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Stazione di Nosserio

Costigliole d'AstiPagine con mappeSenza fonti - aprile 2020Senza fonti - stazioni d'ItaliaStazioni ferroviarie attivate nel 1870
Stazioni ferroviarie soppresse d'ItaliaStazioni ferroviarie soppresse nel 1964

La stazione di Nosserio era una stazione ferroviaria, posta sulla ferrovia Castagnole-Asti-Mortara, che fino al 1951 serviva strada Nosserio. Si trovava nei pressi di Costigliole d'Asti all'incrocio tra strada Chiaberto e strada Nosserio. La fermata fu inaugurata il 12 luglio 1870 contestualmente all'apertura della ferrovia Castagnole-Asti-Mortara, il cui esercizio fu ceduto dallo Stato alla Società per le Ferrovie dell'Alta Italia (SFAI) in virtù della legge di riforma del 1865 nel frattempo intervenuta. In base alla legge "Baccarini" del 27 aprile 1885, la concessione fu trasferita nello stesso anno alla Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo, con servizi eserciti dalla Rete Mediterranea, per poi passare nel 1905 alle neocostituite Ferrovie dello Stato. La fermata fu chiusa nel 1951 e soppressa definitivamente il 1 gennaio 1964 a causa dello scarso traffico di viaggiatori ed anche per la natura franosa del terreno su cui sorgeva. Nosserio Ferrovia Castagnole-Asti-Mortara

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Stazione di Nosserio
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Castello di Costigliole d'Asti
Castello di Costigliole d'Asti

Il castello di Costigliole d'Asti è un castello di origine medievale, ristrutturato durante i secoli. Fa parte del circuito "Castelli Aperti" del Basso Piemonte. Nel 1041 fu riconosciuto da Arrigo III quale possesso della Chiesa di Asti, poi passò alla giurisdizione di Bonifacio del Vasto e nel 1198 fu occupato da Asti, dando ai cittadini vere norme statutarie che ebbero vigore per molto tempo (Codice Malabaila). Dopo il 1255 il castello divenne sede di guerra contro Carlo I d'Angiò e poi contro Guglielmo VII del Monferrato e fu poi conteso nelle lotte interne tra guelfi e ghibellini. Nel 1315 i ghibellini furono scacciati da Asti e, grazie al castellano Sandrono Asinari, riuscirono a occupare il castello. Nel 1620 Amelio Asinari nominò erede la figlia Ottavia, moglie di Giovanni Antonio Verasis, il quale fu nominato nel 1621 conte di metà di Costigliole, con l'obbligo di assumere nome ed arma degli Asinari. Ottavio III acquistò nel 1658 i diritti sull'altra metà, apportando molte modifiche alle strutture. Nel 1775, si festeggiò il re Vittorio Amedeo III che visitò il castello e nel 1821 ospitò il marchese Carlo Asinari ed altri liberali, prima dell'esilio dovuto ai moti costituzionali. Nel mese di luglio 1854 vi giunse, sposa di Francesco Verasis, Virginia Oldoini, contessa di Castiglione. Attualmente l'ala nord è di proprietà comunale, mentre l'ala sud è di proprietà di una nota famiglia discendente dai Medici del Vascello. Costruito sul vertice della rocca di Costigliole, di pianta quadrangolare di 60 metri di lato, con un'altezza di 25 metri e con le quattro torri che arrivano a 28 metri, è uno dei castelli più imponenti dell'Astigiano. Una lapide posta sul frontone di una porta secondaria ricorda i lavori compiuti da Corrado Asinari nel 1582. A ponente, una grande porta si apre su una scala, opera di Filippo Juvarra, che varia a seconda del piano a cui si accede. Il lato ovest ha un portale d'ingresso su una scalinata bilaterale, munita di parapetto e piastrini, con lo stemma marmoreo della famiglia Asinari. A sud è presente un giardino pensile e la facciata si espone con due torrette medievali centrali, tra le quali primeggia il ponte levatoio. Sulla facciata, tra le finestre del penultimo piano, svettano due statue marmoree rappresentanti Aurelio e Giorgio Verasis Asinari in vesti di guerrieri. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello di Costigliole d'Asti

Stazione di Castagnole delle Lanze
Stazione di Castagnole delle Lanze

