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Sangone

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Sangon
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Il Sangone (Sangon in piemontese) è un torrente del Piemonte lungo circa 47 km, affluente di sinistra del Po. Il perimetro del suo bacino è di 108 km. Bagna la Val Sangone, che si trova tra la Val di Susa (a nord, dove scorre la Dora Riparia) e la Val Chisone (a sud, dove scorre il torrente Chisone). Il Sangone aveva in passato un corso piuttosto diverso da quello attuale. Dalle ricerche effettuate a partire dalla fine dell'Ottocento risulta infatti che il torrente, durante l'era glaciale, percorresse la conca attualmente occupata dei laghi di Avigliana e andasse poi a confluire nella Dora Riparia. In seguito deviò verso sud passando per Trana e Grugliasco. L'attuale collocazione della confluenza nel Po ha potuto essere raggiunta dal Sangone solo a seguito dell'incisione dei depositi sedimentari collegati all'anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana. Nasce nella zona più esterna delle Alpi Cozie: la sorgente è la Fontana Mura, nei pressi del colle Roussa a quasi 2.000 m. d'altitudine; dopo aver segnato il confine tra i comuni di Coazze e di Giaveno, passa nei pressi di Trana ed esce poi nella piana torinese. Il suo percorso è per circa 21 km in territorio montuoso e per la parte restante in pianura. Dopo aver lambito i centri di Rivalta di Torino, Orbassano, Beinasco e Nichelino (nel cui territorio, altezza Parco Miraflores, alla fine dell'Ottocento il corso del torrente fu modificato, anche a seguito di interventi artificiali) confluisce nel Po in prossimità del confine tra Torino e Moncalieri attorno a quota 220 m s.l.m. Il tratto tra Giaveno e Trana è ricco di specie ittiche rare come il temolo e di crostacei come il gambero di fiume. Da Sangano in poi, a causa dei frequenti prelievi idrici di prese irrigue, il corso del torrente si riduce a un greto quasi asciutto per gran parte dell'anno. Il Sangone attraversa i territori dei comuni di: Coazze Giaveno Trana Sangano Bruino Rivalta Orbassano Beinasco Torino Nichelino Moncalieri I principali affluenti del Sangone sono: in sinistra idrografica Rio Ricciavrè: raccoglie le acque dell'omonimo vallone, che culmina con i 2.619 m della Monte Pian Real, e raggiunge il Sangone nei pressi di Forno di Coazze attorno ai 950 metri di quota; Torrente Sangonetto: nasce dalla confluenza di alcuni rami sorgentizi nella parte montana del comune di Coazze e confluisce nel Sangone a quota 699 presso la borgata Sangonetto; Rio Ollasio: raccoglie le acque dell'area di basse montagne a nord di Coazze; attraversa quindi il centro storico di Giaveno, dove riceve da sinistra le acque del Rio Tortorello, e va poi a confluire nel Sangone in comune di Trana attorno ai 400 m di quota e poco ad ovest della frazione Biellese. in destra idrografica Rio Tronera: nasce sulle pendici orientali della Punta dell'Aquila e dirigendosi verso nord-est raccoglie in destra idrografica le acque dell'area di bassa montagna tra le frazioni Ughettera e Fusero. Si getta infine nel Sangone a Pontepietra (580 m); Rio Romarolo: dalla sorgente nei pressi del Monte Cristetto (1.611 m) scende in direzione nord-est bagnano un lungo vallone e confluendo nel Sangone nei pressi di Mollar dei Franchi (Giaveno) a quota 490 circa. Oltre a questi affluenti il Sangone riceve nel proprio tratto montano il contributo di numerosi corsi d'acqua minori tra i quali si possono ricordare i rii Costabruna, Arpone, Casasse, Tovalera, Malesella e Balma. In tempi più recenti, il torrente è tuttavia afflitto da frequenti periodi di secca estivi, intervallati da esondazioni in altri mesi dell'anno. All'inizio del Novecento sorsero modesti stabilimenti balneari nella zona di Mirafiori: ancora nel secondo dopoguerra e fino agli anni sessanta, prima della più intensa urbanizzazione, le spiagge del Sangone a Mirafiori erano meta di gite fuori porta dei torinesi più poveri, che non potevano permettersi le vacanze al mare: questa abitudine è raccontata dal cantautore Gipo Farassino nella canzone Sangon Blues. Anche Cesare Pavese parlò del Sangone (Tradimento, 1931). Successivamente gli scarichi civili industriali ne hanno fortemente inquinato le acque, tanto che sono state vietate prima la balneazione e successivamente, nel 1996, anche la pesca in tutto il tratto di pianura. A partire dalla fine degli anni novanta gli enti locali, in collaborazione con l'ARPA Piemonte, hanno