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Stazione di Motta di Costigliole

Costigliole d'AstiPagine con mappeStazioni ferroviarie attivate nel 1870Stazioni ferroviarie della provincia di Asti
Stazione di Costigliole (Motta) – 01
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La stazione di Motta di Costigliole (ufficialmente denominata Costigliole (Motta di) [sic]) è una fermata ferroviaria posta sulla linea Castagnole-Asti-Mortara.

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Stazione di Motta di Costigliole
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Motta di Costigliole

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14057
Piemonte, Italia
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Stazione di Costigliole (Motta) – 01
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Luoghi vicini

Stazione di Isola d'Asti
Stazione di Isola d'Asti

La stazione di Isola d'Asti è una fermata ferroviaria posta sulla linea Castagnole-Asti-Mortara, che serve l'omonimo comune piemontese. La stazione fu inaugurata il 12 luglio 1870 contestualmente all'apertura della ferrovia Castagnole-Asti-Mortara, il cui esercizio fu ceduto dallo Stato alla Società per le Ferrovie dell'Alta Italia (SFAI) in virtù della legge di riforma del 1865 nel frattempo intervenuta. In base alla legge "Baccarini" del 27 aprile 1885, la concessione fu trasferita in tale anno alla Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo, con servizi eserciti dalla Rete Mediterranea, per poi passare nel 1905 alle neocostituite Ferrovie dello Stato. Sul finire del Novecento la stazione, privata del binario d'incrocio, venne trasformata in fermata. Passata in gestione nel 2001 a Rete Ferroviaria Italiana, il 6 settembre 2010 il servizio fu interrotto tra Asti e Mortara, a causa di cedimenti strutturali della galleria presso Ozzano Monferrato, ponendo l'intera linea a rischio di chiusura. Considerata la pesante situazione economico-finanziaria della Regione Piemonte, che a differenza della confinante Lombardia non intese avviare un programma di valorizzazione del trasporto su ferro, nel 2012 la stessa decretò la sospensione dei contratti di servizio su numerose linee secondarie di propria competenza, portando alla definitiva sospensione del traffico sia sulla Castagnole-Asti che sulla Asti-Mortara. L'11 novembre 2018 la stazione è stata reinaugurata al passaggio di un treno storico di Fondazione FS Italiane, in occasione della riapertura turistica delle tratte Asti-Castagnole e Castagnole-Canelli-Nizza Monferrato. Dall’11 settembre 2023, l’impianto è stato riaperto al traffico regionale assieme a tutta la tratta ferroviaria Asti - Alba. Dotata di un fabbricato viaggiatori, la fermata dispone di un unico binario. Rete Ferroviaria Italiana, Fascicolo Linea 12. Isola d'Asti Ferrovia Castagnole-Asti-Mortara Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Isola d’Asti Informazioni sulla stazione, su treni-internazionali.com. URL consultato il 6 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2016).

Castello di Costigliole d'Asti
Castello di Costigliole d'Asti

Il castello di Costigliole d'Asti è un castello di origine medievale, ristrutturato durante i secoli. Fa parte del circuito "Castelli Aperti" del Basso Piemonte. Nel 1041 fu riconosciuto da Arrigo III quale possesso della Chiesa di Asti, poi passò alla giurisdizione di Bonifacio del Vasto e nel 1198 fu occupato da Asti, dando ai cittadini vere norme statutarie che ebbero vigore per molto tempo (Codice Malabaila). Dopo il 1255 il castello divenne sede di guerra contro Carlo I d'Angiò e poi contro Guglielmo VII del Monferrato e fu poi conteso nelle lotte interne tra guelfi e ghibellini. Nel 1315 i ghibellini furono scacciati da Asti e, grazie al castellano Sandrono Asinari, riuscirono a occupare il castello. Nel 1620 Amelio Asinari nominò erede la figlia Ottavia, moglie di Giovanni Antonio Verasis, il quale fu nominato nel 1621 conte di metà di Costigliole, con l'obbligo di assumere nome ed arma degli Asinari. Ottavio III acquistò nel 1658 i diritti sull'altra metà, apportando molte modifiche alle strutture. Nel 1775, si festeggiò il re Vittorio Amedeo III che visitò il castello e nel 1821 ospitò il marchese Carlo Asinari ed altri liberali, prima dell'esilio dovuto ai moti costituzionali. Nel mese di luglio 1854 vi giunse, sposa di Francesco Verasis, Virginia Oldoini, contessa di Castiglione. Attualmente l'ala nord è di proprietà comunale, mentre l'ala sud è di proprietà di una nota famiglia discendente dai Medici del Vascello. Costruito sul vertice della rocca di Costigliole, di pianta quadrangolare di 60 metri di lato, con un'altezza di 25 metri e con le quattro torri che arrivano a 28 metri, è uno dei castelli più imponenti dell'Astigiano. Una lapide posta sul frontone di una porta secondaria ricorda i lavori compiuti da Corrado Asinari nel 1582. A ponente, una grande porta si apre su una scala, opera di Filippo Juvarra, che varia a seconda del piano a cui si accede. Il lato ovest ha un portale d'ingresso su una scalinata bilaterale, munita di parapetto e piastrini, con lo stemma marmoreo della famiglia Asinari. A sud è presente un giardino pensile e la facciata si espone con due torrette medievali centrali, tra le quali primeggia il ponte levatoio. Sulla facciata, tra le finestre del penultimo piano, svettano due statue marmoree rappresentanti Aurelio e Giorgio Verasis Asinari in vesti di guerrieri. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello di Costigliole d'Asti

