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Gatteo

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Gatteo 004
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Gatteo (Gatì in romagnolo) è un comune italiano di 9 345 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Si trova a circa 35 km dal capoluogo, Forlì. Il territorio comunale di Gatteo, situato in una fertile pianura, ha una conformazione allungata ed è delimitato dal torrente Rigossa e dal fiume Rubicone, estendendosi fino al mare Adriatico. Confina a nord con il comune di Cesenatico, a nord est con l'Adriatico, ad est e a sud con Savignano sul Rubicone e ad ovest con Gambettola e Longiano. La zona era abitata già in epoca romana, trovandosi in vicinanza dell'antico "Compitum", l'attuale San Giovanni in Compito; ne sono testimonianza i numerosi reperti archeologici ritrovati in aree circostanti: mattoni, marmi, metalli, monete e statue. Gatteo è un nome fondiario (fundus Catei) ma formatosi nel Medioevo" (sec. XII) diventando poi nel 1311, "Tumba Ghatei", cioè casale con abitazione padronale o fortificata e successivamente "Commune" (1358) e "Castrum" (1371). Le prime opere di bonifica del territorio, fino ad allora selvaggio e paludoso, risalgono secolo IX a cura della Chiesa Ravennate e dei grandi monasteri e Abbazie. Alla fine del X secolo sorse l'"Aggero Gatthei" (l'ager romano era una fortificazione quadrangolare costituita da una staccionata e da un fossato), fortificato da un muro ad una testa, che cominciò a prendere le sembianze di "Castello". Nei secoli XIII - XIV Gatteo diventò comune. Con l'avvento del dominio dei Malatesta di Verucchio proseguì dal 1311 il consolidamento del castello, dotato di fossato e ponte levatoio. Nel 1353 "Castrum Gatthei", situato nella pianura tra la strada maestra e il mare Adriatico, faceva parte del Vicariato di Santarcangelo, dopo essere stato sottratto come Comune alla giurisdizione del Malatesta e posto sotto il dominio del Papa. Verso il 1431-1432, compare a Gatteo Erasmo da Narni detto Gattamelata, capitano di ventura agli ordini di Papa Eugenio IV. A questo personaggio venne erroneamente attribuito l'origine dello stemma comunale. Nel 1452 il Papa Niccolò V concesse tutto il territorio in feudo ai Conti Guidi di Bagno e nello stesso anno (il 19 agosto) vennero stabiliti i confini territoriali fra il Comune di Cesena e quello di Gatteo. A questo periodo risalgono l'Oratorio di San Rocco, costruito nel 1484, in seguito alla terribile pestilenza del 1458-1461 e la Chiesa di Sant'Antonio Abate con l'annesso ospedale in funzione già dal 1467. Agli inizi del Cinquecento Gatteo faceva parte del Ducato di Romagna, che ebbe vita breve in seguito all'invasione dei Veneziani, i quali spodestando il Duca Valentino nel 1505 permisero il ripristino del sistema feudale con il ritorno, nel 1516, dei Conti Guidi di Bagno, i quali, salvo brevi interruzioni, rimasero al potere fino al 1656, quando il Feudo di Gatteo tornò direttamente nelle mani del Pontefice. Da quel momento Gatteo ebbe un governo stabile e vide sorgere quella che è l'attuale struttura del paese, con l'ampliamento delle abitazioni attorno al castello. Nel 1541 la Chiesa di San Lorenzo diventa Parrocchia e nel 1554 viene tolta dalla dipendenza di San Giovanni in Compito ed ottiene un proprio Fonte battesimale. Nel 1576 il marchese Fabrizio Guidi Di Bagno, nell'area prospiciente il castello, edifica un oratorio o chiesa dedicata alla Madonna del Popolo nel luogo dove, già dal 1400, esisteva un sacello intitolato a Santa Maria in Lacrimis. Da qui ha origine poi l'attuale chiesa parrocchiale nel 1819. Nel 1610, il Consiglio della Comunità di Gatteo, su proposta del marchese Di Bagno, divise il territorio comunale in undici quartieri. Ad ogni quartiere veniva assegnato un capo-quartiere o balitore scelto - ad estrazione - fra tutti i residenti di un certo ceto di quel determinato quartiere. Tale carica durava quattro mesi. Giuseppe Garibaldi, diretto a dar man forte alla resistenza di Venezia, il 1º agosto 1849 attraversò il territorio passando per Gatteo con oltre duecento garibaldini; sostò nel borgo e proseguì per Sant'Angelo dove si fermò a riposare una notte in un'abitazione in via Fiume e si abbeverò nel vecchio pozzo davanti alla farmacia ora appena sotto il manto stradale per arrivare poi alle Due Bocche (Gatteo a Mare) e di qui giungere a sorpresa a Cesenatico, per salpare poi con tredici bragozzi chioggiotti alla volta di Venezia. Ammainata la bandiera dello Stato Pontificio e messa al suo posto quella tricolore, Gatteo, dopo essere passato al Regno d'Italia, divenne Comune autonomo con decreto del 30 marzo 1860. Chiesa di San Rocco. Rappresenta la chiesa più antica dopo la demolizione di San Lorenzo nel 1821, costruita nel 1484 circa in occasione delle pestilenze del 1435-36 e del 1458-61, nel rispetto del culto di San Rocco quale Santo al quale veniva richiesta protezione contro la peste. La struttura dell'Oratorio, o Chiesetta a capanna, è molto semplice: ha una sola navata con struttura lignea e pochissime aperture costituite da un piccolo rosone sul portale d'ingresso ed una finestra, anche se all'origine vi erano un'altra finestra ed una porta laterale che conduceva all'attiguo cimitero (poi trasferito alla periferia del paese), ora entrambe murate. Internamente era decorata con dipinti dei Santi più venerati in quel tempo e nel 1571 risulta fosse dotata di cinque altari con confraternita. L'altare maggiore era sovrastato da un'immagine di San Rocco piuttosto vecchia e corrosa, che fu poi ridipinta all'esterno della Chiesa sul timpano che si trova sulla porta d'ingresso. Gli affreschi originariamente