avviato una serie di progetti di valutazione delle condizioni ambientali e di risanamento. La posizione di tutte le fonti di inquinamento (scarichi, derivazioni) è stata definita con l'uso di sistemi di rilevazione satellitare. È stato costituito il parco fluviale del Sangone (comprendente i comuni di Bruino, Orbassano, Rivalta, Beinasco, Nichelino e Torino), mentre sono previsti l'accorpamento dei due parchi confinanti Colonnetti (comune di Torino) e Piemonte (comune di Nichelino) e la realizzazione di ulteriori interventi di bonifica. Sulle rive del Sangone sorge il mausoleo della Bela Rosin, fatto costruire nel 1888 come tomba di Rosa Vercellana, moglie morganatica del re d'Italia Vittorio Emanuele II, e finito di restaurare nel 2005. Non lontano, a 2 km ovest verso Beinasco, sorge il medievale castello del Drosso, con loggiato che dà sulla vallata del fiume, e parco cintato, affiancato da due cascine in corso di ristrutturazione. Nella zona della confluenza nel Po è stata istituita l'area attrezzata delle Vallere, a sua volta inclusa nel parco del Po Torinese. Molto più a monte, in frazione Forno di Coazze, è ubicato il santuario grotta della Madonna di Lourdes caratterizzato dalla ricostruzione stilizzata della grotta della località francese, del villaggio di Nazareth, da "Vie Crucis" e sentieri sacri lungo entrambe le sponde del Sangonetto, collegate tra loro da un ponte carrabile in metallo e assi di legno. L'insieme è suggestivo e da detto ponte si possono osservare i massi, cascatelle e pozze di acqua limpida di questo ramo del Sangone. Al Sangone è dedicato un brano in piemontese del cantautore torinese Gipo Farassino, Sangon Blues, incluso nell'album Mè cit Turin.. (1963). Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sangone

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Scuola di Amministrazione Aziendale
Scuola di Amministrazione Aziendale

La Scuola di Amministrazione Aziendale (SAA) è un istituto di formazione universitaria di Torino, oggi diventata vera e propria business school di carattere italo-statunitense. È infatti legata all'Università degli Studi di Torino, ed è specializzata in corsi di laurea e Master di I livello nel campo del Management. La sede è situata nel quartiere torinese di Nizza Millefonti, nell'area di Italia '61. Nel 1957 venne fondata la prima Scuola di Amministrazione Industriale (SAI) dal professore Federico Maria Pacces, con il contributo delle maggiori imprese industriali torinesi, soprattutto della allora fabbrica FIAT. La nascita della SAI rappresentò una delle prime e più importanti cooperazioni tra il mondo accademico e quello industriale, con lo scopo di educare e formare le future generazioni di manager italiani, con l'ottenimento di un certo prestigio nel settore, soprattutto nel periodo del boom economico italiano degli anni sessanta, e culminante con l'esposizione internazionale del lavoro di Torino nel 1961. Nel Dicembre 1974 poi, la SAI cambia denominazione in Scuola di Amministrazione Aziendale (SAA) e decide di legarsi all'Università degli Studi di Torino. In quegli anni la SAA fu l'unica business school italiana a: Appartenere all'ordine universitario Operare a Torino, città simbolo dell'industria italiana Introdurre corsi accademici basati sulle reali necessità del mondo imprenditoriale Il pomeriggio dell'11 dicembre 1979, in pieno periodo di contestazione socio-politica-sindacale, e nel più ampio contesto storico del terrorismo italiano denominato "anni di piombo", un commando dell'organizzazione armata Prima Linea irruppe nell'istituto e tenne in ostaggio un centinaio di studenti; un secondo gruppo armato scelse cinque professori e cinque studenti del Master e li gambizzò con 2 pallottole ciascuno. Gli assalitori riuscirono a dileguarsi prima dell'arrivo delle forze di polizia. Questo episodio fu ricordato nella terza parte della miniserie televisiva "Gli anni spezzati", trasmessa su Rai 1 nel 2014. Nel Gennaio 2013, la SAA fu rinominata SAA S.c.ar.l, con l'obiettivo di rafforzare il legame con l'ateneo torinese e realizzare nuovi progetti accademici con le maggiori aziende nazionali, come FCA e Intesa Sanpaolo, e internazionali, come PWC. Il campus della SAA, con ingresso da Via Ventimiglia 115, si trova di fianco al Palazzo a Vela, all'interno del giardino Giuseppe Levi. L'edificio principale ospita numerose aule, un'aula magna, un ristorante, una biblioteca e il centro linguistico. La SAA offre un corso di laurea triennale in “Management dell'informazione e