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Pregno

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Pregno Dall'Alto
Pregno Dall'Alto

Pregno, frazione di Villa Carcina si trova sulla sponda sinistra del fiume Mella nella bassa val Trompia e conta 143 abitanti. La Frazione dista, in linea d'aria, 0.79 Km dal Comune di Villa Carcina e 10.36 Km dalla Provincia di Brescia. Dista 80.71 Km dal Capoluogo di regione (Milano) Secondo alcune ricostruzioni il suo nome significherebbe "casa diroccata". A Pregno si hanno le prime documentazioni di un insediamento romano in val Trompia, in località Zignone, precedenti sia alla villa ritrovata nella frazione Cogozzo che all'acquedotto che passava appunto da Pregno, e che tuttora è visibile sia qui che in frazione Costorio a Concesio (a fianco della strada statale triumplina). Quest'opera portava l'acqua potabile da Gazzolo di Lumezzane alla città di Brescia. La tradizione vuole che fosse chiamato "Condotto del Diavolo" ed in un antico documento del 1300 veniva denominato "Cuniculum Priegni". Secondo episodi leggendari, raccolti nella "PASSIO", composta nell'VIII secolo da un certo prete Giovanni di Milano su richiesta del duca longobardo di Brescia (forse lo stesso Re Desiderio), i Santi Faustino e Giovita nacquero in Zignone, località di Pregno, come accennato anche nella leggenda di Santa Cecilia Il primo maggio 1527 e nel 1850 una grande alluvione del Mella colpisce la Valtrompia e fa crollare il ponte di Pregno. Fu però nel 1882 che si verificò l’evento più catastrofico per il paese: L'abitato di Pregno venne infatti invas0 dalle acque del Mella e il ponte di Pregno venne addirittura travolto e distrutto. L'economia è ancora prevalentemente industriale. Fra il 1882 e il 1954 Pregno ospitò un'importante stazione della tranvia della Val Trompia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Pregno (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Pregno
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Villa Carcina
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Villa Carcina (pronuncia [ˈvilːa kaɾˈʧiːna], Vila Carsina in dialetto bresciano, pronuncia /ˈvila karˈsiːna/, localmente [ˈvilɑ kaɾˈhiːnɑ]) è un comune italiano di 10 708 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia, nella bassa Val Trompia. Il Comune di Villa Carcina è situato a Nord della città di Brescia ed è composto da 5 nuclei abitativi: Cailina, Carcina, Cogozzo, Pregno e Villa. Villa Carcina confina a nord con il comune di Sarezzo, a est con i comuni di Lumezzane e Concesio, a sud con il comune di Concesio, a ovest con i comuni di Brione e Gussago. Il territorio comunale ha una superficie di 14,41 km². È formato da una striscia centrale con andamento da nord a sud che costituisce il fondo valle al centro del quale scorre il fiume Mella. A est e ovest l'andamento del territorio è montuoso con quote che raggiungono mediamente 1.000 m. Il monte più alto del comune è il monte Palosso con i suoi 1.158 m. Il clima di Villa Carcina è caratterizzato da inverni freddi con abbondanti nevicate nelle montagne limitrofe, e da estati calde. Villa significa casa di campagna o villa senza cinta in contrapposizione al castello che invece era circondato da mura anche se vi si può scorgere nella parte alta dell'abitato un resto di basamento di fortificazione Carcina, secondo alcune ipotesi, viene fatto derivare dal volgare Carectina o Caricetina, cioè luogo paludoso con giunchi, che in seguito fu bonificato dai Benedettini di Sant'Eufemia. Qui si trova la casa più antica di tutto il comune nei pressi della Chiesa parrocchiale, di proprietà della famiglia Frassine. Cailina viene da alcuni associato a casilina anche se in passato risulta chiamato come Caylina, Caiglina ecc. Intorno alla fine del XVIII secolo, quando ancora Carcina "alta" non esisteva, veniva definita come "il paese che per estimo territoriale superava Villa e Cogozzo assieme (Giovanni da Lezze, riportato in Villa carcina, un paese alle porte della Val trompia)". In seguito alla costruzione delle trafilerie in località Rassega questa percezione è andata perduta. Nel 1700 la sua popolazione viene definita "atta ai maneggi" ovvero, atta a creare situazioni poco chiare da cui ricavarne un certo vantaggio: il riferimento è al tentativo portato avanti sotto l'amministrazione veneta di uscire dal comune di Villa Cogozzo e di unirsi a San Vigilio per via degli sgarbi ricevuti dai concittadini che, senza curarsi di questa frazione, costruirono un unico ponte carrabile tra le opposte rive del Mella in vicinanza di Pregno, obbligando i cailinesi a passare più spesso tramite San Vigilio che Villa per arrivare al capoluogo provinciale. La chiesa di San Michele, di chiara origine longobarda, divenne parrocchiale con decreto vescovile del 15 febbraio 1963. Alcune fonti indicano che la chiesa non era l'unico centro di culto del paese ma che vi era in origine un secondo luogo di culto dedicato a San Nicola, la cui ubicazione è andata perduta lungo i secoli. Cogozzo, secondo alcune ricostruzioni significherebbe luogo a punta, riferendosi forse alla parte che sta alla chiesa di San Lorenzo sulla strada interna per Noboli, ove vi era probabilmente la strada romana che attraversava il Mella in frazione Noboli di Sarezzo, ove tuttora sorge un ponte romano ancora in uso. Era dimora a famiglie benestanti e vi ha sede l'acquedotto principale comunale (il comune ha circa 4-5 pozzi) Pregno: qui si hanno le prime documentazioni di un insediamento romano in valle, località Zignone, precedenti sia alla villa ritrovata a Cogozzo che all'acquedotto. Da questa località passava per l'appunto l'acquedotto romano, tuttora visibile sia qui che in un punto della triumplina in frazione Costorio a Concesio, che portava l'acqua potabile da Lumezzane alla città di Brescia. La tradizione vuole che fosse chiamato "Condotto del Diavolo" ed in un antico documento del 1300 veniva denominato "Cuniculum Priegni". Un'antica leggenda narra che i santi patroni Giovita e Faustino crebbero appunto nel castrum di Pregno in località Zignone. Altra nota d'interesse: Pendezza e Zignone furono le prime località mappate dagli ufficiali napoleonici. I primi abitanti della Valtrompia furono probabilmente tribù di ceppo ligure-euganeo, dette "Triumplini", che presero il nome alla Valle, essendovisi riparati dopo esser stati scacciati dalla zona di Brescia all'arrivo dei galli Cenomani. Di loro se ne conserva il ricordo nel "Trofeo delle Alpi" di La Turbie, in Francia, che commemora la vittoria dell'imperatore Augusto su 46 tribù alpine, avvenuta il 16 a.c. nel quadro della guerra retica, dove sono citati per primi. Questa popolazione ha lasciato dietro di se alcuni scarsi manufatti e notizie che ci sono pervenuti per tramite dei romani i quali indicano che avessero una lingua scritta, a differenza dei Celti che non lasciarono scritti, e che usassero l'alfabeto etrusco. Benché fossero presenti nella città di Brescia fin da prima del 196 a.C., i Romani si spinsero quindi nelle valli bresciane quasi due secoli dopo. D'epoca romana la principale testimonianza sono i numerosi