presenti sulle pareti interne, sono stati completamente restaurati. fixLe pitture votive legate ai periodi di pestilenza risalgono ai secoli XV-XVI e rappresentano oltre a San Rocco e San Sebastiano, la Madonna con Bambino, Santa Lucia e la 'Crocifissione con la Maddalena e le pie donne. I Santi riportati negli affreschi sono: San Rocco, vestito da pellegrino che indica con la mano la coscia ulcerata da una piaga purulenta, oppure una ferita, come se ne fosse stata tratta una freccia; San Sebastiano, il quale trafitto dalle frecce vuole simboleggiare, metaforicamente, la scongiura del terribile morbo. Nella credenza popolare, riferita all'epoca degli affreschi, si voleva paragonare l'attacco della peste a quello delle frecce che si abbattono inaspettatamente sulle vittime ed il Santo allontana dai suoi protetti 'le frecce' della peste; San Cristoforo, secondo la credenza popolare bastava vedere la sua immagine per essere certi di non morire in giornata: 'guarda San Cristoforo e vai sicuro' si trova scritto in affreschi o statue; inoltre Sant'Antonio Abate, San Martino, San Giorgio, San Gregorio Magno, San Giovanni Battista, Santa Lucia, Santa Caterina da Siena ed altri. Chiesa di San Lorenzo Martire sorse nel 1290 circa all'interno del complesso del Castello e diventa Chiesa Parrocchiale nel 1541. Viene traslata nel 1819 nella Chiesa della Madonna del Popolo, costruita nel 1576 per volere del marchese Fabrizio Guidi di Bagno e della moglie Laura Colonna, nella piazza che fronteggia il Castello medievale e dove pare fosse ubicato un Sacello dedicato a S.Maria de Lacrimis utilizzato come rifugio dai viandanti che attraversavano la fitta boscaglia circostante. Nel corso degli anni la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo ospita le salme di molti membri della famiglia Guidi di Bagno di Romagna: il marchese Ferdinando Guidi di Bagno, che morto a Mantova ordinò di essere sepolto nella Chiesa di Gatteo, Fabrizio Guidi di Bagno marchese di Montebello e conte di Cusercoli nel 1612, la moglie Laura Colonna marchesa di Montebello nel 1633, fondatrice nel 1614, in occasione della recente morte del marito, del Sacello di San Martino e donatrice di varie opere quali oro, pitture e paramenti sacerdotali in onore del Santo. In occasione di restauri le spoglie di questi e di tanti altri componenti della famiglia Guidi di Bagno vennero raccolte nel sarcofago del marchese Fabrizio nella cappella posta presso l'altare. Nel 1821 viene demolita la vecchia Chiesa di San Lorenzo all'interno del Castello e nel 1847 stessa sorte tocca al suo campanile. Nel 1868-1880 inizia l'ampliamento della Chiesa Parrocchiale con la costruzione delle cappelle laterali e nel 1917-1919 viene restaurata completamente la Chiesa con la riedificazione dell'abside e l'ingrandimento della navata. Campanile di Sant'Antonio Abate rappresenta i resti di una delle più antiche chiese di Gatteo, Sant'Antonio Abate, costruita nel 1467 o forse prima e distrutta nel 1944. Annesso alla Chiesa vi era un ospedale poi divenuto congregazione di carità. Castello Malatestiano Il castello sorge nel XIII secolo e nel corso dei secoli è soggetto a diverse trasformazioni. Ha una configurazione quasi quadrangolare ed è munito di una torre e cinque baluardi e circondato da una larga fossa, in origine sempre piena d'acqua, oltrepassabile con un ponte levatoio. Nel lato orientale della cinta muraria si trova l'ingresso, costituito da un arco a tutto sesto sormontato da una torre quadrata, il cassero, dove sono ancora visibili le corsie per lo scorrimento delle travi che azionavano il ponte levatoio; e sulla sommità del cassero la seicentesca torre civica. Nella seconda metà del Settecento le mura, ad eccezione del lato orientale che conserva avanzi dei beccatelli e della muratura, vengono abbassate e di conseguenza la fossa circondante il castello completamente riempita di terra ed il ponte levatoio, unico accesso all'edificio, sostituito con un ponte in pietra. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera era di 959 persone, pari al 10,26% della popolazione. Sono presenti scuole d'infanzia e primarie nel capoluogo e nelle principali frazioni, oltre a una scuola secondaria di primo grado nel capoluogo. 3ª settimana di luglio: "Settimana della Micizia", intera settimana dedicata al gatto, con concorsi fotografici, mostre d'arte, sculture di sabbia, spettacoli teatrali, concerti ed animazione per bambini, con tema principale il gatto. Il capoluogo Gatteo, con il suo castello fortificato, vanta tradizioni secolari quale fiorente centro artigianale e commerciale. Oggi vi sono concentrati tutti i servizi primari e dal punto di vista economico risulta essere in crescita il settore del terziario. Sant'Angelo è la frazione più consistente sia dal punto di vista demografico, sia da quello delle attività economiche. Già ricordato nel 1070 come "Plebem S.Angeli in Salute", è oggi centro produttivo e commerciale. Vi nacque Secondo Casadei, il principale esponente del liscio romagnolo. Anche la piccola frazione di Fiumicino (la gran parte del cui territorio appartiene al comune di Savignano sul Rubicone) è sede di attività industriali e artigianali. Gatteo a Mare, chiamato precedentemente "Due bocche”, è centro di attività turistiche. Nel suo chilometro quadrato di estensione vi sono 88 hotel, 30 stabilimenti balneari, circa 230 appartamenti da affittare, più un centinaio fra esercizi commerciali ed attività artigiane. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gatteo Sito ufficiale, su comunegatteo.it. Gatteo su The Campanile Project, su thecampanileproject.org. URL consultato il 3 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2013).

