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Stazione di Capurso

CapursoPagine con mappeStazioni ferroviarie della città metropolitana di BariStub - stazioni della Puglia

La stazione di Capurso è una stazione della ferrovia Bari-Martina Franca-Taranto. Serve il comune di Capurso, nella città metropolitana di Bari. È gestita dalle Ferrovie del Sud Est. Da giugno 2019 la stazione non è attiva per lavori: pertanto Ferrovie del Sud Est ha predisposto un servizio automobilistico sostitutivo. La stazione dispone di: Biglietteria Capolinea Autolinee urbane Capolinea Autolinee extraurbane Bar Edicola Servizi igienici Ferrovie del Sud Est Capurso sito ufficiale Ferrovie del Sud Est, su fseonline.it.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Stazione di Capurso (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori).

Stazione di Capurso
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Basilica di Santa Maria del Pozzo
Basilica di Santa Maria del Pozzo

La basilica di Santa Maria del Pozzo di Capurso con l'annesso convento alcantarino, progettata dall'architetto barese G. Sforza, fu ultimata nel 1770. Per volontà di papa Pio IX, venne elevata al rango di basilica minore e in seguito, per interessamento della famiglia reale di Napoli, i Borbone delle Due Sicilie, a reale basilica. Al suo interno si conserva ed è venerata l'icona bizantina della Madonna, ritrovata il 30 agosto 1705 da don Domenico Tanzella all'interno del pozzo sito nella contrada Piscino, nella periferia campestre di Capurso. Il culto a Capurso della Madonna del Pozzo è tra le più importanti realtà di turismo religioso mariano dell'Italia meridionale. Don Domenico Tanzella decise di affidare il culto della Madonna del Pozzo all'ordine religioso dei frati francescani alcantarini. Don Lorenzo Pappacoda, marchese di Capurso, sollecitato dal Tanzella, nel 1713 si rivolse alla Santa Sede per il nulla osta, primo atto necessario, per la fondazione di un convento alcantarino accanto alla cappella patronale del sacerdote Tanzella in Capurso. Dopo una lunga serie di cavilli e ricorsi burocratici, che si protrassero dal 1714 al 1728, solo con papa Benedetto XIII, domenicano e ammiratore degli alcantarini, il 31 gennaio 1729, nella pienezza dell'autorità apostolica, il papa emanò finalmente il breve di fondazione che fu reso esecutivo dal diretto intervento dell'imperatore Carlo VI il 30 maggio 1733. Gli alcantarini, il 5 novembre 1737, con il beneplacito dell'arcivescovo di Bari, Maurizio Gaeta II, furono immessi nel pieno, pacifico e definitivo possesso della cappella di San Lorenzo e dei beni a essa connessi. Subito dopo, si solennizzò la posa della prima pietra del convento, su progetto dell'architetto barese Giuseppe Sforza. Gli alcantarini volevano costruire la chiesa e il convento sul pozzo del miracoloso rinvenimento ma, non avendo ottenuto il terreno appartenente al Capitolo, ripiegarono sul fondo offerto da Lorenzo Tanzella, fratello di don Domenico, sempre sulla via di Noicattaro, ma più vicino al paese. Agli inizi del 1738 la fabbrica presentava un'altezza media di 3 metri. Il breve definitivo della fabbrica lo emanò, il 26 settembre 1746, papa Benedetto XIV. I frati alcantarini recuperarono molti donativi, libri, documenti e somme di denaro che negli anni si erano ritenuti ormai dispersi. Si poté completare la costruzione del convento, la cui facciata volgeva verso Capurso e misurava un fronte di 43 metri. Di forma quadrata, al piano terra si apriva un imponente porticato con due pozzi centrali; al piano superiore, sistemate su 4 corridoi, si snodavano 38 celle monastiche. In un ampio vano del piano terra fu allestita, in attesa della costruzione della basilica, una provvisoria chiesetta, chiamata