place

Ondella

Affluenti dell'AgognaFiumi della provincia di NovaraPagine con argomenti di formatnum non numericiPagine con mappe

L'Ondella è un piccolo torrente del Mergozzolo, in provincia di Novara, affluente dell'Agogna.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Ondella (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Ondella
Via Due Riviere,

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: OndellaContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.816 ° E 8.45776 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Due Riviere

Via Due Riviere
28011
Piemonte, Italia
mapAprire su Google Maps

Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Chiesa dell'Immacolata (Colazza)
Chiesa dell'Immacolata (Colazza)

La chiesa parrocchiale dell'Immacolata è il più importante luogo di culto a Colazza. La chiesa sorge in posizione panoramica e sopraelevata rispetto al centro storico. La chiesa venne costruita in due fasi, la prima verso la fine del XVII secolo, la seconda nel XIX secolo. La parrocchia fu dedicata fin dal suo sorgere alla Beata Vergine Immacolata, ma solamente parecchi anni dopo l'inaugurazione, la statua che ora è tanto venerata e festeggiata l'8 dicembre, vi fece la sua solenne entrata. Il contratto per la realizzazione dell'organo risale al 1835, poco dopo la fine dei lavori di ampliamento della chiesa. Il progetto prevedeva un'altezza di otto piedi reali e 58 tasti, 19 pedali. Previsti 12 registri di ripieno, 5 registri di lingua e 10 registri di altre tipologie per un costo totale di L. 3.500. Nel 1974 il sacerdote Don Pier Luigi Ragazzoni incaricò la Ditta Marzi di San Maurizio d'Opaglio di effettuare lavori di rimodernamento. Dal 1833 al 1836 dopo due ampliamenti della chiesa, si costruì un altare centrale in marmo nero e due laterali in marmo intarsiato di diversi colori e solamente nel 1973 furono sistemate tre campane di bronzo all'interno del campanile. La chiesa ha uno stile barocco ed è divisa in tre navate sono presenti dipinti del maestro Gadda. Nel coro un bell'affresco raffigurate la Beata Vergine Maria, San Grato e il Bambino, attribuito alla scuola di Gaudenzio Ferrari, di cui riprende il morbido modellato e le preziostà cromatiche. Il campanile termina con una cupola ricoperta prima di rame, poi di zinco. Nel 1973 vi furono sistemate tre campane di bronzo: il campanone porta la scritta "Regina sine labe originali concepta, ora pro nobis". Sulla campanella: "A fulgure et tempestate, libera nos Domine". Sul campanino: "S. Bernardo, ora pro nobis". Presenta due nicchie con affreschi. Dal sagrato si può godere di una delle viste più ampie di tutto il Vergante sul lago Maggiore e sulla pianura. Sono presenti due ossari con degli affreschi raffiguranti Gesù in croce. Gino Rotondi, Ville e paesi tra le terre del Verbano, Cusio e Ossola, Torino, Pietro Gribaudi Editore, 1975. Comuni della provincia di Novara, Consiglio Regionale del Piemonte, p. 71. Lucia Ubertalle e Luisa Marchesi, Colazza perla del Vergante, Torino, 1996. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dell'Immacolata Chiesa Parrocchiale della Beata Vergine Immacolata (Sec. XVII), su comune.colazza.no.it.

