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Stazione di Savignano sul Rubicone

Errori di compilazione del template Interprogetto - template vuotoPagine con mappeSavignano sul RubiconeStazioni ferroviarie della provincia di Forlì-CesenaStub - stazioni dell'Emilia-Romagna

La stazione di Savignano sul Rubicone è una fermata ferroviaria posta sulla linea Bologna-Ancona, a servizio dell'omonimo comune. La stazione è dotata di un edificio passeggeri a due piani, di cui solo il piano terra è aperto. È presente una biglietteria automatica, una sala d'attesa e un sottopassaggio con scivolo per disabili. Il piazzale è composto da due binari e da due banchine, di cui solo la prima dotata di tettoia in acciaio. Era presente precedentemente un terzo binario, ora smantellato. La stazione è servita da treni regionali svolti da Trenitalia Tper nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Emilia-Romagna. Al 2007, l'impianto risultava frequentato da un traffico giornaliero medio di circa 440 persone. A novembre 2019, la stazione risultava frequentata da un traffico giornaliero medio di circa 1448 persone (688 saliti + 760 discesi). La stazione è classificata da RFI nella categoria silver.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Savignano sul Rubicone (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Stazione di Savignano sul Rubicone
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Savignano

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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Lucia (Savignano sul Rubicone)
Chiesa di Santa Lucia (Savignano sul Rubicone)

La chiesa collegiata di Santa Lucia è la parrocchiale di Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena e diocesi di Rimini; fa parte del vicariato di Savignano-Santarcangelo. L'origine della primitiva chiesa di Savignano è da ricercarsi nella fondazione del castello di quel paese, avvenuta il 13 dicembre 1359. In quell'occasione venne edificata pure una chiesetta dedicata alla martire Santa Lucia. Detta chiesetta fu sostituita nel 1494 da una più grande con l'abside rivolta ad est situata in quell'area attualmente chiamata Piazza Borghesi. All'inizio del XVIII secolo questa chiesa era diventata ormai insufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione e nel 1726 il vescovo diede il permesso di demolirla. Il parroco don Giovan Tommaso Graziani affidò il progetto della nuova chiesa a Gerolamo Theodoli ma morì nel 1731 prima che potessero iniziare i lavori. Il successivo arciprete don Giovanni Battista Mancini s'interessò subito alla questione e la prima pietra del nuovo edificio fu posta il 23 giugno 1732. Il progetto originario venne modificato dal capomastro Cristoforo Branzanti, che supervisionò la costruzione della chiesa sino al 1740; in quell'anno i lavori subirono un'interruzione, per poi riprendere successivamente sotto la direzione di Giuliano Cupioli, che a sua volta modificò il progetto. La nuova parrocchiale fu terminata nel 1749 ed aperta al culto il 12 giugno di quello stesso anno. La torre campanaria venne eretta nel XX secolo. Diocesi di Rimini Parrocchie della diocesi di Rimini Savignano sul Rubicone Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa collegiata di Santa Lucia Parrocchia di S. LUCIA V. E M., su parrocchiemap.it. URL consultato il 7 luglio 2020.

Ponte romano sul Rubicone
Ponte romano sul Rubicone

Il ponte romano sul Rubicone è un ponte in pietra d'Istria costruito in epoca romana lungo il fiume Rubicone. Si trova a Savignano sul Rubicone, in Emilia-Romagna. Realizzato probabilmente da Augusto intorno al I secolo d.C., è successivo al celebre attraversamento del Rubicone compiuto dalla Legio XIII Gemina nel 49 a.C., prima del quale Cesare pare abbia esclamato alea iacta est. Il ponte romano di Savignano è il più noto monumento della città di cui è il simbolo stesso. La data esatta di costruzione non è nota: fu definito "consolare" da alcuni storici, mentre secondo altri andrebbe collocato all'epoca di Augusto. È stato quindi costruito successivamente al celebre attraversamento del Rubicone compiuto dalla Legio XIII Gemina nel 49 a.C., prima del quale Cesare pare abbia esclamato alea iacta est ("il dado è tratto"). Nel corso dei secoli il ponte romano subì varie modifiche e rimaneggiamenti. Nel 1450 Sigismondo Pandolfo Malatesta fece asportare le spalline o parapetti laterali usando i blocchi di pietra come materiale per la costruzione del Tempio Malatestiano di Rimini. Tra il XIV e il XVII secolo furono sovrapposte al ponte due torri quadrangolari, che servivano da porte di ingresso al castello e al paese e avevano una funzione di difesa e di controllo. Dopo aver resistito per secoli a vicende atmosferiche e guerre, il ponte fu fatto saltare con l'impiego di cariche di esplosivo dall'esercito tedesco in ritirata nel settembre del 1944. I blocchi di pietra furono però successivamente quasi tutti recuperati, numerati e infine ricollocati al loro posto per la ricostruzione, che fu realizzata tra il 1963 e il 1965. Nella ricostruzione fu fatta la scelta di eliminare ogni sovrastruttura successiva all'epoca romana; perciò non furono ricostruiti né il rivestimento medievale di mattoni intorno ai pilastri centrali, né le due spalline laterali pure in mattoni, sostituite da semplici ringhiere in ferro. Un ulteriore restauro, concluso nel 2005, ha portato al rifacimento del manto stradale, all'eliminazione delle ringhiere e al ripristino delle spalline laterali in mattoni. È costituito da tre grandi arcate di pietra, poggianti su due pilastri centrali. Il tutto è formato da grandi blocchi di pietra d'Istria, un calcare compatto e resistente che non esiste in zona, e che quindi presumibilmente fu importato via mare. È lungo complessivamente, da sponda a sponda, 24,20 m; gli archi hanno una larghezza massima interna di 6,50 m, mentre la loro altezza massima è di 8,25 m. Il ponte, complessivamente, è largo 7 m e alto 10 m. La carreggiata è unica, divisa in due corsie. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul ponte romano sul Rubicone Il Ponte Consolare Romano, su comune.savignano-sul-rubicone.fc.it. Il ponte Romano di Savignano sul Rubicone, su rubicone.eu. Il ponte romano di Savignano sul Rubicone, su prog-res.it. URL consultato il 6 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2018). Romagna Romana

