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Santuario della Madonna della Stella (Cellatica)

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Santuario della Madonna della Stella (Cellatica)
Santuario della Madonna della Stella (Cellatica)

Il santuario della Madonna della Stella è un edificio di culto cattolico situato tra i comuni di Concesio, Cellatica e Gussago, in provincia di Brescia. Il santuario si trova sul colle Selva a circa 400 m s.l.m., che separa i tre comuni bresciani.

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Santuario della Madonna della Stella (Cellatica)
Via Stella, Comunità montana della valle Trompia

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Santuario Madonna della Stella

Via Stella
25062 Comunità montana della valle Trompia
Lombardia, Italia
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santuariomadonnadellastella.it

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Santuario della Madonna della Stella (Cellatica)
Santuario della Madonna della Stella (Cellatica)
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Luoghi vicini

Chiesa di Santa Maria Assunta (Gussago)
Chiesa di Santa Maria Assunta (Gussago)

La chiesa prepositurale di Santa Maria Assunta è la parrocchiale di Gussago, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale di Gussago. La prima pietra della chiesa fu posta nel 1743; la struttura, edificata in stile neoclassico su progetto di Giorgio Massari, venne terminata nel 1760.Nel secolo successivo l'interno della chiesa fu decorato e venne decorata la facciata, disegnata da Rodolfo Vantini e Luigi Donegani.Nel 1857 fu costruita la scalinata d'accesso alla parrocchiale, mentre nel 1879 quest'ultima venne dotata dell'organo, opera della ditta Tonoli. Nel 1931 fu iniziato il campanile.La chiesa venne consacrata nel 1950. Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono il cinquecentesco fonte battesimale, la tela raffigurante l'Angelo della Purità, realizzata nel 1855 da Angelo Inganni, il settecentesco altare del Rosario, la pala con soggetto la Madonna del Rosario assieme ai Santo Domenico, Fermo, Apollonia e Lucia, opera di Sante Cattaneo, dello stesso autore la tela della Predicazione del Battista, la statua dell'Angelo della Rivelazione, scolpita da Domenico Ghidoni, e l'affresco che ha come soggetto San Giovanni Battista, dipinto da Tita Mozzoni nel 1945. Parrocchie della diocesi di Brescia Regione ecclesiastica Lombardia Diocesi di Brescia Gussago Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Santa Maria Assunta Parrocchia di SANTA MARIA ASSUNTA, su parrocchiemap.it. URL consultato il 6 febbraio 2020. La parrocchiale di Gussago, su bresciainfoto.it. URL consultato il 6 febbraio 2020.

Sale (Gussago)
Sale (Gussago)

Sale (Sàle in dialetto bresciano) è una frazione di Gussago che conta circa 6 000 abitanti, dislocata nella zona sud del comune di Gussago. Confina con gli abitati del Villaggio Badia e della Mandolossa di Brescia e con Cellatica. La frazione deve infatti il suo sviluppo alle nobili famiglie dei Sala (che hanno dato il nome alla frazione) e Caprioli, che nel Quattrocento fecero costruire numerosi palazzi e vi stabilirono la propria residenza di campagna.Arroccata sul Monticello si trova la parrocchia dedicata a Santo Stefano, l'oratorio femminile dedicato a Santa Maria Crocifissa di Rosa. Scendendo dal Monticello per via Santo Stefano e via Sorda, si giunge in via Trieste ove si colloca l'oratorio maschile, itrova trono è Lodovico Pavoni.A Sale sono presenti tre chiese: la chiesa parrocchiale di Santo Stefano, la chiesa della Santa Croce e la chiesa privata di Sant'Adriano Martire. Nell'anno in cui la festa dell'Esaltazione della Santa Croce cade in domenica, si svolge una grande festa solenne, così come nell'anno nel quale la Festa di Sant'Adriano cade di domenica, si celebra una grande processione con le reliquie ed una festa nei grandi palazzi nobiliari circostanti. Le arterie principali della frazione sono via Sale, strada antica che dà il nome all'intera frazione e che collega Gussago a Castegnato tramite la località La Stacca (Stàca); via Santa Croce, altra via antica cuore della festa di Sale; via Trieste, via dell'oratorio, del campo sportivo e della scuola materna statale; viale Italia, strada che porta alla zona industriale della Mandolossa; via Togni, strada di campagna che costeggia il torrente e porta alla località Localnuovo (Löcnöf). Sale è la contrada che ha visto crescere maggiormente il proprio numero di abitanti, grazie alla costruzione e successivo allargamento del villaggio Le Frusche (Frösche), il cosiddetto "Villaggio Vaila". Inoltre, sorge la scuola elementare più ampia del paese, intitolata a Teresio Olivelli.

