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Casa dei Romagnano

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Casa Romagnano (TO)
Casa Romagnano (TO)

La Casa dei Romagnano (Cà dij Romagnan in piemontese) è un edificio storico di Torino. Risale al XIV secolo ed è appartenuta alla famiglia dei marchesi Romagnano. Di grande interesse documentario, è uno degli edifici abitati più antichi della città.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Casa dei Romagnano (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Casa dei Romagnano
Via Mercanti, Torino Centro

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Piemonte, Italia
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Casa Romagnano (TO)
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Luoghi vicini

Via Pietro Micca
Via Pietro Micca

Via Pietro Micca è una delle vie storiche del Centro storico di Torino. Ha inizio in piazza Castello e termina in piazza Solferino. Fu costruita nel periodo 1885-1897, in obliquo rispetto al reticolato viario, diventando così una delle prime vie a rompere la scacchiera tipica del Quadrilatero Romano; a causa del suo disegno fu soprannominata la Diagonale. La matrice architettonica della via è lo stile eclettico; fu intitolata a Pietro Micca, nome attribuito al soldato dell'esercito sabaudo ritenuto autore dell'esplosione in una delle gallerie che correvano sotto la Cittadella militare, provocata per impedire l'invasione delle truppe francesi durante l'assedio di Torino del 1706. Fu progettata nel 1885, tagliando in diagonale lo schema a pianta romana del centro cittadino, nel complesso di un più ampio intervento di risanamento che interessò una parte cospicua del Quadrilatero romano. Gli isolati tra piazza Castello e piazza Solferino, prima del 1885, erano ancora di impianto medievale, edificati senza alcuna normativa edilizia o urbanistica, il che rendeva difficile la circolazione e impediva un ricircolo regolare di aria e il passaggio di luce: le condizioni igieniche non erano, quindi, delle migliori. Il consiglio comunale, su particolare impulso di Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, già nel 1876 aveva proposto uno sventramento diagonale, concretizzatosi l'anno successivo in un piano degli ingegneri Petrino, Boella e Reycend, poi ripreso (1881-1882) da Giuseppe Tonta. Contemporaneamente fu istituita una Commissione e il 9 gennaio 1882 furono designati dal sindaco, conte Luigi Ferraris, come membri, i consiglieri Alessandro Antonelli, Bollati, Ernesto Balbo Bertone di Sambuy, Carlo Ceppi, Desiderato Chiaves, Favale, Amedeo Peyron e Rossi. Mentre la Commissione fissava alcuni orientamenti di massima, veniva costituita al suo interno una Sottocommissione, composta da Carlo Ceppi, Giovanni Battista Ferrante e Giacomo Soldati, incaricata di studiare il piano di risanamento. Frutto delle numerose riunioni della Sottocommissione fu una complessa ed articolata relazione che venne esposta da Ferrante alla Commissione nel corso della riunione del 17 gennaio 1884. La relazione affrontava innanzitutto le questioni relative all'opportunità di aprire vie diagonali o curvilinee ed alla necessità di nuovi portici o passaggi coperti. La Sottocommissione rispondeva in modo affermativo a tali quesiti preliminari. Si riteneva che le vie diagonali avessero il pregio di accorciare le distanze di percorrenza fra due punti distinti della città e che vivacizzassero la monotonia di un impianto urbanistico rigorosamente a scacchiera; inoltre si stimava che i residui di aree risultanti dal taglio diagonale delle vie, anche se troppo esigui per l'edificazione, potessero essere destinati alla sistemazione di aiuole, chioschi e simili; la planimetria degli appartamenti - si precisava ancora - non ne avrebbe risentito, purché si avesse avuto l'accortezza di «riportare lo sbieco» su scale, stanzini di passaggio, anditi. Analoghe considerazioni erano svolte a favore delle vie curvilinee. Riguardo ai portici, o in alternativa alle gallerie vetrate, la Sottocommissione esprimeva parere favorevole, ritenendo che il vantaggio che offrivano nelle giornate di pioggia e neve e l'alto reddito fornito dai negozi che ivi si affacciavano avrebbero compensato i loro difetti di costo e di imperfetta illuminazione. Permasero comunque dubbi nella Commissione sull'effettiva utilità della diagonale, ma non sulla necessità di effettuare il risanamento attraverso demolizioni e ricostruzioni, vero oggetto degli interventi. I tagli progettati furono estesi a tutto il centro, con priorità al rione San Tommaso e presso la via IV Marzo. Al momento dell'approvazione del primo lotto, a novembre del 1884, non era ancora compresa la via diagonale. Dopo una serie di vicende burocratiche riguardo alle espropriazioni e all'approvazione dei progetti, il Comune di Torino diede il via libera ad una serie di interventi - classificati in tre categorie secondo l'ordine d'importanza - che interessavano il centro della città. Via Pietro Micca apparteneva solo in parte (testate) alla prima