place

Polaveno

Comuni della provincia di BresciaContestualizzare fonti - architetturaContestualizzare fonti - maggio 2021Pagine che utilizzano TimelinePagine con collegamenti non funzionanti
Pagine con mappeValtrompiaVoci con codice GNDVoci con codice VIAFVoci non biografiche con codici di controllo di autorità
San Giovanni
San Giovanni

Polàveno (Polàen in dialetto bresciano) è un comune italiano di 2 479 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. È un centro artigianale in un'area di valico tra la Val Trompia e il Lago d'Iseo. Il territorio comunale è costituito da un altopiano alquanto ondulato che si può raggiungere dalla Val Trompia e da Iseo con la strada provinciale 48 o da Gussago con la provinciale 10. Il capoluogo, Polaveno, è posizionato nella parte più eminente dell'altopiano, mentre le frazioni di Gombio e San Giovanni si collocano in due vallate minori attigue a quella principale che costituisce la Val Trompia, solcate da due torrenti, denominati rispettivamente Fosso di San Giovanni e Gombiera, quest'ultimo affluente del Mella. Al Passo dei Tre Termini è posto il confine con Iseo. Il territorio comunale va da un'altitudine minima di 360 m s.l.m. nella frazione di Gombio ad una massima di 1011 m s.l.m. La vegetazione dei boschi che circondano l'abitato è quella tipica della zona prealpina con abbondanza di castagni, querce, faggi e betulle. L'etimologia del nome Polaveno è ancora incerta, ma la più diffusa tradizione fa derivare il nome dal latino advenae Polae che significa "venuti da Pola", ipotesi che si rifà alla tradizione secondo la quale il paese sarebbe stato fondato da un gruppo di emigrati istriani che si fermarono nella zona per coltivare il terreno e allevare bestiame. Al nome di Polaveno si può anche attribuire un'altra origine, cioè quella di polis advenae ("venuti dalla città"), che in questo caso sarebbe Brescia. Secondo altre opinioni, il nome potrebbe essere derivato dall'unione dei termini pullus ("terreno") e labes ("frana"),traducibile con "terreno franoso/paludoso", come è parte del territorio di Polaveno, oppure rifarsi a Pola_Poi, da intendersi come "piccola sorgente" o "luogo dove si beve". L'etimologia del nome della frazione Gombio pare invece chiara. Il nome deriva con molta probabilità dal fatto che la valle è a forma di gomito e quindi il termine deriverebbe dal dialettale gombèt ("gomito"). In passato, Polaveno fu una giurisdizione autonoma, feudo dei conti Avogadro di Zanano che lo ebbero nel 1409 in regalo da Pandolfo III Malatesta. Con l'arrivo del governo della repubblica Veneta, dopo quello del Malatesta, gli Avogadro ottennero di scambiare questo feudo con quello, più ricco, di Lumezzane, così Polaveno tornò ad essere autonomo ed indipendente, cominciando ad appartenere alla quadra di Gussago. Il 23 febbraio 1676, in seguito ad una serie di morti per un male non meglio identificato, a Polaveno l'intera comunità decide di solennizzare con una festa la memoria del santo domenicano Pietro Martire se questo farà cessare l'epidemia. Il 7 aprile 1797 passa per Polaveno una colonna miliare francese diretta verso Zanano. Nel biennio 1813-1815 Polaveno registra una serie di malattie dovute a stenti, fame e fatiche. Nel 1859 Giuseppe Garibaldi passa per Polaveno, chiedendo al sindaco qualcosa da mangiare per i suoi volontari e carri per il trasporto dei viveri. Nel frattempo l'eroe è ospitato in una delle case della frazione Parrocchia. Tra il 1904 ed il 1910 emigrano da Polaveno per andare a lavorare in Svizzera 576 persone, portando a casa importanti somme di denaro. A proposito di questo il curato di Polaveno don Stefano Arici scrisse "se tutti i paesi che emigrano fossero come Polaveno in dieci anni la Svizzera sarebbe svaligiata." Nel 1911 un nuovo concerto di cinque campane viene acquistato per il campanile di S.Giovanni di Polaveno. Lo stemma è stato concesso con regio decreto del 1º maggio 1941. Il gonfalone è un drappo di azzurro. La chiesa parrocchiale, a singola navata, risale al XV secolo e sebbene le bellezze dell'architettura lombarda quattrocentesca siano state deturpate da altari barocchi e da successivi restauri compiuti nel 1639, esse ancora spiccano chiaramente nella cordonatura della volta. Sulla parete a destra sono stati scoperti alcuni affreschi votivi del Quattrocento e del Cinquecento, rappresentanti la Madonna, san Biagio Vescovo e san Pancrazio. Perimetralmente alla chiesa ci sono varie epigrafi del XVIII secolo, in ricordo dei parroci qui sepolti. La realizzazione della parte più antica dell'edificio risale al XVI secolo, con una collocazione in senso trasversale all'attuale. Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito innumerevoli interventi ed ampliamenti, a partire dalla costruzione dell'attuale battistero, avvenuta nel 1881 e quella della torre campanaria, aggiunta alla struttura iniziale soltanto nel 1911, anno in cui si provvedette anche al restauro dell'organo preesistente. Oggi si presenta come una struttura ad unica navata, con volta a botte, decorata e dipinta, con immagini che richiamano gli episodi più salienti relativi a San Giovanni Battista, risalenti alla prima metà del XX secolo. Lungo il perimetro della chiesa, si possono individuare cinque cappelle laterali. La prima sulla destra della navata contiene l'altare della Madonna del Rosario, con statua lignea della Beata Vergine e soasa dorata realizzate nel 1968. Ben più antiche sono la statua di San Rocco, compatrono della parrocchia, databile a fine '500, inizio '600, collocata nella seconda cappella sulla destra, la pala maggiore, raffigurante la Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e San Rocco, risalente al XVII secolo, la pala di San Luigi e quella di Sant'Antonio da Padova, che possono essere fatte risalire anch'esse a quel periodo. Collocata nella frazione più bassa del comune, risale al XVIII secolo e conserva un bellissimo altare marmoreo policromo ed una settecentesca statua lignea della Madonna dal volto dolcissimo. Il santuario di Santa Maria del Giogo è di notevole importanza, convento e ospizio dei monaci Benedettini dell'abbazia di Rodengo: essendo questo giogo uno dei passi più frequentati, tra la Val Camonica e Brescia i monaci avevano fondato un ospizio per il soccorso e la ristorazione dei viandanti. Di costruzione medioevale si colloca su un'altura che sovrasta la Val Trompia e il Lago di Iseo. Le recenti restaurazioni hanno permesso di portare alla luce gli affreschi sulle pareti interne, risalenti nel tempo, che erano stati coperti da interventi successivi. L'antica chiesa di San Martino sul monte, in località Prato, tra Polaveno ed Iseo è una costruzione dell'ordine cluniacense, caratterizzata da uno stile romanico tipicamente lombardo, fondata tra il 1080 e il 1100. Dapprima fu una dipendenza del monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa, presso Provaglio d'Iseo, poi fu unita alla Pieve di Iseo. Ora assai decadente, nel XVI secolo ospitava il culto di San Carpoforo come santo taumaturgo in opposizione al mal di testa; la sua devozione venne però vietata al tempo di San Carlo Borromeo poiché finiva in superstizione. Nell'ultimo periodo è stato creato un percorso che ricostruisce la storia della valle delle sorgenti dei lupi con cartelli che riportano gli ultimi avvistamenti, raccolgono storie, foto storiche, usanze e molte altre curiosità. Sul percorso inoltre sono state ricostruite trappole per i lupi ed un autentico poiàt che veniva usato per produrre carbone. La zona si trova alla fine della contrada Gremone e il sentiero collega la frazione di San Giovanni con quella di Gombio. Il tradizionale palio che si tiene una volta all'anno, in occasione della festa di Sant'Anna, compatrona della parrocchia di Polaveno, prevede una corsa delle oche che vengono incitate con una bacchetta dai loro padroni (ocaioli), senza che però essi le tocchino con le verghe, pena la squalifica. Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2014 la popolazione straniera residente era di 162 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Marocco 68 2,62% Romania 32 1,23% Pakistan 16 0,62% Ghana 14 0,54% Senegal 10 0,39% Albania 5 0,19% Nel comune di Polaveno sono presenti diverse associazioni di volontariato, tra le quali spiccano l'AVIS Polaveno - Brione, che fa riferimento all'AVIS di Gardone Val Trompia e il Soccorso Polaveno - Brione che svolge funzioni prettamente assistenziali. Per quanto riguarda le associazioni sportive radicate sul territorio, trovano spazio i gruppi C.S.I. San Giovanni - Gombio e il C.S.I. Polaveno, che raccolgono squadre che coprono tutte le fasce d'età e il Gruppo Sportivo Alpino (G.S.A.) San Giovanni, impegnato nella marcia alpina e che conta tra i suoi membri, marciatori che si sono distinti anche a livello nazionale. In ambito artistico-culturale si possono individuare il Gruppo Storia Locale e il Gruppo Teatrale dell'Oratorio di San Giovanni, composto da ragazzi under 30 che propone commedie dialettali, per non dimenticare l'antica tradizione; nonché il Corpo Bandistico "Medaglia d'Oro Peli Paolo" intitolato al compaesano (Peli Paolo) che si distinse per il suo comportamento eroico durante la I Guerra Mondiale, cadendo sotto i colpi nemici nell'adempimento del suo dovere, il 25 ottobre 1917 al passo di Zagradan. La banda musicale fu fondata nel 1932 per volontà del parroco dell'epoca della frazione San Giovanni e contava soli 13 membri. Oggi, i componenti sono circa una quarantina, di diverse età e la composizione strumentale è varia. Sul territorio sono presenti diversi tipi di attività artigianali ed industriali. L'attività agricola è ristretta alla silvicultura, a pascoli e ad allevamenti. Le elezioni amministrative del 25 maggio 2014 hanno riconfermato alla carica di sindaco Fabio Ottavio Peli, rappresentante della Lista Civica "Avanti coi fatti", coalizione di Lega Nord e Forza Italia, che ricopre, quindi, il suo terzo incarico consecutivo, legittimo ai sensi della L. n. 56 del 7 aprile 2014 ("legge Delrio") che riconosce la possibilità di ricoprire un terzo mandato ai sindaci di comuni al di sotto dei 3 000 abitanti. Da maggio 2019 l esito delle amministrative hanno eletto alla carica di Sindaca Valentina Boniotti, rappresentante della lista civica. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Polaveno Sito ufficiale, su comune.polaveno.bs.it. Polàveno, su sapere.it, De Agostini.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Polaveno (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Polaveno
