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Ponte Abbadesse

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Ponte Abbadesse sotto il nevone del 2012
Ponte Abbadesse sotto il nevone del 2012

Ponte Abbadesse è una frazione del comune di Cesena e fa parte del quartiere Cesuola. La popolazione è di 5 262 abitanti. È attraversata dal torrente Cesuola che, dalle colline, arriva fino alla "Portaccia" di via Felice Cavallotti.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Ponte Abbadesse (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Ponte Abbadesse
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47023 Unione dei comuni Valle del Savio, Quartiere Cesuola
Emilia-Romagna, Italia
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Ponte Abbadesse sotto il nevone del 2012
Ponte Abbadesse sotto il nevone del 2012
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Luoghi vicini

Chiesa e convento dei frati Minori Osservanti
Chiesa e convento dei frati Minori Osservanti

La chiesa e convento dei Frati Minori Osservanti è un edificio di culto cattolico situato in viale Osservanza a Cesena. Il complesso dei frati minori osservanti, fondato per iniziativa di Malatesta Novello su consiglio della moglie Violante, venne edificato tra il 1459 e il 1464 su progetto del maestro Maso della Val Lugano, già autore del campanile della cattedrale. Nel 1472 la chiesa fu consacrata. Il complesso era circondato da un bosco all'interno di un muro di cinta, del quale resta, a inizio di viale Osservanza, la Celletta di San Onofrio, del 1490 che pio successivamente venne riedificata. Una vasta ricostruzione, operata tra il 1763 e il 1769 da Pietro Carlo Borboni, precedette di poco la completa ricostruzione della chiesa (1791-1794). Il progetto si deve al mantovano Leandro Marconi, anche se i lavori furono seguiti dal posto da Benedetto Barbieri. Lo stesso Marconi curò la decorazioni dell'interno, eccezione fatta per le cappelle laterali, di Venanzio Cavina. L'esterno, di puro geometrismo neoclassico, si caratterizza per la facciata incompiuta. Il portico presenta cappelle che una volta erano semplici arcate: in quella di sinistra si trova una statua con San Francesco e a destra Beato Ruffino tutte e due del Calligari. L'interno presenta un'unica navata con tre cappelle laterali per lato. Originali i finti cassettoni sulla volta e la finta cupola con Padre Eterno che invia l'Arcangelo Gabriele alla Vergine. Le tele conservate sono per la maggior parte opere accademiche di metà '800. Nel settore claustrale del convento si trova una scultura lignea del '400 raffigurante l’Immacolata Concezione. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Paolo Pisani - Santi, Beati e Venerabili nella provincia di Grosseto Ed. CANTAGALLI Siena (1993) Chiesa e convento dei frati Minori Osservanti, su homolaicus.com.

Chiesa di Sant'Agostino (Cesena)
Chiesa di Sant'Agostino (Cesena)

La chiesa di Sant'Agostino è un edificio di culto cattolico situato in via Scevola Riceputi, nel centro storico di Cesena. Già convento dei frati osservanti, fu ceduto alla fine del XV secolo, per volere di Violante Malatesta, ai frati agostiniani che intrapresero una vasta opera di ristrutturazione e di decorazione della chiesa e del convento. L'opera fu terminata intorno al 1520 e all'epoca conservava al suo interno numerosi dipinti di grande valore andati per lo più dispersi durante l'occupazione napoleonica, tranne la Disputa sull'Immacolata Concezione di Girolamo Genga, oggi alla Pinacoteca di Brera. La forma attuale della chiesa risale a 1748: la facciata su disegno di Luigi Vanvitelli rimasta incompiuta, priva dei previsti rivestimenti marmorei; l'interno a pianta basilicale, ha un'unica navata con tre cappelle per lato, che conservano opere e dipinti di notevole interesse quali: l'Immacolata Concezione, san Giacomo e sant'Erasmo (1670) di Cristoforo Serra, la Strage degli innocenti (1627) di Giovan Battista Razzani, i Santi Sebastiano, Cristoforo e Rocco, Sante martiri, i tre santi agostiniani e la Fede di Giuseppe Milani, terminate nel 1771. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant'Agostino Chiesa di Sant'Agostino sul sito del Comune di Cesena, su comune.cesena.fc.it.

