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Chiesa di San Luca Evangelista (Padova)

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Padova kosciol sw Lukasza
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La chiesa di San Luca Evangelista è un edificio religioso di origine medievale che sorge in via XX Settembre, nel centro storico di Padova. Originariamente era dedicata ai dodici apostoli. Una chiesa dedicata ai dodici apostoli fu costruita nel 1174 per volere del beato Cresenzio da Camposampiero a sostituzione di una costruzione più antica, demolita per lasciar spazio alla cinta muraria cittadina. In occasione dell'inventio (ritrovamento) presso la basilica di Santa Giustina del corpo di san Luca (19 marzo 1177), la chiesa fu titolata all'Evangelista. Questo edificio fu abbattuto per ordine del principe Jacopo I da Carrara nell'anno 1320 e si iniziò poi la costruzione dell'attuale chiesa che venne consacrata il 18 ottobre 1381. In questo periodo probabilmente fu elevata a parrocchia. La costruzione tra i secoli XVII e XVIII subi svariati interventi di adeguamento che ne alterarono l'originale orientamento ponente-levante. Come riporta il Rossetti, nel 1778 fece scalpore il ritrovamento di un antico affresco "di mano giottesca" sulla quale era stato posto uno scanno. Nel 1807 a causa delle leggi napoleoniche la parrocchia fu soppressa e l'edificio fu chiuso al culto. Il 2 luglio 1815 la chiesa fu riaperta come sussidiaria della nuova parrocchia di Santa Maria dei Servi. Attualmente è rettoria affidata alla comunità greco-cattolica che vi celebra la divina liturgia per la quale la chiesa è stata liturgicamente adeguata. La chiesa era sede della Confraternita dei Pittori. Il 6 maggio 1655 vi fu battezzato Bartolomeo Cristofori, celebre cembalaro e inventore del fortepiano. L'edificio è ora orientato nord-sud, ma è ancora possibile leggerne l'originario orientamento levante-ponente dal paramento murario esterno, da cui sporge la facciata seicentesca di ordine ionico che si affaccia su uno spazio recintato, già area cimiteriale. La facciata è adornata dalle statue della Vergine (al vertice) Sant'Antonio e San Francesco. Sulla parete sono poste due lapidi: una ricorda la riapertura la culto della chiesa nel 1815, l'altra, il battesimo di Bartolomeo Cristofori. Lo spazio è misurato, a croce greca. I vani con altari contigui al presbiterio furono aperti nel 1834. In controfacciata, la cantoria ospita un organo Pugina. A sinistra, si trovava un dipinto raffigurante sant'Espedito Martire, trafugato nel 1997 ed ora sostituito da una riproduzione fotografica. Nel braccio sinistro del transetto tela cinque-seicentesca raffigurante San Benedetto consegna la Regola a Sant'Agostino. Seguono poi due tele attribuibili a Costantino Pasqualotto (Gesù asciugato dalla Veronica, Maddalena bacia i piedi di Cristo). Sull'altare settecentesco è posto l'affresco del secolo XIV ritrovato nel 1778 e restaurato da Francesco Zanoni ed ora attribuito a Giusto de' Menabuoi. Le figure sono coronate da diademi d'argento donati nel 1995 dall'orafo Paolo Bonato. Lungo la parete segue La pietà accostabile all'opera di Bartolomeo Montagna. Vi è poi una teca rococò in legno dorato che racchiude una stampa devozionale antoniana. L'altare di San Giuseppe mostra una tela raffigurante il transito del Santo di Cosroe Dusi celebre autore eclettico ottocentesco che lavorò tra Veneto, Germania e Russia. Sul presbiterio pregevoli tele: L'infanzia della Vergine di Francesco Apollodoro il Porcia celebre ritrattista del suo tempo (iscritto alla confraternita dei pittori che aveva sede nella chiesa), di rimpetto, La Nascita di Gesù di Pietro Liberi. L'altar maggiore è pregevole opera a scaglia