tratti tuttora visibili dell'acquedotto romano, la cui costruzione risale al quarto decennio del primo secolo dopo Cristo. Al tracciato principale, che dalla fonte detta dell"Acqua Salsa" in territorio di Lumezzane proseguiva verso la città mantenendosi sulla sinistra orografica del Mella, fino al Cidneo, nel territorio di Villa Carcina va aggiunto anche un ramo "laterale", con partenza dalle sorgenti di Siviano fra gli abitati di Villa e Cogozzo, scoperto solamente nel corso degli anni '70 del secolo scorso. È materia incerta ma si crede che il Celato derivi da un tratto rotto dell'acquedotto romano nei pressi di Concesio. Il nome celato deriverebbe da Salsa e attraverso alcune corruzioni Celat. Nel 402 il territorio bresciano venne travolto dalle orde gotiche di Alarico mentre nel 476 Odoacre, alla testa di un esercito di Eruli, conquistò la pianura padana portando alla fine dell'Impero e facendo entrare Brescia nel suo dominio. Nel 568 il territorio bresciano fu quindi conquistato dai goti e infine dai Longobardi che mantennero il potere fino all'anno 774, con la conquista da parte dei franchi di Carlo Magno. A partire da quel momento le valli, per via della presenza del ferro e delle relative entrate che il commercio di questo materiale assai pregiato comportava, divennero Demanio. Per quanto riguarda i resti fino a questo periodo, le principali tracce dell'epoca alto medievale riguardano la necropoli scoperta nel 1986 lungo l'attuale via Lazio e una Franca, un pezzo di lancia, nei pressi della fonte di Cogozzo. Più recente è invece il Castello, di cui ancora oggi restano alcuni resti nella località di Villa. Nel periodo seguente la storia di Villa e di Carcina si lega strettamente a quella della Valle Trompia: Nel 1404 Pandolfo Malatesta concede al territorio da Carcina a Collio, esclusi Polaveno e la conca di Lumezzane, che saranno infeudati agli Avogadro, uno statuto ad hoc [3], questi statuti saranno poi revocati al ritorno della signoria milanese nel 1421. A seguire,Il 17 marzo 1426, dopo un conciliabolo tenuto in Gussago, nel "loc de la Begia" tra i Averoldi, gli Avogadro, i Fenaroli ed altri, Brescia si rivoltò a Filippo Maria Visconti e si diede alla Repubblica di Venezia. La Valtrompia, durante il governo veneto, a seguito della rinnovata concessione dello status di territorio separato nel 1436 godeva di esenzioni fiscali e relativa autonomia amministrativa. Ogni due anni, nel Palazzo Fontana, sede della Comunità di Valle, sito in Tavernole, i rappresentanti dei comuni valtrumplini eleggevano al governo della Valtrompia un Sindaco e un Vicario (che svolgeva anche funzioni di giudice civile). A Carcina, primo Comune della valle, era collocato l'arco di ingresso "Porta della Valtrompia": o che segnalava il passaggio dalla giurisdizione di Brescia a quella della Valle, entrata simile vi era a Cailina. Fungendo da casello daziario ( il dazio veneto venne abolito nel 1797) al calar del sole, i cancelli venivano regolarmente chiusi. Questo portale aveva al momento dell'abbattimento, durante il periodo austriaco, il portale aveva lo stemma che ora si può vedere sopra il portale di casa Frassine a Carcina. La giurisdizione, ancorché la sede fosse a Tavernole, aveva il centro politico tra Ponte Zanano, residenza del Capitanio di Valle. Durante tutto il periodo veneto le Vicinìe di Carcina e Villa vengono unite fiscalmente nella medesima quadra, sistema per il calcolo delle esazioni fiscali. Carcina era sede, come altri paesi, si veda Gardone, di una prigione veneta mentre le condanne penali venivano elargite da "cavalieri" ovvero giudici inviati dalla città a Tavernole e che avevano particolari esenzioni riguardo vitto e alloggio Il 1512 è ricordato come l'anno del Sacco di Brescia a seguito della Congiura Avogadro. Promotore della congiura, la seconda contro gli occupanti francese fu Luigi Avogadro, collegata ai fatti di Venutra Fenaroli nella chiesa del Carmine, che faceva parte della stessa congiura, ma che non riuscì a mettersi in salvo. I rivoltosi, riuscirono in un primo tempo ad occupare la città costringendo i francesi a riparare nel Castello. I triumplini, capeggiati dagli Avogadro, proposero di prendere subito il castello, ma per motivi sconosciuti, forse ritenendo l'impresa troppo ardua ( il castello non aveva le fattezze attuali, il Gritti rifiutò, commettendo un errore grossolano quanto gravido di conseguenze. Le truppe veneziane, comandate dal Gritti licenziarono poi i triumplini per evitare scontri in città con la popolazione e quando Gaston de Foi venne a conoscenza dell'impresa, lasciò Bologna per dirigersi su Brescia. Alla notizia dell'arrivo del comandante francese, Gritti si avvide dell'errore commesso e richiamò quanti più triumplini possibile, non riuscendo che a racimolare uno sparuto gruppo. I francesi del Foix tornarono in otto giorni e i veneziani vennero presi da due fronti: da una parte la guarnigione del castello rinforzata da un gruppo di francesi entrata dalla porta del soccorso, scesi per Torrelunga, dall'altra i veneziani, i quali, nel tentativo di fuggire, aprirono la porta a Santi Nazaro e Celso e vennero quindi falcidiati e inseguiti per tutta la città dai francesi ivi penetrati. A nulla valse quindi il sacrificio della sparuta scolta di triumplini richiamati in fretta dal Gritti e collocati in Fiorano . I francesi, in seguito cedettero il governo di Brescia agli spagnoli e dopo una serie di cambi e giravolte di alleanze aiutarono i Veneziani a rientrare nell'ottobre 1816 in città. Il comune di Villa Carcina venne interessato dagli avvenimenti in quanto dall'ottobre del 1511 fu nel castello di villa, di pertinenza degli Avogadro, che vennero riuniti i valligiani favorevoli a Venezia, si racconta altresì che fu un fabbro di Cogozzo ad aprire i cancelli ai Bresciani nella prima presa della città a porta san Nazaro. Tornati nell'ambito della Dominante, il territorio segue senza particolari scossoni la parabola del governo veneto, se si esclude l'alluvione del 1527 del Mella, che fece crollare il ponte di Pregno. e la partecipazione di alcuni volontari alla guerra di Cipro e conseguente battaglia di Lepanto, in quota alla partecipazione bresciana Si arriva così al 1797, allorquando avvenne la battaglia di Carcina in cui i valligiani ancora fedeli alla Serenissima, poi sconfitti, si scontraronoucontro le preponderanti forze franco-bresciane, la sommossa durerà fino a maggio ma il territorio comunale rimarrà da subito in salde mani repubblicane. A seguito del trattato di Campoformio dello stesso anno divenne territorio della Repubblica Cisalpina e condivise le sorti degli stati napoleonici successivi, come la Repubblica Italiana e il Regno d'Italia, fino alla caduta nel 1814. Nel 1816 nasce a Pregno Serafina Regis, fondatrice dell'oratorio di Carcina. La Regis si dedicava ad opere caritatevoli in prima persona, soccorrendo misere donne del paese o ricamando per il corredo degli altari o commissionando opere d'arte per la parrocchiale. Desiderosa di creare un oratorio femminile in paese, nel 1853 termina i lavori di costruzione di una chiesetta in cui riunire le