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Val Trompia

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La val Trompia o Valtrompia (in dialetto bresciano: Vall Trómpia, pronunciato [ˈ(v)al ˈtrompjɔ]), conosciuta anche come "La via del Ferro", è una delle tre valli principali della provincia di Brescia. Divisa in 18 comuni, al 31 dicembre 2022 conta 112.322 abitanti. Pare derivi il suo nome dai Triumplini, antica popolazione retica. Interamente percorsa dal fiume Mella per una lunghezza di circa 50 km, ha un andamento essenzialmente da nord a sud, dal massiccio cristallino delle Tre Valli allo sbocco nella pianura padana a Brescia e non presenta segni di attività geomorfologica glaciale.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Val Trompia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Val Trompia
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Gardone Val Trompia
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Gardone Val Trompia (Gardù de Altrompia in dialetto bresciano) è un comune italiano di 11 369 abitanti della provincia di Brescia, nella media Val Trompia, in Lombardia. Nel 1927 al comune di Gardone Val Trompia vennero aggregati i comuni di Inzino e Magno, attualmente frazioni. Il comune di Gardone Val Trompia confina a Nord con il comune di Marcheno, a Sud con i comuni di Sarezzo e Polaveno e a Ovest con i comuni di Marone e Sale Marasino. Il territorio ha una superficie di 26 km². Esso è costituito da un andamento da Nord a Sud costituente il fondo valle, al centro del quale scorre il fiume Mella che bagna Gardone Val Trompia e la frazione di Inzino. A Est e Ovest l'andamento del territorio è montuoso con quote che raggiungono e superano i 1000 metri di altitudine. Infatti il territorio del Comune di Gardone Val Trompia è caratterizzato, per la maggiore sua estensione, dalla media montagna che culmina con i 1391 metri di altitudine della Punta Almana e che si estende con le valli tributarie sino ai versanti sud del Monte Guglielmo. Le due valli secondarie, la valle di Gardone e la Valle di Inzino o Rendena sono percorse rispettivamente dai torrenti Tronto e Re. Altitudine di Gardone e frazioni Gardone Val Trompia 332 m s.l.m. Inzino 340 m s.l.m. Magno 615 m s.l.m. Il clima di Gardone Val Trompia rispecchia quello del nord Italia, in particolar modo quello bresciano, caratterizzato da inverni freddi con abbondanti nevicate nelle montagne limitrofe, e da estati abbastanza calde. Nel 1528 la popolazione gardonese, liberata da una funesta pestilenza per intercessione di san Pantaleone, medico e martire di Nicomedia, fa voto di celebrare ogni anno in forma solenne la sua festa. L'incremento della popolazione del Comune di Gardone Valtrompia costituisce una delle ragioni che inducono i gardonesi a chiedere con insistenza la separazione dalla pieve matrice di S. Giorgio di Inzino. Il 25 gennaio del 1543 Antonio, cardinale di Santa Sabina, a nome del papa Paolo III Farnese, accoglie le istanze dei gardonesi e concede la separazione dalla pieve di Inzino. Verso la metà del '500 gli influssi della Riforma luterana si fanno sentire a Gardone, trovando terreno fertile tra quella gente ritenuta dura, ma non priva di cultura. Gli eretici gardonesi manifestano tendenze protestantistiche, ma non riescono a maturare ardite speculazioni dottrinali, tuttavia raccolgono una certa simpatia e seguito. Nella relazione del settembre 1553 al Senato veneto il podestà Catarin Zen si lamenta scrivendo che tutti portano archibusi, et quelli de Gardon fra gli altri non si contentano di uno, ma fino le femine ne portano doi uno in mano l'altro alla centura da roda, sonno mala generation, presuntuosi, lutherani. Il 14 settembre 1554 il nunzio scrive a Roma che la Signoria di Venezia vuole che si mandi a Gardone un buon e catholico predicatore per ricuperare quell'anime delle quali molte sono contaminate. Nasce a Gardone la vicenda criminale del famoso bandito Girolamo Bergomi detto "Feraglio", capo della banda "Feraij", che dal 1610 al 1628 terrorizzò la Val Trompia con assassini, estorsioni e rapine. Dopo un periodo di tranquillità, probabilmente dovuto alla morte di Girolamo Bergomi, nel 1636 la banda Feraij torna in attività capeggiata dal figlio di Girolamo, Alfonso Bergomi, che supererà in crimini e spietatezza le gesta del padre, fino al 1648, quando a seguito di un accordo con le autorità veneziane la banda otterrà l'indulgenza