Colazza
Colazza

Colazza (Colassa in piemontese, Colazza in lombardo, pronuncia locale [ku'latsa]) è un comune italiano di 529 abitanti della provincia di Novara in Piemonte. Il territorio di questo piccolo paese piemontese del Vergante a cavallo tra il Lago Maggiore e il Lago D'Orta è situato ad un'altitudine compresa tra i 545 e gli 850 m s.l.m. su un piano circondato a nord da colline ricche di boschi ed affacciato alla vista panoramica di parte del Lago Maggiore, del lago di Varese di quello di Comabbio e di Monate. Lo circondano alcuni piccoli rilievi, il Motto Tessera (758 m s.l.m.), il Cassinario (712 m s.l.m.), il Motto La Guardia (830 m s.l.m.) e il Motto dell'Arbujera (683 m s.l.m.) circondati da declivi ricoperti di boschi e pascoli e traversati dalle acqua del rio Tiaschella che verso il territorio del confinante comune di Invorio si immette nel torrente Terzago. All'interno del nome del paese è presente una radice di tipo romano: "col", infatti, dovrebbe far riferimento alle numerose colline oppure, anche, al "colare" delle molteplici sorgenti d'acqua presenti nell'area. Un'altra interpretazione vuole che il nome origini da collis acquae, sempre con riferimento all'abbondanza di acqua presente nella zona. L'etimo più suggestivo, ritrovabile anche nello stemma comunale, fa risalire il nome a "coll'azza" arma con la quale nel 960 un giovane guerriero difese la sua giovane sposa da un signorotto al soldo di Berengario II che esigeva lo jus primae noctis. La coppia fuggì sull'altopiano di Colazza, ben presto si unirono altre persone dando vita al primo nucleo abitato. Come quella del resto del Vergante la storia di Colazza è strettamente connessa a quella di Arona, situata sulla cosiddetta "Via delle Genti" che collegava il basso Verbano con l'attuale Svizzera. La presenza romana è attestata dal ritrovamento, soprattutto sul territorio della vicina Nebbiuno di numerosi manufatti alcuni dei quali custoditi presso il Museo Archeologico di Arona. Le vicende storiche del territorio iniziano alla fine del primo millennio quando il neo-incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero Ottone I decide di porre fine alla tracotanza di Berengario d'Ivrea e dirige le sue truppe verso il Novarese. Nell'estate del 962 transitarono da Colazza le milizie imperiali che si dirigevano ad Orta per assediare il castello di Orta e sconfiggere la regina Willa III d'Arles, moglie di Berengario. Nei secoli seguenti, anche i momenti storici di Colazza, come quelli di tutti i paesi del Vergante, seguirono dapprima le vicende degli arcivescovi di Milano, Conti dell'Impero, ai quali i territori erano stato assoggettati, nei secoli successivi il territorio fu conteso fra vari feudatari fino a quando prevalse la signoria dei Visconti che vi edificò un piccolo castello del quale rimangono tracce in alcuni edifici e nella toponomastica. La signoria dei Visconti durò fino al 1441 quando il territorio venne ceduto a Vitaliano Borromeo. Colazza venne assegnata alla podesteria di Lesa e del Vergante. In questi anni e nei secoli successivi, i colazzesi basarono la loro economia sulla pastorizia e sul commercio di animali e merci con i paesi limitrofi. Fino alla metà del novecento l'attività principale era lo sfruttamento dei boschi per la produzione di carbone di legna. In passato Colazza era nota per la lavorazione del legno ed in particolare per la produzione di ceppi da macellaio prodotti in frassino e robinia destinati anche all'esportazione. Nel 1814, dopo le vicende napoleoniche, Colazza divenne possedimento dei Savoia. Il 7 maggio del 1861 il paese venne devastato da un incendio. Dal 1928 al 1954 fu parte del comune di Pisano. Con lo scoppiare della seconda guerra mondiale anche Colazza, come altre realtà del Vergante, fu teatro