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Sala (Cesenatico)

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Chiesa di Sala dedicata a Santa Maria del Rosario
Chiesa di Sala dedicata a Santa Maria del Rosario

Sala è una frazione del comune di Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena. È situata in pianura, a 6 km a sud di Cesenatico. A nord dell'abitato scorre il torrente Pisciatello. Nei secoli anteriori al Mille, la zona compresa fra Cervia Cesena e Rimini si presentava come un'area incolta caratterizzata da grandi boscaglie e paludi malsane. Lungo la via Popilia, che congiungeva Rimini e Ravenna, si trovava il centro romano di Ad Novas. L'origine del nome Sala ha due possibile ipotesi: la prima vede un territorio acquitrinoso con elementi salini, la seconda è legata al nome di un piccolo e morbido fusto palustre usato per fabbricare ceste e sgabelli. La prima notizia del toponimo risale al 1001 d.c quando l'imperatore Ottone III concesse al monastero di San Apollinare in Classe la villa e la corte di Sala. Nel 1181 vi fu una controversia importante tra Rimini e Cesena; i riminesi espugnarono il castello di Bulgaria, obbligando la guarnigione a retrocedere sul ponte del Pisciatello. Intorno alla fine del trecento iniziarono a farsi fitti i piccoli insediamenti nel cesenate, ma di Sala non vi era ancora alcuna traccia. Il 27 febbraio del 1584 il mons. vescovo Gualialdi firmò una bolla per l'erezione della parrocchia di Santa Maria del Rosario e così nacque Sala. La parrocchia comprendeva: Sala, Vetreta, Albarazzo, Pavirano, Bagnarola, Torre, Villalta e Capo D'argine. Il primo parroco di Sala fu don Maurizio Selvaggiani. Nel 1585 le famiglie erano 101 (690 persone). La popolazione di Sala alla fine dell'Ottocento era di 1 208 abitanti (167 concentrati nel borgo). Fra il 1909 e il 1911 fu ricostruita la chiesa, che era diventata inagibile. Nel 1903, 14 soci fondatori sottoscrissero l'atto costitutivo della cassa Rurale. Tra questi figurarono due sacerdoti: il parroco don Giuseppe Biondi ed il cappellano don Giuseppe Gasperini. Il 1919 fu l'anno in cui il movimento cattolico italiano riuscì a darsi una organizzazione politica autonoma con la fondazione del partito Popolare Italiano ed a Sala il promotore fu don Amedeo. I socialisti avevano dato vita a una cooperativa di braccianti che nel periodo del raccolto raccoglievano parte del grano della zona. Si diffusero anche le azioni di squadrismo fascista, che colpirono anche don Biondi. Con l'inizio del regime fascista don Marchi (fondatore del gruppo del piccolo clero) vi si oppose pubblicamente, e successivamente fu processato dal tribunale di Forlì e minacciato di essere inviato al confino per propaganda. Nel 1938 fu fondata l'associazione femminile cattolica condotta da Angelina Pirini, nata a Sala il 30 marzo 1922, figlia di Luigi e di Dina Savini, prima di quattro sorelle. Finita la quinta elementare lavorò da apprendista sarta fino al 1937; nel 1934 iniziò la sua vita spirituale, nel 1936 fece il primo voto di verginità, e nel 1938 il voto definitivo e morì il 2 ottobre 1940. Nel settembre 1944 con l'avanzata degli Alleati verso Cesena e Cesenatico, a Sala arrivarono le prime granate ed anche la chiesa fu colpita. Il 18 ottobre 1944 i nazisti lasciarono il paese che fu occupato dagli Alleati. Il 2 ottobre 1950 furono conclusi i lavori di ricostruzione della chiesa, iniziati nel 1937. Nel 1982 (14 novembre) fu inaugurato il monumento ai caduti nel parchetto della chiesa. Angelina Pirini è stata proclamata serva di Dio nel 1985) e le è stata dedicata una piazza nel paese. Chiesa di Santa Maria del Rosario Casa di Angelina Pirini Sono presenti due scuole dell'infanzia, una pubblica l'altra parrocchiale, e una scuola primaria pubblica. L'edificio scolastico fu costruito a metà dell'Ottocento come casa estiva dei marchesi Romagnoli. È presente il Teatro Letizia, in attività dagli anni 50, gestito dalla parrocchia. Sono presenti diverse attività commerciali e una consistente produzione agricola. La frazione è stata sede di un istituto bancario autonomo, la Banca di Credito Cooperativo di Sala di Cesenatico, fondato nel 1903 ed operativo fino al 2017, quando dalla sua unione con Banca Romagna Est si è formato l'istituto Romagna Banca. AA.VV., Sala di Cesenatico: il cammino di una comunità, Fondazione della Cassa Rurale, 1983. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sala