San Martino Alfieri
San Martino Alfieri

San Martino Alfieri (San Martin d'Ast in piemontese) è un comune italiano di 675 abitanti della provincia di Asti in Piemonte. Esso sorge in Astesana, nell'area di fruizione turistica denominata "Le Colline dei Fiumi", sullo spartiacque del Tanaro e del Borbore, a controllo dell'importante direttrice di dorsale che univa Asti al Roero. Uscendo dall'abitato, in direzione di Govone, si gode di uno straordinario paesaggio dato dai 257 metri di altitudine del crinale della collina che corre parallela al Tanaro. Essa dolcemente affonda verso valle, densa di vegetazione e di ampi spazi coltivati. La strada di dorsale verso Antignano, dalle forti valenze panoramiche e paesaggistiche, presenta placidi panorami ove la presenza del lavoro nei campi e nei vigneti è sempre attuale, creando uno dei patrimoni culturali dell'area. Dal Trecento il paese era appartenuto alla famiglia Solaro, ma nel 1615, per ordine dei Savoia, passò agli Alfieri di Magliano. Nel 1863 prese il nome di San Martino al Tanaro, modificato a fine secolo in San Martino Alfieri, in omaggio alla famiglia omonima. In borgata Saracchi nacque la terza moglie di Giuseppe Garibaldi, Francesca Armosino, e nel 1880 ospitò l'eroe nella casa ancora oggi visibile. In borgata Marelli sorge la casa in cui crebbe monsignor Giuseppe Marello, fondatore degli Oblati di San Giuseppe, proclamato Santo da papa Giovanni Paolo II nel 2001. Il castello settecentesco, di proprietà privata, è ottimamente conservato: il parco fu ampliato nell'800 da Xavier Kurten, architetto paesaggista tedesco, e da Ernesto Melano, al quale si deve anche la sistemazione urbanistica del borgo e il progetto della chiesa parrocchiale di San Carlo e Santa Maria, costruita (1829-1833) in stile neo-classico, che conserva il polittico cinquecentesco di Defendente Ferrari, con episodi della vita della Vergine. Il centro abitato si sviluppa su di un lungo crinale seguendo la sponda sinistra del Tanaro sopra due nuclei contrapposti: da una parte il Castello e dall'altra il nucleo originario, in forma di ricetto, separati da una sella con strada di attraversamento. Il nucleo originario si articola in un insieme di piazze e piazzette, tra loro collegate da brevi vicoli. In esso si svolgono tutte le principali funzioni per la comunità: civica, sociale, religiosa e turistica. L'attività e la storia personale di Benedetto Alfieri legano San Martino Alfieri a Piovà Massaia. In un luogo l'architetto dimorò e progettò gli ampliamenti settecenteschi del Castello di famiglia, mentre nell'altro fu l'artefice di uno dei capolavori architettonici del Monferrato Astigiano, la Parrocchiale. Il paese dista 14 km da Asti in direzione sud-ovest e 16 km da Alba (CN). L'agricoltura, in particolare la viticoltura, ha qui la sua rivincita sull'industria, infatti troviamo pregiati vitigni di barbera, grignolino, bonarda e bianco. La "Bottega del vino", in Piazza Caduti, con sala per degustazione-esposizione, promuove i vini e i prodotti del territorio. Tra le specialità gastronomiche agnolotti, bagna cauda, salumi, arrosto e bollito misto. La dicitura San Martino compare nel 1020 come Castro qui dicitur Sancti Martini. Il determinante "Alfieri" deriva dalla famiglia Alfieri, feudatari tra il 1665 e il 1671. II paese, a cui più che ad ogni altro è pertinente la definizione di "Colline Alfieri", appartenne anticamente con un suo primitivo castello, ai Signori di Govone e passò poi alla famiglia dei Solaro, che tennero il feudo di San Martino fino al secolo XVII, allorché incominciarono a cederne alcune parti. Il primo degli "Alfieri" che ebbe quasi completamente il feudo di San Martino fu Cesare, considerato il capostipite del ramo detto appunto di San Martino. Già nel 1615, però, Carlo Emanuele I di Savoia aveva donato ad Urbano Alfieri, suo colonnello di cavalleria, la giurisdizione e i beni feudali di San Martino che sarebbero stati di spettanza di Pandolfo Solaro e dei suoi fratelli, caduti però in disgrazia. Cesare Alfieri dedicò tutta la sua vita alla famiglia e all'acquisto di beni. Il figlio Carlo Antonio Massimiliano, nel 1696, diede inizio all'edificazione del castello che sostituì il ben più antico maniero. Il figlio di Carlo Antonio, Cesare Giustiniano divenne, per acquisto, marchese di Sostegno, titolo che ereditarono i suoi successori. Sposò Paola Gabriella Solaro di Govone ed ebbe diciannove figli. Durante il feudo di Roberto Carlo Alfieri, nel 1783, San Martino ebbe l'onore di ricevere il re Vittorio Amedeo III di Savoia con la moglie Antonietta Ferdinanda, che da Govone, dov'erano in villeggiatura, vennero a fargli visita con gran seguito di dame e di cavalieri. Per volontà del marchese Carlo Emanuele Alfieri venne edificata la chiesa parrocchiale di San Martino, su disegno del cav. Ernesto Melano, architetto di Sua Maestà, durante gli anni 1828-1832, sotto il titolo di San Carlo Borromeo. Di stile neoclassico, la parrocchiale di San Martino conserva un pregevole trittico della scuola di Defendente Ferrari e una delle sue cappelle fu proprio degli Alfieri. Una gentildonna della famiglia Alfieri, Costanza, andò sposa a Roberto d'Azeglio, fratello di Massimo, ed entrambi furono veri benefattori del