Civine
Civine

Civine (Siìne in dialetto bresciano) è una piccola frazione montana del comune di Gussago in provincia di Brescia. Civine, in latino Civinarum, risalirebbe secondo lo storico locale Vittorio Nichilo al Medioevo. Pur essendo frazione, questa località dai primi anni del Seicento era parrocchia dedicata a San Girolamo. Co patroni della frazione sono i santi persiani Abdon e Sennen, a cui, nel 1796 è stata dedicata una santella in località Riviere. Gli abitanti della frazione sono stati boscaioli, contadini e pastori fino ai primi del Novecento e, dalla prima guerra mondiale, sono scesi a lavorare nelle fabbriche della sottostante Valle Trompia. Il paesino ha ricevuto grande impulso dalla costruzione della strada che lo collega a Gussago, il capoluogo. Tale costruzione fu fortemente voluta dall'allora sacerdote don Pietro Chitò. La località era molto famosa per la produzione di ciliegie che erano molto ricercate per il loro intenso sapore dovuto probabilmente all'acidità del terreno di coltivazione. Esse erano spesso coltivate all'interno delle vigne che sovrastavano, le piante raggiungevano altezze importanti e gli abitanti del paese erano famosi per la capacità di arrampicarsi fino alle estremità durante il periodo di raccolta. Importante era anche la coltivazione del castagno, con varietà a maturazione precoce che venivano facilmente commercializzate in tutta la provincia. Con l'emigrazione che colpì il paese a favore delle industrie della sottostante Valle Trompia le coltivazioni caddero presto in stato di abbandono così come la maggior parte delle vigne.

Costorio
Costorio

Costorio (Custùr nel dialetto locale) è una delle frazioni del comune di Concesio, situata a nord del paese, sulla sinistra orografica del fiume Mella, a 9 km dalla città di Brescia, e ad una altitudine di 225 metri sul livello del mare. La frazione di Costorio include anche le località di Codolazza e Valpiana. Codolazza segna anche il confine col comune di Villa Carcina. Costorio, Codolazza e Valpiana contano tutte insieme circa 1 800 abitanti e fanno capo alla parrocchia di S. Giulia (Costorio). Santa Giulia è la patrona della comunità, ad essa sono dedicate sia la chiesa parrocchiale (XX secolo) sia la vecchia chiesetta, che fino al 2011 è stata adibita ad oratorio e circolo giovanile, oggi trasferito in un più ampio e nuovo edificio nei pressi degli argini del fiume Mella. L'edificio più antico, è citato già nella relazione della visita pastorale del vescovo Dolfin del 20 giugno del 1582 ma è stato consacrato soltanto nel XVI secolo. La dedica a Santa Giulia è quasi certamente dovuta a delle proprietà che l'omonimo potente monastero Bresciano possedeva nel territorio di Costorio. L'attuale chiesa parrocchiale invece è stata terminata nel 1912 ed è stata eretta a parrocchia nel 1952 staccandosi dalla Pieve di Concesio. Tra le opere d'arte contemporanea è visibile la grande tela dell'"Ascensione" di Piero Agnetti (1984). F. Nardini, P. Pierattini, C. Stella, Atlante Valtriumplino, Edizioni Grafo, Brescia 1982. A. Fappani (a cura di), Enciclopedia Bresciana, Ed. La Voce del Popolo, Brescia 1989, vol. II. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Costorio

