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Chiesa di San Protaso al Castello

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La chiesa di San Protaso al Castello, anche chiamata San Protaso in Campo intus, era una chiesa di Milano. Situata all'incirca sull'attuale incrocio tra via Landolfo e via Giuseppe Sacchi, è stata demolita nel 1786. Una prima chiesa con questo nome esisteva dal XII secolo sull'area attuale del Castello Sforzesco, demolita da Galeazzo II Visconti per far costruire il Castello di Porta Giovia: il suo nome "in Campo intus" derivava dal fatto che l'edificio si trovava dentro alle mura dell'epoca, per distinguerla dalla vicina Chiesa di San Protaso alle Tenaglie detta al contrario "in Campo foris" in quanto fuori dalle mura. La chiesa fu dunque ricostruita nel 1388 in una nuova posizione dove rimase fino al XVIII secolo: la chiesa si trovava all'epoca all'incrocio tra la contrada di San Protaso al Foro e il vicolo di San Protaso al Foro. Della nuova chiesa si hanno testimonianza da documenti relativi agli anni 1402, oltre che nelle visite del cardinale Federico Borromeo del 1610. La chiesa fu a capo all'omonima parrocchia fino alla soppressione di quest'ultima, avvenuta nell'anno della demolizione dell'edificio. L'aspetto delle chiesa del XIV secolo può venire parzialmente dedotto dai documenti delle visite pastorali del 1610: la chiesa si presentava di forma rettangolare "con qualche cappella laterale". Serviliano Latuada, Descrizione di Milano, vol. 5, Milano, 1738. Lorenzo Sonzogno, Vicende di Milano rammentate dai nomi delle sue contrade, Milano, 1835. Paolo Rotta, Passeggiate storiche, ossia Le chiese di Milano dalla loro origine fino al presente, Milano, 1891. Chiese di Milano Chiese scomparse di Milano Chiesa di San Protaso alle Tenaglie

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Protaso al Castello (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Chiesa di San Protaso al Castello
Via Giuseppe Sacchi, Milano Municipio 1

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20121 Milano, Municipio 1
Lombardia, Italia
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Luoghi vicini

Contrada del Campo
Contrada del Campo

La Contrada del Campo è stata una contrada di Milano appartenente al sestiere di Porta Comasina. Il confine della contrada andava dall'angolo tra le vie Camperio e Cavenaghi a via Ponte Vetero, piazza del Carmine, via del Mercato fino alla Cerchia dei Navigli, e poi fino al moderno quartiere del Portello, dove confinava con il sestiere di Porta Vercellina: da cui il confine tornava all'angolo tra le vie Camperio e Cavenaghi. Tra le moderne vie Giuseppe Sacchi (all'epoca via del Foro, che richiama, nei suoi pressi, la presenza del Forum Romanum, ovvero del foro romano di Milano) e via Landolfo (all'epoca via del Castello, per la vicinanza del Castello Sforzesco) si trovava la chiesa di San Protaso al Castello. Per "campo", nel nome della contrada, si intendeva "Campo Marzio", ovvero l'area consacrata a Marte, dio della guerra, che era utilizzata per le esercitazioni militari. Qui sorgeva la Castra Praetoria, conosciuta anche con il nome di Castrum Portae Iovis, ovvero la caserma dei pretoriani, reparto militare che svolgeva compiti di guardia del corpo dell'imperatore e che sorgeva vicino a Porta Giovia romana, da cui il nome, nei pressi del moderno Castello Sforzesco. La zona più densamente popolata della contrada era quella nord-orientale, ovvero l'area compresa tra il torrente Nirone (che entrava in città dalla pusterla delle Azze), la strada per Como e la Cerchia dei Navigli: tutta questa zona era situata esternamente alle mura romane di Milano. I nomi delle vie del Mercato e delle Erbe, tuttora utilizzati a mai cambiati, testimoniano invece la presenza, in questa zona, in epoca romana, del Foro Holitorium, ovvero del mercato degli erbaggi dell'antica Mediolanum. Di questa contrada faceva parte il quartiere del Baggio (da non confondere con l'omonimo e moderno quartiere milanese, un tempo comune autonomo), di origini romane, che si sviluppava dal Rovello al Ponte Vetero e che derivava il suo nome dal latino volgare badaclum (e non, come si potrebbe credere, dall'omonima famiglia nobiliare di cui fece parte, tra gli altri, papa Alessandro II), che a sua volta aveva origine dal latino bada, vigiliae o excubie, ovvero "posto di guardia", a testimoniare la presenza, in epoca romana, di una postazione situata a difesa delle mura cittadine nei pressi di Porta Comasina romana, che sorgeva poco lontano. L'antico quartiere del Baggio è oggi attraversato da via Cusani, fino al 1865 limitata tra Foro Buonaparte e via Rovello e quindi non passante nel rione citato. Alessandro Colombo, I trentasei stendardi di Milano comunale (PDF), Milano, Famiglia Meneghina, 1935, ISBN non esistente. Milano Sestiere di Porta Comasina Contrade di Milano Nobile Contrada del Cordusio Contrada del Rovello Contrada dell'Orso (Milano) Contrada dei Fiori I sestieri e le contrade di Milano - Con le mappe delle antiche suddivisioni di Milano, su filcasaimmobili.it. URL consultato il 22 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2017).