Savignano sul Rubicone
Savignano sul Rubicone

Savignano sul Rubicone (Savgnèn in romagnolo) è un comune italiano di 17 970 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Il centro del paese dista circa 10 km dal mare e tocca le prime colline dell'entroterra romagnolo, a 32 m s.l.m. Il territorio su cui si sviluppa il paese è prevalentemente pianeggiante ad eccezione dei quartieri di Castelvecchio e di Ribano (a 88 metri sul livello del mare, altitudine massima comunale) che si sviluppano sulle prime colline dell'entroterra romagnolo. L'unico sbocco sul mare è dato dalla frazione di Savignano a Mare, con una lingua di sabbia lunga 240 m, che fa così di Savignano sul Rubicone il comune costiero italiano meno bagnato dal mare. Il primo nucleo abitativo di Savignano era indicato come ad confluentes nella Tabula Peutingeriana e come Compitum nell'Itinerarium Burdigalense e sorse all'incrocio con la via Regina che da Sarsina portava a Ravenna e la via Emilia. Il monumento simbolo di Savignano, il ponte romano sul Rubicone, a tre arcate in pietra, fu costruito secondo l'ipotesi più probabile nel I sec. a.C. In seguito alle invasioni barbariche, il Compito fu distrutto; la popolazione si spostò sulle colline (fra cui il colle di Castelvecchio) dando vita a un nuovo insediamento. Nel 1173 appare citato per la prima volta un Castrum Savignani appartenente agli arcivescovi di Ravenna, concesso poi alla signoria dei Malatesta di Rimini a partire dal 1261. Dal 1358 ebbe inizio l'opera di bonifica delle terre poste al di sotto del colle di Castelvecchio, ad opera del cardinale Albornoz, incaricato dal Papa di ristabilire la sua autorità nei territori della Chiesa in Italia, e sorse così il nuovo nucleo della struttura urbana di Savignano: il Castello Nuovo la cui costruzione iniziò il 13 dicembre 1359, festa di Santa Lucia, posto a ridosso della via Emilia e del Ponte Romano. Durante il Medioevo Savignano subì diversi attacchi da parte delle signorie locali e nel 1500 fu presa da Cesare Borgia, il quale apportò migliorie alla cinta muraria difensiva. Passò in seguito dalla Repubblica di Venezia allo Stato della Chiesa, per poi cadere in mano, in seguito ad un terribile assedio, al duca d'Urbino nel 1521. Dal 1558 al 1561 fu realizzata la cinta muraria in base a nozioni di tecnica militare dell'epoca. Già dal finire del Quattrocento era iniziata l'espansione anche oltre le mura del castello, con la costruzione dei borghi (borgo San Rocco, borgo Santa Lucia, borgo Madonna Rossa) che presero il nome da chiese o conventi situati lungo la via Emilia. Nel Settecento con la costruzione della Piazza Nuova (oggi Piazza Borghesi), del Palazzo del Magistrato (Municipio) con la Torre (1766) e della Chiesa Collegiata di Santa Lucia (1749), Savignano si diede un nuovo centro urbano, che è lo stesso di oggi. Nel Settecento-Ottocento Savignano si affermò come centro culturale (scuole, Accademia, teatro) meritandosi l'appellativo, condiviso con Forlì e Faenza, di “Atene della Romagna”; ma fu anche fiorente centro di botteghe artigianali (fabbri, falegnami, calzolai, canepini, ecc), di piccole attività industriali (fornaci di laterizi, filande, concerie di pelli) e di scambi commerciali (ricordiamo la pescheria costruita nel 1790). Nella seconda metà dell'Ottocento la crescita di Savignano fu incrementata dal miglioramento della viabilità, con la costruzione della circonvallazione (1870) che evitava l'attraversamento della via Emilia nel cuore del paese, e con la stazione ferroviaria lungo la linea Bologna-Rimini. Fino al 1933 la cittadina si chiamava Savignano di Romagna. Fu il capo del governo, Benito Mussolini, con un decreto del 4 agosto 1933, a porre fine ad una diatriba fra storici e letterati che si trascinava da secoli, arbitrariamente individuando nel torrente che attraversa Savignano, lo storico Rubicone. La seconda guerra mondiale causò morte e distruzione a Savignano, circa il 75% degli edifici furono distrutti (fra cui il ponte romano sul Rubicone). Proprio lungo le rive del Rubicone, per una ventina di giorni si attestò il fronte, con pesanti bombardamenti d'artiglieria, in settembre-ottobre 1944. Terminata la guerra, la prima giunta comunale fu guidata dal sindaco Dario Galeffi, antifascista che era dovuto emigrare in Francia per evitare le persecuzioni del regime ed era rientrato clandestinamente nel 1943; le prime e più pressanti esigenze erano quelle di ripristinare i servizi essenziali e ricostruire gli edifici pubblici, a partire dal Palazzo Comunale quasi interamente distrutto. Le prime amministrazioni comunali furono guidate dai sindaci Dario Galeffi (1946-1947), Dario Pirini (1947-1951), Luigi Bernardini (1951-1956), Umberto Teodorani (1956-1964); proseguì l'azione di ricostruzione degli edifici e di sviluppo urbano con la costruzione di una nuova circonvallazione a sud che fu chiamata Viale della Libertà. Negli anni sessanta il boom economico che investì l'Italia portò Savignano, continuando la sua tradizione artigianale, a proporsi come centro industriale con il proliferare di piccole e medie industrie soprattutto nel settore dell'abbigliamento ma anche nell'edilizia e nella meccanica. Principale industria della città fu l'ALEA, camiceria che giunse ad avere qualche centinaio di dipendenti. A partire dagli anni ottanta, la crisi del settore manifatturiero avviò la trasformazione della economia della città prevalentemente verso il settore del commercio e dei servizi (ricordiamo in particolare il Romagna Shopping Valley, uno dei più grandi centri commerciali della regione) mentre continua a svilupparsi il settore del turismo soprattutto nella zona costiera di Savignano a Mare. Chiesa di Santa Lucia. La chiesa posta sulla piazza centrale della città (piazza Borghesi) fu costruita fra il 1732 e il 1749, ma una precedente chiesa di Santa Lucia (protettrice della città insieme a San Rocco) esisteva fin dal XIV secolo. Raccolse molte delle prerogative che anticamente erano proprie della pieve di San Giovanni in Compito diventando la chiesa più importante della città. Conserva opere d'arte come: Martirio di Santa Lucia di Sebastiano Ceccarini (1746); Beata Vergine del Rosario di Ubaldo Gandolfi ([775); statua in alabastro di Santa Lucia di autore ignoto. Pieve di San Giovanni in Compito. L'aspetto si deve alla costruzione dell'XI secolo, quando la pieve sostituì una precedente chiesa che un papiro ravennate ricorda già consacrata al culto di San Giovanni nel VII secolo. La facciata si presenta con semplice struttura a capanna conclusa da tetto a doppio spiovente con una monofora e bifora sopra la porta. L'interno è organizzato in un'unica navata conclusa da abside rettilinea, anche se alcuni scavi hanno rivelato un'originaria abside circolare a cripta. L'interno presenta particolari di grande interesse: una serie di capitelli decorati a trapano con motivi a forma di foglia di vite e acanto (simbolo d'immortalità dell'anima e desunta dal repertorio decorativo della scultura classica), figure fitomorfe diverse sulle quattro facce dei capitelli, grappoli d'uva, simbologia cristiana di origine bizantina. Sulla sinistra, entrando si trova il piccolo battistero dove si conserva uno dei blocchi dell'antico ponte romano riutilizzato come fonte battesimale. Sempre di origine romana è la soglia d'ingresso in pietra rosa di Verona, probabilmente proveniente da un monumento funebre di origine romana. Anche la mensa d'altare, in cui sono ancora leggibili delle iscrizioni, è di età romana, di competenza di una sepoltura. Materiale di reimpiego è visibile anche in facciata, in particolare un frammento di capitello decorato con motivi vegetali. Infine, in facciata un interessante architrave con motivo a treccia fu elaborato molto probabilmente da maestranze colte, in un periodo che possiamo fare coincidere con la costruzione dell'antica pieve, ossia l'XI secolo. Chiesa di San Salvatore (detta del Suffragio). La chiesa del Suffragio o di San Salvatore fu costruita dalla Compagnia del SS. Sacramento nel 1644 e subito chiamata del Suffragio per la presenza dal 1655 anche della Compagnia del Suffragio. Ottenuto lo "ius seppelliendi", il diritto di seppellirvi i morti, i suoi vasti sotterranei divennero luogo di sepoltura per molti membri delle Compagnie. Negli ultimi lavori di restauro hanno suscitato grande interesse gli scavi sepolcrali e le tombe ritrovate. Nella chiesa sono conservate opere d'arte come S. Giuseppe morente di Cesare Pronti (1656), La circoncisione di Gesù, opera di Giuseppe Bartolini pittore di Imola e datato 1698; La Madonna e S. Nicola che intercedono per le anime del Purgatorio, di attribuzione incerta. Nella chiesa è collocato dal 1766 un pregevole organo Nacchini-Dacci; è stato ristrutturato il tetto della suddetta chiesa. Chiesa di San Rocco. Per scongiurare la peste, i cittadini e le autorità di Savignano si accordarono nel 1539 per erigere una cappella votiva in onore di San Rocco di cui si ricordava il passaggio in Savignano. In un altare laterale fu posto un crocifisso in legno, di epoca incerta, ma molto antico, la cui collocazione nella chiesa risulta accertata fin dalla metà del Settecento. Per la grande devozione popolare verso questo crocifisso oggi la chiesa è chiamata anche di Santa Croce, e fin dalla metà dell'Ottocento si cominciò ogni anno a portare in processione la venerata immagine per le vie della città. Tra le altre opere presenti nella chiesa, si segnala il San Francesco d'Assisi mentre riceve le stimmate del pittore forlivese Antonio Fanzaresi. Chiesa della Santissima Trinità (detta della Madonna Rossa). Fu fatta costruire nel 1562 sul luogo dove prima sorgeva una celletta con l'immagine della Madonna Addolorata (l'affresco originario è conservato nell'attuale sagrestia). È nota come “Chiesa della Madonna Rossa” perché fin dall'origine fu rivestita con intonaco di colore rossastro. La chiesa fu affidata ai frati gerolomini che pian piano vi costruirono un