) che sfocia in un grande disegno imprenditoriale. Prima del figlio Giovanni, già il padre Carlo aveva intrapreso l'attività con l'apertura di diverse botteghe nella zona di Padova e Venezia. Giovanni Luigi viene a conoscenza delle moderne tecniche di lavorazione durante la sua permanenza a Boston, negli Stati Uniti. Al ritorno dal viaggio porta con sé nuovi macchinari, introducendo un sistema produttivo meccanizzato che permette di abbattere i costi e aumentare i volumi di produzione, ottenendo un vantaggio competitivo rispetto agli altri calzaturifici italiani. Il salto dimensionale per l'azienda Voltan si ha nel 1904: essa assume un profilo industriale (stabilimento di 8000 m², 400-500 operai occupati e produzione di 1000 paia di scarpe al giorno), diventando un punto di riferimento a livello nazionale. Negli anni, accanto ad una meccanizzazione dei processi produttivi, si sviluppa anche una rete distributiva diretta, eliminando i passaggi intermedi, con una riduzione dei prezzi fino al quaranta per cento. Un'altra personalità importante nel distretto della calzatura della riviera del Brenta è Narciso Rossi, il quale uscì dal calzaturificio Voltan per fondare insieme ad altri colleghi un'azienda propria. Negli anni, grazie soprattutto al contributo di Luigi, figlio di Narciso, l'impresa si sviluppa divenendo uno dei maggiori attori nel settore della calzatura di lusso da donna. Di seguito vengono indicate alcune delle principali ville venete della Riviera, suddivise per comune di appartenenza. Villa Foscari detta "la Malcontenta", Malcontenta Villa Allegri von Ghega (XVI secolo), Oriago Villa Corner Brusoni Scalella, Oriago Villa Gradenigo Fossati, Oriago Palazzo Moro (XV secolo), Oriago Villa Mocenigo, Oriago Villa Priuli, Oriago Villa Querini Stampalia, Mira Porte Barchesse di villa Valmarana, Mira Porte Villa Widmann Seriman Foscari, Mira Villa Venier, Mira Villa Levi Morenos, già Varisco, Mira Villa Alessandri, Mira Villa Bon, Mira Villa Badoer Fattoretto Villa Ferretti Angeli Villa Gasparini (XVIII secolo) Villa Recanati-Zuccon (costruita nella prima metà del Settecento) Villa Soranzo (costruita nel '500) Villa Barbarigo-Fontana (rielaborazione del '700 di una precedente abitazione cinquecentesca) Villa Corner-Vendramin ('700) Villa Contarini di San Basegio (costruita a cavallo fra il '600 e il '700) Villa Marchese De Seynos o degli Armeni ('600) Casa Venier-Tiepolo ('700) Villa Foscarini Rossi Villa Pisani detta "La Barbariga" Villa Pisani detta "La Nazionale" o Palazzo Reale Villa Sagredo Villa Dragonetti-Giantin, Campoverardo Villa Parolini Con la denominazione Città della Riviera del Brenta si intende l'unione dei comuni di Campagna Lupia, Dolo, Fiesso d'Artico e Fossò. L'unione ha sede a Dolo; fu costituita nel 2002 dai comuni di Dolo e Fiesso d'Artico. Sono affidate all'unione dei comuni tutte le competenze amministrative concernenti la gestione unitaria delle funzioni e dei servizi sottoelencati: polizia locale; attività produttive (commercio, agricoltura, artigianato, industria, turismo); retribuzione, formazione ed aggiornamento del personale; comunicazione e sportello integrato; notificazione atti; sportello unico. Il trasferimento all'unione di ulteriori funzioni e servizi avverrà a seguito di apposita delibera dei rispettivi consigli comunali. Sono organi dell'Unione: il Consiglio dell'Unione; il Presidente; la Giunta. Il Consiglio dell'Unione è composto dai sindaci e da un massimo di 3 consiglieri per ciascuno dei comuni partecipanti all'unione, eletti dai rispettivi consigli al proprio interno. La presidenza dell'Unione, per una durata pari ad un esercizio finanziario, compete a turno a ciascuno dei sindaci dei comuni associati. In caso di assenza o impedimento del Presidente, le funzioni sono esercitate dal Vice Presidente, che è il sindaco che secondo turnazione prenderà l'incarico l'anno successivo. La Giunta dell'Unione è composta dai sindaci dei comuni associati. Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Riviera del Brenta Sito dell'Unione dei comuni, su cittadellariviera.it. Il Burchiello - Servizio di linea lungo la Riviera del Brenta tra Padova e Venezia.