Via Francesco Petrarca, Comunità montana della valle Trompia

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: PolavenoContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.66697 ° E 10.131397 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Via Francesco Petrarca
25060 Comunità montana della valle Trompia
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

San Giovanni
San Giovanni
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Brione (Italia)
Brione (Italia)

Brione (Breó o Briù in dialetto bresciano) è un comune italiano di 748 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Il comune di Brione si trova nell'area geografica della Val Trompia, nonostante, come anche il comune di Polaveno, sia abbastanza defilato rispetto alla direttrice principale della valle. Si colloca su un'altura che sovrasta la zona della Franciacorta, confinando con comuni di quell'area quali Gussago e Ome. Il comune confina, poi, con i comuni valtrumplini Sarezzo, Villa Carcina e Polaveno. Il territorio del comune risulta compreso tra i 320 e i 1.035 metri sul livello del mare. L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 715 metri. Le prime notizie su Brione risalgono al XIV secolo, come area territoriale rientrante tra i possedimenti dell'abbazia di Leno. Nel corso dei secoli è passato da diverse circoscrizioni, alternandosi tra i territori della Franciacorta e quelli della Val Trompia. È stato, infatti, parte della quadra di Gussago durante il periodo della Repubblica di Venezia - comune al quale è persino stato accorpato nel corso del XIX secolo per l'esiguità del numero di abitanti - ma anche del cantone del Mella. Dopo un lungo periodo di nuova autonomia, nel periodo fascista e durante la seconda guerra mondiale è stato nuovamente oggetto di accorpamento ad un altro comune franciacortino, Ome. Nel periodo post-bellico è tornato autonomo. Oggi, dopo un significativo incremento negli anni '90 del XX secolo, conta circa 716 abitanti, e rientra nell'area della Val Trompia. Lo stemma adottato dal Comune di Brione si blasona: Le cime richiamano l'antica denominazione di Monte Brioni e le tre stelle rappresentano il capoluogo con le principali frazioni comunali. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Chiesa Parrocchiale di San Zenone, realizzata nel 1603 a partire da una costruzione preesistenze risalente al XIV secolo. Chiesa di San Giuseppe, sita in località Barche, risale al 1734. Chiesa del Patrocinio della Beata Vergine, sita in località Aquilini, risale al 1779. Cappella di San Rocco, sita in località Magnoli, risale al 1796. Chiesa di Vesalla, sita nell'omonima frazione che si trova ad un'altitudine di 813 m s.l.m., ristrutturata nel 1923. Palazzo Bailo, edificio cinquecentesco di particolare valore storico, sito nella frazione di Vesalla, appartenente in passato all'omonima famiglia saretina, nota per la produzione armiera per la Repubblica di Venezia. La collocazione è in una posizione particolarmente panoramica che sovrasta la Val Trompia. Si presenta in uno stato di degrado ed abbandono a causa di furti ed atti vandalici, tra cui in incendio che ha portato alla distruzione di buona parte dell'edificio, in seguito alla morte dell'ultimo dei suoi abitanti e gestori, vittima di un omicidio avvenuto nell'anno 2004. Già per la sua collocazione, di particolare piacevolezza sono i panorami che si possono godere dal centro del paese, che si trova in una posizione che sovrasta la pianura bresciana e permette quindi di godere di una vista peculiare sull'area dalla Franciacorta fino all'Appennino tosco-emiliano. Di particolare interesse è anche la frazione di Vesalla, nella quale risiedono oggi una quindicina di persone. Dal centro della frazione dove si trovano parecchi edifici datati, si sviluppano diversi sentieri immersi nella natura verso Pizzo Cornacchia - Sella dell'Oca - Quarone, da dove, si può ammirare dall'alto la Val Trompia sino anche al Lago d'Iseo. Il percorso rientra nell'itinerario de "Il sentiero delle 3V - 3 Valli Bresciane". Abitanti censiti L'economia è sostanzialmente legata alle tradizionali attività agricole, in particolare Brione si è sempre caratterizzato per la sua particolare disposizione, favorevole all'attività venatoria; negli ultimi anni si è prestata particolare attenzione alla ristorazione e al rilancio della coltivazione degli alberi da frutto. Brione (Borgo Chiese) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Brione Sito ufficiale, su comune.brione.bs.it.