cappella interna al convento, che ospitò l'icona della Madonna del Pozzo dal 24 agosto 1748 al 27 agosto 1778. Non ancora ultimato il convento, nell'estate del 1750 i frati alcantarini iniziarono a costruire una grande chiesa per la definitiva collocazione dell'icona della Madonna del Pozzo. La benedizione della prima pietra avvenne il 5 luglio 1750. La fabbrica della chiesa in un primo momento ebbe alcuni problemi durante l'edificazione, tanto che l'architetto Sforza, nel 1751, decise di demolirla e ricominciare ex novo i lavori di costruzione. Completata nel 1770 la possente mole della facciata, i lavori continuarono all'interno. La traslazione definitiva dell'icona della Madonna del Pozzo avvenne il 27 agosto 1778: fu collocata sull'altare maggiore in una nicchia ricavata nella parete e mai più rimossa. Anche ai visitatori e pellegrini del nostro tempo, la basilica si presenta maestosa. Alla imponenza della facciata, in tufo locale come il convento, corrisponde la maestosità dell'interno, a una sola navata con pianta basilicale del seicento classico. Entrando nella chiesa, con un sol colpo d'occhio si osservano i poderosi pilastri con gli arconi delle cappelle laterali, l'altare maggiore con la parete di fondo, al cui centro risalta la nicchia della Madonna del Pozzo. Il pavimento è di marmo bianco con fascioni di bardiglio, gli altari risplendono di marmi policromi e pregiati. La parete di fondo, autentica opera d'arte per la preziosità dei marmi e la tecnica compositiva, fu rivestita nel 1830 dal maestra Raffaele Trinchese, su disegno dell'architetto Antonio Barletta, ambedue napoletani. L'altare maggiore è consacrato a Santa Maria del Pozzo - Madre e Regina di Misericordia, e Papa Gregorio XVI lo dichiarò "Privilegiato Quotidiano Perpetuo" con breve del 28 maggio 1839. All'ingresso sulla destra la cappella che conserva la venerata statua processionale della Madonna del Pozzo, scultura in legno, di arte napoletana di pregiata fattura dell'inizio ottocento. Michele Mariella, Il Santuario di Capurso, nella storia e nella tradizione, Edizioni LMP, Capurso Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Milano, Edizioni Ares, 2020, ISBN 978-88-815-59-367. Madonna del Pozzo Domenico Tanzella Capurso Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su basilica di Santa Maria del Pozzo Sito della basilica della Madonna del Pozzo, su madonnadelpozzo.org.

Triggiano
Triggiano

Triggiano (Triggiàne in dialetto barese) è un comune italiano di 25 910 abitanti della città metropolitana di Bari in Puglia. Il territorio comunale si estende a breve distanza dalla costa adriatica nell'area pianeggiante nota come Conca di Bari, pochi chilometri a sud del capoluogo. Orograficamente si caratterizza per la presenza di lama San Giorgio, che, provenendo dai territori di Casamassima e Rutigliano, giunge al mare nei pressi dell'omonima località della costa di Bari. Lungo il percorso della lama si aprono numerose grotte, indice della natura carsica del sottosuolo. Anteriormente all'epoca fascista, al territorio comunale apparteneva anche il territorio costiero denominato "San Giorgio", annesso in epoca fascista (Legge n. 17 dell'11 gennaio 1934, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 20 del 25 gennaio 1934) al Comune di Bari, insieme ad altri del litorale. L'altitudine del centro abitato è 60 metri s.l.m. Il clima di Triggiano è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo aride. Le temperature nelle aree più interne sono caratterizzate da clima temperato, mentre in prossimità della costa adriatica risentono dell'azione mitigatrice del mare. Nella tabella sottostante sono riportati i valori medi che si registrano nel territorio del litorale barese, di cui anche il territorio