popolo. Lo stemma di San Martino Alfieri è stato concesso con regio decreto del 25 settembre 1886, quando il Comune aveva ancora la vecchia denominazione di San Martino al Tanaro. Piccola borgata che inizia dopo il campo sportivo dove ogni anno si svolge La sagra del barbera. Questa frazione comprende la piccola chiesetta di San Giuseppe dove ogni sera i borghigiani si ritrovano per chiacchierare al chiaro di luna. Inoltre ogni anno si svolge un rosario accompagnato da un rinfresco e il mattino seguente una messa. Se si continua per una strada sterrata alla fine della frazione si giunge al fiume Tanaro. Otto cappelle situate nelle frazioni Marelli, Firano, Pero, Quaglia e Saracchi formano un ideale percorso campestre che si snoda tra il fiume Tanaro e il torrente Borbore, attraversando colline coltivate a vite, boschi e piccoli avvallamenti a prato. Lungo la direttrice di Govone si trova la frazione Marelli che prende il nome dalla famiglia omonima Marello. Questa porzione di territorio era l'antico collegamento delle terre dei feudi dei Solaro di San Martino e di Govone. Il luogo è ricordato perché diede i natali a San Giuseppe Marello (1844-1895), che qui visse la fanciullezza sino al trasferimento della famiglia a Torino. L'abitazione è ancora oggi esistente, anche se venne trasformata da cascinale a casa signorile. Uscendo dal paese, in direzione di Antignano, si scorge la frazione Saracchi, in passato appartenente al comune di Antignano, in cui si trova il Palazzo Garibaldi. L'edificio fu fatto costruire da Giuseppe Garibaldi, il quale ci visse per qualche tempo, dopo aver sposato Francesca Armosino, sua ultima moglie, nativa di questa frazione. Il castello, costruito dal 1696 al 1721 su disegno dell'ingegner Antonio Bertola, conserva l'arredo originario delle sale. L'attuale costruzione sorge sull'altura contrapposta a quella ove si formò il ricetto. Edificio del XVIII secolo circondato da grandi alberi secolari propone una pregevole Orangérie e, oggi, si può ammirare il risultato di un intervento richiesto nel 1815 dal marchese Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno ad opera di Xavier Kurten, architetto paesaggista tedesco che ebbe il compito di trasformare il giardino formale in un parco secondo il nuovo gusto romantico all'inglese, permettendo al Piemonte di avvicinare la cultura locale ai gusti europei nei quali il romanticismo è fenomeno dominante e il gusto per l'arte dei giardini sua diretta manifestazione. Egli ampliò il parco avvalendosi della collaborazione dell'architetto Ernesto Melano già noto in paese. A questi si deve anche la sistemazione urbanistica e il progetto di una nuova chiesa parrocchiale e della casa comunale. Chi ha la fortuna di poter visitare il castello di San Martino non può fare a meno di sostare davanti ai molteplici ricordi degli illustri suoi proprietari e delle eminenti persone con le quali essi ebbero rapporti di parentela, di amicizia, di affari; sono busti, ritratti, stampe, manoscritti che permettono di ricostruire tutto un mondo che non va dimenticato, perché in esso affonda le radici quello attuale. L'edificio fu costruito dal 1829 al 1833, in sostituzione del precedente, non più adeguato alle esigenze della popolazione e ormai fatiscente, che si trovava vicino al lato meridionale del castello degli Alfieri. Per interessamento del marchese Carlo Emanuele Alfieri, la progettazione venne affidata all'architetto Ernesto Melano. Raggiunto l'accordo fra le parti, si poté procedere alla demolizione della vecchia chiesa parrocchiale, che fu sconsacrata il 9 giugno 1829 col trasferimento del SS. Sacramento nella Confraternita. La Gazzetta Piemontese del 24 dicembre 1829 dava notizia dell'iniziativa riportando come «...la chiesa parrocchiale di San Martino di Govone, posta sopra una vetta distante dal grosso dell'abitato, facea desiderare a quella popolazione de vederla trasportata al piano, per la maggior felicità di recarvisi, massime nella cruda stagione. Il signor Marchese Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno, proprietario del Castello di quel luogo, la cui religiosa pietà va unita ad un cuore generoso e benefico, assecondando i voti di quegli abitanti, determinò di far costruire a sue spese una nuova Chiesa Parrocchiale nel sito il più acconcio. S.M. ponendo mente alla manifesta utilità che ridonda a pro del Comune a mandare ed effetto il benefico divisamento del Marchese, ha applaudito alla magnanima risoluzione del nobile Personaggio e vi ha posto il suggello colla sua Sovrana approvazione». La nuova chiesa fu consacrata il 23 giugno 1833 dal vescovo Lobetti sotto il titolo di San Carlo Borromeo, in ricordo dell'antica parentela fra la famiglia del Santo e il casato degli Alfieri. Memorabili furono i festeggiamenti e grande il concorso della popolazione. L'edificio, in stile neoclassico, è caratterizzato in facciata da un grandioso pronao dalle colonne doriche, che ricordano quelle del Pantheon di Roma. All'interno è presente un pregevole trittico della scuola di Defendente Ferrari. La severa architettura dell'ingegnere Cavaliere Ernesto Melano aveva previsto la costruzione di tre altari, il maggiore dei quali di marmo fino, e una struttura armoniosa come la volta