giovani. Durante il Risorgimento ancorché la città di Brescia si distinse per la rivolta antiaustriaca delle Dieci giornate (marzo 1849) che, per la sua eroica resistenza, le valse l'appellativo datole da Aleardo Aleardi di "Leonessa d'Italia", in valle non vennero segnalate problematiche di alcun genere. Nel 1850 una spaventosa piena del Mella distrusse la valle, danneggiando le infrastrutture e le case da Tavernola a Brescia. Con la seconda guerra di indipendenza del 1859 il territorio bresciano passò al regno di Sardegna che divenne poi, nel 1861, Regno d'Italia. In tale periodo nacquero importanti industrie sul territorio fra le quali spiccarono la Fonderia Glisenti a Carcina, la filatura Mylius di Cogozzo (poi Bernocchi), la Trafilerie Laminatoi Metalli. Nel 1882 la Valtrompia fu collegata alla città da una linea tranviaria, che da Brescia proseguiva fino a Gardone Valtrompia (dal 1910 al 1934 fino a Tavernole) una linea che garantì per anni il collegamento e lo sviluppo economico della valle. Tale linea restò in uso fino agli anni cinquanta del secolo scorso. Sempre nel 1882 un'esondazione del fiume Mella provocò l'invasione delle acque degli abitati di Cogozzo e Pregno e il ponte di Pregno venne addirittura travolto e distrutto. Il 23 agosto 1890 è ricordata la visita alla Fonderia Glisenti di Re Umberto I, che giunse in tram, accompagnato da Giuseppe Zanardelli all'epoca ministro guardasigilli, accolto da una popolazione festante. Seguirono poi brevi soste anche a Villa e a Cogozzo, prima della prosecuzione del viaggio verso le fabbriche di armi di Gardone. Il viaggio venne organizzato dall'allora primo ministro al fine di convincere il sovrano a non spostare tutte le fabbriche d'armi a Terni, considerata più al sicuro in quanto lontana dal confine austriaco che correva sul lago d'Idro. Nel 1935 circa, vennero eseguiti lavori stradali per l'apertura della nuova via dedicata all'industriale Francesco Glisenti. Sempre nel 1935 vengono condotti lavori di consolidamento al ponte di Villa Carcina. Durante la prima guerra mondiale sulla vetta più alta del territorio comunale, il Monte Palosso (1.158 m), vennero realizzate delle piazzole d’artiglieria, un sistema di trincee a difesa delle stesse, una piccola casermetta e un deposito. La zona faceva parte della terza linea di difesa italiana e i manufatti avevano lo scopo non solo di arginare un possibile sfondamento delle linee da parte dell’esercito imperiale, ma anche di difendere la città da possibili incursioni aeree nemiche, come nei fatti avvenne. Si giunge così al 1928: è con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia di sabato 21 gennaio 1928 del Regio Decreto 29 dicembre 1927, n. 2665 "Riunione dei comuni di Villa Cogozzo e Carcina in un unico comune denominato Villa Carcina" che si può dire abbia avuto inizio la storia del Comune. All'epoca la popolazione era pari a 4.535 unità, cifra che ben presto crebbe, per le numerose fabbriche del territorio che porteranno numerosi lavoratori ad insediarsi nel paese. Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il territorio triumplino entrò a far parte della Repubblica Sociale Italiana. Dopo il 1945 il Regno d'Italia lasciò spazio alla Repubblica Italiana e da allora la Valle Trompia si è distinta per l'operosità delle fabbriche locali che hanno dato lavoro a numerose persone. Lo stemma è privo di un formale decreto di concessione ed è adottato e utilizzato liberamente dal Comune. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Il nucleo originario della piccola chiesa di San Rocco, a Carcina, doveva occupare presumibilmente l'attuale seconda campata della navata e il presbiterio. L'edificio originario, citato a partire dal 1567, probabilmente risale tra la fine del XV secolo e la prima metà del XVI, forse fondato per sciogliere un voto della comunità in onore di San Rocco di Montpellier, vissuto fra il 1346 e il 1376, il pellegrino francese invocato fin dal Medioevo come protettore dal terribile flagello della peste. L'edificio è poi citato negli atti della visita pastorale di San Carlo Borromeo del 1580, mentre nel 1582 il vescovo Giovanni Dolfin segnalò nel documento relativo allo stato dei lavori di miglioria dell'edificio che la chiesa era provvista di un'apertura a inferriata e di un portico antistante. Ulteriori lavori di sistemazione vennero eseguiti successivamente, probabilmente alla fine del XVIII secolo. Oggi all'interno della Chiesa si può ammirare la bella pala d'altare realizzata da Pietro Scalvini nel 1785, dedicata ai Santi Rocco, Pietro martire, Nicola da Tolentino e Sebastiano. Posta poco più in alto dell'abitato di Villa sorge la chiesetta dedicata a San Rocco, il santo protettore degli appestati, con ogni probabilità fondata a seguito di un'epidemia nella seconda metà del XV secolo. Tale Santuario viene citato ufficialmente per la prima volta nel 1512, all'interno di un testamento di un devoto. Tra il 1575 e il 1577, forse in seguito a una nuova epidemia di peste, la chiesa venne abbellita e ampliata e già nel 1580, come attestano gli atti della visita pastorale di San Carlo Borromeo, la chiesa era terminata. Fu l'occasione per concedere un'indulgenza plenaria decennale. Nel 1630, durante l'epidemia di manzoniana memoria, è probabile che l'edificio fosse utilizzato come lazzaretto, sia per la cura che per tener lontani i malati dal resto della popolazione, in modo da limitarne il contagio. La piccola sagrestia venne costruita pochi anni dopo, nel 1648. Nel corso del XVIII secolo la chiesa venne nuovamente ampliata e il campanile venne innalzato al livello ancor oggi presente. Un ultimo radicale restauro risale al recente 1989. L'edificio tardo quattrocentesco (forse ampliato nel secolo XVII) sorge su una cappella medievale annessa a un ospizio della diaconia di San Lorenzo, dipendente dalla pieve di Concesio. Al culto del santo diacono era infatti associato quello di San Giacomo, l'apostolo patrono dei pellegrini. Particolarmente venerato è l'affresco votivo quattrocentesco della Madonna col Bambino, ora inglobato nel polittico seicentesco come pala d'altare, in una magnifica soasa lignea. Altre importanti tele sono collocate in splendide cornici di gusto popolare negli altari laterali, San Barnaba e San Gottardo di Antonio Cifrondi e la Madonna col Bambino e i Santi Firmo e Lorenzo di Francesco Paglia, citata nel suo trattato Il Giardino della Pittura; pregevole è anche l'organo del 1773, opera del celebre organaro veneto Gaetano Callido. La santella dei Morcc dé la Canònega poco distante dal santuario di San Lorenzo, custodisce le spoglie degli appestati delle epidemie dei secoli XVI e XVII. La Villa, in stile liberty, venne edificata fra il 1905 e il 1906, e per anni fu residenza della famiglia Glisenti che dal 1859 era proprietaria del vicino stabilimento di Carcina. Divenuta di proprietà comunale, dopo alcuni lavori di adeguamento e ristrutturazione nel maggio del 1989 venne inaugurata quale polo culturale ed espositivo, ed ospitò fino al 2006 anche la Biblioteca del paese. Ora accoglie importanti mostre espositive ed è sede di appuntamenti culturali e