di Triggiano fa parte: Fonte: Cima del Litorale barese, su biopuglia.iamb.it. URL consultato il 4 maggio 2022 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2006). Le grotte che sorgono numerose nel territorio di Triggiano hanno restituito diverse testimonianze del suo popolamento in epoca neolitica. Al III secolo a.C. risalgono invece i ritrovamenti, tra i quali la tomba scoperta nel 1902 in contrada San Lorenzo, che fanno ritenere plausibile l'esistenza di un agglomerato urbano. Tuttavia, la prima testimonianza scritta della città risale al 983 d.C., quando l'arcivescovo Pavone concede a Leone, figlio di Argiro, la pieve di San Martino in loco Triviani. Il nome Trigiano appare invece in un testamento del 1054. Sulle origini del toponimo sono state formulate almeno tre ipotesi, nessuna delle quali è peraltro suffragata da prove documentali. La prima lo fa derivare da quello dell'imperatore Traiano, che promosse la realizzazione della via consolare Traiana che attraversava la Puglia da Benevento a Brindisi, lambendo il territorio triggianese. Una seconda congettura è quella secondo cui Trivianus sta ad indicare il trivio formato dall'intersezione di via Ponte, principale asse viaria interna all'abitato, con le attuali via Carlo Alberto e via della Marina Vecchia, strade dirette rispettivamente verso Bari e verso la costa. La prevalenza ora dell'una ora dell'altra ipotesi ha determinato per lo stemma comunale l'alternanza fra effigie dell'imperatore romano e la stilizzazione di tre strade intersecantesi. La storiografia recente ritiene tuttavia più plausibile una terza ipotesi, che attribuirebbe l'origine del toponimo al nome di qualche possidente di epoca romana (forse chiamato Trebius) che aveva ampi possedimenti nella località. Nel 1466, la costituzione dell'universitas triggianese sanciva l'ottenimento di una certa autonomia amministrativa da Bari, ufficializzata poi con lo statuto concesso nel 1543 dalla duchessa di Bari Bona Sforza. Nel 1557 Bona Sforza donò Triggiano ai Pappacoda, che la reggeranno in qualità di principi fino al 1768. A partire dal XVI secolo fu avviato lo sviluppo di un borgo in muratura, esterno alle mura col fossato che delimitavano il castrum originario. Secondo lo storico locale Battista, questa rinascita urbanistica avvenne in concomitanza con l'insediamento a Triggiano di una colonia greco-albanese attirata dalle terre che l'universitas concedeva per favorire il popolamento del centro abitato. Dopo il 1768 il titolo di principi di Triggiano passò alle famiglia Filomarino e poi ai Brancaccio. Il 20 novembre 1964, nella zona che tuttora viene identificata come Ex Superga, fu inaugurata una fabbrica dell'azienda torinese Superga, che arrivò ad impiegare 900 operai; lo stabilimento fu chiuso nel 1986. Lo stemma e il gonfalone del comune di Triggiano sono stati riconosciuti con decreto del capo del governo del 26 maggio 1935. Il gonfalone è un drappo di bianco. Fu costruita a metà del XVI secolo su un preesistente edificio di culto medievale, risalente probabilmente al 1080 che, nonostante l'impianto basilicale a tre navate, era divenuto troppo piccolo per le esigenze di culto della cittadina. Dopo che un nubifragio la danneggiò gravemente nel 1681, la chiesa venne restaurata sotto la direzione di fra Filino da Molfetta. Al 1746 risale l'apparato iconografico interno, opera di Nicola De Filippis, allievo del pittore napoletano Paolo De Matteis: i soggetti dei dipinti variano da scene bibliche a momenti della vita della Vergine, quali la Natività, la Presentazione al Tempio, l'Incoronazione e lo Sposalizio con san Giuseppe. A un precedente momento risale invece la pregevole tela del cenacolo di Gaspar Hovic. A partire dal XIX secolo la chiesa fu ampliata