di Francesco Corbarelli, lavoro del 1667-68. Sul fronte del tabernacolo è raffigurata L'ultima Cena. Gli angeli ai lati della mensa sono attribuiti a Michele Fabbri l'Ongaro. Sopra, alla parete, di Pietro Damini San Luca con Vergine e santi protettori di Padova pregevolissima opera in cui è pure raffigurata la Torlonga. Copre la mensa un baldacchino barocco con raffigurazione del Padre Eterno del secolo XVII. Le pareti sono decorate da affreschi settecenteschi. L'altare di destra, titolato a santa Teresa del Gesù è adornato dall'opera di Silvio Travaglia, eseguita nel 1925. Sull'arcata della cappella è incastonata l'iscrizione gotica che ricorda la consacrazione dell'edificio. Sul transetto destro si trovano opere di recente fattura, tra cui spicca la pala del Beato Crescenzio, sull'omonimo altare, opera di Dionisio Gardini eseguita nel 1997. Vi è pure una Crosifissione secentesca. Sotto la tela raffigurante santa Filomena di Eugenio Guglielmi, vi è una lapide su cui sono riportati i rettori della chiesa. Sulla cantoria in controfacciata, si trova l'organo a canne della chiesa, costruito dalla ditta Pugina nel 1912. Originariamente a trasmissione pneumatica, nel restauro del 1996 effettuato dalla ditta Leorin, è stato elettrificato ed ampliato, la console, precedentemente posta in cantoria, è stata portata nel braccio destro del transetto. L'organo, attualmente (2012) a trasmissione elettrica, ha un'unica tastiera di 61 note ed una pedaliera concavo-radiale di 32 note. Le canne che compongono la mostra sono disposte in tre cuspide con bocche a mitria allineate. La visita pastorale a San Luca di Mons. Antonio Mattiazzo, Vescovo di Padova. bru-italia.eu, http://www.bru-italia.eu/photos_s50_it.php. Chiese di Padova Diocesi di Padova Monumenti di Padova Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Luca Evangelista salvalarte.legambientepadova.it, https://web.archive.org/web/20151230231012/http://salvalarte.legambientepadova.it/luca.htm. URL consultato il 17 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2015).

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Chiesa di San Luca Evangelista (Padova)
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria del Torresino
Chiesa di Santa Maria del Torresino

La chiesa di Santa Maria del Pianto, conosciuta più come chiesa di Santa Maria del Torresino o chiesa del Torresino è un edificio religioso che chiude solennemente la strà del Vanzo ora via Seminario a Padova. La chiesa attuale, principiata nel 1718 secondo progetto di Gerolamo Frigimelica, sostituisce un più antico oratorio sorto accanto ad un "torresino", una torre della vecchia fortificazione intermedia poi demolita, che recava la raffigurazione della Vergine che intorno al 1450 compì alcuni miracoli. L'edificio è una delle più alte espressioni del tardobarocco veneto settecentesco. La chiesa è parrocchiale, appartenente al vicariato della Cattedrale. L'attuale edificio risale al secondo decennio del XVIII secolo e fu concepito come santuario mariano, grazie a Daniele Tebaldi, membro della confraternita di Santa Maria della Pietà e stampatore nella vicina tipografia del Seminario, istituita nel 1670 dal vescovo Gregorio Barbarigo. Tebaldi propose l'ampliamento della struttura quattrocentesca, risalente al 1479 e che conteneva la venerata immagine della Pietà, su disegno del conte Girolamo Frigimelica, architetto padovano impegnato in quegli anni nel cantiere della Cattedrale. Il progetto nasce tra il 1718-1719, ma i lavori iniziarono nel 1720 e terminarono nel 1726, anno dell'officiatura della Chiesa.Nel 1808 avvenne la trasformazione da Santuario a Chiesa Parrocchiale, in sostituzione della vicina Chiesa di san Michele Arcangelo, che venne parzialmente