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Chiesa di Santa Maria di Piazza (Torino)

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La chiesa di Santa Maria di Piazza è un edificio di culto cattolico che si trova nella zona centrale di Torino, in via Santa Maria, non lontano da via Garibaldi. Nel 1910 è stata proclamata Monumento Nazionale; la chiesa gode del titolo di santuario.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria di Piazza (Torino) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria di Piazza (Torino)
Vicolo Santa Maria, Torino Circoscrizione 1

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Chiesa di Santa Maria di Piazza

Vicolo Santa Maria
10122 Torino, Circoscrizione 1
Piemonte, Italia
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Luoghi vicini

Cappella dei Mercanti di Torino
Cappella dei Mercanti di Torino

La cappella dei Mercanti, Negozianti e Banchieri, più nota semplicemente come cappella dei Mercanti, è un luogo di culto cattolico situato nel centro storico di Torino, al numero 25 della monumentale via Garibaldi. Grazie alla sua ottima acustica, è utilizzata per concerti di musica classica. La cappella, la cui costruzione è stata autorizzata dalle autorità nel corso del secolo XV, fu edificata a partire dalla fine del Seicento e la maggior parte delle opere conservate al suo interno è datata tra Sei e Settecento, in stile barocco. La sagrestia conserva il Calendario Perpetuo dell'ingegnere Giovanni Plana, un'antica macchina da calcolo costruita per calcolare il calendario per 4000 anni. La Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti di Torino fu riconosciuta nel 1663, e costruì la propria cappella all’interno del palazzo dei Gesuiti, nell’isolato di San Paolo (di proprietà della congregazione) su via Dora Grossa, oggi via Garibaldi. Lo spazio è attiguo alla cinquecentesca Chiesa dei Santi Martiri, presieduta dai Gesuiti. La cappella fu costruita durante il rettorato del gesuita Agostino Provana (1680-1726). Inaugurata nel 1692, la grande sala rettangolare fu decorata negli anni successivi sotto la direzione di Provana. Il tema delle decorazioni è l’Epifania, che rappresenta manifestazione di Cristo ai potenti della terra e in cui la Congregazione celebra la propria festa. Le pareti della sala principale vedono numerosi dipinti secenteschi, tutti ispirati al tema dei Magi. Sulla parete sinistra Erode con i Magi e i sapienti (ante 1694) di Sebastiano Taricco, Viaggio dei Magi verso Betlemme (ante 1694) di Luigi Vannier, Aprimento dei tesori dei Santi Re (1705) di Stefano Maria Legnani (detto Legnanino), e Annuncio dell’angelo ai Magi (ante 1694) di Sebastiano Taricco. Sulla parete sinistra Comparsa della stella consultata dai Magi (1703) di Andrea Pozzo, Re David che medita il mistero dell’Epifania (ante 1695) di Stefano Maria Legnani, Strage degli Innocenti (1703) di Andrea Pozzo,e Corteo dei Magi vicino a Gerusalemme (1712) di Niccolò Carone. Si alternano ai dipinti statue in legno marmorizzato realizzate da Carlo Giuseppe Plura tra il 1707 e il 1715 e raffiguranti papi e padri della chiesa; San Giovanni Crisostomo, San Gregorio, e Sant’Ambrogio sulla parete sinistra e San Gerolamo, San Leone, e Sant’Agostino sulla parete destra. Plana scolpì anche il busto marmoreo della Madonna a sinistra dell'altare. L'altare risale al 1797 ed è opera di Michele Emanuele Buscaglione. Adiacenti alla parete dietro l'altare e ai lati di questo vi sono due reliquiari, mentre sulla parete si trovano tre tele del pittore gesuita Andrea Pozzo: Natività con i pastori (1699 circa), Adorazione dei Magi (ante 1694), e Fuga in Egitto (1699 circa). Anche la bella volta affrescata dal Legnanino presenta lo stile barocco e raffigura Il Paradiso, profeti, sibille ed episodi biblici e reisale al 1694-1695. L'organo alla parete opposta all'altare è risalente al Settecento. Nella sagrestia vi sono la pala Adorazione dei Magi (1620 circa) di Guglielmo Caccia (detto Moncalvo), e un Piccolo Trono (1792) di Michele Brassiè, assieme ad un armadio di Natale Favriano del 1712. La sagrestia ospita anche dei preziosi paliotti e l'archivio della Congregazione. Il 21 gennaio 2017 la cappella è stata restituita al pubblico, dopo un periodo di restauro. La sacrestia contiene diversi oggetti sacri, ma soprattutto il famoso "calendario perpetuo" di Giovanni Plana, una delle più antiche macchine di calcolo (è dotato di tamburi rotanti e di un sistema di trasmissione che permette la combinazione corretta delle diverse informazioni contenute nel sistema) che permette il calcolo calandariale preciso su un arco temporale di ben 4000 anni a partire dall'anno zero (compreso il calcolo delle lunazioni, dei giorni della settimana e delle festività cristiane). Paolo Cornaglia, Cappella della Pia Congregazione dei Banchieri e dei Mercanti, in Guida di Torino. Architettura, Umberto Allemandi, 1999, p. 99. Marco Ciaramella, Il calendario perpetuo di Giovanni Plana (PDF), in Coelum Astronomia, n. 212, giugno 2017, pp. 92-97. Edifici di culto a Torino Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla cappella dei Mercanti di Torino Calendario Meccanico Universale, su cappelladeimercanti.it. PIA CONGREGAZIONE DEI BANCHIERI, NEGOZIANTI E MERCANTI, su cappelladeibanchieriemercanti.blogspot.it.