Concesio
Concesio

Concesio (Consés in dialetto bresciano, localmente pronunciato /konˈheːʰ/) è un comune italiano di 15 712 abitanti della provincia di Brescia, in Lombardia. Posto all'ingresso della Val Trompia, è noto per essere stato il paese natale di Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. Concesio è situato nella bassa Valle Trompia, ai piedi del Monte Spina, che ne delimita i confini a nord-est con il comune di Lumezzane, e del Monte Stella che lo separa, a ovest, dal comune di Gussago. Con una superficie di circa 19 km², confina a ovest, appunto, con Gussago, a settentrione con il territorio di Villa Carcina, a est, con il comune di Bovezzo, a sud con la periferia nord di Brescia, e con Collebeato. Come tutta la zona presenta un livello di sismicità basso. Concesio presenta tendenzialmente le fasi climatiche cittadine, proprio per la vicinanza geografica che lega il comune al capoluogo, godendo di un clima temperato umido in tutte le stagioni, con precipitazioni concentrate nei periodi primaverili ed autunnali. È il fiume che scorre anche nel comune di Concesio. Nasce sui Monti Maniva, Colombine e Corna Blacca per poi confluire dopo circa 96 km nel fiume Oglio all'interno della stessa provincia. Denominato "la Mèla" dagli abitanti dei paesi che attraversa, il corso d'acqua deriva il suo nome dal latino Mel o Mellis che significano miele, forse ad indicare le antiche qualità ed abbondanza che lo distinguevano. Fino ad alcuni decenni fa Concesio ha sempre avuto uno stretto rapporto con il fiume Mella che, essendo un corso perenne e dalla portata praticamente costante, ha ricoperto un ruolo fondamentale nell'economia della Valle sia in campo agrario (grazie ai numerosissimi canali di irrigazione costruiti fin dal Medioevo) che industriale, oltre che per uso privato nelle case dei cittadini. Naturalmente il fiume è stato anche portatore di numerosi problemi: in passato, infatti, non sono mancate alluvioni e distruzioni. Cause principali: i torrenti che scaricavano l'acqua piovana nel fondovalle in modo irregolare; la mancanza di argini delimitati che non impediva l'esondazione e la creazione di zone paludose, nonché la distruzione di edifici e ponti. Questi problemi sono stati risolti solo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, con la costruzione intensificata di argini e protezioni in rete di ferro e pietre di fiume. L'ultima tragica alluvione risale al 1850. Importante da ricordare la presenza, più nota in antichità, di slarghi ed isolotti al centro del fiume, che permettevano il transito con carichi leggeri dove non fosse possibile con ponti. Al giorno d'oggi, sfortunatamente, il problema principale (in continuo aumento) riguarda il fattore inquinamento. L'origine toponomastica del nome Concesio è probabilmente da ricercare nel termine concaesa che indica l'operazione di taglio dei boschi cedui: il territorio che divideva la città di Brescia e la Val Trompia era infatti molto ricco di legname che veniva tagliato ed utilizzato per la costruzione dei tetti delle abitazioni o per il riscaldamento durante i freddi inverni. Il nome di Concesio (Conces(i)us) appare per la prima volta in un'epigrafe ritrovata ad Augusta, in Sicilia, anche se pare che un nome simile fu inciso su monete d'argento, risalenti al VI secolo, e riconducibili alle tribù galliche dei boi, o comunque transpadani. Per secoli la zona fu contesa tra valligiani e cittadini impedendo quindi la formazione di un centro di aggregazione urbano, pertanto non esistono documenti che testimonino la nascita di Concesio. È comunque probabile che il villaggio originario fosse prima triumplino, anche se per breve tempo, e poi romano. Data la sua posizione strategica tra la città e la valle, Concesio era il punto adatto dove porre il confine della colonia romana Brixia (l'attuale Brescia) ed alcuni storici ritengono che Concesio sia stato il punto di partenza delle truppe di Publio Silio Nerva, nel 16 a.C., per la guerra contro i triumplini che si trasformò successivamente nella guerra retica del 15 a.C. condotta da Druso. La storia medioevale di Concesio è comune a moltissimi altri villaggi lombardi, quindi anche a Concesio era presente un vero e proprio patriziato: questi cittadini amministravano il territorio e le sue risorse secondo il principio del bonus pater familias. Dopo secoli di sfruttamento però, la risorsa principale rappresentata dalla foresta andava piano piano esaurendosi per lasciare il posto alla campagna e con essa alle prime officine che battevano il ferro. Nacque così la "pieve" che fu fondamentale per l'aggregazione delle famiglie del paese e favoriva l'arrivo di nuovi nuclei familiari dalla città. Concesio fu il paese di origine di Rodolfo da Concesio, noto magistrato medioevale, che fu tra i promotori della resistenza a Barbarossa e della battaglia di Legnano del 29 maggio 1176 nonché firmatario della pace di Costanza. Il