Gardone Val Trompia
Gardone Val Trompia

Gardone Val Trompia (Gardù de Altrompia in dialetto bresciano) è un comune italiano di 11 369 abitanti della provincia di Brescia, nella media Val Trompia, in Lombardia. Nel 1927 al comune di Gardone Val Trompia vennero aggregati i comuni di Inzino e Magno, attualmente frazioni. Il comune di Gardone Val Trompia confina a Nord con il comune di Marcheno, a Sud con i comuni di Sarezzo e Polaveno e a Ovest con i comuni di Marone e Sale Marasino. Il territorio ha una superficie di 26 km². Esso è costituito da un andamento da Nord a Sud costituente il fondo valle, al centro del quale scorre il fiume Mella che bagna Gardone Val Trompia e la frazione di Inzino. A Est e Ovest l'andamento del territorio è montuoso con quote che raggiungono e superano i 1000 metri di altitudine. Infatti il territorio del Comune di Gardone Val Trompia è caratterizzato, per la maggiore sua estensione, dalla media montagna che culmina con i 1391 metri di altitudine della Punta Almana e che si estende con le valli tributarie sino ai versanti sud del Monte Guglielmo. Le due valli secondarie, la valle di Gardone e la Valle di Inzino o Rendena sono percorse rispettivamente dai torrenti Tronto e Re. Altitudine di Gardone e frazioni Gardone Val Trompia 332 m s.l.m. Inzino 340 m s.l.m. Magno 615 m s.l.m. Il clima di Gardone Val Trompia rispecchia quello del nord Italia, in particolar modo quello bresciano, caratterizzato da inverni freddi con abbondanti nevicate nelle montagne limitrofe, e da estati abbastanza calde. Nel 1528 la popolazione gardonese, liberata da una funesta pestilenza per intercessione di san Pantaleone, medico e martire di Nicomedia, fa voto di celebrare ogni anno in forma solenne la sua festa. L'incremento della popolazione del Comune di Gardone Valtrompia costituisce una delle ragioni che inducono i gardonesi a chiedere con insistenza la separazione dalla pieve matrice di S. Giorgio di Inzino. Il 25 gennaio del 1543 Antonio, cardinale di Santa Sabina, a nome del papa Paolo III Farnese, accoglie le istanze dei gardonesi e concede la separazione dalla pieve di Inzino. Verso la metà del '500 gli influssi della Riforma luterana si fanno sentire a Gardone, trovando terreno fertile tra quella gente ritenuta dura, ma non priva di cultura. Gli eretici gardonesi manifestano tendenze protestantistiche, ma non riescono a maturare ardite speculazioni dottrinali, tuttavia raccolgono una certa simpatia e seguito. Nella relazione del settembre 1553 al Senato veneto il podestà Catarin Zen si lamenta scrivendo che tutti portano archibusi, et quelli de Gardon fra gli altri non si contentano di uno, ma fino le femine ne portano doi uno in mano l'altro alla centura da roda, sonno mala generation, presuntuosi, lutherani. Il 14 settembre 1554 il nunzio scrive a Roma che la Signoria di Venezia vuole che si mandi a Gardone un buon e catholico predicatore per ricuperare quell'anime delle quali molte sono contaminate. Nasce a Gardone la vicenda criminale del famoso bandito Girolamo Bergomi detto "Feraglio", capo della banda "Feraij", che dal 1610 al 1628 terrorizzò la Val Trompia con assassini, estorsioni e rapine. Dopo un periodo di tranquillità, probabilmente dovuto alla morte di Girolamo Bergomi, nel 1636 la banda Feraij torna in attività capeggiata dal figlio di Girolamo, Alfonso Bergomi, che supererà in crimini e spietatezza le gesta del padre, fino al 1648, quando a seguito di un accordo con le autorità veneziane la banda otterrà l'indulgenza plenaria in cambio del servizio militare in Istria e Dalmazia. La peste del 1630 si porterà via un terzo degli abitanti di Gardone, 500 tra uomini, donne e bambini. Nel 1649 si aprirà una faida tra le famiglie Cominassi e Calliani, che dividerà Gardone di sopra e di sotto. L'epilogo due anni più tardi, quando Lazzarino Cominassi e Pietro Calliani finiranno sul patibolo. L'esecuzione non risolverà però la situazione e nel giugno del 1679 a Gardone viene proibito di far festini pubblici e l'andare a caccia e tener cani a questo oggetto, ovvero attività che comportassero assembramenti di persone ed uso di armi da fuoco, mentre vi sono truppe di ladri che inondano il territorio. A partire dagli anni '70, si scontrarono a Gardone le due fazioni dei Rampinelli e dei Chinelli. Nel 1794 Pietro De Lama in visita presso la Valtrompia descrive Gardone come domicilio di Ciclopi. Il perché è subito chiaro nell'oggetto della successiva descrizione delle fucine, in cui unico si è il lavoro dei fabbri. Sono tutte situate sulla Mella, le acque di cui danno moto alle macchine necessarie alla fabbricazione e seco rotolano dai monti le pietre che stritolate servono di opportuno fondente al ferro. Ecco l'ordine da me tenuto nel visitarle. Rimane ammirato da questo borgo popolato d'armaruoli occupati ad incassare fucili e di donne che ripuliscono colle grosse lime triangolari indicatevi, levigano collo smeriglio e bruniscono con la spontilla le canne. Nel 1797 le truppe napoleoniche arrivano a Brescia e vi instaurano la Repubblica bresciana, a discapito del governo veneto. La Valtrompia insorge ed a guidare gli insorti valtrumplini in battaglia è don Antonio Ussoli, curato di Gardone, con il crocifisso in una mano e una grossa pistola nell'altra come a crociata predicava guerra santa contro i rivoluzionari. I valligiani sono tutt'altro che un'armata brancaleone e, anzi, alle porte di Carcina hanno anche piazzato quattro cannoni presi da casa Bailo, azionati da Piero e Francesco Guerini, due fratelli gardonesi. Nonostante ciò le forze valtrumpline vengono sconfitte ed il 10 