Torre Solferino
Torre Solferino

La Torre Solferino, nota anche con il nome di «casa alta», è uno dei principali edifici residenziali multipiano di Torino, che sorge nell'omonima piazza del centro storico. Rappresenta il terzo dei grandi interventi operati nel centro storico del capoluogo piemontese nell'immediato dopoguerra. Il progetto presentato dall'architetto Gualtiero Casalegno e costruito dall'impresa del Cav. Orlando Cravotto nel 1949, fu il frutto di uno studio sulla base di progetti presentati per il concorso bandito nel 1946 dal Comune di Torino per la risistemazione urbanistica di piazza Solferino, a seguito della devastazione causata dal bombardamento occorso all'isolato compreso tra via Pietro Micca e via Santa Teresa. La giuria composta da eminenti figure di esperti torinesi, tra cui Gino Levi-Montalcini ed Eugenio Mollino, non assegnò il primo premio, ma soltanto il secondo e il terzo, rispettivamente al progetto del duo Bordogna-Psacharopulo e ad Annibale Rigotti. I progetti furono comunque acquistati dal Comune di Torino e consentirono all'amministrazione municipale di definire il nuovo piano regolatore dell'area con l'affidamento dei lavori a Gualtiero Casalegno che, nello stesso periodo era impegnato in altri progetti tra cui il singolare palazzo curvilineo di corso Massimo d'Azeglio 76 e la nuova sede amministrativa delle Cartiere Burgo in corso Matteotti. Nel settembre 2015 il breve tratto di porticato verso piazza Solferino è stato intitolato dal Comune di Torino al presentatore televisivo Enzo Tortora. L'edificio, completato nel 1952, si presenta in tutto il suo candore affacciandosi sul profilo della piazza e la scelta della finitura a intonaco chiaro le conferisce un inaspettato slancio, malgrado i 15 piani e i 50 metri d'altezza. Il basamento ripropone il tema del portico con ampi locali commerciali, svelando l'intento di dialogare con la vocazione commerciale dell'adiacente via Pietro Micca; nell'androne di ingresso del palazzo è presente una grande fotografia che raffigura il palazzo precedente, subito dopo i bombardamenti del 1942. Orientato perpendicolarmente all'asse dell'antistante via Cernaia, il prospetto principale è caratterizzato da un ritmo che scandisce i piani alternando finestre «a nastro» ad ampi terrazzi con vetrate che si affacciano sulla piazza, mentre le facciate laterali e quella posteriore presentano un disegno e altezze differenti, in raccordo agli edifici circostanti. L'ultimo piano prevede un attico sviluppato su due livelli, con un tetto pensile da cui si gode di un'ampia panoramica sul centro storico torinese. P. Viotto, Il concorso per la sistemazione di piazza Solferino, in «Atti e Rassegna Tecnica della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino», 4, aprile, 1947, pp. 113-119 Costruzioni moderne a Torino: la Casa Alta, tra la vecchia via Pietro Micca e la nuova via Botero; il Palazzo Gualca-Sire in corso Duca degli Abruzzi; il Palazzo Santa Margherita in via Promis, in «Edilizia Moderna», 52, giugno, 1954, pp. 55-64 Agostino Magnaghi, Mariolina Monge, Luciano Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Lindau, Torino 1995 , pp. 136-137 Costruzioni di Torino più alte Piazza Solferino Via Pietro Micca Torre XX Settembre Casa Saiba Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Torre Solferino Scheda su MuseoTorino.it