categoria. Poco dopo, il 15 gennaio 1885, fu approvata dallo Stato italiano la cosiddetta "Legge per Napoli", che permetteva l'accesso ad agevolazioni per il risanamento dei centri antichi degradati anche ad altri Comuni e stabiliva parametri economici unitari per gli esproprii. Torino aderì immediatamente e presentò appena tre giorni dopo i progetti, con la diagonale considerata di seconda categoria. Il 13 marzo 1885, il Consiglio comunale approvava la costruzione dei due isolati estremi della diagonale, stabilendone di fatto l'esecuzione. L'insieme delle opere, ormai definito, si concretizzò in un nuovo piano, denominato "piano Velasco" dal nome dell'ingegnere capo della Città. Sorsero allora vivaci proteste da parte dei commercianti e possidenti del centro, con il fine non celato di alzare le quote degli esproprii; con la mancata applicazione dei parametri della Legge per Napoli a favore di una stima sui prezzi medi delle aree interessate, le proteste furono superate e i lavori poterono iniziare nel 1886 con le testate della via, dopodiché si procedette alla costruzione delle parti centrali, escluse dalla Legge per Napoli perché considerate di seconda categoria. Per l'edificazione furono fatti accordi fra Città e privati costruttori, fra i quali spiccarono i Maggia ed i Delleani. In mancanza di un accordo, sarebbe stata la Città stessa a costruire a sue spese. Il primo lotto, su piazza Castello, fu edificato dalla Città nel 1891 e venduto poco dopo a Maggia.Via Pietro Micca fu aperta al pubblico nel maggio del 1897. Costò alla Città 6.774.600 lire. Il processo di risanamento del vecchio quadrilatero romano continuò tuttavia fino agli anni '30 del Novecento, nelle vie adiacenti, portando il segno dell'evoluzione dell'architettura, dal Liberty al Novecento. I palazzi e, in particolare, i porticati del lato settentrionale della via, furono finanziati e destinati a residenze di lusso e negozi. Architetti furono Carlo Ceppi, Silvio Scacchetti, Giuseppe Tonta e Costantino Gilodi; questi ultimi furono autori delle palazzate con testata su piazza Castello e piazza Solferino. Il Palazzo Fiorina, concepito nel 1860 e finanziato dalla ricca famiglia Fiorina, è la naturale terminazione occidentale della via, all'incrocio con via Botero e la parte settentrionale di piazza Solferino; si tratta di un condominio rossiccio a tre piani, con ricche decorazioni tra il liberty e il tardo-barocco, più elegantissimi porticati con capitelli neoclassici. Fu sede dell'hotel omonimo, mentre sotto i portici nacque la storica libreria "Slavia", a cura di Alfredo Polledro, poi rinominata "Petrini" nel 1872 e sede d'incontri di illustri letterati, come Edmondo De Amicis, Zino Zini e Piero Gobetti, oggi diventata Torre di Abele. All'angolo con via Botero, storico fu il bar-birreria "Voigt" (oggi Norman bar), dove fu costituita, nel 1906, la squadra del Torino Football Club. Poco più in là, al numero 10 di via Pietro Micca, abitò, nei suoi ultimi anni, lo scrittore De Amicis. Sul lato opposto, i bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero un palazzo neobarocco di Gilodi, poi rimpiazzato dall'attuale Torre Solferino, all'incrocio con piazza Solferino. A Carlo Ceppi si deve la progettazione del Palazzo Bellia, che si trova alla confluenza con il lato settentrionale di via San Tommaso, uno dei più begli esempi di architettura dell'eclettismo a Torino. Nel cantiere furono utilizzate per la prima volta a Torino travi in calcestruzzo armato (1894-95). La chiesa di San Tommaso, antecedente (1584) alla creazione della via, possedeva, prima del 1886, una pianta a croce latina, il che la rendeva ostacolo alla realizzazione della via: nei primi progetti fu proposto l'abbattimento, ma in seguito il Comune deliberò che la facciata della parrocchia arretrasse di otto metri. L'architetto Carlo Ceppi, che si era opposto all'iniziale progetto di demolizione della chiesa, provvide alla sua trasformazione. In occasione delle manifestazioni per il bicentenario e il tricentenario dell'assedio di Torino del 1706, via Pietro Micca ha ospitato i caroselli e le sfilate in costume. Inoltre, la via è teatro delle sfilate cittadine per la festa di San Giovanni con Gianduja e Giacometta. Alberto Massaia, Bruno Sarzotti, Aspetti giuridico-amministrativi ed urbanistico-architettonici della estensione della Legge di Napoli n. 2892 del 1885. Un caso singolare: via Pietro Micca a Torino, in "Bollettino Storico - bibliografico Subalpino", Primo semestre, 1991, pp. 115-171. Renzo Rossotti, Le Strade di Torino, pp.370-372, 1995, Newton Compton. Dove, Come, Quando - Guida di Torino '98-99, Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano, 1997 Torino nell'Ottocento e nel Novecento. Ampliamenti e trasformazioni entro la cerchia dei corsi napoleonici, a cura di Paolo Scarzella, Torino 1995, pp. 6-39. Costantino Gilodi ingegnere architetto a Torino e in Valsesia tra Eclettismo e Belle Epoque, a cura di Enrica Ballarè, Borgosesia, 2018. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Via Pietro Micca

