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Passo del Cavallo

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Un ponte del passo del Cavallo e la chiesa Cristo dei monti
Un ponte del passo del Cavallo e la chiesa Cristo dei monti

Il passo del Cavallo è un valico alpino situato a 742 m di altitudine che si trova sul confine tra Lumezzane e Agnosine, in provincia di Brescia. Inaugurato il 12 agosto del 1978 è percorso dalla strada provinciale 79 e mette in comunicazione la val Gobbia con la valle Sabbia. Presso il passo si trova una chiesa dedicata al Cristo dei Monti e dal passo partono alcuni sentieri tra cui il sentiero 3V delle Tre Valli Bresciane. Sentiero che parte dal passo del Cavallo, su cailumezzane.it. URL consultato il 31 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2010).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Passo del Cavallo (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Passo del Cavallo
Via Valsabbia, Comunità montana della valle Trompia

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25065 Comunità montana della valle Trompia
Lombardia, Italia
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Un ponte del passo del Cavallo e la chiesa Cristo dei monti
Un ponte del passo del Cavallo e la chiesa Cristo dei monti
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria Assunta (Bione)
Chiesa di Santa Maria Assunta (Bione)

La chiesa di Santa Maria Assunta è la parrocchiale di Bione, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale della Bassa Val Sabbia. Forse il primo luogo di culto cristiano di Bione sorse già in epoca paleocristiana; tuttavia, la struttura più antica di cui ci sia testimonianza si può datare all'VIII-IX secolo grazie al ritrovamento dei frammenti di un pluteo appartenente all'antica pieve. Alla fine del Cinquecento la pieve medievale versava in cattive condizioni ed era insufficiente a soddisfare le esigenze dei fedeli, cosicché, per impulso del rettore don Paolo Gaburri, si decise di edificare una nuova chiesa di maggiori dimensioni. La prima pietra della costruenda parrocchiale, disegnata da Giulio Todeschini, venne posta il 4 maggio 1595; i lavori terminarono nella seconda metà degli anni venti del XVII secolo e la consacrazione fu impartita il 1º ottobre 1629. Nell'Ottocento la chiesa venne ristrutturata e, inoltre, si procedette alla realizzazione del nuovo organo riutilizzando parte di quello precedente; lo strumento fu poi restaurato nel 1907. La parrocchiale venne interessata nel 1955 da un intervento di restauro; tra il 1972 e il 1975 fu poi condotto l'adeguamento liturgico secondo le norme postconciliari mediante l'aggiunta dell'altare rivolto verso l'assemblea. La facciata a capanna della chiesa, rivolta a sudovest, è suddivisa da una cornice marcapiano modanata in due registri, entrambi tripartiti da quattro lesene; quello inferiore, in stile tuscanico presenta centralmente il portale d'ingresso timpanato e due finestre, mentre quello superiore, d'ordine ionico, è caratterizzato da una doppia finestra e da due nicchie con statue e coronato dal frontone triangolare sopra il quale sono collocati dei pinnacoli. Annesso alla parrocchiale è il campanile in pietra a base quadrata, la cui cella presenta su ogni lato una monofora a sesto acuto ed è coperta dal tetto a quattro falde. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali introdotte da archi a tutto sesto e le cui pareti sono caratterizzate da spesse paraste sorreggenti i costoloni che scandiscono la volta a botte, la quale si imposta su una trabeazione modanata e aggettante; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di alcuni gradini e chiuso dalla parete di fondo piatta. Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali i due quadri che ritraggono San Martino e il povero e San Giorgio che lotta contro il drago, dipinti da Pietro Maria Bagnadore alla fine del XVI secolo, le tre pale raffiguranti l'Assunta con i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Vigilio, Faustino, Rocco e Bernardino, la Madonna del Rosario con santi, e la Deposizione, eseguite da Massimo Riccobelli rispettivamente nel 1621, nel 1614 e nel 1612, la Via Crucis, realizzata dal veneto Domenico Zeni, autore pure della tela con soggetto Cristo deposto nel sepolcro (1816), i due altari della Madonna e della Deposizione, costruiti nel 1613 e nel 1655, i quattro ovali in cui sono rappresentanti l'Immacolata Concezione, il martirio di San Pietro Domenicano, la morte di Sant'Andrea da Avellino e la predicazione di San Francesco Saverio, e la tela ritraente San Carlo Borromeo fra i santi Antonio eremita, Antonio da Padova e Filippo Neri, dipinta da Giovanni Battista Bonomino. Parrocchie della diocesi di Brescia Regione ecclesiastica Lombardia Diocesi di Brescia Bione (Italia) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria Assunta Chiesa di Santa Maria Assunta (Bione), su orarimesse.it. URL consultato il 3 febbraio 2024. Chiesa di Santa Maria Assunta, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Santuario di Santa Maria in Conche
Santuario di Santa Maria in Conche

Il santuario di Santa Maria in Conche è un edificio di culto cattolico situato nel comune di Nave in Provincia di Brescia, sul confine con il comune di Lumezzane in Val Trompia. Sulla cima di San Costanzo, posta a 1107 m s.l.m. nelle Prealpi Bresciane e Gardesane, fu luogo di un convento femminile nel XII secolo. Oggi il santuario è uno dei più famosi santuari alpini del circondario di Brescia. Nelle vicinanze vi è un monumento dell'alpino; l'idea del monumento fu proposta dal Gruppo Alpini di Nave, poi concordata dagli Alpini di Lumezzane (suddivisi nei gruppi di S. Sebastiano, S. Apollonio e Pieve), di Cortine e di Caino. La fondazione del santuario è attribuita a San Costanzo; la tradizione narra che egli fu guidato da una colomba sul monte Conche. Lì fondò una chiesa dedicata alla Madre della Misericordia e visse in preghiera e compiendo miracoli. La chiesa venne consacrata dal vescovo Arimanno tra il 1110 ed il 1116. S. Costanzo vi aggiunse un cenobio (X), nel quale trovarono rifugio pie donne, al cui servizio si pose l'eremita. Nel 1481 venne scoperta la tomba del santo le cui spoglie per volere del Consiglio cittadino trasferite Brescia, suscitando malcontento da parte degli abitanti di Nave e dintorni. Il cenobio bresciano continuò a godere ed amministrare Conche fino a quando, soppresso il monastero e spogliato d'ogni bene dal governo bresciano, nel dicembre del 1798 il complesso passò a dei privati. L'urna col corpo di S. Costanzo, nel 1805, con immensa gioia degli abitanti, fu finalmente collocata nella parrocchiale di Nave, la cui fabbriceria (ente che provvede alla conservazione e mantenimento dei beni dei luoghi sacri) nel 1837 acquistò l'eremo sulla montagna. A causa di leggi in vigore 1867, Conche passò nuovamente in mano ai privati. Provvidenziale fu l'acquisto da parte del fabbriciere di Nave Gian Battista Zani che ne diventò proprietario fiduciario; egli volle donare al Comune questo “monumento di antichità civile e religiosa”. Il Governo frappose difficoltà al Comune circa la proposta donazione del monte Conche con i terreni e boschi circostanti, ma il 27 maggio 1877 venne assecondato “il desiderio generale della popolazione”. Finalmente il 30 dicembre 1880, con sindaco di Nave Giuseppe Fiori, il Comune ne entrò in possesso e ne affidò l'amministrazione alla fabbriceria di Nave. Nel 1898 fu istituita la “festa dei molète” di Lumezzane per implorare alla Madonna della Misericordia “particolari favori contro i gravi molteplici pericoli” degli operai che lavoravano alle mole. Venne fondata anche la Pia Confraternita di Conche, tuttora fiorente. Significativi restauri furono realizzati nel 1958 con abbellimenti da parte di Vittorio Trainini; più radicali gli interventi compiuti dal novembre 1978 all'estate del 1979, da Beppe Dossi. Nel 1963 fu inaugurato il monumento dell'alpino dello scultore Giuseppe Rivadossi e vent'anni dopo vennero collocate sul pendio della montagna quattordici croci di una singolare Via Crucis sempre di Rivadossi, dominata da un Crocifisso ligneo che l'artista dedicò alla memoria del fratello Francesco. Santuario di Santa Maria in Conche, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.