Via Pietro Micca
Via Pietro Micca

Via Pietro Micca è una delle vie storiche del Centro storico di Torino. Ha inizio in piazza Castello e termina in piazza Solferino. Fu costruita nel periodo 1885-1897, in obliquo rispetto al reticolato viario, diventando così una delle prime vie a rompere la scacchiera tipica del Quadrilatero Romano; a causa del suo disegno fu soprannominata la Diagonale. La matrice architettonica della via è lo stile eclettico; fu intitolata a Pietro Micca, nome attribuito al soldato dell'esercito sabaudo ritenuto autore dell'esplosione in una delle gallerie che correvano sotto la Cittadella militare, provocata per impedire l'invasione delle truppe francesi durante l'assedio di Torino del 1706. Fu progettata nel 1885, tagliando in diagonale lo schema a pianta romana del centro cittadino, nel complesso di un più ampio intervento di risanamento che interessò una parte cospicua del Quadrilatero romano. Gli isolati tra piazza Castello e piazza Solferino, prima del 1885, erano ancora di impianto medievale, edificati senza alcuna normativa edilizia o urbanistica, il che rendeva difficile la circolazione e impediva un ricircolo regolare di aria e il passaggio di luce: le condizioni igieniche non erano, quindi, delle migliori. Il consiglio comunale, su particolare impulso di Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, già nel 1876 aveva proposto uno sventramento diagonale, concretizzatosi l'anno successivo in un piano degli ingegneri Petrino, Boella e Reycend, poi ripreso (1881-1882) da Giuseppe Tonta. Contemporaneamente fu istituita una Commissione e il 9 gennaio 1882 furono designati dal sindaco, conte Luigi Ferraris, come membri, i consiglieri Alessandro Antonelli, Bollati, Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, Carlo Ceppi, Desiderato Chiaves, Favale, Amedeo Peyron e Rossi. Mentre la Commissione fissava alcuni orientamenti di massima, veniva costituita al suo interno una Sottocommissione, composta da Carlo Ceppi, Giovanni Battista Ferrante e Giacomo Soldati, incaricata di studiare il piano di risanamento. Frutto delle numerose riunioni della Sottocommissione fu una complessa ed articolata relazione che venne esposta da Ferrante alla Commissione nel corso della riunione del 17 gennaio 1884. La relazione affrontava innanzitutto le questioni relative all'opportunità di aprire vie diagonali o curvilinee ed alla necessità di nuovi portici o passaggi coperti. La Sottocommissione rispondeva in modo affermativo a tali quesiti preliminari. Si riteneva che le vie diagonali avessero il pregio di accorciare le distanze di percorrenza fra due punti distinti della città e che vivacizzassero la monotonia di un impianto urbanistico rigorosamente a scacchiera; inoltre si stimava che i residui di aree risultanti dal taglio diagonale delle vie, anche se troppo esigui per l'edificazione, potessero essere destinati alla sistemazione di aiuole, chioschi e simili; la planimetria degli appartamenti - si precisava ancora - non ne avrebbe risentito, purché si avesse avuto l'accortezza di «riportare lo sbieco» su scale, stanzini di passaggio, anditi. Analoghe considerazioni erano svolte a favore delle vie curvilinee. Riguardo ai portici, o in alternativa alle gallerie vetrate, la Sottocommissione esprimeva parere favorevole, ritenendo che il vantaggio che offrivano nelle giornate di pioggia e neve e l'alto reddito fornito dai negozi che ivi si affacciavano avrebbero compensato i loro difetti di costo e di imperfetta illuminazione. Permasero comunque dubbi nella Commissione sull'effettiva utilità della diagonale, ma non sulla necessità di effettuare il risanamento attraverso demolizioni e ricostruzioni, vero oggetto degli interventi. I tagli progettati furono estesi a tutto il centro, con priorità al rione San Tommaso e presso la via IV Marzo. Al momento dell'approvazione del primo lotto, a novembre del 1884, non era ancora compresa la via diagonale. Dopo una serie di vicende burocratiche riguardo alle espropriazioni e all'approvazione dei progetti, il Comune di Torino diede il via libera ad una serie di interventi - classificati in tre categorie secondo l'ordine d'importanza - che interessavano il centro della città. Via Pietro Micca apparteneva solo in parte (testate) alla prima categoria. Poco dopo, il 15 gennaio 1885, fu approvata dallo Stato italiano la cosiddetta "Legge per Napoli", che permetteva l'accesso ad agevolazioni per il risanamento dei centri antichi degradati anche ad altri Comuni e stabiliva parametri economici unitari per gli esproprii. Torino aderì immediatamente e presentò appena tre giorni dopo i progetti, con la diagonale considerata di