Chiesa di San Tommaso (Torino)
Chiesa di San Tommaso (Torino)

La chiesa di San Tommaso apostolo è un luogo di culto cattolico di Torino, situato nel cuore del suo centro storico, all'incrocio tra Via Pietro Micca, Via San Tommaso e Via Monte di Pietà. La chiesa è uno degli edifici di culto più antichi della città. Eretta probabilmente nell'XI secolo, viene menzionata per la prima volta in documenti del 1115, e nel 1351 il rettore era Pietro Della Rovere. Attorniata da tre piccoli cimiteri, si trovava tra quelle che erano al tempo la 'via dei due boui' e la 'via della barra di ferro'. Crollò e venne ricostruita una prima volta nel 1447, poi a partire dal 1584, poiché da quasi cent'anni risultava inagibile. I Frati Minori Osservanti, che avevano perso la parrocchia di Santa Maria degli Angeli nel 1536 e si erano sistemati a San Tommaso nel 1542, rilevarono la cura della parrocchia nel 1575. Il 9 Luglio 1545 papa Papa Paolo III aveva emesso una bolla che definiva la convenzione tra i Frati ed il canonico Buschetti. I Frati presero ufficialmente possesso della parrocchia il 18 Agosto 1576. Nel 1584 avviarono la ricostruzione del nuovo edificio e la prima pietra fu posato il 19 giugno da Carlo Emanuele I di Savoia. L'edificio venne consacrato l'8 maggio 1621, ma nel 1698 fu danneggiato da uno scoppio in una vicina polveriera. Nel 1703 il cantiere fu affidato ad Agostino Rama, che iniziò la costruzione della cupola, rivestita in piombo nel 1831. Il convento fu soppresso nel 1801 dal governo napoleonico e poi dopo il ritorno dei Savoia, restaurato ed ingrandito fino ad occupare un intero isolato ed ospitare circa cento frati. Il convento fu poi soppresso definitivamente con la Legge Rattazzi Alla fine dell'Ottocento, dovendo costruire la nuova diagonale di Via Pietro Micca, il comune di Torino decretò la soppressione della chiesa e la sua distruzione, poiché situata al centro del tracciato della strada. L'edificio si salvò per volere dell'architetto Carlo Ceppi, che stava progettando il tracciato della nuova arteria: nel 1895 la navata venne demolita e, su modello della Basilica di Santa Maria della Salute di Venezia, costruito il nuovo avancorpo. La pianta passò così da croce latina a croce greca, e sulla nuova facciata ricurva furono collocate le statue di San Francesco e Sant'Antonio, rimosse dalla facciata precedente. I lavori terminarono nel 1897. Dell'antica chiesa, dopo la ricostruzione, rimangono l'abside, il transetto, il campanile e l'altare. Chiesa molto amata dai torinesi, venne visitata assiduamente dai grandi santi sociali di Torino, come San Giuseppe Benedetto Cottolengo e San Giuseppe Cafasso. Parrocchiani furono i servi di Dio fra Leopoldo Musso e Angela Catterina Lucia Bocchino e Paolo Pio Perazzo, le cui spoglie riposano nella chiesa. Nel 2013 la parrocchia fu soppressa e la chiesa annessa al Duomo di Torino. L'avancorpo della chiesa, costruito nel 1895 su progetto dell'architetto torinese Carlo Ceppi in sostituzione della demolita navata, è semicircolare con deambulatorio. All'esterno, è caratterizzato, nella parte inferiore, dal portale, situato al centro, con ricca cornice e frontone in marmo e, in quella superiore, da tre finestre ellittiche intervallate da volute sormontate da guglie barocche. La cupola, posta immediatamente oltre l'avancorpo, possiede sia il tamburo, con finestre circolari, sia la lanterna, sormontata da una croce in ferro. Alla sua destra, il campanile. L'interno della chiesa, interamente affrescato, è costituito dalla crociera coperta dalla cupola, intorno alla quale vi sono i due bracci del transetto, ognuno costituito da una campata a pianta quadrata coperta con volta a botte lunettata, dall'abside semicircolare e dall'avancorpo, anch'esso semicircolare, intorno al quale corre il deambulatorio. Le cappelle ai lati dell'altar maggiore sono opera dell'architetto messinese Francesco Martinez, pronipote di Filippo Juvarra. L'altare maggiore fu rinnovato nel 1838 utilizzando i marmi del precedente altare seicentesco. Il pulpito fu realizzato in legno di noce dall'ebanista Carlo Maria Ugliengo nel 1724. Sulla cantoria in controfacciata, si trova l'organo a canne, costruito nel 1889 da Carlo Vegezzi-Bossi riutilizzando la cassa e parte del materiale fonico del precedente organo Serassi. Lo strumento, racchiuso entro una cassa sobriamente decorata con dorature, con mostra composta da 33 canne di principale disposte in cuspide unica, possiede due consolle, entrambe con due tastiere di 58 note ciascuna e pedaliera di 30 note: una in cantoria, a trasmissione pneumatica, con pedaliera dritta; una nei pressi del presbiterio, a trasmissione elettrica, con pedaliera concava. Ferrero Giuseppe, Sotto il campanile di san Tommaso Apostolo in Torino, 2000, Torino. Arcidiocesi di Torino San Tommaso apostolo Barocco piemontese Via Pietro Micca Edifici di culto in Torino Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Tommaso Scheda della chiesa sul sito visitatorino.com, su visitatorino.com. URL consultato il 15 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2012). L'organo a canne (PDF), su vegezzi-bossi.com. URL consultato il 15 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).