conferenze. Un grande parco, con alberi secolari, giochi per bambini, un chiosco e tante attrezzature per lo svago, circonda la Villa stessa ed è sede di numerose manifestazioni nel periodo estivo. Esempio dell’architettura del primo Settecento. Dedicata ai Santi Emiliano e Tirso, su progetto di Giovan Battista Marchetti, o forse di Antonio Turbino. Della precedente chiesa restano soltanto l’abside (ora abitazione del sacrestano) e la vecchia sacrestia (ora chiesetta). La chiesa attuale contiene tele di Pietro Natali e Pietro Scalvini e affreschi di Francesco Monti. Dedicata a San Giacomo, decorata con eleganti stucchi settecenteschi di Benedetto Porta, sorta nel luogo dov’era prima un ospizio medioevale. Fu ricostruita nel 1741-42 e completata nel 1782 con la facciata. Il campanile è opera di Francesco Lepreni. All’interno sono conservati dipinti di Stefano Viviani, Francesco Giugno, Antonio Paglia, Pietro Scalvini. Dalla sinistra del presbiterio si accede alla cappella Regis (1851), nota come Oratorio per le ragazze del paese di Villa Carcina; con una pala di Luigi Campini. Dedicata a San Michele Arcangelo, chiesa citata già nel 1420. L’attuale edificio è del 1951, mentre del precedente rimane il campanile romanico, oltre a qualche frammento di muratura e il vecchio pavimento sotto l'abside. Nella parte destra della navata sotto il campanile era presente una santella dedicata a San Nicola. La pala dell’altare maggiore è di Francesco Paglia. Dedicata a Sant’Antonio Abate, eretta nel 1953-56 su progetto di don Giuseppe Barcelli. Vi si trova, proveniente dalla vecchia chiesa, una pala seicentesca del veneziano Girolamo Pilotti. Inoltre due Angeli lignei di fine ‘600, un Crocifisso ligneo cinquecentesco e una Croce astile argentata del ‘700 A Pregno, ricostruita a inizio ‘700 su un antico oratorio, contiene una pala di Francesco Paglia. L'acquedotto portava l'acqua potabile dalla Valle di Lumezzane (Val Gobbia) a Brescia. La sua costruzione risale al tempo di Augusto Tiberio. Non si conosce con precisione il periodo in cui rimase attivo. Qualcuno afferma che fu abbandonato da Teodorico (nel 495), altri invece sostengono che all'epoca di Gian Galeazzo Visconti (1385) fosse ancora utilizzato. Da Lumezzane Sant'Apollonio l'acquedotto percorreva la Val Gobbia e la Val Trompia per portare l'acqua a Brescia sul colle Cidneo, dove sorge il castello. In particolare, per il tratto Lumezzane-Pregno l'acquedotto era allo scoperto, mentre da Pregno a Costorio scorreva nel sottosuolo. Il cunicolo era costruito con struttura in pietra irregolare di piccole dimensioni. Resti dell'acquedotto furono trovati a Pregno (tuttora evidenti) presso la Serioletta nel tratto di strada di Via Pendezza. Tratti tuttora visibili dell'acquedotto si trovano nella zona immediatamente a nord di Pregno, in via Maravagne e a Costorio, già in territorio di Concesio. Un ramo secondario, che traeva acqua dalla fonte di Cogozzo è invece visibile in via Repubblica. Edificata in stile tardo-neoclassico nel ‘700 è attualmente sede della Casa di Riposo. Complesso di villa e giardino molto piacevole, sebbene il restauro e le aggiunte, fatte con larghezza di mezzi attorno al 1925, ne abbiano arricchita la linea, un tempo ben più semplice e modesta. L'ingresso verso il paese è formato da un'arcata in pietra bugnata ed in essa si apre il portone; due grandi volute accompagnano il portale, ma sono di disegno pesante e scorretto. Il rimanente è moderno, compresa la cinta del giardino. Nella mappa catastale napoleonica del 1810, la villa è indicata come casa di villeggiatura con proprietario Sedaboni Giacomo q. Lorenzo. Il Sedaboni appartiene ad una facoltosa famiglia originaria di Pezzaze, sicuramente presente a Villa già agli inizi del secolo precedente, con beni considerevoli, in case e terreni. Nel 1963 la signora Capretti Colturi donava nel testamento al Comune la sua casa padronale con annesso parco per farne una casa di riposo, ora denominata “Fondazione Colturi – Villa dei pini” Parchi, giardini ed altre aree a verde pubblico, nonché luoghi attrezzati per il relax, i percorsi pedonali, campi gioco per bambini, rappresentano un patrimonio a disposizione di tutta la cittadinanza del comune. Sono 4 i parchi presenti nel comune di Villa Carcina: quello di Villa, quello di Cailina, quello di Cogozzo e quello di Carcina (dove si trova Villa Glisenti). Lo storico ponte di Pregno, su cui fino al 1970 transitava la principale via di collegamento tra la città di Brescia, è un ponte in pietra a tre arcate tuttora visibile pochi metri a nord rispetto al più recente ponte carreggiabile. Un tempo rappresentava uno dei pochi punti di passaggio del fiume Mella in Valtrompia (tant'è vero che i più anziani chiamano ancora la località "Put Pregn", ovvero Ponte Pregno in dialetto locale) e a lungo fu presidiato da gabellieri che chiedevano un tributo per il suo passaggio. Zignone, località posta in quota sopra Pregno, è caratterizzata da ampi prati e una villa rustica con chiesetta dedicata a Santa Teresa d'Avila (appartenuta a don Antonio Zappetti, che nella seconda metà del ‘700 fu parroco di Carcina). Abitanti censiti L'economia del paese era tutta basata sull'agricoltura del terreno e dei monti e da essa si ricavava, sia pure in minima parte, tutto il necessario per il sostentamento. Da quell'epoca derivano alcune denominazioni dei cortili delle case padronali che oggi si possono ancora in parte scorgere soprattutto a Cailina (Mensi e Bregoli in via IV Novembre) e Cogozzo nella parte vecchia. Col passare del tempo, a cominciare dalla seconda metà del secolo scorso, sorsero diverse grosse industrie: nel 1859 la "Glisenti", nel 1889 il cotonificio "Mylius", divenuto in seguito Bernocchi e nel 1911 la "TLM" Trafilerie Laminatoi Metalli, che insieme fornivano lavoro ad oltre 3000 dipendenti. Negli ultimi anni, con il declino della grande industria, sono sorte al loro posto delle officine metallurgiche, fonderie, rubinetterie e meccaniche varie. Per quanto riguarda l'artigianato sono molto diffuse le attività di lavorazione dei metalli, finalizzate soprattutto alla produzione di coltelli e armi da taglio. Nel 1963 la signora Capretti Colturi donava nel testamento al comune la sua casa padronale con annesso il parco per farne una casa di riposo per anziani ora denominata "Villa dei Pini", mentre nel 1980 l'amministrazione comunale acquistò il parco annesso alla Villa Glisenti per farne un parco pubblico e in seguito acquistò anche la villa dove per diversi anni è stata ubicata la biblioteca comunale e dove frequentemente si tengono mostre d'arte e conferenze di vario genere. Il comune è attraversato dall'ex Strada statale 345, ora denominata SP BS 345. Il servizio di trasporto pubblico è gestito da Arriva Italia, che opera con i suoi autobus in tutta la Val Trompia attraverso la linea S201. Fra il 1882 e il 1954 Carcina ospitò alcune fermate della tranvia della Val Trompia, a servizio della popolazione e del locale stabilimento. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Carcina Sito ufficiale, su comune.villacarcina.bs.it. Villa Carcina, su sapere.it, De Agostini.