di imprese partigiane e venne attraversata da truppe militari. Lo stemma è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 23 maggio 1956. Questa chiesa si trova in una piazzetta nel centro di Colazza ed è intitolata a San Bernardo d'Aosta, patrono dei montanari e presumibilmente risale al 1314. Il santo è raffigurato in cammino sulle Alpi su una lunetta nel portico esterno ed in quadro all'interno insieme alla Madonna con bambino. Nel corso del XVII secolo subì notevoli cambiamenti e agli inizi del novecento, ormai in stato di abbandono, fu restaurata e riaperta. Attualmente è possibile visitarla anche all'interno. Caratteristico il campanile a guglia ricoperto da "piode" (tegole di pietre). La chiesa parrocchiale venne costruita in due fasi, la prima verso la fine del XVII secolo, la seconda nel XIX secolo, al suo interno è presente un affresco di rilievo storico riconducibile alla scuola di Gaudenzio Ferrari di cui riprende il modello morbido e la preziosità cromatica. Questo affresco fu probabilmente trasferito da un'antica edicola votiva che si trova sul bivio tra Armeno e Ameno. All'interno della chiesa è presente un organo che è stato restaurato per organizzare periodicamente dei concerti. Il territorio di Colazza, come quello degli altri comuni del Vergante è caratterizzato dalla presenza di numerose cappelle devozionali, a Colazza se ne trovano circa una dozzina, alcune restaurate e recuperate. Cappella di San Bernardo: un mosaico sostituisce l'affresco originario rovinato dall'umidità della sottostante fontana, rappresenta San Bernardo ed è situata nella piazza omonima Cappella della Madonna della Guardia, risale alla fine del XVIII secolo, in origine dotata di tetto in beola sostituito durante un risanamento da un tetto in legno Cappella di Via Umberto 1º verso via per Tapigliano: collocabile al XVI secolo è probabilmente la più antica del territorio comunale, dall'architettura semplice sono rappresentati Cristo crocifisso con ai piedi la Madonna e Maria Maddalena Affresco Sacra Famiglia in via per Tapigliano: risalente alla fine del Settecento e in buono stato di conservazione Cappella del Cristo sulla Croce in via Zanetta: risale alla metà dell'Ottocento Cappella della Crocifissione in via Regina Margherita: edificata nella metà del XVII secolo e collocata in un'elegante architettura di granito rosa di Baveno Cappella della Madonna del Carmine in via Umberto 1º: il cornicione del timpano ne attesta la costruzione nel giugno del 1884 Cappella della Madonna: accanto a Casa Mazzola, protetta da una grata e risalente al 1849 Cappella di via del Cimitero: oltre ad una raffigurazione di Cristo da giovane che abbraccia la croce sono raffigurati Santa Lucia e San Rocco. Come per altre paesi del Vergante, i manufatti più antichi di Colazza sono riferibili al periodo romano; tra questi una moneta con il volto di Julia Mammea (235 d.C.). A Colazza è presente un palazzetto dello sport, prima chiamato "Il Palazzetto e Poi..." e ora, con la nuova gestione, "Green Village", dove si può trovare nella stagione invernale il pattinaggio su ghiaccio mentre nelle stagioni più calde il pattinaggio a rotelle, arrampicata indoor, pesca sportiva e beach volley. Abitanti censiti Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Il comune faceva parte della Comunità montana Due Laghi, Cusio Mottarone e Val Strona. Gino Rotondi, Ville e paesi tra le terre del Verbano, Cusio e Ossola, Torino, Pietro Gribaudi Editore, 1975. Comuni della provincia di Novara, Consiglio Regionale del Piemonte, p. 71. Lucia Ubertalle e Luisa Marchesi, Colazza perla del Vergante, Torino, 1996. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Colazza Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Colazza Sito ufficiale, su comune.colazza.no.it.