Palazzo Bellia
Palazzo Bellia

Palazzo Bellia è un caratteristico edificio storico del Centro di Torino, prossimo a Piazza Castello. Rappresenta l'emblema di una prima sperimentazione che, da un'impostazione ancora evidentemente eclettica, lascia trasparire primi stilemi Liberty e, insieme ad opere successive (Villa Scott, Casa Fenoglio-La Fleur, Villino Raby), rappresenta uno dei massimi esempi torinesi di questo periodo. L'area urbana su cui sorge l'edificio fu inserita nel piano regolatore che, tra il 1885 e il 1915, nel contesto di riqualificazione dell'"Isolato San Lazzaro", portò a demolire parte della vecchia e malsana "Contrada delle Quattro Pietre", tradizionalmente correlata al degrado delle aree intorno a via Barbaroux. L'edificio fu terminato nel 1898, dopo sei anni di lavori e prese il nome dall'impresa edile Bellia che lo realizzò. Realizzato su progetto di Carlo Ceppi a seguito dello sventramento di fine Ottocento, il "Palazzo Bellia" sorse in asse con la nuova «via Diagonale», che in seguito venne rinominata via Pietro Micca. Tecnicamente all'avanguardia, fu il primo edificio civile torinese ad applicare il Systéme Hennebique per l'utilizzo del calcestruzzo armato per i solai realizzati a cura dell'impresa di G. A. Porcheddu e, stilisticamente, anticipò i temi fitomorfi e le sinuosità dello stile liberty che stava nascendo in Europa, ma che si affermò pienamente a Torino soltanto un lustro più tardi. L'edificio presenta un largo uso di decorazioni in litocemento e si inserisce armonicamente nel contesto urbano della nuova arteria centrale di via Pietro Micca, garantendo anch'esso la continuità dei portici analogamente agli edifici attigui. L'ampio portico sottostante presenta archi trilobati sostenuti da colonne con capitelli antropomorfi. Il piano stradale ospita locali commerciali sormontati dal mezzanino e il prospetto principale affacciato su via Pietro Micca presenta decori floreali, finestre ad arco e bow-windows inseriti in quattro slanciate torrette, due di cui angolari, dettaglio che ne fa uno degli edifici più caratteristici di via Pietro Micca. Il soffitto ligneo del portico presenta una fitta decorazione fitomorfa che contrasta con la pavimentazione di piastrelle quadrangolari in litocemento decorato e con il rivestimento in pietra bianca e nera dei passi carrabili. G.A. Porcheddu, Elenco dei lavori eseguiti in calcestruzzo armato, sistema Hennebique, dal 1895 a tutto il 1909, Torino, Società Porcheddu ing. G.A., 1909, ISBN non esistente. Vera Comoli Mandracci, collana Le città nella storia d'Italia, Laterza, Roma-Bari, 1983, ISBN non esistente. Paolo Scarzella (a cura di), Torino nell'Ottocento e nel Novecento. Ampliamenti e trasformazioni entro la cerchia dei corsi napoleonici, Celid, Torino, 1995, ISBN non esistente. Ville e palazzi di Torino Liberty Liberty a Torino Palazzo Priotti Casa Fenoglio-Lafleur Villa Scott Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Bellia

