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Stazione di Pilzone

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Stazione di Pilzone lato ferrovia 2008
Stazione di Pilzone lato ferrovia 2008

La stazione di Pilzone è una fermata ferroviaria posta sulla linea Brescia-Iseo-Edolo. Serve il centro abitato di Pilzone, frazione del comune di Iseo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Pilzone (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Stazione di Pilzone
Via Papa Giovanni Ventitreesimo, Comunità montana del Sebino bresciano

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Pilzone

Via Papa Giovanni Ventitreesimo
25049 Comunità montana del Sebino bresciano
Lombardia, Italia
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Stazione di Pilzone lato ferrovia 2008
Stazione di Pilzone lato ferrovia 2008
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Luoghi vicini

Chiesa di San Bernardo (Provaglio d'Iseo)
Chiesa di San Bernardo (Provaglio d'Iseo)

La chiesa di San Bernardo è un luogo di culto cattolico di Provaglio d’Iseo, in provincia di Brescia, sito nella contrada Zurane. La consacrazione è a San Bernardo, fondatore nel XII secolo dell’Ordine Cistercense. La costruzione della chiesa di San Bernardo cominciò verso la metà del XV secolo e terminò agli inizi del XVI secolo. Nonostante ciò, nel 1496 risultano già officiate delle S. Messe. La chiesa fu eretta dove si ipotizza fosse ubicato un elemento fortificato, probabilmente una torre con funzione di difesa e avvistamento del XIV secolo. I resti dei muri di tale struttura tardo medievale tracciano una base quadrangolare di discreto spessore murario in corrispondenza della parete antistante l’attuale abside, risultando ancora oggi visibili esternamente lungo la parete del lato meridionale dell’edificio. Si presume che la torre facesse parte di un sistema fortificato e di controllo dell’antica arteria Brescia-Iseo, comprendente il castello del Pian delle Viti, ubicato sul vicino monte Cognolo, e le due contrade “Guarda” e la località “Castelletto”, sempre nelle vicinanze, i cui nomi derivano da strutture di difesa e avvistamento. La torre, come il castello, fu smantellata verso la fine del XV secolo a causa delle nuove condizioni politiche imposte dal dominio della Repubblica di Venezia. I resti murari furono dunque sfruttati per costruire la chiesa affinché essa svolgesse un ruolo ausiliario per la celebrazione delle S. Messe per gli abitanti dell’antico nucleo abitativo di Zurane, poiché la chiesa parrocchiale dell’epoca, il monastero di San Pietro in Lamosa, era ubicata in un’area distante del paese. La chiesa era ufficiata da due Cappellani del clero secolare salariati dal Comune, con offerte dei contradaioli (nel 1599 si annota che essi pagarono con un salario di 40 scudi il sacerdote per celebrare ogni giorno le funzioni religiose) e con il reddito dei legati Scolari Gio Battista, Reccagni Maria di Civerna, Stefano Scolari, Scolari Gio Battista q. Girolamo, Scolari don Bortolo. L’edificio presenta la struttura tipica delle chiese rurali del XV secolo. Ha una navata unica scandita da archi trasversali a sesto acuto, posanti su piedritti sporgenti verso l’interno a sostegno delle travature lignee primarie e secondarie della copertura. La facciata ha un profilo a campana e una finestra centrale, la cui forma tonda originaria fu modificata nel XVII secolo in una rettangolare arcuata. L’abside ha una pianta quadrangolare dal XVII secolo, quando venne variata la forma circolare d'origine. Il soffitto è costituito da travi lignee e tavelle in cotto. Nel corso del XVI secolo la chiesa fu soggetta a operazioni di conservazione, rassetto, decorazione e arredamento. Nel 1567, durante una visita pastorale, il vescovo Bollani impose che l’edificio venisse ripulito, le pareti imbiancate, il tetto completato con le tavelle, le