suo nome figurebbe anche tra quelli che parteciparono alla Crociata del 1189 (anche se a tal riguardo esiste un unico documento di dubbia provenienza). Fu poi parzialmente infeudato ai Lodron e agli inizi del XV secolo, molti nobili si spinsero dalla città fino a Concesio per acquistare terre coltivabili o per costruire case dove trascorrere i caldi mesi estivi. Tali arrivi portarono beneficio a tutti coloro che già abitavano a Concesio perché vennero impiegati nelle case nobiliari come contadini, donne di servizio o manodopera in genere; inoltre grazie alla presenza di queste famiglie, Concesio assunse un posto di competenza nella storia di Brescia. Ma un evento drammatico avrebbe colpito Concesio, infatti nel 1856 il fiume Mella straripò allagando le terre circostanti e riprendendosi quello che aveva dato al paese per tanto tempo: i campi vennero sommersi dall'acqua, le officine furono distrutte e le case vicine allagate. Ma come sempre il paese riprese pian piano a vivere superando anche questa prova. Oggi questo paese è un centro economico tra i più importanti della provincia di Brescia con attività industriali in continua espansione, anche se Concesio è soprattutto noto per essere stato il paese che ha dato i natali a papa Paolo VI nella casa che già fu dei Lodron. Concesio non ha avuto fino ai prima anni '60 del XX secolo uno stemma ufficiale che rappresentasse il Comune, bensì erano usati drappi che rappresentavano le varie zone del paese. Questo problema dovette essere affrontato a partire dal 1963, anno della nomina a pontefice massimo di Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, Paolo VI. Gli allora amministratori cittadini furono quindi obbligati a colmare la lacuna, anche perché gli occhi del mondo si erano posati sul piccolo paese a nord di Brescia. Lo stemma del comune scelto è quello ancora in uso, e venne concesso assieme al gonfalone con D.P.R. del 27 ottobre 1965. È dunque diviso in quattro parti, ognuna delle quali contiene un simbolo araldico. Nel primo quadrante (in alto a sinistra) è riconoscibile lo stemma della famiglia Montini, la stessa di papa Paolo VI, rappresentato da tre colli verdi su sfondo purpureo, sormontati da tre gigli d'argento, a segnale del forte legame tra il paese e una delle famiglie storiche della zona. Nel terzo quadrante più in basso a sinistra invece è presente il simbolo della famiglia Belucanti, rappresentato da un abete in un prato con sfondo argento. Questa famiglia bresciana, ormai estinta, era dedita al commercio, e nel XVIII secolo si trasferì a Concesio, favorendo così il commercio locale e di conseguenza la propria economia. Passando al lato destro dell'emblema, nella parte superiore si trova un leone argenteo su sfondo rosso (anche se il blasone riporta, probabilmente per errore, «d’argento e di nero»; lo stesso è stato sempre rappresentato con il solo metallo) simbolo della famiglia Lodron, posti al comando delle tre valli di passaggio tra Trentino e Lombardia, dai vari imperatori di Germania e dai vescovi di Trento, che all'epoca era sotto il controllo tedesco. Questa famiglia dopo essersi stabilita in un casale di campagna proprio nei pressi di Concesio, divenne tra le famiglie più influenti della zona, ed è forse per questo che venne scelta per entrare nello stemma ufficiale. L'ultimo quadrante, posto in basso a destra, è ancora coinvolto in una disputa storica per quanto riguarda la sua attribuzione. Di certo si sa che appartenesse alla famiglia Caprioli, ma non si sa se attribuirlo ai Caprioli della frazione di San Vigilio o se invece agli omonimi residenti nell'altra frazione, la Stocchetta. Fonti storiche sostengono che si riferisca ai primi, data la beneficenza che questa famiglia esercitò sia nel XIX, che nel XX secolo. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Casa natale di Paolo VI È la principale attrattiva culturale del paese, ed è situata nel cuore di Concesio, richiamando ogni anno il pellegrinaggio di molti fedeli. La casa venne acquisita dalla famiglia Montini nel 1863, dai conti Lodron, dopo che questi ultimi decisero di abbandonare le terre concesiane. L'acquisto dell'abitazione lodronica, da parte di Gaetano Montini (nonno di Paolo VI), che in origine portava Benedetti di cognome, spostando la propria residenza da Sarezzo (da qui il cognome Montini, in riferimento alla provenienza dalla montagna) a Concesio, fu dovuto alla tendenza che all'epoca era presente tra le famiglie nobili: ovvero quella di avvicinare il più possibile i propri possedimenti nei paraggi dei grossi centri abitati; in questo caso di Brescia. Oggi la casa è divenuta un museo, ed è stata apposta una lapide commemorativa sulla facciata a ricordo del pontefice: Pieve di Concesio La pieve è una chiesa fondata nel IX secolo, sulle rovine di un luogo di culto preesistente, forse un oratorio, alla quale venne poi aggiunto un piccolo cimitero e qualche costruzione