Eccidio della Rocca Malatestiana
Eccidio della Rocca Malatestiana

L'eccidio della Rocca Malatestiana è stata una strage fascista compiuta a Cesena il 3 settembre 1944 dalla XXV Brigata Nera "Arturo Capanni" e nella quale furono uccisi otto partigiani. Nell'estate 1944, con il progressivo avanzare degli Alleati verso l'Italia settentrionale, anche nella zona di Cesena si registrò un'intensificazione dell'attività partigiana contro i tedeschi e i loro alleati della Repubblica Sociale Italiana. Alle azioni della Resistenza i fascisti cesenati risposero con una brutale attività repressiva operata principalmente dalla Brigata Nera "Arturo Capanni", guidata dal locale segretario del Partito Fascista Repubblicano Guido Garaffoni. La durezza di tale operato fu riscontrata persino dalle stesse autorità della RSI che ordinarono agli uomini del battaglione M "Venezia Giulia", di stanza a Cesena e che nei mesi precedenti aveva compiuto in zona rappresaglie ed eccidi, di aprire un'indagine sugli uomini di Garaffoni. Per smantellare il movimento partigiano della zona i repubblichini si avvalsero di una estesa rete di delatori e spie che riuscì a far catturare numerosi antifascisti e renitenti alla leva. Il 18 agosto, grazie ad una delazione la Brigata Nera catturò e fucilò otto uomini al ponte di Ruffio. Nei giorni che seguirono questa strage i fascisti continuarono le loro operazioni dirette a colpire il movimento partigiano nella pianura a nord-est di Cesena arrestando e fermando chiunque fosse sospettato. A Villalta di Cesenatico, grazie ad una spiata, vennero catturati i fratelli Dario, Clara, Gino ed Urbano Sintoni. Assieme a loro fu fermata anche la cognata Iris Casadio. Negli stessi giorni, nella vicina frazione di Bagnarola fu arrestato nella sua casa Gino Cecchini. Nella medesimo luogo furono fermati anche Gino Quadrelli, Sebastiano Sacchetti ed Oberdan Trombetti. I quattro uomini erano ricercati perché sospettati di aver compiuto un sabotaggio antitedesco nel porto canale di Cesenatico. Dopo essere stati catturati il gruppo dei prigionieri venne condotto nelle carceri della Rocca Malatestiana e sottoposto ad interrogatori e torture. Tra i fermati di quegli stessi giorni vi fu anche Adamo Arcangeli. Il 22 agosto i repubblichini, grazie all'ennesima spiata, fecero un blitz in una casa della frazione di San Giorgio dove si stava tenendo una riunione della resistenza cesenate. In tale circostanza rimasero uccisi due uomini, uno dei quali era Ernesto Barbieri, presidente del CLN di Cesena. Una terza persona, Urbano Fusconi, riuscì temporaneamente a fuggire salvo poi essere catturato e condotto anch'egli alle carceri della Rocca Malatestiana. La notte tra il 3 ed il 4 settembre Arcangeli, Fusconi, i fratelli Gino ed Urbano Sintoni, Cecchini, Quadrelli, Sacchetti e Trombetti vennero legati ad una corda e condotti allo sferisterio antistante la Rocca Malatestiana. Qui furono fucilati da un plotone d'esecuzione della Brigata Nera. Adamo Arcangeli, classe 1920, di Cesenatico; Gino Cecchini, classe 1911, di Cesenatico; Urbano Fusconi, classe 1923, di Cesena; Gino Quadrelli, classe 1913, di Cesenatico; Sebastiano Sacchetti, classe 1912, di Cesenatico; Gino Sintoni, classe 1912, di Cesena; Urbano Sintoni, classe 1907, di Cesena; Oberdan Trombetti, classe 1909, di Bologna. Nell'ottobre successivo, a fronte dell'avanzata alleata, i nazifascisti abbandonarono in tutta fretta Cesena ritirandosi verso nord. I vertici del fascismo locale e la Brigata Nera "Capanni" si trasferirono così a Thiene, in provincia di Vicenza, dove continuarono la loro opera di repressione anti-partigiana. Pochi giorni dopo la Liberazione giunse a Thiene un gruppo di partigiani romagnoli che, una volta trovati nelle carceri locali alcuni membri della Brigata Nera cesenate, tra cui il capitano Garaffoni, li prelevò e li uccise per vendetta nei boschi circostanti. Il 4 gennaio 1947 la corte d'assise di Forlì, per lo specifico fatto della Rocca Malatestiana, assolse Agostino Belli e Urbano Briganti rispettivamente per non aver commesso il fatto e per insufficienza di prove. Il 10 gennaio 1947 la Corte d'Assise straordinaria di Forlì processò nove tra ex-fascisti e delatori accusati di aver partecipato ad alcuni eccidi avvenuti a Cesena e dintorni. Il tribunale condannò per l'eccidio della Rocca Malatestiana solamente Augusto Battistini, punito con la pena dell'ergastolo. La Cassazione annullò la sentenza e rinviò il dibattimento alla Corte d'assise di Perugia. Il tribunale umbro condannò Battistini a ventiquattro anni di reclusione, sedici dei quali condonati. Presso lo sferisterio di Cesena, teatro dell'eccidio, è stata scoperta una lapide a ricordo delle vittime. Presso il cimitero di Cesenatico un sacrario ricorda i partigiani morti nella guerra di Liberazione tra cui anche i Caduti dell'eccidio della Rocca Malatestiana. A Forlì le vittime, tranne il bolognese Trombetti, sono ricordate nel sacrario dei Caduti per la Libertà. A Cesenatico sono state intitolate strade ai fratelli Sintoni, a Quadrelli e ad Arcangeli. A Cesena una via è stata intitolata ai fratelli Sintoni.