Sarezzo
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Sarezzo (Sares o Sarès in dialetto bresciano, pronuncia /saˈrɛs/, localmente [haˈrɛh] o [hæˈrɛʰ]) è un comune italiano di 13 162 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia; fa parte della comunità montana della Valtrompia. Il comune si trova nella bassa Val Trompia e una parte nella laterale val Gobbia, a circa 13 chilometri a nord del capoluogo; è interamente attraversato dal fiume Mella. Qui convergevano le antiche popolazioni per gli scambi commerciali e del bestiame; Sarezzo rivestiva così un ruolo prioritario in Valtrompia. Questa realtà ebbe inizio fin dai primordi della storia e si è consolidata in epoca celtica e romana. Lo stesso antico nome Saretium, ricorda l'idea di steccati e serragli per bestiame. L'Olivieri e il Gnanga fanno riferimento per il nome alla selce e nominano il termine Sérès che tuttavia si riferiva al granito di cui a Sarezzo non c’è traccia. Viene nominato nella quadra di Valtrompia del 1385 come Serezio, e nello statuto del Comune di Brescia del 1429 come Serecium. A Sarezzo si ebbe un seguito abbastanza consistente o comunque una palese favorevole disposizione verso le idee 'ereticali' del '500, stando alla testimonianza del rettore don Ludovico Dolzi, il quale il 12 settembre 1557 chiede al reverendo arciprete Vincenzo Covi di informare il vicario generale della diocesi come spesso venissero, sulla piazza del paese e per tutta la vallata, degli eremiti, a tener discorsi molto graditi a queste bestie de luterani et vano forsi seminando delle eresie e zizanie di sorte, come ne è pien tutto il mondo; precisando inoltre che ultimamente ne era venuto uno a predicare nella piazza di Sarezzo, egli (don Dolzi) lo aveva invitato a smettere di parlare e allontanarsi, ma quelli che lo stavano ascoltando hanno incominciato a mormorare e a dire che bisognava lasciarlo predicare, come in precedenza solevano fare gli altri preti. Tiburzio Bailo di Sarezzo, potentissimo verso fine Seicento, aveva puntato sulla fabbricazione di artiglieria. Tale era la sua fama da potersi permettere di non andare a Venezia alla presenza del Consiglio dei Dieci. I Bailo erano tra i principali fornitori di pezzi di artiglieria per la Repubblica veneta. Con la caduta di Venezia le fortune dei Bailo sarebbero declinate. A rialzare la famiglia ci avrebbe pensato Ottavio Bailo, nato nel 1775, che aderì di slancio al nuovo ordine francese, mantenendo beni di famiglia ed influenza. Ottavio però non sfuggì alle vendette successive alla caduta di Napoleone perché con l'Austria subì ingiurie e ricatti, proprio per il suo passato di amico dei Francesi. Nel gennaio 1814 al comune di Sarezzo arriva la richiesta di un paio di centinaia di operai da inviare a Mantova per costruire quello che si chiamerà il Quadrilatero. Nel 1825, per la visita dell'arciduca d'Austria Francesco Carlo, viene eretto un arco di trionfo a Zanano. Nel 1836, a causa di un'epidemia di colera, a Sarezzo moriranno 80 persone. Delle numerose inondazioni che afflissero la valle, a Sarezzo si ricorda in particolare quella del 14 agosto 1850 che causò le peggiori distruzioni. Il 27 giugno 1920, la contestazione organizzata dai socialisti contro la festa della sezione cattolica di Sarezzo provoca 5 morti e 9 feriti, con intervento dei carabinieri. A Sarezzo, nel cuore dell'inverno, momento sempre intensamente drammatico, dalla Federazione provinciale fascista giungono 1500 lire di offerte assistenziali, sulla scorta di questo buon esempio il podestà di Sarezzo invita le famiglie facoltose del paese a versare denaro o generi alimentari al comitato comunale, per soccorrere i disoccupati e le famiglie povere. Il gonfalone è costituito da un drappo di bianco con la bordatura di azzurro. Chiesa dei Santi Faustino e Giovita Abitanti censiti Sarezzo comprende anche delle frazioni: Noboli, Ponte Zanano, Valle di Sarezzo e Zanano. Fra il 1882 e il 1954 Sarezzo ospitò una fermata della tranvia della Val Trompia, nonché una stazione della stessa posta in località Zanano. Ora sostituita dalla linea di autobus S201, gestita dalla Arriva Italia. Il comune è attraversato dalla SP BS 345 delle Tre Valli che la collega a Brescia ed al Passo del Maniva ed altre località importanti della Valle; altre strade importanti sono la SP 3 che la collega a Lumezzane ed a sua volta si innesta alla SP BS 237 del Caffaro. Ad ovest del territorio comunale, a Ponte Zanano, ha importanza anche la strada per Polaveno, che da lì diventa la SP 48 che si innesta con la SP BS 510 Sebina Orientale ad Iseo. È inoltre in progetto il Raccordo Autostradale della Valtrompia per collegarla all'Autostrada A4. Di seguito l'elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1995): Oberhaslach Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sarezzo Sito ufficiale, su comune.sarezzo.bs.it. Sarézzo, su sapere.it, De Agostini.