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Gatteo
Gatteo

Gatteo (Gatì in romagnolo) è un comune italiano di 9 345 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Si trova a circa 35 km dal capoluogo, Forlì. Il territorio comunale di Gatteo, situato in una fertile pianura, ha una conformazione allungata ed è delimitato dal torrente Rigossa e dal fiume Rubicone, estendendosi fino al mare Adriatico. Confina a nord con il comune di Cesenatico, a nord est con l'Adriatico, ad est e a sud con Savignano sul Rubicone e ad ovest con Gambettola e Longiano. La zona era abitata già in epoca romana, trovandosi in vicinanza dell'antico "Compitum", l'attuale San Giovanni in Compito; ne sono testimonianza i numerosi reperti archeologici ritrovati in aree circostanti: mattoni, marmi, metalli, monete e statue. Gatteo è un nome fondiario (fundus Catei) ma formatosi nel Medioevo" (sec. XII) diventando poi nel 1311, "Tumba Ghatei", cioè casale con abitazione padronale o fortificata e successivamente "Commune" (1358) e "Castrum" (1371). Le prime opere di bonifica del territorio, fino ad allora selvaggio e paludoso, risalgono secolo IX a cura della Chiesa Ravennate e dei grandi monasteri e Abbazie. Alla fine del X secolo sorse l'"Aggero Gatthei" (l'ager romano era una fortificazione quadrangolare costituita da una staccionata e da un fossato), fortificato da un muro ad una testa, che cominciò a prendere le sembianze di "Castello". Nei secoli XIII - XIV Gatteo diventò comune. Con l'avvento del dominio dei Malatesta di Verucchio proseguì dal 1311 il consolidamento del castello, dotato di fossato e ponte levatoio. Nel 1353 "Castrum Gatthei", situato nella pianura tra la strada maestra e il mare Adriatico, faceva parte del Vicariato di Santarcangelo, dopo essere stato sottratto come Comune alla giurisdizione del Malatesta e posto sotto il dominio del Papa. Verso il 1431-1432, compare a Gatteo Erasmo da Narni detto Gattamelata, capitano di ventura agli ordini di Papa Eugenio IV. A questo personaggio venne erroneamente attribuito l'origine dello stemma comunale. Nel 1452 il Papa Niccolò V concesse tutto il territorio in feudo ai Conti Guidi di Bagno e nello stesso anno (il 19 agosto) vennero stabiliti i confini territoriali fra il Comune di Cesena e quello di Gatteo. A questo periodo risalgono l'Oratorio di San Rocco, costruito nel 1484, in seguito alla terribile pestilenza del 1458-1461 e la Chiesa di Sant'Antonio Abate con l'annesso ospedale in funzione già dal 1467. Agli inizi del Cinquecento Gatteo faceva parte del Ducato di Romagna, che ebbe vita breve in seguito all'invasione dei Veneziani, i quali spodestando il Duca Valentino nel 1505 permisero il ripristino del sistema feudale con il ritorno, nel 1516, dei Conti Guidi di Bagno, i quali, salvo brevi interruzioni, rimasero al potere fino al 1656, quando il Feudo di Gatteo tornò direttamente nelle mani del Pontefice. Da quel momento Gatteo ebbe un governo stabile e vide sorgere quella che è l'attuale struttura del paese, con l'ampliamento delle abitazioni attorno al castello. Nel 1541 la Chiesa di San Lorenzo diventa Parrocchia e nel 1554 viene tolta dalla dipendenza di San Giovanni in Compito ed ottiene un proprio Fonte battesimale. Nel 1576 il marchese Fabrizio Guidi Di Bagno, nell'area prospiciente il castello, edifica un oratorio o chiesa dedicata alla Madonna del Popolo nel luogo dove, già dal 1400, esisteva un