Arino (Dolo)
Arino (Dolo)

Arino è una frazione del comune italiano di Dolo, nella città metropolitana di Venezia. Occupa l'angolo nordoccidentale del territorio comunale, avendo come fulcro l'incrocio tra le vie Cazzaghetto e Arino. A nord e a ovest confina con Pianiga, mentre a est sorge Cazzago; a sudovest si trova Fiesso d'Artico e a sudest il capoluogo comunale. I corsi d'acqua degni di nota, che si muovono pressoché paralleli in direzione ovest-est, sono, a partire da nord, lo scolo Cavinello, lo scolo Pionca, lo scolo Tergolino e il rio Serraglio. La località ha origini molto antiche: secondo Dante Olivieri, il toponimo sarebbe un prediale derivato dal personale latino Litrius (o da un suo diminutivo), mentre l'intitolazione a san Michele arcangelo farebbe affondare le origini della parrocchiale al tempo dei Longobardi. Tuttavia, la prima citazione di Arino risale al 1073 (villa Adrine). Nel 1077 è ricordata la plebes de Arino che veniva posta, con i suoi chierici e i suoi beni, sotto la diretta protezione dell'imperatore, segno che il villaggio godeva di una certa importanza dal punto di vista ecclesiastico. In epoca medievale fu possedimento dei Padovani che vi fecero costruire delle fortificazioni durante i conflitti contro la Repubblica di Venezia. Di queste opere restano i toponimi via Torre e rio Serraglio (da un termine che indicava un fossato difensivo). Come già accennato, il patrono fa pensare a un'origine longobarda della chiesa, anche se la prima citazione della plebes de Arino risale al 1077. Nonostante il titolo di pieve matrice, nel 1294 il vescovo di Padova Bernardo dovette unirla alla chiesa di San Martino di Cazzago a causa della sua povertà. In una decima papale del 1297 compare l'elenco delle sue dipendenze, ovvero le cappelle di Peraga, Pianiga, Rivale e Caltana. Fu più volte rimaneggiata: abbiamo notizia di un restauro nel 1512, con consacrazione nel 1572 da parte del vescovo Niccolò Ormanetto; un nuovo intervento si ebbe nel 1613. Altri lavori si svolsero nella prima metà del Novecento (con una nuova consacrazione nel 1944) e nel 1966-1968. Delle opere qui custodite, si cita il ciborio dell'altare maggiore, opera barocca in marmo realizzata nel Settecento da artigiani veneti; alcune foto d'epoca dimostrano che era un tempo completata da una statua del Redentore, oggi scomparsa. Nel presbiterio si conserva una tela di Giuseppe Tirabosco, risalente alla prima metà del Settecento: raffigura San Michele che sconfigge Satana e presenta sull'angolo destro lo stemma del vescovo di Adria Arnaldo Speroni degli Alvarotti (1766-1800), che donò la pala all'arciprete Antonio Gazzotti. Localizzata nel cuore della frazione, è un complesso signorile di piccole dimensioni e dalle linee modeste. Costruita verso la metà del XVIII secolo, fu dei Dondi dall'Orologio. Durante le due guerre mondiali, ospitò comandi italiani, inglesi, francesi e tedeschi, subendo ingenti danni. Negli anni 1960 l'allora proprietario Oscar Parolini ne curò il restauro, mentre oggi è dei Baroncelli. A pianta rettangolare e sviluppata su due soli livelli, la casa padronale si orienta parallelamente a via Cazzaghetto che scorre più a sud, rivolgendole il fronte principale. La facciata, su cui si aprono solo aperture rettangolari, è divisa in tre partiti con sette assi di simmetria; la fascia centrale è sottolineata da una sopraelevazione con timpano rettangolare, al centro del quale si apre un rosone in pietra. Adiacente al lato occidentale si allunga la barchessa caratterizzata da tre arcate a tutto sesto; oggi costituisce una proprietà a sé stante ed è divisa dalla casa padronale da un muro in cemento. Verso est si estende un parco con pregevoli specie arboree.