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Gatteo 004
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Sala (Cesenatico)
Sala (Cesenatico)

Sala è una frazione del comune di Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena. È situata in pianura, a 6 km a sud di Cesenatico. A nord dell'abitato scorre il torrente Pisciatello. Nei secoli anteriori al Mille, la zona compresa fra Cervia Cesena e Rimini si presentava come un'area incolta caratterizzata da grandi boscaglie e paludi malsane. Lungo la via Popilia, che congiungeva Rimini e Ravenna, si trovava il centro romano di Ad Novas. L'origine del nome Sala ha due possibile ipotesi: la prima vede un territorio acquitrinoso con elementi salini, la seconda è legata al nome di un piccolo e morbido fusto palustre usato per fabbricare ceste e sgabelli. La prima notizia del toponimo risale al 1001 d.c quando l'imperatore Ottone III concesse al monastero di San Apollinare in Classe la villa e la corte di Sala. Nel 1181 vi fu una controversia importante tra Rimini e Cesena; i riminesi espugnarono il castello di Bulgaria, obbligando la guarnigione a retrocedere sul ponte del Pisciatello. Intorno alla fine del trecento iniziarono a farsi fitti i piccoli insediamenti nel cesenate, ma di Sala non vi era ancora alcuna traccia. Il 27 febbraio del 1584 il mons. vescovo Gualialdi firmò una bolla per l'erezione della parrocchia di Santa Maria del Rosario e così nacque Sala. La parrocchia comprendeva: Sala, Vetreta, Albarazzo, Pavirano, Bagnarola, Torre, Villalta e Capo D'argine. Il primo parroco di Sala fu don Maurizio Selvaggiani. Nel 1585 le famiglie erano 101 (690 persone). La popolazione di Sala alla fine dell'Ottocento era di 1 208 abitanti (167 concentrati nel borgo). Fra il 1909 e il 1911 fu ricostruita la chiesa, che era diventata inagibile. Nel 1903, 14 soci fondatori sottoscrissero l'atto costitutivo della cassa Rurale. Tra questi figurarono due sacerdoti: il parroco don Giuseppe Biondi ed il cappellano don Giuseppe Gasperini. Il 1919 fu l'anno in cui il movimento cattolico italiano riuscì a darsi una organizzazione politica autonoma con la fondazione del partito Popolare Italiano ed a Sala il promotore fu don Amedeo. I socialisti avevano dato vita a una cooperativa di braccianti che nel periodo del raccolto raccoglievano parte del grano della zona. Si diffusero anche le azioni di squadrismo fascista, che colpirono anche don Biondi. Con l'inizio del regime fascista don Marchi (fondatore del gruppo del piccolo clero) vi si oppose pubblicamente, e successivamente fu processato dal tribunale di Forlì e minacciato di essere inviato al confino per propaganda. Nel 1938 fu fondata l'associazione femminile cattolica condotta da Angelina Pirini, nata a Sala il 30 marzo 1922, figlia di Luigi e di Dina Savini, prima di quattro sorelle. Finita la quinta elementare lavorò da apprendista sarta fino al 1937; nel 1934 iniziò la sua vita spirituale, nel 1936 fece il primo voto di verginità, e nel 1938 il voto definitivo e morì il 2 ottobre 1940. Nel settembre 1944 con l'avanzata degli Alleati verso Cesena e Cesenatico, a Sala arrivarono le prime granate ed anche la chiesa fu colpita. Il 18 ottobre 1944 i nazisti lasciarono il paese che fu occupato dagli Alleati. Il 2 ottobre 1950 furono conclusi i lavori di ricostruzione della chiesa, iniziati nel 1937. Nel 1982 (14 novembre) fu inaugurato il monumento ai caduti nel parchetto della chiesa. Angelina Pirini è stata proclamata serva di Dio nel 1985) e le è stata dedicata una piazza nel paese. Chiesa di Santa Maria del Rosario Casa di Angelina Pirini Sono presenti due scuole dell'infanzia, una pubblica l'altra parrocchiale, e una scuola primaria pubblica. L'edificio scolastico fu costruito a metà dell'Ottocento come casa estiva dei marchesi Romagnoli. È presente il Teatro Letizia, in attività dagli anni 50, gestito dalla parrocchia. Sono presenti diverse attività commerciali e una consistente produzione agricola. La frazione è stata sede di un istituto bancario autonomo, la Banca di Credito Cooperativo di Sala di Cesenatico, fondato nel 1903 ed operativo fino al 2017, quando dalla sua unione con Banca Romagna Est si è formato l'istituto Romagna Banca. AA.VV., Sala di Cesenatico: il cammino di una comunità, Fondazione della Cassa Rurale, 1983. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sala

Chiesa di San Lorenzo Martire (Gatteo)
Chiesa di San Lorenzo Martire (Gatteo)