della comunicazione aziendale” in cui vengono impartite lezioni che spaziano dal Diritto privato alla Finanza. Dal secondo anno gli studenti devono scegliere una terza lingua da apprendere tra Francese, Spagnolo e Tedesco. Alla fine del corso, l'università permette agli studenti di svolgere diversi stage con aziende nazionali e internazionali. Inoltre, offre borse di studio, in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino, agli studenti più meritevoli per aiutarli a sostenere le tasse universitarie. Inoltre viene erogato il corso Business & Management, facente parte dell'Università di Torino, erogato totalmente in lingua inglese. La SAA offre un Master in business administration (MBA Executive). Questo master è indirizzato ai top manager già al vertice delle loro carriere che intendono dare un impulso alla competitività della loro impresa. Nonostante il costo non elevato rispetto ad altri Master erogati da altre business school italiane, l'MBA erogato dalla SAA si colloca tra i primi posti per qualità e percentuale di impiego dopo il conseguimento di quest'ultimo. La biblioteca della SAA è intitolata alla figura di Marcella Novo, prima donna in Italia a ricoprire la carica di Amministratore Delegato in un importante multinazionale. La biblioteca riveste un ruolo di primo piano nella formazione degli studenti, garantendogli accesso a numerosi libri e pubblicazioni inerenti al corso di laurea, e fornendo loro anche altri materiali come test e dispense di altri anni accademici. Formalmente denominata “Studenti, laureati, diplomati e master della Scuola di Amministrazione Aziendale dell'Università degli Studi di Torino”, questa associazione riunisce rappresentanti di tutti gli organi della scuola, permettendo agli studenti di comunicare tra loro, con il corpo docenti e con l'organo amministrativo. All'inizio di ogni anno accademico vengono eletti dei rappresentanti per ogni anno di corso. Queste persone avranno il compito di rappresentare tutti gli studenti del proprio anno accademico nei rapporti con gli figure accademiche, eventualmente esponendo problemi e proponendo progetti. Un'importante struttura disponibile per gli studenti alla SAA è il Self-Access Language Learning Centre (SAC). È un laboratorio multimediale utilizzato da coloro che vogliono migliorare la loro conoscenza in una delle lingue insegnate alla SAA: Inglese, Francese, Tedesco e Spagnolo. Sono disponibili all'interno del laboratorio diverse postazioni multimediali dove gli interessati possono ascoltare CD o guardare film in lingua straniera; in alternativa è possibile usufruire dei numerosi libri didattici e non. Il SAC aiuta anche gli studenti a preparare diversi certificati internazionali come il BEC. Così come l'Università di Torino, anche la SAA si avvale di una piattaforma di e-learning (Moodle) per permettere ai professori di comunicare facilmente e velocemente con gli studenti del loro corso. Su questa piattaforma viene pubblicato materiale didattico come dispense, appunti della lezione o test online da svolgere in preparazione di un esame. Inoltre grazie alla mail universitaria, basata su Google Workspace, vengono comunicati agli studenti i più importanti fatti amministrativi o eventi della SAA e dell'Università di Torino. Il campus è interamente coperto da Wifi libero e gratuito ed all'interno della struttura è presente un laboratorio di informatica con a disposizione degli studenti numerose postazioni pc. La SAA ospita un discreto numero di studenti stranieri, la maggior parte dei quali provenienti da stati Europei grazie al progetto Erasmus+, così come dagli Stati Uniti grazie al progetto USAC. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Scuola di Amministrazione Aziendale http://www.saamanagment.it/ Pagina del corso http://saaexecutive.it

Moschea Mohammed VI

La moschea "Mohammed VI" di Torino si trova nel quartiere Nizza Millefonti del capoluogo piemontese, vicino Piazza Bengasi, al confine con il Comune di Moncalieri. È uno dei quindici luoghi di preghiera musulmani sparsi nella città di Torino, l'unico però a presentare tutte le caratteristiche necessarie, e quindi l'unico deputato a rappresentare una moschea ufficiale e riconosciuta. Dopo anni di discussione in cui sembrava che la moschea dovesse sorgere in via Urbino, la scelta è infine caduta su via Genova 268, nei locali di un ex cinema. La superficie interna è di 1100m², di cui 800m² dedicati alla sala di preghiera e 300m² alla balconata per le donne. Il progetto è stato affidato