sacello intitolato a Santa Maria in Lacrimis. Da qui ha origine poi l'attuale chiesa parrocchiale nel 1819. Nel 1610, il Consiglio della Comunità di Gatteo, su proposta del marchese Di Bagno, divise il territorio comunale in undici quartieri. Ad ogni quartiere veniva assegnato un capo-quartiere o balitore scelto - ad estrazione - fra tutti i residenti di un certo ceto di quel determinato quartiere. Tale carica durava quattro mesi. Giuseppe Garibaldi, diretto a dar man forte alla resistenza di Venezia, il 1º agosto 1849 attraversò il territorio passando per Gatteo con oltre duecento garibaldini; sostò nel borgo e proseguì per Sant'Angelo dove si fermò a riposare una notte in un'abitazione in via Fiume e si abbeverò nel vecchio pozzo davanti alla farmacia ora appena sotto il manto stradale per arrivare poi alle Due Bocche (Gatteo a Mare) e di qui giungere a sorpresa a Cesenatico, per salpare poi con tredici bragozzi chioggiotti alla volta di Venezia. Ammainata la bandiera dello Stato Pontificio e messa al suo posto quella tricolore, Gatteo, dopo essere passato al Regno d'Italia, divenne Comune autonomo con decreto del 30 marzo 1860. Chiesa di San Rocco. Rappresenta la chiesa più antica dopo la demolizione di San Lorenzo nel 1821, costruita nel 1484 circa in occasione delle pestilenze del 1435-36 e del 1458-61, nel rispetto del culto di San Rocco quale Santo al quale veniva richiesta protezione contro la peste. La struttura dell'Oratorio, o Chiesetta a capanna, è molto semplice: ha una sola navata con struttura lignea e pochissime aperture costituite da un piccolo rosone sul portale d'ingresso ed una finestra, anche se all'origine vi erano un'altra finestra ed una porta laterale che conduceva all'attiguo cimitero (poi trasferito alla periferia del paese), ora entrambe murate. Internamente era decorata con dipinti dei Santi più venerati in quel tempo e nel 1571 risulta fosse dotata di cinque altari con confraternita. L'altare maggiore era sovrastato da un'immagine di San Rocco piuttosto vecchia e corrosa, che fu poi ridipinta all'esterno della Chiesa sul timpano che si trova sulla porta d'ingresso. Gli affreschi originariamente presenti sulle pareti interne, sono stati completamente restaurati. fixLe pitture votive legate ai periodi di pestilenza risalgono ai secoli XV-XVI e rappresentano oltre a San Rocco e San Sebastiano, la Madonna con Bambino, Santa Lucia e la 'Crocifissione con la Maddalena e le pie donne. I Santi riportati negli affreschi sono: San Rocco, vestito da pellegrino che indica con la mano la coscia ulcerata da una piaga purulenta, oppure una ferita, come se ne fosse stata tratta una freccia; San Sebastiano, il quale trafitto dalle frecce vuole simboleggiare, metaforicamente, la scongiura del terribile morbo. Nella credenza popolare, riferita all'epoca degli affreschi, si voleva paragonare l'attacco della peste a quello delle frecce che si abbattono inaspettatamente sulle vittime ed il Santo allontana dai suoi protetti 'le frecce' della peste; San Cristoforo, secondo la credenza popolare bastava vedere la sua immagine per essere certi di non morire in giornata: 'guarda San Cristoforo e vai sicuro' si trova scritto in affreschi o statue; inoltre Sant'Antonio Abate, San Martino, San Giorgio, San Gregorio Magno, San Giovanni Battista, Santa Lucia, Santa Caterina da Siena ed altri. Chiesa di San Lorenzo Martire sorse nel 1290 circa all'interno del complesso del Castello e diventa Chiesa Parrocchiale nel 1541. Viene traslata nel 1819 nella Chiesa della Madonna del Popolo, costruita nel 1576 per volere del marchese Fabrizio Guidi di Bagno e della moglie Laura Colonna, nella piazza che fronteggia il Castello medievale e dove pare fosse ubicato un Sacello dedicato a S.Maria de Lacrimis utilizzato come rifugio dai viandanti che attraversavano la fitta boscaglia circostante. Nel corso degli anni la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo ospita