a cassettoni e il ricco fregio sottostante. Il sagrato della Parrocchiale è un esempio di sagrato su strada e si articola in uno spazio che funge da ingresso al ricetto e in un altro su cui si affaccia il Municipio. Il sagrato su strada è importante per la sua posizione sul passo tra la Valle del Borbore e la Valle del Tanaro. Nel 1572 un decreto vescovile approvava la costruzione di un oratorio con altare dedicato a San Martino come sede della Compagnia di disciplinanti laici. I lavori di edificazione durarono dal 1696 al 1721, ad opera dell'architetto Antonio Bertola. La Chiesa della Santissima Annunziata, collocata nei pressi del Castello, diventò quindi sede della Confraternita dei Battuti. Essa disponeva di risorse economiche proprie con le quali effettuò importanti lavori di restauro come il coro ligneo e l'organo nella seconda metà del Settecento e la campana nel 1885. Dall'inizio del XX secolo la chiesa rimase chiusa per alcuni decenni e fu officiata solo in occasione delle festività. Successivamente ebbe una nuova destinazione come salone parrocchiale e richiese numerosi interventi di restauro e di adattamento. La facciata si caratterizza da un semplice rosone affrescato con l'immagine di San Martino. L'edificio, ora sconsacrato, è stato adibito a sala polivalente e utilizzato per le manifestazioni da parte dell'amministrazione comunale e della Pro Loco. Degna di nota è la semplice dimora fatta costruire da Giuseppe Garibaldi nella frazione Saracchi, luogo natale della moglie Francesca Armosino. Una lapide commemora tutt'oggi quel gesto di gratitudine e riconoscenza verso colei che, prima di essere sua legittima consorte, gli era stata al fianco dandogli i tre figli, Clelia, Teresita e Manlio. La parte bassa del ricetto, che si affaccia sulla strada principale tramite il muraglione che cinge il ricetto stesso, ospita una bella esedra ottocentesca con fontana coeva, mentre sulla piazzetta posteriore alla chiesa parrocchiale, accanto al Municipio, un'altra bella fontana, dal gusto più moderno, contribuisce ad abbellire un angolo del paese. La "Bottega del vino" è dedicata ai vini piemontesi e alla promozione del territorio. Ha il compito di valorizzare e promuovere questo importante patrimonio agricolo e culturale, legato alle tradizioni più profonde di queste colline, ma anche aperto all'innovazione tecnico-scientifica. Ha sede presso i locali di proprietà comunale, siti al piano terra del Palazzo Comunale; i locali sono stati completamente ristrutturati e sono costituiti da una sala per degustazione-esposizione, un locale destinato a magazzino e un bagno attrezzato per disabili. Nella sua nuova sede offre il meglio della cultura enogastronomica. La Pro Loco di San Martino Alfieri è una splendida realtà che si concretizza nel 1996; per la verità è la riedizione di un gruppo, molto attivo nei primi anni ottanta, che ha partecipato alle maggiori manifestazioni a livello provinciale. Lo scopo principale è lo sviluppo culturale e turistico mirato principalmente alla valorizzazione delle produzioni locali a favore di quelle aziende, e non sono più molte, che della nostra terra hanno fatto la loro ragione di vita. La principale attività della Pro Loco è l'organizzazione, specie in periodo estivo, delle manifestazioni principali del paese. Ma è a tavola che la Pro Loco riesce meglio a esaltare le proprie doti di ospitalità, mettendo a disposizione dei visitatori i propri prodotti e soprattutto i vini di qualità dei produttori locali. Tra le varie specialità, i piatti proposti più frequentemente sono gli agnolotti al sugo di carne e il gran bollito misto con bagnet. La "Sagra del Barbera" è la festa principale del paese, in svolgimento ogni anno tra la seconda e la terza decade del mese di luglio. Uno spettacolo teatrale in apertura, un grandioso stand gastronomico, con specialità tradizionali piemontesi e vini locali, le serate di musica e balli su palchetto per tutte le età e uno spettacolo pirotecnico conclusivo sono gli elementi caratteristici ormai ben consolidati della manifestazione. Ogni anno, indicativamente tra i mesi di maggio e giugno, è sempre molto gradita la manifestazione denominata "Nel mezzo del cammin... di nostre vigne", passeggiata enogastronomica fra le dolci colline astigiane che sovrastano il Tanaro, con tappe in punti panoramici di assoluta bellezza e originalità. La passeggiata prevede soste presso punti ristoro, in cui verranno offerte animazioni con riproposta di quadri viventi di vita contadina, con degustazione di prodotti gastronomici locali (agnolotti, bollito, salumi, formaggi e antipasti monferrini) abbinati ai prestigiosi vini locali. La manifestazione attira la curiosità di molti turisti italiani e stranieri. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. San Martino Alfieri, dopo aver fatto parte per anni dell'Unione di comuni Comunità collinare "Colline Alfieri", dal 1º gennaio 2016 entra a far parte dell'Unione di comuni Comunità collinare "Castelli tra Roero e Monferrato". Negli ultimi cento anni, a partire dal 1921, la popolazione residente si è dimezzata. Abitanti censiti Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Martino Alfieri Sito ufficiale, su comune.sanmartinoalfieri.at.it.