a più riprese: nel 1832 venne costruita una nuova cappella, e dal 1907 al 1913 furono modificati la facciata cinquecentesca, della quale venne conservato solo il rosone, e gli interni, decorati in stile liberty. Nel 1982 in seguito a sondaggi sotto il piano di calpestio sono state ritrovate le fondamenta della chiesa medievale. Chiesa di Santa Maria della Croce, inaugurata nel 1608 (come da epigrafe dell'architrave del portone centrale riportante MDCVIII), costruita in stile barocco e a navata unica su una preesistente edicola votiva. Chiesa della Madonna degli Angeli e convento dei Cappuccini, edificati nel 1616. La Chiesa è stata consacrata solo nel 1744. Nel 1949 i locali del Convento sono stati ampliati. Chiesa di San Giuseppe Moscati in San Lorenzo, situata lungo viale Antonio Gramsci, sede di una comunità parrocchiale. Chiesa di San Rocco, situata nei pressi della Villa Comunale, lungo via del Carmelo, intitolata al compatrono di Triggiano. Chiesa di San Giuseppe, situata lungo la principale arteria cittadina Corso Vittorio Emanuele, dove vengono periodicamente organizzati riti religiosi. Chiesa del Santissimo Crocifisso, in via don Peppino Palella, un tempo collocata nell'antico cimitero soppresso e spostato altrove, oggi sede di una comunità parrocchiale. Chiesa di San Michele, situata lungo via Cesare Battisti, a ridosso del centro storico. Chiesa di Santa Lucia, collocata lungo via Ponte (centro storico), in prossimità della Chiesa di Santa Maria della Croce. Masseria fortificata detta "Villa del Reddito", risalente al XVI secolo, con torri e mura di precedente costruzione medioevale, voluta dai Conti Tanzi di Blevio, di origine lombarda, fiduciari della Duchessa di Bari, che donò loro la tenuta al margine dei confini tra Bari e Triggiano. Rilevanti i residui affreschi delle sale al piano nobile ed il portale stemmato con motto. Dai Tanzi prese il nome un famoso e particolare prodotto locale, appunto la "Pera Tanzi", ottenuta con vari innesti ed elaborati incroci per un frutto piccolo ma saporito nelle particolari condizioni della zona. Chiesa rupestre di San Martino, di epoca iconoclasta, posta in varie grotte. Fontana Dell’Acqua, lungo viale Aldo Moro, opera d'arte moderna edificata nel 2006 nella piazza dedicata al Cav. Rocco Lombardi. Il 28 settembre 2018 viene inaugurata, in via Rocco Dicillo, la sede del Centro comunale polifunzionale, dove trova sede anche la biblioteca comunale. Dal 2019 ha sede l'evento dedicato all'artista Massimo Troisi organizzato da Piero Bagnardi e I Comisastri. Festa di San Rocco compatrono di Triggiano, terza domenica di agosto Festa della Madonna della Croce patrona di Triggiano, terza domenica di settembre Abitanti censiti Hanno sede a Triggiano: I Licei "Cartesio", indirizzi Classico, Linguistico, Scientifico, Scienze Applicate. L'Istituto nasce nel 1975 quale sezione staccata del Liceo Scientifico "Fermi" di Bari, per diventare autonomo nell'anno scolastico 1988/89. L'Istituto Tecnico Economico e Tecnologico "de Viti de Marco", indirizzi Amministrazione Finanza e Marketing, Sistemi Informativi Aziendali (dall'anno scolastico 2022/23 anche con percorso sperimentale quadriennale), Turismo, Biotecnologie Sanitarie (dall'anno scolastico 2022/23) e Biotecnologie ambientali (quest'ultimo nella sede associata di Valenzano). Viene istituito nell'anno scolastico 1991/92. Ha sede a Triggiano la scuola media "De Amicis Dizonno", con sezioni anche ad indirizzo musicale. I collegamenti principali sono rappresentati dalla Strada Statale 100 e dalla provinciale 240 (già strada statale 634 delle Grotte Orientali) che si distacca proprio dalla SS 100. La stazione di Triggiano sorge lungo la Linea 1 delle Ferrovie del Sud Est. Nel luglio 2019 iniziano