Teatro Alessandro Bonci
Teatro Alessandro Bonci

Il Teatro Alessandro Bonci (Teatro Comunale fino al 1927) è un teatro di Cesena. Venne inaugurato il 15 agosto del 1846, tre anni dopo l'inizio dei lavori progettati dall'architetto Vincenzo Ghinelli, e si affaccia su Piazza Guidazzi, all'interno della cinta muraria del centro storico cittadino, vicino ai Giardini Pubblici. Dagli esordi si distinse per la rappresentazione di importanti produzioni drammatiche e liriche, con la presenza di noti interpreti italiani del periodo. Il teatro fu poi dedicato nel 1927 al tenore cesenate Alessandro Bonci che qui si esibì più volte. Fa parte del circuito italiano delle Strade Europee dei Teatri Storici. A Cesena le prime notizie di rappresentazioni teatrali risalgono alla fine del 1400, tenute presso alcuni palazzi cittadini come il Palazzo Alidosi (qui Giacomo Casanova, nel 1748 di passaggio a Cesena, vi assistette a un'opera); una parte del palazzo fu acquistato dall'aristocrazia cesenate e qui, dal 1796 al 1797, fu costruito in legno il primo teatro cittadino che chiamarono "Teatro Spada". Col tempo le dimensioni anguste resero necessario costruirne uno più adatto e si decise di abbattere il teatro e ricostruirne uno nuovo. I lavori, su progetto di Vincenzo Ghinelli (ammiratore del Giuseppe Piermarini e delle linee neoclassiche del nuovo Teatro alla Scala di Milano), si protrassero dal 1843 al 1846. L'inaugurazione avvenne il 15 agosto 1846 con la Maria di Rohan di Gaetano Donizetti, con Teresa De Giuli Borsi (soprano) e Gaetano Fraschini (tenore), e con il balletto Beatrice di Gand, con la famosa Fanny Elssler come protagonista. Negli anni seguenti e per tutto il primo novecento, il teatro mantenne un posto di assoluto rilievo nazionale nel campo dell'opera lirica e del melodramma. Nel 1891 il giovane e promettente Alessandro Bonci vi eseguì un'accademia per pagarsi gli studi di canto a Pesaro. Trascorsi pochi anni, Bonci divenne uno dei migliori interpreti italiani, conosciuto e apprezzato all'estero. Nel 1904 Bonci tornò a Cesena per interpretare un Faust di Charles Gounod e poi nel 1927, al ritiro dalle scene, un Requiem e nella occasione gli venne intitolato il teatro. In occasione del 150º anniversario della sua inaugurazione, il 25 gennaio 1996, fu riaperto al pubblico dopo un restauro. Dal 2001 è una delle sedi principali di produzione teatrale dell'Emilia Romagna Teatro. Nell'ultimo dopoguerra, la prosa, già in cartellone del 1862, sostituì poco a poco l'opera nei gusti degli spettatori. Gli anni cinquanta e sessanta sono quelli dei “tutto esaurito” in serie, dei record d'incassi frantumati. Si dà qui di seguito un breve resoconto cronologico di quegli anni: 1952 – Vittorio Gassman esordisce al Bonci con un Amleto. 1954 – Torna a Cesena Peppino De Filippo con compagnia propria e, nella stessa stagione, Nino Taranto. 1956 – Grande successo per Wanda Osiris con La granduchessa e i camerieri. 1957 – Due commedie decretano il successo di Ugo Tognazzi. 1958 – Vittorio Gassman dirige Irma la dolce, il Comune gli conferisce una medaglia d'oro. 1959 – Torna a Cesena Eduardo; Sandra Mondaini, Raimondo Vianello e Gino Bramieri interpretano la commedia musicale Sayonara Butterfly; infine Delia Scala, Nino Manfredi, Mario Carotenuto, Paolo Panelli e il Quartetto Cetra presentano Un trapezio per Lisistrata. 1961 – Rinaldo in campo, regia di Garinei e Giovannini, interpretato da Domenico Modugno, Delia Scala, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. 1962 – La Compagnia Mediterranea di Vittorio De Sica e Eduardo De Filippo presenta Liolà, nella stessa stagione Renzo Ricci recita nel Cardinale di Spagna e, infine, Carlo Dapporto in Babilonia. 1964 – Nuova comicità di Walter Chiari in Buonanotte Bettina, nello stesso anno anche Rugantino con Aldo Fabrizi e regia di Garinei e Giovannini. 1965 – Erminio Macario stabilisce il nuovo record di incasso con Febbre Azzurra. 