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Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Prato)

Chiese dedicate al Sacro Cuore di GesùChiese di PratoPagine con mappeStub - chiese della provincia di Prato
Prato, chiesa del sacro cuore 01
Prato, chiesa del sacro cuore 01

La chiesa del Sacro Cuore di Gesù si trova a Prato. Realizzata nel 1957-1965 su progetto di Mariano Pallottini, ha struttura parallelepipeda sormontata da un robusto tiburio-torrione. All'interno opere di Angelo Biancini e Adon Brachi. Attualmente il priore è monsignor Canonico capitolare Vittorio Aiazzi. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa del Sacro Cuore di Gesù Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Prato) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Prato)
Via Bruno Zucca, Prato Maliseti

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Via Bruno Zucca

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59100 Prato, Maliseti
Toscana, Italia
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Prato, chiesa del sacro cuore 01
Prato, chiesa del sacro cuore 01
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Luoghi vicini

Piazza Cardinale Niccolò
Piazza Cardinale Niccolò

Piazza Cardinale Niccolò è una piazza nella città di Prato. Collocata all'interno della cinta muraria della città, si apre di fronte al Conservatorio medesimo e alla chiesa consacrata nel 1323 e da questi prende il nome. Il disegno della piazza per come lo vediamo oggi è frutto della ristrutturazione settecentesca ad opera dell'architetto Giuseppe Valentini che dette una fisionomia edilizia al programma di riforme di Pietro Leopoldo incarnando l'ideale di classicismo illuministico di stampo razionalistico. Lo spazio della piazza è fiancheggiato da due ali di edifici del Settecento (a nord) e del 1865 (a sud) e chiuso sul fondo dal fianco della chiesa del Monastero di San Niccolò e dal muro di cinta del Conservatorio. Nella piazza Cardinale Niccolò si trovano alcuni uffici comunali, una scuola primaria e il Conservatorio. Negli anni Quaranta la piazza appare sterrata e completamente libera, con tigli ancora molto piccoli e le architetture circostanti assai ben visibili. Una prima ristrutturazione è intorno al 1980 e vede la sistemazione al centro della piazza di una fontana. La vasca di forma rotonda è circondata da una ringhiera cesellata e da aiuole geometriche incastonate nelle pietre dalle quali si origina un percorso pedonale. Una seconda ristrutturazione, all'interno di un progetto di riqualificazione architettonica della piazza, inizia nel 2016. In quell'occasione viene rifatta la pavimentazione in pietra nella parte centrale e nella parte carrabile della piazza che porta alla pedonalizzazione dell'intera area. Viene anche allestito ex novo l'impianto di illuminazione che dà risalto alla fontana. Gli alberi originali vengono sostituiti con lecci ornamentali. In questa piazza è stato girato l'episodio del film di Francesco Nuti "Madonna che silenzio c'è stasera" in cui il protagonista incontra la prostituta interpretata da Edy Angelillo. Il dizionario di Prato: tutta Prato dalla A alla Z : dalle origini al Duemila / Pier Francesco Listri. - Firenze: Le Lettere, 2000. - 447 p.: ill.; 27 cm. Prato e il suo territorio: [itinerari, idee, notizie e indirizzi utili per il tempo libero / testi di Raffaello Barbaresi]. - Novara: De Agostini, [1997]. Prato e la sua provincia, a cura di Claudio Cerretelli. - Firenze: Regione Toscana; Milano: Mondadori, 1999. S. Niccolò a Prato, Silvestro Bardazzi, Eugenio Castellani. - [Prato]: Cassa di risparmi e depositi di Prato, [1984]. Fotografie di Eugenio e Marcello Castellani con la collaborazione di Foto Ranfagni di Prato dicembre 1984 Monastero e chiesa di San Niccolò Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piazza Cardinale Niccolò

Chiesa di San Giovanni Bosco (Prato)
Chiesa di San Giovanni Bosco (Prato)

