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Palazzo Dini (Napoli)

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Palazzo Dini 1
Palazzo Dini 1

Il Palazzo Dini è un edificio di valore storico e architettonico di Napoli, ubicato in via Enrico Pessina. L'edificio, dotato di cinque piani, venne eretto negli anni settanta del XIX secolo in seguito alla distruzione delle Fosse del Grano. Il complesso presenta una impostazione neoclassica, tuttavia le decorazioni sul fronte prospiciente la strada, oggi in cattivo stato di conservazione, risalgono al primo decennio del XX secolo, quando l'immobile fu restaurato. Nell'androne vi dovevano essere delle statue per la presenza di nicchie, mentre nel piano nobile si conservano ancora delle sale dalle volte affrescate. Un'altra peculiarità di questo palazzo è costituita dal fatto che sull'attico si innalza una torre colombaia. L'edificio, che prende il nome da Gennaro Dini, l'architetto che lo progettò, fu abitato da Vincenzo Villari, un giuriconsulto vissuto nella seconda metà dell'Ottocento.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzo Dini (Napoli) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzo Dini (Napoli)
Via Enrico Pessina, Napoli San Lorenzo

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Via Enrico Pessina 66
80135 Napoli, San Lorenzo
Campania, Italia
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Palazzo Dini 1
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Luoghi vicini

Palazzo Solimena
Palazzo Solimena

Il Palazzo Solimena è un edificio di valore storico e architettonico di Napoli, ubicato sulla collinetta di San Potito, di fianco al palazzo Caracciolo di Melissano e al palazzo Zona. Il palazzo già esisteva nel XVII secolo come gruppo di case palaziate. Nel 1638 le case palazziate furono acquistate da Andrea De Riso e vennero ristrutturate e ampliate abusivamente; nel 1710 il pittore Francesco Solimena acquistò l'edificio e lo ristrutturò sulla base di un suo progetto, ma il pittore Onofrio Giannone, autore di alcune aggiunte nel libro delle vite dei pittori, scultori e architetti di Bernardo De Dominici, attribuì erroneamente, come dimostrato successivamente, la ristrutturazione a Giovan Battista Nauclerio. Non è da escludere che il pittore abbia seguito il consigli di Nauclerio, Domenico Antonio Vaccaro e Ferdinando Sanfelice. Nel 1717 Solimena tentò di espandere il palazzo, ma l'operazione vide l'opposizione di Orazio Carafa, poiché il palazzo avrebbe invaso i territori di quest'ultimo. Nel XIX secolo la struttura subì danni durante la repubblica partenopea del 1799 e fu rimaneggiata nel 1867 e nel 1889. Nella realizzazione del palazzo, Solimena si avvalse della collaborazione dell'ingegnere Giacomo Farina, mentre la conduzione dei lavori fu affidata a capomastri; ai pipernieri Nicola Pagano e Tommaso Cortese venne commissionata la realizzazione delle scuderie e del portale d'ingresso. Il palazzo si configura a cinque campate più quattro piani compreso il mezzanino. Il portale ha un arco con timpano spezzato e profilo ribassato, il tutto sorretto da pilastri bugnati; i piani superiori della facciata sono scanditi mediante un ordine gigante di lesene con capitelli floreali, mentre le finestre mostrano timpani da diversi profili; i balconi sono decorati in piperno. L'interno è impostato attorno al cortile su volte a vela e sullo sfondo si trovano le scuderie; sulla destra si apre la scala che conduce ai piani successivi. All'interno del palazzo c'è una scala a pianta ottagonale simile a quelle di Palazzo di Majo e Palazzo Palmarice, entrambe di Ferdinando Sanfelice. Nel piano nobile si conservano degli affreschi riconducibili al XIX secolo.