La stazione di Castagnole delle Lanze è una stazione ferroviaria posta lungo la linea Alessandria-Cavallermaggiore, e origine della linea per Asti. La stazione fu aperta il 13 ottobre 1865, contemporaneamente alla tratta da Bra a Nizza Monferrato, che completava la linea Alessandria-Cavallermaggiore ed era in origine gestito da Strade Ferrate dello Stato Piemontese. Nel 1870, con l'apertura della linea per Asti, divenne stazione di diramazione. A seguito della statizzazione delle ferrovie, tra il 1905 e il 1906, le linee in ultimo gestite dalla Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo venne incorporata nella rete statale e l'esercizio degli impianti fu assunto dalle Ferrovie dello Stato. Dal 2001 la gestione delle linee, e con esse quella della stazione di Castagnole, passò in carico a Rete Ferroviaria Italiana la quale ai fini commerciali classifica l'impianto nella categoria "Bronze". Dal 30 aprile 2010 venne sospeso il traffico sulla tratta Alba-Castagnole, a causa deil'instabilità alla galleria Ghersi (posta tra Barbaresco e Alba), che necessitava di ingenti interventi strutturali per la messa in sicurezza, interrompendo dunque le relazioni con Alba. Tale sospensione fu rimarcata definitivamente dal 17 giugno 2012, con la chiusura delle tratte Castagnole-Asti e Castagnole-Cantalupo, per decisione della Regione Piemonte, che a differenza della confinante Lombardia non intese avviare un programma di valorizzazione del trasporto su ferro, decretando la sospensione dei contratti di servizio su numerose linee secondarie di propria competenza. La stazione rimase dunque senza traffico, per effetto della sospensione del servizio su tutte le tratte a cui era connessa. L'11 novembre 2018 la stazione è stata reinaugurata al passaggio di due treni storici di Fondazione FS Italiane (di cui il primo con locomotiva a vapore) in occasione della riapertura turistica della tratta Asti-Castagnole-Nizza Monferrato. Dal 4 maggio 2019 è stato parzialmente riaperto allo stesso scopo il tronco Alba-Castagnole a scopi turistici, limitato fino a Neive, come prosecuzione delle tratte Asti-Castagnole-Nizza, mentre il restante tratto fino ad Alba dal 27 novembre 2021. Dopo anni di battaglie dei territori, a giugno 2022 viene approvata dalla Regione la riapertura al servizio commerciale delle tratte Alba-Asti e Mortara-Casale, che avrebbe avuto effetto a partire da settembre 2023. La tratta Asti-Alba è stata ufficialmente riaperta al servizio ordinario dall'11 settembre 2023 e la stazione è nuovamente servita da 6 coppie giornaliere di treni nei giorni feriali. La stazione è dotata di 4 binari passanti, di cui i primi tre dotati di banchine sono destinati al servizio viaggiatori. Il primo binario è di corretto tracciato delle tratte Alba-Castagnole-Asti su cui avviene la maggior parte del traffico, mentre il secondo di transito della tratte Alba-Castagnole-Nizza, con deviazione in direzione Alba e corretto tracciato in direzione Nizza. Gli altri due binari sono di deviazione, con scambi percorribili a 30km/h, di cui il terzo utilizzato per incroci o precedenze, mentre il quarto è di servizio, utilizzato soltanto per il ricovero dei mezzi d'opera, come i treni cantiere. Il fabbricato viaggiatori della stazione si dispone su due piani; ospita l'ufficio del Dirigente Movimento, che predispone del banco di manovra per gli enti del piazzale della stazione, oltre al sistema di telecomando punto-punto per il comando a distanza della stazione di Canelli. La stazione dispone anche dello scalo merci, in direzione Asti, dotato di un magazzino e altri binari tronchi per il ricovero delle merci, in disuso. La stazione è servita da treni regionali feriali escluso il sabato svolti da Trenitalia sulla relazione Alba-Asti, nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Piemonte. Il servizio ordinario sulla tratta Castagnole-Alessandria resta sospeso e autosostituito dal 17 giugno 2012, giorno in cui fu sospeso il traffico su tutte le tratte di cui la stazione era servita, per decisione della stessa Regione. Dall'11 novembre 2018 è servita su calendario da treni turistici di Fondazione FS, che comprendono anche il tratto Castagnole-Nizza. Castagnole delle Lanze Ferrovia Alessandria-Cavallermaggiore Ferrovia Asti-Castagnole delle Lanze Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Castagnole delle Lanze