finestre dotate di una ferrata, la porta adattata e mantenuta chiusa. Prescrisse inoltre per l’altare maggiore gli arredi e i paramenti, per gli altari di San Gottardo e di Santa Caterina un’inferriata per cingerli e degli ornamenti, per l’altare di San Firmo un’inferriata come recinzione e per tutti i restanti altari lo smantellamento. L’altare di San Firmo era ubicato esternamente all’edificio. Questo nel corso del XVI secolo rischiò più volte di essere demolito. Nel 1573 per disposizione del vescovo Pilati ma gli abitanti del luogo si opposero e decisero di conservarlo ponendo un recinto di legno attorno ad esso. Nel 1580 a seguito della visita pastorale del cardinale Carlo Borromeo (San Carlo), che ne impose la demolizione perché voleva impedire l’usanza di condurre gli animali intorno alla chiesa durante la festa di San Firmo, e indicò inoltre di trasferirne il titolo all’altare maggiore. Il cardinale prescrisse al Vicario Foraneo e al Curato di adottare le condanne e sanzioni previste affinché la festa fosse epurata da tradizioni pagane e celebrata con devozione, secondo le norme dettate dal Concilio di Trento. Inoltre, il cardinale appuntò la presenza di sei altari sconsacrati e ne ordinò la soppressione, salvo per quello posto in prossimità della porta in una cappella, a condizione che venisse recintato e ridotto alla forma stabilita. Nel 1599 si ordinò di nuovo di rimuovere tutti gli altari tranne quello di San Firmo purché ridotto alla forma stabilita e dotato di icona e degli arredi necessari. Sul lato settentrionale, tra la controfacciata e i primi due arconi, si trovano due grandi affreschi, datati XVI secolo, ritraenti uno la Madonna che allatta e l’altro un cavaliere in mezzo a due cavalli fronteggianti a cui sorregge una zampa anteriore. Avanzando sul lato settentrionale vi è la prima campata che ospita un affresco a struttura di polittico. Questo presenta nella lunetta superiore l’Annunciazione, al centro in una loggetta sostenuta da pesanti pilastri con archi a tutto sesto, San Benesio, San Fermo e San Rocco, e nei riquadri inferiori tre episodi della vita del Beato Simonino da Trento (Simonino dormiente, la scena del martirio e Simonino con in mano il vessillo del Cristo Risorto e la palma del martirio). La fascia centrale è datata 1597, mentre la lunetta superiore e il registro inferiore risultano precedenti, tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo. A questo periodo risalgono anche gli altri affreschi raffiguranti il Beato Simonino da Trento a figura intera retta, impugnante la palma del martirio o un coltello affilato. Questi affreschi, ubicati sui piedritti lungo il lato settentrionale e meridionale della chiesa, furono riscoperti durante i lavori di restauro fra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI. Secondo gli storici Alessandro Barbero e Chiara Frugoni se la chiesa di un territorio presenta un’immagine del Beato Simonino da Trento, si può presumere che questo sia stato centro di un’accesa predicazione antiebraica o perfino di persecuzioni contro gli ebrei. Nel XVII secolo, per disposizione dei vescovi locali, la chiesa di San Bernardo fu ordinata seguendo i precetti sanciti dal Concilio di Trento. Nel 1616 fu comunicato che la chiesa avrebbe ricevuto l’interdetto se non si fosse smantellato l’altare esterno di San Firmo, sistemato il confessionale, l’edificio e il tetto con tegole. La finestra della facciata da una forma circolare venne mutata in forma rettangolare arcuata, mentre le altre finestre vennero otturate. Il portale venne sostituito con uno in pietra di Sarnico, datato 1611. Venne ampliata la pianta dell’abside, la cui forma da circolare divenne quadrata, per garantire spazi più adeguati per le funzioni religiose. Tra le due finestre dell’abside fu posto un nuovo altare maggiore in stile barocco dedicato a San Bernardo. Questo è in muratura