i lavori di interramento della stazione ferroviaria (insieme a quella di Capurso), di elettrificazione e raddoppio della linea stessa nella tratta tra Mungivacca e Noicattaro. Le stazioni dovrebbero essere riaperte al servizio passeggeri nel 2025. Sono attualmente disponibili servizi sostitutivi espletati con autobus di Ferrovie del Sud Est, in partenza dall'ex Isola Ecologica situata sulla complanare della SS 100, diretti a Bari Centrale e Putignano. Ferrovie dello Stato Italiane ha annunciato la costruzione di una fermata nei pressi del centro commerciale BariBlu nell'ambito del progetto della linea ferroviaria AV/AC Napoli - Bari, in particolare della nuova variante Bari Centrale - Bari Torre a Mare. Dal 2015 e fino al dicembre 2021, la mobilità urbana era garantita nell'ambito del progetto Cuts (Clean Urban Transport Systems). La mobilità extraurbana è garantita dalla rete di autobus delle Ferrovie del Sud Est di carattere regionale che la collegano a Bari, Cellamare, Casamassima, Capurso, Noicattaro, Rutigliano, Conversano, Castellana Grotte, Putignano e Valenzano. Inoltre, Sita Sud prevede dei collegamenti tra Triggiano, Bari, il quartiere barese di Torre a Mare e Mola di Bari. Nella città sono presenti diverse piste ciclabili, in particolare nei quartieri San Lorenzo e Casalino. Più nel dettaglio, una pista ciclabile è presente su Viale Antonio Gramsci, prosegue su Via Tommaso Fiore e Via Pietro Nenni e termina in Viale Pietro Mennea; inoltre, una percorso ciclopedonale collega la fermata dei bus sostitutivi FSE a Via Vitangelo Dattoli, prosegue su Via Giuseppe Colucci e termina nei pressi dell'abbandonato Park and Ride di Triggiano: proseguirà, in futuro, sull'ex tracciato ferroviario fino a Capurso. Infine, nell'ambito del progetto Greenway, è stata finanziata la realizzazione di due piste ciclabili, per senso di marcia, su parte di Viale Aldo Moro. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Addison Per la stagione 2021-2022: A.S.D. Trivianum Pharma Volley Giuliani Che hanno cessato l'attività sportiva: Associazione U.S.D. Fides Triggiano Associazione Arcobaleno Triggiano Che hanno cessato l'attività sportiva: Associazione Sportiva Dilettantistica Calcistica Triggiano A.S.D. A.C. Triggiano A.S.D. Eagles Triggiano Vincenzo Roppo, Trivianum - Memorie Storiche del Comune di Triggiano, Bari, 1924 Daniele da Triggiano, Storia di Triggiano, Oria, 1946 Pasquale Battista, Triggiano al tramonto del X secolo (sulle origini), Bari, 1983 Wikinotizie contiene notizie di attualità su Triggiano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Triggiano Sito ufficiale, su comune.triggiano.ba.it.

Cellamare
Cellamare

Cellamare è un comune italiano di 5 756 abitanti della città metropolitana di Bari in Puglia. Vi si conserva il vecchio castello baronale di origine medievale (XIII secolo), ma ricostruito e riadattato da fortezza militare a residenza signorile nel XVI secolo. Nelle campagne, sulla via per Rutigliano, si conserva un menhir di imprecisata datazione. Il centro abitato è 12 km a sud-est della città di Bari. Il territorio comunale è posto ai margini meridionali della conca di Bari; confina con Capurso, Casamassima e Noicattaro, risultando il comune meno esteso dell'intera città metropolitana. Nel territorio di Cellamare non vi sono tracce di insediamenti risalenti all'età della pietra. Solo verso il XV secolo a.C., nell'età del bronzo, la vita si affaccia nella zona detta Cocevole, ad un paio di chilometri dal paese, sulla via vecchia per Casamassima. È qui che si sviluppò il primo insediamento nell'area dell'odierna Cellamare. Dai numerosi reperti ritrovati nella zona è facile dedurre che si trattò di un insediamento di eccezionale importanza e che occupò una grande