all'architetto Demetrio Foti. La costruzione della moschea, promossa dalle autorità islamiche di Torino (Abdelghani El Rhalmi e Mohamed El Yandouzi) è iniziata nel 2010 ed è terminata nel 2013. Il 6 luglio 2013 l'edificio è stato inaugurato alla presenza di varie autorità; alcuni esponenti della sezione piemontese della Lega Nord hanno contestato l'evento.. La Fondazione Al-Waqf della Confederazione Islamica Italiana ha contribuito successivamente in maniera determinante ad estinguere i debiti e a rendere il centro islamico di proprietà dei musulmani. Le decorazioni e buona parte degli arredi interni sono frutto di donazione da parte dei fedeli musulmani torinesi. Il luogo di preghiera all'interno ha un'ottima illuminazione naturale, mentre il ricircolo e la deumidificazione dell'aria sono favoriti dall'impianto di climatizzazione. Il centro culturale islamico aderisce alla Federazione Islamica del Piemonte e fa parte del Patto di condivisione con la comunità islamica di Torino. Nella moschea di Torino si professa l'Islam secondo il sunnismo. La moschea è frequentata da musulmani italiani e stranieri, che si radunano quotidianamente in preghiera e per la lettura del Corano. Il luogo di culto, seppur nato solo da qualche anno, risulta già essere ben strutturato nel dettaglio delle proprie attività. Inoltre, attraverso la programmazione del Centro culturale islamico d'Italia (CCII) nel suo distaccamento comunale di Torino, vengono organizzati incontri di interscambio culturale e corsi di lingua (italiana e araba) per uomini, donne e bambini.

Piazza Bengasi
Piazza Bengasi

Piazza Bengasi è una grande piazza della periferia meridionale di Torino. È situata nel quartiere Nizza Millefonti e segna il confine col Borgo San Pietro del Comune di Moncalieri. Prende il nome dalla città libica di Bengasi, in ricordo del passato coloniale italiano. È uno snodo molto trafficato, dove confluiscono le arterie di via Nizza da corso Vittorio Emanuele II, corso Piero Maroncelli che porta al parco delle Vallere e alla direttrice radiale di corso Unità d'Italia, corso Traiano che punta verso Fiat Mirafiori percorrendo il confine sud del quartiere Lingotto, via Onorato Vigliani che percorre il quartiere di Mirafiori Sud, via Sestriere di Moncalieri che dopo un paio di chilometri porta a Nichelino e corso Roma di Moncalieri, che porta al parco delle Vallere, sempre a Moncalieri. Nel 1911 nella piazza, estremo sud-est del sistema viario cittadino, nacquero due nuovi casotti che ospitavano alloggi e uffici delle guardie daziarie, in quanto la nuova Cinta daziaria di Torino passava proprio per la piazza, sulla via che porta a Moncalieri e Nichelino. Tra il 1929 e il 1931, a seguito dell'incremento della popolazione della zona, venne eretta la scuola elementare Re Umberto I (in onore del re Umberto I di Savoia), che fu inaugurata dal nipote Umberto II di Savoia. La scuola era all'epoca molto moderna, con sistema di riscaldamento centralizzato e servizi igienici rivestiti in ceramica; inizialmente contava diciotto aule, che però in brevissimo tempo furono portate a trentadue. A partire dal 1º gennaio 1973, le imposte daziarie furono abolite con l'istituzione dell'IVA e il casotto superstite, di proprietà comunale, perse la sua funzione e venne venduto. La piazza, attualmente in via di riorganizzazione a seguito dell'apertura del nuovo capolinea della metropolitana, vedrà accompagnare l'intervento infrastrutturale dalla risistemazione del mercato rionale, temporaneamente trasferito sulla sede centrale di via Onorato Vigliani, dalla creazione di un parcheggio d'interscambio. La fine dei lavori della metropolitana, prevista inizialmmente per il secondo semestre del 2019, é inizialmente slittata a fine anno 2020, slittando ulteriormente a febbraio 2021. Il 10 di questo stesso mese è avvenuta l'inaugurazione ufficiale da parte delle autorità e il prolungamento della metropolitana è stato aperto al pubblico il 23 aprile 2021. È inoltre allo studio l'ipotesi di dotare la piazza di una fermata del servizio ferroviario metropolitano di Torino. La pronuncia corretta è piazza "Bengàsi", con l'accento sulla "a", tuttavia i torinesi la pronunciano "Bèngasi", un uso talmente invalso da rendere in città l'esatta pronuncia pressoché assente.Curiosamente, un'altra piazza cittadina, sita all'estremo opposto di Torino, nel quartiere Regio Parco, ha subìto lo stesso destino: si tratta di piazza Sofia, la cui corretta pronuncia di piazza "Sòfia" è generalmente sostituita da quella di "Sofìa". Bengasi (metropolitana di Torino) Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su piazza Bengasi