con il paliotto in scagliola con decorazioni geometriche e floreali e recante, al centro, l’immagine della Madonna del Rosario. La pala d’altare ritrae, dipinti su tela, la Beata Vergine Maria con Bimbo fra gli angeli, San Firmo impugnante lo stendardo raffigurante un bovino, San Bernardo con abiti monastici cistercensi e due Sante. La pala d’altare è racchiusa da una soasa dorata e policroma data da una struttura lignea ricoperta da un sottile strato di stucco. I sei altari registrati dal cardinale Carlo Borromeo vennero eliminati. Infine, in corrispondenza della parete della controfacciata e del lato settentrionale venne costruito il campanile. Tra la seconda metà del XVII secolo e i primi anni del XVIII secolo vennero realizzate le due tele con cornice poste in controfacciata. La tela a destra ritrae la Madonna con San Giovanni Nepomuceno e San Antonio da Padova, mentre la tela a sinistra riproduce un’apparizione della Vergine. A questo periodo risalgono anche il pulpito, la cantoria, le cassepanche, il mobilio e il piccolo altare situato presso il lato meridionale. Nel 1771 fu costruito l’altare di San Gottardo sul lato settentrionale tra il secondo e il terzo arcone. L’altare è in muratura ricoperto da stucco, con il paliotto sempre in stucco variegato. La soasa, in legno, racchiude la pala d’altare recante un dipinto su tela della Madonna con San Gottardo e San Francesco di Paola. La tela copre un affresco del XVI secolo raffigurante San Gottardo con abiti vescovili e il pastorale. Risalente al XVIII secolo è anche una statua dorata della Madonna posta in una nicchia nella seconda campata sulla parete meridionale. La chiesa subì una ristrutturazione tra il 1810 e il 1850. Venne edificata la sacrestia, assestato il tetto e realizzata una pavimentazione in cotto lombardo. Nel XX secolo il manto stradale antistante la chiesa venne abbassato, questo comportò la messa in posa di gradini in cemento dinanzi al portone d’entrata. Nel 1994 l’Amministrazione Comunale finanziò una serie di interventi di consolidamento statico della struttura, la sostituzione dell’impianto di illuminazione e il rifacimento del tetto. Dal 1998 al 2012 il Comitato Pro San Bernardo avviò, con la collaborazione della Scuola di Restauro ENAIP di Botticino, gli interventi di restauro e conservativi degli apparati d’altare, delle tele, delle decorazioni murali e di alcuni manufatti lignei. In quest’occasione vennero riportati alla luce affreschi del XVI secolo, tra cui altre rappresentazioni del Beato Simonino da Trento (datati tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo), San Antonio col fuoco su una mano e Sant’Agata coi seni tagliati. Barbero A. e Frugoni C., Medioevo. Storia di voci, racconto di immagini, 4ª ed., Roma-Bari, Editori Laterza, 2015, ISBN 978-88-581-1929-7. Donni G., Provaglio e i Provagliesi, Provaglio d’Iseo (BS), Litografia La Cartotecnica, 1998. Fappani A., ad vocem Provaglio d’Iseo, in Enciclopedia Bresciana, Vol. XIV, Brescia, La Voce del Popolo, 1997. Fondazione Culturale San Pietro in Lamosa Onlus, Chiesa di San Bernardo. Provaglio, in La Mappa Del Tesoro. Materiali Per Un Museo Nel Territorio, Scheda 1, Provaglio d’Iseo (BS), Litografia La Cartotecnica, 2004. Fondazione Culturale San Pietro in Lamosa Onlus, Gli affreschi del Beato Simonino. Provaglio, in La Mappa Del Tesoro. Materiali Per Un Museo Nel Territorio, Scheda 23, Provaglio d’Iseo (BS), Litografia La Cartotecnica, 2006. Monastero di San Pietro in Lamosa Provaglio d'Iseo Simonino di Trento Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Bernardo Chiesa di San Bernardo, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di San Bernardo (Provaglio d’Iseo BS), su lombardiabeniculturali.it, Sistema Informativo Regionale dei Beni Culturali (SIRBeC) – Regione Lombardia

Polaveno
Polaveno