correlata, che diede il nome alla zona (frazione) di Concesio in cui si trova: la pieve di Concesio. Consacrata nel 1540 da monsignor Gerolamo Vascherio, e dedicata a sant'Antonino di Piacenza, la chiesa mantiene ancora la forma e la posizione di allora.Il 31 gennaio del 1650 venne donato dall'arciprete Caradelli, il primo organo, mentre più tardi, dal 1727 al 1730, Giovanni Battista Marchetti, architetto del duomo nuovo di Brescia, realizzò, su incarico della parrocchia, le cappelle del Santissimo Sacramento, e le due adiacenti dedicate a san Carlo Borromeo e a santa Caterina d'Alessandria. Nel presbiterio campeggia l'altare maggiore, che colpisce per la propria maestosità, mentre sullo sfondo è raffigurato il Martirio di sant'Antonino, opera del bolognese Giovan Gioseffo Dal Sole. La navata di destra contiene l'altare di San Lorenzo, con un dipinto di Cristo spirante realizzato dal bresciano Daniele Olmi nel 1733; l'altare, opera di Pietro Scalvini e dedicato a Maria Assunta, contiene un affresco riguardante l'assunzione di Maria, considerato da molti, uno dei più bei capolavori del Settecento bresciano. Oratorio di San Rocco L'oratorio di San Rocco, edificato sicuramente prima del 1500, era un luogo di preghiera della famiglia Lodron. Al suo interno si possono ammirare affreschi di Jacopo Palma il Giovane, come "Madonna col Bambino e i santi Rocco, Girolamo, Elena e Sebastiano", incastonato in soasa lignea dorata, contenuta tuttora nella chiesa di San Rocco a Concesio. Nel 1928 venne costruita a lato una chiesa più grande, che predomina così sulla più piccola, ma più antica costruzione, che in seguito divenne abitazione privata, anche se nella controfacciata "moderna", compaiono due affreschi appartenenti all'oratorio originale. Oratorio di Sant'Andrea Un altro oratorio, quello di Sant'Andrea, situato presso la frazione chiamata Antegnago o Artegnago, dedicato al santo apostolo contribuirà a rinominare la frazione da Angegnago appunto in Sant'Andrea. È posto al di sotto del livello stradale, e tutt'oggi difficilmente visibile per via della posizione nei confronti della carreggiata stradale, viene fatto risalire intorno al XV secolo, così come il piccolo campanile annesso, che venne però ristrutturato nel 1620. Oggi è agibile, e completamente restaurata. Chiesa di San Vigilio al monte Nella zona di San Vigilio sorge la chiesa di San Vigilio al monte, una piccola costruzione, situata in prossimità del colle principale di San Vigilio, che alcuni studiosi ipotizzano possa risalire al XVI secolo, e possa aver contenuto delle reliquie del santo a lei dedicata: San Vigilio. Al suo interno si trovano affreschi (presumibilmente) cinquecenteschi, oltre a una statua di san Rocco del XVIII secolo. Chiesa di San Gregorio È la parrocchia di San Vigilio, intitolata a san Gregorio, e venne costruita nei primi anni del Trecento, e poi ristrutturata nel 1632. Al suo interno è presente una tela di una tela Paolo Caylina il Giovane del 1540, la Madonna col Bambino tra santa Caterina da Siena ed un'altra santa domenicana, insieme ad altre tele ed affreschi seicenteschi e settecenteschi. Santuario della Madonna della Stella Un particolare ruolo artistico-religioso è svolto dal santuario della Madonna della Stella, posto sul colle della Selva, poi rinominato "della Stella", proprio grazie alla presenza del santuario mariano, tra San Vigilio, Cellatica e Gussago. Realizzato nei primi del Cinquecento, al suo interno sono custoditi quadri e sculture di indubbio valore artistico, realizzate tra il 1500 e il 1700. Tra gli artisti maggiori che abbellirono questo luogo vi furono il Romanino e Luciano Minguzzi. Chiesa di Santa Giulia La chiesa di Santa Giulia a Costorio venne realizzata verso fine Ottocento, per rispondere alla crescita continua della popolazione residente, ma la cui struttura originale viene fatta risalire al XVI secolo, come cappelletta dedicata alla Maria Vergine e a santa Giulia martire. Venne inaugurata il 3 settembre del 1912, e finalmente intitolata alla Santa martire in Corsica. La facciata, divisa in tre parti da grossi cornicioni, presenta richiami ad elementi settecenteschi, oltre che quattro finte colonne ornamentali. All'interno si possono ammirare la pala de La Madonna col bambino e il quadro con I santi Giulia, Lucia e Francesco d'Assisi, disegnati da Jacomo Ferrabosco nel 1688. Abitanti censiti Al 2009 risultano in totale 878 persone, ovvero il 6,6% della popolazione residente; appartenenti alle principali comunità: La religione predominante in paese è cattolica; mentre sono presenti tra i residenti stranieri comunità Sikh e musulmane. Sono presenti quattro parrocchie: Santa Giulia, Sant'Andrea, Santi Vigilio e Gregorio Magno e Sant'Antonino, distribuite nelle varie frazioni, e appartenenti alla diocesi di Brescia. Concesio è inoltre meta di numerosi pellegrinaggi diretti alla casa natale di papa Paolo VI. Associazione