plenaria in cambio del servizio militare in Istria e Dalmazia. La peste del 1630 si porterà via un terzo degli abitanti di Gardone, 500 tra uomini, donne e bambini. Nel 1649 si aprirà una faida tra le famiglie Cominassi e Calliani, che dividerà Gardone di sopra e di sotto. L'epilogo due anni più tardi, quando Lazzarino Cominassi e Pietro Calliani finiranno sul patibolo. L'esecuzione non risolverà però la situazione e nel giugno del 1679 a Gardone viene proibito di far festini pubblici e l'andare a caccia e tener cani a questo oggetto, ovvero attività che comportassero assembramenti di persone ed uso di armi da fuoco, mentre vi sono truppe di ladri che inondano il territorio. A partire dagli anni '70, si scontrarono a Gardone le due fazioni dei Rampinelli e dei Chinelli. Nel 1794 Pietro De Lama in visita presso la Valtrompia descrive Gardone come domicilio di Ciclopi. Il perché è subito chiaro nell'oggetto della successiva descrizione delle fucine, in cui unico si è il lavoro dei fabbri. Sono tutte situate sulla Mella, le acque di cui danno moto alle macchine necessarie alla fabbricazione e seco rotolano dai monti le pietre che stritolate servono di opportuno fondente al ferro. Ecco l'ordine da me tenuto nel visitarle. Rimane ammirato da questo borgo popolato d'armaruoli occupati ad incassare fucili e di donne che ripuliscono colle grosse lime triangolari indicatevi, levigano collo smeriglio e bruniscono con la spontilla le canne. Nel 1797 le truppe napoleoniche arrivano a Brescia e vi instaurano la Repubblica bresciana, a discapito del governo veneto. La Valtrompia insorge ed a guidare gli insorti valtrumplini in battaglia è don Antonio Ussoli, curato di Gardone, con il crocifisso in una mano e una grossa pistola nell'altra come a crociata predicava guerra santa contro i rivoluzionari. I valligiani sono tutt'altro che un'armata brancaleone e, anzi, alle porte di Carcina hanno anche piazzato quattro cannoni presi da casa Bailo, azionati da Piero e Francesco Guerini, due fratelli gardonesi. Nonostante ciò le forze valtrumpline vengono sconfitte ed il 10 aprile Gardone sventola bandiera bianca ed assiste all'ingresso delle truppe francesi. Il 27 aprile Gardone è investita dall'armata fedele a S.Marco che respinge i franco-bresciani fino a Sarezzo. I francesi contrattaccano distruggendo Brozzo. La Valtrompia si arrende. Viene istituito il "Dipartimento del Mella", costituito da due distretti. Il primo distretto è quello di Bovegno, che raduna i paesi dell'alta valle, il secondo è quello di Gardone, che raggruppa le comunità della media e bassa valle. Per Gardone questa promozione è un premio per la fedeltà a Napoleone nei giorni della rivolta del 1797. Durante la prima guerra d'indipendenza, nel 1848 a Gardone si raccolgono armi per i soldati pontifici che attraversano la valle per andare a Bagolino. Don Francesco Beretta di Gardone con il chimico e tecnico dei fucili Antonio Franzini fornisce armamento ad un centinaio di volontari. Il 16 agosto gli Austriaci entrano in Brescia: i gardonesi Matteo Cabona, Angelo Franzini, Rocco Bertarini, Angelo Gatti e Giuseppe Fappani sono fucilati in castello, mentre Bortolo Cominassi e Giuseppe Cortesi riescono a salvarsi in seguito ad una fuga provvidenziale dalla stessa fortezza. Il 14 agosto 1850 si verificò quella che potrebbe essere la più grave inondazione della storia triumplina, causando centinaia di morti e distruggendo case e fucine in tutta la valle. Nel 1882 viene ultimato a Gardone il tram per Brescia e nel 1890 viene messa la luce elettrica. Nel 1890 viene aperto il primo asilo di Gardone. Nel 1903 viene installato a Gardone il telegrafo senza fili (telefono). Nel 1914 i socialisti conquistano la maggioranza nelle elezioni del comune di Gardone, con il loro leader Angelo Franzini, sindaco nel biennio 1914-1915, mandato al confino il 18 luglio 1915 a causa della posizione antimilitaristica assunta dal partito socialista allo scoppio della Grande Guerra. Negli anni della frenesia produttiva novecentesca, l'intera comunità gardonese pare trasformarsi in una sola grande fabbrica; diventa un paese che si intesse di una lunga serie di opere sociali ed assistenziali in grado di accompagnare ogni stadio della vita nel nuovo panorama urbano; un comune che raddoppia i suoi abitanti nel primo mezzo XX secolo. Nel 1930 viene inaugurato il nuovo stadio intitolato a Enrico Redaelli. Il campo sarà reso inagibile dalla piena del