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Chiesa di Ognissanti (Valenzano)

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Ognissanti Valenzano
Ognissanti Valenzano

La chiesa di Ognissanti di Cuti è una chiesa situata nella cittadina di Valenzano, nella città metropolitana di Bari, considerata come una dei più importanti edifici religiosi della provincia, che è quanto resta di un edificio monastico del secolo XI. Si trova a circa un chilometro dal centro abitato. Sin dall'XI secolo dipende dal capitolo di San Nicola, a Bari.

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Chiesa di Ognissanti (Valenzano)
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Chiesa di Ognissanti di Cuti

Via contrada Santa Barbara
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Puglia, Italia
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Ognissanti Valenzano
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Luoghi vicini

Triggiano
Triggiano

Triggiano (Triggiàne in dialetto barese) è un comune italiano di 25 910 abitanti della città metropolitana di Bari in Puglia. Il territorio comunale si estende a breve distanza dalla costa adriatica nell'area pianeggiante nota come Conca di Bari, pochi chilometri a sud del capoluogo. Orograficamente si caratterizza per la presenza di lama San Giorgio, che, provenendo dai territori di Casamassima e Rutigliano, giunge al mare nei pressi dell'omonima località della costa di Bari. Lungo il percorso della lama si aprono numerose grotte, indice della natura carsica del sottosuolo. Anteriormente all'epoca fascista, al territorio comunale apparteneva anche il territorio costiero denominato "San Giorgio", annesso in epoca fascista (Legge n. 17 dell'11 gennaio 1934, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 20 del 25 gennaio 1934) al Comune di Bari, insieme ad altri del litorale. L'altitudine del centro abitato è 60 metri s.l.m. Il clima di Triggiano è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo aride. Le temperature nelle aree più interne sono caratterizzate da clima temperato, mentre in prossimità della costa adriatica risentono dell'azione mitigatrice del mare. Nella tabella sottostante sono riportati i valori medi che si registrano nel territorio del litorale barese, di cui anche il territorio di Triggiano fa parte: Fonte: Cima del Litorale barese, su biopuglia.iamb.it. URL consultato il 4 maggio 2022 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2006). Le grotte che sorgono numerose nel territorio di Triggiano hanno restituito diverse testimonianze del suo popolamento in epoca neolitica. Al III secolo a.C. risalgono invece i ritrovamenti, tra i quali la tomba scoperta nel 1902 in contrada San Lorenzo, che fanno ritenere plausibile l'esistenza di un agglomerato urbano. Tuttavia, la prima testimonianza scritta della città risale al 983 d.C., quando l'arcivescovo Pavone concede a Leone, figlio di Argiro, la pieve di San Martino in loco Triviani. Il nome Trigiano appare invece in un testamento del 1054. Sulle origini del toponimo sono state formulate almeno tre ipotesi, nessuna delle quali è peraltro suffragata da prove documentali. La prima lo fa derivare da quello dell'imperatore Traiano, che promosse la realizzazione della via consolare Traiana che attraversava la Puglia da Benevento a Brindisi, lambendo il territorio triggianese. Una seconda congettura è quella secondo cui Trivianus sta ad indicare il trivio formato dall'intersezione di via Ponte, principale asse viaria interna all'abitato, con le attuali via Carlo Alberto e via della Marina Vecchia, strade dirette rispettivamente verso Bari e verso la costa. La prevalenza ora dell'una ora dell'altra ipotesi ha determinato per lo stemma comunale l'alternanza fra effigie dell'imperatore romano e la stilizzazione di tre strade intersecantesi. La storiografia recente ritiene tuttavia più plausibile una terza ipotesi, che attribuirebbe l'origine del toponimo al nome di qualche possidente di epoca romana (forse chiamato Trebius) che aveva ampi possedimenti nella località. Nel 1466, la costituzione dell'universitas triggianese sanciva l'ottenimento di