Porta Comasina (romana)
Porta Comasina (romana)

Porta Comasina (lat. Porta Comacina, Porta Cumana o Porta Cumensis) era una delle aperture stradali ricavate nella cinta muraria romana della città di Mediolanum, l'odierna Milano. Fu demolita durante l'assedio di Milano del 1162. In epoca alto medievale era conosciuta anche con il nome di Porta del Cordusio. Costruita durante il periodo repubblicano dell'epoca romana, era ricavata nella cinta delle mura romane di Milano. Venne fatta presumibilmente erigere, insieme alle mura, da Cesare dopo l'assunzione di Mediolanum al rango di municipium nell'anno 49 a.C., oppure in seguito da Augusto. In epoca alto medievale era conosciuta anche con il nome di Porta del Cordusio, con un richiamo al vicino e omonimo quartiere, dove presente il palazzo del duca longobardo), che sorgeva nell'odierna piazza Cordusio, da cui l'origine di questo toponimo: da "De curte ducis" (o "Curia ducis", ossia la "corte dei duchi lombardi"), a "Cortedoxi", quindi "Corduce" e infine "Corduso" o "Cordusio". Fu demolita, insieme alle relative mura e alle altre porte romane, durante l'assedio di Milano del 1162, che fu opera di Federico Barbarossa. Altre battaglie che videro protagonista la porta furono l'assedio di Milano del 268, l'assedio di Milano del 402, l'assedio di Milano del 452 e l'assedio di Milano del 538-539. Da Porta Comasina dipartivano la via Regina, ovvero l'arteria stradale che collegava Cremona (Cremona) a Comum (Como: da cui il nome della porta), e la via Mediolanum-Bellasium, che metteva in comunicazione Mediolanum con Bellagio. Porta Comasina si trovava lungo una strada secondaria interna che dipartiva verso nord dal cardo. Nei pressi di Porta Comasina sorgevano due magazzini annonari romani di Milano. Porta Comasina era situata, considerando l'urbanistica della Milano odierna, sul moderno incrocio tra via Broletto e via Dell'Orso. Mediolanum, su romanoimpero.com. Mediolanum augustea, su storiadimilano.it.

Chiesa di Santa Maria del Carmine (Milano)
Chiesa di Santa Maria del Carmine (Milano)

