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Parco Robert Baden-Powell

Giardini di MilanoPagine con mappe
Parco Baden Powell 3
Parco Baden Powell 3

Il Parco Robert Baden-Powell è un parco della città di Milano dedicato a Robert Baden-Powell, fondatore dei movimenti mondiali dello scautismo e del guidismo. Collocato poco esternamente al centro storico, non lontano (sponda destra) dal Naviglio Grande, si inserisce in un'area che ha sempre sofferto per la carenza di spazi verdi pubblici. È stato realizzato nel 2005, liberando un'area prima caratterizzata e frammentata dall'occupazione di baracche, depositi, magazzini e attività spontanee. Nell'area non esisteva in precedenza popolazione arborea e le piante messe a dimora sono ancora giovani e talune di specie a dimensioni contenute, per cui prevale l'impressione visiva del prato. Tra le essenze, ricordiamo: l'acero campestre, l'acero riccio, l'acero di monte, il liquidambar, la magnolia, il pero da fiore, il ciliegio a grappoli, la quercia rossa, la sofora giapponese, il tiglio, il cedro dell'Himalaya, il pioppo bianco e il frassino maggiore; tra le specie arbustive, il glicine. La superficie del parco è ondulata, più bassa al centro (dove è collocata una vasta area giochi), con una lunga gradinata che la collega alle residenze; i percorsi pedonali sono sinuosi, articolati e, in parte, coperti da un pergolato. Vi sono due campi da bocce in erba sintetica e due modeste aree cintate riservate ai cani (settecento metri quadrati in totale). AA.VV., Enciclopedia di Milano, a cura di Guido Aghina, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997, ISBN 88-216-0933-2. Comune di Milano - Arredo, Decoro Urbano e Verde - Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde, 50+ parchi giardini - ed. 2010/2011, Comune di Milano / Paysage. Parchi di Milano Naviglio Grande Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Robert Baden Powell Scheda del Giardino Baden Powell, su comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 13 gennaio 2011.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Parco Robert Baden-Powell (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Parco Robert Baden-Powell
Via Filippo Argelati, Milano Municipio 6

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Parco Baden Powell 3
Parco Baden Powell 3
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Luoghi vicini

Armani Silos
Armani Silos

L'Armani/Silos è uno spazio espositivo milanese situato in via Bergognone 40, che illustra l'esperienza professionale dello stilista Giorgio Armani. Inaugurato nel 2015 su idea dello stesso Armani che ne ha seguito anche il progetto, sorge nel luogo dove originariamente si trovava un deposito di granaglie di una grande industria multinazionale. L'edificio, costruito nel 1950, a seguito dell'intervento di ristrutturazione si sviluppa su quattro livelli per una superficie di circa 4 500 metri quadrati. La mostra di apertura, che si articola su tutti e quattro i piani, è un excursus sui 40 anni di lavoro dello stilista e comprende 600 abiti e 200 accessori, dal 1980 a oggi, delle collezioni Giorgio Armani. La selezione è suddivisa secondo alcuni temi che hanno ispirato e che continuano a ispirare il lavoro creativo dello stilista: Androgino, Etnie e Stars. La tematica "Androgino" vede l'esplorazione della giacca, elaborata dallo stilista sul concetto dell'androginia mescolando elementi della sartoria rigorosa maschile con elementi della morbidezza femminile. La tematica "Etnie" vede la forte influenza delle culture lontane negli abiti dello stilista, tra alcuni dei paesi che hanno ispirato Armani abbiamo Africa, Cina, India, Giappone, Arabia, Persia, Polinesia e Siria. La tematica "Stars" vede affrontato il tema del red carpet, del cinema, spettacolo, divi e dive che hanno indossato gli abiti dello stilista nel corso del tempo. Armani Silos ha anche ospitato nel tempo collezioni temporanee tra le quali si ricordano: Tadao Ando: The Challenge, Larry Fink: The Beats and the Vanities e Politecnico di Milano: About Futute. La ricerca di semplicità, la predilezione per le forme geometriche regolari e il desiderio di uniformità hanno dato vita a un'architettura sobria e monumentale al tempo stesso, seguendo la regola dell'ordine e del rigore. Controcorrente rispetto alla tendenza dell'architettura contemporanea, per il progetto di via Bergognone Giorgio Armani ha volutamente ricercato la forma razionale. E le aree relative alle varie attività all'interno dell'edificio sono state progettate con la stessa logica: rispondere con razionalità alle esigenze funzionali, sempre nel rispetto della natura del luogo. L'intervento ha conservato la curiosa sagoma originaria dell'edificio - la forma ricorda quella di un alveare, metafora di laboriosità - rafforzando l'identificazione tra il nuovo spazio espositivo e il dinamismo creativo di Giorgio Armani e la sua filosofia estetica che ricerca l'essenzialità liberando da orpelli e, in generale, da elementi superflui. Unico elemento distintivo è la finestra a nastro che segna il perimetro dell'edificio, quasi come una corona, definendone la massa compatta. All'interno l'edificio è organizzato secondo uno schema distributivo a basilica con un ‘foro’ aperto a tripla altezza sul quale si affacciano due livelli di navate laterali. I soffitti dipinti di nero, a contrasto con i pavimenti in cemento grigio, mostrano oltre alla struttura in ferro dei nuovi solai, tutti gli impianti elettrici, di riscaldamento e raffreddamento oltre a quelli di illuminazione. La scala centrale, che collega i quattro livelli e organizza il percorso, attraversa un vano verticale, lasciando percepire a chi sale la grande altezza e dimensione della struttura. La facciata a vetri del foyer, scabra ed essenziale, attira l'interesse e la curiosità dei passanti. Lo spazio propone, oltre all'esposizione, un gift shop, una caffetteria aperta sulla parte interna e l'archivio digitale. Quest'ultimo raccoglie schizzi, disegni tecnici esemplificativi e materiale relativo alle collezioni di prêt-à-porter e di Alta Moda ed è dedicato ai ricercatori e agli appassionati che desiderano approfondire il lavoro e l'universo stilistico di Giorgio Armani. Situato all'ultimo piano, l'archivio è consultabile gratuitamente e si avvale di un sistema di catalogazione sviluppato appositamente per Armani/Silos. Workstation, tavoli touchscreen e un'area proiezioni sono gli strumenti messi a disposizione del pubblico per la consultazione e lo studio. L'archivio raccoglie circa 1000 outfit suddivisi per stagioni e collezioni, 2000 capi e accessori, numerosi bozzetti, video di sfilata e di backstage, immagini tratte da Emporio Armani Magazine, foto di campagne pubblicitarie iconiche. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Armani Silos Sito ufficiale, su armanisilos.com.