La chiesa di San Lorenzo Martire è la parrocchiale di Gatteo, in provincia di Forlì-Cesena e diocesi di Cesena-Sarsina; fa parte della zona pastorale del Mare. Il primitivo edificio venne edificato nel tardo Duecento. La primitiva chiesa di Gatteo venne edificata nel 1290 nel complesso del castello Malatestiano. Nel 1541 fu elevata a dignità parrocchiale e nel 1554 venne resa autonoma rispetto alla pieve di San Giovanni in Compito di Savignano sul Rubicone. Nel corso dei secoli questa chiesa divenne luogo di sepoltura per molte personalità, come ad esempio diversi esponenti della nobile famiglia dei marchesi Guidi. Nel 1819, su richiesta del marchese Fabrizio Guidi, la sede della parrocchia fu trasferita nella chiesa della Madonna del Popolo, che era stata edificata nel 1576. Nel 1821 la primitiva chiesa di San Lorenzo venne demolita e nel 1847 venne abbattuta anche la torre campanaria. Nel 1868 venne aperto il cantiere per la costruzione della nuova parrocchiale, che venne chiuso oltre dieci anni più tardi, nel 1880. Tra il 1917 e il 1919 l'edificio fu oggetto di un ampliamento della navata che portò anche al rifacimento di alcune parti, come la zona absidale. Il prospetto principale è a salienti rifinito con mattoni a facciavista e viene tripartito da paraste. Le due centrali sono precedute da colonne poligonali bicrome sopra le quali sono poste altrettante statue. Nella parte centrale si trova il portale principale preceduto dal piccolo protiro che protegge anche la lunetta, mentre in alto si trova il grande rosone, mentre nelle parti laterali sono presenti due nicchie vuote sovrastate da due oculi. La torre campanaria è posta a sinistra della struttura. Ha base quadrata ed è rifinita in modo analogo alla chiesa. Lungo il fusto presenta piccole feritoie, la cella campanaria si apre con quattro finestre a bifora, sopra ha una struttura poliedrica ottagonale con finestrelle cieche che è sormontata dalla cuspide con forma di piramide acuta a base poligonale. All'interno della sala sono conservati i dipinti eseguiti da don Stefano Montanari in epoca neoclassica. Diocesi di Cesena-Sarsina Gatteo Parrocchie della diocesi di Cesena-Sarsina Regione ecclesiastica Emilia-Romagna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Lorenzo Martire https://www.sanlorenzogatteo.it/ , sito ufficiale della parrocchia. Parrocchia di SAN LORENZO MARTIRE, su parrocchiemap.it. URL consultato l'8 gennaio 2021.

San Mauro Pascoli
San Mauro Pascoli

San Mauro Pascoli (fino al 1932 San Mauro di Romagna) è un comune italiano di 12 366 abitanti della provincia di Forlì-Cesena. Il centro si trova a 21 m s.l.m. Il territorio è interamente pianeggiante, ed è delimitato per la maggior parte dai confini del comune di Savignano sul Rubicone, al quale lascia libera una sottile striscia di terreno in direzione est-nord-est (Savignano a Mare), fino alla piccola frazione di San Mauro Mare, risultando compreso fra i fiumi Rubicone (lato nord-ovest) e Uso (lato sud-est). Su quest'ultimo si trova il piccolo lago Pascoli. È attraversato dal Rio Salto, torrente che raccoglie le acque meteoriche dei comuni di Savignano sul Rubicone e di San Mauro Pascoli immettendosi poi nel fiume Uso. Il clima è lievemente mitigato dal mare con temperature che in estate raramente superano i 35°: gli inverni sono miti. L'abitato è nominato per la prima volta in un documento del 1191 come Fundum Sancti Mauri. Nel XII secolo vi si trovava una chiesa dedicata a San Mauro, vescovo di Cesena. Appartenne al territorio di Savignano sul Rubicone. Nel 1247 la riminese Concordia De' Particitadi va in sposa a Novello Malatesta da Verucchio portando in dote numerosi castelli, fra cui quelli di San Mauro e di Giovedìa. Nei documenti successivi le due località sono citate sia come residenze fortificate che come villaggi rurali. Nel 1398 Galeotto di Giovanni Malatesta governa su San Mauro "con tutti i suoi abitanti e il fortilizio fatto erigere da suo padre nel 1361". La signoria dei Malatesta dura fino a quando Sigismondo Pandolfo, nel 1443, stabilisce che "il fortilizio di San Mauro e di Giovedìa", contesi tra i diversi parenti, siano assegnati a Gottifredo d'Iseo, suo fidato uomo d'arme. Nel XV secolo San Mauro ottenne dai Malatesta gli statuti comunali. Papa Paolo II lo concesse in feudo agli Zampeschi. Fu in seguito in possesso di altre famiglie e passò nel 1590 tra i domini pontifici della Camera apostolica. Alla fine del XVII secolo fu nuovamente aggregato a Savignano e nel XVIII secolo vi venne fondata una tenuta agricola dei principi Torlonia. Divenne comune autonomo nel 1827 e nel 1932 assunse il nome attuale in onore di Giovanni Pascoli, che vi era nato nel 1855. Fu quasi completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale. Stemma Gonfalone Bandiera Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 25 agosto 1953. L'immagine del santo compare in un sigillo del comune del 1521. Il secondo campo riprende probabilmente lo stemma del podestà Zaccaria Zaccari (1611-1613). Abitanti censiti Il comune, a partire dal 2000, è in crescita demografica; infatti le nascite, fino al 2017, hanno sempre superato costantemente il centinaio. Non accadeva dal 1977, quando i nati furono 101. Secondo dati aggiornati al 2019, il comune conta un totale di 1555 residenti stranieri in particolare: 177 abitanti provenienti dall'Unione europea 760 abitanti provenienti dall'Extra Unione Europea 213 abitanti provenienti dall'Asia 383 abitanti provenienti dall'Africa 22 abitanti provenienti dall'America A poca distanza dalla centrale piazza Mazzini si trova la casa del poeta Giovanni Pascoli, dove egli nacque il 31 dicembre 1855 e dove trascorse l'infanzia. Monumento nazionale dal 1924, fu danneggiata durante la seconda guerra mondiale e solo l'originaria cucina restò intatta. Una lapide riporta alcuni versi tratti dalla poesia di Pascoli Casa mia (M'era la casa avanti / tacita al vespro puro / tutta fiorita al muro / di rose rampicanti). La casa ospita il "Museo Casa Pascoli", che custodisce oggetti appartenuti alla madre del poeta, la sua culla, i mobili dello studio di Bologna e documenti come quasi tutte le prime edizioni delle opere pascoliane, dediche, fotografie e i carteggi del Fondo Murari (lettere autografe conservate dalla sorella Ida e la corrispondenza con l'amico sammaurese Paolo Guidi. Il giardino della casa è stato allestito con un percorso botanico-poetico, con versi pascoliani che ricordano le piante presenti anche durante la sua fanciullezza. Il museo è gestito dal comune e dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Ravenna, in collaborazione con l'Accademia Pascoliana e con la fondazione "Domus Pascoli", e svolge attività di promozione culturale, ricerca, recupero e conservazione del patrimonio pascoliano. Dal 28 febbraio 2023 è inserita nel novero delle «Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna». Il mausoleo della famiglia Pascoli si trova nel cimitero del paese. Nel mausoleo sono sepolti i componenti della famiglia Pascoli, ma non il poeta, né le sorelle Ida e Mariù, che riposano a Castelvecchio Pascoli, frazione del comune di Barga. La tenuta dei principi Torlonia comprende una villa del 1780, chiamata "Torre di Giovedìa" o più semplicemente "La Torre". Il complesso comprende oltre ad un edificio principale, una cappella, l'edificio destinato ad abitazione del fattore della tenuta, oggi trasformato in ristorante e, ad alcune centinaia di metri dalla residenza signorile, alcune case coloniche tuttora abitate. Il cortile interno dell'edificio principale, recentemente ristrutturato, viene utilizzato per ospitare rappresentazioni teatrali ed eventi culturali. Nei pressi della Villa Torlonia sono state rinvenute durante gli scavi per la costruzione del Canale Emiliano Romagnolo alcune fornaci romane, utilizzate per la fabbricazione di laterizi. Gli impianti sono di notevoli dimensioni e presentano una parte inferiore dove bruciava il combustibile e una parte superiore dove si disponevano i mattoni da cuocere. La piccola chiesa della Madonna dell'Acqua fu costruita nel 1616 per conto del vicario vescovo di Rimini e successivamente ricostruita a seguito dei danneggiamenti causati dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Si trova nel centro del paese all'incrocio di tre strade (via G. Pascoli, via Rio Salto e via G. Tognacci) e confina con il giardino di Casa Pascoli. Oggi ospita due lapidi dedicati ai caduti di San Mauro Pascoli. I due fronti della chiesetta sulla strada presentano una partitura simile, ricca di elementi architettonici e decorativi. All'interno la chiesa è ad unica navata con l'abside coperta da volta a botte. Giovanni Pascoli amò molto questo piccolo edificio, che consolò il dolore di sua madre. Così scrisse agli amici sammauresi nel maggio 1897: «…e l'ospite saluterà commosso il mio mondo ideale che ha per confini il Luso e il Rio Salto e per centro la chiesuola della Madonna dell'Acqua e il camposanto fosco di cipressi...» L'oratorio risale alla seconda metà del XVIII secolo e si trova nel centro del paese di fronte al palazzo municipale. In origine svolgeva funzioni di chiesetta-oratorio per il vicino convento delle orsoline (oggi parte della residenza municipale), mentre oggi viene utilizzato come sede espositiva. La casa natale di Agostino Antonio Giorgi sita nella piazza omonima a lui dedicata non è visitabile, perché abbattuta e riconvertita ad esercizi commerciali ed abitativi. La biblioteca è nata all'inizio degli anni Settanta del Novecento come centro di lettura, dispone di circa 14 000 volumi a scaffale aperto, di cui 3 000 nella sezione ragazzi e 1 700 nella sezione grandi opere, e di una sezione di riviste e quotidiani. È dotata anche di