Chiesa di Nostra Signora di Loreto (Costigliole d'Asti)
Chiesa di Nostra Signora di Loreto (Costigliole d'Asti)

La chiesa di Nostra Donna di Loreto di Costigliole d'Asti è un edificio costruito nel XIX secolo, sul sedime di due chiese precedenti, la prima romanica e la seconda rinascimentale-barocca. È situata nella zona più alta del paese definita tradizionalmente "la rocca" di fronte al castello ed è la chiesa parrocchiale della comunità costigliolese. La prima chiesa venne costruita nel periodo medievale ed era in stile romanico; le dimensioni erano molto ridotte e l'interno presentava pochi arredi. Tra il 1580 ed il 1595, il parroco Marco Antonio Asinari decise di ampliare l'edificio in stile barocco-rinascimentale e nei secoli seguenti le famiglie Verasis ed Asinari cofeudatarie di Costigliole arricchirono l'edificio con arredi ed opere d'arte. All'abbellimento della chiesa contribuirono anche le sei compagnie parrocchiali. Alla fine del XVIII secolo, l'edificio era notevolmente decaduto necessitando di opere per il consolidamento e nella notte dell'11 novembre 1811, a causa di molte infiltrazioni d'acqua, gran parte della chiesa crollò. Il parroco Lorenzo Pola in accordo con il consiglio comunale, affidò la ricostruzione all'architetto Carlo Ceroni che terminò i lavori nel 1816. La chiesa è di notevoli proporzioni (40 metri di lunghezza, 25 di larghezza e 16 di altezza nella navata centrale) e presenta una facciata a due corpi sovrapposti, termina con un timpano e presenta un rosone centrale. La navata centrale presenta in controfacciata una balconata su cui è situato un organo opera di Carlo Bossi costituito da circa duemila canne. La cantoria in legno intagliato è opera di Francesco Novaro "Brassiè", noto artista che svolse anche attività presso la corte sabauda. La volta della navata presenta affreschi di Lorenzo Peretti che raffigurano alcune scene dell'Antico e Nuovo Testamento (Mosè con le tavole della legge, l'ascensione di Cristo, l'incoronazione della Madonna, l'adorazione del Santissimo Sacramento) oltre a scene della vita dei Santi (la gloria di sant'Ignazio di Loiola, Santa Polissena, San Siro) Dietro l'altare maggiore è presenta una tela raffigurante la titolare della chiesa, la vergine di Loreto, dipinta da Prospero Clori nel 1720 e commissionata dai conti Verasis come indicano gli stemma della famiglia presente sulla tela e sulla cornice marmorea realizzata su progetto di Filippo Juvarra. Nella parte bassa, sempre dietro l'altare è presente il coro ligneo stile impero realizzato nel 1824 dall'astigiano Giuseppe Conti. L'altare maggiore in marmo, con paliotto in legno intagliato e dorato, è stato disegnato anch'esso da Juvarra e commissionato dal ramo Asinari di San Marzano nel 1718. Le navate laterali presenta opere del pittore astigiano Michelangelo Pittatore e di Lorenzo Peretti. La chiesa custodisce anche i sepolcreti di due esponenti della famiglia Verasis e quello del marchese Filippo Antonio Asinari di San Marzano, diplomatico dei Savoia. La sacrestia, realizzata tra il 1784 ed il 1785 presenta l'opera L'Annunciazione di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e l'Assunta e i Santi Giovanni Evangelista e Secondo di Asti, opera del trinese Giovanni Crosio. P.Prunotto, La Parrocchiale Nostra Donna di Loreto a Costigliole d'Asti, Itinerario di fede e d'arte, a cura dell'Associazione "Confraternita di San Gerolamo", Costigliole dìAsti Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Nostra Signora di Loreto

Govone
Govone