Romolo (metropolitana di Milano)
Romolo (metropolitana di Milano)

Romolo è una stazione della linea M2 della metropolitana di Milano. La stazione venne inaugurata il 13 aprile 1985, come capolinea del prolungamento proveniente da Porta Genova FS. Rimase capolinea fino al 1º novembre 1994, quando venne attivato il prolungamento per Famagosta. Si tratta di una stazione sotterranea a due binari, uno per ogni senso di marcia, serviti da due banchine laterali. La stazione è situata all'interno del territorio del comune di Milano. Nelle sue vicinanze si registra la presenza di alcuni istituti universitari: la IULM, la Domus Academy e la NABA. La stazione si trova in corrispondenza della cintura sud di Milano. Nel giugno 2006, è stata inaugurata sulla linea di cintura sud la stazione di Milano Romolo, servita dalla linea S9 del servizio ferroviario suburbano di Milano. Inoltre, da largo Ascari, transita la linea filoviaria circolare 90/91; due apposite rampe di scale consentono l'accesso diretto al mezzanino della stazione dalle pensiline di fermata della linea filoviaria. La fermata costituisce un importante interscambio con la stazione di Milano Romolo. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane di superficie, filoviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Presso l'impianto effettuano inoltre capolinea alcune linee automobilistiche interurbane, gestite da ATM e Autoguidovie. Stazione ferroviaria (Milano Romolo) Fermata filobus (Romolo M2, linee 90 e 91) Fermata autobus La stazione dispone di: Accessibilità per portatori di handicap Ascensori Scale mobili Emettitrice automatica biglietti Stazione video sorvegliata Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Romolo Foto di Romolo nel sito SottoMilano, su sottomilano.it.