Chiesa di San Martino (Bolzano Novarese)
Chiesa di San Martino (Bolzano Novarese)

L'antica chiesa di San Martino di Engravo (o Engrevo) a Bolzano Novarese risale almeno al XII secolo; essa mantiene oggi funzione di chiesa cimiteriale. L'interesse artistico della chiesa è legato al vasto ciclo di affreschi interni risalenti al XV e XVI secolo. La bellissima chiesina è attualmente raggiungibile solo a piedi o in automobile per via delle strade strette e tortuose vietate a mezzi più grandi. La costruzione della chiesa risale almeno all'XI secolo: la sua presenza risulta infatti già documentata nel 1180. La denominazione fa riferimento all'antico abitato di Engravo (o Engrevo), nome che compare nei documenti che vanno dal X al XII secolo; l'abitato fu abbandonato (forse in seguito ad eventi bellici), quando la popolazione si spostò più in basso, nella località in cui ora si erge il paese di Bolzano Novarese. L'edificio religioso fu un tempo chiesa parrocchiale del paese: ora mantiene solamente la funzione di chiesa cimiteriale. La struttura della chiesa è molto semplice, tipica dell'architettura romanica nei borghi di campagna. Si tratta di un edificio ad aula unica, con facciata a capanna e con un'abside decorata da lesene e da archetti pensili. Il tetto è composto da travi in legno a vista, disposti secondo la pendenza delle falde; la copertura è in piode (lastre sottili di pietra). Il piccolo porticato sulla facciata rappresenta una aggiunta del XVII secolo che, assieme alla scalinata di accesso dal cimitero, ne ha un poco modificato la fisionomia originaria. Sulla facciata, in parte compromessi dall'usura del tempo, troviamo una grande immagine di San Cristoforo, protettore dei viandanti, ed un affresco datato 1507 e firmato da Francesco Cagnola con l'immagine di San Martino, protettore dei poveri, al quale la chiesa è dedicata. Gli affreschi che ornano le pareti della navata e dell'abside, realizzati in un arco temporale compreso tra il 1403 e il 1507, costituiscono una interessante testimonianza delle forme della devozione popolare all'altezza di quegli anni. Oltre a quelle familiari della Madonna col Bambino e del Cristo crocifisso, le immagini che il fedele - anche illetterato - imparava subito a riconoscere erano quelle dei santi localmente più venerati a protezione contro le precarie condizioni che potevano affliggere la propria esistenza. Sulle pareti della navata troviamo, tra le immagini più antiche (1403), un Sant'Orso di Aosta, protettore dalle calamità naturali ed i dolori articolari. Ugualmente antica è una Madonna del latte in trono, ingenuamente raffigurata, secondo un linguaggio che appare pre-gotico. Sulla parete destra gli affreschi datati 1422 offrono ai fedeli, assieme ad una Crocifissione, le immagini, alquanto ieratiche, di tre santi vescovi ai quali rivolgersi nelle per affrontare le disgrazie della vita; ma tra di essi vi è anche un santo bambino, San Quirico, che le agiografie dei santi celebrano, assieme alla madre Giulitta, come martire trucidato durante la persecuzione di Diocleziano. Un'altra immagine che doveva essere molto venerata, a giudicare dalla sua diffusione nel Piemonte orientale, è quella della Santa Liberata, rappresentata con due infanti in braccio ed invocata a protezione dei neonati e delle partorienti. Gli affreschi più tardi della chiesa costituiscono una delle numerose importanti testimonianze della produzione artistica di Tommaso Cagnola e della sua bottega in area novarese. Quelli che denotano una maggior finezza esecutiva sono quelli firmati dallo stesso Tommaso, vale a dire un San Martino ed il Povero che, nella eleganza del santo e nella soavità del suo volto, denotano interamente il gusto per la pittura tardogotica, ed un bellissimo Compianto che echeggia con evidenza le influenze della pittura nordica. Senza escludere anche, per talune parti, interventi diretti di Tommaso, la critica assegna al più fecondo dei suoi figli, Francesco Cagnola altre immagini presenti sulle pareti della navata: una suggestiva Crocifissione con il corpo di Cristo piagato da mille ferite, posta tra le vecchie immagini di Sant'Orso e della Madonna; un Martirio della Beata Panacea; una Santissima Trinità rappresentata secondo l'iconografia del Trono della Grazia; una Madonna col Bambino. Sempre a Francesco è attribuito l'intero apparato decorativo dell'abside, con la Annunciazione sull'arco trionfale, il Cristo Pantocratore e la teoria degli Apostoli. Iconograficamente interessante è la rappresentazione della scena del Martirio della Beata Panacea, una pastorella valsesiana uccisa per mano della matrigna, divenuta presto in queste terre oggetto di grande devozione popolare. Vi si osserva la scena dell'omicidio commesso dalla matrigna con il proprio fuso; c'è un diavoletto nero, in alto nell'angolo destro, che ispira la matrigna. In mezzo alla scena è posto uno degli elementi base del racconto agiografico: la legna che la matrigna obbligava Panacea a raccogliere si incendia miracolosamente, richiamando l'attenzione della intera valle.. Tommaso Cagnola Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Martino Chiesa di San Martino, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Chiesa di Sant'Eusebio (Pisano)
Chiesa di Sant'Eusebio (Pisano)