aprile Gardone sventola bandiera bianca ed assiste all'ingresso delle truppe francesi. Il 27 aprile Gardone è investita dall'armata fedele a S.Marco che respinge i franco-bresciani fino a Sarezzo. I francesi contrattaccano distruggendo Brozzo. La Valtrompia si arrende. Viene istituito il "Dipartimento del Mella", costituito da due distretti. Il primo distretto è quello di Bovegno, che raduna i paesi dell'alta valle, il secondo è quello di Gardone, che raggruppa le comunità della media e bassa valle. Per Gardone questa promozione è un premio per la fedeltà a Napoleone nei giorni della rivolta del 1797. Durante la prima guerra d'indipendenza, nel 1848 a Gardone si raccolgono armi per i soldati pontifici che attraversano la valle per andare a Bagolino. Don Francesco Beretta di Gardone con il chimico e tecnico dei fucili Antonio Franzini fornisce armamento ad un centinaio di volontari. Il 16 agosto gli Austriaci entrano in Brescia: i gardonesi Matteo Cabona, Angelo Franzini, Rocco Bertarini, Angelo Gatti e Giuseppe Fappani sono fucilati in castello, mentre Bortolo Cominassi e Giuseppe Cortesi riescono a salvarsi in seguito ad una fuga provvidenziale dalla stessa fortezza. Il 14 agosto 1850 si verificò quella che potrebbe essere la più grave inondazione della storia triumplina, causando centinaia di morti e distruggendo case e fucine in tutta la valle. Nel 1882 viene ultimato a Gardone il tram per Brescia e nel 1890 viene messa la luce elettrica. Nel 1890 viene aperto il primo asilo di Gardone. Nel 1903 viene installato a Gardone il telegrafo senza fili (telefono). Nel 1914 i socialisti conquistano la maggioranza nelle elezioni del comune di Gardone, con il loro leader Angelo Franzini, sindaco nel biennio 1914-1915, mandato al confino il 18 luglio 1915 a causa della posizione antimilitaristica assunta dal partito socialista allo scoppio della Grande Guerra. Negli anni della frenesia produttiva novecentesca, l'intera comunità gardonese pare trasformarsi in una sola grande fabbrica; diventa un paese che si intesse di una lunga serie di opere sociali ed assistenziali in grado di accompagnare ogni stadio della vita nel nuovo panorama urbano; un comune che raddoppia i suoi abitanti nel primo mezzo XX secolo. Nel 1930 viene inaugurato il nuovo stadio intitolato a Enrico Redaelli. Il campo sarà reso inagibile dalla piena del Mella del 1939. Nel novembre 1928 la Presidenza del Consiglio dei Ministri scrisse che il Duce avrebbe proposto al Re la concessione del seguente stemma: Verrà concesso con regio decreto del 6 dicembre dello stesso anno. Si tratta, com'è evidente, di iconografia riferibile alla solida e antica tradizione armiera del centro triumplino. Il gonfalone civico fu concesso con regio decreto del 10 settembre 1936 ed è costituito da un drappo di azzurro. Il 17 settembre 2001 a Gardone Val Trompia è stato conferito il titolo di città, assegnato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in virtù della sua importanza storica e civica. Dal 2002 infatti allo stemma di Gardone Val Trompia è stata aggiunta la corona muraria dorata con cinque torri che rappresenta il titolo di città. Gardone Val Trompia è stata dichiarata Città con il decreto del 17 settembre 2001 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Gardone Val Trompia: Basilica di Santa Maria degli Angeli; Chiesa parrocchiale San Marco Evangelista; Chiesa San Carlo Borromeo; Chiesa di San Rocco - Santuario della Madonna del popolo. Inzino: Chiesa parrocchiale di San Giorgio; Santuario del S. nome di Maria "Madonna del castello". Magno: Chiesa parrocchiale di San Martino; Chiesa Maria Madre della vita; Santuario di San Bartolomeo. Casa Gotica; Palazzo della Loggetta; Palazzina (o castellino) di Anveno; Palazzo Chinelli (attuale sede del municipio); Ponte Medievale (o romanico); Villa Mutti Bernardelli (attuale sede della biblioteca comunale e del Museo delle Armi); Villa Beccalossi-Buizza; Villa Beretta (sede degli uffici della Fabbrica d'Armi Pietro Beretta). Monumento a Giuseppe Zanardelli: la statua dello statista, fusa in bronzo è realizzata, a grandezza naturale, dallo scultore Salvatore Buemi e collocata su un alto basamento, in pietra di Rezzato e Collio, progettato dall'ing. Giovanni Carminati. Le colonne e le catene metalliche di delimitazione sono fuse e offerte dalla ditta Glisenti di Villa Carcina. Sul basamento è applicata una lapide che reca la seguente scritta: "A Giuseppe Zanardelli la Valle Trompia 1911". Medaglioni di Giuseppe Garibaldi: ci sono due medaglioni di Giuseppe Garibaldi. Il primo, realizzato in terracotta, è appeso sulla parete destra nella sala del Consiglio comunale, nel palazzo municipale. Il secondo medaglione, fuso in bronzo, è applicato ad una lapide visibile su un'abitazione privata che si affaccia sulla piazza Garibaldi. È stato realizzato nel 1911 utilizzando quanto era avanzato dalla cifra raccolta per erigere il monumento a Zanardelli. Monumento alla libertà e alla pace: la scultura si compone di tre formelle di bronzo accostate che svolgono il tema. Nella prima formella l'albero rinsecchito e la larva umana dietro la grata significano la condizione di servitù spirituale e di oppressione morale e fisica che umilia l'uomo quando è soffocata la libertà. La lotta partigiana efficacemente richiamata nella formella centrale, è mezzo per il qual si è riscattata la libertà. L'abbraccio fraterno degli uomini, presentano nella terza sezione di questa scultura l'universale anelito umano alla concordia e alla pace. Monumento al marinaio: è collocato nel piazzale centrale dei portici Beretta. La