La chiesa di San Giovanni Bosco si trova a Prato ed è una delle sedi parrocchiali del vicariato nord della diocesi di Prato Progettato dall'architetto Gabriele Giovannelli (e in seguito ristrutturato internamente dall'artista Toni Fertonani), l'edificio fu completato nel 1990. Presenta un basamento caratterizzato da setti curvi la cui successione è interrotta da grandi vetrate. La copertura di forma tronco-conica si conclude con una piccola cupola vitrea. La struttura, principalmente realizzata in calcestruzzo armato, si completa con una torre campanaria che svetta a nord del corpo della chiesa, la cui particolare forma emicilindrica è movimentata da aperture rettangolari disposte su più file orizzontali in corrispondenza della sommità della stessa. Al suo interno sono collocate quattro campane in La3 maggiore fuse dalla fonderia Capanni di Castelnovo ne' Monti (RE). All'interno della chiesa sono custodite recenti opere di Toni Fertonani. Le opere che lo scomparso artista mantovano realizzò appositamente per la chiesa di San Giovanni Bosco sono: 1998 - Progetto della ristrutturazione interna e degli ornamenti ed esecuzione degli arredi artistici in bronzo 1999 - La Via Crucis 2001 - Due tele di grandi dimensioni destinate all'abside della chiesa. 2002 - Don Bosco, gruppo bronzeo scultoreo raffigurante San Giovanni Bosco. Diocesi di Prato San Giovanni Bosco Toni Fertonani Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Giovanni Bosco Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Chiesa di San Fabiano (Prato)
Chiesa di San Fabiano (Prato)

La piccola chiesa di San Fabiano in Prato, presso il seminario vescovile, si trova in via di Gherardo. Già esistente nel 1082 come badia, apparteneva a un monastero benedettino, passato poi ai vallombrosani. Era un luogo di accoglienza di pellegrini e malati, che fu unita al Capitolo nel 1516 e venne poi concessa ai minori francescani (1726). La badia nel 1783 divenne sede del seminario per volere del vescovo Scipione de' Ricci. Il seminario era stato fondato nel 1682 dal vescovo Gherardo Gherardi. L'ex edificio conventuale conserva l'aspetto assunto intorno al 1726, forse su progetto di Pier Simone Vannetti, e si articola intorno ad un cortile (già chiostro). Vi si conservano opere del Cinque-Settecento, tra le quali una tela del Rosi e, in refettorio, un dipinto con Santi francescani, di Michele delle Colombe (1580 circa). All'interno del seminario si trova una biblioteca, nata come supporto agli studi teologici e umanistici dei suoi studenti e arricchita nel tempo da donazioni, oggi regolarmente aperta anche all'utenza esterna. L'edificio, con la bianca facciata in pietra alberese ravvivata dalla geometrica bicromia della finestra circolare e del portale, ha un'interessante torre campanaria quattrocentesca in cotto, a pianta poligonale e concluso da piramide ottagonale (1510 circa). All'interno, risulta in parte visibile la struttura originaria a tre navate divise da arcate su pilastri, malgrado i pesanti rifacimenti neoromanici di Adelio Colzi. Custodisce preziosi frammenti di un mosaico pavimentale a tessere bianche e verdi, databile tra i secoli IX e XII, con eleganti motivi decorativi che richiamano quelli delle stoffe orientali, ripresi dai setaioli lucchesi: girali su fondo scuro racchiudenti animali mitologici, pantere, croci. Davanti al coro settecentesco è un crocifisso ligneo del XVI secolo. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di San Fabiano Fonte: scheda nel sito della diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Chiesa di Sant'Agostino (Prato)
Chiesa di Sant'Agostino (Prato)