Mella del 1939. Nel novembre 1928 la Presidenza del Consiglio dei Ministri scrisse che il Duce avrebbe proposto al Re la concessione del seguente stemma: Verrà concesso con regio decreto del 6 dicembre dello stesso anno. Si tratta, com'è evidente, di iconografia riferibile alla solida e antica tradizione armiera del centro triumplino. Il gonfalone civico fu concesso con regio decreto del 10 settembre 1936 ed è costituito da un drappo di azzurro. Il 17 settembre 2001 a Gardone Val Trompia è stato conferito il titolo di città, assegnato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in virtù della sua importanza storica e civica. Dal 2002 infatti allo stemma di Gardone Val Trompia è stata aggiunta la corona muraria dorata con cinque torri che rappresenta il titolo di città. Gardone Val Trompia è stata dichiarata Città con il decreto del 17 settembre 2001 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Gardone Val Trompia: Basilica di Santa Maria degli Angeli; Chiesa parrocchiale San Marco Evangelista; Chiesa San Carlo Borromeo; Chiesa di San Rocco - Santuario della Madonna del popolo. Inzino: Chiesa parrocchiale di San Giorgio; Santuario del S. nome di Maria "Madonna del castello". Magno: Chiesa parrocchiale di San Martino; Chiesa Maria Madre della vita; Santuario di San Bartolomeo. Casa Gotica; Palazzo della Loggetta; Palazzina (o castellino) di Anveno; Palazzo Chinelli (attuale sede del municipio); Ponte Medievale (o romanico); Villa Mutti Bernardelli (attuale sede della biblioteca comunale e del Museo delle Armi); Villa Beccalossi-Buizza; Villa Beretta (sede degli uffici della Fabbrica d'Armi Pietro Beretta). Monumento a Giuseppe Zanardelli: la statua dello statista, fusa in bronzo è realizzata, a grandezza naturale, dallo scultore Salvatore Buemi e collocata su un alto basamento, in pietra di Rezzato e Collio, progettato dall'ing. Giovanni Carminati. Le colonne e le catene metalliche di delimitazione sono fuse e offerte dalla ditta Glisenti di Villa Carcina. Sul basamento è applicata una lapide che reca la seguente scritta: "A Giuseppe Zanardelli la Valle Trompia 1911". Medaglioni di Giuseppe Garibaldi: ci sono due medaglioni di Giuseppe Garibaldi. Il primo, realizzato in terracotta, è appeso sulla parete destra nella sala del Consiglio comunale, nel palazzo municipale. Il secondo medaglione, fuso in bronzo, è applicato ad una lapide visibile su un'abitazione privata che si affaccia sulla piazza Garibaldi. È stato realizzato nel 1911 utilizzando quanto era avanzato dalla cifra raccolta per erigere il monumento a Zanardelli. Monumento alla libertà e alla pace: la scultura si compone di tre formelle di bronzo accostate che svolgono il tema. Nella prima formella l'albero rinsecchito e la larva umana dietro la grata significano la condizione di servitù spirituale e di oppressione morale e fisica che umilia l'uomo quando è soffocata la libertà. La lotta partigiana efficacemente richiamata nella formella centrale, è mezzo per il qual si è riscattata la libertà. L'abbraccio fraterno degli uomini, presentano nella terza sezione di questa scultura l'universale anelito umano alla concordia e alla pace. Monumento al marinaio: è collocato nel piazzale centrale dei portici Beretta. La scultura, in bronzo, è opera di Francesco Medici da Ome ed è stata inaugurata il 12 giugno 1983. Un basamento in porfido reca incisi i nomi dei marinai gardonesi caduti nell'ultimo conflitto mondiale. Da questo sporgono parzialmente un'ancora e la bocca di un cannone, che, quale relitto che le onde rimandano verso la terraferma, rappresenta un severo ammonimento rivolto a ogni uomo perché rifiuti la guerra. Al centro del basamento innalza un'onda sulla quale poggia un gabbiano con un'ala drizzata verso il cielo. Monumenti e busti Beretta: al centro di un giardinetto che sorge a lato della via dedicata all'imprenditore gardonese, sorge il monumento a Pietro Beretta costituito da un busto bronzeo opera dell'affermato scultore bresciano Claudio Botta, collocato su un basamento marmoreo che reca la seguente dedica: "A Pietro Beretta la gente di Gardone - collaboratori e amici- XXIX-VI-MCMLIX". L'industriale è ancora effigiato da Angelo Righetti in un medaglione in bronzo posto nel 1960 nella sede del Banco nazionale di prova per le armi da fuoco portatili e per le munizioni commerciali che ospita un altro medaglione bronzeo con l'effigie di Carlo Beretta, figlio di Pietro, posta nel 1986. Altorilievo della maternità: si trova nell'atrio dell'Ospedale vecchio di zona. Il pannello si deve allo scultore Tommaso Lazzari di Grosseto che lo esegue nel 1972. Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2010 la popolazione straniera residente era di 1 864 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Pakistan 390 3,27% Marocco 238 1,99% Burkina Faso 195 1,63% Senegal 165 1,38% Albania 158 1,32% Romania 127 1,06% Il presidio ospedaliero di Gardone Val Trompia è accorpato con gli Spedali Civili di Brescia dal 1º gennaio 1998. Rappresenta una struttura sanitaria importante per gli abitanti della valle in quanto è l'unica struttura a erogare prestazioni sanitarie nel territorio valtrumplino. La città di Gardone Val Trompia è attraversata dalla strada provinciale 345 delle Tre Valli che collega l'intera Val Trompia. La stessa fu interessata, fra il 1882 e il 1954 dalla presenza del binario della tranvia della Val Trompia, la quale aveva a Gardone una delle principali stazioni, nonché due fermate in località Inzino a servizio della stessa e della locale fabbrica d'armi. Gardone Val Trompia come gli altri comuni della valle è servita da trasporto interurbano gestito da SIA Autoservizi (Trasporti Brescia Nord). La frazione di Magno, invece, è collegata al capoluogo tramite un servizio di trasporti privato. Raccolte dell'istituto tecnico G. Zanardelli: collezione di strumenti didattici e scientifici a tema tecnico e industriale. Centrale idroelettrica: costruita nei primi anni del Novecento è stata recentemente ristrutturata ed è visitabile su richiesta. Museo delle Armi e della tradizione armiera: visitabile presso la Villa Mutti Bernardelli, disponibile anche visita guidata e laboratorio per gruppi e scuole. Collezione privata delle armi Beretta: presso l'antica armeria Beretta risalente al 1880. Conserva esemplari della produzione Beretta nonché esemplari storici. Bottega delle incisioni Giovanelli a Magno dove è possibile osservare la decorazione delle armi con incisioni, vecchia ma ancora attuale tradizione della Val Trompia. Sistema integrato archivi e musei: sede presso il Convento Santa Maria degli Angeli. "Bassoli" a Gardone Val Trompia (zona sud) "San Giuseppe" a Gardone Val Trompia (zona centro) "Graziella Ajmone" ad Inzino "Gianburrasca" a Magno "G. Rodari" a Gardone Val Trompia (zona centro) "H.C. Andersen" a Gardone Val Trompia (zona sud) "Anna Frank" ad Inzino "Don Milani" a Magno "A. Canossi" a Gardone Val Trompia Tutti gli istituti sopra citati fanno parte dell'Istituto Comprensivo di Gardone Val Trompia. Liceo "F. Moretti" Istituto Tecnico Industriale "C. Beretta" Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato "G. Zanardelli" I tre istituti fanno parte dell'Istituto d'Istruzione Superiore "Carlo Beretta" di Gardone Val Trompia Archiviato il 9 giugno 2016 in Internet Archive.. È presente una biblioteca comunale, situata presso Villa Mutti Bernardelli. È sede della famosa casa produttrice di armi Beretta. In tutta la valle la produzione armiera è consistente, tanto da rendere la Val Trompia famosa per essere una grande produttrice di armi da fuoco che vanta numerose aziende, dalle dimensioni variabili: aziende di ragguardevoli dimensioni si affiancano a piccoli laboratori artigianali, spesso a conduzione familiare, dove la produzione delle armi vede pochi pezzi prodotti interamente a mano. È sede anche della ditta Redaelli che ha realizzato le funi per gli stadi degli europei di calcio di Polonia 2012, i mondiali di Brasile 2014 e per lo stadio del Tottenham che è stato inaugurato nel 2018. Di seguito l'elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1995): Nanoro A Gardone Val Trompia trova sede la Comunità Montana di Valle Trompia che raggruppa i 18 comuni della valle. La Comunità Montana è costituita per rappresentare e favorire soluzioni di problematiche che superano l'ambito comunale nonché per specifiche funzioni in campo ambientale, economico, agricolo e forestale di tutela e promozione della montagna, nonché per servizi di area. Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo Banco di prova nazionale per le armi da fuoco Fabbrica d'Armi Pietro Beretta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gardone Val Trompia Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Gardone Val Trompia Sito ufficiale, su comune.gardonevaltrompia.bs.it. Gardóne Val Trómpia, su sapere.it, De Agostini.