scultura, in bronzo, è opera di Francesco Medici da Ome ed è stata inaugurata il 12 giugno 1983. Un basamento in porfido reca incisi i nomi dei marinai gardonesi caduti nell'ultimo conflitto mondiale. Da questo sporgono parzialmente un'ancora e la bocca di un cannone, che, quale relitto che le onde rimandano verso la terraferma, rappresenta un severo ammonimento rivolto a ogni uomo perché rifiuti la guerra. Al centro del basamento innalza un'onda sulla quale poggia un gabbiano con un'ala drizzata verso il cielo. Monumenti e busti Beretta: al centro di un giardinetto che sorge a lato della via dedicata all'imprenditore gardonese, sorge il monumento a Pietro Beretta costituito da un busto bronzeo opera dell'affermato scultore bresciano Claudio Botta, collocato su un basamento marmoreo che reca la seguente dedica: "A Pietro Beretta la gente di Gardone - collaboratori e amici- XXIX-VI-MCMLIX". L'industriale è ancora effigiato da Angelo Righetti in un medaglione in bronzo posto nel 1960 nella sede del Banco nazionale di prova per le armi da fuoco portatili e per le munizioni commerciali che ospita un altro medaglione bronzeo con l'effigie di Carlo Beretta, figlio di Pietro, posta nel 1986. Altorilievo della maternità: si trova nell'atrio dell'Ospedale vecchio di zona. Il pannello si deve allo scultore Tommaso Lazzari di Grosseto che lo esegue nel 1972. Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 1 864 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Pakistan 390 3,27% Marocco 238 1,99% Burkina Faso 195 1,63% Senegal 165 1,38% Albania 158 1,32% Romania 127 1,06% Il presidio ospedaliero di Gardone Val Trompia è accorpato con gli Spedali Civili di Brescia dal 1º gennaio 1998. Rappresenta una struttura sanitaria importante per gli abitanti della valle in quanto è l'unica struttura a erogare prestazioni sanitarie nel territorio valtrumplino. La città di Gardone Val Trompia è attraversata dalla strada provinciale 345 delle Tre Valli che collega l'intera Val Trompia. La stessa fu interessata, fra il 1882 e il 1954 dalla presenza del binario della tranvia della Val Trompia, la quale aveva a Gardone una delle principali stazioni, nonché due fermate in località Inzino a servizio della stessa e della locale fabbrica d'armi. Gardone Val Trompia come gli altri comuni della valle è servita da trasporto interurbano gestito da SIA Autoservizi (Trasporti Brescia Nord). La frazione di Magno, invece, è collegata al capoluogo tramite un servizio di trasporti privato. Raccolte dell'istituto tecnico G. Zanardelli: collezione di strumenti didattici e scientifici a tema tecnico e industriale. Centrale idroelettrica: costruita nei primi anni del Novecento è stata recentemente ristrutturata ed è visitabile su richiesta. Museo delle Armi e della tradizione armiera: visitabile presso la Villa Mutti Bernardelli, disponibile anche visita guidata e laboratorio per gruppi e scuole. Collezione privata delle armi Beretta: presso l'antica armeria Beretta risalente al 1880. Conserva esemplari della produzione Beretta nonché esemplari storici. Bottega delle incisioni Giovanelli a Magno dove è possibile osservare la decorazione delle armi con incisioni, vecchia ma ancora attuale tradizione della Val Trompia. Sistema integrato archivi e musei: sede presso il Convento Santa Maria degli Angeli. "Bassoli" a Gardone Val Trompia (zona sud) "San Giuseppe" a Gardone Val Trompia (zona centro) "Graziella Ajmone" ad Inzino "Gianburrasca" a Magno "G. Rodari" a Gardone Val Trompia (zona centro) "H.C. Andersen" a Gardone Val Trompia (zona sud) "Anna Frank" ad Inzino "Don Milani" a Magno "A. Canossi" a Gardone Val Trompia Tutti gli istituti sopra citati fanno parte dell'Istituto Comprensivo di Gardone Val Trompia. Liceo "F. Moretti" Istituto Tecnico Industriale "C. Beretta" Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato "G. Zanardelli" I tre istituti fanno parte dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Carlo Beretta" di Gardone Val Trompia Archiviato il 9 giugno 2016 in Internet Archive.. È presente una biblioteca comunale, situata presso Villa Mutti Bernardelli. È sede della famosa casa produttrice di armi Beretta. In tutta la valle la produzione armiera è consistente, tanto da rendere la Val Trompia famosa per essere una grande produttrice di armi da fuoco che vanta numerose aziende, dalle dimensioni variabili: aziende di ragguardevoli dimensioni si affiancano a piccoli laboratori artigianali, spesso a conduzione familiare, dove la produzione delle armi vede pochi pezzi prodotti interamente a mano. È sede anche della ditta Redaelli che ha realizzato le funi per gli stadi degli europei di calcio di Polonia 2012, i mondiali di Brasile 2014 e per lo stadio del Tottenham che è stato inaugurato nel 2018. Di seguito l'elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1995): Nanoro A Gardone Val Trompia trova sede la Comunità Montana di Valle Trompia che raggruppa i 18 comuni della valle. La Comunità Montana è costituita per rappresentare e favorire soluzioni di problematiche che superano l'ambito comunale nonché per specifiche funzioni in campo ambientale, economico, agricolo e forestale di tutela e promozione della montagna, nonché per servizi di area. Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo Banco di prova nazionale per le armi da fuoco Fabbrica d'Armi Pietro Beretta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gardone Val Trompia Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Gardone Val Trompia Sito ufficiale, su comune.gardonevaltrompia.bs.it. Gardóne Val Trómpia, su sapere.it, De Agostini.