convento. Quando alla fine del Settecento finalmente il convento aveva raggiunto il suo pieno sviluppo, l'ordine fu soppresso da Napoleone e i beni confiscati. Acquistato dal Comune, questo vi trasferì la sede dell'ospedale, conservando però intatta la chiesetta della Madonna Rossa. Sono conservate opere d'arte come Madonna col Bambino e il beato Simone di Marco Benfiale (1743). A causa della forte umidità è stata ristrutturata (2009/2010) sia all'esterno sia all'interno. Chiesa di San Benedetto. La chiesa è sorta accanto al monastero dei camaldolesi, situato lungo corso Vendemini. La presenza dei camaldolesi ebbe inizio con un eremo nella zona di Fiumicino, risalente al 1206. La loro permanenza però non durò a lungo: il monastero infatti fu soppresso nel 1461 da Pio II, in seguito a un interdetto non rispettato dall'abate. Per un certo periodo fu sede della Arciconfraternita del SS Sacramento. Nel 1643 fu demolita per essere poi ricostruita nel 1669, come attesta l'iscrizione incisa sull'altare in marmo rosso di Verona. Quella costruzione, fra varie vicende e passaggi di proprietà, è la stessa che è giunta fino a noi. Chiesa di Santa Maria Delle Grazie. La storia di questo edificio sacro deve essere messa in relazione con la storia dell'eremita Salimbene che tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, avrebbe scelto, come luogo di eremitaggio, proprio la zona di Fiumicino. La prima citazione relativa all'eremo risale al 1206, nel Trecento esso dipendeva certamente dal monastero di San Benedetto gestito dai frati camaldolesi e aveva una piccola chiesa annessa. Nel 1461 i frati vennero allontanati ed entrambi i luoghi sacri furono occupati dagli Eremitani di Sant'Agostino di Cesena che promossero la costruzione della chiesa dedicata ala culto della Vergine Maria, forse nel 1513. La data viene desunta da quella incisa su una delle campane del campanile del sacro edificio, che riporta la dicitura "Ave Maria liberatrix" che potrebbe far supporre l'effettiva ricostruzione dell'edificio sacro con conseguente cambiamento di dedicazione. Una serie di lavori di restauro furono certamente promossi negli anni 1580 e 1645. Chiesa della Natività di Maria Santissima. Fu edificata sul poggio in cui venne costruito il castello vecchio di Savignano, per comodità della popolazione che vi abitava. La più antica testimonianza della chiesa risale al 1232. Dipendente all'inizio dalla chiesa di San Giovanni, fu elevata a parrocchia e dedicatata alla Natività di Maria nel 1550. Nel Cinquecento la chiesa era dotata di sei altari in uno dei quali era conservata un'antica immagine della Madonna. La chiesa fu rinnovata nel Settecento. Pesantemente lesionata durante l'ultimo conflitto bellico è stata successivamente restaurata. Chiesa del Cuore Immacolato di Maria. Sorge nella zona occidentale di Savignano, conosciuta come zona "Cesare". Il forte sviluppo urbanistico dell'area a partire dagli anni sessanta fu alla base di decisione di erigere una nuova chiesa, su suggerimento dell'allora parroco di S.Lucia mons. Riccardo Cesari. Il progetto per la costruzione dell'edificio sacro fu affidato al celebre architetto Ilario Fioravanti. I lavori, cominciati nel 1979 terminarono due anni più tardi. La chiesa di forma esagonale si presenta, all'interno, molto accogliente adatta ad esprimere l'idea di unità della comunità cristiana dei fedeli. Chiesa della Madonna della Pietà. Antica chiesa ristrutturata all'interno con immagine della Madonna della pietà di Michelangelo. Ponte romano sul Rubicone. Il ponte è il più noto monumento della città di cui è il simbolo stesso. La data esatta di costruzione non è nota: fu definito "consolare" da alcuni storici, mentre secondo altri andrebbe collocato all'epoca di Ottaviano Augusto. È costituito essenzialmente da tre grandi arcate di pietra, poggianti su due piloni centrali. Il tutto è formato da grandi blocchi di pietra d'Istria, un calcare compatto e resistente che non esiste nella zona, e che quindi presumibilmente fu importato per via di mare. Castello di Ribano. Situato sul colle di Ribano a sud di Savignano, non è in realtà un castello ma una curtis, o casa padronale, fortificata di età medievale (è citata in un documento del XII secolo). Già proprietà della chiesa ravennate, passò ai monaci camaldolesi che nel Cinquecento l'ampliarono e lo ristrutturarono, usandolo come dipendenza del loro convento di Ravenna. La presenza dei camaldolesi a Ribano terminò nel 1797 con l'invasione napoleonica; i beni ecclesiastici vennero espropriati e venduti a privati. Il castello con la rivoluzione francese passò di mano in mano fino al conte Gioachino Rasponi, nipote del re di Napoli, e, attraverso diversi matrimoni, all'attuale proprietario dottor Giovanni Colonna principe di Paliano, nipote del conte Gianbattista Spalletti. L'edificio è divenuto sede di un'azienda enologica. Palazzo Comunale. Costruito tra il 1762 e il 1774 sulla “Piazza Nuova” (poi Piazza Borghesi) aveva insieme a questa lo scopo di dotare Savignano di un nuovo centro politico e civile risultando ormai troppo angusto lo spazio all'interno dello storico castello posto nei pressi del fiume Rubicone. Al Palazzo Comunale sulla stessa piazza si affiancarono altri edifici pubblici: il Palazzo Pretoriale, il Magazzino dell'Abbondanza e fu inoltre innalzata la torre civica quadrangolare con campanone. Elementi caratteristici del Palazzo comunale sono: il porticato antistante con lapidi storiche, la cimasa con il grande quadrante dell'orologio e la torre civica. Palazzo Vendemini. Edificio settecentesco al centro dell'antico castello, appartenuto alla casata Vallicelli e, di seguito, all'illustre famiglia Vendemini. Attualmente, è sede della biblioteca comunale. Pescheria Vecchia. Costruita nel 1790, è sede di attività culturali. Monte di Pietà. Fu istituito nel 1551, quando Stefano Rissini lasciò in eredità sei tornature di terreno per la creazione di un monte di pietà. Nel 1566 i Rangoni, feudatari del luogo durante il periodo di dominazione della Santa Sede, autorizzarono l'apertura del banco, che però iniziò ad operare solo nel 1581. Nel 1617 venne trasferito nella sede definitiva. L'edificio, dopo anni di abbandono, è stato restaurato. Interessante è il portale che riporta ancora la scritta Sacer Mons Pietatis (nell'architrave). l'edificio fa parte del complesso della biblioteca comunale. Villa La Rotonda dei marchesi Guidi Di Bagno. Costruita nel 1821 su disegno di Leandro Marconi che si è ispirato al modello delle ville palladiane, sorge sul colle di Castelvecchio all'interno di un grande parco. Fu al centro di eventi bellici della seconda guerra mondiale (battaglia di Castelvecchio) e riportò notevoli danni dai bombardamenti, ma fu poi completamente restaurata. Villa Perticari. Di fianco alla Chiesa della Madonna Rossa vi sono i resti della villa dove nacque e visse Giulio Perticari, letterato e studioso a cui si deve fra l'altro la creazione dell'Accademia dei Filopatridi. La villa ospitò vari personaggi illustri, fra i quali ricordiamo il poeta George Byron, Gioacchino Murat, re di Napoli, e papa Pio VII. Lasciata per anni in un indecoroso abbandono, si presenta completamente restaurata. Villa Rasponi. Conosciuta anche come "Villa Spalletti", fu probabilmente costruita attorno al 1759, quando la nobile famiglia ravennate Del Sale ricevette in eredità vasti terreni nella zona. Da questa passò in seguito alla famiglia Rasponi, che provvide ad ampliarla fra il 1820 ed il 1825 con l'aggiunta di due brevi ali più arretrate rispetto all'edificio originario. Durante la seconda guerra mondiale la villa subì pesanti bombardamenti, ma fu fedelmente restaurata dopo il conflitto. Il palazzo, immerso in un parco all'inglese di circa sei ettari, è un edificio di due piani terminante con un timpano triangolare, motivo che si ripete sopra tutte le finestre del primo piano. Gli interni, riccamente decorati (in particolare il salone centrale, ora adibito a biblioteca), conservano ancora numerosi oggetti appartenuti ai Del Sale, ai Rasponi ed ai Murat (un esponente della famiglia Rasponi, Giulio, sposò Luisa Murat, figlia di Gioacchino, re di Napoli); è di proprietà del Principe Colonna di Paliano. Villa Bilancioni. Si trova in corso Perticari e confina con l'istituto educativo Merlara, l'ospedale Santa Colomba e la via Emilia. Gravemente danneggiata del terribile bombardamento cui fu sottoposto il paese nell'ottobre 1944, ha portato per decenni i segni della guerra ed è stata restaurata. La villa comprende anche un parco di 5.000 metri quadrati. Villa di Secondo Casadei. Situata in via della Pace 22, è stata la residenza del maestro Secondo Casadei, autore di Romagna mia dal 1956, fino al 1971, anno della sua scomparsa. Su appuntamento, è possibile visitare lo studio in cui ha composto molti dei suoi 1048 brani. Dal 28 febbraio 2023 è inserita nel novero delle «Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna». Monumento ai caduti. Il monumento, situato in piazza Borghesi, è sovrastato dalla statua in bronzo della Vittoria alata. L'opera, realizzata nel 1924 dallo scultore faentino Ercole Drei, poggia su una colonna scanalata in travertino. Monumento funerario “Petrone”. Circa a metà strada tra il ponte romano e San Giovanni in Compito, lungo il margine meridionale della via Emilia, sono visibili i resti di un monumento funerario a base quadrata, denominato popolarmente il “Petrone”. Fornaci protostoriche. A San Giovanni in Compito, a monte della via Emilia, è situato un complesso di 12 fornaci protostoriche (VII sec. a. C.). Indica un'importante frequentazione del luogo già prima dell'arrivo dei romani. Abitanti censiti Gli stranieri residenti nel comune sono 2 589, ovvero il 14,7% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti: Albania, 721 Marocco, 584 Cina, 417 Senegal, 197 Romania, 135 Ucraina, 103 Bosnia ed Erzegovina, 57 Polonia, 51 Moldavia, 39 Bulgaria, 26 Santa Lucia, patrono di Savignano sul