Palazzo della Banca Commerciale Italiana (Torino)
Palazzo della Banca Commerciale Italiana (Torino)

Il Palazzo della Banca Commerciale Italiana è un edificio storico di Torino che occupa l'angolo fra la via dell'Arsenale e la via Santa Teresa. Fu completato nel 1901 su progetto dell'ingegner architetto Angelo Santonè (1852-1908) come sede delle filiale torinese della Banca Commerciale Italiana. La via dell'Arsenale nasce nel 1659 quando Carlo Emanuele II ordina di trasferire le fonderie dei cannoni e le relative dipendenze dalla zona del Castello intorno alla strada che si prolungava oltre la via San Tommaso: il nuovo tratto prese quindi il nome di via dell'Arsenale. L'edificio viene poi sostituito sotto Carlo Emanuele III da una piccola cittadella militare dedicata alla produzione di armi il cui progetto viene approvato nel 1736. La via rimane chiusa da una cancellata di ferro che viene rimossa nel 1847; nonostante l'apertura la via rimane però isolata dal tessuto cittadino per molti anni e risulta occupata da residenze di famiglie aristocratiche a cui si aggiungono i primi palazzi degli istituti bancari (Banca Nazionale del Regno, 1858, poi Banca d'Italia dal 1893) e di imprese di servizi (Società Elettrica Alta Italia, Poste e Telegrafo, Società Italiana per il Gaz, Unione tipografica editrice). Si venne quindi a creare una sorta di quartiere finanziario esteso fino alla parallela via XX Settembre nel quale la Banca Commerciale Italiana (fondata a Milano nel 1894) decide di insediare la propria filiale torinese dopo avere rilevato nel 1897 il torinese Credito Industriale; gli spazi del Credito Industriale si rivelano però insufficienti e nel 1898 la direzione della Banca Commerciale procede quindi all'acquisto di due edifici di proprietà degli eredi Caramagna e di uno di proprietà dei marchesi Pallavicino Mossi al numero 9 di via Santa Teresa. Acquisiti i terreni, la proprietà della Banca affida all'architetto Angelo Santonè la progettazione di un unico edificio a tre piani fuori terra che prenderà il posto degli edifici che vengono demoliti. Santonè progetta un edificio a due ordini che mantiene la signorilità degli antichi palazzi gentilizi della zona e dispone l'ingresso principale a smusso sull'angolo delle due vie coronandolo con un balcone d'onore sorretto da due cariatidi opera dello scultore torinese Cesare Reduzzi (1857-1911). I due piani principali seguono l'ordine corinzio architravato e sono ricchi di colonne e lesene. Palazzo del Credito Italiano in Torino, in L'Architettura Italiana, Anno III, n. 6, Torino, C. Crudo & C., Marzo 1908, pp. 21-22. Commemorazione dell'Ingegnere-Architetto Angelo Santonè, in L'Architettura Italiana, Anno IV, n. 1, Torino, C. Crudo & C., Ottobre 1908, pp. 1-7. Grosso, Roberto, Via dell'Arsenale e la sede torinese della Banca Commerciale Italiana (PDF), n. 1, Milano, Banca commerciale italiana, 1995, pp. 1-7. Ville e palazzi di Torino Eclettismo (arte) Palazzo della Banca Commerciale Italiana (Messina) Palazzo della Banca Commerciale Italiana (Milano) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo della Banca Commerciale Italiana