Basilica di Santa Maria degli Angeli (Gardone Val Trompia)
Basilica di Santa Maria degli Angeli (Gardone Val Trompia)

La basilica di Santa Maria degli Angeli è un luogo di culto cattolico di Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia. Costruita alla metà del Quattrocento per volere di san Bernardino da Siena, la chiesa ha subito ingenti danni dopo la soppressione del 1798, che ha comportato il sequestro e la vendita della maggior parte delle opere contenute, tra cui il polittico dell'Assunta del Moretto. Il resto delle pitture murarie ha invece subito un forte degrado a causa degli usi impropri ai quali è stato sottoposto l'edificio. Più volte restaurata, la basilica è comunque ancora oggi aperta al pubblico, mentre il complesso conventuale adiacente è di proprietà di privati. La chiesa e l'annesso convento vengono costruiti, secondo la tradizione, per volontà di san Bernardino da Siena, che giunse a Gardone nel 1442 durante la sua impegnata opera di evangelizzazione che occupò l'ultima fase della sua vita. La sua predicazione ha notevole successo, stimolando le genti con un nuovo fervore religioso, e la richiesta di opere caritatevoli rivolta ai potenti del luogo si concretizza infine nella donazione, da parte dei nobili Giacomo e Bernardino Avogadro, di un terreno di loro proprietà nei pressi dell'abitato, ceduto con atto notarile il 20 aprile 1442. L'inizio della costruzione del nuovo complesso monastico non parte però immediatamente: in un documento del 1469, in cui Papa Paolo II autorizza l'ingresso dei francescani minori nel convento, si attesta che la sua costruzione è iniziata solamente da poco. Ulteriore convalida all'ipotesi è data dal ritrovamento, nell'archivio comunale di Sarezzo, di una nota di credito del 1496 dovuta a Bernardino da Martinengo, espressamente nominato come costruttore della chiesa in questione. Si può pertanto collocare tra il 1442, data della donazione del terreno, e il 1496 l'edificazione della primitiva cappella dedicata al santo senese, poi descritta negli atti della visita di san Carlo Borromeo del 1580 come preesistente al complesso monastico. Di questo edificio rimangono oggi solo frammenti dell'abside con affreschi del periodo. Gli stessi atti della visita di san Carlo riportano anche alcune importanti notizie sul complesso monastico: si apprende infatti che la chiesa aveva come unica fonte di reddito le elemosine dei fedeli e ospitava sei altari con alcuni monumenti funebri. I religiosi erano cinque, di cui tre presbiteri e due laici. Il monastero, attiguo alla chiesa, aveva due chiostri e davanti alla basilica era posta la primitiva cappella officiata solo nella ricorrenza del patrono. La caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 e la secolarizzazione degli ordini religiosi porta a gravi conseguenze: il 6 agosto 1798 i frati vengono allontanati dal convento, che subisce il saccheggio dei rivoluzionari giacobini. Dietro suppliche alle autorità competenti per il loro ritorno, questi ottengono di rientrare il 2 agosto 1799, ma verranno espulsi definitivamente nel luglio del 1803. La chiesa viene abbandonata e ciò che non era già stato portato via viene confiscato dallo Stato e venduto. Il complesso conventuale diventa invece una caserma fino al 1810, quando un gruppo di devoti ottiene il trasferimento dell'istituto militare e avviano il recupero della chiesa. Nel 1837 viene installato un nuovo organo, portando alla distruzione degli affreschi sulla parete destra dell'abside. Nel 1842 il comune di Gardone, facendosi interprete delle istanze della popolazione, organizza il ritorno dei Francescani, chiedendo nello stesso momento il restauro integrale dell'edificio che non sarà poi realizzato, sostituito solamente con opere di essenziale manutenzione. Purtroppo l'ordine lascerà di nuovo e per sempre il convento alla fine del secolo: le strutture finiscono per essere vendute a privati dal Comune, mantenendo la proprietà solo sulla chiesa. Negli stessi anni, fra l'altro, il chiostro minore viene completamente demolito su due lati per consentire il passaggio di una strada. Nel 1920, dopo essere stato utilizzato durante la prima guerra mondiale come deposito militare, l'ex complesso monastico viene completamente restaurato su iniziativa di privati, recuperando gli affreschi conservati anche mediante l'intervento di Vittorio Trainini. Terminati i lavori, la chiesa viene riaperta al pubblico. Altri restauri alle opere e alle strutture seguiranno nella seconda metà del Novecento, in particolare nel 1947 con il consolidamento degli affreschi della terza cappella da parte del bresciano Mario Pescatori, che comportò la distruzione di alcune decorazioni, e nel 1972 quando parte degli arredi e reliquiari furono spostati nella parrocchiale di San Marco Evangelista e vennero rimossi la volta a botte che ricopriva la navata principale ed alcuni ambienti secondari costruiti nel periodo di utilizzo come caserma. Nel 2013 a Gardone Val Trompia, tramite l'organizzazione della Parrocchia San Marco, si sono svolti i festeggiamenti per il 500º anniversario della costruzione della Basilica. La facciata, originale del