Scaltenigo
Scaltenigo

Scaltenigo è una frazione del comune di Mirano della città metropolitana di Venezia e conta circa 3 000 abitanti. Scaltenigo è situato a circa 5 km dal capoluogo comunale, Mirano. Il paese si sviluppa lungo due principali vie di collegamento: la prima, lunga ben 23 km, Strada Provinciale 30, Via Caltana, collega la località di Oriago di Mira (VE) a Campodarsego (PD); la seconda, Strada Provinciale 26, Via Scaltenigo-Ballò, collega il capoluogo, da Via Battisti, fino al centro della cittadina di Dolo (VE). Anche se di rilevanza inferiore, Via Scaltenigo rappresenta anticamente un collegamento dal capoluogo fino alla riviera del Brenta, a Dolo, ove, tramite il fiume Brenta giungevano commercianti con prodotti e merci. Via Caltana rappresentava il collegamento via terra tra Padova e Venezia e Scaltenigo si trova a metà strada in tale tragitto. Nell'incrocio di queste due direttrici sorge Scaltenigo, ove ancora oggi si possono vedere antichi segnali, sapientemente restaurati e conservati, che ricordano l'antica importanza del centro cittadino come punto di ritrovo o di scambio commerciale. Le vie, esterne, in cui si sviluppa il paese, invece, attorno alle due direttrici principali, sono costruite sulla base del graticolato romano, ovvero caratterizzate da lunghe direttrici esattamente perpendicolari tra loro, formando lotti di terreno esattamente quadrati o rettangolari. Anche queste sono di ampia importanza poiché collegano il centro con numerosi altri centri abitati, quali Canaceo, Zona Industriale Galilei, Campocroce di Mirano, Caltressa, Porara, Formigo, Vetrego e Ballò. A Scaltenigo scorrono alcuni corsi d'acqua: il fiume Lusore, che attraversa appena fuori dal centro del paese; il Cognaro e il Volpino a sud e il Caltressa a nord. Un altro è il Sezenego, considerato uno scolo e utilizzato principalmente per l'irrigazione estiva delle campagne ad est del paese e nel comune di Mira; l'acqua infatti è del fiume Lusore e viene immessa nello scolo tramite una pompa consortile durante l'estate. In località Formigo, tra il Cecenègo e il Lusore, è attraversato dal Passante di Mestre. Tra i monumenti nella località di Scaltenigo troviamo: - La Chiesa Arcipretale e parrocchiale, intitolata alla Cattedra di San Pietro, presenta un ottimo stato di conservazione ed originaria del XIV secolo. Si tratta di una chiesa (pieve) in stile romanico a campata unica ed a doppio abside, ampliata solo in epoca moderna con quattro piccoli altari nelle esistenti nicchie di sporgenza laterali. - Numerosi capitelli con sculture e affreschi, intitolati alla vergine Maria. Essi sono posti al delimitare antico del paese o in corrispondenza di confine o incrocio di collegamento e in tutte le direzioni. Verso nord, lungo la provinciale 26, (poco prima del ponte sul canale Caltressa), verso la località Porara (in Via Porara Gidoni), in Via Formigo, verso Marano (in Via Caltana), verso Ballò (al confine, in località Borgo Zucchero, sulla curva stretta della provinciale 26), verso Vetrego (in Via Vetrego (fronte civ.169) 500metri prima del confine con Vetrego), verso Caltana (in corrispondenza dell'incrocio con Via Don Orione) e, non meno importante, in direzione Campocroce, (nell'incrocio tra Via Caltressa principale e Via Caltressa verso Via Canaceo). Una piccola chiesa si trova in Via Accoppè Fratte; È anche essa molto antica e affrescata e si presenta ad oggi in ottimo stato di conservazione. - Un monumento ai "Caduti in Guerra" . Si tratta di un piccolo obelisco a base quadrata, con incisi sulle pareti i nomi dei soldati caduti in entrambi i conflitti mondiali, o dispersi a causa degli stessi. È situato nel giardino a lato sud della chiesa, ove anticamente erano collocate le tombe a terra, in un piccolo cimitero locale. Traccia dell'esistenza dell'antico cimitero è l'attuale conservazione, lungo la facciata sud della chiesa (adiacente al giardino), ed in parte anche nelle pareti est e nord, di antiche lapidi funebri. Dal 1974 esiste un Gruppo Sportivo Scaltenigo di pattinaggio in linea che ha raccolto con i propri atleti notevoli risultati sportivi a livello nazionale che internazionale. Tra gli atleti che hanno origini a Scaltenigo troviamo il pluri-medagliato [Daniel Niero]. Le scuole presenti in paese sono : - scuola materna e nido "santa Bernardetta" - scuola elementare "Giosuè Carducci" - scuola media "Leonardo da Vinci" La chiesa è dedicata alla Cattedra di San Pietro, che si ricorda il 22 febbraio. Una delle festività più rilevanti del paese si celebra per il giorno dei santi Pietro e Paolo, 29 giugno, in occasione della quale è organizzata la Sagra dei Santi Pietro e Paolo Apostoli in Scaltenigo . Altri eventi simili sono la "Festa d'Autunno" e la "Festa della Castagna", tra fine settembre e i primi di ottobre. Ogni anno si svolge la LUSORE RUNNING , gestita e organizzata dalla associazione “LUSORE SPORT A.S.D.” con il patrocinio del comune di Mirano e della provincia di Venezia, con la collaborazione dell'ente autostrade di Mestre-Venezia, consorzio di bonifica acque risorgive. Il percorso per i veri appassionati di corse e nordic walking. La manifestazione si svolge ogni Settembre. Il fine ultimo è di raccogliere fondi per associazioni, scuole, o strutture che ne abbiano bisogno, oltre al rilancio sportivo della zona di Scaltenigo. Il gruppo punk rock Veneto, Rumatera, ha dedicato all’omonimo paese una canzone dal titolo “Scaltenigo” contenuta nell’album del 2017 #Ricchissimi. Nella canzone si descrive il paese e la vita monotona di un piccolo paese di periferia, raccontando la giovinezza è l’adolescenza e una successiva fuga dal paesello da parte del protagonista, e un successivo ritorno all’insegna della nostalgia Sito chiesa di Scaltenigo Venezia www.cattedradisanpietro.it Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Scaltenigo