Lumezzane
Lumezzane

Lumezzane (Lœmezàne o Lumezàne in dialetto bresciano, pronunciato /lymeˈzaːne/ o /lømeˈzaːne/, nella variante lumezzanese scritto comunemente Lömedhane e pronunciato [lømeˈðaːne]) è un comune italiano sparso di 21 573 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Centro fortemente industrializzato, è particolarmente sviluppato nel settore della metallurgia in generale e della torneria, rubinetteria, casalinghi in acciaio inossidabile e stampi in particolare. Il 3 ottobre 2012 ha ricevuto il titolo di città, consegnato dal prefetto di Brescia al sindaco Silverio Vivenzi durante una cerimonia ufficiale. Il comune fa parte della comunità montana di valle Trompia. Sorge nella Val Gobbia, valle laterale della Val Trompia, a 460 metri sul livello del mare. Il monte più alto è il monte Ladino con la sua vetta Corna di Sonclino (1352 m). Il fiume principale è il Gobbia (9 km). Lumezzane è da sempre zona montana di collegamento tra la Val Trompia e la Valsabbia, nonché punto di transito verso la costa occidentale del Lago di Garda. Il comune ha molte frazioni, alcune molto storiche altre nate in tempi più recenti, ma tutte caratterizzate da forte identità, a cominciare dagli abitanti che molto spesso parlano della frazione più che del comune come luogo di residenza. Le frazioni di Lumezzane sono: Cargne (Cargne [ˈkarɲe]), Dosso (Dòss, [dɔh]), Faidana (Faidana, [fajˈdanɑ]), Fontana (Fontana, [fonˈtanɑ]), Gombaiolo (Gombaiœl, [ɡombaˈjøl]), Lumezzane Gazzolo (Gazœl, [ɡaˈðøl]), Lumezzane Pieve (Piev, [pjef]), Lumezzane Sant'Apollonio (Sant'Apollòni, [hantapoˈlone]), Lumezzane San Sebastiano (San Bastian, [han bahˈʧa]), Mezzaluna (Mezaluna, [mɛðaˈlynɑ]), Montagnone (Montagnon, [montaˈɲu]), Mosniga (Mosniga, [muzˈniɡɑ]), Piatucco (Piatuc, [pjaˈtyk]), Premiano (Premian, [preˈmja]), Renzo (Renç, [rɛnh]), Rossaghe (Rossaghe, [roˈhaɡe]), Sonico (Sonic, [huˈnik]), Termine (Termen, [ˈtɛrmen]), Valle (Vall, [al]), Villaggio Gnutti (Villaj(o) Gnuti, [viˈladʒo ˈɲuti]), Passo del Cavallo (Pass dol Cavall, [pah dol kaˈal], a circa 750 m di altitudine, sul confine con Agnosine ovvero la Val Sabbia). Il nome italiano Lumezzane deriva dalla sua denominazione storica in lingua lombarda, localmente pronunciata [lømeˈðane] e conosciuta anche come [lemeˈzane] nei paesi limitrofi ed urbani, la cui etimologia è ancora dubbia. Secondo le teorie più accreditate tale denominazione può derivare: dal latino Lumen sana (Luce sana), per via del fatto che il paese, posto principalmente sul versante rivolto a sud della valle, è toccato dal sole tutto il giorno. Questa teoria trova appoggio anche sugli stemmi storici delle varie frazioni, che riportavano simbologie di raggi solari; dal latino Mettianae (della famiglia dei Mettii); dal lombardo Le mezane (Le mezzane), a sua volta dal latino Illae mediānae, trovando ubicazione, il paese, su un valico che collega la Valle Trompia alla Valle Sabbia. Questa teoria spiegherebbe la pronuncia [lemeˈzane] tipica dei dialetti urbani del lombardo. Già nota in epoca romana, di cui si possono ammirare gli acquedotti del primo secolo, il centro di Lumezzane fu poi sconvolto dai barbari e sottoposto al dominio longobardo e Franco. Nel secolo il IX passò sotto il dominio del Vescovo di Brescia e nel 1388 diventò feudo della famiglia De Vento, sotto investitura del vescovo Tommaso Visconti. Nel 1427 passò nelle mani della nobile famiglia Avogadro, in cambio del loro precedente feudo di Polaveno, su investitura della Repubblica di Venezia, particolarmente riconoscente per l'aiuto ricevuto dal nobile Pietro Avogadro nella lotta contro i visconti. Rimase feudo Avogadro per oltre 300 anni, finché nel 1776 non passò per eredità, grazie al matrimonio tra Bartolomeo Fenaroli e Paola Avogadro, alla famiglia Fenaroli Avogadro. A inizio ottocento il feudo cesserà di esistere con la caduta della Serenissima per l'invasione francese. L'isolamento lumezzanese venne progressivamente meno, anche se le deficitarie vie di comunicazione rendevano in ogni caso