Quattrocento, è preceduta da un ampio portico costruito successivamente. Appena sotto la copertura, in legno e cotto, di questo atrio si possono osservare da sinistra a destra le figure affrescate di santa Chiara, san Bonaventura, san Luigi da Tolosa e santa Caterina, due a sinistra e due a destra del portale centrale. Notevole, nel registro inferiore, il frammento raffigurante cinque francescani, facente parte probabilmente dell'abside della cappella originaria. Sopra il portale in pietra scura è posta una lunetta recante il monogramma di Bernardino da Siena e sant'Antonio da Padova. L'interno si sviluppa su un'unica navata arricchita sul muro di sinistra da tre cappelle poligonali coperte da volte a ombrello. La copertura attuale della navata ripropone l'originale struttura a capanna in tetto a vista. L'abside è decorato da una lunetta centrale con una Madonna col Bambino affiancata da tre coppie di angeli, datata 1502. L'immagine della Vergine, sovrastata da una vela nella quale compare il Padre Eterno, è affiancata da quelle di Bonaventura e Ludovico da Tolosa. Fra gli altri affreschi dell'abside è interessante un Ecce Homo attribuito a Paolo Caylina il Giovane. Sull'angolo destro fra il presbiterio e la navata è posta invece una Sacra conversazione con la Vergine col Bambino, seduta in trono, affiancata dai Santi Lorenzo e Francesco D'Assisi, datata 1506. Nella prima cappella dall'ingresso è conservata la Stigmatizzazione di san Francesco, nella seconda una Natività datata 1514 e una Flagellazione, mentre nella terza è custodito un trittico con i Santi Antonio abate e Antonio da Padova. Nella basilica, prima della spoliazione napoleonica, esistevano due importanti opere del Moretto: il polittico dell'Assunta e una grande pala con la Madonna col Bambino in gloria con santi, opere eseguite tra il 1530 e il 1540 circa. Del polittico, oggi smembrato tra il Museo del Louvre (le due tavole del registro inferiore) e la Pinacoteca di Brera ("La Vergine Assunta tra i Santi Gerolamo e Marco, Caterina d'Alessandria e Chiara"), rimane oggi solo la l'originale cornice lignea, riempita con fotografie che riproducono i dipinti trasferiti. Un altro polittico, raffigurante la vita di Gesù e di san Pietro, è ora ospitato in parte nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, forse altra opera di Paolo Caylina il Giovane. Fra le tele ancora presenti nel tempio si segnalano la pala di controfacciata, di scuola gandiniana e raffigurante la Madonna col Bambino e santi, e una Crocifissione di Bernardo Podavini del 1774. Notevole è anche il grande Crocifisso cinquecentesco esposto nell'omonima cappella, dove è stato collocato dopo il restauro del 1972. Sul pavimento dell'abside è collocato un organo a canne costruito dalla ditta di Crema Inzoli-Bonizzi nel 1985. Lo strumento, a trasmissione elettrica, presenta una consolle con due tastiere di 61 note, una pedaliera concavo radiale di 32 note. La mostra è composta da canne di principale disposte in cuspide unica con bocche a mitria allineate orizzontalmente. Il chiostro maggiore, l'unico sopravvissuto nella sua integrità, si svolge su due piani: quello inferiore è retto da pilastri ottagonali in cotto in successione, poggianti su un basamento continuo, mentre il piano superiore è caratterizzato da un loggiato a pilastri quadrati sui quali poggiano archi ribassati. Carla Fausti, La chiesa e il convento di S. Maria degli Angeli a Gardone V. T., in Santuari e cappelle votive. Itinerario di arte e religiosità popolare, Comunità montana di Valle Trompia, 2000, pp. 41-42. URL consultato il 2 luglio 2019. Ospitato su Biblioteca digitale lombarda. Wikibooks contiene testi o manuali su disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su basilica di Santa Maria degli Angeli Basilica di S. Maria degli Angeli, su parrocchiagardonevt.it. URL consultato il 26 agosto 2013.

Marcheno
Marcheno

Marcheno (Marché in dialetto bresciano) è un comune italiano di 4 163 abitanti della provincia di Brescia, nella media Val Trompia, in Lombardia. Marcheno è comune montano della Val Trompia, a circa 22 chilometri a nord da Brescia. Fa parte della Comunità Montana della Val Trompia e del Distretto industriale Val Sabbia-Val Trompia, specializzato nella fabbricazione di prodotti in metallo e, in particolare, nell'antichissimo settore armiero. Si raggiunge percorrendo la strada provinciale 345 delle Tre Valli, che si snoda per circa 50 chilometri da Brescia al Maniva. Prima dell'ingresso in Brozzo, sulla provinciale è posto il cartello (della comunità montana locale) che avverte dell'ingresso nell'alta valle. Frazioni: Brozzo e Cesovo. Le località sono: Aleno, Madonnina, Piazza, Parte, Rovedolo, Croce, Caregno, Marcheno Sopra, Prevesto, Renàt, Marsegne, Pianù, Clos, Cerreto, Lusine, Prade. Dalla località turistica Caregno, altopiano posto a 1000 m, partono diversi sentieri verso il monte Guglielmo che rientrano, sin quasi verso la cima, all'interno del comune. Brozzo è collegato a Cesovo anche da un sentiero assai agibile che prosegue verso Caregno. Lungo la strada di montagna che collega Cesovo e Cimmo di Tavernole sul Mella vi è la località