Govone (Gon [gʊŋ] o Govon [gʊ'ʊŋ] in piemontese) è un comune italiano di 2 228 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte. Fa parte della regione storica del Monferrato e della regione geografica del Roero ed è posto al confine con la provincia di Asti, circa a metà strada fra le città di Alba ed Asti. Il sito è abitato sin dall'epoca romana, col nome di Castrum Solarium come dimostrano numerosi ritrovamenti che si trovano presso il museo "Eusebio" di Alba, ed è citato in documenti altomedievali. Già feudo vescovile astigiano, passato poi alla proprietà dei Solaro. Fu in seguito sede di villeggiatura della casa Savoia nei primi decenni dell'Ottocento. È ora conosciuto soprattutto per il suo castello, presso il quale soggiornò appena diciottenne (anno 1730), il filosofo Jean-Jacques Rousseau, appena entrato al servizio del conte Francesco Ottavio Solaro. Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, Michelina Saracco, proprietaria di un servizio di autobus, nascose e protesse nella zona alcuni ebrei, familiari di Vittorio Dan Segre, suoi vicini di casa, salvandoli dalla deportazione. Per questo impegno di solidarietà, il 13 giugno 1988, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a Michelina Saracco l'alta onorificenza dei giusti tra le nazioni. Già fortezza medioevale, l'antico maniero è oggi adibito a palazzo del comune. Appartenne a casa Savoia dal 1792 al 1870 e, come molte altre dimore storiche sabaude del Piemonte, è meta di visitatori richiamati specialmente dal monumentale scalone d'onore a due rampe ricco di rilievi e telamoni che provengono dai giardini di Venaria Reale. Alcune sale sono decorate da preziose carte cinesi. Il salone da ballo fu fatto affrescare con scene riproducenti l'episodio mitologico di Niobe — ad opera di Luigi Vacca e Fabrizio Sevesi — dal re Carlo Felice che, assieme alla moglie Maria Cristina, agli inizi dell'Ottocento fece completamente restaurare, sulla base di propri disegni, il castello e l'adiacente parco con giardino all'italiana, adibendoli a sede delle sue villeggiature estive. Gli stessi Vacca e Sevesi curarono gli affreschi del grande salone centrale che, giocando sui chiaroscuro della tecnica trompe-l'œil, simulano con realismo l'illusione della presenza di statue. Abitanti censiti Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Govone sono 134, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative: Dal 2010 Govone è stato scelto come sede degli "Stage Teatro al Castello", evento di formazione teatrale (fra gli insegnanti: Michael Margotta, Danny Lemmo, Giovanna Mulas) L'economia della zona — rivalutata sotto l'aspetto del turismo solo in tempi recenti — è prevalentemente agricola e industriale, con una particolare vocazione alla coltivazione della vite: nella parte collinare del comune vengono infatti prodotti vini rossi: barbera, bonarda, dolcetto, nebbiolo (sia Nebbiolo d'Alba che Roero) e vino bianco arneis mentre nella fertile pianura periferica si producono ortaggi e cereali. Fra marzo ed aprile vi si tiene una manifestazione floreale denominata "Tulipani a corte", abbinata ad una sfilata in costume di truppe militari con vestimenti d'epoca sette-ottocentesca. A Govone sorge una moderna area industriale. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Non esistono attualmente organizzazioni sportive. Boano Cecilia, Govone il mio paese, Boves, Araba Fenice Edizioni, 2011. Borra Edoardo, Govone e il Castello, Borgo San Dalmazzo, Bertello, 1986. Cuniberti Paolo Ferruccio, Orsi, spose e carnevali. Saggi di etnologia del Piemonte 1996-2012, Boves, Araba Fenice, 2013, ISBN 9788866171409. Lissone Sebastiano, Il Comune e il Castello di Govone, Torino, Casanova, 1921. Moro Laura, Il castello di Govone - L'architettura, Torino, Celid, 1997, ISBN 88-7661-289-0. Moro Laura, Il castello di Govone - Gli appartamenti, Torino, Celid, 2000, ISBN 88-7661-400-1. Saracco Antonella, Complice il Castello, Torino, Daniela Piazza Editore, ISBN 88-7889-188-6. Ponchione Ornella, Sedotti e Liberati. Carlo Felice di Savoia a Govone…, in Roero Terra Ritrovata, 2010. Ponchione Ornella, Garibaldi a Govone, in Roero Terra Ritrovata, 2011. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Govone Sito ufficiale, su comune.govone.cn.it. Govóne, su sapere.it, De Agostini.