Costorio
Costorio

Costorio (Custùr nel dialetto locale) è una delle frazioni del comune di Concesio, situata a nord del paese, sulla sinistra orografica del fiume Mella, a 9 km dalla città di Brescia, e ad una altitudine di 225 metri sul livello del mare. La frazione di Costorio include anche le località di Codolazza e Valpiana. Codolazza segna anche il confine col comune di Villa Carcina. Costorio, Codolazza e Valpiana contano tutte insieme circa 1 800 abitanti e fanno capo alla parrocchia di S. Giulia (Costorio). Santa Giulia è la patrona della comunità, ad essa sono dedicate sia la chiesa parrocchiale (XX secolo) sia la vecchia chiesetta, che fino al 2011 è stata adibita ad oratorio e circolo giovanile, oggi trasferito in un più ampio e nuovo edificio nei pressi degli argini del fiume Mella. L'edificio più antico, è citato già nella relazione della visita pastorale del vescovo Dolfin del 20 giugno del 1582 ma è stato consacrato soltanto nel XVI secolo. La dedica a Santa Giulia è quasi certamente dovuta a delle proprietà che l'omonimo potente monastero Bresciano possedeva nel territorio di Costorio. L'attuale chiesa parrocchiale invece è stata terminata nel 1912 ed è stata eretta a parrocchia nel 1952 staccandosi dalla Pieve di Concesio. Tra le opere d'arte contemporanea è visibile la grande tela dell'"Ascensione" di Piero Agnetti (1984). F. Nardini, P. Pierattini, C. Stella, Atlante Valtriumplino, Edizioni Grafo, Brescia 1982. A. Fappani (a cura di), Enciclopedia Bresciana, Ed. La Voce del Popolo, Brescia 1989, vol. II. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Costorio

Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (Sarezzo)
Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (Sarezzo)

La chiesa dei Santi Faustino e Giovita è la parrocchiale di Sarezzo in provincia di Brescia. Risale al XVII secolo. Nell'XI secolo il capitolo della cattedrale di Brescia fondò a Sarezzo un primo luogo di culto dedicato ai Santi Faustino e Giovita. L'edificio moderno venne edificato a partire dal 1633 e quasi vent'anni più tardi venne completato nelle sue strutture murarie. La solenne consacrazione venne celebrata dal vescovo di Treviso Marco Morosini nel 1652. Nel XIX secolo fu oggetto di restauri e, nei primi anni del secolo successivo, fu rifatta la pavimentazione della sala. La parrocchiale di Sarezzo si trova nel centro storico in piazza Battisti. La facciata è classicheggiante e su un alto basamento si alzano quattro colonne che sorreggono il frontone triangolare. La divisione verticale prodotta dalle colonne distingue la parte centrale, con portale e grande finestra che porta luce alla sala, dalle due laterali, con due grandi nicchie con le statue dei santi Faustino e Giovita sormontate da medaglioni. Il campanile è merlato e ha l'aspetto di una torre civica medievale. La navata è unica, con volta a botte. Sull'altar maggiore Madonna con Bambino e santi, di artista di scuola morettiana, è contenuto nella grande cornice di Carlo Dossena. Nel presbiterio le cantorie sono in legno finemente incise dai Pialorsi e sopra l'organo. Sugli altari laterali pale di Antonio Gandino e Francesco Paglia. Nella canonica crocifisso in legno del Quattrocento. Touring club italiano, Lombardia, Milano/Roma, Touring Club Italiano/Gruppo editoriale l'Espresso, 2005, OCLC 464214217, SBN IT\ICCU\MOL\0052589. Sarezzo Parrocchie della diocesi di Brescia Diocesi di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Faustino e Giovita Chiesa dei Santi Faustino e Giovita Martiri - Sarezzo, su BeWeB - Beni Ecclesiastici in web. URL consultato il 3 febbraio 2020.

Concesio
Concesio

Concesio (Consés in dialetto bresciano, localmente pronunciato /konˈheːʰ/) è un comune italiano di 15 712 abitanti della provincia di Brescia, in Lombardia. Posto all'ingresso della Val Trompia, è noto per essere stato il paese natale di Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. Concesio è situato nella bassa Valle Trompia, ai piedi del Monte Spina, che ne delimita i confini a nord-est con il comune di Lumezzane, e del Monte Stella che lo separa, a ovest, dal comune di Gussago. Con una superficie di circa 19 km², confina a ovest, appunto, con Gussago, a settentrione con il territorio di Villa Carcina, a est, con il comune di Bovezzo, a sud con la periferia nord di Brescia, e con Collebeato. Come tutta la zona presenta un livello di sismicità basso. Concesio presenta tendenzialmente le fasi climatiche cittadine, proprio per la vicinanza geografica che lega il comune al capoluogo, godendo di un clima temperato umido in tutte le stagioni, con precipitazioni concentrate nei periodi primaverili ed autunnali. È il fiume che scorre anche nel comune di Concesio. Nasce sui Monti Maniva, Colombine e Corna Blacca per poi confluire dopo circa 96 km nel fiume Oglio all'interno della stessa provincia. Denominato "la Mèla" dagli abitanti dei paesi che attraversa, il corso d'acqua deriva il suo nome dal latino Mel o Mellis che significano miele, forse ad indicare le antiche qualità ed abbondanza che lo distinguevano. Fino ad alcuni decenni fa Concesio ha sempre avuto uno stretto rapporto con il fiume Mella che, essendo un corso perenne e dalla portata praticamente costante, ha ricoperto un ruolo fondamentale nell'economia della Valle sia in campo agrario (grazie ai numerosissimi canali di irrigazione costruiti fin dal Medioevo) che industriale, oltre che per uso privato nelle case dei cittadini. Naturalmente il fiume è stato anche portatore di numerosi problemi: in passato, infatti, non sono mancate alluvioni e distruzioni. Cause principali: i torrenti che scaricavano l'acqua piovana nel fondovalle in modo irregolare; la mancanza di argini delimitati che non impediva l'esondazione e la creazione di zone paludose, nonché la distruzione di edifici e ponti. Questi problemi sono stati risolti solo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, con la costruzione intensificata di argini e protezioni in rete di ferro e pietre di fiume. L'ultima tragica alluvione risale al 1850. Importante da ricordare la presenza, più nota in antichità, di slarghi ed isolotti al centro del fiume, che permettevano il transito con carichi leggeri dove non fosse possibile con ponti. Al giorno d'oggi, sfortunatamente, il problema principale (in continuo aumento) riguarda il fattore inquinamento. L'origine toponomastica del nome Concesio è probabilmente da ricercare nel termine concaesa che indica l'operazione di taglio dei boschi cedui: il territorio che divideva la città di Brescia e la Val Trompia era infatti molto ricco di legname che veniva tagliato ed utilizzato per la costruzione dei tetti delle abitazioni o per il riscaldamento durante i freddi inverni. Il nome di Concesio (Conces(i)us) appare per la prima volta in un'epigrafe ritrovata ad Augusta, in Sicilia, anche se pare che un nome simile fu inciso su monete d'argento, risalenti al VI secolo, e riconducibili alle tribù galliche dei boi, o comunque transpadani. Per secoli la zona fu contesa tra valligiani e cittadini impedendo quindi la formazione di un centro di aggregazione urbano, pertanto non esistono documenti che testimonino la nascita di Concesio. È comunque probabile che il villaggio originario fosse prima triumplino, anche se per breve tempo, e poi romano. Data la sua posizione strategica tra la città e la valle, Concesio era il punto adatto dove porre il confine della colonia romana Brixia (l'attuale Brescia) ed alcuni storici ritengono che Concesio sia stato il punto di partenza delle truppe di Publio Silio Nerva, nel 16 a.C., per la guerra contro i triumplini che si trasformò successivamente nella guerra retica del 15 a.C. condotta da Druso. La storia medioevale di Concesio è comune a moltissimi altri