Museo dell'automobile di Torino
Museo dell'automobile di Torino

Il Museo Nazionale dell'Automobile di Torino (acronimo: MAUTO), attualmente intitolato a Gianni Agnelli (in precedenza al fondatore Carlo Biscaretti di Ruffia), ha sede a Torino ed è considerato tra i più importanti e antichi musei dell'automobile del mondo. Il museo dell'auto è visibile anche su internet tramite un tour virtuale sul sito Google Maps con la funzione Street View. Nato come Museo Nazionale dell'Automobile, prende origine da una proposta avanzata durante il congresso indetto dall'Automobile Club di Torino nel 1932, per celebrare i "Veterani dell'Automobile", ovvero coloro che avevano conseguito la patente di guida da almeno 25 anni. Latori della proposta furono due pionieri del motorismo italiano, Cesare Goria Gatti e Roberto Biscaretti di Ruffia, entrambi cofondatori dell'Automobile Club e della FIAT. Nel 1933 Giuseppe Acutis, presidente dell'Associazione dei Costruttori di Autoveicoli, invitò Carlo Biscaretti di Ruffia e Giuseppe di Miceli, allora direttore dell'Automobile Club di Torino, ad organizzare una Mostra retrospettiva nell'ambito del Salone di Milano, per sondare l'interesse degli appassionati in vista di eventuali sviluppi. Carlo Biscaretti era stato fin da giovanissimo a fianco del padre Roberto, dedicando alla passione per i motori tutta la sua attività di artista, tecnico e giornalista. Riuscì così ad ottenere in prestito una trentina di vetture che furono presentate al Salone, sollevando grande interesse nel pubblico. Il 19 luglio 1933 la Città di Torino deliberò di fondare il museo, nominando un apposito comitato promotore ed ottenendo l'approvazione del Capo del Governo, Benito Mussolini, che personalmente impose la denominazione "Museo Nazionale dell'Automobile". Pochi giorni dopo, il podestà di Torino, Paolo Thaon di Revel, affidò a Carlo Biscaretti l'incarico di "ordinatore provvisorio", che sarebbe durato vent'anni. Il problema principale era trovare una sede adatta. Le acquisizioni vennero concentrate inizialmente in un magazzino di via Andorno, nella ex Fabbrica Aquila Italiana (la collezione avrebbe poi cambiato indirizzo altre quattro volte prima di approdare a quello definitivo di corso Unità d'Italia) finché nel 1938 si giunse al trasferimento del materiale esistente, costituito ormai da un centinaio di vetture e telai, una biblioteca e un archivio, nei locali ricavati sotto le gradinate dello stadio comunale, aperti ufficialmente al pubblico nel maggio 1939. La sistemazione non era però molto funzionale. Gli ambienti erano inadatti, con sbalzi di temperatura che scoraggiavano l'affluenza dei visitatori e danneggiavano i materiali. Durante la seconda guerra mondiale la collezione rimase pressoché intatta sia durante i bombardamenti sia durante la successiva presenza delle truppe alleate, ma la biblioteca e l'archivio andarono in parte distrutti o dispersi. Dopo il conflitto, si ritornò a parlare di una nuova sistemazione e di una strutturazione definitiva dell'ente. L'Associazione dei Costruttori cominciò ad interessarsi del museo e nel luglio 1955 decise di promuovere la costruzione una nuova sede. Il terreno fu trovato in corso Unità d'Italia, di proprietà del Comune di Torino; i finanziamenti furono assicurati dalle fabbriche di automobili e dalla famiglia Agnelli, alle quali si aggiunsero presto le case di pneumatici, le compagnie petrolifere, le banche cittadine ed altri enti. Mentre cominciavano i lavori per la costruzione, l'Ente venne rifondato e rinominato "Museo dell'Automobile", con rogito notarile del 22 febbraio 1957, poi riconosciuto con decreto del presidente della Repubblica l'8 ottobre dello stesso anno. Carlo Biscaretti di Ruffia fu nominato presidente del consiglio di amministrazione. Alla sua morte, avvenuta nel settembre 1959, il consiglio deliberò all'unanimità che l'istituzione portasse il suo nome, a ricordo del suo impegno per la costruzione del museo. Il museo fu solennemente aperto al pubblico il 3 novembre 1960 poco prima di Expo 1961. Nel corso della sua storia, il museo si è arricchito di nuove sezioni: il centro di documentazione e la biblioteca. Nel 1975 la biblioteca ed il centro si sono notevolmente arricchiti di libri, documenti originali e fotografie, grazie al lascito Canestrini. Negli ultimi anni sono diventati sempre più evidenti i limiti dell'edificio, soprattutto per la mancanza