Culturale Progetto Atlantide - Laboratorio Permanente della Memoria del Territorio di Concesio. Concesio è inserito in un circuito di progetti culturali condivisi insieme agli altri paesi aderenti al Sistema Bibliotecario della Valtrompia, come Gardone Val Trompia, Lumezzane, Villa Carcina, che prevedono una serie di rassegne musicali, letterarie e artistiche in generale, come mostre pittoriche, e rappresentazioni teatrali. In Concesio ha sede la Collezione Paolo VI, importante e ampia raccolta d'arte sacra contemporanea dedicata al Pontefice. Il Comune di Concesio è uno dei venti comuni aggregati nel sistema bibliotecario della Valtrompia, una rete di biblioteche e di punti prestito della Valtrompia. La Biblioteca di Concesio si trova in via Mattei, 99 nella sede inaugurata il 29 maggio 2004. È polo culturale del paese, sede di vari eventi culturali letterari, artistici e musicali. 29 maggio, giorno di San Paolo VI, copatrono. 16 agosto, giorno di san Rocco, copatrono. Festa di san Rocco patrono, primo fine settimana di settembre. Palio della contrade di San Vigilio, dall'11 al 20 settembre. Fiera di Sant Andrea. Festival della canzone per bambini, intitolato al maestro Vitaliano Caruso. Festa del Primo Maggio, nel parco di Campagnole. Attualmente Concesio è diviso in 8 frazioni distinte, ma confinanti una con l'altra, offrendo quasi sempre una certa soluzione di continuità del territorio. Nella zona sud-est, confinante con il comune di Bovezzo, sorge la frazione di Antegnago, o meglio conosciuta come Sant'Andrea, nata all'incirca nel XV secolo per via dell'oratorio, da cui poi prenderà anche il nome. A mezzogiorno si trova la frazione della Stocchetta, facente capo anche al comune di Brescia, e il cui nome risale al tempo dei longobardi, quand'era chiamata "Cà d'Esem", ovvero "Casa d'Esimo".Il nome Stocchetta deriva dalla probabile presenza nella zona d'una piccola fabbrica di stocchi, ovvero piccoli pugnali. Quest'ipotesi è accreditata anche da una satira di Vittorio Alfieri, il quale apostrofava le donne sue contemporanee per l'ostentata scollatura sul petto. È una frazione situata tra la "Stocchetta" e "Ca' de Bosio", e si caratterizza per l'esigua presenza di insediamenti abitativi per favorire uno sviluppo più che altro industriale. In passato la zona era adibita all'agricoltura, e alla pastorizia, oltre che alla pesca, data la vicinanza con il fiume Mella. Da qui il nome Campagnole. Sono la zona che congiunge "Sant'Andrea" e "Campagnole" dalla "pieve di Concesio". Oggi è caratterizzata da un discreto insediamento urbano, tenuto conto della situazione scoscesa e sconnessa del terreno, dovuta alla vicinanza con il monte Spina. Questa sua natura collinare gli è valso l'appellativo di Roncaglie. La pieve di Concesio prende il nome dalla chiesa edificata sul suo territorio, anche se documenti storici sul suo conto, dimostrano che questa zona era già insediata molto tempo prima. È il cuore del paese, sia per la disposizione geografica che dal punto di vista storico. Da qui infatti, partì il motore che sviluppò il paese moderno. Qui nacque Rodolfo da Concesio, magistrato medievale che fu tra i promotori della resistenza a Barbarossa, e firmatario della pace di Costanza. Situato in un'insenatura che dalla Val Trompia porta alla Franciacorta, ed attualmente confinante con i comuni di Cellatica e Gussago, era comune autonomo già nel 1297, e fu annesso al territorio comunale di Concesio nel 1928. Gli elementi storici riguardo a questa frazione risalgono almeno all'epoca romana, e per alcuni versi la sua storia differisce quasi integralmente da quella di Concesio paese. Costorio è l'ultima di Concesio prima del comune di Villa Carcina, ed è situato nella strozzatura che il fiume Mella dà con le colline circostanti. L'origine di questa frazione è attribuibile ai primi del Cinquecento quando venne edificata la piccola cappella dedicata a Santa Giulia. Ovviamente la forma e la densità abitativa attuali sono molto diverse da quelle che aveva all'epoca, quando ancora era una località agricola, più che altro di passaggio per raggiungere la Val Trompia. Lo sviluppo che ha permesso lo stato attuale delle cose è databile nei primi anni del 1830, quando lavori di ammodernamento della Via Triumplina, permisero di ampliare le soluzioni urbane preesistenti, e di fare di Costorio una vera e propria frazione. Fra il 1882 e il 1954 Concesio ospitò una stazione della tranvia della Val Trompia. La principale squadra di calcio della città è Concesio Calcio A.S.D. che milita nel girone D lombardo di Promozione. È nato nel 1974. Claudio Fiorini, Concesio - Itinerari di Fede, Arte e Cultura, Concesio, 2008. Carlo Sabatti, San Vigilio nella storia e nell'arte, Concesio, 1998. San Vigilio (Concesio) Provincia di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Concesio Sito ufficiale, su comune.concesio.brescia.it. Concèsio, su sapere.it, De Agostini.