villaggi lombardi, quindi anche a Concesio era presente un vero e proprio patriziato: questi cittadini amministravano il territorio e le sue risorse secondo il principio del bonus pater familias. Dopo secoli di sfruttamento però, la risorsa principale rappresentata dalla foresta andava piano piano esaurendosi per lasciare il posto alla campagna e con essa alle prime officine che battevano il ferro. Nacque così la "pieve" che fu fondamentale per l'aggregazione delle famiglie del paese e favoriva l'arrivo di nuovi nuclei familiari dalla città. Concesio fu il paese di origine di Rodolfo da Concesio, noto magistrato medioevale, che fu tra i promotori della resistenza a Barbarossa e della battaglia di Legnano del 29 maggio 1176 nonché firmatario della pace di Costanza. Il suo nome figurebbe anche tra quelli che parteciparono alla Crociata del 1189 (anche se a tal riguardo esiste un unico documento di dubbia provenienza). Fu poi parzialmente infeudato ai Lodron e agli inizi del XV secolo, molti nobili si spinsero dalla città fino a Concesio per acquistare terre coltivabili o per costruire case dove trascorrere i caldi mesi estivi. Tali arrivi portarono beneficio a tutti coloro che già abitavano a Concesio perché vennero impiegati nelle case nobiliari come contadini, donne di servizio o manodopera in genere; inoltre grazie alla presenza di queste famiglie, Concesio assunse un posto di competenza nella storia di Brescia. Ma un evento drammatico avrebbe colpito Concesio, infatti nel 1856 il fiume Mella straripò allagando le terre circostanti e riprendendosi quello che aveva dato al paese per tanto tempo: i campi vennero sommersi dall'acqua, le officine furono distrutte e le case vicine allagate. Ma come sempre il paese riprese pian piano a vivere superando anche questa prova. Oggi questo paese è un centro economico tra i più importanti della provincia di Brescia con attività industriali in continua espansione, anche se Concesio è soprattutto noto per essere stato il paese che ha dato i natali a papa Paolo VI nella casa che già fu dei Lodron. Concesio non ha avuto fino ai prima anni '60 del XX secolo uno stemma ufficiale che rappresentasse il Comune, bensì erano usati drappi che rappresentavano le varie zone del paese. Questo problema dovette essere affrontato a partire dal 1963, anno della nomina a pontefice massimo di Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, Paolo VI. Gli allora amministratori cittadini furono quindi obbligati a colmare la lacuna, anche perché gli occhi del mondo si erano posati sul piccolo paese a nord di Brescia. Lo stemma del comune scelto è quello ancora in uso, e venne concesso assieme al gonfalone con D.P.R. del 27 ottobre 1965. È dunque diviso in quattro parti, ognuna delle quali contiene un simbolo araldico. Nel primo quadrante (in alto a sinistra) è riconoscibile lo stemma della famiglia Montini, la stessa di papa Paolo VI, rappresentato da tre colli verdi su sfondo purpureo, sormontati da tre gigli d'argento, a segnale del forte legame tra il paese e una delle famiglie storiche della zona. Nel terzo quadrante più in basso a sinistra invece è presente il simbolo della famiglia Belucanti, rappresentato da un abete in un prato con sfondo argento. Questa famiglia bresciana, ormai estinta, era dedita al commercio, e nel XVIII secolo si trasferì a Concesio, favorendo così il commercio locale e di conseguenza la propria economia. Passando al lato destro dell'emblema, nella parte superiore si trova un leone argenteo su sfondo rosso (anche se il blasone riporta, probabilmente per errore, «d’argento e di nero»; lo stesso è stato sempre rappresentato con il solo metallo) simbolo della famiglia Lodron, posti al comando delle tre valli di passaggio tra Trentino e Lombardia, dai vari imperatori di Germania e dai vescovi di Trento, che all'epoca era sotto il controllo tedesco. Questa famiglia dopo essersi stabilita in un casale di campagna proprio nei pressi di Concesio, divenne tra le famiglie più influenti della zona, ed è forse per questo che venne scelta per entrare nello stemma ufficiale. L'ultimo quadrante, posto in basso a destra, è ancora coinvolto in una disputa storica per quanto riguarda la sua attribuzione. Di certo si sa che appartenesse alla famiglia Caprioli, ma non si sa se attribuirlo ai Caprioli della frazione di San Vigilio o se invece agli omonimi residenti nell'altra frazione, la Stocchetta. Fonti storiche sostengono che si riferisca ai primi, data la beneficenza che questa famiglia esercitò sia nel XIX, che nel XX secolo. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Casa natale di Paolo VI È la principale attrattiva culturale del paese, ed è situata nel cuore di Concesio, richiamando ogni anno il pellegrinaggio di molti fedeli. La casa venne acquisita dalla famiglia Montini nel 1863, dai conti Lodron, dopo che questi ultimi decisero di abbandonare le terre concesiane. L'acquisto dell'abitazione lodronica, da parte di Gaetano Montini (nonno di Paolo VI), che in origine portava Benedetti di cognome, spostando la propria residenza da Sarezzo (da qui il cognome Montini, in riferimento alla provenienza dalla montagna) a Concesio, fu dovuto alla tendenza che all'epoca era presente tra le famiglie nobili: ovvero quella di avvicinare il più possibile i propri possedimenti nei paraggi dei grossi centri abitati; in questo caso di Brescia. Oggi la casa è divenuta un museo, ed è stata apposta una lapide commemorativa sulla facciata a ricordo del pontefice: Pieve di Concesio La pieve è una chiesa fondata nel IX secolo, sulle rovine di un luogo di culto preesistente, forse un oratorio, alla quale venne poi aggiunto un piccolo cimitero e qualche costruzione correlata, che diede il nome alla zona (frazione) di Concesio in cui si trova: la pieve di Concesio. Consacrata nel 1540 da monsignor Gerolamo Vascherio, e dedicata a sant'Antonino di Piacenza, la chiesa mantiene ancora la forma e la posizione di allora.Il 31 gennaio del 1650 venne donato dall'arciprete Caradelli, il primo organo, mentre più tardi, dal 1727 al 1730, Giovanni Battista Marchetti, architetto del duomo nuovo di Brescia, realizzò, su incarico della parrocchia, le cappelle del Santissimo Sacramento, e le due adiacenti dedicate a san Carlo Borromeo e a santa Caterina d'Alessandria. Nel presbiterio campeggia l'altare maggiore, che colpisce per la propria maestosità, mentre sullo sfondo è raffigurato il Martirio di sant'Antonino, opera del bolognese Giovan Gioseffo Dal Sole. La navata di destra contiene l'altare di San Lorenzo, con un dipinto di Cristo spirante realizzato dal bresciano Daniele Olmi nel 1733; l'altare, opera di Pietro Scalvini e dedicato a Maria Assunta, contiene un affresco riguardante l'assunzione di Maria, considerato da molti, uno dei più bei capolavori del Settecento bresciano. Oratorio di San Rocco L'oratorio di San Rocco, edificato sicuramente prima del 1500, era un luogo di preghiera della famiglia Lodron. Al suo interno si possono ammirare affreschi di Jacopo Palma il Giovane, come "Madonna col Bambino e i santi Rocco, Girolamo, Elena e Sebastiano", incastonato in soasa lignea dorata, contenuta tuttora nella chiesa di San Rocco a Concesio. Nel 1928 venne costruita a lato una chiesa più grande, che predomina così sulla più piccola, ma più antica costruzione, che in seguito divenne abitazione privata, anche se nella controfacciata "moderna", compaiono due affreschi appartenenti all'oratorio originale. Oratorio di Sant'Andrea Un altro oratorio, quello di Sant'Andrea, situato presso la frazione chiamata Antegnago o Artegnago, dedicato al santo apostolo contribuirà a rinominare la frazione da Angegnago appunto in Sant'Andrea. È posto al di sotto del livello stradale, e tutt'oggi difficilmente visibile per via