Stazione di Milano Porta Genova
Stazione di Milano Porta Genova

La stazione di Milano Porta Genova è una stazione ferroviaria di Milano; sita nel quartiere omonimo, a poca distanza dai Navigli, è origine della linea per Mortara. È la più antica stazione ferroviaria di Milano ancora in uso nelle sue forme originali (mentre la più antica stazione milanese in assoluto è quella di Certosa, attivata nel 1858, che però in seguito è stata totalmente ricostruita). La stazione fu inaugurata il 17 gennaio 1870, con il nome di Milano Porta Ticinese, come punto di fermata della ferrovia per Mortara, che all'epoca partiva dalla vecchia stazione centrale passando a ovest del centro cittadino. Il varco nelle mura chiamato Porta Genova fu aperto proprio per servire la nuova stazione ferroviaria. Cambiò il proprio nome ufficialmente in Milano Porta Genova nel corso del 1923, per quanto la stazione fosse già al tempo comunemente chiamata così. Nel 1931, con la riorganizzazione del nodo ferroviario milanese, la stazione divenne di testa e capolinea della linea per Mortara, ruolo che conserva tuttora; per diversi anni è stata anche stazione di testa per alcuni treni provenienti da Cuneo. Dal 1983 la stazione è servita anche da una fermata della linea 2 della metropolitana di Milano. La costruzione della fermata della metropolitana impose, tra il 27 maggio e il 30 settembre 1979, la chiusura della stazione al fine di costruire un sottopassaggio; in tale periodo i treni vennero attestati alla stazione di Milano San Cristoforo e venne istituito un collegamento tramite autobus tra le due stazioni. La stazione è capolinea dei treni regionali di Trenord della relazione Milano-Mortara, cadenzati a frequenza oraria, con diversi rinforzi nelle ore di punta, durante le quali alcuni collegamenti sono prolungati su Valenza ed Alessandria. La stazione è dotata di tre binari per il servizio viaggiatori che, appena oltre il termine dei marciapiedi, si uniscono formando due binari tronchi. La stazione costituisce un importante interscambio con la linea M2 della metropolitana di Milano. Nelle vicinanze della stazione effettuano fermata alcune linee urbane di superficie, tranviarie ed automobilistiche, gestite da ATM. Fermata metropolitana (P.ta Genova FS, linea M2) Fermata tram (P.ta Genova M2, linee 2, 9 e 10) Fermata autobus In un'ottica di progressiva dismissione di diversi scali ferroviari milanesi, legata al declino delle attività industriali, alle nuove forme di collegamento urbano e intraregionale e alla nuova natura - sempre più interregionale e nazionale - del sistema ferroviario italiano, quindi al declino della domanda, da tempo viene presa in considerazione l'ipotesi di chiudere la stazione di Porta Genova e di instradare i treni regionali da e per Mortara sulla linea di cintura sud, spostando il capolinea a Milano Rogoredo, con la rimozione dei binari e il riutilizzo delle aree dell'ex scalo merci per nuove opere di urbanizzazione. L'eventuale chiusura avverrà comunque non prima del completamento della linea M4 della metropolitana (al 2022 previsto per il 2024), che servirà la stazione di San Cristoforo. Qualora Porta Genova non dovesse più venire utilizzata dai treni Milano-Mortara, è stata considerata anche la possibilità di mantenerla attiva e di conferirle un ruolo di capolinea di riserva di alcune linee regionali e suburbane, allo scopo di alleggerire il traffico pendolare nelle stazioni milanesi più grandi; l'impianto è infatti situato in una posizione logisticamente favorevole, a breve distanza dal centro cittadino (si tratta della stazione RFI più vicina a piazza del Duomo), e consente un buon interscambio con la rete tranviaria e la metropolitana. Negli allegati al Contratto di Servizio di Trenord per il periodo 2023-2033 è previsto l'attestamento dei treni Milano-Mortara-Alessandria a Milano Rogoredo. Porta Genova FS (metropolitana di Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Milano Porta Genova

Ponte degli artisti
Ponte degli artisti

Il ponte degli artisti è un ponte pedonale metallico, di colore verde, ubicato nei pressi della Stazione Porta Genova a Milano. Per anni ha assunto al ruolo di cavalcavia ferroviario sui binari della linea per Mortara. Fino al 22 agosto 2016, prima della chiusura per motivi di sicurezza dovuti a problemi strutturali, la struttura ha collegato il quartiere Navigli con quello di Tortona. È un ponte pedonale di sovrappasso dei binari costruito nei primi anni del Novecento, in ferro tinteggiato di verde scuro. Il ponte è stato costruito dalla Società Nathan Uboldi che si occupava della realizzazione di molte opere in ferro, tra cui ponti, sovrappassi e passerelle pedonali. I disegni originali del ponte sono conservati nell'archivio del Castello Sforzesco e sembra che la ditta avesse collaborazioni con lo Studio Eiffel di Parigi per la progettazione delle sue strutture. Sin dalle sue origini è stato un punto di passaggio, collegamento e unione per i lavoratori milanesi che ogni giorno lo attraversavano da porta Genova a via Tortona per raggiungere le grandi fabbriche ubicate in tutta la zona Tortona - Solari. Il ponte nel tempo ha preso diversi nomi (il ponte di ferro, la scaletta, il ponte di Nana, il ponte dei 100 colori) e spesso fa da sfondo a immagini fotografiche di moda ed è comparso in alcuni film come in una scena del film Ratataplan di Maurizio Nichetti del 1979. Nel 2013 alcuni artisti e appassionati d'arte hanno dato il nuovo nome al ponte di ferro chiamandolo ponte degli artisti, creando un'associazione no-profit che si occupa di valorizzare gli artisti che intendono collaborare per diffondere l'arte libera nel mondo e sviluppare una rete di ponti in Italia e nel mondo. Per molti il ponte è un luogo dove affiggere poster di protesta o che annunciano eventi nella zona. Molti si sono divertiti nel corso degli anni a imbrattare o a usare la struttura per esprimere la propria street art. Il suo momento clou è durante il Fuorisalone o nella settimana della moda, quando viene usato da così tanta gente che diventa impossibile attraversarlo. Il ponte è stato chiuso per restauro e il suo destino è legato alla stazione di Porta Genova, che dovrebbe venire soppressa nel prossimo futuro in favore della stazione ferroviaria di Romolo (in parte) e della stazione di San Cristoforo (che sarà servita anche dalla nuova M4). Tra gli artisti che hanno lasciato testimonianze della propria attività sui parapetti della struttura che ben si prestavano ad accogliere affissioni di vario genere vi sono Carlo Cecaro, Fiuto, Andrea di Carpegna Varini, Thomas Berrà, Sante Egadi, Guido Duty Gorn, Claudio Jaccarino, Manu Invisibile, Omer TDK, Cesar Regledo, Roberto Spadea, Beppe TRX, Willow, Urban Solid, Johnny Frog.