Polàveno (Polàen in dialetto bresciano) è un comune italiano di 2 479 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. È un centro artigianale in un'area di valico tra la Val Trompia e il Lago d'Iseo. Il territorio comunale è costituito da un altopiano alquanto ondulato che si può raggiungere dalla Val Trompia e da Iseo con la strada provinciale 48 o da Gussago con la provinciale 10. Il capoluogo, Polaveno, è posizionato nella parte più eminente dell'altopiano, mentre le frazioni di Gombio e San Giovanni si collocano in due vallate minori attigue a quella principale che costituisce la Val Trompia, solcate da due torrenti, denominati rispettivamente Fosso di San Giovanni e Gombiera, quest'ultimo affluente del Mella. Al Passo dei Tre Termini è posto il confine con Iseo. Il territorio comunale va da un'altitudine minima di 360 m s.l.m. nella frazione di Gombio ad una massima di 1011 m s.l.m. La vegetazione dei boschi che circondano l'abitato è quella tipica della zona prealpina con abbondanza di castagni, querce, faggi e betulle. L'etimologia del nome Polaveno è ancora incerta, ma la più diffusa tradizione fa derivare il nome dal latino advenae Polae che significa "venuti da Pola", ipotesi che si rifà alla tradizione secondo la quale il paese sarebbe stato fondato da un gruppo di emigrati istriani che si fermarono nella zona per coltivare il terreno e allevare bestiame. Al nome di Polaveno si può anche attribuire un'altra origine, cioè quella di polis advenae ("venuti dalla città"), che in questo caso sarebbe Brescia. Secondo altre opinioni, il nome potrebbe essere derivato dall'unione dei termini pullus ("terreno") e labes ("frana"),traducibile con "terreno franoso/paludoso", come è parte del territorio di Polaveno, oppure rifarsi a Pola_Poi, da intendersi come "piccola sorgente" o "luogo dove si beve". L'etimologia del nome della frazione Gombio pare invece chiara. Il nome deriva con molta probabilità dal fatto che la valle è a forma di gomito e quindi il termine deriverebbe dal dialettale gombèt ("gomito"). In passato, Polaveno fu una giurisdizione autonoma, feudo dei conti Avogadro di Zanano che lo ebbero nel 1409 in regalo da Pandolfo III Malatesta. Con l'arrivo del governo della repubblica Veneta, dopo quello del Malatesta, gli Avogadro ottennero di scambiare questo feudo con quello, più ricco, di Lumezzane, così Polaveno tornò ad essere autonomo ed indipendente, cominciando ad appartenere alla quadra di Gussago. Il 23 febbraio 1676, in seguito ad una serie di morti per un male non meglio identificato, a Polaveno l'intera comunità decide di solennizzare con una festa la memoria del santo domenicano Pietro Martire se questo farà cessare l'epidemia. Il 7 aprile 1797 passa per Polaveno una colonna miliare francese diretta verso Zanano. Nel biennio 1813-1815 Polaveno registra una serie di malattie dovute a stenti, fame e fatiche. Nel 1859 Giuseppe Garibaldi passa per Polaveno, chiedendo al sindaco qualcosa da mangiare per i suoi volontari e carri per il trasporto dei viveri. Nel frattempo l'eroe è ospitato in una delle case della frazione Parrocchia. Tra il 1904 ed il 1910 emigrano da Polaveno per andare a lavorare in Svizzera 576 persone, portando a casa importanti somme di denaro. A proposito di questo il curato di Polaveno don Stefano Arici scrisse "se tutti i paesi che emigrano fossero come Polaveno in dieci anni la Svizzera sarebbe svaligiata." Nel 1911 un nuovo concerto di cinque campane viene acquistato per il campanile di S.Giovanni di Polaveno. Lo stemma è stato concesso con regio decreto del 1º maggio 1941. Il gonfalone è un drappo di azzurro. La chiesa parrocchiale, a singola navata, risale al XV secolo e sebbene le bellezze dell'architettura lombarda quattrocentesca siano state deturpate da altari barocchi e da successivi restauri compiuti nel 1639, esse ancora spiccano chiaramente nella cordonatura della volta. Sulla parete a destra sono stati scoperti alcuni affreschi votivi del Quattrocento e del Cinquecento, rappresentanti la Madonna, san Biagio Vescovo e san Pancrazio. Perimetralmente alla chiesa ci sono varie epigrafi del XVIII secolo, in ricordo dei parroci qui sepolti. La realizzazione della parte più antica dell'edificio risale al XVI secolo, con una collocazione in senso trasversale all'attuale. Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito innumerevoli interventi ed ampliamenti, a partire dalla costruzione dell'attuale battistero, avvenuta nel 1881 e quella della torre campanaria, aggiunta alla struttura iniziale soltanto nel 1911, anno in cui si provvedette anche al restauro dell'organo preesistente. Oggi si presenta come una struttura ad unica navata, con volta a botte, decorata e dipinta, con immagini che richiamano gli episodi più salienti relativi a San Giovanni Battista, risalenti alla prima metà del XX secolo. Lungo il perimetro della chiesa, si possono individuare cinque cappelle laterali. La prima sulla destra della navata contiene l'altare della Madonna del Rosario, con statua lignea della Beata Vergine e soasa dorata realizzate nel 1968. Ben più antiche sono la statua di San Rocco, compatrono della parrocchia, databile a fine '500, inizio '600, collocata nella seconda cappella sulla destra, la pala maggiore, raffigurante la Madonna col Bambino, San Giovanni Battista e San Rocco, risalente al XVII secolo, la pala di San Luigi e quella di Sant'Antonio da Padova, che possono essere fatte risalire anch'esse a quel periodo. Collocata nella frazione più bassa del comune, risale al XVIII secolo e conserva un bellissimo altare marmoreo policromo ed una settecentesca statua lignea della Madonna dal volto dolcissimo. Il santuario di Santa Maria del Giogo è di notevole importanza, convento e ospizio dei monaci Benedettini dell'abbazia di Rodengo: essendo questo giogo uno dei passi più frequentati, tra la Val Camonica e Brescia i monaci avevano fondato un ospizio per il soccorso e la ristorazione dei viandanti. Di costruzione medioevale si colloca su un'altura che sovrasta la Val Trompia e il Lago di Iseo. Le recenti restaurazioni hanno permesso di portare alla luce gli affreschi sulle pareti interne, risalenti nel tempo, che erano stati coperti da interventi successivi. L'antica chiesa di San Martino sul monte, in località Prato, tra Polaveno ed Iseo è una costruzione dell'ordine cluniacense, caratterizzata da uno stile romanico tipicamente lombardo, fondata tra il 1080 e il 1100. Dapprima fu una dipendenza del monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa, presso Provaglio d'Iseo, poi fu unita alla Pieve di Iseo. Ora assai decadente, nel XVI secolo ospitava il culto di San Carpoforo come santo taumaturgo in opposizione al mal di testa; la sua devozione venne però vietata al tempo di San Carlo Borromeo poiché finiva in superstizione. Nell'ultimo periodo è stato creato un percorso che ricostruisce la storia della valle delle sorgenti dei lupi con cartelli che riportano gli ultimi avvistamenti, raccolgono storie, foto storiche, usanze e molte altre curiosità. Sul percorso inoltre sono state ricostruite trappole per i lupi ed un autentico poiàt che veniva usato per produrre carbone. La zona si trova alla fine della contrada Gremone e il sentiero collega la frazione di San Giovanni con quella di Gombio. Il tradizionale palio che si tiene una volta all'anno, in occasione della festa di Sant'Anna, compatrona della parrocchia di Polaveno, prevede una corsa delle oche che vengono incitate con una bacchetta dai loro padroni (ocaioli), senza che però essi le tocchino con le verghe, pena la squalifica. Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2014 la popolazione straniera residente era di 162 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Marocco 68 2,62% Romania 32 1,23% Pakistan 16 0,62% Ghana 14 0,54% Senegal 10 0,39% Albania 5 0,19% Nel comune di Polaveno sono presenti diverse associazioni di volontariato, tra le quali spiccano l'AVIS Polaveno - Brione, che fa riferimento all'AVIS di Gardone Val Trompia e il Soccorso Polaveno - Brione che svolge funzioni prettamente assistenziali. Per quanto riguarda le associazioni sportive radicate sul territorio, trovano spazio i gruppi C.S.I. San Giovanni - Gombio e il C.S.I. Polaveno, che raccolgono squadre che coprono tutte le fasce d'età e il Gruppo Sportivo Alpino (G.S.A.) San Giovanni, impegnato nella marcia alpina e che conta tra i suoi membri, marciatori che si sono distinti anche a livello nazionale. In ambito artistico-culturale si possono individuare il Gruppo Storia Locale e il Gruppo Teatrale dell'Oratorio di San Giovanni, composto da ragazzi under 30 che propone commedie dialettali, per non dimenticare l'antica tradizione; nonché il Corpo Bandistico "Medaglia d'Oro Peli Paolo" intitolato al compaesano (Peli Paolo) che si distinse per il suo comportamento eroico durante la I Guerra Mondiale, cadendo sotto i colpi nemici nell'adempimento del suo dovere, il 25 ottobre 1917 al passo di Zagradan. La banda musicale fu fondata nel 1932 per volontà del parroco dell'epoca della frazione San Giovanni e contava soli 13 membri. Oggi, i componenti sono circa una quarantina, di diverse età e la composizione strumentale è varia. Sul territorio sono presenti diversi tipi di attività artigianali ed industriali. L'attività agricola è ristretta alla silvicultura, a pascoli e ad allevamenti. Le elezioni amministrative del 25 maggio 2014 hanno riconfermato alla carica di sindaco Fabio Ottavio Peli, rappresentante della Lista Civica "Avanti coi fatti", coalizione di Lega Nord e Forza Italia, che ricopre, quindi, il suo terzo incarico consecutivo, legittimo ai sensi della L. n. 56 del 7 aprile 2014 ("legge Delrio") che riconosce la possibilità di ricoprire un terzo mandato ai sindaci di comuni al di sotto dei 3 000 abitanti. Da maggio 2019 l esito delle amministrative hanno eletto alla carica di Sindaca Valentina Boniotti, rappresentante della lista civica. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Polaveno Sito ufficiale, su comune.polaveno.bs.it. Polàveno, su sapere.it, De Agostini.

Camignone
Camignone

Camignone (Camignù in dialetto bresciano) è una frazione del comune bresciano di Passirano. La località è un piccolo villaggio agricolo di antica origine. Camignone divenne frazione di Rodengo su ordine di Napoleone, ma gli austriaci annullarono la decisione al loro arrivo nel 1815 con il Regno Lombardo-Veneto. Dopo l'unità d'Italia il paese crebbe da meno di seicento a più di settecento abitanti. Fu il fascismo a decidere la soppressione del comune unendolo a Passirano. Camignone si trova a nord di Passirano ed è posto a 226 m sul livello del mare. Il nome, per alcuni deriverebbe da Cà minor (casa minore) o da Caminus (camino di fornace) oppure, per altri, da un nome di persona Caminio. L’ipotesi più accreditata è la derivazione da Cà minor (del Guerrini), in quanto collegata, come casa monastica minore, al monastero cluniacense di Rodengo. Fin dall’epoca romana Camignone doveva far parte di un pago romano in quanto Valenzano, un gruppo di abitazioni con edifici di rilievo e una chiesa situato ad est verso Brescia, era probabilmente la villa suburbana di qualche ricco patrizio della "gens Valentia". Valenzano è forse l’insediamento più antico di tutto il territorio comunale. Attorno a questo primo insediamento perciò, si sviluppa il comune medioevale di Camignone e, verso il 1000, vi sorge una casa colonica dei monaci cluniacensi, che, trovandosi presso le vie di comunicazione, ospitava viandanti e pellegrini. Lungo la strada provinciale sorgeva un gruppo di case con una casa d’albergo (bettola – posta nella zona dell’attuale Via Bettole) che indicavano la presenza