San Martino Alfieri
San Martino Alfieri

San Martino Alfieri (San Martin d'Ast in piemontese) è un comune italiano di 675 abitanti della provincia di Asti in Piemonte. Esso sorge in Astesana, nell'area di fruizione turistica denominata "Le Colline dei Fiumi", sullo spartiacque del Tanaro e del Borbore, a controllo dell'importante direttrice di dorsale che univa Asti al Roero. Uscendo dall'abitato, in direzione di Govone, si gode di uno straordinario paesaggio dato dai 257 metri di altitudine del crinale della collina che corre parallela al Tanaro. Essa dolcemente affonda verso valle, densa di vegetazione e di ampi spazi coltivati. La strada di dorsale verso Antignano, dalle forti valenze panoramiche e paesaggistiche, presenta placidi panorami ove la presenza del lavoro nei campi e nei vigneti è sempre attuale, creando uno dei patrimoni culturali dell'area. Dal Trecento il paese era appartenuto alla famiglia Solaro, ma nel 1615, per ordine dei Savoia, passò agli Alfieri di Magliano. Nel 1863 prese il nome di San Martino al Tanaro, modificato a fine secolo in San Martino Alfieri, in omaggio alla famiglia omonima. In borgata Saracchi nacque la terza moglie di Giuseppe Garibaldi, Francesca Armosino, e nel 1880 ospitò l'eroe nella casa ancora oggi visibile. In borgata Marelli sorge la casa in cui crebbe monsignor Giuseppe Marello, fondatore degli Oblati di San Giuseppe, proclamato Santo da papa Giovanni Paolo II nel 2001. Il castello settecentesco, di proprietà privata, è ottimamente conservato: il parco fu ampliato nell'800 da Xavier Kurten, architetto paesaggista tedesco, e da Ernesto Melano, al quale si deve anche la sistemazione urbanistica del borgo e il progetto della chiesa parrocchiale di San Carlo e Santa Maria, costruita (1829-1833) in stile neo-classico, che conserva il polittico cinquecentesco di Defendente Ferrari, con episodi della vita della Vergine. Il centro abitato si sviluppa su di un lungo crinale seguendo la sponda sinistra del Tanaro sopra due nuclei contrapposti: da una parte il Castello e dall'altra il nucleo originario, in forma di ricetto, separati da una sella con strada di attraversamento. Il nucleo originario si articola in un insieme di piazze e piazzette, tra loro collegate da brevi vicoli. In esso si svolgono tutte le principali funzioni per la comunità: civica, sociale, religiosa e turistica. L'attività e la storia personale di Benedetto Alfieri legano San Martino Alfieri a Piovà Massaia. In un luogo l'architetto dimorò e progettò gli ampliamenti settecenteschi del Castello di famiglia, mentre nell'altro fu l'artefice di uno dei capolavori architettonici del Monferrato Astigiano, la Parrocchiale. Il paese dista 14 km da Asti in direzione sud-ovest e 16 km da Alba (CN). L'agricoltura, in particolare la viticoltura, ha qui la sua rivincita sull'industria, infatti troviamo pregiati vitigni di barbera, grignolino, bonarda e bianco. La "Bottega del vino", in Piazza Caduti, con sala per degustazione-esposizione, promuove i vini e i prodotti del territorio. Tra le specialità gastronomiche agnolotti, bagna cauda, salumi, arrosto e bollito misto. La dicitura San Martino compare nel 1020 come Castro qui dicitur Sancti Martini. Il determinante "Alfieri" deriva dalla famiglia Alfieri, feudatari tra il 1665 e il 1671. II paese, a cui più che ad ogni altro è pertinente la definizione di "Colline Alfieri", appartenne anticamente con un suo primitivo castello, ai Signori di Govone e passò poi alla famiglia dei Solaro, che tennero il feudo di San Martino fino al secolo XVII, allorché incominciarono a cederne alcune parti. Il primo degli "Alfieri" che ebbe quasi completamente il feudo di San Martino fu Cesare, considerato il capostipite del ramo detto appunto di San Martino. Già nel 1615, però, Carlo Emanuele I di Savoia aveva donato ad Urbano Alfieri, suo colonnello di cavalleria, la giurisdizione e i beni feudali di San Martino che sarebbero stati di spettanza di Pandolfo Solaro e dei suoi fratelli, caduti però in disgrazia. Cesare Alfieri dedicò tutta la sua vita alla famiglia e all'acquisto di beni. Il figlio Carlo Antonio Massimiliano, nel 1696, diede inizio all'edificazione del castello che sostituì il ben più antico maniero. Il figlio di Carlo Antonio, Cesare Giustiniano divenne, per acquisto, marchese di Sostegno, titolo che ereditarono i suoi successori. Sposò Paola Gabriella Solaro di Govone ed ebbe diciannove figli. Durante il feudo di Roberto Carlo Alfieri, nel 1783, San Martino ebbe l'onore di ricevere il re Vittorio Amedeo III di Savoia con la moglie Antonietta Ferdinanda, che da Govone, dov'erano in villeggiatura, vennero