una certa autonomia amministrativa da Bari, ufficializzata poi con lo statuto concesso nel 1543 dalla duchessa di Bari Bona Sforza. Nel 1557 Bona Sforza donò Triggiano ai Pappacoda, che la reggeranno in qualità di principi fino al 1768. A partire dal XVI secolo fu avviato lo sviluppo di un borgo in muratura, esterno alle mura col fossato che delimitavano il castrum originario. Secondo lo storico locale Battista, questa rinascita urbanistica avvenne in concomitanza con l'insediamento a Triggiano di una colonia greco-albanese attirata dalle terre che l'universitas concedeva per favorire il popolamento del centro abitato. Dopo il 1768 il titolo di principi di Triggiano passò alle famiglia Filomarino e poi ai Brancaccio. Il 20 novembre 1964, nella zona che tuttora viene identificata come Ex Superga, fu inaugurata una fabbrica dell'azienda torinese Superga, che arrivò ad impiegare 900 operai; lo stabilimento fu chiuso nel 1986. Lo stemma e il gonfalone del comune di Triggiano sono stati riconosciuti con decreto del capo del governo del 26 maggio 1935. Il gonfalone è un drappo di bianco. Fu costruita a metà del XVI secolo su un preesistente edificio di culto medievale, risalente probabilmente al 1080 che, nonostante l'impianto basilicale a tre navate, era divenuto troppo piccolo per le esigenze di culto della cittadina. Dopo che un nubifragio la danneggiò gravemente nel 1681, la chiesa venne restaurata sotto la direzione di fra Filino da Molfetta. Al 1746 risale l'apparato iconografico interno, opera di Nicola De Filippis, allievo del pittore napoletano Paolo De Matteis: i soggetti dei dipinti variano da scene bibliche a momenti della vita della Vergine, quali la Natività, la Presentazione al Tempio, l'Incoronazione e lo Sposalizio con san Giuseppe. A un precedente momento risale invece la pregevole tela del cenacolo di Gaspar Hovic. A partire dal XIX secolo la chiesa fu ampliata a più riprese: nel 1832 venne costruita una nuova cappella, e dal 1907 al 1913 furono modificati la facciata cinquecentesca, della quale venne conservato solo il rosone, e gli interni, decorati in stile liberty. Nel 1982 in seguito a sondaggi sotto il piano di calpestio sono state ritrovate le fondamenta della chiesa medievale. Chiesa di Santa Maria della Croce, inaugurata nel 1608 (come da epigrafe dell'architrave del portone centrale riportante MDCVIII), costruita in stile barocco e a navata unica su una preesistente edicola votiva. Chiesa della Madonna degli Angeli e convento dei Cappuccini, edificati nel 1616. La Chiesa è stata consacrata solo nel 1744. Nel 1949 i locali del Convento sono stati ampliati. Chiesa di San Giuseppe Moscati in San Lorenzo, situata lungo viale Antonio Gramsci, sede di una comunità parrocchiale. Chiesa di San Rocco, situata nei pressi della Villa Comunale, lungo via del Carmelo, intitolata al compatrono di Triggiano. Chiesa di San Giuseppe, situata lungo la principale arteria cittadina Corso Vittorio Emanuele, dove vengono periodicamente organizzati riti religiosi. Chiesa del Santissimo Crocifisso, in via don Peppino Palella, un tempo collocata nell'antico cimitero soppresso e spostato altrove, oggi sede di una comunità parrocchiale. Chiesa di San Michele, situata lungo via Cesare Battisti, a ridosso del centro storico. Chiesa di Santa Lucia, collocata lungo via Ponte (centro storico), in prossimità della Chiesa di Santa Maria della Croce. Masseria fortificata detta "Villa del Reddito", risalente al XVI secolo, con torri e mura di precedente costruzione medioevale, voluta dai Conti Tanzi di Blevio, di origine lombarda, fiduciari della Duchessa di Bari, che donò loro la tenuta al margine dei confini tra Bari e Triggiano. Rilevanti i residui affreschi delle sale al piano nobile ed il portale stemmato con motto. Dai Tanzi prese il nome un famoso e particolare prodotto locale, appunto la "Pera Tanzi", ottenuta con vari innesti ed elaborati incroci per un frutto piccolo ma saporito nelle particolari condizioni della zona. Chiesa rupestre di San Martino, di epoca iconoclasta, posta in varie grotte. Fontana Dell’Acqua, lungo viale Aldo Moro, opera d'arte moderna edificata nel 2006 