La chiesa di Santa Maria del Carmine è un luogo di culto cattolico della città di Milano, situato in Piazza del Carmine, nel quartiere di Brera. È sede della parrocchia territoriale di Santa Maria del Carmine dell'arcidiocesi di Milano, della parrocchia personale di lingua inglese di San Carlo (in inglese: San Carlo Parish) e della cappellania della comunità dei fedeli filippini milanesi. Nel 1268, i Padri Carmelitani si stabilirono nei pressi del Castello Sforzesco, ove, a partire dal XIV secolo, iniziarono a costruire il loro convento e l'annessa chiesa, che fu distrutta da un incendio nel 1330. La nuova chiesa, però, non ebbe maggior fortuna: cadde in un rovinoso abbandono quando, verso la fine del secolo, i frati si trasferirono in un altro convento. L'attuale chiesa, invece, fu costruita a partire dal 1339-1400; il nuovo progetto fu affidato a fra Bernardo da Venezia (che nell'impianto e nelle misure riprese esattamente il modello della chiesa di Santa Maria del Carmine di Pavia, progettata da Bernardo nel 1370) ed i lavori, terminati nel 1446, furono guidati da Pietro Antonio Solari. Appena terminata, la volta della chiesa crollò e solo tre anni dopo cominciò l'opera di risanamento. Il fatto che, a partire dalla metà del secolo, la chiesa fosse diventata da "conventuale" ad "aristocratica", è testimoniato dalle molte sepolture nobili nelle navate e nelle cappelle. Nel Seicento, il presbiterio fu restaurato radicalmente in stile barocco ed assunse l'attuale conformazione. L'attuale facciata, invece, è opera di Carlo Maciachini e fu realizzata nel 1880. La facciata della chiesa di Santa Maria del Carmine si affaccia sull'omonima piazza. Realizzata nel 1880 in un ricco stile neogotico, è opera di Carlo Maciachini, famoso per aver progettato il Cimitero Monumentale di Milano. La facciata è a salienti, suddivisa da larghe lesene sormontate ognuna da un baldacchino gotico cuspidato. Al di sopra del portale centrale, decorato da una lunetta a mosaico con la Madonna in trono fra San Simone Stock e un angelo, vi è il grande rosone decorato da una raggiera riccamente scolpita. Un tema ricorrente nei bassorilievi della facciata è il monogramma mariano, presente soprattutto nella strombatura del portale centrale. Su via del Carmine, che corre alla destra della chiesa, si trova la facciata del braccio destro del transetto, caratterizzata dalla presenza di due ampie monofore ogivali nella parte inferiore e di un rosone circolare in quella superiore, al centro. Più in alto, due bifore. Lungo la strada si apre anche una porta laterale d'ingresso alla chiesa, con lunetta al centro della quale vi è una Madonna col Bambino in terracotta. Alla sinistra dell'abside, si trova la torre campanaria con un unico ordine di bifore con le quali la cella campanaria si apre sull'esterno. Sulla piazza antistante la chiesa è collocato il Grande Toscano, bronzo dello scultore polacco Igor Mitoraj (1986). L'interno della chiesa di Santa Maria del Carmine presenta una pianta a croce latina, con il piedicroce suddiviso in tre navate coperte con volta a crociera, di cui la centrale di sezione e altezza maggiori, da possenti pilastri circolari alternati in cotto e in pietra. Fra le tre navate e l'abside, si trova il transetto, avente un altare a ridosso della parete terminale di sinistra. Lungo le due navate laterali e il transetto, vi sono varie cappelle di epoche e caratteristiche diverse. Fra queste: il Battistero (prima cappella di sinistra), con un particolare fonte battesimale del 1846, opera di Felice Pizzagalli, coperto da un ciborio esagonale neogotico sorretto da colonnine; altare della seconda cappella sinistra una pala di Gaetano Dardanone databile all'inizio del Settecento e rappresentante la Gloria delle Sante Lucia, Agata ed Apollonia. la Cappella degli Spagnoli (terza cappella di sinistra) con una pala dei Camillo Procaccini raffigurante San Carlo in preghiera (1585); la Cappella della Madonna del Carmine (in fondo alla navata di destra), in stile barocco, di Gerolamo Quadrio con dipinti del Procaccini; sull'altare una statua della Madonna col Bambino. L'abside maggiore è costituita da due sezioni: la prima, quadrangolare, coperta da volta a crociera e la seconda poligonale, in cui si aprono quattro alte bifore; su tutta l'area interna del presbiterio si sviluppano stuccature di gusto barocco. Opera molto interessante è il grande altar maggiore neoclassico, opera di Giovanni Levati, che lo realizzò in marmi policromi nel 1808 in sostituzione di quello barocco ligneo. Al disopra della mensa, su cui poggia il vecchio tabernacolo ligneo, oltre le due file dei reliquiari argentei (in primo piano) e degli alti candelabri (in secondo piano), vi è il tempietto circolare sorretto da colonne corinzie, ispirato a quello dell'antico altar maggiore del Duomo. Giovanni Casati, La chiesa nobile del castello di Milano: S. Maria del Carmine nel 500º anniversario di sua erezione. Documenti di vita milanese dai Visconti in poi, Milano, Ceschina, 1952. Ernesto Brivio, La Chiesa di S. Maria del Carmine, Milano, Arti grafiche Reina, 1979. Mario De Biasi, Chiese di Milano, Milano, Edizioni Celip, 1991, ISBN 88-87152-06-3. Maria Teresa Fiorio (a cura di), Le chiese di Milano, Milano, Electa, 2006, ISBN 88-370-3763-5. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano Sito ufficiale, su chiesadelcarmine.net. Chiesa di Santa Maria del Carmine, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Santa Maria del Carmine, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Chiesa di Santa Maria del Carmine, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. Diocesi di Milano, Chiesa di Santa Maria del Carmine, su to.chiesadimilano.it. URL consultato l'8 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).