area di territorio. La posizione favorevole derivava dal fatto che l'avvallamento che oggi si osserva era un importante via canale (solco torrentizio) che partiva da Monte Sannace, presso Gioia del Colle, proseguendo in direzione della vicina Cellamare e di Azetium, che si trovava tra Noicattaro e Rutigliano, e passando dinanzi alla chiesetta rurale dell'Annunziata, nel territorio di Rutigliano, sfociava nell'Adriatico dove oggi è la baia di San Giorgio a sud di Bari. Le attività praticate erano la pastorizia e l'agricoltura. La maggior parte dei reperti, riportati in superficie durante i lavori di trasformazione delle colture, è andata persa. Non sono pochi i contadini, i più anziani, che possono testimoniare che gli aratri meccanici hanno fatto riaffiorare decine di lastroni calcarei, cocci, anse ed oggetti di pietra. Nella stessa zona si trovano, come dicono i contadini, i "paretoni". Si tratta delle "muragge", ossia muri formati di pietre, poste le une sulle altre con bravura e perizia, senza malta, a secco. Diversi storici ritengono si tratti di monumenti sepolcrali, i "dolmen". Esistono tre principali tipi di dolmen: il primo è costituito da una galleria con lastroni di pietra laterali, sormontati da altri lastroni, poi coperti da un cumulo di pietrame a forma ellittica; il secondo consiste in un sarcofago in pietra, ricoperto come il precedente da pietrame a forma ellittica; il terzo, più modesto, consta di un piccolo sarcofago monolitico coperto da un minuscolo cumulo di pietre. Quest'ultimo tipo è quello presente nel territorio di Cellamare, in agro Cocevole. Le origini di Cellamare si fanno risalire al secolo XI; l'unico documento attendibile in tal senso può essere considerato uno statuto delle città e delle terre appartenenti all'Arcidiocesi di Bari, compilato nel 1171 dall'arcivescovo Rainaldo nel quale per la prima volta si cita una località di nome Cellamare o Cellamarii. Alcuni storici sono invece concordi nel segnalare l'esistenza di questo sito o villaggio di pastori e contadini in concomitanza con le escursioni saracene. Si racconta infatti che nel 988 i Saraceni attuarono una delle più feroci incursioni nel territorio intorno a Bari, depredando le popolazioni ed incendiando le loro abitazioni. Dopo aver distrutto Ceglie e Valenzano si trasferirono nel territorio di Capurso, ma qui furono respinti ed uccisi dai capursesi e cellamaresi. La zona ancora oggi viene chiamata Massaracina per ricordare il massacro dei saraceni. In quanto al toponimo "Cellamare" gli storici rimandano all'episodio riguardante l'arcivescovo di Bari Giovanni V, che a seguito della distruzione di Bari perpetrata dal sovrano normanno Guglielmo il Malo si rifugiò col suo seguito nel territorio che da allora mutò il nome da Cella Amoris in Cella Amaris per sottolineare il dolore degli esuli. Si ignora come e quando Cellamare si tramutò in feudo. Il primo signore di cui si hanno notizie è Roberto Venato. Gli successe il fratello Galeotto Venato, morto nel 1294. Con la sua scomparsa il feudo di Cellamare passò al Regio Fisco, cioè allo Stato per mancanza di eredi. Trasformatosi nuovamente in feudo nel 1407, Cellamare fu appannaggio di diverse famiglie (Sandionigi, Di Sangro, Marra, Giudice Caracciolo), fino a quando con l'avvento di Murat passò al regno di Napoli. Amatore nacque a Tucci, identificabile oggi con Martos in Andalusia. Apprese dai genitori ad amare Dio e il prossimo, specie i sofferenti. Perduta la madre, il padre prese Amatore e gli altri figli e si trasferì a Cordova per mandarli a scuola. Il suo maestro fu il dotto e santo vescovo Eulogio, anch'egli futuro martire. Infuriando la persecuzione musulmana, si unì ad un monaco di nome Pietro, a Ludovico (fratello di Paolo, diacono e