Antignano
Antignano

Antignano (Antignan in piemontese) è un comune italiano di 956 abitanti della provincia di Asti, nel territorio storico dell'Astesana in Piemonte. Si trova a circa 13 km da Asti, sulla strada che porta da Variglie ad Alba. È un paese piccolo, affacciantesi sulle colline dell'Astesana. Sul suo toponimo la documentazione medioevale propone diverse varianti: si va da Anteljanus, che compare alla fine del X secolo insieme ad Anterjanus, ad Antessianus e ancora Antonianus. Più tardi si è assestato nel nome ufficiale italiano: Antegnanus, Antignanus. Non è ben chiaro a quale nome gentilizio si possa accostare: probabilmente Antenius o Antelius, comunque entrambi di origine latina. Da notare che Antignano è anche un noto quartiere di Livorno. Pare ragionevole ritenere che il nome attuale, anziché da incerta fonte medievale, derivi piuttosto, in modo trasparente e convincente, da quello dei legionari "antesignani" — truppe leggere d'élite, costituenti l'avanguardia di una legione — ai quali l'avamposto di Antignano era stato, fin dal tempo della sua costituzione, affidato dal "municipio" romano — allora una sorta di colonia — nel significato attuale e non romano del termine — con funzioni anche militari) di Hasta Pompeia; e infine, diviso in appezzamenti, ai medesimi legionari veterani trasferito in proprietà, anche in premio del servizio da essI reso in tale rischiosa posizione, confinante con i Celti e i Liguri, ostili e mai del tutto domi; i veterani legionari vi avevano introdotto, con un successo che dura tuttora, la vite, come tutti i veterani romani facevano in mezza Europa. Attraverso i secoli Antignano ha sempre adempiuto a tale vocazione difensiva che ancor oggi si manifesta con i resti del castello sulla sommità del suo colle. Le prime notizie certe si hanno a partire dall'anno 870, quando compare tra i possedimenti di Ludovico II, imperatore del Sacro Romano Impero. Sulla base di recenti studi (prof. Renato Bordone) si pensa che il paese fosse sede di una pieve fino alla fine del X secolo circa, probabilmente la pieve di San Giovanni, chiesa tuttora esistente e vicina al centro del paese, menzionata già in un documento del 964. Partendo dal presupposto che in tutti i paesi la chiesa fosse nel centro abitato, si può ipotizzare che il primo nucleo di Antignano sorgesse attorno alla chiesa di San Giovanni. Nell'anno 1000 venne edificata la nuova chiesa parrocchiale dedicata a santo Stefano, attuale cappella cimiteriale, ed il centro abitato si spostò attorno ad essa. Durante la realizzazione del nuovo centro abitato fu costruito anche il castello, di cui si ha traccia solo in un documento del 1165. Tra il X e XI secolo vennero infeudati come signori del paese i De Antignano, molto legati al vescovo di Asti; si pensa infatti che fino ad allora il paese abbia goduto di una certa libertà d'azione e che, in seguito all'arrivo dei nuovi signori, il suo destino venne legato alle sorti della città di Asti. In un documento del 1159 l'imperatore Federico I Barbarossa annovera tra i luoghi sottomessi al vescovo di Asti anche il paese di Antignano. Nonostante quest'ultimo cercasse di limitare molto le signorie locali, i De Antignano riuscirono comunque a mantenere una certa autonomia: nel 1165 il castello era ancora sotto il loro diretto controllo (a differenza dei vicini paesi di Celle, Revigliasco e Variglie) e come si evince da un documento del 1237 erano signori di quattro vassalli. Quando nel XIV secolo Asti passa sotto gli Orléans, Antignano segue il destino della città e il 18 maggio 1387 giura fedeltà ai nuovi signori. Nel 1419 Giovanni Turco, comandante dell'esercito del signore del Monferrato, dopo aver inutilmente tentato di occupare la cittadella di Asti, assediò Antignano. Sconfitto fu costretto alla fuga e all'abbandono delle macchine d'assedio, che i cittadini Antignanesi portarono in parata per le vie di Asti. Tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500 il paese si sposta nell'attuale sito dove viene ricostruito il paese e un nuovo castello; in un documento del 1585 risulta che la chiesa parrocchiale di Santo Stefano fosse ormai all'esterno del paese e in stato di abbandono e che gli abitanti utilizzassero per le funzioni religiose l'oratorio della Beata Vergine Maria, probabilmente la cappella del Castello, demolita nel 1908 ormai pericolante per realizzare l'attuale chiesa parrocchiale. Di questo secondo castello è possibile