Museo d'arte e scienza

Il Museo d'Arte e Scienza di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, nasce nel 1990, per volontà del fisico tedesco Gottfried Matthaes. Ospita importanti collezioni d'Arte buddhista e africana ed una sezione didattica dedicata a Leonardo Da Vinci, ma il suo fiore all'occhiello è il percorso sul riconoscimento dell'autenticità nell'arte e nell'antiquariato. Ogni sala affronta un tema fondamentale: dalla pittura su tela e su legno alla ceramica da scavo, dai mobili d'antiquariato all'ambra e all'avorio, dagli argenti alle stampe e ai libri antichi, dagli arazzi ai tappeti, spiegando per ciascun argomento quali sono le caratteristiche che aiutano a riconoscere l'oggetto autentico da quello falso. Numerose sono inoltre le "test station", postazioni con microscopi, lenti d'ingrandimento, lampade speciali a disposizione per i visitatori per effettuare prove pratiche. La didattica del museo prevede inoltre un percorso speciale dedicato ai bambini. Altra particolarità del Museo d'Arte e Scienza è la presenza al suo interno di un laboratorio scientifico, visitabile su richiesta, dove vengono utilizzate le moderne strumentazioni che permettono di analizzare, studiare e datare la materia di cui sono fatti gli oggetti d'arte. La collezione d'arte buddhista si distingue per il numero e la qualità degli oggetti provenienti dalla Birmania e dalla Thailandia tanto da farla diventare la più importante raccolta italiana d'area indocinese. La collezione d'arte africana raccoglie invece oggetti soprattutto dalle regioni centro occidentali dell'area Sub-sahariana con oggetti di rara qualità provenienti dal Mali, dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria. A Leonardo Da Vinci sono invece dedicate due mostre didattiche: una al suo "Trattato della pittura", l'altra ai "vent'anni trascorsi a Milano". Il Museo è tradotto nelle principali lingue europee e dotato di testi in Braille. La sala conferenze "Sala degli Arazzi" ospita moltissimi eventi, presentazioni, conferenze ed eventi musicali. Le sale Leonardo al piano superiore ospitano mostre temporanee e corsi d'arte. Sebbene aperto nel 1990, le origini del museo sono molto più antiche: il suo fondatore, infatti, nacque a Dresda, in Germania, nel 1920 da una famiglia di antica tradizione artistica che nel 1906, grazie ai coniugi Matthaes – Kurau aprì a Dresda, allora centro dell'arte moderna europea, una scuola di pittura che successivamente fu trasferita a Berlino dove rimase attiva fino al 1936. La ricerca di nuove ispirazioni da parte degli artisti di quel periodo spiega la raccolta di alcune collezioni di cui si avvalse la scuola per uso didattico. Parte di tali collezioni sono ora esposte in questo museo, come quella di ceramica greco-romana, dichiarata dal Ministero dei Beni Culturali di eccezionale interesse storico-artistico. Gottfried Matthaes, oltre che acuto scienziato, fu un appassionato collezionista e non perse l'occasione, durante i suoi numerosi viaggi di lavoro, di raccogliere raffinati oggetti d'arte provenienti da molte parti del mondo. Nel 1990, cessata l'attività dedicata ai circuiti stampati, e mosso dal delicato tema dell'autenticità nell'arte, acquistò un'area di Palazzo Bonacossa, in piazza Castello a Milano, dove fondò il museo con il nome iniziale di "Musei Didattici per il riconoscimento del falso". Grazie alla sua formazione scientifica, nel 1992 brevetta un sistema innovativo per la datazione di oggetti in legno: la datazione con spettroscopia infrarossa. Nel 1993 il Museo prende il nome "Museo del Collezionista d'Arte" a sottolineare il suo esclusivo scopo di insegnare al collezionista di un oggetto d'arte a riconoscere un pezzo autentico da un oggetto falso attraverso basi oggettive e attraverso lo studio della materia. Nel 1996 il fondatore Gottfried Matthaes viene affiancato nella conduzione dal figlio Peter, dottore in chimica, che prende in mano la direzione del laboratorio scientifico. Poiché Gottfried Matthaes basa tutta la sua filosofia di vita sul connubio tra arte e scienza, il suo cammino evolutivo lo porta nel 2004 a trasformare il nome del Museo in "Museo d'Arte e Scienza". Nel 2010, in occasione dell'inaugurazione della mostra d'arte buddhista, avviene il primo restyling di alcune sale del museo che si conclude nel 2012. Sito ufficiale, su museoartescienza.com.