Perdone (Perdù). Nella zona est del comune si stacca la valle Vandeno (Vandè), percorsa dal torrente omonimo, che porta nella zona Sonclino/Sant'Emiliano. Qui, situato poco a nord del monte Sonclino, sorge la Punta dei 4 Comuni (dosso dei Quattro Comuni) ovvero un'anticima al cui vertice convergono i confini di Marcheno, Casto, Sarezzo, Lumezzane. Marcheno è attraversato dal fiume Mella. Dal punto di vista artistico di particolare pregio è il santuario della Madonnina situato sull'antica strada valeriana (ora via Madonnina) e costruito nel primo decennio del '600, mentre la cappellina antistante risale al '400. Nell'anno del Giubileo (2000) nel versante est è stata installata una grande croce (illuminata di notte), poco sotto la Punta Carneda (984 m). Il territorio di Marcheno fu abitato in tempi antichi. Lo dimostrano dei reperti individuati nel 1975, in località Rocca (frazione Prevesto), sulla sponda sinistra del fiume Mella tra il capoluogo e Brozzo che risalivano alla prima età del ferro tra l'VIII e il VII secolo a.C. Gli stessi insediamenti furono abitati anche in epoca romana. Dopo la caduta dell'impero romano, Marcheno si trovò sotto la giurisdizione della Pieve di S. Giorgio di Inzino, da cui ottenne l'autonomia verso la fine del XIV secolo. In quel secolo e in quello successivo era Aleno il centro del Comune, come testimoniano un estimo delle quadre del territorio bresciano del 1389 e un codice malatestiano del 1418. Aleno ha comunque sempre mantenuto una centralità tra le località, conseguenza del suo passato di antico capoluogo. Nei decenni successivi la frazione di fondovalle divenne fondamentale sia dal punto di vista amministrativo (Comune), sia religioso (Parrocchia). Nel 1552 viene consacrata la chiesa parrocchiale di San Michele. L'organizzazione amministrativa napoleonica sancì la fusione del Comune di Cesovo con quello di Brozzo e la separazione di Brozzo e Marcheno in due Distretti diversi. Nel periodo della dominazione austriaca i due Comuni tornarono a far parte dello stesso Distretto (quello di Gardone), ma furono nuovamente inseriti in mandamenti diversi dopo l'unificazione italiana. Nel 1890 sorge a Marcheno la prima latteria sociale. Tra il dicembre 1903 e il luglio 1904 a Marcheno si provvede all'acquisto di nuove campane. Dal luglio 1907 è aperto il nuovo asilo infantile "Principe Umberto". Nel 1927 la definitiva unificazione in uno stesso Comune. Cesovo e Brozzo hanno chiese attive e Brozzo è parrocchia distinta da quella del capoluogo (la parrocchia di Cesovo è stata autonoma sino al 2018). L'1 e 2 giugno 2013 è stato sede dell'adunata sezionale degli Alpini dell'intera provincia di Brescia. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 14 maggio 2001. Il gonfalone è costituito da un drappo partito di azzurro e di giallo. Abitanti censiti Nel settore dell'artigianato è molto diffusa e rinomata la produzione artigianale di armi. Fra il 1906 e il 1934 Marcheno ospitò una fermata della tranvia della Val Trompia. Il Comune di Marcheno è gemellato con Blinisht. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Marcheno Sito ufficiale, su comune.marcheno.bs.it.

Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (Sarezzo)
Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (Sarezzo)

La chiesa dei Santi Faustino e Giovita è la parrocchiale di Sarezzo in provincia di Brescia. Risale al XVII secolo. Nell'XI secolo il capitolo della cattedrale di Brescia fondò a Sarezzo un primo luogo di culto dedicato ai Santi Faustino e Giovita. L'edificio moderno venne edificato a partire dal 1633 e quasi vent'anni più tardi venne completato nelle sue strutture murarie. La solenne consacrazione venne celebrata dal vescovo di Treviso Marco Morosini nel 1652. Nel XIX secolo fu oggetto di restauri e, nei primi anni del secolo successivo, fu rifatta la pavimentazione della sala. La parrocchiale di Sarezzo si trova nel centro storico in piazza Battisti. La facciata è classicheggiante e su un alto basamento si alzano quattro colonne che sorreggono il frontone triangolare. La divisione verticale prodotta dalle colonne distingue la parte centrale, con portale e grande finestra che porta luce alla sala, dalle due laterali, con due grandi nicchie con le statue dei santi Faustino e Giovita sormontate da medaglioni. Il campanile è merlato e ha l'aspetto di una torre civica medievale. La navata è unica, con volta a botte. Sull'altar maggiore Madonna con Bambino e santi, di artista di scuola morettiana, è contenuto nella grande cornice di Carlo Dossena. Nel presbiterio le cantorie sono in legno finemente incise dai Pialorsi e sopra l'organo. Sugli altari laterali pale di Antonio Gandino e Francesco Paglia. Nella canonica crocifisso in legno del Quattrocento. Touring club italiano, Lombardia, Milano/Roma, Touring Club Italiano/Gruppo editoriale l'Espresso, 2005, OCLC 464214217, SBN IT\ICCU\MOL\0052589. Sarezzo Parrocchie della diocesi di Brescia Diocesi di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Faustino e Giovita Chiesa dei Santi Faustino e Giovita Martiri - Sarezzo, su BeWeB - Beni Ecclesiastici in web. URL consultato il 3 febbraio 2020.