demolita e con ciò venne a perdere progressivamente il suo ruolo di centro devozionale; nel 1925 la demolizione dell'antica canonica, per far proso alla via Marin, comportò gravi problemi strutturali, risolti con il restauro effettuato tra il 2003 e il 2004. il nome "Torresino" deve il suo nome all' immagine della Pietà inserita in una delle torri di vedetta delle mura medievali che qui passavano, in prossimità del canale delle Acquette. Il progetto fu condizionato dalla volontà di mantenere la collocazione originaria dell'immagine sacra da sempre oggetto di venerazione. I vincoli in particolare erano due: il primo era l'individuazione di un'area che doveva scostarsi di poco dal luogo del miracolo; il secondo l'ubicazione dell'immagine della Pietà che doveva godere di una posizione privilegiata all'interno del nuovo edificio. Di qui la scelta della pianta centrale, secondo un modello che risale agli edifici tardoantichi costruiti intorno ad un sepolcro monumentale (i martyria) poi ripreso nel Rinascimento. I lavori di abbellimento proseguirono nel corso del Settecento e solo nel 1753 il Cardinale Carlo Rezzonico , vescovo di Padova e futuro Clemente XIII, presiedette all' ufficiale consacrazione della Chiesa. Nel 2012 la piazzetta antistante la chiesa è stata intitolata a Francesco Canova, medico e docente universitario, fondatore della nota organizzazione non governativa Medici con l'Africa Cuamm. Il gusto scenografico e ricco di simbologia del Torresino è debitore dell'attività del genovese Filippo Parodi, ideatore della Cappella delle Reliquie nella Basilica del Santo. Frigimelica mitiga l'esuberanza barocca recuperando in parte anche la tradizione rinascimentale di Andrea Palladio con una facciata a fronte di tempio con semicolonne corinzie intervallate da tre portali sormontati da finestroni; alcuni elementi ricordano l'idea della "torre" e rimandano all' originaria collocazione dell'immagine venerata: il tiburio merlato che corona la cupola, nascosta, e il campanile a torretta. La facciata è coronata da un timpano decorato con altorilievo attribuito a Francesco Bonazza "Gesù in pietà tra angeli". Dello stesso artista le statue sopra lo spiovente del timpano: da sinistra Maria, San Giovanni evangelista, la Croce di Cristo sostenuta da angeli, Santa Maria Maddalena e san Longino. L'interno è caratterizzato dalla solennità delle strutture con l'alternanza dell'uso della pietra tenera di Costozza e l'intonaco bianco. L'atrio rettangolare si inserisce nel volume centrale attraverso un grandioso arco a tutto sesto al cui centro si erge il presbiterio sopraelevato delimitato da otto colonne corinzie binate che sorreggono l'alto tamburo sopra il quale si innesta la cupola racchiusa nella torretta. Nell'atrio tele di Giulio Cirello e Guy Louis Vernansal a sinistra, a destra fonte battesimale e un Crocifisso processionale del XVIII secolo. Nelle nicchie dell'atrio due statue in pietra di Costozza di Tommaso Bonazza: a sinistra la Fede e a destra la Religione. Lungo tutto l'emiciclo della chiesa sono collocate entro nicchie le Virtù mariane scolpite in pietra di Costozza negli anni quaranta del settecento dal maggior esponente della famiglia Bonazza, Antonio: da sinistra la Pazienza, la Prudenza, la Verginità, la Purezza, l' Umiltà, la Carità, la Castità, l' Innocenza; alle nicchie si alternano le quattordici tele della Via Crucis dipinte da ignoto artista parigino; l'opera risale al 1722, come riportò l'erudito Pietro Brandolese alla fine del settecento. Nell'aula circolare si innestano tre cappelle: nella cappella di destra si trova l'altare dedicato alla Natività di Maria che ospita una pala di Guy Louis Vernansal; nella cappella sinistra altare della Natività di