nella piazza dedicata al Cav. Rocco Lombardi. Il 28 settembre 2018 viene inaugurata, in via Rocco Dicillo, la sede del Centro comunale polifunzionale, dove trova sede anche la biblioteca comunale. Dal 2019 ha sede l'evento dedicato all'artista Massimo Troisi organizzato da Piero Bagnardi e I Comisastri. Festa di San Rocco compatrono di Triggiano, terza domenica di agosto Festa della Madonna della Croce patrona di Triggiano, terza domenica di settembre Abitanti censiti Hanno sede a Triggiano: I Licei "Cartesio", indirizzi Classico, Linguistico, Scientifico, Scienze Applicate. L'Istituto nasce nel 1975 quale sezione staccata del Liceo Scientifico "Fermi" di Bari, per diventare autonomo nell'anno scolastico 1988/89. L'Istituto Tecnico Economico e Tecnologico "de Viti de Marco", indirizzi Amministrazione Finanza e Marketing, Sistemi Informativi Aziendali (dall'anno scolastico 2022/23 anche con percorso sperimentale quadriennale), Turismo, Biotecnologie Sanitarie (dall'anno scolastico 2022/23) e Biotecnologie ambientali (quest'ultimo nella sede associata di Valenzano). Viene istituito nell'anno scolastico 1991/92. Ha sede a Triggiano la scuola media "De Amicis Dizonno", con sezioni anche ad indirizzo musicale. I collegamenti principali sono rappresentati dalla Strada Statale 100 e dalla provinciale 240 (già strada statale 634 delle Grotte Orientali) che si distacca proprio dalla SS 100. La stazione di Triggiano sorge lungo la Linea 1 delle Ferrovie del Sud Est. Nel luglio 2019 iniziano i lavori di interramento della stazione ferroviaria (insieme a quella di Capurso), di elettrificazione e raddoppio della linea stessa nella tratta tra Mungivacca e Noicattaro. Le stazioni dovrebbero essere riaperte al servizio passeggeri nel 2025. Sono attualmente disponibili servizi sostitutivi espletati con autobus di Ferrovie del Sud Est, in partenza dall'ex Isola Ecologica situata sulla complanare della SS 100, diretti a Bari Centrale e Putignano. Ferrovie dello Stato Italiane ha annunciato la costruzione di una fermata nei pressi del centro commerciale BariBlu nell'ambito del progetto della linea ferroviaria AV/AC Napoli - Bari, in particolare della nuova variante Bari Centrale - Bari Torre a Mare. Dal 2015 e fino al dicembre 2021, la mobilità urbana era garantita nell'ambito del progetto Cuts (Clean Urban Transport Systems). La mobilità extraurbana è garantita dalla rete di autobus delle Ferrovie del Sud Est di carattere regionale che la collegano a Bari, Cellamare, Casamassima, Capurso, Noicattaro, Rutigliano, Conversano, Castellana Grotte, Putignano e Valenzano. Inoltre, Sita Sud prevede dei collegamenti tra Triggiano, Bari, il quartiere barese di Torre a Mare e Mola di Bari. Nella città sono presenti diverse piste ciclabili, in particolare nei quartieri San Lorenzo e Casalino. Più nel dettaglio, una pista ciclabile è presente su Viale Antonio Gramsci, prosegue su Via Tommaso Fiore e Via Pietro Nenni e termina in Viale Pietro Mennea; inoltre, una percorso ciclopedonale collega la fermata dei bus sostitutivi FSE a Via Vitangelo Dattoli, prosegue su Via Giuseppe Colucci e termina nei pressi dell'abbandonato Park and Ride di Triggiano: proseguirà, in futuro, sull'ex tracciato ferroviario fino a Capurso. Infine, nell'ambito del progetto Greenway, è stata finanziata la realizzazione di due piste ciclabili, per senso di marcia, su parte di Viale Aldo Moro. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Addison Per la stagione 2021-2022: A.S.D. Trivianum Pharma Volley Giuliani Che hanno cessato l'attività sportiva: Associazione U.S.D. Fides Triggiano Associazione Arcobaleno Triggiano Che hanno cessato l'attività sportiva: Associazione Sportiva Dilettantistica Calcistica Triggiano A.S.D. A.C. Triggiano A.S.D. Eagles Triggiano Vincenzo Roppo, Trivianum - Memorie Storiche del Comune di Triggiano, Bari, 1924 Daniele da Triggiano, Storia di Triggiano, Oria, 1946 Pasquale Battista, Triggiano al tramonto del X secolo (sulle origini), Bari, 1983 Wikinotizie contiene notizie di attualità su Triggiano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Triggiano Sito ufficiale, su comune.triggiano.ba.it.