Libera università di lingue e comunicazione IULM
Libera università di lingue e comunicazione IULM

La Libera università di lingue e comunicazione IULM (o università IULM) è un'università privata italiana di Milano, fondata nel 1968 dal francesista Silvio Federico Baridon, insieme al letterato e senatore a vita Carlo Bo. È il primo ateneo in Italia ad avere istituito il corso di laurea in relazioni pubbliche. L'Ateneo fu fondato nel 1968 dalla Fondazione scuola superiore per interpreti e traduttori, su richiesta del professor Silvio Federico Baridon, come Istituto Universitario di Lingue Moderne (IULM). Nel 1990 l'Ateneo istituì la facoltà di scienze della comunicazione e dello spettacolo. Nel 1997, l'istituto mutò la sua denominazione, affiancando alla sigla originaria (acronimo di "Istituto universitario di lingue moderne") il sottotitolo "Libera università di lingue e comunicazione". Dallo statuto approvato nel 1998, l'ateneo assunse la denominazione "Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM", semplificato in "Università IULM". L'università ha sede a Milano, in via Carlo Bo (zona Romolo), e Roma. Fino al 2010 aveva sede anche a Feltre, nell'antico palazzo Borgasio. Il corpo centrale della sede di Milano, progettato dall'ingegner Roberto Guiducci e dell'architetto Lorenzo Guiducci, è stato ultimato nel 1993. Nel 2015 è stato aggiunto l'edificio IULM 6, opera dello studio di architettura 5+1AA Alfonso Femia Gianluca Peluffo. A Milano ha sede anche la biblioteca, nata nel 1970 e dedicata a Carlo Bo. La sede di Roma è situata nel centro della città, nella zona di Via del Corso. L'Università IULM dispone di 220 posti letto distribuiti in due Residenze universitarie, la Residenza Santander e la Residenza Cascina Moncucco. L'università IULM è organizzata in tre facoltà: Arti e turismo Comunicazione Interpretariato e traduzione La ricerca è strutturata in tre principali dipartimenti: Business, diritto, economia e consumi "Carlo A. Ricciardi" Comunicazione, arti e media "Giampaolo Fabris" Studi umanistici Arti ed eventi culturali Comunicazione d'impresa e relazioni pubbliche Comunicazione, media e pubblicità Corporate communication and public relations Interpretariato e comunicazione Lingue, culture e comunicazione digitale Turismo, management e cultura Moda e industrie creative Arte, valorizzazione e mercato Hospitality and Tourism Management (Dual Degree) Intelligenza artificiale, impresa e società Marketing, consumi e comunicazione Strategic Communication (Dual Degree) Televisione, cinema e new media Traduzione specialistica e interpretariato di conferenza Visual and Media Studies Communication, Markets and Society Nel tempo si sono susseguiti i seguenti rettori: Silvio Federico Baridon (1968-1983) Alessandro Migliazza (1983-1997) Francesco Alberoni (1997-2001) Gianni Puglisi (2001-2015) Mario Negri (2015-2018) Gianni Canova (dal 2018) Scuola superiore per mediatori linguistici Carlo Bo Wikizionario contiene il lemma di dizionario «IULM» Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM (IT, EN) Sito ufficiale, su iulm.it. Eventi organizzati da Fondazione Università IULM, su RadioRadicale.it, Radio Radicale. Decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1968 , n. 1490 - Istituzione del libero Istituto universitario di lingue moderne, con sede principale in Milano