Rubicone. Si tiene il 13 dicembre. Radio Icaro Rubicone; Icaro TV; Radio Gamma; La Gazzetta del Rubicone; Il Giornale del Rubicone; Telerubicone; Radio Tau Rubicone (ora Radio Icaro Rubicone); Erreuno TV; Dissonanze giornale (ora Discorsivo) Nella città sorge il Cinema Teatro Moderno sede di numerosi eventi cittadini. Ogni anno viene presentata una ricca stagione teatrale e cinematografica. La struttura, gli spettacoli teatrali e la programmazione cinematografica sono coordinati dalla "Associazione Cinema Teatro Moderno". Museo archeologico del Compito "Don Giorgio Franchini"; Allestito nei locali della ex scuola elementare adiacenti alla pieve, il Museo Archeologico del Compito raccoglie i numerosi reperti ritrovati in zona, che attestano l'importanza di questo insediamento in epoca romana. Rubiconia accademia dei Filopatridi; Fondata il 3 aprile 1801 da un gruppo di letterati, fra i quali vanno ricordati Giulio Perticari, Bartolomeo Borghesi, Girolamo Amati e Luigi Nardi, che ne furono i principali sostenitori, la Rubiconia Simpemenia dei Filopatridi andò a sostituire un'altra istituzione culturale di Savignano, quella che era l'ormai dismessa Accademia degli Incolti, con origini documentate già nel 1651. L'accademia dei Filopatridi, che si prefiggeva di promuovere lo studio della poesia e delle lettere classiche, dell'archeologia e della numismatica, delle scienze naturali e filosofiche, divenne una delle più importanti d'Italia, tanto che vennero aperte vere e proprie filiali nelle principali città italiane. A testimonianza di questa sua fama basti ricordare alcuni letterati, scienziati ed artisti che ne fecero parte: Arrigo Boito, George Byron, Antonio Canova, Giosuè Carducci, François René de Chateaubriand, Theodor Mommsen, Vincenzo Monti, Giovanni Pascoli, Gino Vendemini e Quintino Sella. Sin dagli inizi del XIX secolo, l'accademia amministrò la già vasta biblioteca comunale, ampliandola con nuovi volumi. La biblioteca, che conta oltre sessantamila volumi, venti incunaboli, sessantanove cinquecentine e quarantanove edizioni bodoniane, è ospitata nei locali del settecentesco palazzo comunale (palazzo Gregorini). L'accademia è attualmente presieduta da Arturo Menghi Sartorio. Nel comune sono presenti 5 Scuole per l'infanzia, 4 scuole primarie, una scuola secondaria di I grado e l' Istituto di istruzione superiore "Marie Curie" (Istituto Professionale Industria e Artigianato Calzaturiero Abbigliamento, Istituto Tecnico Tecnologico con Articolazione Meccanica, Meccatronica ed Energia, Liceo Scientifico con attivazione opzione Scienze Applicate) Biblioteca Comunale, Corso Vendemini, 67 Biblioteca dei Ragazzi presso il Monte di Pietà, Corso Vendemini Biblioteca della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, Piazza Borghesi, 11 Biblioteca del museo del Compito, via San Giovanni, 7 Libera Università del Rubicone Scuola comunale di musica "Secondo Casadei" LiscioMuseum : centro di documentazione virtuale su musica e ballo tradizionali in Romagna Associazione Astronomica del Rubicone Savignano Immagini Festival, uno dei più importanti appuntamenti annuali per il mondo della fotografia; Il Cammino dei Cesari, è la rievocazione del passaggio di Giulio Cesare in terra di Romagna attraverso le città di Cesena, Savignano sul Rubicone e Rimini; Piadiniamo - La Romagna com'era una volta, è un evento dedicato alla piadina e a tutto quello che è Romagna; Il Rock è Tratto, rassegna di gruppi rock giovanili provenienti da tutta Italia (centro storico); Luci sulla Città, programma di manifestazioni estive; Castelvecchio in Rock, serata con band emergenti della zona; Una Musica Può Fare (U.M.P.F.), serata di musica e testimonianze (Savignano sul Rubicone o San Mauro Pascoli); Sportivamente, giornata per la promozione delle attività sportive; Notte Rosa (Savignano a Mare), evento della riviera Romagnola; Giornata della Condivisione dei Saperi (si sono svolte due sole edizioni nel 2011 e nel 2012); Savignano sul Rubicone ha accesso al mare tramite la propria frazione Savignano a Mare, centro con un'esigua popolazione nei mesi autunnali e invernali che aumenta sensibilmente durante il periodo estivo. Il Capoluogo Savignano sul Rubicone si articola nelle aree urbane del Centro storico, di Rio Salto, del Cesare - S. Giovanni in Compito e di Valle Ferrovia. Le frazioni di Savignano sul Rubicone sono : Capanni Fiumicino Savignano a Mare Il 9 ottobre 2012 il consiglio comunale ha approvato l'istanza per l'iniziativa legislativa volta alla istituzione di nuovo comune a seguito di fusione dei comuni di San Mauro Pascoli e Savignano sul Rubicone. Il referendum consultivo in merito alla fusione si è svolto domenica 9 giugno 2013. Il risultato del referendum nel paese di Savignano, ha visto vincere il SÌ alla fusione, mentre in quello di San Mauro vi è stata una predominanza del NO. L'agricoltura rappresenta un settore importante dell'economia con coltivazioni di frutta e ortaggi, uva, olive, cereali e foraggi per l'allevamento di pollame (uova e carne) e bovini da latte, cui si collegano i caseifici; l'industria opera nei settori calzaturiero (con relativo indotto), vetrario, dell'abbigliamento (maglifici, costumi da bagno, pelletterie e lavorazioni accessorie), dei mobili, degli arredi commerciali, degli imballaggi, delle macchine utensili, dei materiali da costruzione e delle materie plastiche; sono presenti cantieri navali e attività artigianali tra le quali è rinomata la riproduzione di armi antiche. Savignano sul Rubicone è attraversata dall'autostrada A14. Savignano è servita dal casello "Valle del Rubicone", inaugurato il 26 ottobre 2012 presso il comune di Gatteo. La città è attraversata dalla strada statale 9 Via Emilia. La frazione di Savignano a Mare è raggiungibile dalla strada statale 16 Adriatica e dalla strada provinciale 10. La stazione ferroviaria di Savignano sul Rubicone si trova sulla linea ferroviaria che collega Rimini e Bologna, ed è servita da treni regionali. La frazione di Savignano a Mare, invece, è attraversata dalla linea ferroviaria che collega Rimini a Ravenna. Le stazioni più vicine sono quelle di Bellaria-Igea Marina (2,5 km) e Gatteo a Mare (2 km). Savignano sul Rubicone è servita dal trasporto pubblico gestito da Start Romagna. La linea che collega Savignano sul Rubicone ai tre comuni dell'Unione del Rubicone è la linea R San Mauro Mare - San Mauro Pascoli - Savignano sul Rubicone - Gatteo - Gatteo a Mare - San Mauro Mare. Nizza Monferrato Vals-les-Bains Bastia Capanni Centro storico Cesare Rio Salto Castelvecchio Fiumicino San Giovanni Valle Ferrovia Mercoledì 30 novembre 2011 a Bruxelles presso la sede del Parlamento europeo il Sindaco di Savignano sul Rubicone Elena Battistini e l'Assessore allo Sport Piero Garattoni hanno ricevuto la bandiera “Savignano sul Rubicone Comune Europeo dello Sport 2012”. Da qualche anno le possibilità legate alle attività sportive nel territorio vengono presentate con la manifestazione "Sportivamente" che si tiene nella piazza principale (mese di settembre). A.S.D. Savignanese, è la principale squadra di calcio di Savignano sul Rubicone, fondata nel 1932. Promossa in Serie D per la prima volta nel 2018, milita nel campionato di Eccellenza. Dispone di un settore giovanile. A.S.D. Rubiconia, fondata nel 2007. Milita nel campionato di Terza Categoria girone B della Provincia di Forlì-Cesena. Pol. Capanni A.S.D., fondata nel 2008. Milita nel campionato di Terza Categoria girone B della Provincia di Forlì-Cesena. A.S.D. Castelvecchio, è la principale squadra di calcio femminile di Savignano sul Rubicone, fondata nel 1984. Milita nel campionato di Serie BFemminile. A.S.D. Seven Nuoto Savignano. A.S.D. Polisportiva Capanni A.S.D. Polisportiva Fiumicinese FA.I.T Adriatica, società fondata nel 1964 con lo scopo di avviare al ciclismo agonistico atleti (maschi e femmine) di età compresa fra i 6 ed i 16 anni (categorie giovanissimi, esordienti ed allievi). Affiliata alla Federazione Ciclistica Italiana CONI. A.S.D. Polisportiva Il Compito A.S.D. Ritmica Rubicone A.S.D. Rubicone Cycling A.S.D. S.K.S. A.S.D. Seven Syncro A.S.D. Podistica Seven Savignano calcio CDR A.S.D. Seven Tennis Team S.S.D. Around Sport S.r.l. Stadio Comunale Seven Sporting club Savignano è sede di partenza del «Rally Colline di Romagna», gara del circuito italiano rally fondata nel 1971 che si svolge nell'entroterra cesenate. Dal 1972 si svolge annualmente la «Marcialonga sul Rubicone», gara podistica competitiva di 14 km sullo storico tracciato collinare che, partendo da piazza Borghesi, attraversa i vigneti di Ribano e il parco della Villa "La Rotonda" dei Marchesi Di Bagno. L'8 febbraio 1998 si è tenuto un referendum per il passaggio del comune dalla Provincia di Forlì-Cesena alla Provincia di Rimini. L'esito è stato favorevole al cambio di provincia, ma il percorso si è successivamente arenato. Giuseppe Mosconi, Marcello Tosi, Storia di Savignano sul Rubicone, Cesena 1999 E. De Cecco, Un ponte eccelso come un monumento. Il ponte romano di Savignano sul Rubicone, Savignano 1997 Un Castello di Romagna. Savignano sul Rubicone (a cura di Angelo Varni), Verucchio 1997 Giuseppe Mosconi, Le chiese di Savignano nella storia (dal VII al XVII sec.), Savignano 1987 Giorgio Aldobrando Faberi, Origine di Savignano in Compito castello di Romagna (cronaca del XVIII secolo trascritta e annotata da G. Donati), Rimini 1994 Wilmen Di Renzo Vianello, Savignano la «bella» delle antiche ville sul Rubicone, Il Ponte Vecchio 2008 Franco Dell'Amore Storia della musica da ballo romagnola. 1870-1980, Pazzini Editore 2010 Regione Emilia-Romagna Provincia di Forlì-Cesena Unione del Rubicone Savignano a Mare Romagna Rubicone Localizzazione dell'antico Rubicone Ballo liscio Folclore romagnolo Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Savignano sul Rubicone Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Savignano sul Rubicone Sito ufficiale, su comune.savignano-sul-rubicone.fc.it.