La chiesa di Sant'Agostino di Prato sorge in piazza Sant'Agostino. Gli Agostiniani eressero nel 1271 un oratorio e un piccolo convento; dalla fine del Trecento fino al 1440 venne costruita l'attuale chiesa, dotata di nuovi altari nel XVI e XVII secolo. Passò al clero secolare dopo la soppressione del convento, nel 1810. Dal 1964 l'intero complesso è affidato ai padri Sacramentini. La semplice facciata basilicale della chiesa ha paramento in ciottoli regolarizzato agli spigoli con mattoni e pietra, che si ripete anche sul fianco, dal fondo del quale emerge il robusto campanile con coronamento piramidale. L'interno presenta una pianta basilicale a tre navate con campate su colonne in mattoni, un tempo intonacate e oggi con laterizi lasciati a vista in seguito a un restauro novecentesco. Le colonne hanno capitelli a "foglia d'acqua" (1410 circa). Un "unicum" sono gli archi a pieno centro su colonne che anticipano soluzioni poi diffuse durante il Rinascimento. La navata centrale, più alta e più ampia delle laterali, ha copertura a capriate. le tre cappelle absidali sono del tardo Trecento. Notevoli tele sono conservate negli imponenti altari a edicola: a sinistra una Madonna della Consolazione di Giovan Battista Naldini (completata nel 1591 da Francesco Curradi) e l'intensa Elemosina di san Tommaso (1660) di Lorenzo Lippi; all'opposto sono un'Immacolata dell'Empoli (1630 circa) e una tela avvicinata al Pignoni. Nelle cappelle del transetto sono un Battesimo di sant'Agostino (1603) di Giovanni Bizzelli, a destra, e all'opposto una Madonna col Bambino e santi dell'ambito del Cigoli. Nella chiesa sono inoltre collocati affreschi trecenteschi (recuperati anche dal convento); il presbiterio ha sistemazione curata da Jorio Vivarelli (1984). Dal chiostro cinquecentesco si accede all'Oratorio di San Michele, costruito nel Trecento come sede della Compagnia dei Disciplinati, che conserva ampi resti di una teoria di Santi e profeti affrescati a fine Trecento; anche il contiguo Capitolo ha struttura trecentesca. Durante la Seconda guerra mondiale una bomba centrò l'abside, distruggendo i vari arredi lignei presenti. Nel chiostro interno è presente una copia marmorea del famoso Angelo conturbante di Giulio Monteverde a Staglieno: si tratta di uno dei pochi casi in cui la statua è stata isolata e valorizzata singolarmente. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Sant'Agostino Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Monastero di San Clemente (Prato)
Monastero di San Clemente (Prato)

Il monastero di San Clemente di Prato sorge in via San Vincenzo. Il monastero di clausura sorse nel 1515 per un atto coraggioso di tredici suore benedettine di San Michele, che vollero vivere seguendo la riforma del Savonarola; Baldo Magini donò loro il primo nucleo del monastero (accolto nell'ordine domenicano dal 1520), che fu trasformato nel 1785 in Conservatorio per l'educazione delle ragazze. Soppresso nel 1808 sotto la dominazione napoleonica, nel 1812 il Conservatorio fu trasferito in San Niccolò. Nel 1866, a causa della soppressione degli ordini religiosi da parte dello Stato l'edificio passò di proprietà al Comune di Prato. Fu tuttavia riacquistato alla fine dell'Ottocento dalle suore benedettine che tuttora vi abitano. La chiesa pubblica, di struttura cinquecentesca, ha altari seicenteschi: il maggiore ospita una Sacra conversazione (1535 circa) di Fra' Paolino, i laterali un San Clemente del 1520 circa e una settecentesca Madonna del Rosario, copia da una pala romana di Giovan Francesco Romanelli. Il coro monastico, ricostruito dopo il grave crollo del 1583, è una vasta sala con volta unghiata, alti stalli in noce (Giovan Battista Ronchini, 1589) e vari dipinti del XVI-XVII secolo, fra i quali una vivace tela di Alessandro Rosi (San Michele e San Benedetto, 1665 circa) e un'Annunciazione, vicina al Vignali. Altri ambienti furono ridecorati nel Settecento (la Stanza della Badessa ha raffinate grottesche di Luigi Catani). La contigua Società Corale Guido Monaco, fondata nel 1878, occupa parte dell'ex monastero insieme ad un asilo comunale; il teatrino è ricavato nel refettorio, e conserva su una testata un vasto affresco di Alessio Gimignani, con le Nozze di Cana (1598). La visita al monastero di clausura è consentita solo per certi ambienti e in rari casi. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su monastero di San Clemente Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012).