di spazi espositivi, ormai saturi. Nel 2003 viene approvata la ristrutturazione del museo da parte della Città di Torino e il 10 aprile 2007 il museo viene chiuso al pubblico per avviare un grande processo di ristrutturazione che lo riguarderà per 3 anni fino al 19 marzo 2011. Oltre che ad una ristrutturazione dell'edificio e dei suoi spazi interni, sia espositivi che di servizio, in accordo con la Città di Torino viene sensibilmente rivista anche l'organizzazione dell'ente, che viene rifondato. La nuova struttura si presenta quindi completamente rivista sia nella sua organizzazione amministrativa sia negli spazi interni ed esterni; l'area che circonda l'edificio viene rivalutata e all'edificio stesso viene aggiunto un nuovo corpo dal volume superiore a quello preesistente. Gli spazi interni hanno ricevuto un completo rivolgimento dell'allestimento e del percorso espositivo. La collezione viene integrata da ambientazioni e installazioni interattive e viene divisa in tre parti distinte, una per ogni piano. Il quartiere inoltre viene rivalorizzato dal museo stesso con una serie di attività complementari che fanno vivere il Museo dell'Automobile a tutte le ore del giorno e della sera; diventando un elemento trainante del rinnovo urbano del quadrante sud della città. Il 19 marzo 2011, durante le celebrazioni del 150º anniversario dell'Unità d'Italia in corso in città, alla presenza del presidente Giorgio Napolitano che dopo aver visitato il museo ha dichiarato: "Arte e industria sono la nostra forza", il museo ha riaperto i battenti al pubblico, presentando il nuovo allestimento. Al momento dell'inaugurazione, oltre al presidente Giuseppe Alberto Zunino la nuova gestione era composta anche dal direttore Rodolfo Gaffino Rossi, e dal Consiglio di Amministrazione composto da un rappresentante di Regione Piemonte, Comune di Torino, Provincia di Torino, Automobile Club d'Italia e da Fiat, il progetto di ristrutturazione architettonico è stato finanziato dal Comune di Torino, mentre quello museografico è stato finanziato da Regione Piemonte, Provincia di Torino, Automobile Club d'Italia, Camera di Commercio di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT. Il nuovo presidente è l'architetto Benedetto Camerana, mentre il direttore è sempre Rodolfo Gaffino Rossi. Il museo dopo i primi 30 giorni dalla sua riapertura ha ricevuto 40.000 visitatori, 9.200 solo nel primo fine settimana. La sede che sorge sulla sponda sinistra del Po a poca distanza dal Lingotto, dal 1960 ospita il Museo dell'Automobile di Torino ed è tra i pochi edifici costruiti appositamente per ospitarvi la collezione di un museo e rappresenta anche un esempio particolare di architettura moderna. Il progetto è opera dell'architetto Amedeo Albertini, autore, a Torino, anche del palazzo SAI, dello stabilimento Lavazza, e degli uffici RIV; le strutture in cemento armato furono calcolate dall'ingegnere Ivailo Ludogoroff. Furono due i fattori presi in considerazione per l'avvio del progetto: la posizione panoramica verso il fiume Po e la collina, ed il particolare carattere del materiale da esporre che non si adattava ad un ambiente raccolto e delimitato ma che evocava già di per sé il concetto di grandi spazi. L'edificio, nel suo progetto originale del 1960 è caratterizzato quindi da un'imponente facciata rivestita in pietra, di forma convessa sviluppata in lunghezza, che dà l'illusione di essere sospesa su una vetratura sottostante; in verità la facciata è retta da una grossa trave in ferro dal peso di 60 tonnellate e appoggia su quattro grossi pilastri in acciaio inossidabile e calcestruzzo. Tutto l'edificio era stato edificato sopra una collina artificiale ed era costituito da un volume principale largo quanto la facciata ma che tendeva a ridursi mentre si inoltrava verso l'interno della collina. Da questo edificio due moduli laterali sospesi andavano a collegarsi ad un secondo edificio che aveva circa la stessa volumetria del primo e creavano quindi un giardino d'inverno nel cortile interno del museo. Al secondo blocco quindi si staccava (posteriormente spostato di lato) un terzo volume, dalle caratteristiche molto industriali, lucernari sul tetto e mattone a vista, che slanciava la pianta dell'edificio creando una piccola "coda". Una delle caratteristiche più originali è la soluzione di sostentamento delle maniche di collegamento, tra i fabbricati principali e quelli trasversali, che si presentano con un'originale geometria a "V". L'edificio del museo fotografato da