un piccolo archivio fotografico di immagini del paese e della sua frazione balneare. Scuola elementare statale, situata nel centro del paese. Scuola media statale Giovanni Pascoli, situata nel centro del paese. Fiera di San Crispino, protettore dei calzolai e per questo motivo scelto come santo patrono. Si svolge il 25 ottobre. Iniziativa religiosa in ricordo di san Cono da Teggiano importato dalla comunità salernitana residente da tempo a San Mauro Pascoli. Si svolge la prima domenica di giugno. Ripristinata nel 2006 con bancarelle, stand gastronomici e attrazioni varie. Si svolgeva la settimana prima di Pasqua di ogni anno. Soppressa nel 2010, per lasciar spazio nel 2011 ad un nuovo evento Produmo DI..VINO. I "Faroqual", nel dialetto locale, stanno ad indicare le pannocchie non ancora mature della pianta del mais. Il termine è riferito ai giovani che si incontravano per ballare e socializzare in tale ricorrenza. Organizzata dalla parrocchia di San Mauro Vescovo, con sfilate di carri e di gruppi in maschera e una lotteria, il cui ricavato andrà in beneficenza (due domeniche prima del Mercoledì delle Ceneri, in caso di maltempo, la domenica prima delle Ceneri) giunge nel 2014 alla 28ª edizione. Festa all'insegna della tradizione romagnola con prodotti e piatti tipici a base di carne di maiale. Si svolge nel fine settimana della seconda o terza settimana di gennaio presso la Torre. Il primo fine settimana di luglio presso la frazione di San Mauro Mare. Si svolge nella borgata Alberazzo la domenica successiva alla Pasqua (domenica in albis). In occasione della festa della Beata Vergine Addolorata, nel terzo sabato e domenica di settembre, con gare sportive e giochi. San Mauro Pascoli, dal 1984, è suddivisa in 12 rioni, che ogni anno partecipano al palio: Centro, San Cono, Castello, Casetti, Alberazzo, Cupa, Bastia, Rio Salto, Villagrappa, Cagnona, Campo Sportivo, Torre o Villa Torlonia. Dal 2016 tale avvenimento non viene più festeggiato dato che dal 2012 negli anni a venire è stata sempre più scarsa la partecipazione dei cittadini. Presso la Torre la domenica più vicina al 29 giugno. In tale occasione la trebbiatura viene eseguita con una trebbiatrice e trattori d'epoca, rievocando il suono della sirena, che ogni tenuta faceva suonare appoggiando il rullo di una sirena meccanica al volano di uno dei trattori in funzione, al raggiungimento di una prefissata quantità di tonnellate di grano. Dal 2001, ogni anno, nella corte interna si svolge un "processo" con tanto di giuria, ascoltando prima le arringhe di accusa e difesa, a vari esponenti dell'Italia. San Mauro Mare, centro balneare equidistante da Cervia e Rimini, attraversata dalla linea ferroviaria che collega Rimini e Ravenna. Il comune fa parte del distretto industriale della calzatura nell'area del Rubicone, con la presenza dei centri direzionali e delle strutture produttive di diverse marche importanti. Le fabbriche occupano una posizione fondamentale dal punto di vista occupazionale e culturale nel raggio di svariati chilometri. Inoltre l'intero paese ospita numerosi piccoli laboratori artigianali a gestione familiare, ognuno specializzato nella lavorazione di una delle varie parti che compongono una calzatura. Un'altra attività artigianale diffusa e rinomata è la lavorazione del ferro battuto. Particolarmente sviluppato è il comparto agricoltura: la fertilità del terreno e la collocazione pianeggiante ha attratto molte famiglie dalle vicine Marche e dalla Provincia di Salerno. A queste attività si aggiunge l'attività turistica estiva sul piccolo tratto di costa che rientra nel territorio comunale. San Mauro Pascoli è attraversata dall'autostrada A14 ed è raggiungibile dai caselli di Rimini Nord (6,5 km), dal casello di Valle del Rubicone a Gatteo che dista circa 3 km e da quello di Cesena (20 km). È inoltre collegata alla strada statale 9 Via Emilia, alla strada statale 16 Adriatica (a San Mauro Mare) e alla strada provinciale 10. La stazione ferroviaria più vicina a San Mauro Pascoli è quella di Savignano sul Rubicone (2 km) sulla linea ferroviaria che collega Bologna e Rimini. La frazione di San Mauro Mare, invece, è attraversata dalla linea ferroviaria che collega Rimini a Ravenna. Le stazioni più vicine a San Mauro Mare sono quelle di Bellaria-Igea Marina (2 km) e Gatteo a Mare (2,5 km). San Mauro Pascoli è servita dal trasporto pubblico delle autolinee Start Romagna. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Teggiano Naumburg Gracanica Sousel Castelvecchio Pascoli A.C. Sammaurese, è la principale squadra di calcio di San Mauro Pascoli, fondata nel 1935. Milita nel campionato di serie D e dispone di un settore giovanile. A.S.D. Virtus San Mauro Mare, fondata nel 1973. Militava nel campionato di Promozione Girone D dell'Emilia-Romagna. Ora fallita, non partecipa a nessun campionato A.S.D. Atletico San Mauro, fondata nel 1999. Milita nel campionato di Seconda Categoria Girone S dell'Emilia-Romagna. A.S.D. Città del Rubicone, è un'associazione che insegna e promuove il basket anche attraverso tornei e campionati provinciali e regionali. A.S.D. Budokan Karate San Mauro Pascoli, fondata nel 2005, insegna e promuove il karate tradizionale shotokan. Partecipa dal 2007 a tornei soprattutto di gare locali e al "Trofeo Regionale Emilia-Romagna"; dal 2013 ha una squadra di artisti marziali che sono saliti sul podio del Campionato italiano assoluto di FIKTA e nel 2024 partecipato a diverse competizioni europee. A.S.D. Kodokan San Mauro Pascoli, fondata nel 2017 come distaccamento dell'associazione omonima di Cesena, è una realtà dilettantistica di insegnamento e promozione dell'arte marziale Judo. "Storia di San Mauro Pascoli" - 2000 edito da (Il ponte vecchio) a cura di Susanna Calandrini. "Civiltà romagnola. Usi e costumi della Romagna popolare a San Mauro Pascoli" - 2003 edito da (Il Ponte Vecchio) cura di Giulia Alterini e Paolina Candelari. "Tè pajos ad Pascoli" - poesia in dialetto sammaurese - Gi.Rochi Editore - 1993 a cura di Nello Canducci Civiltà romagnola: usi e costumi della Romagna popolare a San Mauro Pascoli 2002. "Samaevar ir e oz" - Quaderno di cultura dialettale sammaurese - 2003 di Pietro Maioli. E *zapatìn dal chèsi: poesie nel dialetto romagnolo di San Mauro Pascoli - 2003 di Guglielmo Giovagnoli. "In memoria di Don Luigi Reggiani" a cura di Stefano Bellavista e Stefano Baldazzi - 2008. Scarpe d'amare: arte e poesia del quotidiano - 2008 di Enza Acciaro - 2008. Anziani a San Mauro Pascoli / a cura di Cinzia Mariani, Gabriele Morigi. - Cesena: Il ponte vecchio, [2000] Giovannino "Il bambino Giovanni Pascoli" in andante semiserio - San Mauro Pascoli 2007. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Mauro Pascoli Sito ufficiale, su comune.sanmauropascoli.fc.it. San Màuro Pàscoli, su sapere.it, De Agostini.

Pisciatello
Pisciatello

Il Pisciatello è un torrente, affluente di sinistra del Rubicone, che nasce nella fascia collinare della provincia di Forlì-Cesena. Sgorga a 380 metri s.l.m. alle pendici del monte Strigara, presso il passo dei Meloni, nel territorio Sogliano al Rubicone, nella località di Strigara. Incassato in una stretta valle e circondato da boschi, il Pisciatello entra nel comune di Roncofreddo scorre sinuosamente verso nord sino alla frazione di Ardiano, dove volge il suo percorso verso nord-est. Presso Sorrivoli, dove la valle si apre e le macchie boscose lasciano spazio ai campi coltivati, interseca la strada provinciale 75 e, una volta superata quest'ultima località marca il confine tra i territori comunali di Cesena e Montiano. Nel tratto fra Montiano e Calisese, il torrente scorre fra le ultime colline cesenate entrando quindi in pianura e mantenendo un andamento sinuoso. Lasciata Calisese il torrente volge verso nord-ovest lambendo la frazione cesenate di Case Castagnoli, dove interseca la via Emilia e riceve in sinistra orografica il rio Donegallia. Dopo aver formato un'ansa verso nord-est, interseca la ferrovia Bologna-Ancona e la strada statale 726 Tangenziale di Cesena. Dopo aver ricevuto in sinistra idrografica le acque del rio Marano, bagna la frazione di Ponte Pietra e assume quindi un percorso regolare venendo al contempo fiancheggiato dalla strada statale 304. Dopo aver toccato Villa Casone e Macerone, entra nel territorio del comune di Cesenatico. Qui prosegue il suo percorso ormai canalizzato sino alla frazione di Villamarina dove curva verso est ricevendo alla destra orografica il Rigossa e sfociando poco dopo, a sud dell'abitato di Gatteo a Mare, in sinistra del Rubicone. Il corso d'acqua, avendo un carattere torrenziale e una portata instabile nonché fortemente mutevole nel corso delle stagioni, ha modificato parecchie volte il proprio corso nelle zone di pianura. Per quanto riguarda le zone collinari invece il fiume ha mantenuto immutato nel tempo il suo corso. Il bacino imbrifero di raccolta acque del Pisciatello è di 116 km2 mentre la portata media si attesta intorno a 0,63 m3/s. Alcuni storici sostengono che il Pisciatello possa associarsi al Rubicone, il famoso fiume che Gaio Giulio Cesare attraversò rendendo palese il suo attacco al senato romano. Nelle zone collinari, fino alla località di Calisese, il fiume è chiamato in dialetto romagnolo Urgon (traduzione dialettale di Rubicone). Localizzazione dell'antico Rubicone Mare Adriatico

Chiesa di Santa Lucia (Savignano sul Rubicone)
Chiesa di Santa Lucia (Savignano sul Rubicone)