Chiesa della Misericordia (Prato)
Chiesa della Misericordia (Prato)

La chiesa dell'Arciconfraternita della Misericordia di Prato, intitolata a San Michele, si trova in via Convenevole. È parte dell'antico monastero benedettino di San Michele, abbandonato da metà Ottocento dalle monache (che si erano trasferite in Prato da Ponzano, presso Mezzana, nel 1330 circa), spostate in San Clemente. La chiesa, con semplice facciata a capanna, ha navata coperta da volta a botte ribassata di tipo secentesco. L'altar maggiore incornicia una pala di Alessandro Allori con l'Assunta (1603), originale e vivace, dai colori smaltati; sull'altare di destra è posto il Crocifisso quattrocentesco proveniente da Loreto, intorno al quale si formò la Compagnia del Pellegrino (poi Misericordia). Sulla cantoria in controfacciata vi è l'organo a canne, costruito da Michelangelo Crudeli nel 1765; restaurato nel 1892 da Carlo Paoli, è a trasmissione meccanica e dispone di 9 registri su unico manuale e pedale. Sul retro della chiesa si apre il coro dei confratelli, in forme gotiche rimaneggiate, con stemmi dipinti e pregevoli stalli lignei. In sacrestia sono una maiolica robbiana del primo Cinquecento con la Madonna che adora il Bambino, e un vasto fondale settecentesco da presepio; chiostro ed altri locali del monastero, pur riconoscibili, sono assai trasformati. Renzo Giorgetti, Antichi organi nelle chiese delle confraternite di misericordia in Toscana, Firenze, Giorgi & Gambi, 1994, pp. 211-213, ISBN non esistente. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa della Misericordia di Prato Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).

Basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci
Basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci

La basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci si trova a Prato, in piazza San Domenico angolo via San Vincenzo, davanti alla chiesa di San Domenico. Agli inizi del Cinquecento sorse il monastero femminile domenicano dedicato a San Vincenzo Ferrer, che ebbe grande impulso alla metà del secolo per opera di suor Caterina de' Ricci. La chiesa, ultimata alla fine del Cinquecento, venne completamente rinnovata dopo la canonizzazione di Caterina de' Ricci (la cui spiritualità aveva tanto influenzato la società fiorentina e toscana, tanto da essere l'esempio di misticismo più importante prima di Santa Maria Maddalena de' Pazzi) nel XVIII secolo. La ricostruzione avvenne tra il 1732 e il 1735 forse su progetto di Giovan Battista Bettini e Girolamo Ticciati. Con la sepoltura del corpo della santa sotto l'altare centrale, la chiesa venne promossa a basilica minore. Dal punto di vista artistico si tratta uno degli esempi più alti della cultura tardo barocca, dove si compongono in straordinaria armonia affreschi, stucchi, rilievi, altari e, nelle grandi occasioni, gli straordinari parati. Le pareti si raccordano con lesene concave all'abside, con altare marmoreo ornato dal rilievo in marmo bianco del Ticciati: Santa Caterina abbracciata dal Crocifisso; sotto l'altare è visibile l'urna d'argento dove è posto il corpo incorrotto della Santa. Altri miracoli legati a Santa Caterina sono presentati nei rilievi sulle pareti (Ticciati e Vincenzo Foggini), mentre gli eleganti altari marmorei ospitano un bel Martirio di santa Caterina d'Alessandria, di Vincenzo Meucci, una cinquecentesca Natività di Michele delle Colombe e tele del Pucci, autore anche degli affreschi sulla volta con la Gloria di santa Caterina e angeli. Notevole, in una cappellina, il raffinato rilievo marmoreo quattrocentesco con la Madonna e il Bambino, di Matteo Civitali. Gli arredi lignei cinquecenteschi del coretto delle monache, visibili da una grata, costituiscono un complesso di altissima qualità. Una targa nella chiesa ricorda la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1986. Contiguo alla chiesa è il Monastero di San Vincenzo, di clausura, fondato nel 1503 e notevolmente ampliato nella seconda metà del secolo, al periodo di Caterina de' Ricci. Entrata tredicenne nel monastero, la Santa, formatasi sul messaggio del Savonarola, lo spiritualizzò progressivamente, purificandolo da implicazioni politiche e sociali, e assunse progressivamente - dalle estasi della Passione rivissuta per dodici anni agli eventi straordinari del 1541-43: stimmate, matrimonio mistico, abbraccio del Crocifisso - una propria dimensione mistica; a questa sommò notevoli capacità umane e pratiche, che le consentirono di guidare a lungo il monastero, ampliandolo grazie alla generosità di Filippo Salviati, suo "figlio spirituale". Dall'atrio si raggiunge l'anticoro e la contigua Cappella della Madonna dei Papalini: la venerata immagine è un busto in maiolica del primo Cinquecento (con veste settecentesca), davanti al quale si arrestarono i mercenari spagnoli durante il Sacco del 1512, risparmiando il convento. Sotto la cappellina (con volta a rosoni in cartapesta, secentesca, e tavola di Santi di Tito) ebbe sepoltura fino al 1732 Caterina de' Ricci. Vicino è il vasto Coro monastico (1558-1564), su progetto di Baccio Bandinelli, con volta lunettata e alti stalli in noce (1564). Sull'altare un bellissimo Crocifisso ligneo cinquecentesco è fiancheggiato da due grandi pale di Michele delle Colombe (1576) con l'Assunta e Scene della Passione. Dello stesso artista sono altre tele nel Coro, che conserva pregevoli dipinti del Pignoni, di Lorenzo Lippi, di Ridolfo del Ghirlandaio. Contiguo al coro è il sacello con l'urna della Santa, ornato da tele di Gian Domenico Ferretti, non visitabile come altri ambienti al piano terreno (Sala da lavoro, Guardaroba, farmacia), mentre in alcune ricorrenze sono visibili alcune celle del piano superiore: la Cella del Transito, con ricordi e reliquie della Santa, e l'elegante Cappella dove avvenne il noto miracolo dell'abbraccio del Crocifisso (quello ligneo conservato nell'altare-reliquiario del primo Settecento), con la contigua cappella delle reliquie. Nel giardino della casa di riposo che occupa parte del monastero è la cappella della Madonna di Loreto (1559-1560), che ripete le misure della Santa Casa, con bella tavola di Michele Tosini. Coro monastico (1558-64), Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla basilica dei Santi Vincenzo e Caterina de' Ricci Fonte: scheda nel sito della Diocesi di Prato, su diocesiprato.it (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2012). Fonte: scheda nei "Luoghi della Fede", Regione Toscana, su web.rete.toscana.it.