Palazzo Silva di Biandrate
Palazzo Silva di Biandrate

Palazzo Silva di Biandrate (conosciuto anche come Palazzo Silva) è un palazzo seicentesco di Milano, totalmente stravolto nei suoi interni nel corso degli anni sessanta del Novecento. Storicamente appartenuto al sestiere di Porta Comasina, si trova in via del Lauro 9. Palazzo Silva di Biandrate - fra i più eleganti del Seicento milanese - sorgeva imponente all'imbocco dell'antica contrada del Lauro. Si contraddistingue per la facciata seicentesca, particolarmente robusta, con un portale di ceppo gentile ed archivolto a linea spezzata, sorretto nei risalti da mensole; due mensole sostengono inoltre un balcone a balaustri barocchi fra pilastrini. Particolarmente di rilievo la balconata d'angolo con parapetto in ferro battuto a disegno, sostenuta da mensole di granito. Il palazzo appartenne alla nobile famiglia dei Silva ed ebbe modo di ospitare la ricca biblioteca personale di Donato II Silva (ereditata poi dal nipote Ercole), le ricche collezioni d'arte (fra cui erano segnalate anche le tempere dell'Appiani raffiguranti Il mito di Europa) e la raccolta numismatica (che sarebbe poi finita nel Palazzo Visconti Aimi in via Filodrammatici 10). Una lapide, fatta apporre da Carlo Ghirlanda Silva (pronipote di Ercole Silva) in segno di omaggio e devozione verso i propri predecessori ricorda Donato II Silva (1690-1779), illustre letterato, e suo nipote Ercole Silva (1756-1840), anch'egli letterato, autore Dell'arte dei giardini inglesi (1801) e promotore in Italia del giardino all'inglese, assurgendo a modello il parco della propria Villa a Cinisello, primo esempio di questo tipo in Italia. Il palazzo, pur presentandosi sostanzialmente intatto esteriormente ha subito nel corso degli anni sessanta profondi interventi di riconfigurazione degli interni, che ne hanno distrutto l'originale sistemazione. Nel corso di alcuni scavi condotti nei sotterranei invece sono stati rinvenuti i resti di un'aula absidata di epoca imperiale, detta domus lauri, riconducibile a un edificio del I secolo con muri perimetrali in ciottoli e corsi di mattoni, forse dedicato al culto imperiale (così come lascerebbero intendere le statue di patrizi rinvenute non lontano). Vi sono inoltre tracce anche di un successivo edificio, risalente alla seconda metà del III secolo, facente probabilmente parte delle fortificazioni straordinarie della città allestite dall'imperatore Gallieno prima e da Aureliano poi per far fronte all'invasione degli Alamanni e dei Marcomanni. Qui, all'incrocio fra la via Broletto e la via Ponte Vetero sorgeva infatti l'antica Porta Comasina delle Mura romane di Milano. Cesare Cantù, Cesare Rovida, Donato ed Ercole Silva, Conti di Biandrate, Tipografia F.lli Borroni, Milano, 1876 Giacomo Carlo Bascapé, I palazzi della vecchia Milano, Hoepli, Milano, 1945 - pp. 183–184 Paolo Mezzanotte, Giacomo Carlo Bascapé, Milano, nell'arte e nella storia, Bestetti, Milano, 1968 (1948) - p. 152 Livia Negri, I palazzi di Milano, Newton & Compton, Milano, 1998 - pp. 298–300 Ville e palazzi di Milano Sestiere di Porta Comasina Donato II Silva Ercole Silva Comune di Milano - Sestiere di Porta Comasina (palazzi) (PDF), su comune.milano.it.