La chiesa collegiata di Santa Lucia è la parrocchiale di Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena e diocesi di Rimini; fa parte del vicariato di Savignano-Santarcangelo. L'origine della primitiva chiesa di Savignano è da ricercarsi nella fondazione del castello di quel paese, avvenuta il 13 dicembre 1359. In quell'occasione venne edificata pure una chiesetta dedicata alla martire Santa Lucia. Detta chiesetta fu sostituita nel 1494 da una più grande con l'abside rivolta ad est situata in quell'area attualmente chiamata Piazza Borghesi. All'inizio del XVIII secolo questa chiesa era diventata ormai insufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione e nel 1726 il vescovo diede il permesso di demolirla. Il parroco don Giovan Tommaso Graziani affidò il progetto della nuova chiesa a Gerolamo Theodoli ma morì nel 1731 prima che potessero iniziare i lavori. Il successivo arciprete don Giovanni Battista Mancini s'interessò subito alla questione e la prima pietra del nuovo edificio fu posta il 23 giugno 1732. Il progetto originario venne modificato dal capomastro Cristoforo Branzanti, che supervisionò la costruzione della chiesa sino al 1740; in quell'anno i lavori subirono un'interruzione, per poi riprendere successivamente sotto la direzione di Giuliano Cupioli, che a sua volta modificò il progetto. La nuova parrocchiale fu terminata nel 1749 ed aperta al culto il 12 giugno di quello stesso anno. La torre campanaria venne eretta nel XX secolo. Diocesi di Rimini Parrocchie della diocesi di Rimini Savignano sul Rubicone Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa collegiata di Santa Lucia Parrocchia di S. LUCIA V. E M., su parrocchiemap.it. URL consultato il 7 luglio 2020.

Ponte romano sul Rubicone
Ponte romano sul Rubicone

Il ponte romano sul Rubicone è un ponte in pietra d'Istria costruito in epoca romana lungo il fiume Rubicone. Si trova a Savignano sul Rubicone, in Emilia-Romagna. Realizzato probabilmente da Augusto intorno al I secolo d.C., è successivo al celebre attraversamento del Rubicone compiuto dalla Legio XIII Gemina nel 49 a.C., prima del quale Cesare pare abbia esclamato alea iacta est. Il ponte romano di Savignano è il più noto monumento della città di cui è il simbolo stesso. La data esatta di costruzione non è nota: fu definito "consolare" da alcuni storici, mentre secondo altri andrebbe collocato all'epoca di Augusto. È stato quindi costruito successivamente al celebre attraversamento del Rubicone compiuto dalla Legio XIII Gemina nel 49 a.C., prima del quale Cesare pare abbia esclamato alea iacta est ("il dado è tratto"). Nel corso dei secoli il ponte romano subì varie modifiche e rimaneggiamenti. Nel 1450 Sigismondo Pandolfo Malatesta fece asportare le spalline o parapetti laterali usando i blocchi di pietra come materiale per la costruzione del Tempio Malatestiano di Rimini. Tra il XIV e il XVII secolo furono sovrapposte al ponte due torri quadrangolari, che servivano da porte di ingresso al castello e al paese e avevano una funzione di difesa e di controllo. Dopo aver resistito per secoli a vicende atmosferiche e guerre, il ponte fu fatto saltare con l'impiego di cariche di esplosivo dall'esercito tedesco in ritirata nel settembre del 1944. I blocchi di pietra furono però successivamente quasi tutti recuperati, numerati e infine ricollocati al loro posto per la ricostruzione, che fu realizzata tra il 1963 e il 1965. Nella ricostruzione fu fatta la scelta di eliminare ogni sovrastruttura successiva all'epoca romana; perciò non furono ricostruiti né il rivestimento medievale di mattoni intorno ai pilastri centrali, né le due spalline laterali pure in mattoni, sostituite da semplici ringhiere in ferro. Un ulteriore restauro, concluso nel 2005, ha portato al rifacimento del manto stradale, all'eliminazione delle ringhiere e al ripristino delle spalline laterali in mattoni. È costituito da tre grandi arcate di pietra, poggianti su due pilastri centrali. Il tutto è formato da grandi blocchi di pietra d'Istria, un calcare compatto e resistente che non esiste in zona, e che quindi presumibilmente fu importato via mare. È lungo complessivamente, da sponda a sponda, 24,20 m; gli archi hanno una larghezza massima interna di 6,50 m, mentre la loro altezza massima è di 8,25 m. Il ponte, complessivamente, è largo 7 m e alto 10 m. La carreggiata è unica, divisa in due corsie. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul ponte romano sul Rubicone Il Ponte Consolare Romano, su comune.savignano-sul-rubicone.fc.it. Il ponte Romano di Savignano sul Rubicone, su rubicone.eu. Il ponte romano di Savignano sul Rubicone, su prog-res.it. URL consultato il 6 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2018). Romagna Romana