Basilica di Santa Maria del Pozzo
Basilica di Santa Maria del Pozzo

La basilica di Santa Maria del Pozzo di Capurso con l'annesso convento alcantarino, progettata dall'architetto barese G. Sforza, fu ultimata nel 1770. Per volontà di papa Pio IX, venne elevata al rango di basilica minore e in seguito, per interessamento della famiglia reale di Napoli, i Borbone delle Due Sicilie, a reale basilica. Al suo interno si conserva ed è venerata l'icona bizantina della Madonna, ritrovata il 30 agosto 1705 da don Domenico Tanzella all'interno del pozzo sito nella contrada Piscino, nella periferia campestre di Capurso. Il culto a Capurso della Madonna del Pozzo è tra le più importanti realtà di turismo religioso mariano dell'Italia meridionale. Don Domenico Tanzella decise di affidare il culto della Madonna del Pozzo all'ordine religioso dei frati francescani alcantarini. Don Lorenzo Pappacoda, marchese di Capurso, sollecitato dal Tanzella, nel 1713 si rivolse alla Santa Sede per il nulla osta, primo atto necessario, per la fondazione di un convento alcantarino accanto alla cappella patronale del sacerdote Tanzella in Capurso. Dopo una lunga serie di cavilli e ricorsi burocratici, che si protrassero dal 1714 al 1728, solo con papa Benedetto XIII, domenicano e ammiratore degli alcantarini, il 31 gennaio 1729, nella pienezza dell'autorità apostolica, il papa emanò finalmente il breve di fondazione che fu reso esecutivo dal diretto intervento dell'imperatore Carlo VI il 30 maggio 1733. Gli alcantarini, il 5 novembre 1737, con il beneplacito dell'arcivescovo di Bari, Maurizio Gaeta II, furono immessi nel pieno, pacifico e definitivo possesso della cappella di San Lorenzo e dei beni a essa connessi. Subito dopo, si solennizzò la posa della prima pietra del convento, su progetto dell'architetto barese Giuseppe Sforza. Gli alcantarini volevano costruire la chiesa e il convento sul pozzo del miracoloso rinvenimento ma, non avendo ottenuto il terreno appartenente al Capitolo, ripiegarono sul fondo offerto da Lorenzo Tanzella, fratello di don Domenico, sempre sulla via di Noicattaro, ma più vicino al paese. Agli inizi del 1738 la fabbrica presentava un'altezza media di 3 metri. Il breve definitivo della fabbrica lo emanò, il 26 settembre 1746, papa Benedetto XIV. I frati alcantarini recuperarono molti donativi, libri, documenti e somme di denaro che negli anni si erano ritenuti ormai dispersi. Si poté completare la costruzione del convento, la cui facciata volgeva verso Capurso e misurava un fronte di 43 metri. Di forma quadrata, al piano terra si apriva un imponente porticato con due pozzi centrali; al piano superiore, sistemate su 4 corridoi, si snodavano 38 celle monastiche. In un ampio vano del piano terra fu allestita, in attesa della costruzione della basilica, una provvisoria chiesetta, chiamata cappella interna al convento, che ospitò l'icona della Madonna del Pozzo dal 24 agosto 1748 al 27 agosto 1778. Non ancora ultimato il convento, nell'estate del 1750 i frati alcantarini iniziarono a costruire una grande chiesa per la definitiva collocazione dell'icona della Madonna del Pozzo. La benedizione della prima pietra avvenne il 5 luglio 1750. La fabbrica della chiesa in un primo momento ebbe alcuni problemi durante l'edificazione, tanto che l'architetto Sforza, nel 1751, decise di demolirla e ricominciare ex novo i lavori di costruzione. Completata nel 1770 la possente mole della facciata, i lavori continuarono all'interno. La traslazione definitiva dell'icona della Madonna del Pozzo avvenne il 27 agosto 1778: fu collocata sull'altare maggiore in una nicchia ricavata nella parete e mai più rimossa. Anche