Nuova accademia di belle arti

La Nuova accademia di belle arti, acronimo NABA, è un'accademia di belle arti privata legalmente riconosciuta dal MUR fondata a Milano e con un secondo campus a Roma. La Nuova accademia di belle arti è compresa nel comparto universitario, nel settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e rilascia diplomi accademici legalmente riconosciuti di primo livello (laurea) e di secondo livello (laurea magistrale). Mantiene collegamenti e scambi di studenti e docenti con altri paesi europei attraverso il progetto Erasmus. L'accademia venne fondata a Milano nel 1980 su impulso di Guido Ballo, Tito Varisco e Ausonio Zappa. Nel 1995, l'accademia riceve dal sindaco di Milano un attestato di benemerenza civica. Nel 2002 entra a far parte del Gruppo Bastogi e integra Futurarium, scuola post universitaria di estetica fondata da Alessandro Guerriero. Nel 2004 si insedia nella sede di via Darwin a Milano. Nel 2009 l'accademia entra a far parte di "Laureate Education", un network internazionale di oltre 54 istituzioni accreditate che offrono corsi di laurea di primo e secondo livello. Successivamente nel 2017 l'accademia è rilevata dal network europeo Galileo Global Education. Tra le sue attività anche la partecipazione attraverso campagne pubblicitarie ad eventi sociali, come il Festival dei beni confiscati alle Mafie della quale ha realizzato attraverso suoi studenti la campagna dell'edizione 2012. Nel 2019, è stata inaugurata la sede di Roma. Il campus comprende laboratori per computer grafica, editing video, modellazione 2D e 3D, sound design, oltre a laboratori sartoriali, di incisione, modellistica, pittura e illuminotecnica. Per la lavorazione delle plastiche, del gioiello, del ferro e del legno è a disposizione degli studenti un atelier nella sede distaccata di via Col di Lana. La sede del NABA Campus è in via C. Darwin, 20 a Milano, in una parte dell'isolato che precedentemente ospitava l'Istituto sieroterapico milanese. Accademia di belle arti Sito ufficiale, su naba.it.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio
Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio

La chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio è un luogo di culto cattolico di Milano. Si trova lungo il Naviglio Grande, in Alzaia Naviglio Grande 34, nel quartiere Porta Genova, all'interno del Municipio 6. Una prima chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie era presente, sulla sponda sinistra del Naviglio Grande già nel XVI secolo: nell'anno 1556, infatti, era stata costruita una cappella per accogliere un'immagine della Madonna considerata miracolosa. La primitiva cappella venne in seguito demolita e al suo posto fu costruita una chiesa più grande in stile barocco: questa fu devastata da un incendio nel 1719 ed in seguito restaurata. Nel 1849 fu elevata al rango di parrocchia. Alla fine del XIX secolo, volendo demolire la vecchia chiesa, ormai troppo piccola per la comunità in crescita, e sostituirla con una nuova più grande, l'architetto milanese Gaetano Moretti presentò il suo progetto; questo prevedeva una chiesa a tre navate in stile liberty, con alto campanile a più ordini e sormontato da cuspide piramidale e pronao sulla facciata principale. Il progetto definitivo, però, fu quello dell'architetto anch'egli milanese Cesare Nava, del 1900. La costruzione della nuova chiesa ebbe inizio l'anno successivo, nel 1901, a partire dall'abside e dalla crociera. Nel 1908, venne demolita l'ultima parte rimanente della chiesa barocca, ovvero le prime campate della navata, e, nell'anno successivo, terminata la nuova chiesa, pur restando incompiuta la facciata. Il tempio è stato consacrato il 1º maggio 1909 dal cardinale arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari. Tra il 1988 e il 1996, sono state realizzate le nuove vetrate policrome; nel 2003 sono terminati i lavori di restauro del campanile, del tiburio e delle