ancora vedere parte del muro di cinta di fronte alla barocca chiesa di San Rocco. Non si hanno notizie dei signori di Antignano dal XIV secolo fino al 1618. Durante la dominazione Orleanese si pensa che fossero dei podestà ad amministrare il comune, tra i quali venne nominato nel 1386 Francesco Ponte. Nel 1618 Antignano è ormai sotto il controllo dei Savoia che nominano come feudatario Gaspare Berlinghieri. I Berlinghieri terranno il paese fino al 1646 quando passò ai Malabayla o Malabaila. Nel 1700 signori dal paese sono i Roero di San Severino, che dalla metà del XVIII secolo ripassano la signoria ai Malabaila. Nel 1797 Durante i moti rivoluzionari che portarono alla fondazione Repubblica Astese (1797) fu un attivo partecipante un antignanese tale Giuseppe Merlone, poi fucilato assieme agli organizzatori della rivolta il 22 agosto. Il paese tenne un comportamento ambiguo nei confronti della repubblica: infatti i cittadini, nonostante nutrissero un parere favorevole nei confronti dei repubblicani, preferirono non schierarsi dalla parte di questi ultimi per timore delle rappresaglie che ne sarebbero scaturite dai Savoia. Il 18 maggio 1846 Antignano diede i natali a Francesca Armosino. Nata nella frazione Saracchi, al tempo sotto il comune di Antignano e ceduta in seguito a quello di San Martino alla fine del 1880, discendente da una nobile famiglia armena emigrata in Italia per sfuggire alle persecuzioni dei turchi contro i cristiani, Francesca fu l'ultima moglie di Giuseppe Garibaldi, da cui ebbe tre figli: Manlio, Clelia e Rosita (morta a diciotto mesi). Nell'archivio storico del comune sono presenti due lettere riguardanti il Generale. La prima è la missiva inviatagli dalla comunità antignanese per felicitarsi delle nozze con l'Armosino, la seconda è la risposta di Garibaldi alla comunità. Nel 1880 lo stesso Garibaldi venne ad Antignano per visitare le proprietà della moglie. Nei primi anni della seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1943, Antignano fu uno dei comuni designati come luogo di internamento libero per ebrei stranieri. Vi soggiornarono due nuclei familiari (4 persone in tutto), poi trasferite agli inizi del 1943 al campo di Ferramonti. Lo stemma e il gonfalone del comune di Antignano sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 7 marzo 2001. Abitanti censiti Un evento importante è la Via Crucis che si svolge il venerdì Santo e alla quale partecipano 130 figuranti in costume d'epoca e una cinquantina di tecnici. Ogni anno ad aprile si svolge per le vie del paese una suggestiva rappresentazione: decine di persone in costume ripercorrono i vari momenti della passione di Cristo, dalla preghiera nell'orto di Getsemani fino alla Crocefissione. Tutte le fasi storiche vengono commentate e seguite da una voce narratrice e da tre voci per i dialoghi dei personaggi. Oltre al centro, il comune di Antignano comprende le frazioni di: Perosini, Nicola, Gonella, Morgnano, Montefiglie, Lanci, Genovesi, Marelli e Premes. Antignano è noto, oltre che per la produzione di ottima Barbera e Grignolino, anche per la produzione di un'antica varietà di mais "Mais otto file di Antignano". Nel comune è presente la Riserva naturale delle Rocche di Antignano, facente parte del Parco Paleontologico Astigiano. La riserva si trova presso la frazione Perosini e fiancheggia il corso del fiume Tanaro. Tra il 1882 e il 1935 il comune fu servito dalla tranvia Asti-Canale. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Renato Bordone, Città e territorio nell'alto medioevo. La società astigiana dal dominio dei Franchi all'affermazione comunale. Renato Bordone, Araldica Astigina. Gaspare Bosio, Storia della chiesa di Asti. G. Assandria, Il libro verde della Chiesa di Asti. Gian Secondo De Canis, Corografia astigiana. Antichi cronisti Astesi, edizione Cassa di Risparmio Ai asti. Ada Peyrot, Asti e l'astigiano. Anna Maria Cotto Meluccio, Cartulari notarili dell'Archivio capitolare di Asti. Cartulari notarili dell'Archivio Capitolare di Asti: i registri di Iacobus Sarrachus, notaio del vicario vescovile (1309-1316). Carlo Vassalo e Gabotto F., La chiesa dei Ss. Apostoli in Asti. Stefano incisa e Gabiani Nicola, Rivoluzione repubblica e controrivoluzione de Asti nel 1797: diario sincrono di Stefano Incisa, con documenti inediti Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antignano Sito ufficiale, su comune.antignano.at.it. Antignano, su sapere.it, De Agostini.