San Mauro Pascoli
San Mauro Pascoli

San Mauro Pascoli (fino al 1932 San Mauro di Romagna) è un comune italiano di 12 366 abitanti della provincia di Forlì-Cesena. Il centro si trova a 21 m s.l.m. Il territorio è interamente pianeggiante, ed è delimitato per la maggior parte dai confini del comune di Savignano sul Rubicone, al quale lascia libera una sottile striscia di terreno in direzione est-nord-est (Savignano a Mare), fino alla piccola frazione di San Mauro Mare, risultando compreso fra i fiumi Rubicone (lato nord-ovest) e Uso (lato sud-est). Su quest'ultimo si trova il piccolo lago Pascoli. È attraversato dal Rio Salto, torrente che raccoglie le acque meteoriche dei comuni di Savignano sul Rubicone e di San Mauro Pascoli immettendosi poi nel fiume Uso. Il clima è lievemente mitigato dal mare con temperature che in estate raramente superano i 35°: gli inverni sono miti. L'abitato è nominato per la prima volta in un documento del 1191 come Fundum Sancti Mauri. Nel XII secolo vi si trovava una chiesa dedicata a San Mauro, vescovo di Cesena. Appartenne al territorio di Savignano sul Rubicone. Nel 1247 la riminese Concordia De' Particitadi va in sposa a Novello Malatesta da Verucchio portando in dote numerosi castelli, fra cui quelli di San Mauro e di Giovedìa. Nei documenti successivi le due località sono citate sia come residenze fortificate che come villaggi rurali. Nel 1398 Galeotto di Giovanni Malatesta governa su San Mauro "con tutti i suoi abitanti e il fortilizio fatto erigere da suo padre nel 1361". La signoria dei Malatesta dura fino a quando Sigismondo Pandolfo, nel 1443, stabilisce che "il fortilizio di San Mauro e di Giovedìa", contesi tra i diversi parenti, siano assegnati a Gottifredo d'Iseo, suo fidato uomo d'arme. Nel XV secolo San Mauro ottenne dai Malatesta gli statuti comunali. Papa Paolo II lo concesse in feudo agli Zampeschi. Fu in seguito in possesso di altre famiglie e passò nel 1590 tra i domini pontifici della Camera apostolica. Alla fine del XVII secolo fu nuovamente aggregato a Savignano e nel XVIII secolo vi venne fondata una tenuta agricola dei principi Torlonia. Divenne comune autonomo nel 1827 e nel 1932 assunse il nome attuale in onore di Giovanni Pascoli, che vi era nato nel 1855. Fu quasi completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale. Stemma Gonfalone Bandiera Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 25 agosto 1953. L'immagine del santo compare in un sigillo del comune del 1521. Il secondo campo riprende probabilmente lo stemma del podestà Zaccaria Zaccari (1611-1613). Abitanti censiti Il comune, a partire dal 2000, è in crescita demografica; infatti le nascite, fino al 2017, hanno sempre superato costantemente il centinaio. Non accadeva dal 1977, quando i nati furono 101. Secondo dati aggiornati al 2019, il comune conta un totale di 1555 residenti stranieri in particolare: 177 abitanti provenienti dall'Unione europea 760 abitanti provenienti dall'Extra Unione Europea 213 abitanti provenienti dall'Asia 383 abitanti provenienti dall'Africa 22 abitanti provenienti dall'America A poca distanza dalla centrale piazza Mazzini si trova la casa del poeta Giovanni Pascoli, dove egli nacque il 31 dicembre 1855 e dove trascorse l'infanzia. Monumento nazionale dal 1924, fu danneggiata durante la seconda guerra mondiale e solo l'originaria cucina restò intatta. Una lapide riporta alcuni versi tratti dalla poesia di Pascoli Casa mia (M'era la casa avanti / tacita al vespro puro / tutta fiorita al muro / di rose rampicanti). La casa ospita il "Museo Casa Pascoli", che custodisce oggetti appartenuti alla madre del poeta, la sua culla, i mobili dello studio di Bologna e documenti come quasi tutte le prime edizioni delle opere pascoliane, dediche, fotografie e i carteggi del Fondo Murari (lettere autografe conservate dalla sorella Ida e la corrispondenza con l'amico sammaurese Paolo Guidi. Il giardino della casa è stato allestito con un percorso botanico-poetico, con versi pascoliani che ricordano le piante presenti anche durante la sua fanciullezza. Il museo è gestito dal comune e dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Ravenna, in collaborazione con l'Accademia Pascoliana e con la fondazione "Domus Pascoli", e svolge attività di promozione culturale, ricerca, recupero e conservazione del patrimonio pascoliano. Dal 28 febbraio 2023 è inserita nel novero delle «Case e studi delle persone illustri dell'Emilia-Romagna». Il mausoleo della famiglia Pascoli si trova nel cimitero del paese. Nel mausoleo sono sepolti i componenti della famiglia Pascoli, ma non il poeta, né le sorelle Ida e Mariù, che riposano a Castelvecchio Pascoli, frazione del comune di Barga. La tenuta dei principi Torlonia comprende una villa del 1780, chiamata "Torre di Giovedìa" o più semplicemente "La Torre". Il complesso comprende oltre ad un edificio principale, una cappella, l'edificio destinato ad abitazione del fattore della tenuta, oggi trasformato in ristorante e, ad alcune centinaia di metri dalla residenza signorile, alcune case coloniche tuttora abitate. Il cortile interno dell'edificio principale, recentemente ristrutturato, viene utilizzato per ospitare rappresentazioni teatrali ed eventi culturali. Nei pressi della Villa Torlonia sono state rinvenute durante gli scavi per la costruzione del Canale Emiliano Romagnolo alcune fornaci romane, utilizzate per la fabbricazione di laterizi. Gli impianti sono di notevoli dimensioni e presentano una parte inferiore dove bruciava il combustibile e una parte superiore dove si disponevano i mattoni da cuocere. La piccola chiesa della Madonna dell'Acqua fu costruita nel 1616 per conto del vicario vescovo di Rimini e successivamente ricostruita a seguito dei danneggiamenti causati dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Si trova nel centro del paese all'incrocio di tre strade (via G. Pascoli, via Rio Salto e via G. Tognacci) e confina con il giardino di Casa Pascoli. Oggi ospita due lapidi dedicati ai caduti di San Mauro Pascoli. I due fronti della chiesetta sulla strada presentano una partitura simile, ricca di elementi architettonici e decorativi. All'interno la chiesa è ad unica navata con l'abside coperta da volta a botte. Giovanni Pascoli amò molto questo piccolo edificio, che consolò il dolore di sua madre. Così scrisse agli amici sammauresi nel maggio 1897: «…e l'ospite saluterà commosso il mio mondo ideale che ha per confini il Luso e il Rio Salto e per centro la chiesuola della Madonna dell'Acqua e il camposanto fosco di cipressi...» L'oratorio risale alla seconda metà del XVIII secolo e si trova nel centro del paese di fronte al palazzo municipale. In origine svolgeva funzioni di chiesetta-oratorio per il vicino convento delle orsoline (oggi parte della residenza municipale), mentre oggi viene utilizzato come sede espositiva. La casa natale di Agostino Antonio Giorgi sita nella piazza omonima a lui dedicata non è visitabile, perché abbattuta e riconvertita ad esercizi commerciali ed abitativi. La biblioteca è nata all'inizio degli anni Settanta del Novecento come centro di lettura, dispone di circa 14 000 volumi a scaffale aperto, di cui 3 000 nella sezione ragazzi e 1 700 nella sezione grandi opere, e di una sezione di riviste e quotidiani. È dotata anche di un piccolo archivio fotografico di immagini del paese e della sua frazione balneare. Scuola elementare statale, situata nel centro del paese. Scuola media statale Giovanni Pascoli, situata nel centro del paese. Fiera di San Crispino, protettore dei calzolai e per questo motivo scelto come santo patrono. Si svolge il 25 ottobre. Iniziativa religiosa in ricordo di san Cono da Teggiano importato dalla comunità salernitana residente da tempo a San Mauro Pascoli. Si svolge la prima domenica di giugno. Ripristinata nel 2006 con bancarelle, stand gastronomici e attrazioni varie. Si svolgeva la settimana prima di Pasqua di ogni anno. Soppressa nel 2010, per lasciar spazio nel 2011 ad un nuovo evento Produmo DI..VINO. I "Faroqual", nel dialetto locale, stanno ad indicare le pannocchie non ancora mature della pianta del mais. Il termine è riferito ai giovani che si incontravano per ballare e socializzare in tale ricorrenza. Organizzata dalla parrocchia di San Mauro Vescovo, con sfilate di carri e di gruppi in maschera e una lotteria, il cui ricavato andrà in beneficenza (due domeniche prima del Mercoledì delle Ceneri, in caso di maltempo, la domenica prima delle Ceneri) giunge nel 2014 alla 28ª edizione. Festa all'insegna della tradizione romagnola con prodotti e piatti tipici a base di carne di maiale. Si svolge nel fine settimana della seconda o terza settimana di gennaio presso la Torre. Il primo fine settimana di luglio presso la frazione di San Mauro Mare. Si svolge nella borgata Alberazzo la domenica successiva alla Pasqua (domenica in albis). In occasione della festa della Beata Vergine Addolorata, nel terzo sabato e domenica di settembre, con gare sportive e giochi. San Mauro Pascoli, dal 1984, è suddivisa in 12 rioni, che ogni anno partecipano al palio: Centro, San Cono, Castello, Casetti, Alberazzo, Cupa, Bastia, Rio Salto, Villagrappa, Cagnona, Campo Sportivo, Torre o Villa Torlonia. Dal 2016 tale avvenimento non viene più festeggiato dato che dal 2012 negli anni a venire è stata sempre più scarsa la partecipazione dei cittadini. Presso la Torre la domenica più vicina al 29 giugno. In tale occasione la trebbiatura viene eseguita con una trebbiatrice e trattori d'epoca, rievocando il suono della sirena, che ogni tenuta faceva suonare appoggiando il rullo di una sirena meccanica al volano di uno dei trattori in funzione, al raggiungimento di una prefissata quantità di tonnellate di grano. Dal 2001, ogni anno, nella corte interna si svolge un "processo" con tanto di giuria, ascoltando prima le arringhe di accusa e difesa, a vari esponenti dell'Italia. San Mauro Mare, centro balneare equidistante da Cervia e Rimini, attraversata dalla linea ferroviaria che collega Rimini e Ravenna. Il comune fa parte del distretto industriale della calzatura nell'area del Rubicone, con la presenza dei centri direzionali e delle strutture produttive di diverse marche importanti. Le fabbriche occupano una posizione fondamentale dal punto di vista occupazionale e culturale nel raggio di svariati chilometri. Inoltre l'intero paese ospita numerosi piccoli laboratori artigianali a gestione familiare, ognuno specializzato nella lavorazione di una delle varie parti che compongono una calzatura. Un'altra attività artigianale diffusa e rinomata è la lavorazione del ferro battuto. Particolarmente sviluppato è il comparto agricoltura: la fertilità del terreno e la collocazione pianeggiante ha attratto molte famiglie dalle vicine Marche e dalla Provincia di Salerno. A queste attività si aggiunge l'attività turistica estiva sul piccolo tratto di costa che rientra nel territorio comunale. San Mauro Pascoli è attraversata dall'autostrada A14 ed è raggiungibile dai caselli di Rimini Nord (6,5 km), dal casello di Valle del Rubicone a Gatteo che dista circa 3 km e da quello di Cesena (20 km). È inoltre collegata alla strada statale 9 Via Emilia, alla strada statale 16 Adriatica (a San Mauro Mare) e alla strada provinciale 10. La stazione ferroviaria più vicina a San Mauro Pascoli è quella di Savignano sul Rubicone (2 km) sulla linea ferroviaria che collega Bologna e Rimini. La frazione di San Mauro Mare, invece, è attraversata dalla linea ferroviaria che collega Rimini a Ravenna. Le stazioni più vicine a San Mauro Mare sono quelle di Bellaria-Igea Marina (2 km) e Gatteo a Mare (2,5 km). San Mauro Pascoli è servita dal trasporto pubblico delle autolinee Start Romagna. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Teggiano Naumburg Gracanica Sousel Castelvecchio Pascoli A.C. Sammaurese, è la principale squadra di calcio di San Mauro Pascoli, fondata nel 1935. Milita nel campionato di serie D e dispone di un settore giovanile. A.S.D. Virtus San Mauro Mare, fondata nel 1973. Militava nel campionato di Promozione Girone D dell'Emilia-Romagna. Ora fallita, non partecipa a nessun campionato A.S.D. Atletico San Mauro, fondata nel 1999. Milita nel campionato di Seconda Categoria Girone S dell'Emilia-Romagna. A.S.D. Città del Rubicone, è un'associazione che insegna e promuove il basket anche attraverso tornei e campionati provinciali e regionali. A.S.D. Budokan Karate San Mauro Pascoli, fondata nel 2005, insegna e promuove il karate tradizionale shotokan. Partecipa dal 2007 a tornei soprattutto di gare locali e al "Trofeo Regionale Emilia-Romagna"; dal 2013 ha una squadra di artisti marziali che sono saliti sul podio del Campionato italiano assoluto di FIKTA e nel 2024 partecipato a diverse competizioni europee. A.S.D. Kodokan San Mauro Pascoli, fondata nel 2017 come distaccamento dell'associazione omonima di Cesena, è una realtà dilettantistica di insegnamento e promozione dell'arte marziale Judo. "Storia di San Mauro Pascoli" - 2000 edito da (Il ponte vecchio) a cura di Susanna Calandrini. "Civiltà romagnola. Usi e costumi della Romagna popolare a San Mauro Pascoli" - 2003 edito da (Il Ponte Vecchio) cura di Giulia Alterini e Paolina Candelari. "Tè pajos ad Pascoli" - poesia in dialetto sammaurese - Gi.Rochi Editore - 1993 a cura di Nello Canducci Civiltà romagnola: usi e costumi della Romagna popolare a San Mauro Pascoli 2002. "Samaevar ir e oz" - Quaderno di cultura dialettale sammaurese - 2003 di Pietro Maioli. E *zapatìn dal chèsi: poesie nel dialetto romagnolo di San Mauro Pascoli - 2003 di Guglielmo Giovagnoli. "In memoria di Don Luigi Reggiani" a cura di Stefano Bellavista e Stefano Baldazzi - 2008. Scarpe d'amare: arte e poesia del quotidiano - 2008 di Enza Acciaro - 2008. Anziani a San Mauro Pascoli / a cura di Cinzia Mariani, Gabriele Morigi. - Cesena: Il ponte vecchio, [2000] Giovannino "Il bambino Giovanni Pascoli" in andante semiserio - San Mauro Pascoli 2007. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Mauro Pascoli Sito ufficiale, su comune.sanmauropascoli.fc.it. San Màuro Pàscoli, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa di San Lorenzo Martire (Gatteo)
Chiesa di San Lorenzo Martire (Gatteo)