coperture interne ed esterne, mentre nel 2009 è terminato il restauro dell'abside. La chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio sorge sulla riva sinistra del tratto terminale del Naviglio Grande, a circa 300 metri dalla confluenza di quest'ultimo nella Darsena. L'esterno della chiesa è rimasto quasi completamente incompiuto. La facciata, a salienti, presenta un paramento murario in mattoni grezzi. La sua conformazione attuale permette di ricostruire il progetto non realizzato: esso prevedeva tre portali lunettati ognuno dei quali doveva essere sormontato da un'alta polifora (bifore sopra i portali laterali, trifora sopra il portale centrale), ed un coronamento con guglie angolari contenenti statue; una guglia più grande doveva stare al centro sopra il timpano ed accogliere la statua della Madonna. Allo stato attuale (2012), appaiono terminati soltanto il tiburio e il campanile. Il primo, posto sopra la crociera, è a pianta ottagonale e presenta su ciascuno dei lati una lunetta ogivale che dà luce all'interno; è sormontato da un lanterna, anch'essa a pianta ottagonale. La torre campanaria si trova sul retro dell'abside. Alta 59 metri, ospita, all'interno della cella campanaria, un concerto di 5 campane, dei Fratelli Barigozzi; le tre campane più piccole sono del 1892, e provengono dalla chiesa barocca; le due più grandi, invece, sono del 1950 ripristinate dopo la requisizione bellica sempre dai fratelli barigozzi L'interno della chiesa, in stile neoromanico con elementi neogotici, è a croce latina, con tre navate, transetto sporgente e profonda abside. La navata centrale è separata dalle laterali tramite due file di colonne marmoree corinzie sulle quali poggiano archi a tutto sesto. La copertura è tramite volta a botte lunettata che raggiunge i 25 metri di altezza, con piccoli rosoni, sei per lato, che danno luce all'interno. Le navate laterali, invece, sono coperte con volta a vela e sono illuminate da alte bifore chiuse dalle artistiche vetrate policrome realizzate tra il 1988 e il 1996 su progetto di don Domenico Sguaitamatti. Il transetto è coperto con volta a botte ed è della medesima altezza della navata centrale. Addossati alle due pareti di fondo vi sono due altari, ognuno dei quali è sormontato da una grande trifora; le vetrate delle due trifore del transetto sono state realizzate nel 1996 in occasione del 50º anniversario di sacerdozio del parroco mons. Carlo Sironi e raffigurano la Croce (transetto di destra) e la Madonna (transetto di sinistra). L'altare del transetto di sinistra, già altare maggiore, ospita la statua della Pietà, proveniente dalla chiesa precedente; quello del transetto di destra, invece, è dedicato a Sant'Antonio da Padova, protettore dei lavandai. Questi ultimi, riuniti in una confraternita, si radunavano nel vicino Vicolo dei Lavandai e si recavano poi in chiesa per pregare il Santo. In corrispondenza della navata centrale, oltre la crociera, coperta dal tiburio ottagonale, si trova l'abside, costituita da due campate a pianta quadrata ed una, quella fondale, a pianta poligonale; a differenza del resto dell'interno della chiesa, l'abside è interamente affrescata ed è in stile neogotico. Il presbiterio è delimitato da una balaustra marmorea, affiancata dai due pulpiti in bronzo, realizzati nel 1913. Al centro del presbiterio, vi è l'altare maggiore neogotico in marmi policromi, sormontato da un tempietto con, nel timpano, il bassorilievo Dio Padre benedicente. Arcidiocesi di Milano Naviglio Grande Madonna delle Grazie Cesare Nava Architettura neoromanica Architettura neogotica Wikibooks contiene testi o manuali sulle disposizioni foniche degli organi a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio Sito ufficiale, su parrocchie.it. Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia. El presepi de la Riva, su elpresepidelariva.it. URL consultato il 2 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2012).