a fargli visita con gran seguito di dame e di cavalieri. Per volontà del marchese Carlo Emanuele Alfieri venne edificata la chiesa parrocchiale di San Martino, su disegno del cav. Ernesto Melano, architetto di Sua Maestà, durante gli anni 1828-1832, sotto il titolo di San Carlo Borromeo. Di stile neoclassico, la parrocchiale di San Martino conserva un pregevole trittico della scuola di Defendente Ferrari e una delle sue cappelle fu proprio degli Alfieri. Una gentildonna della famiglia Alfieri, Costanza, andò sposa a Roberto d'Azeglio, fratello di Massimo, ed entrambi furono veri benefattori del popolo. Lo stemma di San Martino Alfieri è stato concesso con regio decreto del 25 settembre 1886, quando il Comune aveva ancora la vecchia denominazione di San Martino al Tanaro. Piccola borgata che inizia dopo il campo sportivo dove ogni anno si svolge La sagra del barbera. Questa frazione comprende la piccola chiesetta di San Giuseppe dove ogni sera i borghigiani si ritrovano per chiacchierare al chiaro di luna. Inoltre ogni anno si svolge un rosario accompagnato da un rinfresco e il mattino seguente una messa. Se si continua per una strada sterrata alla fine della frazione si giunge al fiume Tanaro. Otto cappelle situate nelle frazioni Marelli, Firano, Pero, Quaglia e Saracchi formano un ideale percorso campestre che si snoda tra il fiume Tanaro e il torrente Borbore, attraversando colline coltivate a vite, boschi e piccoli avvallamenti a prato. Lungo la direttrice di Govone si trova la frazione Marelli che prende il nome dalla famiglia omonima Marello. Questa porzione di territorio era l'antico collegamento delle terre dei feudi dei Solaro di San Martino e di Govone. Il luogo è ricordato perché diede i natali a San Giuseppe Marello (1844-1895), che qui visse la fanciullezza sino al trasferimento della famiglia a Torino. L'abitazione è ancora oggi esistente, anche se venne trasformata da cascinale a casa signorile. Uscendo dal paese, in direzione di Antignano, si scorge la frazione Saracchi, in passato appartenente al comune di Antignano, in cui si trova il Palazzo Garibaldi. L'edificio fu fatto costruire da Giuseppe Garibaldi, il quale ci visse per qualche tempo, dopo aver sposato Francesca Armosino, sua ultima moglie, nativa di questa frazione. Il castello, costruito dal 1696 al 1721 su disegno dell'ingegner Antonio Bertola, conserva l'arredo originario delle sale. L'attuale costruzione sorge sull'altura contrapposta a quella ove si formò il ricetto. Edificio del XVIII secolo circondato da grandi alberi secolari propone una pregevole Orangérie e, oggi, si può ammirare il risultato di un intervento richiesto nel 1815 dal marchese Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno ad opera di Xavier Kurten, architetto paesaggista tedesco che ebbe il compito di trasformare il giardino formale in un parco secondo il nuovo gusto romantico all'inglese, permettendo al Piemonte di avvicinare la cultura locale ai gusti europei nei quali il romanticismo è fenomeno dominante e il gusto per l'arte dei giardini sua diretta manifestazione. Egli ampliò il parco avvalendosi della collaborazione dell'architetto Ernesto Melano già noto in paese. A questi si deve anche la sistemazione urbanistica e il progetto di una nuova chiesa parrocchiale e della casa comunale. Chi ha la fortuna di poter visitare il castello di San Martino non può fare a meno di sostare davanti ai molteplici ricordi degli illustri suoi proprietari e delle eminenti persone con le quali essi ebbero rapporti di parentela, di amicizia, di affari; sono busti, ritratti, stampe, manoscritti che permettono di ricostruire tutto un mondo che non va dimenticato, perché in esso affonda le radici quello attuale. L'edificio fu costruito dal 1829 al 1833, in sostituzione del precedente, non più adeguato alle esigenze della popolazione e ormai fatiscente, che si trovava vicino al lato meridionale del castello degli Alfieri. Per interessamento del marchese Carlo Emanuele Alfieri, la progettazione venne affidata all'architetto Ernesto Melano. Raggiunto l'accordo fra le parti, si poté procedere alla demolizione della vecchia chiesa parrocchiale, che fu sconsacrata il 9 giugno 1829 col trasferimento del SS. Sacramento nella Confraternita. La Gazzetta Piemontese del 24 dicembre 1829 dava notizia dell'iniziativa riportando come «...la chiesa parrocchiale di San Martino di Govone, posta sopra una vetta distante dal grosso dell'abitato, facea desiderare a quella popolazione de vederla trasportata al piano, per la maggior felicità di recarvisi, massime nella cruda stagione. Il signor Marchese Carlo Emanuele Alfieri di