La chiesa di San Lorenzo Martire è la parrocchiale di Gatteo, in provincia di Forlì-Cesena e diocesi di Cesena-Sarsina; fa parte della zona pastorale del Mare. Il primitivo edificio venne edificato nel tardo Duecento. La primitiva chiesa di Gatteo venne edificata nel 1290 nel complesso del castello Malatestiano. Nel 1541 fu elevata a dignità parrocchiale e nel 1554 venne resa autonoma rispetto alla pieve di San Giovanni in Compito di Savignano sul Rubicone. Nel corso dei secoli questa chiesa divenne luogo di sepoltura per molte personalità, come ad esempio diversi esponenti della nobile famiglia dei marchesi Guidi. Nel 1819, su richiesta del marchese Fabrizio Guidi, la sede della parrocchia fu trasferita nella chiesa della Madonna del Popolo, che era stata edificata nel 1576. Nel 1821 la primitiva chiesa di San Lorenzo venne demolita e nel 1847 venne abbattuta anche la torre campanaria. Nel 1868 venne aperto il cantiere per la costruzione della nuova parrocchiale, che venne chiuso oltre dieci anni più tardi, nel 1880. Tra il 1917 e il 1919 l'edificio fu oggetto di un ampliamento della navata che portò anche al rifacimento di alcune parti, come la zona absidale. Il prospetto principale è a salienti rifinito con mattoni a facciavista e viene tripartito da paraste. Le due centrali sono precedute da colonne poligonali bicrome sopra le quali sono poste altrettante statue. Nella parte centrale si trova il portale principale preceduto dal piccolo protiro che protegge anche la lunetta, mentre in alto si trova il grande rosone, mentre nelle parti laterali sono presenti due nicchie vuote sovrastate da due oculi. La torre campanaria è posta a sinistra della struttura. Ha base quadrata ed è rifinita in modo analogo alla chiesa. Lungo il fusto presenta piccole feritoie, la cella campanaria si apre con quattro finestre a bifora, sopra ha una struttura poliedrica ottagonale con finestrelle cieche che è sormontata dalla cuspide con forma di piramide acuta a base poligonale. All'interno della sala sono conservati i dipinti eseguiti da don Stefano Montanari in epoca neoclassica. Diocesi di Cesena-Sarsina Gatteo Parrocchie della diocesi di Cesena-Sarsina Regione ecclesiastica Emilia-Romagna Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Lorenzo Martire https://www.sanlorenzogatteo.it/ , sito ufficiale della parrocchia. Parrocchia di SAN LORENZO MARTIRE, su parrocchiemap.it. URL consultato l'8 gennaio 2021.

Chiesa di San Giovanni in Compito
Chiesa di San Giovanni in Compito

La chiesa di San Giovanni Battista è la parrocchiale nella località di San Giovanni in Compito a Savignano sul Rubicone, in provincia di Forlì-Cesena. Appartiene al vicariato di Savignano-Santarcangelo della diocesi di Rimini e risale al VII secolo. L'antichissima pieve viene citata già dal VII secolo nella città di Compito, di fondazione romana. IL luogo, che è situato a ovest del centro abitato di Savignano, col tempo ha perso importanza ed è divenuto un semplice sobborgo del comune mentre storicamente ha rivestito un ruolo notevole legato al suo quadrivio sulla via Emilia. Dell'edificio si persero le documentazioni sino a quando nel Codice Bavaro ricompare con la descrizione di pieve. Nella seconda metà del XIV secolo la chiesa subì un declassamento e diventò semplice chiesa rurale, di secondo piano. Fu solo durante il XIX secolo che l'antico luogo di culto venne ristrutturato e restaurato nelle sue forme romaniche. Nello stesso periodo venne valorizzata la sua storia con l'inaugurazione del museo archeologico dedicato. L'ultimo ciclo di restauri è stato realizzato dopo gli anni cinquanta del XX secolo, e in tale occasione sono stati riparati i danni subiti durante il secondo conflitto mondiale anche se sono andate perdute in modo permenente antiche strutture di grande valore artistico e storico, come l'antica abside, abbattuta perché pericolante. La facciata a capanna è semplice, in mattoni a vista che si alternano a strati di arenaria di diverso colore. Il portale è caratterizzato dall'architrave marmoreo con sculture a treccia ed è parte originale dell'antica pieve del VII secolo. Sopra il prospetto è ingentilito da una monofora e da una bifora sopra di essa. La navata interna è unica e l'intonacatura in alcuni punti mostra l'antica muratura originale. Nella sala sono conservati due capitelli romanici dell'XI secolo del tipo cubico che vengono usati come acquasantiere. Nella canonica accanto alla Pieve sono stati raccolti tutti i reperti rimasti della Compitum romana, e lo spazio è divenuto ambiente museale. Ponte romano sul Rubicone San Mauro Pascoli Savignano sul Rubicone Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giovanni in Compito Chiesa di San Giovanni in Compito , su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 19 aprile 2021. Chiesa di San Giovanni in Compito : Categoria Chiese e Monumenti, su comune.savignano-sul-rubicone.fc.it. URL consultato il 19 aprile 2021. Giovanni in Compito, su riminiromana.it. URL consultato il 19 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2021).