Museo delle culture (Milano)
Museo delle culture (Milano)

Il Museo delle Culture (Mudec) di Milano è un museo e polo espositivo inaugurato nel 2015, in concomitanza con Expo, dedicato alla valorizzazione e alla ricerca interdisciplinare sulle culture del mondo. Nel Mudec hanno trovato collocazione i reperti e le collezioni delle Raccolte extraeuropee del Castello Sforzesco. Gli spazi del museo costituiscono inoltre un polo espositivo per mostre ed eventi temporanei, organizzati sia dal Comune di Milano che dal concessionario 24 ORE Cultura. Da febbraio 2022 il museo costituisce inoltre il centro dell'Area Museo delle Culture, Progetti interculturali e Arte nello Spazio Pubblico. Il progetto del museo ha origine a partire dai primi anni novanta, quando il comune di Milano decide di acquistare e riqualificare gli stabilimenti dell'ex acciaieria Ansaldo, nel quartiere di porta Genova, allo scopo di trasformare l'area industriale ormai dismessa in un polo multidisciplinare destinato ad attività culturali. In questo contesto prende corpo l'idea di costituire uno spazio espositivo in cui ricollocare le Raccolte extraeuropee dei musei civici di Milano. Queste collezioni etnografiche, raccolte a partire dai primi anni del Novecento negli spazi espositivi del Castello Sforzesco, subiscono infatti gravi danni durante un bombardamento avvenuto nell'agosto del 1943. Dopo la seconda guerra mondiale e a seguito del riallestimento pensato da Studio BBPR, le opere vengono conservate nei depositi del museo e mostrate al pubblico solo in occasione di alcune mostre temporanee. La costituzione del Mudec si propone quindi di ridare visibilità a un patrimonio culturale di particolare valore e significato rimasto sin dal dopoguerra inaccessibile al pubblico per carenza di spazi espositivi. Nel 1999 venne lanciato dal comune di Milano un concorso internazionale per la progettazione del Mudec vinto l'anno successivo dallo studio dall'architetto britannico David Chipperfield. L'edificio, che occupa un'area di 17.000 mq, si sviluppa su due diversi piani. Il piano terra, destinato all'accoglienza dei visitatori, include lo Spazio delle Culture Khaled al-Asaad (principale sede delle attività del palinsesto di Milano Città Mondo e più in generale dell'Ufficio Reti e Cooperazione Culturale), una biblioteca specializzata, i depositi delle collezioni, un laboratorio di restauro e uno spazio dedicato all'infanzia e ai giovani visitatori (Mudec Junior). Il percorso espositivo vero e proprio è sviluppato all'interno del primo piano, articolato attorno a una grande piazza centrale coperta, l'Agorà, di forma quadrilobata. Tratto saliente dell'architettura è la contrapposizione fra le linee curve dello spazio di transito centrale e i volumi geometrici e regolari delle singole sale espositive, contrasto accentuato dalle diverse gradazioni di luce e colore dei diversi ambienti. Dall'Agorà è possibile raggiungere l'Auditorium, la Collezione Permanente e le mostre temporanee curate dal Comune di Milano (nello Spazio Focus) e dal concessionario 24 ORE Cultura. Dal 2018 un nuovo spazio espositivo è costituito da Mudec Photo. Il logo del museo, progettato nel 2015 da Studio FM Milano, è rappresentato da una "M" antropomorfa le cui variazioni grafiche rimandano alla diversità, grafica e culturale, delle raccolte stesse del museo. Le collezioni del Mudec raccolgono oltre 9000 fra opere d'arte e artigianato, oggetti quotidiani, tessuti e strumenti musicali provenienti da tutti i continenti del mondo e intendono fornire una rappresentazione della diversità assunta dalle culture dell'uomo nel tempo e nello spazio. Fanno parte delle collezioni reperti delle originarie Raccolte extraeuropee del Castello Sforzesco, istituite nel 1838 dal Museo civico di storia naturale di Milano con oggetti provenienti da esplorazioni, missioni di alcuni ordini religiosi, donazioni di nobili famiglie milanesi e viaggi compiuti in epoca coloniale (come la collezione raccolta da Giuseppe Vigoni, senatore del Regno d'Italia e sindaco della città di Milano), di cui il museo riconosce esplicitamente le opere di spoliazione. Nucleo fondante del patrimonio del museo sono le collezioni di arte e cultura dall'Oriente (provenienti in particolar modo da Cina e Giappone), dell'Africa e delle civiltà precolombiane. Integrate e allargate nel dopoguerra attraverso una politica di acquisizioni mirate, queste collezioni includono reperti di particolare pregio relativi alla produzione culturale e artistica di popoli e civiltà non europee in un arco cronologico che va dai primi secoli avanti Cristo fino al Novecento. Gli oggetti del museo includono una selezione della raccolta di Manfredo Settala, uno dei primi esempi di collezionismo di manufatti non europei in Italia, in comodato dalla Biblioteca Ambrosiana, che comprende esempi pregiati relativi all'ambito collezionistico dei naturalia (curiosità e reperti provenienti dal mondo animale, vegetale, minerale), artificialia (naturalia trasformati dall'uomo in modo mostruoso o artistico) e mirabilia ed exotica (naturalia ed artificialia capaci di suscitare stupore e meraviglia, espressione di culture lontane e sconosciute). La collezione permanente è stata inaugurata il 28 ottobre 2015 con l'allestimento "Oggetti d'incontro"; un secondo allestimento, "Milano Globale. Il mondo visto da qui" è stato aperto il 16 settembre 2021 ed è attualmente visitabile. Per la collezione permanente del Mudec l'ingresso è gratuito. È in corso la pubblicazione delle collezioni online. Repertori in aggiornamento sono disponibili sulle piattaforme Lombardia Beni Culturali, MEBIC - Musei e Biblioteche in Comune, e su Google Arts&Culture alla pagina dedicata al Mudec. Accanto alle collezioni permanenti, il Mudec ospita esposizioni, mostre temporanee e installazioni site-specific volte ad arricchire l'offerta culturale del polo museale e la sua vocazione a dare visibilità alle varie manifestazioni della diversità culturale. Tra le esposizioni realizzate si ricordano: Etnografia Antropologia Archeologia Musei di Milano Musei italiani con collezioni orientali Raccolte extraeuropee del Castello Sforzesco Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su MUDEC - Museo delle Culture Mudec - Sito ufficiale Mudec su Lombardia Beni Culturali Mudec su MEBIC (Musei e Biblioteche in Comune) Mudec su Google Arts&Cultures

Teatro Libero (Milano)