di una antica diaconia, che si trasformerà poi nella Parrocchia di Camignone. Una vera comunità sorse nel X secolo quando si formò una vicinia e sorse un castello o una rocca in località San Lorenzo dove si possono vedere ancora alcune forme architettoniche. È di questa epoca la presenza di una famiglia importante e potente, quella dei Camignoni che, trasferitasi a Brescia nel 1113 diede il nome a una via della città. La vita ecclesiastica di Camignone gravitò attorno alla pieve di Bornato fino al XV secolo, periodo in cui si sviluppò autonomamente attorno alla chiesa di San Lorenzo in castro. Oltre alla chiesa parrocchiale dedicata a San Lorenzo, ampliata e completata con la grande scalinata a fine ottocento, è presente la quattrocentesca chiesa di San Faustino in monte, posta sul monte di Valenzano, ma già nel 1567 in decadimento. Da segnalare la costituzione del "Monte frumentario" verso la metà del 1500, eretto per aiutare la popolazione di Camignone e Valenzano, trasformato nel 1882 nella "Cassa dei prestiti Agrari". Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it.

Passirano
Passirano

Passirano (Pasirà in dialetto bresciano) è un comune italiano di 6 914 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Fa parte della rinomata regione vitivinicola della Franciacorta. Il paese è nato nel Medioevo quando si svilupparono i villaggi di Passirano Mattina e Passirano Sera intorno ai rispettivi castelli, feudi intestati alla famiglia dei Passirani che hanno preso il nome dall'abitato. Nel 1479 gli abitanti dei due centri sfuggiti ad un'epidemia di peste cedettero un terreno in località Dosso dei Budrioli ai Servi di Maria che da qualche anno avevano eretto il convento dell'Annunciata a Rovato, e qui costruirono il Santuario di San Rocco, a metà strada fra i due villaggi. Nel XVII secolo i frati abbandonarono il convento e con decreto del 19 maggio 1670 il vescovo Marino Giorgi fece nascere la nuova parrocchia di San Zenone. Col tempo intorno al santuario si andarono sviluppando nuove case tanto che nel XIX secolo i due centri si erano ormai fusi. Il santuario fu ampliato e diventò l'attuale chiesa parrocchiale di San Zenone. Alla fine dell'Ottocento il suo territorio comunale fu ampliato comprendendo la frazione di Monterotondo e negli anni trenta si aggiunse anche la frazione di Camignone. Lo stemma è stato riconosciuto con decreto del capo del Governo dell'11 agosto 1933. Il gonfalone, concesso con decreto del presidente della Repubblica del 29 dicembre 1995, è un drappo di giallo. Il castello di Passirano Sera è stato eretto a cavallo ta il X secolo e il XIV secolo per garantire un rifugio agli abitanti della zona in caso di attacco. È costituito da mura alte e massicce che formano una pianta quadrata realizzate in pietra di Sarnico a blocchi irregolari. All'esterno delle mura, un'alta torre a pianta quadrata. Due torri a pianta semicircolare contraddistinguono il recinto fortificato: una più alta verso Levante e l'altra più bassa a Ponente, detta anche "Torre della Specola" che nel XVIII secolo ospitava un osservatorio astronomico. Le merlature ghibelline risalgono al periodo seicentesco. Il castello era interamente circondato da un fossato che isolava la cinta muraria dal territorio circostante. Oggi la fossa non è quasi più visibile per essere stata quasi totalmente coperta e colmata. Il portale di accesso al castello è successivo e risale al XVIII secolo, periodo in cui il castello fu oggetto di alcune modifiche. Nei dintorni del castello sorgono due ville signorili: villa Fassati edificata nel XVIII secolo e villa la Tesea del XVI secolo. Al suo interno sono conservate alcune stanze più antiche a nord-ovest ed altre, più recenti, che fungono da deposito e da scuderie, ricavate sul finire del '700 come succursali della adiacente Villa Fassati. La chiesa di San Zenone fu costruita sul