martire), entrambi cordovesi, e si lanciò con loro alla conquista delle anime. Furono catturati e trucidati, e i loro corpi furono gettati nel fiume Guadalquivir il 30 aprile 855. Dopo alcuni giorni i tre cadaveri, trovati sulla spiaggia di Beta, furono raccolti da mani pietose. Il papa Clemente X dava la reliquia insigne di sant'Amatore al Duca di Giovinazzo, Domenico De Iudice, mossosi a Roma in missione di ubbidienza con Pietro di Aragona, luogotenente del Re di Napoli. Il Duca di Giovinazzo la donava a Cellamare verso l'anno 1670. L'attuale chiesa della Santissima Annunziata è costruita sulle fondamenta di un'altra antica chiesa, edificata dall'arcivescovo Rainaldo (1171-1188). La nuova chiesa fu costruita nel 1854 sotto l'arcivescovo di Bari Michele Basilio Clary, come si rileva dall'epigrafe posta sotto l'architrave della porta maggiore. La pianta è ad una navata con tre cappelle per lato. All'interno è possibile ammirare un pregevole dipinto su tavola raffigurante lo "sposalizio di Santa Caterina". Il dipinto è attribuito alla scuola fiorentina del XII secolo. Sullo stesso piano della facciata si eleva la torre campanaria, costituita da grossi conci in pietra e divisa in due ordini. Quello inferiore ha una luce quadrilobata in cornice circolare; l'ordine superiore, che si sopraeleva dall'altezza della chiesa, è la cella campanaria con lesene angolari e bifore. Il castello baronale di Cellamare venne edificato nel XV secolo e intitolato ai Del Giudice - Caracciolo. La Torre Civica, comunemente chiamata Torre dell'Orologio, si erge in largo Don Bosco di fronte alla chiesa matrice. Realizzata nel 1923, è composta da un basamento trapezoidale. Una piccola scaletta interna conduce al piano del loggiato dotato di quattro bifore, una su ogni lato, costituite da tre colonnine in pietra locale. Il secondo piano è decorato da una scultura a bassorilievo che raffigura lo stemma comunale. In territorio di Cellamare, e precisamente al confine con il territorio di Noicattaro, strada della Cappella, sulla via per Rutigliano, è ubicato un menhir. Quel blocco di pietra, su cui è incisa la parola "NOJA", ha un grande valore archeologico e ha millenni di vita. Il significato di questi monoliti è tuttora oggetto di studi. Diversi sostengono che la loro funzione fosse quella di segnalare il confine tra territori. Non manca chi sostiene che fossero punti di riferimento per la viabilità dell'epoca. Il menhir di Cellamare è un segno dimostrativo (forse unico) del sistema antico divisionale dei territori amministrativi. Abitanti censiti Gli stranieri residenti nel comune al 31 dicembre 2016 erano 26. Cellamare dispone di una scuola materna, una scuola elementare e una scuola media. Nell'aprile del 2015 si sono svolte delle riprese nel centro storico di Cellamare per la sitcomedy I Comisastri 3 di Piero Bagnardi, in onda sulla rete locale Antenna Sud. Il principale asse viario che serve Cellamare è la Strada statale 100 di Gioia del Colle che corre a ovest del centro urbano. La stazione ferroviaria più vicina è a 4 km, nel comune di Capurso, sulla linea ferroviaria delle Ferrovie del Sud-Est. Gli autobus delle Ferrovie del Sud-Est collegano, comunque, Cellamare con i comuni di Bari, Capurso, Triggiano, Noicattaro e Rutigliano. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Martos Le due squadre di calcio di Cellamare sono: l'A.S.D. Cellamare 2005, che milita nel girone A pugliese di promozione, e A.S.D. New Team Cellamare, fondata nel 2008, che ha disputato il campionato regionale di Seconda Categoria. Per la pallavolo, la Polisportiva Libertas ASD 1979 milita in prima e seconda divisione maschile. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cellamare Sito comunale, su comune.cellamare.ba.it.