La chiesa di sant'Eusebio è la parrocchiale di Pisano, in provincia e diocesi di Novara; fa parte del unità pastorale del Vergante. L'originaria chiesetta pisanese era di piccole dimensioni; fu ampliata nel 1567, anno in cui venne eretta a parrocchiale da Carlo Borromeo, che la rese autonoma dalla matrice di San Giorgio Martire di Nebbiuno. L'edificio fu interessato da un intervento di rifacimento nel XVII secolo, allorché si provvide a trasformarlo in stile barocco; il protiro venne invece aggiunto nel 1767. La facciata a capanna della chiesa, rivolta a nordovest e preceduta dal protiro caratterizzato da due colonne tuscaniche sorreggenti archi a tutto sesto, è tripartita da quattro lesene, anch'esse di ordine tuscanico, ed è coronata dal timpano di forma triangolare. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, suddiviso in più registri da cornici marcapiano; la cella presenta una monofora su ogni lato ed è coronata dalla guglia piramidale. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali e le cui pareti sono scandite da lesene sorreggenti la trabeazione; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, a sua volta chiuso dall'abside quadrata. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali l'affresco ritraente le Virtù Teologali, risalente al XVII secolo, l'altare di Sant'Eusebio, costruito nel 1839, l'affresco con soggetto Sant'Eusebio, dipinto nel 1762, i due affreschi raffiguranti l'Immacolata Concezione e il Sacro Cuore di Gesù, eseguiti da Luigi Morgari, l'altare della Madonna del Rosario e le decorazioni della volta, realizzati tra il 1856 e il 1859 da Luigi Mazzucchelli. Pisano (Italia) Diocesi di Novara Regione ecclesiastica Piemonte Parrocchie della diocesi di Novara Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant'Eusebio Parrocchia di SANT'EUSEBIO, su parrocchiemap.it. URL consultato il 22 ottobre 2021. Brochure sulla chiesa di Sant'Eusebio (PDF), su upmvergante.it. URL consultato il 22 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2021).

Fosseno
Fosseno

Fosseno è una frazione di Nebbiuno. Fino al 1928 fu un comune autonomo. Il centro abitato sorge a 596 metri sul livello del mare. È collocato nella zona montana del Vergante e viene bagnato dal Rio Strolo. Le origini del centro abitato sono molto antiche e vengono fatte risalire all'XI secolo. Presumibilmente i suoi primi abitanti furono di origine Walser, provenienti dall'alta Valsesia e specializzati nella produzione e nella tintura di tessuti in lana. Il territorio comunale era collocato in una zona montana che, nell'Ottocento, era nota per la sua ricchezza di boschi cedui e per le notevoli dimensioni dei castagni da frutto. Le principali produzioni del comune erano fieno, legname noci e latri prodotti ortofrutticoli. Con regio decreto del 18 marzo 1928 il comune di Fosseno, fino ad allora autonomo, venne soppresso ed il suo territorio fu aggregato al comune di Nebbiuno. Nel mese di giugno a Fosseno si svolge la Sagra della fragola. Parrocchiale di Sant'Agata, di antica origine. La prima descrizione dell'edificio risale però al 1618. Si presenta a navata unica, con un vestibolo a volta antistante alla facciata, ornato da un dipinto di inizio settecentesco e sorretto da due colonne in granito. All'interno ospita quattro cappelle laterali dedicate a San Giusto, alla Madonna del Rosario, al Santo Crocifisso e a Santa Lucia (in precedenza dedicata a San Giuseppe). Inoltre sono presenti affreschi di inizio Novecento realizzati da Giuseppe De Giorgi. Vecchio lavatoio, poco a monte del centro abitato, con annessa una area pic-nic. Sasso del Pizzo, un punto panoramico che domina da nord il paese e offre una vista completa sul Lago Maggiore. Cartografia Cartografia ufficiale italiana in scala 1:25.000 e 1:100.000, Istituto Geografico Militare. URL consultato il 24 febbraio 2018. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fosseno