Castello di Govone
Castello di Govone

Il castello di Govone si trova in provincia di Cuneo nel comune di Govone. Fu una delle residenze della casa reale dei Savoia dal 1792 al 1870, dal 1997 è uno degli edifici parte del sito residenze sabaude iscritto alla lista del patrimonio dell'umanità UNESCO, è ora adibito a palazzo comunale. Nella posizione in cui sorge il castello, in cima alla collina, già in epoca medioevale si ergeva una fortezza. Alla fine del XVII secolo i conti Solaro/Solari affidarono all'architetto Guarino Guarini i lavori di ampliamento e di abbellimento del castello. L'architetto preparò dei disegni ma non portò a termine il progetto. I lavori ripresero un secolo dopo da parte dell'architetto Benedetto Alfieri che li ultimò partendo proprio dai disegni del Guarini. Il castello divenne proprietà di casa Savoia nel 1792 e dopo il periodo napoleonico fu scelto come residenza estiva insieme al castello ducale di Agliè. Re Carlo Felice, assieme alla moglie Maria Cristina, fece completamente restaurare il castello agli inizi dell'Ottocento, sulla base di propri disegni. Analogamente si operò sull'adiacente parco dotato di giardino all'italiana. Dalla fine dell'Ottocento il castello - che ha avuto una particolare notorietà per il soggiorno, avvenuto nel 1730, di Jean-Jacques Rousseau, al tempo appena entrato al servizio del conte Ottavio Solaro - è di proprietà del comune di Govone. Dal 2007 fa parte del circuito degli 8 castelli, meglio noto come Castelli Doc. La rete dei castelli include i manieri di Grinzane Cavour, Barolo, Serralunga d'Alba, Govone, Magliano Alfieri, Roddi, Mango e Benevello. È inoltre inserito nel circuito dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte. Come molte altre dimore storiche sabaude del Piemonte, è meta di visitatori richiamati specialmente dal monumentale e scenografico scalone d'onore a due rampe ricco di rilievi e telamoni che provengono dai giardini di Venaria Reale. Alcune sale sono decorate da preziose carte cinesi; il salone da ballo è affrescato con scene riproducenti l'episodio mitologico di Niobe ad opera di Luigi Vacca e Fabrizio Sevesi. Degli stessi pittori sono gli affreschi del grande salone centrale che, con la tecnica trompe-l'œil, simulano la presenza di statue. Moro Laura, 1997, Il castello di Govone - L'architettura, Celid, Torino, ISBN 88-7661-289-0 Moro Laura, 2000, Il castello di Govone - Gli appartamenti, Celid, Torino, ISBN 88-7661-400-1 Residenze sabaude in Piemonte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello di Govone Sito ufficiale, su castellorealedigovone.it. Castello di Govone delle Residenze Reali Sabaude, su residenzerealisabaude.com. Comune di Govone - Scheda del castello, su comune.govone.cn.it. Associazione città e siti Unesco Italiani - Residenze Sabaude, su sitiunesco.it.