Basilica di Santa Maria degli Angeli (Gardone Val Trompia)
Basilica di Santa Maria degli Angeli (Gardone Val Trompia)

La basilica di Santa Maria degli Angeli è un luogo di culto cattolico di Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia. Costruita alla metà del Quattrocento per volere di san Bernardino da Siena, la chiesa ha subito ingenti danni dopo la soppressione del 1798, che ha comportato il sequestro e la vendita della maggior parte delle opere contenute, tra cui il polittico dell'Assunta del Moretto. Il resto delle pitture murarie ha invece subito un forte degrado a causa degli usi impropri ai quali è stato sottoposto l'edificio. Più volte restaurata, la basilica è comunque ancora oggi aperta al pubblico, mentre il complesso conventuale adiacente è di proprietà di privati. La chiesa e l'annesso convento vengono costruiti, secondo la tradizione, per volontà di san Bernardino da Siena, che giunse a Gardone nel 1442 durante la sua impegnata opera di evangelizzazione che occupò l'ultima fase della sua vita. La sua predicazione ha notevole successo, stimolando le genti con un nuovo fervore religioso, e la richiesta di opere caritatevoli rivolta ai potenti del luogo si concretizza infine nella donazione, da parte dei nobili Giacomo e Bernardino Avogadro, di un terreno di loro proprietà nei pressi dell'abitato, ceduto con atto notarile il 20 aprile 1442. L'inizio della costruzione del nuovo complesso monastico non parte però immediatamente: in un documento del 1469, in cui Papa Paolo II autorizza l'ingresso dei francescani minori nel convento, si attesta che la sua costruzione è iniziata solamente da poco. Ulteriore convalida all'ipotesi è data dal ritrovamento, nell'archivio comunale di Sarezzo, di una nota di credito del 1496 dovuta a Bernardino da Martinengo, espressamente nominato come costruttore della chiesa in questione. Si può pertanto collocare tra il 1442, data della donazione del terreno, e il 1496 l'edificazione della primitiva cappella dedicata al santo senese, poi descritta negli atti della visita di san Carlo Borromeo del 1580 come preesistente al complesso monastico. Di questo edificio rimangono oggi solo frammenti dell'abside con affreschi del periodo. Gli stessi atti della visita di san Carlo riportano anche alcune importanti notizie sul complesso monastico: si apprende infatti che la chiesa aveva come unica fonte di reddito le elemosine dei fedeli e ospitava sei altari con alcuni monumenti funebri. I religiosi erano cinque, di cui tre presbiteri e due laici. Il monastero, attiguo alla chiesa, aveva due chiostri e davanti alla basilica era posta la primitiva cappella officiata solo nella ricorrenza del patrono. La caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 e la secolarizzazione degli ordini religiosi porta a gravi conseguenze: il 6 agosto 1798 i frati vengono allontanati dal convento, che subisce il saccheggio dei rivoluzionari giacobini. Dietro suppliche alle autorità competenti per il loro ritorno, questi ottengono di rientrare il 2 agosto 1799, ma verranno espulsi definitivamente nel luglio del 1803. La chiesa viene abbandonata e ciò che non era già stato portato via viene confiscato dallo Stato e venduto. Il complesso conventuale diventa invece una caserma fino al 1810, quando un gruppo di devoti ottiene il trasferimento dell'istituto militare e avviano il recupero della chiesa. Nel 1837 viene installato un nuovo organo, portando alla distruzione degli affreschi sulla parete destra dell'abside. Nel 1842 il comune di Gardone, facendosi interprete delle istanze della popolazione, organizza il ritorno dei Francescani, chiedendo nello stesso momento il restauro integrale dell'edificio che non sarà poi realizzato, sostituito solamente con opere di essenziale manutenzione. Purtroppo l'ordine lascerà di nuovo e per sempre il convento alla fine del secolo: le strutture finiscono per essere vendute a privati dal Comune, mantenendo la proprietà solo sulla chiesa. Negli stessi anni, fra l'altro, il chiostro minore viene completamente demolito su due lati per consentire il passaggio di una strada. Nel 1920, dopo essere stato utilizzato durante la prima guerra mondiale come deposito militare, l'ex complesso monastico viene completamente restaurato su iniziativa di privati, recuperando gli affreschi conservati anche mediante l'intervento di Vittorio Trainini. Terminati i lavori, la chiesa viene riaperta al pubblico. Altri restauri alle opere e alle strutture seguiranno nella seconda metà del