le salme di molti membri della famiglia Guidi di Bagno di Romagna: il marchese Ferdinando Guidi di Bagno, che morto a Mantova ordinò di essere sepolto nella Chiesa di Gatteo, Fabrizio Guidi di Bagno marchese di Montebello e conte di Cusercoli nel 1612, la moglie Laura Colonna marchesa di Montebello nel 1633, fondatrice nel 1614, in occasione della recente morte del marito, del Sacello di San Martino e donatrice di varie opere quali oro, pitture e paramenti sacerdotali in onore del Santo. In occasione di restauri le spoglie di questi e di tanti altri componenti della famiglia Guidi di Bagno vennero raccolte nel sarcofago del marchese Fabrizio nella cappella posta presso l'altare. Nel 1821 viene demolita la vecchia Chiesa di San Lorenzo all'interno del Castello e nel 1847 stessa sorte tocca al suo campanile. Nel 1868-1880 inizia l'ampliamento della Chiesa Parrocchiale con la costruzione delle cappelle laterali e nel 1917-1919 viene restaurata completamente la Chiesa con la riedificazione dell'abside e l'ingrandimento della navata. Campanile di Sant'Antonio Abate rappresenta i resti di una delle più antiche chiese di Gatteo, Sant'Antonio Abate, costruita nel 1467 o forse prima e distrutta nel 1944. Annesso alla Chiesa vi era un ospedale poi divenuto congregazione di carità. Castello Malatestiano Il castello sorge nel XIII secolo e nel corso dei secoli è soggetto a diverse trasformazioni. Ha una configurazione quasi quadrangolare ed è munito di una torre e cinque baluardi e circondato da una larga fossa, in origine sempre piena d'acqua, oltrepassabile con un ponte levatoio. Nel lato orientale della cinta muraria si trova l'ingresso, costituito da un arco a tutto sesto sormontato da una torre quadrata, il cassero, dove sono ancora visibili le corsie per lo scorrimento delle travi che azionavano il ponte levatoio; e sulla sommità del cassero la seicentesca torre civica. Nella seconda metà del Settecento le mura, ad eccezione del lato orientale che conserva avanzi dei beccatelli e della muratura, vengono abbassate e di conseguenza la fossa circondante il castello completamente riempita di terra ed il ponte levatoio, unico accesso all'edificio, sostituito con un ponte in pietra. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera era di 959 persone, pari al 10,26% della popolazione. Sono presenti scuole d'infanzia e primarie nel capoluogo e nelle principali frazioni, oltre a una scuola secondaria di primo grado nel capoluogo. 3ª settimana di luglio: "Settimana della Micizia", intera settimana dedicata al gatto, con concorsi fotografici, mostre d'arte, sculture di sabbia, spettacoli teatrali, concerti ed animazione per bambini, con tema principale il gatto. Il capoluogo Gatteo, con il suo castello fortificato, vanta tradizioni secolari quale fiorente centro artigianale e commerciale. Oggi vi sono concentrati tutti i servizi primari e dal punto di vista economico risulta essere in crescita il settore del terziario. Sant'Angelo è la frazione più consistente sia dal punto di vista demografico, sia da quello delle attività economiche. Già ricordato nel 1070 come "Plebem S.Angeli in Salute", è oggi centro produttivo e commerciale. Vi nacque Secondo Casadei, il principale esponente del liscio romagnolo. Anche la piccola frazione di Fiumicino (la gran parte del cui territorio appartiene al comune di Savignano sul Rubicone) è sede di attività industriali e artigianali. Gatteo a Mare, chiamato precedentemente "Due bocche”, è centro di attività turistiche. Nel suo chilometro quadrato di estensione vi sono 88 hotel, 30 stabilimenti balneari, circa 230 appartamenti da affittare, più un centinaio fra esercizi commerciali ed attività artigiane. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gatteo Sito ufficiale, su comunegatteo.it. Gatteo su The Campanile Project, su thecampanileproject.org. URL consultato il 3 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2013).