Japigia (Bari)
Japigia (Bari)

Japigia è un quartiere di Bari situato alla sua periferia sud-orientale. Fa parte del I municipio dal 2014 e in precedenza della V circoscrizione. Il nome deriva da viale Japigia, il principale asse viario del primo nucleo abitativo del quartiere, edificato negli anni 1940 del XX secolo. A sua volta, la strada è intitolata all'antica denominazione dell'area, corrispondente a quasi tutta la Puglia attuale, che dal II millennio e sino al IV secolo avanti Cristo fu abitata dagli Iapigi, una popolazione indoeuropea di probabile origine illirica: il nome venne dato dai Greci, che lo mettevano in relazione con Iapige, figlio di Dedalo. Nella seconda metà del XX secolo, in concomitanza con l'espansione urbanistica di Bari, il quartiere è stato interessato da un intenso processo edificatorio, che ha via via portato ad un'espansione del nucleo originario in direzione sud. Il quartiere, di vaste dimensioni, è situato a circa 1 km a sud-est del centro e confina: a nord con i quartieri Madonnella, San Pasquale e Mungivacca; a est con il quartiere Carbonara di Bari; a sud con i quartieri San Giorgio e Sant'Anna. Il quartiere ospita la gran parte della popolazione della ex V circoscrizione ed è costituito da zone molto differenti fra loro e fisicamente separate: La zona più antica, vicina al centro, costruita dagli anni quaranta attorno a viale Japigia denominata "Japigia /Zona Vecchia" La zona residenziale ad alta densità, costruita a partire dagli anni sessanta formata esclusivamente da palazzi di edilizia popolare disposte nelle vicinanze del Palaflorio e Polivalente, dette "Japigia45/Zona 45"; Le zone residenziali, costituite principalmente da ville e palazzi moderni, posti nelle porzioni più a sud, esclusivamente a composizione privata. Nel recente processo edificatorio e di riqualificazione portato avanti dalle ultime amministrazioni cittadine, Japigia ha assunto una connotazione di quartiere diversa da quella di un tempo. Con la realizzazione di nuove piste ciclabili (a partire da Via Gentile, Viale Japigia, Via Magna Grecia, passando da Via Caldarola sin da quelle presenti al polo studentesco al confine con la Tangenziale di Bari), di aumenti di spazi verdi (realizzazione di giardini e playground) e con la riqualificazione del quartiere costituito da Case popolari, il quartiere negli ultimi anni ha ritrovato un'identità non più strettamente connessa a quella di periferia. Inoltre i recenti lavori di spostamento del fascio dei binari in corso di realizzazione (2019-2025) permetterà al quartiere di ricongiungersi al mare creando nuove viabilità stradali (sottopassi in realizzazione tra Viale Einaudi/Amendola e via Cav. Vittorio Veneto, nuovo ponte Padre Pio). Dal punto di vista dei trasporti il quartiere è servito da ben tre svincoli della tangenziale di Bari SS16. In direzione nord gli svincoli presenti sono il 15 (Bari - Via Gentile), il 14A (Bari - Via Caldarola) ed il 14B (Bari - Via La Pira). Per quel che riguarda il trasporto ferroviario Japigia è servita da linea nazionale con fermate nei pressi di Punta Perotti (Bari Parco Sud), Marconi (al confine con il quartiere di Madonnella) e Torre Quetta/Regione Puglia. Gli esercizi commerciali sono concentrati lungo le arterie principali (viale Japigia, via Gentile, via Caldarola e via Magna Grecia) e all'interno del centro commerciale del quartiere. Sul territorio sono presenti inoltre: Sede della Regione Puglia in via Gentile Sede circoscrizionale in via Archimede Distaccamento ASL e Guardia Medica Il Palaflorio, o "Palazzetto dello Sport", che ospita concerti, spettacoli teatrali ed eventi sportivi di pallavolo e basket Il Sacrario dei Caduti d'Oltremare 1940-1945, custodisce le spoglie di oltre 70.000 caduti italiani in terra straniera durante la Seconda guerra mondiale, nonché museo storico bellico. È sede di numerose commemorazioni storiche e militari, ospitando ogni anno il Presidente della Repubblica Comando centrale della Polizia Municipale di Bari Il Parco urbano "Ecopoli" (ex collinetta dei rifiuti), che negli anni 1960-70 era discarica a cielo aperto del quartiere, poi bonificata negli anni 70 mediante ricoprimento di terra, adibita a zona verde aperta al pubblico negli anni 90 Parco di Via Suglia / Via Troisi, al suo interno un campetto da calcio e giostrine per bambini Pineta di Via Suglia, al suo interno un campo da basket Parco Gentile, situato nei pressi dell'omonima strada Parco Punta Perotti, nato a seguito dell'abbattimento di un complesso immobiliare. Al suo interno un campetto da basket. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Japigia