Il Teatro Libero è un teatro di Milano. È una sala sospesa in cima ad uno stabile di via Savona a Milano, che si raggiunge tramite un ascensore o salendo una caratteristica scala che fiancheggia le abitazioni private. La direzione artistica è affidata a Corrado Accordino e a Manuel Renga, entrambi regista e attore. La stagione 1998 - 1999 è la prima curata e gestita da Teatri Possibili che, dopo l'esperienza biennale al Teatro Olmetto, stava cercando una sede più giovane e dinamica per le sue attività. I primi contatti avvengono nel marzo 1998, per sfociare poi nell'accordo di gestione del giugno successivo e, da settembre, Teatri Possibili inaugura la nuova stagione teatrale con un cartellone che comprende, tra l'altro, la ripresa di uno spettacolo di grande successo, Cirano, e il debutto della nuova produzione di Otello, ambedue con la regia di Corrado d'Elia. Nel settembre 2005, per festeggiare i dieci anni della nascita della Compagnia Teatri Possibili, iniziano i nuovi lavori di ristrutturazione per Teatro Libero, che viene riaperto al pubblico dopo tre settimane di lavoro. La direzione artistica dell'attore e regista Corrado d'Elia e la gestione Teatri Possibili hanno portato il teatro, in pochissimo tempo, ad essere per la terza stagione consecutiva la sala più frequentata in Italia tra quelle fino a 200 posti (oltre 33.000 presenze solo nella stagione 2004-05 - dati Agis). La sala è gestita dall'Associazione TLLT - Teatro Libero Liberi Teatri, costituita da sei compagnie teatrali. teatrolibero.it, https://www.teatrolibero.it.

Scuola politecnica di design

La Scuola politecnica di design (SPD) è la prima scuola di formazione post laurea di disegno industriale e comunicazione visiva in Italia. Il campus di SPD è situato nelle immediate vicinanze dei vivaci quartieri di Bovisa e Isola, in un'area che un tempo era un importante polo industriale di Milano durante il XX secolo. La Scuola politecnica di design è stata fondata nel 1954 da Nino Di Salvatore, artista e teorico dell'applicazione dei principi della Psicologia della Gestalt alle discipline del progetto. L'evento si inserisce in un panorama generale più ampio: i primi anni Cinquanta segnano un passaggio fondamentale per il riconoscimento pubblico del ruolo del designer, come dimostrano, nello stesso anno, l'apertura della X Triennale di Milano sul design, l'istituzione del premio Compasso d'oro e l'uscita di Stile Industria, la prima rivista dedicata esclusivamente al design. Due anni dopo, nel 1956, nasce l'ADI, Associazione per il Disegno Industriale. La Scuola avvicina programmaticamente ambiti diversi, dal design di prodotto alla grafica fino al progetto dei mezzi di trasporto, con un approccio che integra discipline differenti: ergonomia e neurofisiologia, semiotica, studi sulla percezione e psicologia, teoria della forma derivata dal Bauhaus, cinema ed arti visive. Di forte ispirazione per la sua costituzione sono stati i movimenti artistici a forte vocazione sperimentale, quali il MAC – Movimento Arte Concreta – che allargano il loro interesse fino agli ambiti della creatività legata al progetto grafico e alla produzione industriale. Questo contribuisce ad aggregare intorno alla scuola personalità come Bruno Munari, Max Huber, Pino Tovaglia, Gio Ponti, Rodolfo Bonetto, Heinz Waibl. La scuola di formazione postlaurea comprende master annuali in design industriale, automotive design, comunicazione visiva (design della comunicazione e grafica), e interaction design. La scuola dispone anche di corsi annuali di diploma in design del prodotto e design della comunicazione per studenti con percorso accademico non attinente all'area di studio e corsi intensivi di specializzazione, formule one-week, workshop estivi, training tecnico. Ogni anno SPD organizza un calendario di conferenze con ospiti internazionali. La Scuola è associata alle principali organizzazioni di settore come ADI (Associazione Disegno Industriale), AIAP (Associazione Italiana Progettisti Grafici) e ASFOR (Associazione Italiana per la Formazione manageriale). Fa inoltre parte del network accademico Cumulus. Nel 2009 SPD ha ottenuto il certificato di sistema di gestione qualità UNI EN ISO 9001:2008. SPD è istituzione formativa riconosciuta dalla Regione Lombardia. Premio Compasso d'oro nel 1994 La Scuola Politecnica di Design ha ottenuto importanti riconoscimenti: alla mostra alla Biennale di Venezia nel 1986, al Carrousel du Louvre e al Centre Georges Pompidou a Parigi, la medaglia d'oro della decima Triennale di Milano fino al premio Compasso d'oro assegnato dall'ADI (Associazione Disegno Industriale) nel 1994 e per due volte, il premio Smau Industrial Design. SPD partecipa annualmente al Fuorisalone. Durante il Salone del Mobile di Milano 2012, all'interno dell'area di Ventura Lambrate, SPD ha presentato OUT NOW, Stories of Ideas and Matter. La mostra ha raccolto diverse idee e visioni sul tema del progetto e della produzione e li ha incrociati con le problematiche del mestiere, in una sorta di apprendistato creativo. Ne sono usciti tanti modi di fare progetto in relazione con la materia: edizioni limitate, autoproduzioni, prototipi. ma anche interviste e testimonianze su metodi e punti di vista da parte dei giovani professionisti. Sito ufficiale, su scuoladesign.com. SPD sul sito di Leonardo TV, su leonardo.tv. URL consultato il 20 agosto 2012 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2012).