ai visitatori e pellegrini del nostro tempo, la basilica si presenta maestosa. Alla imponenza della facciata, in tufo locale come il convento, corrisponde la maestosità dell'interno, a una sola navata con pianta basilicale del seicento classico. Entrando nella chiesa, con un sol colpo d'occhio si osservano i poderosi pilastri con gli arconi delle cappelle laterali, l'altare maggiore con la parete di fondo, al cui centro risalta la nicchia della Madonna del Pozzo. Il pavimento è di marmo bianco con fascioni di bardiglio, gli altari risplendono di marmi policromi e pregiati. La parete di fondo, autentica opera d'arte per la preziosità dei marmi e la tecnica compositiva, fu rivestita nel 1830 dal maestra Raffaele Trinchese, su disegno dell'architetto Antonio Barletta, ambedue napoletani. L'altare maggiore è consacrato a Santa Maria del Pozzo - Madre e Regina di Misericordia, e Papa Gregorio XVI lo dichiarò "Privilegiato Quotidiano Perpetuo" con breve del 28 maggio 1839. All'ingresso sulla destra la cappella che conserva la venerata statua processionale della Madonna del Pozzo, scultura in legno, di arte napoletana di pregiata fattura dell'inizio ottocento. Michele Mariella, Il Santuario di Capurso, nella storia e nella tradizione, Edizioni LMP, Capurso Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Madonna del Pozzo Domenico Tanzella Capurso Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su basilica di Santa Maria del Pozzo Sito della basilica della Madonna del Pozzo, su madonnadelpozzo.org.

Carbonara di Bari
Carbonara di Bari

Carbonara di Bari (Carvnàr in dialetto locale) è un quartiere di Bari, appartenente al IV municipio (ex IV circoscrizione). Fu un comune autonomo fino al 1928. Il quartiere sorge a sud dell'abitato centrale a circa 5 km dal centro cittadino. Confina: a nord-ovest con il quartiere Stanic; a nord con i quartieri Poggiofranco, Carrassi e Mungivacca; a nord-est con il quartiere Japigia; a est con il comune di Triggiano; a sud con il quartiere Ceglie del Campo; a ovest con il comune di Modugno. Di vaste proporzioni e con un gran numero di abitanti, il quartiere - un tempo comune autonomo - si è progressivamente integrato nel tessuto urbano, affiancando al proprio centro storico vaste zone residenziali ed un intero nuovo rione, comunemente indicato come "Santa Rita". Dopo un rapido sviluppo avuto a cavallo dell'anno 2000, il rione "Santa Rita" ha visto poi un periodo di stasi, mancando infatti le principali strutture pubbliche quali scuole, uffici postali, negozi e supermercati. Il territorio del quartiere, situato lungo la linea del centro geografico della città, è interessato dalla presenza di numerose grandi infrastrutture: il tratto iniziale dell'asse nord-sud (arteria di collegamento mediano col porto commerciale) denominato Viale Giuseppe Tatarella; il raccordo Giuseppe Rossi (anello stradale fra Carbonara e Poggiofranco, funzionale alla grande viabilità e destinato a connettere asse nord-sud e asse est-ovest) detto Tondo di Carbonara; il monumentale Stadio San Nicola; il complesso dell'Ospedale "Di Venere" (secondo ospedale cittadino). Tra Carbonara di Bari e Ceglie del Campo è presente la stazione delle Ferrovie del Sud Est denominata Bari Ceglie-Carbonara. Inoltre, nel quartiere S.Rita, precisamente in via Fratelli De Filippo, è presente un palazzetto dello sport dove vengono svolti corsi e partite di pallavolo. La zona è stata abitata sin da tempi remoti e conserva pochi resti di un piccolo castello medievale. I comuni di Carbonara di Bari e Ceglie del Campo furono soppressi con Regio Decreto nº 364 del 16 febbraio 1928, emanato da Re Vittorio Emanuele III