preesistente santuario di San Rocco nel Seicento. Conserva pitture interne realizzate nel XIX secolo da Antonio Guadagnini pittore di Esine (1817-1900), e la pala dell'altare maggiore raffigurante la Madonna col Bambino e San Zeno dipinta da Sante Cattaneo alla fine del XVIII secolo. Nell'altare della Madonna del Rosario è conservata una statua lignea con la Madonna ed il Bambino di Stefano Lamberti. Nella chiesa adiacente della Maternità sono conservati 60 ex voto dedicati alla Madonna dell'Abito e una incisione di Antonio Paglia. L'attuale facciata fu completata nel 1903. Abitanti censiti Nel territorio, oltre all'abitato principale, sono presenti due frazioni, riconosciute come tali dal comma 1 dell'articolo 4 dello statuto comunale: Monterotondo e Camignone. Sono inoltre presenti le seguenti località: Al Ponte; Baldossa; Bettole di Camignone, situate a nord della frazione, a ridosso del territorio di Monticelli Brusati; Bettolino di Monterotondo, a sud-ovest dell'omonima frazione, sul confine col comune di Corte Franca; Breda, cascina non lungi da Monterotondo, adibita a maneggio e scuola d'equitazione; Brognolo, cascina isolata a est, presso la zona industriale di Rodengo-Saiano; Cadei, parte di Vallosa; Cadenone, borgo costruito attorno all'omonima e antica cascina, sull'antica via romana che collegava Passirano a Polaveno (qui sono stati infatti rinvenuti alcuni reperti di epoca pre romana); Camignone di Sopra; Camignone di Mezzo; Camignone di Sotto, gruppo di abitazioni isolate, frapposte tra Passirano e Camignone propriamente detto; Campagna; Cantone di Sopra, antichissima contrada a nord-est del paese, costruita attorno ad antiche mura romane, e un castello più recente (alto medioevale), del quale oggi rimangono solo un quadrato di mura; Cantone di Sotto, vecchia contrada a sud-est, in direzione di Paderno Franciacorta, attorno alla tenuta Guarneri e alla antica chiesetta di San Pietro (oggi ormai perduta); Castello; Confaloniera, ossia la zona industriale nei pressi di Ospitaletto, a sud; Dosso; Egitto, nome di una piccola località di Camignone di Sotto; Europa, la zona del comune immediatamente circostante la piazza omonima, che comprende la corte della stessa e i cortili del comune e degli uffici attorno; Piazze, borgo a ridosso di via Roma, che congiunge il centro del paese alla stazione e alla località Vallosa, a sud. L'antico centro di questa contrada anticamente adibita a mercato è la chiesiola di Sant'Anna, nella quale si celebrano le festività che cadono il giorno di sant'Anna; Rondinella, zona di villeggiatura costituita da case nuove e posizionata tra la stazione e le Piazze; San Faustino, contrada rettilinea posizionata ai piedi della collina "Monte Delma di Camignone", che congiunge Camignone alla località, più ad est, di Valenzano; San Rocco, la località immediatamente dietro la parrocchiale, che prende il nome dall'omonimo convento costruito nel XIV secolo in epoca della Peste; Valenzano, antichissima località tradizionalmente legata alla coltura e alla vendita dei prodotti vinicoli. Si trova a nord-est di Camignone; Vallosa, gruppo disomogeneo di cascine a sud della stazione e dell'abitato principale, in direzione di Barco (frazione di Cazzago San Martino). L'abitato principale, Passirano, fino a qualche decennio fa si distingueva in due villaggi: Passirano di sera e di mattina. Il primo si suddivideva in due contrade: di sopra e di sotto. A sua volta, Passirano di mattina si suddivideva in due cantoni: superiore e inferiore. Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Angelo Contino, Castelli in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1982. Stazione di Passirano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Passirano Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Passirano Sito ufficiale, su comune.passirano.bs.it. Passirano, su sapere.it, De Agostini.