Gesù con pala di Guy Louis Vernansal; nella cappella centrale è collocato l'altare maggiore con il lacerto d'affresco della Pietà; ai lati due sculture in pietra di Costozza: a sinistra San Giovanni evangelista e a destra Santa Maria Maddalena di Giovanni Bonazza. L'altare maggiore è allineato con l'area presbiteriale, ripensata completamente dall'arch. Carlo Scarpa a partire dal 1975 fino al 1979, dopo la sua morte, con il rifacimento della pavimentazione con tessere ad "elle" che si uniscono formando riquadri diversi e il nuovo altare rettangolare in acciaio e bronzo ricoperto da una lastra di marmo proveniente dall'Algeria meridionale con inserti fossili. Le formelle del pavimento sono racchiuse in cornici di marmo bianco di Carrara. Il tamburo sopra il presbiterio è decorato a monocromo da ignoto con scene della vita di Gesù nei pennacchi; nell'ordine superiore si scorgono quattro profeti: Mosè, Isaia, Daniele e Davide. Dall' atrio si accede alla cappella invernale, già sacrestia, con tela dell' Eterno Padre, mentre sulla parete sinistra è posto un bassorilievo ligneo del 1940 di Amleto Sartori, riproducente la Pietà. Si trova inoltre una statua lignea settecentesca di san Francesco di Paola e un San Cristoforo in legno dipinto del XV secolo; sulla parete una serie di interessanti tavolette in legno dipinto del XVI e XVII secolo, probabili elementi decorativi di un soffitto a cassettoni. Chiese di Padova Diocesi di Padova Monumenti di Padova Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria del Torresino Sito ufficiale, su parrocchiadeltorresino.it.

Sinagoga di Padova di rito italiano
Sinagoga di Padova di rito italiano

La Sinagoga di Padova di rito italiano è la sola sinagoga tuttora in uso tra le varie che fiorirono nella città universitaria di Padova dal Rinascimento fino alla Seconda guerra mondiale. Fu costruita nel 1584. La sinagoga fu rimaneggiata nel 1581, 1631, 1830 e 1865. Fu chiusa nel 1892 allorché la comunità costruì una sinagoga moderna, ma riaprì dopo la guerra poiché nel 1943 i fascisti avevano bruciato la sinagoga moderna. La sinagoga è sita al civico 9 di via San Martino e Solferino, nel ghetto storico. È lo stesso edificio che ospita gli uffici della comunità ebraica di Padova. Gli studenti in visita all'università possono unirsi in preghiera con la congregazione. I visitatori possono ammirare la sinagoga contattando la comunità ebraica. La sinagoga barocca misura 18 x 7 metri. Come è consueto nelle sinagoghe di rito italiano, la bimah e l'arca della Torah sono collocate ai lati opposti della stanza, e lo spazio intermedio è lasciato vuoto per accogliere il processionale. Quello che invece è insolito nella sinagoga di Padova è che l'arca e la bimah stanno sulle pareti più lunghe della sinagoga. L'arca della Torah, barocca e cinquecentesca, è fatta con il legno di un platano che fu colpito da un fulmine nel famoso giardino botanico dell'Università. Ha porte dorate, quattro colonne corinzie di marmo nero con venature bianche e fogliame intagliato. Il baldacchino ha la forma di un timpano spezzato. La "maestosa" bimah è raggiunta da una rampa curva di otto gradini su ogni lato. Presenta un baldacchino ottagonale sostenuto da quattro colonne e quattro pilastri (due sporgenti dal muro). I capitelli corinzi delle colonne e dei pilastri sono dorati. Elaborati intagli barocchi sormontano il baldacchino. Il soffitto è a cassettoni e dipinto. L'area tra l'arca della Torah e la bimah è una volta a botte a cassettoni, con grandi rosette barocche profondamente intagliate in ogni nicchia. Il matroneo storico era posto su un soppalco (materialmente esistente, ma in disuso). Al giorno d'oggi, la sinagoga ha una sezione per le donne sul piano principale.