della posizione nei confronti della carreggiata stradale, viene fatto risalire intorno al XV secolo, così come il piccolo campanile annesso, che venne però ristrutturato nel 1620. Oggi è agibile, e completamente restaurata. Chiesa di San Vigilio al monte Nella zona di San Vigilio sorge la chiesa di San Vigilio al monte, una piccola costruzione, situata in prossimità del colle principale di San Vigilio, che alcuni studiosi ipotizzano possa risalire al XVI secolo, e possa aver contenuto delle reliquie del santo a lei dedicata: San Vigilio. Al suo interno si trovano affreschi (presumibilmente) cinquecenteschi, oltre a una statua di san Rocco del XVIII secolo. Chiesa di San Gregorio È la parrocchia di San Vigilio, intitolata a san Gregorio, e venne costruita nei primi anni del Trecento, e poi ristrutturata nel 1632. Al suo interno è presente una tela di una tela Paolo Caylina il Giovane del 1540, la Madonna col Bambino tra santa Caterina da Siena ed un'altra santa domenicana, insieme ad altre tele ed affreschi seicenteschi e settecenteschi. Santuario della Madonna della Stella Un particolare ruolo artistico-religioso è svolto dal santuario della Madonna della Stella, posto sul colle della Selva, poi rinominato "della Stella", proprio grazie alla presenza del santuario mariano, tra San Vigilio, Cellatica e Gussago. Realizzato nei primi del Cinquecento, al suo interno sono custoditi quadri e sculture di indubbio valore artistico, realizzate tra il 1500 e il 1700. Tra gli artisti maggiori che abbellirono questo luogo vi furono il Romanino e Luciano Minguzzi. Chiesa di Santa Giulia La chiesa di Santa Giulia a Costorio venne realizzata verso fine Ottocento, per rispondere alla crescita continua della popolazione residente, ma la cui struttura originale viene fatta risalire al XVI secolo, come cappelletta dedicata alla Maria Vergine e a santa Giulia martire. Venne inaugurata il 3 settembre del 1912, e finalmente intitolata alla Santa martire in Corsica. La facciata, divisa in tre parti da grossi cornicioni, presenta richiami ad elementi settecenteschi, oltre che quattro finte colonne ornamentali. All'interno si possono ammirare la pala de La Madonna col bambino e il quadro con I santi Giulia, Lucia e Francesco d'Assisi, disegnati da Jacomo Ferrabosco nel 1688. Abitanti censiti Al 2009 risultano in totale 878 persone, ovvero il 6,6% della popolazione residente; appartenenti alle principali comunità: La religione predominante in paese è cattolica; mentre sono presenti tra i residenti stranieri comunità Sikh e musulmane. Sono presenti quattro parrocchie: Santa Giulia, Sant'Andrea, Santi Vigilio e Gregorio Magno e Sant'Antonino, distribuite nelle varie frazioni, e appartenenti alla diocesi di Brescia. Concesio è inoltre meta di numerosi pellegrinaggi diretti alla casa natale di papa Paolo VI. Associazione Culturale Progetto Atlantide - Laboratorio Permanente della Memoria del Territorio di Concesio. Concesio è inserito in un circuito di progetti culturali condivisi insieme agli altri paesi aderenti al Sistema Bibliotecario della Valtrompia, come Gardone Val Trompia, Lumezzane, Villa Carcina, che prevedono una serie di rassegne musicali, letterarie e artistiche in generale, come mostre pittoriche, e rappresentazioni teatrali. In Concesio ha sede la Collezione Paolo VI, importante e ampia raccolta d'arte sacra contemporanea dedicata al Pontefice. Il Comune di Concesio è uno dei venti comuni aggregati nel sistema bibliotecario della Valtrompia, una rete di biblioteche e di punti prestito della Valtrompia. La Biblioteca di Concesio si trova in via Mattei, 99 nella sede inaugurata il 29 maggio 2004. È polo culturale del paese, sede di vari eventi culturali letterari, artistici e musicali. 29 maggio, giorno di San Paolo VI, copatrono. 16 agosto, giorno di san Rocco, copatrono. Festa di san Rocco patrono, primo fine settimana di settembre. Palio della contrade di San Vigilio, dall'11 al 20 settembre. Fiera di Sant Andrea. Festival della canzone per bambini, intitolato al maestro Vitaliano Caruso. Festa del Primo Maggio, nel parco di Campagnole. Attualmente Concesio è diviso in 8 frazioni distinte, ma confinanti una con l'altra, offrendo quasi sempre una certa soluzione di continuità del territorio. Nella zona sud-est, confinante con il comune di Bovezzo, sorge la frazione di Antegnago, o meglio conosciuta come Sant'Andrea, nata all'incirca nel XV secolo per via dell'oratorio, da cui poi prenderà anche il nome. A mezzogiorno si trova la frazione della Stocchetta, facente capo anche al comune di Brescia, e il cui nome risale al tempo dei longobardi, quand'era chiamata "Cà d'Esem", ovvero "Casa d'Esimo".Il nome Stocchetta deriva dalla probabile presenza nella zona d'una piccola fabbrica di stocchi, ovvero piccoli pugnali. Quest'ipotesi è accreditata anche da una satira di Vittorio Alfieri, il quale apostrofava le donne sue contemporanee per l'ostentata scollatura sul petto. È una frazione situata tra la "Stocchetta" e "Ca' de Bosio", e si caratterizza per l'esigua presenza di insediamenti abitativi per favorire uno sviluppo più che altro industriale. In passato la zona era adibita all'agricoltura, e alla pastorizia, oltre che alla pesca, data la vicinanza con il fiume Mella. Da qui il nome Campagnole. Sono la zona che congiunge "Sant'Andrea" e "Campagnole" dalla "pieve di Concesio". Oggi è caratterizzata da un discreto insediamento urbano, tenuto conto della situazione scoscesa e sconnessa del terreno, dovuta alla vicinanza con il monte Spina. Questa sua natura collinare gli è valso l'appellativo di Roncaglie. La pieve di Concesio prende il nome dalla chiesa edificata sul suo territorio, anche se documenti storici sul suo conto, dimostrano che questa zona era già insediata molto tempo prima. È il cuore del paese, sia per la disposizione geografica che dal punto di vista storico. Da qui infatti, partì il motore che sviluppò il paese moderno. Qui nacque Rodolfo da Concesio, magistrato medievale che fu tra i promotori della resistenza a Barbarossa, e firmatario della pace di Costanza. Situato in un'insenatura che dalla Val Trompia porta alla Franciacorta, ed attualmente confinante con i comuni di Cellatica e Gussago, era comune autonomo già nel 1297, e fu annesso al territorio comunale di Concesio nel 1928. Gli elementi storici riguardo a questa frazione risalgono almeno all'epoca romana, e per alcuni versi la sua storia differisce quasi integralmente da quella di Concesio paese. Costorio è l'ultima di Concesio prima del comune di Villa Carcina, ed è situato nella strozzatura che il fiume Mella dà con le colline circostanti. L'origine di questa frazione è attribuibile ai primi del Cinquecento quando venne edificata la piccola cappella dedicata a Santa Giulia. Ovviamente la forma e la densità abitativa attuali sono molto diverse da quelle che aveva all'epoca, quando ancora era una località agricola, più che altro di passaggio per raggiungere la Val Trompia. Lo sviluppo che ha permesso lo stato attuale delle cose è databile nei primi anni del 1830, quando lavori di ammodernamento della Via Triumplina, permisero di ampliare le soluzioni urbane preesistenti, e di fare di Costorio una vera e propria frazione. Fra il 1882 e il 1954 Concesio ospitò una stazione della tranvia della Val Trompia. La principale squadra di calcio della città è Concesio Calcio A.S.D. che milita nel girone D lombardo di Promozione. È nato nel 1974. Claudio Fiorini, Concesio - Itinerari di Fede, Arte e Cultura, Concesio, 2008. Carlo Sabatti, San Vigilio nella storia e nell'arte, Concesio, 1998. San Vigilio (Concesio) Provincia di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Concesio Sito ufficiale, su comune.concesio.brescia.it. Concèsio, su sapere.it, De Agostini.