Paolo Monti nel 1961 Nel 2011 la sede del museo viene riaperta dopo una corposa ristrutturazione che ha riguardato quasi tutte le parti dell'edificio originale, mantenendole intatte ma pesantemente rivisitate al loro interno. All'edificio originale viene aggiunto un nuovo edificio, il livello della collina viene abbassato e viene quindi modificata la modalità di accesso all'edificio per chi viene dalla strada. Viene aggiunto dello spazio interrato adibito ad ospitare le vetture della collezione non esposte nel museo vero e proprio e la scuola di restauro. Il cortile interno viene trasformato in una grande sala chiusa da una copertura volta a massimizzare l'illuminazione da parte del sole. Lo stile dell'intervento è riconducibile all'architettura high-tech, sia negli esterni, sia negli interni. Tutti i corpi del nuovo edificio vengono rivestiti, solo da un lato, da un nastro laterale staccato dai corpi stessi. La facciata, sebbene abbia ricevuto degli ammodernamenti, è rimasta invariata, così come la "coda" posteriore. In verità gli edifici preesistenti non hanno subito modifiche architettoniche, anche la caratteristica scala principale interna è rimasta inalterata, anche se nel nuovo progetto l'accettazione si trova al ridosso del grande atrio interno dalla quale partono le scale mobili facendo sì che il percorso della mostra inizi dal secondo piano. L'operazione di ristrutturazione è costata 33 milioni di euro (23 dei quali finanziati dalla Città di Torino che nel novembre 2011 entra tra i soci), 2/3 dei quali sono stati spesi per la ristrutturazione dell'edificio e 1/3 per gli allestimenti interni. La riqualificazione del museo ha portato a quasi il doppio gli spazi utili per le esposizioni: dagli 11.000 metri quadri della struttura precedente agli oltre 19.000 m² di quella attuale. Il bando per la ristrutturazione dell'edificio è stato vinto dall'architetto Cino Zucchi di Milano, la Recchi Engineering di Torino e la Proger di Roma, su un totale di 38 candidati. Il progetto di allestimento museale è stato ideato dallo scenografo franco-svizzero François Confino con la collaborazione dello Studio LL.TT Cravetto-Pagella Architetti Associati, l'architetto Carlo Fucini e il Light designer canadese François Roupinian. L'esposizione del museo è stata rivista in occasione della ristrutturazione e, in veste completamente rinnovata, riapre al pubblico nel 2011. Le automobili sono disposte in più di 30 sale allestite con scenografie e installazioni dove le vetture vengono contestualizzate. Sebbene la collezione permanente del museo comprenda più di 200 vetture, di queste ne vengono esposte circa 160; le altre vengono conservate nel cosiddetto Garage ricavato nel piano interrato del nuovo edificio (insieme alla Scuola di restauro) e visitabile su esplicita richiesta. Oltre alle vetture della collezione permanente il museo ha pure un'esposizione temporanea, dove espone concept car, modellini o concept sulla mobilità. L'esposizione espone automobili prodotte tra il 1769 e il 1996 (esclusi i concept e le vetture in esposizione temporanea). I modelli esposti sono originali e appartenenti a 80 case automobilistiche. Le vetture esposte quindi vengono distribuite sui tre piani dell'edificio partendo dal secondo piano; per ogni piano la mostra è caratterizzata da una tematica: L'automobile e il Novecento: Questa sezione della mostra parla della storia dell'automobile. L'uomo e l'automobile: Al primo piano della struttura viene trattato il rapporto fra uomo e l'automobile. L'automobile e il design: Nell'ultima sezione del percorso espositivo viene trattato il rapporto che c'è fra l'automobile e il disegno industriale. Il centro di documentazione (al quale è dedicata un'area di 800 m² progettata dallo Studio LL.TT) raccoglie al suo interno documenti relativi all'auto. Anche il centro è diviso in sezioni, che riflettono la suddivisione tematica della biblioteca: storia delle fabbriche, biografie, storia delle corse, storia della tecnica, veicoli industriali, carrozzieri italiani e stranieri, saloni dell'automobile, musei dell'automobile. La biblioteca raccoglie circa 7000 testi. È divisa in sette sezioni (storia della locomozione, storia delle marche, delle corse, della tecnica, biografie, circolazione e traffico, economia e varie). All'interno del centro di documentazione è presente anche un'emeroteca. Nel piano interrato, creato insieme al nuovo edificio grazie al restauro del 2011, è presente, in un'area di circa 2000 m², il cosiddetto Garage dove vengono