Govone
Govone

Govone (Gon [gʊŋ] o Govon [gʊ'ʊŋ] in piemontese) è un comune italiano di 2 228 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte. Fa parte della regione storica del Monferrato e della regione geografica del Roero ed è posto al confine con la provincia di Asti, circa a metà strada fra le città di Alba ed Asti. Il sito è abitato sin dall'epoca romana, col nome di Castrum Solarium come dimostrano numerosi ritrovamenti che si trovano presso il museo "Eusebio" di Alba, ed è citato in documenti altomedievali. Già feudo vescovile astigiano, passato poi alla proprietà dei Solaro. Fu in seguito sede di villeggiatura della casa Savoia nei primi decenni dell'Ottocento. È ora conosciuto soprattutto per il suo castello, presso il quale soggiornò appena diciottenne (anno 1730), il filosofo Jean-Jacques Rousseau, appena entrato al servizio del conte Francesco Ottavio Solaro. Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, Michelina Saracco, proprietaria di un servizio di autobus, nascose e protesse nella zona alcuni ebrei, familiari di Vittorio Dan Segre, suoi vicini di casa, salvandoli dalla deportazione. Per questo impegno di solidarietà, il 13 giugno 1988, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a Michelina Saracco l'alta onorificenza dei giusti tra le nazioni. Già fortezza medioevale, l'antico maniero è oggi adibito a palazzo del comune. Appartenne a casa Savoia dal 1792 al 1870 e, come molte altre dimore storiche sabaude del Piemonte, è meta di visitatori richiamati specialmente dal monumentale scalone d'onore a due rampe ricco di rilievi e telamoni che provengono dai giardini di Venaria Reale. Alcune sale sono decorate da preziose carte cinesi. Il salone da ballo fu fatto affrescare con scene riproducenti l'episodio mitologico di Niobe — ad opera di Luigi Vacca e Fabrizio Sevesi — dal re Carlo Felice che, assieme alla moglie Maria Cristina, agli inizi dell'Ottocento fece completamente restaurare, sulla base di propri disegni, il castello e l'adiacente parco con giardino all'italiana, adibendoli a sede delle sue villeggiature estive. Gli stessi Vacca e Sevesi curarono gli affreschi del grande salone centrale che, giocando sui chiaroscuro della tecnica trompe-l'œil, simulano con realismo l'illusione della presenza di statue. Abitanti censiti Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Govone sono 134, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative: Dal 2010 Govone è stato scelto come sede degli "Stage Teatro al Castello", evento di formazione teatrale (fra gli insegnanti: Michael Margotta, Danny Lemmo, Giovanna Mulas) L'economia della zona — rivalutata sotto l'aspetto del turismo solo in tempi recenti — è prevalentemente agricola e industriale, con una particolare vocazione alla coltivazione della vite: nella parte collinare del comune vengono infatti prodotti vini rossi: barbera, bonarda, dolcetto, nebbiolo (sia Nebbiolo d'Alba che Roero) e vino bianco arneis mentre nella fertile pianura periferica si producono ortaggi e cereali. Fra marzo ed aprile vi si tiene una manifestazione floreale denominata "Tulipani a corte", abbinata ad una sfilata in costume di truppe militari con vestimenti d'epoca sette-ottocentesca. A Govone sorge una moderna area industriale. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Non esistono attualmente organizzazioni sportive. Boano Cecilia, Govone il mio paese, Boves, Araba Fenice Edizioni, 2011. Borra Edoardo, Govone e il Castello, Borgo San Dalmazzo, Bertello, 1986. Cuniberti Paolo Ferruccio, Orsi, spose e carnevali. Saggi di etnologia del Piemonte 1996-2012, Boves, Araba Fenice, 2013, ISBN 9788866171409. Lissone Sebastiano, Il Comune e il Castello di Govone, Torino, Casanova, 1921. Moro Laura, Il castello di Govone - L'architettura, Torino, Celid, 1997, ISBN 88-7661-289-0. Moro Laura, Il castello di Govone - Gli appartamenti, Torino, Celid, 2000, ISBN 88-7661-400-1. Saracco Antonella, Complice il Castello, Torino, Daniela Piazza Editore, ISBN 88-7889-188-6. Ponchione Ornella, Sedotti e Liberati. Carlo Felice di Savoia a Govone…, in Roero Terra Ritrovata, 2010. Ponchione Ornella, Garibaldi a Govone, in Roero Terra Ritrovata, 2011. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Govone Sito ufficiale, su comune.govone.cn.it. Govóne, su sapere.it, De Agostini.