Gatteo
Gatteo

Gatteo (Gatì in romagnolo) è un comune italiano di 9 345 abitanti della provincia di Forlì-Cesena in Emilia-Romagna. Si trova a circa 35 km dal capoluogo, Forlì. Il territorio comunale di Gatteo, situato in una fertile pianura, ha una conformazione allungata ed è delimitato dal torrente Rigossa e dal fiume Rubicone, estendendosi fino al mare Adriatico. Confina a nord con il comune di Cesenatico, a nord est con l'Adriatico, ad est e a sud con Savignano sul Rubicone e ad ovest con Gambettola e Longiano. La zona era abitata già in epoca romana, trovandosi in vicinanza dell'antico "Compitum", l'attuale San Giovanni in Compito; ne sono testimonianza i numerosi reperti archeologici ritrovati in aree circostanti: mattoni, marmi, metalli, monete e statue. Gatteo è un nome fondiario (fundus Catei) ma formatosi nel Medioevo" (sec. XII) diventando poi nel 1311, "Tumba Ghatei", cioè casale con abitazione padronale o fortificata e successivamente "Commune" (1358) e "Castrum" (1371). Le prime opere di bonifica del territorio, fino ad allora selvaggio e paludoso, risalgono secolo IX a cura della Chiesa Ravennate e dei grandi monasteri e Abbazie. Alla fine del X secolo sorse l'"Aggero Gatthei" (l'ager romano era una fortificazione quadrangolare costituita da una staccionata e da un fossato), fortificato da un muro ad una testa, che cominciò a prendere le sembianze di "Castello". Nei secoli XIII - XIV Gatteo diventò comune. Con l'avvento del dominio dei Malatesta di Verucchio proseguì dal 1311 il consolidamento del castello, dotato di fossato e ponte levatoio. Nel 1353 "Castrum Gatthei", situato nella pianura tra la strada maestra e il mare Adriatico, faceva parte del Vicariato di Santarcangelo, dopo essere stato sottratto come Comune alla giurisdizione del Malatesta e posto sotto il dominio del Papa. Verso il 1431-1432, compare a Gatteo Erasmo da Narni detto Gattamelata, capitano di ventura agli ordini di Papa Eugenio IV. A questo personaggio venne erroneamente attribuito l'origine dello stemma comunale. Nel 1452 il Papa Niccolò V concesse tutto il territorio in feudo ai Conti Guidi di Bagno e nello stesso anno (il 19 agosto) vennero stabiliti i confini territoriali fra il Comune di Cesena e quello di Gatteo. A questo periodo risalgono l'Oratorio di San Rocco, costruito nel 1484, in seguito alla terribile pestilenza del 1458-1461 e la Chiesa di Sant'Antonio Abate con l'annesso ospedale in funzione già dal 1467. Agli inizi del Cinquecento Gatteo faceva parte del Ducato di Romagna, che ebbe vita breve in seguito all'invasione dei Veneziani, i quali spodestando il Duca Valentino nel 1505 permisero il ripristino del sistema feudale con il ritorno, nel 1516, dei Conti Guidi di Bagno, i quali, salvo brevi interruzioni, rimasero al potere fino al 1656, quando il Feudo di Gatteo tornò direttamente nelle mani del Pontefice. Da quel momento Gatteo ebbe un governo stabile e vide sorgere quella che è l'attuale struttura del paese, con l'ampliamento delle abitazioni attorno al castello. Nel 1541 la Chiesa di San Lorenzo diventa Parrocchia e nel 1554 viene tolta dalla dipendenza di San Giovanni in Compito ed ottiene un proprio Fonte battesimale. Nel 1576 il marchese Fabrizio Guidi Di Bagno, nell'area prospiciente il castello, edifica un oratorio o chiesa dedicata alla Madonna del Popolo nel luogo dove, già dal 1400, esisteva un sacello intitolato a Santa Maria in Lacrimis. Da qui ha origine poi l'attuale chiesa parrocchiale nel 1819. Nel 1610, il Consiglio della Comunità di Gatteo, su proposta del marchese Di Bagno, divise il territorio comunale in undici quartieri. Ad ogni quartiere veniva assegnato un capo-quartiere o balitore scelto - ad estrazione - fra tutti i residenti di un certo ceto di quel determinato quartiere. Tale carica durava quattro mesi. Giuseppe Garibaldi, diretto a dar man forte alla resistenza di Venezia, il 1º agosto 1849 attraversò il territorio passando per Gatteo con oltre duecento garibaldini; sostò nel borgo e proseguì per Sant'Angelo dove si fermò a riposare una notte in un'abitazione in via Fiume e si abbeverò nel vecchio pozzo davanti alla farmacia ora appena sotto il manto stradale per arrivare poi alle Due Bocche (Gatteo a Mare) e di qui giungere a sorpresa a Cesenatico, per salpare poi con tredici bragozzi chioggiotti alla volta di Venezia. Ammainata la bandiera dello Stato Pontificio e messa al suo posto quella tricolore, Gatteo, dopo essere passato al Regno d'Italia, divenne Comune autonomo con decreto del 30 marzo 1860. Chiesa di San Rocco. Rappresenta la chiesa più antica dopo la demolizione di San Lorenzo nel 1821, costruita nel 1484 circa in occasione delle pestilenze del 1435-36 e del 1458-61, nel rispetto del culto di San Rocco quale Santo al quale veniva richiesta protezione contro la peste. La struttura dell'Oratorio, o Chiesetta a capanna, è molto semplice: ha una sola navata con struttura lignea e pochissime aperture costituite da un piccolo rosone sul portale d'ingresso ed una finestra, anche se all'origine vi erano un'altra finestra ed una porta laterale che conduceva all'attiguo cimitero (poi trasferito alla periferia del paese), ora entrambe murate. Internamente era decorata con dipinti dei Santi più venerati in quel tempo e nel 1571 risulta fosse dotata di cinque altari con confraternita. L'altare maggiore era sovrastato da un'immagine di San Rocco piuttosto vecchia e corrosa, che fu poi ridipinta all'esterno della Chiesa sul timpano che si trova sulla porta d'ingresso. Gli affreschi originariamente presenti sulle pareti interne, sono stati completamente restaurati. fixLe pitture votive legate ai periodi di pestilenza risalgono ai secoli XV-XVI e rappresentano oltre a San Rocco e San Sebastiano, la Madonna con Bambino, Santa Lucia e la 'Crocifissione con la Maddalena e le pie donne. I Santi riportati negli affreschi sono: San Rocco, vestito da pellegrino che indica con la mano la coscia ulcerata da una piaga purulenta, oppure una ferita, come se ne fosse stata tratta una freccia; San Sebastiano, il quale trafitto dalle frecce vuole simboleggiare, metaforicamente, la scongiura del terribile morbo. Nella credenza popolare, riferita all'epoca degli affreschi, si voleva paragonare l'attacco della peste a quello delle frecce che si abbattono inaspettatamente sulle vittime ed il Santo allontana dai suoi protetti 'le frecce' della peste; San Cristoforo, secondo la credenza popolare bastava vedere la sua immagine per essere certi di non morire in giornata: 'guarda San Cristoforo e vai sicuro' si trova scritto in affreschi o statue; inoltre Sant'Antonio Abate, San Martino, San Giorgio, San Gregorio Magno, San Giovanni Battista, Santa Lucia, Santa Caterina da Siena ed altri. Chiesa di San Lorenzo Martire sorse nel 1290 circa all'interno del complesso del Castello e diventa Chiesa Parrocchiale nel 1541. Viene traslata nel 1819 nella Chiesa della Madonna del Popolo, costruita nel 1576 per volere del marchese Fabrizio Guidi di Bagno e della moglie Laura Colonna, nella piazza che fronteggia il Castello medievale e dove pare fosse ubicato un Sacello dedicato a S.Maria de Lacrimis utilizzato come rifugio dai viandanti che attraversavano la fitta boscaglia circostante. Nel corso degli anni la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo ospita le salme di molti membri della famiglia Guidi di Bagno di Romagna: il marchese Ferdinando Guidi di Bagno, che morto a Mantova ordinò di essere sepolto nella Chiesa di Gatteo, Fabrizio Guidi di Bagno marchese di Montebello e conte di Cusercoli nel 1612, la moglie Laura Colonna marchesa di Montebello nel 1633, fondatrice nel 1614, in occasione della recente morte del marito, del Sacello di San Martino e donatrice di varie opere quali oro, pitture e paramenti sacerdotali in onore del Santo. In occasione di restauri le spoglie di questi e di tanti altri componenti della famiglia Guidi di Bagno vennero raccolte nel sarcofago del marchese Fabrizio nella cappella posta presso l'altare. Nel 1821 viene demolita la vecchia Chiesa di San Lorenzo all'interno del Castello e nel 1847 stessa sorte tocca al suo campanile. Nel 1868-1880 inizia l'ampliamento della Chiesa Parrocchiale con la costruzione delle cappelle laterali e nel 1917-1919 viene restaurata completamente la Chiesa con la riedificazione dell'abside e l'ingrandimento della navata. Campanile di Sant'Antonio Abate rappresenta i resti di una delle più antiche chiese di Gatteo, Sant'Antonio Abate, costruita nel 1467 o forse prima e distrutta nel 1944. Annesso alla Chiesa vi era un ospedale poi divenuto congregazione di carità. Castello Malatestiano Il castello sorge nel XIII secolo e nel corso dei secoli è soggetto a diverse trasformazioni. Ha una configurazione quasi quadrangolare ed è munito di una torre e cinque baluardi e circondato da una larga fossa, in origine sempre piena d'acqua, oltrepassabile con un ponte levatoio. Nel lato orientale della cinta muraria si trova l'ingresso, costituito da un arco a tutto sesto sormontato da una torre quadrata, il cassero, dove sono ancora visibili le corsie per lo scorrimento delle travi che azionavano il ponte levatoio; e sulla sommità del cassero la seicentesca torre civica. Nella seconda metà del Settecento le mura, ad eccezione del lato orientale che conserva avanzi dei beccatelli e della muratura, vengono abbassate e di conseguenza la fossa circondante il castello completamente riempita di terra ed il ponte levatoio, unico accesso all'edificio, sostituito con un ponte in pietra. Abitanti censiti Al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera era di 959 persone, pari al 10,26% della popolazione. Sono presenti scuole d'infanzia e primarie nel capoluogo e nelle principali frazioni, oltre a una scuola secondaria di primo grado nel capoluogo. 3ª settimana di luglio: "Settimana della Micizia", intera settimana dedicata al gatto, con concorsi fotografici, mostre d'arte, sculture di sabbia, spettacoli teatrali, concerti ed animazione per bambini, con tema principale il gatto. Il capoluogo Gatteo, con il suo castello fortificato, vanta tradizioni secolari quale fiorente centro artigianale e commerciale. Oggi vi sono concentrati tutti i servizi primari e dal punto di vista economico risulta essere in crescita il settore del terziario. Sant'Angelo è la frazione più consistente sia dal punto di vista demografico, sia da quello delle attività economiche. Già ricordato nel 1070 come "Plebem S.Angeli in Salute", è oggi centro produttivo e commerciale. Vi nacque Secondo Casadei, il principale esponente del liscio romagnolo. Anche la piccola frazione di Fiumicino (la gran parte del cui territorio appartiene al comune di Savignano sul Rubicone) è sede di attività industriali e artigianali. Gatteo a Mare, chiamato precedentemente "Due bocche”, è centro di attività turistiche. Nel suo chilometro quadrato di estensione vi sono 88 hotel, 30 stabilimenti balneari, circa 230 appartamenti da affittare, più un centinaio fra esercizi commerciali ed attività artigiane. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gatteo Sito ufficiale, su comunegatteo.it. Gatteo su The Campanile Project, su thecampanileproject.org. URL consultato il 3 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2013).