difficili i collegamenti. Il 23 gennaio 1528 il feudatario conte Francesco Avogadro emana un proclama con il quale intima gli abitanti di non osare più portare armi nelle assemblee comunali né di ricorrere ad offese o atti vietati nelle medesime. Nel 1900, è costruito tra S. Apollonio e S. Sebastiano un nuovo edificio scolastico, dedicato a re Umberto I. Agli inizi del '900 Lumezzane concentrava il maggior numero di officine per la fabbricazione di attrezzi agricoli, chiodi e bulloni. Enorme sostegno venne all'industria lumezzanese dall'introduzione nel 1906 dell'energia elettrica, per la distribuzione della quale si costituì nel 1909 la società elettrica di Lumezzane, nel 1923 un consorzio elettrico. Il 30 dicembre 1922 un incendio distrugge completamente la chiesa di Sant'Apollonio, lasciandone in piedi solo i muri perimetrali. Il comune di Lumezzane venne creato nel 1927 dalla fusione di tre comuni fino ad allora autonomi: Lumezzane Pieve, Lumezzane San Sebastiano e Lumezzane Sant'Apollonio (divenute quindi frazioni, sebbene tra le principali). Nel 1935 in località Termine vengono effettuati lavori di allargamento della strada provinciale n.3, che collega Sarezzo a Lumezzane. La nuova strada venne costruita dal 1930 al 1935 e fino a questa data le merci, in uscita come in entrata da Lumezzane, dovevano essere trainate da muli per superare la ripida salita di Rossaghe. Nell'aprile del 1938 viene conclusa la prima parte del villaggio "Serafino Gnutti", progettato dall'ing. Giovanni Zani; 22 edifici per 205 vani, inaugurati ufficialmente nell'ottobre del 1940. Al suo completamento nell'immediato secondo dopoguerra il villaggio Gnutti si comporrà di 80 diversi edifici, ospitando oltre un migliaio di abitanti. Dal 1987 fa parte dei "100 Comuni della Piccola Grande Italia". Lumezzane, prima solamente cittadina, dal 3 ottobre 2012 è diventata ufficialmente città. Famiglie che hanno ottenuto l'infeudazione vescovile dell'abitato: Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 maggio 1956. Nel decreto di concessione dello stemma c'è una discrepanza tra il testo che lo descrive inquartato, cioè diviso in quattro quarti uguali, e i bozzetti ufficiali allegati al documento che presentano la ruota e l'incudine in un campo ridotto, versione grafica fatta propria dal Comune. Prima di unirsi in un unico comune, Lumezzane S. Apollonio aveva come simbolo uno scudo azzurro con un sole figurato d'oro, Lumezzane S. Sebastiano tre daghe romane poste orizzontalmente in campo rosso con nel capo il sole nascente, Lumezzane Pieve le tre bande doppiomerlate della famiglia Avogadro. Quando nel 1927 venne creato il comune di Lumezzane, con regio decreto del 1º febbraio 1938 gli venne concesso lo stemma: di rosso, alle tre daghe romane d'argento, manicate d'oro, poste in fascia; capo del Littorio di rosso (porpora), al fascio littorio d'oro, circondato da due rami di quercia e d'alloro annodati da un nastro dai colori nazionali, emblema da cui, dopo il 1945, il capo del Littorio verrà eliminato. Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di bianco. Chiesa vecchia di San Sebastiano Chiesa nuova di San Sebastiano Chiesa parrocchiale di Sant'Apollonio Chiesa di San Giovanni Battista Chiesa di S. Margherita Eremo di San Bernardo Lumeteca Osservatorio astronomico Serafino Zani Teatro Odeon Torre Avogadro Municipio vecchio Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 1º gennaio 2022 la popolazione straniera residente era di 2 199 persone, pari al 10,3% della popolazione totale. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Pakistan 619 Senegal 316 Romania 295 Nigeria 148 Ghana 87 Marocco 82 Albania 67 Tunisia 67 Ucraina 67 Egitto 57 Il dialetto lumezzanese si differenzia dal resto della parlata lombarda della provincia di Brescia per la sua pronuncia "scurita" e per una cadenza molto caratteristica. I tratti fonetici lumezzanesi, come il fonema /h/ che rimpiazza /s/, /ð/ (simile all'inglese "th" di this) che rimpiazza /z/, la lettera a finale che acquista il valore /ɑ/ e l'utilizzo più massiccio dei fonemi /y/ ed /ø/, possono essere riscontrati anche in buona parte delle valli Trompia e Camonica. (Esempio: scusa, bresciano [ˈskyza], valtrumplino/camuno [ˈhkyzɑ], lumezzanese [ˈhkyðɑ]). Uno dei tratti famosi del dialetto lumezzanese riguarda il lessico, in quanto il paese ne possiede uno proprio che non condivide con il resto del dialetto bresciano. Proverbiali sono la Bèstia blœ ([ˈbɛhˈtʃɑ blø], corriera), il Din Don Baiòc ([din dɔn baˈjɔk], flipper), il Din Dòn Cadena ([din dɔn kaˈðenɑ], calcio balilla) ed il Casseton qe sona ([kahiˈtu ke ˈhunɑ], juke box), nonché molti modi di dire, tra cui "Nigotin de le pene rosse" ([niɡuˈti ðe le ˈpɛne ˈrohe]), "chicha'm i goç" ([ˈtʃitʃɛm i goh]), "megl oxell de bosc qe oxell de gàbia" ([mɛj oˈðɛl de boh(k) ke oˈðɛl de ˈɡabjɑ]), "cinc sâc de çòc sêc sul soler a secar a cinc frânc al sac" ([hik hak de hɔk hɛk høl høˈl(eːr) a hɛˈka a hik fraŋk al hak], cinque sacchi di legna secca sul solaio a seccare a cinque lire al sacco). Tra i principali luoghi di cultura a Lumezzane ricordiamo la Biblioteca Civica "Felice Saleri", la Galleria Civica Torre Avogadro e il Teatro Comunale Odeon. La Torre ospita regolarmente mostre di artisti locali e non. L'Odeon annualmente una stagione di prosa di livello nazionale (ospiti frequenti Marco Paolini, Moni Ovadia, Lella Costa, debutti recenti Emma Dante e Damiano Michieletto) cui si affiancano le rassegne Odeon Classic, dedicata soprattutto alla musica classica e lirica, e locale "Vers e Us", vetrina per le bande cittadine e vari gruppi teatrali. Sulle montagne limitrofe il Parco del Colle San Bernardo, sede di un'antica chiesa, è meta di frequenti gite fuoriporta dei lumezzanesi. Sul colle si trova anche l'osservatorio astronomico "Serafino Zani", provvisto di un telescopio di 40 cm e gestito dall'Unione Astrofili Bresciani. Merita una visita anche il santuario di Conche poco al di là del confine col comune di Nave. Fra il 1882 e il 1954 Lumezzane ospitò un'importante stazione della tranvia della Val Trompia; oggi il paese viene servito da Arriva Italia per i trasporti pubblici. La principale società di calcio del comune è stata il Lumezzane, fondato nel 1946 e capace di raggiungere quale massimo risultato alcune partecipazioni alla Serie C e una vittoria nella relativa coppa. Cessate le attività nel 2018, la pratica calcistica lumezzanese è portata avanti dal club dilettantistico fino ad allora denominato A.S.D. ValgobbiaZanano, che ha peraltro iniziato a proporsi quale erede della società cessata, acquisendo il titolo di Football Club Lumezzane VGZ Associazione Sportiva Dilettantistica e ripartendo dalla Promozione. Nel dicembre 2021 il consiglio di amministrazione rossoblù delibera all'unanimità l'abbandono dell'acronimo VGZ e l'adozione della denominazione Football Club Lumezzane Società Sportiva Dilettantistica, per poi essere nuovamente rinominato in Football Club Lumezzane nel 2023. Il club, nella stagione 2023-2024, milita nel campionato di Serie C. La squadra di rugby locale sono i Centurioni Rugby Lumezzane. Fondata nel 1964, disputa il campionato di Serie A. A Lumezzane era presente una società di pallacanestro, la Basket Lumezzane, fondata nel 1963 che ha cessato l'attività nel 2009. Sono ora presenti due società, Virtus Lumezzane e Olimpia Lumezzane. È presente anche una società di tennis che partecipa al campionato di Serie A2 femminile. Lumezzane è stata per due volte luogo di arrivo di tappa del Giro d'Italia: nel 1993 con la 15ª tappa, vinta da Davide Cassani e nel 1999 con la 16ª tappa, vinta da Laurent Jalabert. Lo Stadio comunale "Tullio Saleri" è lo stadio calcistico che ospita le partite casalinghe del FC Lumezzane. Può ospitare fino a 4150 spettatori. Torre Avogadro A.C. Lumezzane Avogadro (famiglia bresciana) 177853 Lumezzane Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lumezzane Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Lumezzane Sito ufficiale, su comune.lumezzane.bs.it. Lumezzane, su sapere.it, De Agostini.