1966 – In questa stagione: un nuovo successo per Renzo Ricci in Tutto per bene (il Comune gli dona una medaglia d'oro), Romolo Valli ne Il gioco delle parti, Renato Rascel ne Il giorno della tartaruga con la regia di Garinei e Giovannini ed infine, sempre per la regia di questi ultimi, lo spettacolo La voce dei padroni stabilisce un nuovo record al botteghino, con Alighiero Noschese. 1967 – Grande successo per l'attore cinematografico Gino Cervi. 1967 – Prima assoluta de La monaca di Monza di Giovanni Testori, con la regia di Luchino Visconti. 1968 – Grazie a Natale in casa Cupiello e Filumena Marturano Eduardo riscuote nuovamente un grande successo. L'edificio è di chiara derivazione "piermariniana": la facciata presenta un portico in bugnato al primo ordine, colonnato ionico al secondo ordine e una ricca decorazione ad opera del bolognese Gaetano Bernasconi. Sulla facciata si trovano sette figure mitologiche racchiuse in riquadri: Ercole dio della forza, Calliope musa del poema eroico, Venere dea dell'amore, Apollo dio delle arti, Talia musa della commedia, Melpomene musa della tragedia, Clio musa della storia, e un timpano triangolare con l'allegoria del Savio e del Rubicone, e lo stemma della città al centro. Sul fianco destro sono poste due formelle con Tersicore e Bacco, così come su quello sinistro con Polinnia e, di nuovo, Bacco. Entrati dal portale principale ci accoglie un vestibolo con, da un lato, il busto di Alessandro Bonci, dopo si passa al foyer dove possiamo trovare un grande lampadario e delle iscrizioni a ricordo delle esibizioni di celebri esecutori, come Marietta Alboni, Luciano Pavarotti, Giuseppe Verdi e Richard Wagner. La struttura interna del teatro è a ferro di cavallo, con una platea, quattro ordini di palchi e un loggione; il totale è di circa 800 posti a sedere. Il sipario e il bellissimo lampadario sono copie degli originali. Le decorazioni all'interno sono opera del ferrarese Francesco Migliari. Sul soffitto si possono ammirare quattro riquadri con scene della Divina Commedia (L'incontro di Dante e Virgilio con le Furie, Il Conte Ugolino che vede morire i figli, Dante e Virgilio al Purgatorio e L'apparizione del Padre Eterno) intervallate da quattro medaglioni che rappresentano la musa del melodramma, della tragedia, della musica e della poesia; gli stucchi si devono a Mirotti e gli intagli a Giuseppe Casalini. I particolari del Bonci che lo fanno uno dei più apprezzati d'Italia sono: l'acustica e il palcoscenico, la cui ampiezza e profondità lo collocano tra i più ampi nel panorama internazionale. All'interno, in un archivio, si conserva la documentazione della storia secolare del teatro e della musica a Cesena di cui sono testimonianze locandine, manifesti e programmi di sala, fotografie e disegni, costumi e scenografie. La storia del Teatro sul sito ufficiale, su teatrobonci.it. Teatro Comunale Alessandro Bonci su homolaicus.com, su homolaicus.com. Teatro Comunale Alessandro Bonci su queen.it, su queen.it. Denis Capellini, Guida di Cesena, Città Malatestiana, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2001, ISBN 88-8312-175-9. G. Azzaroni, F. Dell'Amore, Pier Giovanni Fabbri, Romano Pieri, A. Maraldi, (a cura di), Un palcoscenico per Cesena. Storia del Teatro Comunale, Società Editrice "Il Ponte Vecchio", Cesena 1997. F. Battaglia, M. Gradara, G. Conti, G. Foschi, Il Teatro Comunale "Bonci" e la Musica a Cesena, Cesena 1992 D. Dell'Amore (a cura di), La scena variabile. Teatro e musica a Cesena dal Medioevo all'Ottocento, Comune di Cesena - Teatro Alessandro Bonci, Cesena 1995. Immagini di teatro, Anni Ottanta a Cesena, fotografie di G. P. Senni, testi di F. Pollini, Cesena 1991. F. Pollini (a cua di), Il teatro di Luigi Veronesi, Società editrice "Il Ponte Vecchio", Cesena 1998. F. Pollini (a cura di), Museo del Teatro, Cesena 1998 F. Pollini (a cura di), Il Suono della Scena, Marco Facondini, Società editrice "Il Ponte Vecchio", Cesena 1999. Teatro Giuseppe Verdi (Cesena) Emilia Romagna Teatro Alessandro Bonci Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su teatro Alessandro Bonci Sito ufficiale, su cesena.emiliaromagnateatro.com.