Omicidio dei coniugi Donegani

L'omicidio dei coniugi Donegani è un caso di duplice omicidio in cui furono vittime i coniugi Aldo Donegani, 77 anni, e Luisa De Leo, 61 anni. I due scomparvero dalla città natale, Brescia, il 1º agosto 2005 e se ne persero le tracce per oltre due settimane, fino a quando i loro cadaveri vennero rinvenuti fatti a pezzi e chiusi in sacchi della spazzatura in una zona boschiva impervia in Val Paisco, al confine tra le province di Bergamo e Brescia, il 17 agosto 2005. Dalle salme mancavano le teste, che furono ritrovate circa un anno dopo, quella del marito il 4 febbraio 2006 e quella della moglie il successivo 16 novembre, in entrambi i casi nei boschi attorno al comune di Provaglio d'Iseo. Le indagini si appuntarono su uno dei nipoti della coppia, Guglielmo Gatti, che viveva nella stessa casa degli zii; arrestato il giorno stesso del ritrovamento dei corpi, si professò innocente. Rinviato a giudizio sulla base di vari indizi e testimonianze, fu condannato all'ergastolo; l'iter processuale si concluse nel 2009. Non è mai stato effettivamente chiarito il movente. Il 1º agosto 2005 l'appuntato Luciano De Leo, 35enne carabiniere in servizio presso la stazione di Castelfidardo, in provincia di Ancona, si recò a casa degli zii, Aldo Donegani e Luisa De Leo, che l'avevano invitato a trascorrere qualche giorno di ferie in loro compagnia. A mezzogiorno il carabiniere suonò al campanello della casa di famiglia, una villetta a due piani degli anni '60 ubicata al civico 15 di via Ugolino Ugolini a Brescia, nell’Oltremella, senza ottenere risposta. Preoccupato, De Leo suonò al piano superiore, ove viveva per conto proprio un altro nipote della coppia, Guglielmo Gatti, 41enne disoccupato, personaggio schivo, solitario e riservato, da tempo studente fuori corso di ingegneria al Politecnico di Milano; Gatti era però fuori casa e aveva lasciato sul citofono un biglietto con scritto "torno dopo le 17". Raggiunto telefonicamente, disse di non sapere cosa potesse essere successo e di non vedere gli zii da qualche giorno. Di lì a poco tornò alla villa e, insieme a De Leo, provò ad aprire la porta di casa Donegani, che era però chiusa a chiave. Dopo aver tentato vanamente un contatto tramite il cellulare, che risultò staccato, i due allertarono i vigili del fuoco, i quali fecero irruzione nell'appartamento del pianterreno: al suo interno non c'era nessuno e tutto sembrava perfettamente in ordine, senza alcun oggetto mancante. Ugualmente nel garage si trovavano l'autovettura Renault Clio e le biciclette usate dai due coniugi. Gatti e De Leo si recarono quindi alla stazione dei Carabinieri di Brescia-San Faustino, dove sporsero denuncia di scomparsa, dando inizio alle indagini. Gli inquirenti, sotto la guida del sostituto procuratore Claudia Moregola, determinarono che la scomparsa dei coniugi dovesse risalire almeno a domenica 31 luglio, data alla quale risalivano le ultime testimonianze oculari (già discordanti) della loro presenza in città, segnatamente per seguire la messa presso la parrocchia di Sant'Antonio in via degli Antegnati; i vicini di casa e i negozianti presso i quali erano soliti far compere li avevano invece visti l'ultima volta il giorno prima, sabato 30 luglio, e lo stesso valeva per il nipote Luciano, che li aveva sentiti al telefono alle 11:39. A chi aveva parlato con loro, i coniugi avevano detto di attendere visite e di avere alcuni appuntamenti programmati per la settimana entrante. La pista di un allontanamento volontario, pur avvalorata da alcuni dettagli (l'assenza in casa del mazzo di chiavi principale - era rimasto quello di scorta - e la testimonianza di un amico di famiglia che asseriva di aver raccolto una loro confidenza di tale tenore), era in contrasto con la presenza nella dimora sia dell'auto e delle bici, sia di alimenti deperibili (avanzi di sugo e pasta nel forno, vari vasetti di yogurt in frigorifero), sia anche alla luce del fatto che i coniugi fossero da poco rientrati dalla loro consueta villeggiatura a San Benedetto del Tronto, dove si recavano ogni anno. Inoltre, nessun messaggio era stato lasciato dentro l'appartamento e, a differenza delle altre volte in cui mancavano da casa, i Donegani non avevano dato alcuna disposizione ai vicini riguardo la cura del giardino di casa e il ritiro della posta. Luisa De Leo, nondimeno, era impegnata quasi tutti i giorni come volontaria alla già citata parrocchia di Sant'Antonio, per la quale si occupava, a turno con altri, di gestire il bar; non aveva dato nessuna indicazione ai "colleghi" riguardo eventuali salti di turno. Infine il cellulare che i due utilizzavano risultava del tutto irrintracciabile, come se fosse spento. Si ipotizzò pertanto che i due potessero essere incorsi in un qualche incidente mentre compivano una breve escursione: via Ugolini non è infatti distante da vari percorsi ciclopedonali che portano verso le campagne e le colline dell'hinterland bresciano, e i Donegani ne erano assidui frequentatori. Al nipote Guglielmo Gatti era inoltre intestata una seconda casa all'Aprica, nella quale ugualmente si recavano e dove probabilmente sarebbero andati ai primi di agosto insieme all'altro nipote carabiniere, che però definì impossibile l'ipotesi che potessero essere partiti prima del suo arrivo a Brescia senza dirgli nulla. Le ricerche in tal senso (anche nei fiumi e dragando lo stagno della Fantasina) non diedero esito. L'altra pista conduceva allo scenario di un'azione delittuosa, ipotesi per la quale era però difficile individuare un movente plausibile, a cominciare da quello venale, poiché da casa non mancava alcun articolo di valore e i coniugi non erano particolarmente benestanti: Donegani era un ex operaio metalmeccanico e De Leo una casalinga; dall'esame del loro conto corrente non emerse alcun movimento sospetto. I due inoltre avevano molte amicizie ed erano generalmente molto benvoluti nella loro zona. Un particolare interessante in tale ottica era che Donegani, all'insaputa dei più, collezionasse armi da fuoco: i "pezzi" rinvenuti nella villa erano tutti regolarmente dichiarati e le analisi non evidenziarono un loro utilizzo da parte del padrone di casa. Dalle indagini emerse però che dalla collezione mancavano tre pistole, denunciate alle autorità nel 1975, ma probabilmente esse erano solo state cedute a terzi, omettendo di darne comunicazione a chi di dovere. Fin da subito gli inquirenti ascoltarono ripetutamente e lungamente Guglielmo Gatti, che ostentava un atteggiamento calmo e misurato, ribadendo sia a loro che ai cronisti che seguivano la vicenda di non sapersi spiegare la sparizione degli zii. Iniziarono anche i rilievi nella villetta di via Ugolini, durante i quali fu da un lato riscontrata l'assenza di alcuni vestiti, delle carte d'identità e della macchina fotografica utilizzata dai coniugi, ma d'altronde fu rinvenuto (spento e scarico) il