Stazione di Prato Porta al Serraglio
Stazione di Prato Porta al Serraglio

La stazione di Prato Porta al Serraglio è una fermata ferroviaria posta sulla linea ferroviaria Maria Antonia. Per importanza, è la seconda stazione della città di Prato dopo quella di Prato Centrale. Fra le tre stazioni della città è quella più vicina al centro storico, essendo a soli cinque minuti a piedi da piazza del Duomo. Fu inaugurata il 3 febbraio 1848 assieme al tronco Firenze Santa Maria Novella – Prato, primo nucleo della ferrovia Maria Antonia. Operò come stazione di testa fino al 13 luglio 1851, quando fu aperto all'esercizio il tronco per Pistoia. Rimase l'unica stazione della città fino al 1934, quando fu inaugurata la stazione di Prato Centrale, destinata a raccogliere il maggior volume di traffico conseguente all'apertura della Direttissima Bologna-Firenze che si affiancava alla Maria Antonia proprio tra le due città toscane. In tale periodo risulta essere stata soppressa; venne riattivata, come semplice fermata, nel 1948. La stazione è servita da quasi tutti i treni regionali che percorrono la linea, tranne alcuni regionali veloci che percorrono la tratta Firenze-Pistoia e viceversa fermando solo a Prato Centrale e Firenze Rifredi. Il tempo medio di percorrenza per raggiungere la stazione di Firenze Santa Maria Novella è di circa 25 minuti. Biglietteria automatica Sala di attesa Distributore automatico di cibo e bevande Parcheggio al coperto Parcheggio bici al coperto Sottopassaggio Ascensore per disabili Connessione con trasporto pubblico locale Percorso pedonale per il centro storico Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Prato Porta al Serraglio

Museo di pittura murale
Museo di pittura murale

Il museo di pittura murale si trova a Prato, nel complesso dell'ex convento di San Domenico; l'ingresso del museo è di fianco alla facciata della chiesa di San Domenico. Realizzato nel 1974, fu il primo museo italiano specificamente destinato a ospitare affreschi staccati, sinopie (disegni preparatori fatti sull’intonaco) e altre tecniche di pittura murale del XIV-XV secolo, provenienti principalmente dal territorio pratese. Dal 1998 al 2013, con l'esposizione chiamata I tesori della città, è stato il principale polo espositivo pratese, ospitando al suo interno tutti i capolavori della pittura del Tre-Quattrocento fino ad allora conservati nel Museo civico (Prato), che in quegli anni era in ristrutturazione, e parte di quelli del Museo dell'Opera del Duomo. Negli anni successivi è stato condotto un riordino delle raccolte originarie e un ampliamento degli spazi museali, in previsione della realizzazione di nuove sezioni del museo. Il portale di fianco alla facciata della chiesa dà accesso a un atrio (con tracce di iscrizioni sepolcrali del 1310 circa) che sbocca nell'elegante chiostro rinascimentale (1480) dell'antico convento domenicano, sul fondo del quale è l'ingresso al museo. L’allestimento attuale comprende, oltre a insegne sepolcrali e frammenti recuperati dal chiostro di San Domenico (fine del XIV-XV secolo), il pregevole tabernacolo con la Madonna, il Bambino, angeli e santi, affrescato da Niccolò Gerini nel 1391 su commissione del mercante Francesco Datini, posto a confronto con la relativa sinopia, e le sinopie dell’imponente Tabernacolo di Figline (di Agnolo Gaddi e bottega), oltre ad un affresco a finto polittico di Pietro di Miniato (1411). Notevoli sono anche alcuni rari graffiti rinascimentali attribuiti a Girolamo Ristori (che richiamano al raffinato gusto umanistico quattrocentesco) e una Annunciazione, consunto rilievo marmoreo di Giovanni di Agostino (1335 circa). In parte del secondo ordine del chiostro conventuale, recentemente ricollegato al museo, sono collocate le importanti sinopie degli affreschi di Paolo Uccello con Storie della Vergine e di santo Stefano nel Duomo di Prato (1434 circa), condotte con segno rapido e sicuro che ben caratterizza i personaggi e con alcune varianti rispetto ai dipinti eseguiti (ricollocati in Cattedrale), e il felicissimo affresco col Cristo servito dagli angeli (1650), capolavoro del Volterrano, proveniente da Santa Teresa a Firenze. Nel lato contiguo del porticato è in allestimento una rarissima serie di recipienti ceramici da tavola e da cucina, del primo Trecento, che erano stati usati come riempimento leggero delle volte del coro di San Domenico. Diocesi di Prato Duomo di Prato Museo dell'Opera del Duomo (Prato) Musei diocesani italiani Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo di pittura murale Museo di Pittura Murale - Diocesi di Prato, su diocesiprato.it.