Sostegno, proprietario del Castello di quel luogo, la cui religiosa pietà va unita ad un cuore generoso e benefico, assecondando i voti di quegli abitanti, determinò di far costruire a sue spese una nuova Chiesa Parrocchiale nel sito il più acconcio. S.M. ponendo mente alla manifesta utilità che ridonda a pro del Comune a mandare ed effetto il benefico divisamento del Marchese, ha applaudito alla magnanima risoluzione del nobile Personaggio e vi ha posto il suggello colla sua Sovrana approvazione». La nuova chiesa fu consacrata il 23 giugno 1833 dal vescovo Lobetti sotto il titolo di San Carlo Borromeo, in ricordo dell'antica parentela fra la famiglia del Santo e il casato degli Alfieri. Memorabili furono i festeggiamenti e grande il concorso della popolazione. L'edificio, in stile neoclassico, è caratterizzato in facciata da un grandioso pronao dalle colonne doriche, che ricordano quelle del Pantheon di Roma. All'interno è presente un pregevole trittico della scuola di Defendente Ferrari. La severa architettura dell'ingegnere Cavaliere Ernesto Melano aveva previsto la costruzione di tre altari, il maggiore dei quali di marmo fino, e una struttura armoniosa come la volta a cassettoni e il ricco fregio sottostante. Il sagrato della Parrocchiale è un esempio di sagrato su strada e si articola in uno spazio che funge da ingresso al ricetto e in un altro su cui si affaccia il Municipio. Il sagrato su strada è importante per la sua posizione sul passo tra la Valle del Borbore e la Valle del Tanaro. Nel 1572 un decreto vescovile approvava la costruzione di un oratorio con altare dedicato a San Martino come sede della Compagnia di disciplinanti laici. I lavori di edificazione durarono dal 1696 al 1721, ad opera dell'architetto Antonio Bertola. La Chiesa della Santissima Annunziata, collocata nei pressi del Castello, diventò quindi sede della Confraternita dei Battuti. Essa disponeva di risorse economiche proprie con le quali effettuò importanti lavori di restauro come il coro ligneo e l'organo nella seconda metà del Settecento e la campana nel 1885. Dall'inizio del XX secolo la chiesa rimase chiusa per alcuni decenni e fu officiata solo in occasione delle festività. Successivamente ebbe una nuova destinazione come salone parrocchiale e richiese numerosi interventi di restauro e di adattamento. La facciata si caratterizza da un semplice rosone affrescato con l'immagine di San Martino. L'edificio, ora sconsacrato, è stato adibito a sala polivalente e utilizzato per le manifestazioni da parte dell'amministrazione comunale e della Pro Loco. Degna di nota è la semplice dimora fatta costruire da Giuseppe Garibaldi nella frazione Saracchi, luogo natale della moglie Francesca Armosino. Una lapide commemora tutt'oggi quel gesto di gratitudine e riconoscenza verso colei che, prima di essere sua legittima consorte, gli era stata al fianco dandogli i tre figli, Clelia, Teresita e Manlio. La parte bassa del ricetto, che si affaccia sulla strada principale tramite il muraglione che cinge il ricetto stesso, ospita una bella esedra ottocentesca con fontana coeva, mentre sulla piazzetta posteriore alla chiesa parrocchiale, accanto al Municipio, un'altra bella fontana, dal gusto più moderno, contribuisce ad abbellire un angolo del paese. La "Bottega del vino" è dedicata ai vini piemontesi e alla promozione del territorio. Ha il compito di valorizzare e promuovere questo importante patrimonio agricolo e culturale, legato alle tradizioni più profonde di queste colline, ma anche aperto all'innovazione tecnico-scientifica. Ha sede presso i locali di proprietà comunale, siti al piano terra del Palazzo Comunale; i locali sono stati completamente ristrutturati e sono costituiti da una sala per degustazione-esposizione, un locale destinato a magazzino e un bagno attrezzato per disabili. Nella sua nuova sede offre il meglio della cultura enogastronomica. La Pro Loco di San Martino Alfieri è una splendida realtà che si concretizza nel 1996; per la verità è la riedizione di un gruppo, molto attivo nei primi anni ottanta, che ha partecipato alle maggiori manifestazioni a livello provinciale. Lo scopo principale è lo sviluppo culturale e turistico mirato principalmente alla valorizzazione delle produzioni locali a favore di quelle aziende, e non sono più molte, che della nostra terra hanno fatto la loro ragione di vita. La principale attività della Pro Loco è l'organizzazione, specie in periodo estivo, delle manifestazioni principali del paese. Ma è a tavola che la Pro Loco riesce meglio a esaltare le proprie doti di ospitalità, mettendo a disposizione dei visitatori i propri prodotti