cellulare che era stato vanamente cercato con i sistemi di tracciamento; apparentemente però non si manifestò alcun elemento dirimente per la risoluzione della vicenda. Attorno a Ferragosto 2005 un residente a Corteno Golgi, comune della Val Camonica, informò i Carabinieri che il 1º agosto, attorno alle 15:30, mentre era in macchina col figlio 14enne sulla strada del passo del Vivione, una vettura Fiat Punto blu (modello di macchina detenuto da Guglielmo Gatti) proveniente in direzione opposta alla loro li aveva sfiorati ad alta velocità, rischiando di causare un incidente. Il ragazzino, in particolare, riconobbe nell'autista il nipote dei Donegani, affermando di averlo visto pallido, sudato e trafelato. Le ricerche vennero quindi potenziate nella zona e il 17 agosto, durante un giro di perlustrazione, alcuni uomini del Corpo Forestale dello Stato e del Soccorso Alpino rinvennero lungo la scarpata di un vallone profondo circa 400 metri in Val Paisco (laterale della Val Camonica, tra la bergamasca e il bresciano), poco lontano dal Vivione, una decina di sacchetti della spazzatura, dentro cui erano chiusi i resti smembrati di due cadaveri in avanzato stato di decomposizione. Poco discoste, furono trovate delle cesoie imbrattate di sangue e alcune buste della spesa compatibili con gli acquisti fatti dai due coniugi prima di sparire. Appena le salme, da cui mancavano le teste (trovate poi altrove diversi mesi dopo da dei cercatori di funghi), furono identificate come appartenenti a Aldo e Luisa Donegani, la Procura della Repubblica di Brescia mise sotto indagine Guglielmo Gatti per duplice omicidio premeditato, vilipendio e occultamento di cadavere, disponendone l'immediata custodia cautelare in carcere. Ad incastrare il nipote intervennero alcuni elementi: oltre alla testimonianza dell'automobilista e del figlio lungo il passo del Vivione, una vicina di casa dei Donegani disse di aver sentito dei rumori sospetti la notte del 30-31 luglio, di essersi affacciata e di aver visto Guglielmo Gatti in giardino, che l'aveva tranquillizzata. Un'albergatrice di Breno, sempre in Val Camonica, affermò di avergli dato una camera la notte seguente, ma di non averlo registrato dal momento che era arrivato molto tardi per poi ripartire molto presto. Nondimeno, nell'appartamento di Gatti, al piano superiore di via Ugolini, fu altresì ritrovato lo scontrino della spesa fatta dagli zii al sabato e una nuova ispezione alla villa, eseguita con l'ausilio del luminol, evidenziò nel garage in uso al nipote la presenza di amplissime tracce di sangue ripulite, fino a un'altezza di un metro da terra, tali da far ritenere che quella stanza fosse stata l'effettiva scena del crimine; residui ematici furono anche repertati nell’autovettura e su una scarpa di Gatti. I cugini del ramo materno dissero altresì che da quel vano, il giorno della denuncia della scomparsa, proveniva un forte odore di candeggina. Gli inquirenti ricostruirono così la dinamica dei fatti: attorno a mezzogiorno di sabato 30 luglio Gatti avrebbe avvelenato gli zii, o quantomeno somministrato loro un narcotico, per poi trasportarli nel box e lì dissezionarli (forse prima ancora che fossero clinicamente morti) con le cesoie. Completata l’operazione e ripulito l’ambiente dal sangue, l’indomani avrebbe caricato i resti in macchina e si sarebbe diretto verso il passo del Vivione per sbarazzarsene, fermandosi poi a dormire a Breno. Il 1º agosto avrebbe quindi fatto rientro a Brescia, venendo frattanto raggiunto dalla telefonata di Luciano De Leo, non prima però di essersi fermato in un autolavaggio a pulire la macchina. Dal canto proprio, Gatti si dichiarò innocente e vittima di un tentativo di "incastrarlo", negando di essere mai stato in Val Camonica in quei giorni, sostenuto in ciò da parte della sua stessa famiglia e da alcuni giornali che misero in evidenza la presenza di incongruenze e lacune nel sistema accusatorio. La difesa, nella persona dell'avvocato Luca Broli, chiese il rito immediato: il processo si aprì a metà 2006 dinnanzi alla Corte d'assise di Brescia e il 16 maggio 2007 Guglielmo Gatti fu riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo con tre anni d'isolamento diurno. La sentenza fu confermata in Appello il 20 giugno 2008 e infine dalla Cassazione il 12 febbraio 2009. Nelle motivazioni, pur non essendo possibile individuare un sicuro movente, i giudici ipotizzano che Gatti potesse aver sfogato nel crimine il rancore e l'invidia accumulati nei confronti dell'esistenza varia e attiva degli zii e coinquilini, specie a riscontro della sua vita monotona e solitaria. Pur non avendo mai smesso di professare la propria innocenza, Guglielmo Gatti (che sconta l'ergastolo presso il carcere di Opera, dedicandosi perlopiù allo studio e alla gestione della biblioteca interna al penitenziario) ha rifiutato negli anni le proposte dei suoi legali di chiedere una revisione del processo; nel 2019 bensì chiese di poter accedere all'indulto, ma l'istanza fu respinta. Nel 2021 ha usufruito per la prima volta di alcuni benefici al regime detentivo. Dal momento che la condanna escluse Gatti dalla possibilità di ereditare dagli zii, la villetta di via Ugolini a Brescia entrò in un "limbo", poiché per diversi anni non fu chiaro se fosse passata alla famiglia De Leo o al Demanio. Essa rimase così sostanzialmente disabitata per oltre 11 anni, nonostante alcuni tentativi di venderla, anche solo parzialmente, all'asta per racimolare almeno parte del risarcimento che il nipote era stato condannato a corrispondere al resto della famiglia; l'incuria fece crescere una rigogliosa vegetazione infestante in giardino. Nel 2016 lo stabile fu altresì soggetto a un'occupazione abusiva perpetrata da alcune associazioni e centri sociali, che fecero sistemare al piano rialzato una famiglia sfrattata dalle case popolari; l'intrusione si concluse dopo pochi giorni allorché vennero staccate le utenze di metano, elettricità e acqua alla casa. Otto persone furono rinviate a giudizio con le accuse di occupazione abusiva aggravata, danneggiamento e riunione senza preavviso al Questore; il processo si concluse nel 2023 con l'assoluzione di 6 imputati per non aver commesso il fatto, mentre per gli altri 2 intervenne la prescrizione. La completa cessione dell'immobile a terzi è stata infine perfezionata nel 2017 e nel 2023 la dimora è stata sottoposta a una consistente ristrutturazione. Rita Di Giovacchino, Delitti privati. Trent'anni di omicidi in famiglia: da Maso a Erika e Omar, dai Carretta a Tullio Brigida, dal piccolo Tommy alla strage di Erba, Roma, Fazi Editore, 2007, ISBN 978-88-8112-762-7. Enzo Biagi, Quello che non si doveva dire, Milano, Rizzoli, 2006, ISBN 88-486-0364-5. Giorgio Dell'Arti, Aldo Donegani, 77 anni e la moglie Luisa De Leo, 61, mancano da casa da sabato, su Cinquantamila.it, Bcd Srl, 11 nov 2016. URL consultato il 21 nov 2023.