su proposta del Capo del Governo Benito Mussolini e per volontà dell'allora podestà di Bari Araldo di Crollalanza, ed aggregati al comune di Bari. Contestualmente all'emanazione dell'atto Reale, si dotava la costituenda entità amministrativa di un unico ufficio di Stato Civile riconosciuto con decretazione del Ministro di Grazia e Giustizia. Successivamente, il 30 luglio 1953 fu ratificato un decreto ministeriale, decreto quest'ultimo, che attuava la scissione delle frazioni ivi indicate in due distinte frazioni amministrative. Tale provvedimento legislativo comportò conseguentemente la costituzione di due uffici di Stato Civile distinti e separati dal resto del comune di Bari. Il 26 gennaio 1970 il Consiglio Comunale di Bari con delibera 489/70 approvò la suddivisione del capoluogo pugliese in 17 quartieri nella cui ripartizione fu inglobato in maniera distinta il quartiere Carbonara di Bari. La deliberazione ivi menzionata fu emanata sulla scorta dell'articolo 155 del Regio decreto legge nº 148 del 4 febbraio 1915, ora abrogato e sostituito dal Testo Unico sugli Enti Locali, il quale affermava testualmente: "I comuni superiori a 60.000 abitanti, anche quando non siano divisi in borgate o frazioni, possono deliberare di essere ripartiti in quartieri, nel qual caso compete al Sindaco la facoltà di delegare, le sue funzioni di ufficiale di governo, ai sensi degli articoli 152, 153 e 154, e di associarsi degli aggiunti presi fra gli eleggibili sempre con l'approvazione del Prefetto". Tale provvedimento inoltre fu approvato dal Prefetto della Provincia di Bari allora in carica, nonché dal Comitato Regionale di Controllo della Regione Puglia (co.re.co) con nota protocollare N. 17309/6 in data 26 aprile 1972 con cui congiuntamente allo stesso Prefetto, la Regione Puglia prendeva atto della deliberazione del Comune di Bari approvandola definitivamente e rendendola esecutiva. La delibera consiliare ivi indicata pertanto, statuì il decadimento dello status giuridico di frazioni amministrative delle località testé citate nonché delle restanti frazioni di Bari. Il territorio del comune di Bari, il 28 luglio 1979 fu suddiviso in nove circoscrizioni amministrative: il quartiere Carbonara fu incluso nella IV circoscrizione. La chiesa matrice del quartiere è quella di Santa Maria del Fonte, nel cuore del centro storico. La sua costruzione ebbe inizio nel 1764, a seguito del crollo, l'anno precedente, di un vecchio edificio di culto risalente al 1430; venne inaugurata nel 1825, come riporta la targa in controfacciata. Inizialmente a navata unica, nel corso dei decenni la chiesa fu più volte ampliata con l'aggiunta di cappelloni, cupola e navate ulteriori. Nel 1968, a causa delle condizioni precarie dell'edificio, che aveva subito crolli vari, si decise di demolirne il corpo principale, risparmiando soltanto la facciata e il campanile, sostituendo la navata con una moderna e ampia aula liturgica; il tutto fu completato nel 1974. Un'altra importante chiesa è quella di San Nicola che ospita la parrocchia di Maria SS. del Rosario; l'edificio, realizzato tra il 1892 e il 1928 ma consacrato nel 1905 e più volte restaurato e decorato anche da maestri quali Umberto Colonna, si presenta con una facciata tripartita con cuspide centrale, ed è caratterizzata da una grossa cupola poggiante su tamburo decagonale che occupa tutta l'ampiezza dell'aula stessa. Il Piano Regolatore Generale di Bari prevede grandi aree per l'edilizia universitaria a ridosso del tondo stradale, inoltre dal 2004 è stato presentato il progetto di una Cittadella della Giustizia, nei pressi dello stadio. I.T.C. Statale P. Calamandrei. - Sito web