Chiesa di San Lorenzo Martire (Gatteo)
Chiesa di San Lorenzo Martire (Gatteo)

La chiesa di San Lorenzo Martire è la parrocchiale di Gatteo, in provincia di Forlì-Cesena e diocesi di Cesena-Sarsina; fa parte della zona pastorale del Mare. Il primitivo edificio venne edificato nel tardo Duecento. La primitiva chiesa di Gatteo venne edificata nel 1290 nel complesso del castello Malatestiano. Nel 1541 fu elevata a dignità parrocchiale e nel 1554 venne resa autonoma rispetto alla pieve di San Giovanni in Compito di Savignano sul Rubicone. Nel corso dei secoli questa chiesa divenne luogo di sepoltura per molte personalità, come ad esempio diversi esponenti della nobile famiglia dei marchesi Guidi. Nel 1819, su richiesta del marchese Fabrizio Guidi, la sede della parrocchia fu trasferita nella chiesa della Madonna del Popolo, che era stata edificata nel 1576. Nel 1821 la primitiva chiesa di San Lorenzo venne demolita e nel 1847 venne abbattuta anche la torre campanaria. Nel 1868 venne aperto il cantiere per la costruzione della nuova parrocchiale, che venne chiuso oltre dieci anni più tardi, nel 1880. Tra il 1917 e il 1919 l'edificio fu oggetto di un ampliamento della navata che portò anche al rifacimento di alcune parti, come la zona absidale. Il prospetto principale è a salienti rifinito con mattoni a facciavista e viene tripartito da paraste. Le due centrali sono precedute da colonne poligonali bicrome sopra le quali sono poste altrettante statue. Nella parte centrale si trova il portale principale preceduto dal piccolo protiro che protegge anche la lunetta, mentre in alto si trova il grande rosone, mentre nelle parti laterali sono presenti due nicchie vuote sovrastate da due oculi. La torre campanaria è posta a sinistra della struttura. Ha base quadrata ed è rifinita in modo analogo alla chiesa. Lungo il fusto presenta piccole feritoie, la cella campanaria si apre con quattro finestre a bifora, sopra ha una struttura poliedrica ottagonale con finestrelle cieche che è sormontata dalla cuspide con forma di piramide acuta a base poligonale. All'interno della sala sono conservati i dipinti eseguiti da don Stefano Montanari in epoca neoclassica. Diocesi di Cesena-Sarsina Gatteo Parrocchie della diocesi di Cesena-Sarsina Regione ecclesiastica Emilia-Romagna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Lorenzo Martire https://www.sanlorenzogatteo.it/ , sito ufficiale della parrocchia. Parrocchia di SAN LORENZO MARTIRE, su parrocchiemap.it. URL consultato l'8 gennaio 2021.

Colonia Agip

La Colonia Agip è un complesso architettonico situato a Cesenatico, costruito tra il 1937 ed il 1938 per ospitare durante l'estate i figli dei dipendenti dell'omonima azienda. L'opera è stata realizzata su progetto dell'architetto bolognese Giuseppe Vaccaro in stile razionalista. La colonia fu voluta dall'allora presidente dell'AGIP, Umberto Puppini, per i figli dei dipendenti. L'edificio venne intitolato a Sandro Italico Mussolini, nipote del Duce, morto prematuramente. La sua costruzione si inserisce nel filone della realizzazione di colonie estive promosso dal regime fascista. Il complesso si sviluppa su quattro corpi di fabbrica disposti su un'area di 270 metri per 80. Il corpo centrale, con la direzione e i dormitori, si innalza su quattro piani e si affaccia sul mare. I corpi bassi di servizio, posti ai lati, sono disposti ortogonalmente al mare e ospitano la mensa, le cucine, l'infermeria e i locali di ritrovo. L'edificio è caratterizzato da una grande linearità e razionalità, con un'estrema attenzione alla funzionalità e all'igiene. L'uso del cemento armato ha permesso di realizzare ampie vetrate e terrazze, che garantiscono una vista panoramica sul mare. I pilotis liberano il piano terra, creando un porticato che offre