Sarezzo
Sarezzo

Sarezzo (Sares o Sarès in dialetto bresciano, pronuncia /saˈrɛs/, localmente [haˈrɛh] o [hæˈrɛʰ]) è un comune italiano di 13 162 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia; fa parte della comunità montana della Valtrompia. Il comune si trova nella bassa Val Trompia e una parte nella laterale val Gobbia, a circa 13 chilometri a nord del capoluogo; è interamente attraversato dal fiume Mella. Qui convergevano le antiche popolazioni per gli scambi commerciali e del bestiame; Sarezzo rivestiva così un ruolo prioritario in Valtrompia. Questa realtà ebbe inizio fin dai primordi della storia e si è consolidata in epoca celtica e romana. Lo stesso antico nome Saretium, ricorda l'idea di steccati e serragli per bestiame. L'Olivieri e il Gnanga fanno riferimento per il nome alla selce e nominano il termine Sérès che tuttavia si riferiva al granito di cui a Sarezzo non c’è traccia. Viene nominato nella quadra di Valtrompia del 1385 come Serezio, e nello statuto del Comune di Brescia del 1429 come Serecium. A Sarezzo si ebbe un seguito abbastanza consistente o comunque una palese favorevole disposizione verso le idee 'ereticali' del '500, stando alla testimonianza del rettore don Ludovico Dolzi, il quale il 12 settembre 1557 chiede al reverendo arciprete Vincenzo Covi di informare il vicario generale della diocesi come spesso venissero, sulla piazza del paese e per tutta la vallata, degli eremiti, a tener discorsi molto graditi a queste bestie de luterani et vano forsi seminando delle eresie e zizanie di sorte, come ne è pien tutto il mondo; precisando inoltre che ultimamente ne era venuto uno a predicare nella piazza di Sarezzo, egli (don Dolzi) lo aveva invitato a smettere di parlare e allontanarsi, ma quelli che lo stavano ascoltando hanno incominciato a mormorare e a dire che bisognava lasciarlo predicare, come in precedenza solevano fare gli altri preti. Tiburzio Bailo di Sarezzo, potentissimo verso fine Seicento, aveva puntato sulla fabbricazione di artiglieria. Tale era la sua fama da potersi permettere di non andare a Venezia alla presenza del Consiglio dei Dieci. I Bailo erano tra i principali fornitori di pezzi di artiglieria per la Repubblica veneta. Con la caduta di Venezia le fortune dei Bailo sarebbero declinate. A rialzare la famiglia ci avrebbe pensato Ottavio Bailo, nato nel 1775, che aderì di slancio al nuovo ordine francese, mantenendo beni di famiglia ed influenza. Ottavio però non sfuggì alle vendette successive alla caduta di Napoleone perché con l'Austria subì ingiurie e ricatti, proprio per il suo passato di amico dei Francesi. Nel gennaio 1814 al comune di Sarezzo arriva la richiesta di un paio di centinaia di operai da inviare a Mantova per costruire quello che si chiamerà il Quadrilatero. Nel 1825, per la visita dell'arciduca d'Austria Francesco Carlo, viene eretto un arco di trionfo a Zanano. Nel 1836, a causa di un'epidemia di colera, a Sarezzo moriranno 80 persone. Delle numerose inondazioni che afflissero la valle, a Sarezzo si ricorda in particolare quella del 14 agosto 1850 che causò le peggiori distruzioni. Il 27 giugno 1920, la contestazione organizzata dai socialisti contro la festa della sezione cattolica di Sarezzo provoca 5 morti e 9 feriti, con intervento dei carabinieri. A Sarezzo, nel cuore dell'inverno, momento sempre intensamente drammatico, dalla Federazione provinciale fascista giungono 1500 lire di offerte assistenziali, sulla scorta di questo buon esempio il podestà di Sarezzo invita le famiglie facoltose del paese a versare denaro o generi alimentari al comitato comunale, per soccorrere i disoccupati e le famiglie povere. Il gonfalone è costituito da un drappo di bianco con la bordatura di azzurro. Chiesa dei Santi Faustino e Giovita Abitanti censiti Sarezzo comprende anche delle frazioni: Noboli, Ponte Zanano, Valle di Sarezzo e Zanano. Fra il 1882 e il 1954 Sarezzo ospitò una fermata della tranvia della Val Trompia, nonché una stazione della stessa posta in località Zanano. Ora sostituita dalla linea di autobus S201, gestita dalla Arriva Italia. Il comune è attraversato dalla SP BS 345 delle Tre Valli che la collega a Brescia ed al Passo del Maniva ed altre località importanti della Valle; altre strade importanti sono la SP 3 che la collega a Lumezzane ed a sua volta si innesta alla SP BS 237 del Caffaro. Ad ovest del territorio comunale, a Ponte Zanano, ha importanza anche la strada per Polaveno, che da lì diventa la SP 48 che si innesta con la SP BS 510 Sebina Orientale ad Iseo. È inoltre in progetto il Raccordo Autostradale della Valtrompia per collegarla all'Autostrada A4. Di seguito l'elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1995): Oberhaslach Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sarezzo Sito ufficiale, su comune.sarezzo.bs.it. Sarézzo, su sapere.it, De Agostini.