Ponte di San Vito
Ponte di San Vito

Il ponte romano di San Vito, conosciuto localmente anche come il Pontaccio (e Puntaz in romagnolo), era un ponte romano a San Vito, una frazione ai confini di Rimini, Santarcangelo di Romagna e San Mauro Pascoli, nella regione dell'Emilia-Romagna, nel Italia settentrionale. Risalente al regno dell'imperatore Augusto, il ponte si trovava su un tracciato della Via Emilia, l'antica strada romana che collegava Ariminum (la moderna Rimini) e Placentia (Piacenza). Il ponte attraversava il fiume Uso, che ora scorre a pochi metri a est. Nel XIV secolo, Galeotto I Malatesta, signore di Rimini, sostituì il ponte; un arco del ponte medievale rimane ancora esistente sopra le pietre augustee. Le pietre dei ponti, apprezzate per la loro eccellente qualità, furono estratte nei secoli successivi, contribuendo anche ai restauri del Ponte di Tiberio di Rimini. Nel ottobre 2022, il governo municipale di Rimini ha incorporato l'arco esistente in un parco pubblico. Il ponte augusteo era probabilmente monumentale, con una lunghezza totale di circa 90 metri (300 piedi), e con otto o più archi. Nei secoli recenti, gli storici riminesi hanno rivendicato il ponte come il luogo in cui Giulio Cesare attraversò il Rubicone. Il ponte di San Vito fu quasi certamente costruito durante il regno dell'imperatore romano Augusto, dato sia dalle pietre che da una pietra miliare ritrovato a pochi metri dal ponte nel 1949, che attribuisce il restauro della strada alla commissione di Augusto nel 2 a.C.. Fu costruito sulla Via Emilia, un'antica strada romana tra Ariminum (la moderna Rimini) e Placentia (Piacenza) che risale a Marco Emilio Lepido nel 187 a.C.. La sezione della Via Emilia tra Savignano sul Rubicone e Santa Giustina, ora conosciuta come Via Emilia Vecchia, sostituì un precedente percorso della strada attraverso Santarcangelo di Romagna. Il ponte augusteo probabilmente sostituì un ponte precedente. Attraversava il fiume Uso, che scorre da Perticara, una frazione di Novafeltria, fino al mare Adriatico a Bellaria-Igea Marina. Il fiume ora scorre a pochi metri a est del ponte. Nel XIV secolo, Galeotto I Malatesta, signore di Rimini, sostituì il ponte augusteo nel tentativo di ridurre l'importanza di Santarcangelo, che era diventata un vicariato sotto i papi di Avignone. Un arco del ponte medievale rimane ancora esistente sopra le pietre augustee. Nei secoli successivi, a seguito del crollo del ponte medievale, San Vito divenne rinomata come cava, utilizzando le pietre del ponte augusteo, note per la loro eccellente qualità. Le pietre furono utilizzate per ripavimentare il pavimento della cattedrale di Santa Colomba di Rimini e potrebbero essere state utilizzate anche per la costruzione del Tempio Malatestiano. Nel 1550, Leandro Alberti scrisse nella sua Descrittione di tutta Italia che "era anticamente quivi sulla via Emilia un ponte di pietra... di cui insino ad oggi appaiono i vestigi". Nel 1680, Agostino Martinelli, un architetto di Ferrara incaricato di restaurare un arco del Ponte d'Augusto di Rimini, recuperò blocchi di calcare bianco di Aurisina dal fiume a San Vito; i blocchi erano identici a quelli del ponte riminese. Nel 1735, Giulio Alberoni permise ulteriori "marmi che sono rimasti delle antiche ruine ... quali stanno inutilmente nell’acqua" di essere rimossi per il restauro del Ponte d'Augusto. Fino alla seconda guerra mondiale, durante le stagioni secche, i resti di un blocco di calcare, noto come le Genghe, emergevano dal letto del fiume Uso; il blocco era utilizzato dalle donne di San Vito per lavare i panni. Era situato a poche decine di metri dall'arco esistente. Nel 1959, uno scavo condotto da Riccardo Gizdulich identificò il ponte come medievale. Nel 1988, lo storico locale Giovanni Rimondini pubblicò una raccolta di testimonianze sul ponte augusteo. La raccolta fu seguita da uno scavo archeologico nel 2004, commissionato dal comune di Rimini e guidato dall'archeologo locale Marcello Cartoceti, su sollecitazione del parroco locale. Lo scavo ha portato alla luce i resti del ponte augusteo sotto l'arco medievale sopravvissuto. La prima trincea dello scavo procedeva da una struttura esistente verso il fiume, scoprendo solo terra e ghiaia. Una seconda trincea verso la chiesa del villaggio ha scoperto uno sperone di frangiflutti che suggeriva che il punto di partenza fosse un pilone. Esponendo la parte a monte dello sperone, lo scavo ha scoperto pietre regolarmente sagomate del ponte romano e un pilastro medievale a pochi centimetri sotto la trincea originale. A partire dagli anni 2000, il comune di Rimini ha acquistato l'area attorno all'arco in due fasi. Nel 2021, ha annunciato che avrebbe riqualificato l'area, fornendole accesso pubblico e abilitando iniziative ricreative estive. I residenti locali avevano richiesto che il ponte diventasse uno spazio culturale per oltre vent'anni. L'anno seguente, gli scavi associati alla riqualificazione hanno recuperato la pavimentazione della via Emilia. Il 16 ottobre 2022, la riqualificazione è stata inaugurata da Jamil Sadegholvaad, sindaco di Rimini. L'arco esistente è circondato da un percorso circolare, ed è accessibile dalla chiesa del villaggio. I percorsi sono illuminati di notte. Il ponte è fatto di blocchi di calcare bianco di Aurisina, noto come pietra d'Istria. È stato utilizzato anche calcare rosso ammonitico di Verona, simile a quello usato come lastra di fondazione nel ponte augusteo a Savignano sul Rubicone. La lunghezza totale del ponte era probabilmente di circa 90 metri (300 piedi), più lunga del Ponte di Tiberio di Rimini, come suggerito anche dal numero di pietre recuperate. Nel 2019, per spiegare la lunghezza del ponte, Rimondini ipotizzò che potessero esserci stati due ponti, che attraversavano l'Uso in diversi meandri, a cui Cartoceti rispose che, localmente, i Romani costruivano più comunemente un grande ponte su fiumi larghi piuttosto che due separati. Un disegno del 1825 dell'ingegnere locale Maurizio Brighenti indicava l'area dove le fondazioni dei piloni del ponte emergerebbero dal letto del fiume durante le stagioni secche. Il disegno suggeriva che il ponte avesse otto o più archi, terminando sulla riva destra dell'Uso attuale. Dopo essere stati pubblicati da Rimondini, i disegni di Brighenti andarono perduti negli archivi statali di Forlì. Lo scavo del 2004 suggerì che due archi avevano un diametro di almeno 5,6 metri (18 piedi), mentre il pilone aveva uno spessore di 2,9 metri (9,5 piedi). Per gli storici che identificano l'Uso con lo storico attraversamento del Rubicone da parte di Giulio Cesare nel 49 a.C., che aprì la guerra civile di Cesare, il Ponte di San Vito sarebbe stato il punto di attraversamento di Cesare. Con l'eccezione di Luigi Tonini, la maggior parte degli storici locali riminesi favoriva la rivendicazione dell'Uso rispetto a quella del Fiumicino di Savignano di Romagna e del Pisciatello, un affluente del Fiumicino che scorre più vicino a Cesena. Gli storici locali e gli archeologi hanno sostenuto ulteriori scavi archeologici del Ponte di San Vito per comprendere queste incertezze. Altri sostenitori della rivendicazione dell'Uso sostengono che il punto di attraversamento di Cesare non fosse San Vito, ma vicino a una pineta presso la foce dell'Uso a Bellaria, lungo la via Popilia. Scrivendo su San Vito nel 1681, Martinelli, che restaurò il Ponte di Tiberio, si meravigliava che un ponte così grandioso fosse stato costruito per "un picciol torrente da superarsi con li salti". Egli opinava: Nel permesso di Alberoni del 1735 per rimuovere più pietre dalla cava, il ponte a San Vito viene chiamato le "antiche ruine del Ponte del Fiume Rubicone volgarmente chiamato Uso quali stanno inutilmente nell’acqua". Il 4 agosto 1933, il governo del dittatore fascista italiano Benito Mussolini, con decreto di Vittorio Emanuele III, rinominò Savignano come Savignano del Rubicone, dando sostegno alla rivendicazione del Fiumicino. Nonostante il sostegno ufficiale al Fiumincino, che fu rinominato Rubicone, gli storici locali continuarono a dibattere sul sito dell'antico fiume, credendo che la decisione fosse arbitraria e politicamente motivata. Negli anni del dopoguerra, Augusto Campana, uno storico locale che scrisse sulla via Emilia, espresse interesse per la rivendicazione di San Vito. Nel ventunesimo secolo, l'interesse per il Ponte di San Vito ha rivitalizzato il sostegno per la rivendicazione dell'Uso. Nel marzo-aprile 2013, un articolo di Rimondini in Ariminum, la pubblicazione di storia e cultura locale del Rotary Club di Rimini, ha riesaminato la rivendicazione di San Vito. Coincidentally, Per coincidenza, Daisuke Konishi, un giornalista della Kyodo News, stava terminando un report sulle rivendicazioni storiche del Rubicone. La rivendicazione di San Vito è stata quindi presentata in diversi report sui media nazionali e internazionali, inclusi Avvenire, Il Resto del Carlino, La Voce, e diversi giornali giapponesi. Nel agosto 2013, le diverse rivendicazioni del fiume sono state presentate in un processo simulato a San Mauro Pascoli, portando a ulteriori coperture stampa. Nel luglio 2018, uno spettacolo sul processo a Cesare è stato reinterpretato al ponte. Nel novembre 2019, il Rotary Club di Rimini ha ospitato una conferenza sulla rivendicazione di San Vito nel Museo della Città di Rimini. L'archeogeografo francese Gérard Chouquer ha identificato l'Uso come la sponda occidentale del conoide alluvionale della Marecchia, e sospettava che questo fosse probabilmente l'estremità della centuriazione di Rimini, e quindi i confini della colonia romana tra i suoi anni fondativi del 286 a.C. e il 171 a.C.. Il Rubicone era il limes (limite) della Gallia Cisalpina. La pietra miliare recuperata nel 1949 registra 7 miglia romane da Ariminum. Nella Tabula Peutingeriana, il Rubicone è segnato tra Ad confluentes (identificato con San Giovanni in Compito) sulla sua sponda sinistra e 12 miglia romane sulla sua sponda destra. Supponendo che entrambi i marcatori si riferiscano ad Ad confluentes, se l'etichetta per Ad confluentes è intesa a riferirsi a un insediamento sulla sponda occidentale del Rubicone, allora il Fiumicino tra San Giovanni in Compito e Savignano è un candidato principale per il Rubicone. Se invece l'etichetta è intesa a riferirsi a un insediamento a un salto nella strada più a ovest del Rubicone piuttosto che a un insediamento vicino al Rubicone, allora il Rubicone si troverebbe a metà strada tra Ariminum and Ad confluentes, per cui l'Uso a San Vito sarebbe un candidato coincidente. La pietra miliare suggerisce che la strada attraverso San Vito fu restaurata nel 2 a.C., molto tempo dopo l'attraversamento di Cesare. Tuttavia, non è chiaro perché Augusto abbia deviato la via Emilia attraverso San Vito, che escludeva Santarcangelo di Romagna sulla precedente rotta della via Emilia, con un risparmio di tempo di viaggio poco discernibile. Infatti, il fiume era più largo a San Vito di quanto non fosse vicino a Santarcangelo, dove era attraversato da un ponte di pietra. Commemorare l'attraversamento di Cesare a San Vito potrebbe essere una ragione per la deviazione della strada, particolarmente data la natura monumentale del ponte. La chiesa parrocchiale di San Vito è registrata per la prima volta tra l'889 e l'898. La sua vicinanza al fiume, che è soggetto a forti inondazioni, suggerisce che potrebbe aver custodito un'area considerata storicamente importante o sacra.

Rocca Malatestiana (Santarcangelo di Romagna)
Rocca Malatestiana (Santarcangelo di Romagna)

La rocca Malatestiana, nota anche come castello di Santarcangelo, è una fortificazione sulla sommità di una collina nel comune di Santarcangelo di Romagna. La rocca risale almeno alla fine del IX secolo in quanto viene citata nel "Codice Bavaro" dove si parla di un “chastrum sancti arcangeli” sul Mons Iovis. Fu parte dei domini dei Malatesta dal 1295 al 1500. Nei secoli la struttura subì profonde modifiche tanto che della struttura originaria rimangono solo alcune tracce nelle mura. Carlo Malatesta nel 1386 fece edificare un nuovo torrione sulle rovine del precedente castello; Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 1447 decise di capitozzare quel torrione e, con il materiale avanzato, fece assumere alla rocca l'aspetto che mantenne nei secoli successivi e che meglio si adattava alle nuove tecniche militari. Federico da Montefeltro prese il castello nel 1462 ma fu poi riconquistato da Roberto Malatesta, figlio di Sigismondo Pandolfo; nel 1498 fu devastati da Cesare Borgia; venne di nuovo ripreso dai Malatesta che poi lo abbandonarono e venne preso dalla repubblica di Venezia che lo cedette allo Stato della Chiesa nel 1505; da questo momento fu concesso in enfiteusi a vari signori fino all'Unità d’Italia. Venne acquistato dai conti Baldini e poi venduto nel 1880 alla famiglia Massani che rese il castello il centro di un'azienda agricola; nel 1903 fu acquistato dalla contessa Eugenia Rasponi Murat, nipote della principessa Luisa Giulia Murat, figlia di Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e di Gioacchino Murat; alla sua morte, in assenza di eredi diretti, venne ereditato dal cugino, conte Giovanni Battista Spalletti Trivelli, nonno della principessa Marina Colonna di Paliano, che lo erediterà definitivamente nel 1992. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rocca Malatestiana