riparo dal sole e dalla pioggia. La colonia Agip è stata concepita come un luogo di villeggiatura per i figli dei dipendenti dell'azienda. Offriva loro un ambiente sano e sicuro, con attività ricreative e sportive. La colonia poteva ospitare fino a 800 bambini ed era dotata di tutti i comfort: dormitori, refettorio, infermeria, piscina, palestra e teatro. Fu usata come ospedale militare e deposito di automezzi militari durante la seconda guerra mondiale. Dopo la seconda guerra mondiale, la colonia è stata utilizzata anche come scuola e centro di accoglienza per bambini in difficoltà. Oggi è ancora di proprietà dell'ENI ed è utilizzata come colonia estiva per i figli dei dipendenti. È stata inoltre aperta al pubblico per eventi culturali ed è fruibile in occasione delle annuali giornate promosse dal FAI durante le quali si organizzano visite guidate. L'edificio è inserito nel progetto europeo ATRIUM. Valentina Orioli, Cesenatico - turismo e città balneare fra Otto e Novecento, Alinea, 2008, p. 91, ISBN 9788860553317. Elena Mucelli, Colonie di vacanza italiane degli anni '30 - architetture per l'educazione del corpo e dello spirito, Alinea, 2009, p. 52, ISBN 9788860554253. Colonia Marina AGIP La colonia marina "Sandro Mussolini" a Cesenatico

Pisciatello
Pisciatello

Il Pisciatello è un torrente, affluente di sinistra del Rubicone, che nasce nella fascia collinare della provincia di Forlì-Cesena. Sgorga a 380 metri s.l.m. alle pendici del monte Strigara, presso il passo dei Meloni, nel territorio Sogliano al Rubicone, nella località di Strigara. Incassato in una stretta valle e circondato da boschi, il Pisciatello entra nel comune di Roncofreddo scorre sinuosamente verso nord sino alla frazione di Ardiano, dove volge il suo percorso verso nord-est. Presso Sorrivoli, dove la valle si apre e le macchie boscose lasciano spazio ai campi coltivati, interseca la strada provinciale 75 e, una volta superata quest'ultima località marca il confine tra i territori comunali di Cesena e Montiano. Nel tratto fra Montiano e Calisese, il torrente scorre fra le ultime colline cesenate entrando quindi in pianura e mantenendo un andamento sinuoso. Lasciata Calisese il torrente volge verso nord-ovest lambendo la frazione cesenate di Case Castagnoli, dove interseca la via Emilia e riceve in sinistra orografica il rio Donegallia. Dopo aver formato un'ansa verso nord-est, interseca la ferrovia Bologna-Ancona e la strada statale 726 Tangenziale di Cesena. Dopo aver ricevuto in sinistra idrografica le acque del rio Marano, bagna la frazione di Ponte Pietra e assume quindi un percorso regolare venendo al contempo fiancheggiato dalla strada statale 304. Dopo aver toccato Villa Casone e Macerone, entra nel territorio del comune di Cesenatico. Qui prosegue il suo percorso ormai canalizzato sino alla frazione di Villamarina dove curva verso est ricevendo alla destra orografica il Rigossa e sfociando poco dopo, a sud dell'abitato di Gatteo a Mare, in sinistra del Rubicone. Il corso d'acqua, avendo un carattere torrenziale e una portata instabile nonché fortemente mutevole nel corso delle stagioni, ha modificato parecchie volte il proprio corso nelle zone di pianura. Per quanto riguarda le zone collinari invece il fiume ha mantenuto immutato nel tempo il suo corso. Il bacino imbrifero di raccolta acque del Pisciatello è di 116 km2 mentre la portata media si attesta intorno a 0,63 m3/s. Alcuni storici sostengono che il Pisciatello possa associarsi al Rubicone, il famoso fiume che Gaio Giulio Cesare attraversò rendendo palese il suo attacco al senato romano. Nelle zone collinari, fino alla località di Calisese, il fiume è chiamato in dialetto romagnolo Urgon (traduzione dialettale di Rubicone). Localizzazione dell'antico Rubicone Mare Adriatico