Istituto Comprensivo VIII C.D. - "Giovanni Paolo II - G. De Marinis" istituto primario A. Diaz e don Mario Da Lesio. L'aggregato urbano ha avuto, almeno nella prima metà del XX secolo una rappresentativa calcistica denominata Football Club Antonio Azzaretti (chiamata anche Azzaretti Carbonara o semplicemente Carbonara), con colori sociali bianco e amaranto che disputò un campionato di Serie C nell'immediato dopoguerra. Di certo vi è stata un'altra compagine calcistica nei primi anni duemiladieci, gestita mediante azionariato popolare, che ha militato nelle categorie regionali minori. Il quartiere è lambito e servito dalla Tangenziale di Bari e dalla Superstrada Bari-Bitritto. Fra il 1909 e il 1952 Carbonara di Bari fu collegata a Bari con la tranvia Bari-Carbonara-Ceglie, in seguito integrata nella rete urbana di Bari e poi sostituita dalla linea 4 della rete filoviaria. Nel 1998 sono iniziati i lavori per la costruzione della metropolitana Bari-Bitritto, con una fermata a servizio del quartiere di Carbonara di Bari. I lavori hanno subito forti rallentamenti in quanto, per i binari inizialmente era stato scelto lo scartamento ridotto, successivamente modificato in scartamento ordinario. Nel 2003 i lavori vennero interrotti. Negli anni successivi, dopo numerose polemiche sullo spreco di denaro pubblico, si arrivò alla decisione di ultimare la metropolitana entro maggio 2011 ma, dopo una serie di contenziosi, il cantiere è stato riaperto nel mese di settembre 2013 e completato a fine 2023. È possibile raggiungere i quartieri Carbonara e Santa Rita con i seguenti mezzi pubblici: Linee di autobus dell'AMTAB: 4, 6, 11, 11/,30; Treni della Ferrovie del Sud-Est, stazione Bari Ceglie - Carbonara; Tangenziale di Bari SS 16, uscita 12. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Carbonara di Bari

Ceglie del Campo
Ceglie del Campo

Ceglie del Campo è un quartiere di Bari, appartenente dal 2014 al IV municipio (ex IV circoscrizione). Fu un comune autonomo fino al 1928. Il quartiere si trova nella periferia sud della città, a circa 6 km dal centro, e confina con gli altri quartieri della circoscrizione: a nord con il quartiere di Carbonara di Bari; a est con il comune di Capurso; a sud-est con il comune di Valenzano; a sud-ovest con il quartiere Loseto; a ovest con il comune di Bitritto. La maggior parte delle antiche case del rione sono alte non più di due piani. La strada principale è via Umberto I, che si estende da via Vincenzo Roppo (area di circolazione che collega Ceglie del Campo a Carbonara di Bari) fino alla necropoli del quartiere e poi ancora verso il comune di Valenzano. Negli ultimi decenni, intorno alla zona antica, si sono sviluppate diverse zone residenziali e in particolare: una sulla strada per il comune di Valenzano; una in direzione del quartiere Loseto, in particolar modo sull'arteria barese denominata Viale Gennaro Trisorio-Liuzzi (già Via Giulio Petroni). La Chiesa Matrice, parrocchia ubicata nel centro rione, è consacrata alla compatrona "Maria Santissima del Campo" e fu edificata nel 1776; ha avuto un ruolo molto importante nella storia del centro abitato. La Madonna del Campo è festeggiata il 15 agosto. A tutt'oggi nella terza decade del mese di ottobre si svolge la festa patronale in onore di Maria Santissima di Buterrito, manifestazione che ha tuttora un grande seguito non solo nei residenti nella zona, ma anche da parte di immigrati italiani provenienti dall'America Latina; è altresì vasta la partecipazione di concittadini provenienti dai quartieri limitrofi della città. Si crede che Ceglie (anticamente Cælia) abbia una storia molto antica e forse anche precedente