Novecento, in particolare nel 1947 con il consolidamento degli affreschi della terza cappella da parte del bresciano Mario Pescatori, che comportò la distruzione di alcune decorazioni, e nel 1972 quando parte degli arredi e reliquiari furono spostati nella parrocchiale di San Marco Evangelista e vennero rimossi la volta a botte che ricopriva la navata principale ed alcuni ambienti secondari costruiti nel periodo di utilizzo come caserma. Nel 2013 a Gardone Val Trompia, tramite l'organizzazione della Parrocchia San Marco, si sono svolti i festeggiamenti per il 500º anniversario della costruzione della Basilica. La facciata, originale del Quattrocento, è preceduta da un ampio portico costruito successivamente. Appena sotto la copertura, in legno e cotto, di questo atrio si possono osservare da sinistra a destra le figure affrescate di santa Chiara, san Bonaventura, san Luigi da Tolosa e santa Caterina, due a sinistra e due a destra del portale centrale. Notevole, nel registro inferiore, il frammento raffigurante cinque francescani, facente parte probabilmente dell'abside della cappella originaria. Sopra il portale in pietra scura è posta una lunetta recante il monogramma di Bernardino da Siena e sant'Antonio da Padova. L'interno si sviluppa su un'unica navata arricchita sul muro di sinistra da tre cappelle poligonali coperte da volte a ombrello. La copertura attuale della navata ripropone l'originale struttura a capanna in tetto a vista. L'abside è decorato da una lunetta centrale con una Madonna col Bambino affiancata da tre coppie di angeli, datata 1502. L'immagine della Vergine, sovrastata da una vela nella quale compare il Padre Eterno, è affiancata da quelle di Bonaventura e Ludovico da Tolosa. Fra gli altri affreschi dell'abside è interessante un Ecce Homo attribuito a Paolo Caylina il Giovane. Sull'angolo destro fra il presbiterio e la navata è posta invece una Sacra conversazione con la Vergine col Bambino, seduta in trono, affiancata dai Santi Lorenzo e Francesco D'Assisi, datata 1506. Nella prima cappella dall'ingresso è conservata la Stigmatizzazione di san Francesco, nella seconda una Natività datata 1514 e una Flagellazione, mentre nella terza è custodito un trittico con i Santi Antonio abate e Antonio da Padova. Nella basilica, prima della spoliazione napoleonica, esistevano due importanti opere del Moretto: il polittico dell'Assunta e una grande pala con la Madonna col Bambino in gloria con santi, opere eseguite tra il 1530 e il 1540 circa. Del polittico, oggi smembrato tra il Museo del Louvre (le due tavole del registro inferiore) e la Pinacoteca di Brera ("La Vergine Assunta tra i Santi Gerolamo e Marco, Caterina d'Alessandria e Chiara"), rimane oggi solo la l'originale cornice lignea, riempita con fotografie che riproducono i dipinti trasferiti. Un altro polittico, raffigurante la vita di Gesù e di san Pietro, è ora ospitato in parte nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, forse altra opera di Paolo Caylina il Giovane. Fra le tele ancora presenti nel tempio si segnalano la pala di controfacciata, di scuola gandiniana e raffigurante la Madonna col Bambino e santi, e una Crocifissione di Bernardo Podavini del 1774. Notevole è anche il grande Crocifisso cinquecentesco esposto nell'omonima cappella, dove è stato collocato dopo il restauro del 1972. Sul pavimento dell'abside è collocato un organo a canne costruito dalla ditta di Crema Inzoli-Bonizzi nel 1985. Lo strumento, a trasmissione elettrica, presenta una consolle con due tastiere di 61 note, una pedaliera concavo radiale di 32 note. La mostra è composta da canne di principale disposte in cuspide unica con bocche a mitria allineate orizzontalmente. Il chiostro maggiore, l'unico sopravvissuto nella sua integrità, si svolge su due piani: quello inferiore è retto da pilastri ottagonali in cotto in successione, poggianti su un basamento continuo, mentre il piano superiore è caratterizzato da un loggiato a pilastri quadrati sui quali poggiano archi ribassati. Carla Fausti, La chiesa e il convento di S. Maria degli Angeli a Gardone V. T., in Santuari e cappelle votive. Itinerario di arte e religiosità popolare, Comunità montana di Valle Trompia, 2000, pp. 41-42. URL consultato il 2 luglio 2019. Ospitato su Biblioteca digitale lombarda. Wikibooks contiene testi o manuali su disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su basilica di Santa Maria degli Angeli Basilica di S. Maria degli Angeli, su parrocchiagardonevt.it. URL consultato il 26 agosto 2013.