e soprattutto i vini di qualità dei produttori locali. Tra le varie specialità, i piatti proposti più frequentemente sono gli agnolotti al sugo di carne e il gran bollito misto con bagnet. La "Sagra del Barbera" è la festa principale del paese, in svolgimento ogni anno tra la seconda e la terza decade del mese di luglio. Uno spettacolo teatrale in apertura, un grandioso stand gastronomico, con specialità tradizionali piemontesi e vini locali, le serate di musica e balli su palchetto per tutte le età e uno spettacolo pirotecnico conclusivo sono gli elementi caratteristici ormai ben consolidati della manifestazione. Ogni anno, indicativamente tra i mesi di maggio e giugno, è sempre molto gradita la manifestazione denominata "Nel mezzo del cammin... di nostre vigne", passeggiata enogastronomica fra le dolci colline astigiane che sovrastano il Tanaro, con tappe in punti panoramici di assoluta bellezza e originalità. La passeggiata prevede soste presso punti ristoro, in cui verranno offerte animazioni con riproposta di quadri viventi di vita contadina, con degustazione di prodotti gastronomici locali (agnolotti, bollito, salumi, formaggi e antipasti monferrini) abbinati ai prestigiosi vini locali. La manifestazione attira la curiosità di molti turisti italiani e stranieri. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. San Martino Alfieri, dopo aver fatto parte per anni dell'Unione di comuni Comunità collinare "Colline Alfieri", dal 1º gennaio 2016 entra a far parte dell'Unione di comuni Comunità collinare "Castelli tra Roero e Monferrato". Negli ultimi cento anni, a partire dal 1921, la popolazione residente si è dimezzata. Abitanti censiti Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su San Martino Alfieri Sito ufficiale, su comune.sanmartinoalfieri.at.it.

Castello di Govone
Castello di Govone

Il castello di Govone si trova in provincia di Cuneo nel comune di Govone. Fu una delle residenze della casa reale dei Savoia dal 1792 al 1870, dal 1997 è uno degli edifici parte del sito residenze sabaude iscritto alla lista del patrimonio dell'umanità UNESCO, è ora adibito a palazzo comunale. Nella posizione in cui sorge il castello, in cima alla collina, già in epoca medioevale si ergeva una fortezza. Alla fine del XVII secolo i conti Solaro/Solari affidarono all'architetto Guarino Guarini i lavori di ampliamento e di abbellimento del castello. L'architetto preparò dei disegni ma non portò a termine il progetto. I lavori ripresero un secolo dopo da parte dell'architetto Benedetto Alfieri che li ultimò partendo proprio dai disegni del Guarini. Il castello divenne proprietà di casa Savoia nel 1792 e dopo il periodo napoleonico fu scelto come residenza estiva insieme al castello ducale di Agliè. Re Carlo Felice, assieme alla moglie Maria Cristina, fece completamente restaurare il castello agli inizi dell'Ottocento, sulla base di propri disegni. Analogamente si operò sull'adiacente parco dotato di giardino all'italiana. Dalla fine dell'Ottocento il castello - che ha avuto una particolare notorietà per il soggiorno, avvenuto nel 1730, di Jean-Jacques Rousseau, al tempo appena entrato al servizio del conte Ottavio Solaro - è di proprietà del comune di Govone. Dal 2007 fa parte del circuito degli 8 castelli, meglio noto come Castelli Doc. La rete dei castelli include i manieri di Grinzane Cavour, Barolo, Serralunga d'Alba, Govone, Magliano Alfieri, Roddi, Mango e Benevello. È inoltre inserito nel circuito dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte. Come molte altre dimore storiche sabaude del Piemonte, è meta di visitatori richiamati specialmente dal monumentale e scenografico scalone d'onore a due rampe ricco di rilievi e telamoni che provengono dai giardini di Venaria Reale. Alcune sale sono decorate da preziose carte cinesi; il salone da ballo è affrescato con scene riproducenti l'episodio mitologico di Niobe ad opera di Luigi Vacca e Fabrizio Sevesi. Degli stessi pittori sono gli affreschi del grande salone centrale che, con la tecnica trompe-l'œil, simulano la presenza di statue. Moro Laura, 1997, Il castello di Govone - L'architettura, Celid, Torino, ISBN 88-7661-289-0 Moro Laura, 2000, Il castello di Govone - Gli appartamenti, Celid, Torino, ISBN 88-7661-400-1 Residenze sabaude in Piemonte Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su castello di Govone Sito ufficiale, su castellorealedigovone.it. Castello di Govone delle Residenze Reali Sabaude, su residenzerealisabaude.com. Comune di Govone - Scheda del castello, su comune.govone.cn.it. Associazione città e siti Unesco Italiani - Residenze Sabaude, su sitiunesco.it.