alla nascita di Roma. Fu fondata dai Peuceti e poi passata ai Greci. Del suo passato rimane, all'interno del centro storico, un castello forse risalente all'XI secolo, inglobato nei secoli posteriori da case d'abitazione, che ne hanno modificato le forme originarie. Questo castello, con il villaggio che lo attornia, fu rifugio dei cittadini baresi che nel 1156 fuggivano dall'assedio di Guglielmo I di Sicilia il Malo (oltre che ricovero per persone aggredite dai predoni fino a tutto il '300). Il centro storico del rione era (e lo è tradizionalmente ancora oggi) suddiviso in sei contrade: Aia di Cristo, Buterrito, La Fitta, Sant'Angelo, Piscine e Porta Nuova. I comuni di Ceglie del Campo e Carbonara di Bari furono soppressi con Regio Decreto nº 364 del 16 febbraio 1928, emanato da Re Vittorio Emanuele III su proposta del Capo del Governo Benito Mussolini e per volontà dell'allora podestà di Bari Araldo di Crollalanza, ed aggregati al comune di Bari. Contestualmente all'emanazione dell'atto Reale, si dotava la costituenda entità amministrativa di un unico ufficio di Stato Civile riconosciuto con decretazione del Ministro di Grazia e Giustizia. Successivamente, il 30 luglio 1953 fu ratificato un decreto ministeriale, decreto quest'ultimo che attuava la scissione delle frazioni ivi indicate in due distinte frazioni amministrative. Tale provvedimento legislativo comportò conseguentemente la costituzione di due uffici di Stato Civile distinti e separati dal resto del comune di Bari. Il 26 gennaio 1970 il Consiglio Comunale di Bari con delibera 489/70 approvò la suddivisione del capoluogo pugliese in 17 quartieri nella cui ripartizione fu inglobato in maniera distinta il quartiere Ceglie. La deliberazione ivi menzionata fu emanata sulla scorta dell'articolo 155 del Regio decreto legge nº 148 del 4 febbraio 1915, ora abrogato e sostituito dal Testo Unico sugli Enti Locali, il quale affermava testualmente: "I comuni superiori a 60.000 abitanti, anche quando non siano divisi in borgate o frazioni, possono deliberare di essere ripartiti in quartieri, nel qual caso compete al Sindaco la facoltà di delegare, le sue funzioni di ufficiale di governo, ai sensi degli articoli 152, 153 e 154, e di associarsi degli aggiunti presi fra gli eleggibili sempre con l'approvazione del Prefetto". Tale provvedimento inoltre fu approvato dal Prefetto della Provincia di Bari allora in carica, nonché dal Comitato Regionale di Controllo (co.re.co) della Regione Puglia con nota protocollare N. 17309/6 in data 26 aprile 1972, con cui congiuntamente allo stesso Prefetto, la Regione Puglia prendeva atto della deliberazione del Comune di Bari approvandola definitivamente e rendendola esecutiva. La delibera consiliare ivi indicata pertanto statuì il decadimento dello status giuridico di frazioni amministrative delle località citate, nonché delle restanti frazioni di Bari. Il territorio del comune di Bari, il 28 luglio 1979 fu suddiviso in nove circoscrizioni amministrative: il quartiere Ceglie fu incluso nella IV circoscrizione, quest'ultima comprendente altri quartieri baresi tra cui Carbonara e Loseto. Fra il 1909 e il 1952 Ceglie rappresentò il capolinea meridionale della tranvia Bari-Carbonara-Ceglie, in seguito integrata nella rete urbana di Bari e poi sostituita dalla linea 4 della rete filoviaria. È possibile raggiungere il quartiere Ceglie del Campo con i seguenti mezzi pubblici: Linee di autobus dell'AMTAB: 4, 11, 11/, 21; Treni della Ferrovie del Sud-Est, stazioni Bari Ceglie - Carbonara e Bari La Fitta; Tangenziale di Bari SS 16, uscita 12. Celia peuceta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ceglie del Campo