seconda categoria. Il 13 marzo 1885, il Consiglio comunale approvava la costruzione dei due isolati estremi della diagonale, stabilendone di fatto l'esecuzione. L'insieme delle opere, ormai definito, si concretizzò in un nuovo piano, denominato "piano Velasco" dal nome dell'ingegnere capo della Città. Sorsero allora vivaci proteste da parte dei commercianti e possidenti del centro, con il fine non celato di alzare le quote degli esproprii; con la mancata applicazione dei parametri della Legge per Napoli a favore di una stima sui prezzi medi delle aree interessate, le proteste furono superate e i lavori poterono iniziare nel 1886 con le testate della via, dopodiché si procedette alla costruzione delle parti centrali, escluse dalla Legge per Napoli perché considerate di seconda categoria. Per l'edificazione furono fatti accordi fra Città e privati costruttori, fra i quali spiccarono i Maggia ed i Delleani. In mancanza di un accordo, sarebbe stata la Città stessa a costruire a sue spese. Il primo lotto, su piazza Castello, fu edificato dalla Città nel 1891 e venduto poco dopo a Maggia.Via Pietro Micca fu aperta al pubblico nel maggio del 1897. Costò alla Città 6.774.600 lire. Il processo di risanamento del vecchio quadrilatero romano continuò tuttavia fino agli anni '30 del Novecento, nelle vie adiacenti, portando il segno dell'evoluzione dell'architettura, dal Liberty al Novecento. I palazzi e, in particolare, i porticati del lato settentrionale della via, furono finanziati e destinati a residenze di lusso e negozi. Architetti furono Carlo Ceppi, Silvio Scacchetti, Giuseppe Tonta e Costantino Gilodi; questi ultimi furono autori delle palazzate con testata su piazza Castello e piazza Solferino. Il Palazzo Fiorina, concepito nel 1860 e finanziato dalla ricca famiglia Fiorina, è la naturale terminazione occidentale della via, all'incrocio con via Botero e la parte settentrionale di piazza Solferino; si tratta di un condominio rossiccio a tre piani, con ricche decorazioni tra il liberty e il tardo-barocco, più elegantissimi porticati con capitelli neoclassici. Fu sede dell'hotel omonimo, mentre sotto i portici nacque la storica libreria "Slavia", a cura di Alfredo Polledro, poi rinominata "Petrini" nel 1872 e sede d'incontri di illustri letterati, come Edmondo De Amicis, Zino Zini e Piero Gobetti, oggi diventata Torre di Abele. All'angolo con via Botero, storico fu il bar-birreria "Voigt" (oggi Norman bar), dove fu costituita, nel 1906, la squadra del Torino Football Club. Poco più in là, al numero 10 di via Pietro Micca, abitò, nei suoi ultimi anni, lo scrittore De Amicis. Sul lato opposto, i bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero un palazzo neobarocco di Gilodi, poi rimpiazzato dall'attuale Torre Solferino, all'incrocio con piazza Solferino. A Carlo Ceppi si deve la progettazione del Palazzo Bellia, che si trova alla confluenza con il lato settentrionale di via San Tommaso, uno dei più begli esempi di architettura dell'eclettismo a Torino. Nel cantiere furono utilizzate per la prima volta a Torino travi in calcestruzzo armato (1894-95). La chiesa di San Tommaso, antecedente (1584) alla creazione della via, possedeva, prima del 1886, una pianta a croce latina, il che la rendeva ostacolo alla realizzazione della via: nei primi progetti fu proposto l'abbattimento, ma in seguito il Comune deliberò che la facciata della parrocchia arretrasse di otto metri. L'architetto Carlo Ceppi, che si era opposto all'iniziale progetto di demolizione della chiesa, provvide alla sua trasformazione. In occasione delle manifestazioni per il bicentenario e il tricentenario dell'assedio di Torino del 1706, via Pietro Micca ha ospitato i caroselli e le sfilate in costume. Inoltre, la via è teatro delle sfilate cittadine per la festa di San Giovanni con Gianduja e Giacometta. Alberto Massaia, Bruno Sarzotti, Aspetti giuridico-amministrativi ed urbanistico-architettonici della estensione della Legge di Napoli n. 2892 del 1885. Un caso singolare: via Pietro Micca a Torino, in "Bollettino Storico - bibliografico Subalpino", Primo semestre, 1991, pp. 115-171. Renzo Rossotti, Le Strade di Torino, pp.370-372, 1995, Newton Compton. Dove, Come, Quando - Guida di Torino '98-99, Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano, 1997 Torino nell'Ottocento e nel Novecento. Ampliamenti e trasformazioni entro la cerchia dei corsi napoleonici, a cura di Paolo Scarzella, Torino 1995, pp. 6-39. Costantino Gilodi ingegnere architetto a Torino e in Valsesia tra Eclettismo e Belle Epoque, a cura di Enrica Ballarè, Borgosesia, 2018. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Via Pietro Micca