conservate il patrimonio del museo non esposto. Queste auto non fanno parte della collezione permanente del museo per motivi logistici. Le auto di questa sezione vengono inserite a rotazione negli anni. Insieme a questa sala il piano interrato ospita anche la Scuola di restauro dove vengono restaurate le vetture per poi essere esposte. La collezione permanente del museo conta circa 200 vetture, più alcuni telai e circa una ventina di motori. Le vetture sono di circa 80 marche diverse (molte di queste scomparse) in rappresentanza di dieci paesi (Italia, Belgio, Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi, Francia, Polonia, Spagna, Russia e Stati Uniti d'America). Tra le varie auto sono presenti anche vetture da competizione e monoposto di formula uno come la Ferrari F310 di Michael Schumacher del 1996, la monoposto Alfa Romeo 179B o la 155 V6 TI famosa per aver dominato nel DTM sin dal suo primo anno di partecipazione. Alcune delle auto presenti nella collezione del Museo. L'edificio contiene stanze e servizi prettamente legati al museo e per intrattenere attività complementari. Sono infatti presenti servizi correlati come una libreria, un bar e una sala congressi da 150 posti. MAUTO è il logo del nuovo Museo dell'AUtomobile di TOrino: è stato realizzato dallo studio In Testa, una società che fa capo al gruppo societario fondato da Armando Testa. Il museo riceve il premio IN/ARCH-ANCE 2011 come miglior edificio di nuova costruzione. Inoltre, nel 2013, il quotidiano britannico The Times inserisce il MAUTO nella classifica dei 50 migliori musei del mondo. Automobile Automobilismo Storia dell'automobile Musei di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo dell'automobile di Torino Sito ufficiale, su museoauto.it.

Area ex-Avio

La cosiddetta area ex-Avio indica una superficie di 317.000 metri quadrati situata nella periferia sud-est della città di Torino, nella Circoscrizione 8, compresa tra via Nizza, via privata Farigliano/via Canelli, via Passo Buole, il passante ferroviario di Torino e il sottopassaggio stradale del Lingotto; al confine est con lo stesso quartiere Lingotto e a nord col polo multifunzionale del Lingotto, essendo a oriente della stessa linea ferroviaria, l'area è comunque sotto Nizza Millefonti. Questa area, in passato, fu occupata da uno stabilimento della Fiat Avio, oggi demolito. Su una parte della superficie fu costruito, in occasione dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006, a ridosso del polo multifunzionale del Lingotto, il padiglione dell'Oval Lingotto, all'epoca destinato alle gare olimpiche del pattinaggio di velocità e oggi prevalentemente utilizzato come padiglione fieristico. L'area è quasi interamente di proprietà della Regione Piemonte, che dimostrò la volontà di costruire in questo distretto la propria sede unica. La gara per la progettazione fu vinta dall'architetto Massimiliano Fuksas quando la costruzione era prevista nell'area della Spina 1, sempre nella città di Torino. A seguito della rilocalizzazione dell'edificio, l'architetto è stato incaricato di rielaborare il progetto iniziale, conformemente ai nuovi spazi disponibili. Il risultato fu presentato in Regione il 20 novembre 2007 con la previsione di: una nuova torre centrale, di 209 metri di altezza, destinata a riunificare le sedi sparse della Regione; due ulteriori torri da 80 metri di altezza; una quarta torre da 70 metri di altezza; una serie di insediamenti residenziali e di terziario a torre. Il sottopasso stradale del Lingotto, che passa attualmente sotto la linea ferroviaria di Torino sud, diventerà un crocevia, tramite una rotonda, di nuovi percorsi stradali sotterranei, al fine di sgravare la zona superficiale dalle auto e preservarla a parco pubblico. Anche i parcheggi saranno infatti realizzati nel sottosuolo. La torre centrale, in via di ultimazione nel 2019, è così diventata la più alta d'Italia, superando la torre Isozaki di Milano, alta 202 metri. Nel 2017, inoltre, è stato approvato il progetto per la costruzione del Parco della Salute di Torino, che dovrà sostituire l'attuale polo sanitario compreso nella Città della Salute, con la relativa graduale dismissione di alcuni ospedali della zona. Il progetto, in corso d'opera, prevede un polo universitario didattico, strutture sanitarie all'avanguardia, giardini interni e residenze per gli operatori medici, un passante aggiuntivo per la stazione ferroviaria di Torino Lingotto e una rotonda sotterranea (aperta al traffico il 18 settembre 2020).