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Palazzetto dello Sport Gianni Asti

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Palazzetti di pallavolo d'Italia
PalaRuffini di Torino 1
PalaRuffini di Torino 1

Il Palazzetto dello Sport Gianni Asti, fino al 2019 noto come PalaRuffini, è un'arena coperta polifunzionale situata nel quartiere di Pozzo Strada, a Torino, all'interno del parco Ruffini. L'impianto è stato intitolato il 9 dicembre 2019 allo storico allenatore torinese Gianni Asti, scomparso l'anno precedente.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Palazzetto dello Sport Gianni Asti (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Palazzetto dello Sport Gianni Asti
Viale Burdin, Torino Circoscrizione 3

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Palazzetto dello Sport Gianni Asti (PalaRuffini)

Viale Burdin
10141 Torino, Circoscrizione 3
Piemonte, Italia
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PalaRuffini di Torino 1
PalaRuffini di Torino 1
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Luoghi vicini

Stadio Primo Nebiolo (Torino)
Stadio Primo Nebiolo (Torino)

Lo stadio Primo Nebiolo è un impianto sportivo di Torino, situato all'interno del parco Ruffini nel quartiere Pozzo Strada. Utilizzato principalmente per l'atletica leggera. Realizzato nel 1959 su una struttura preesistente, un complesso sportivo degli anni trenta dotato anche di piscina e di colonia elioterapica, è stato oggetto di interventi di riqualificazione e di messa a norma, che hanno comportato, tra l'altro, il rifacimento della porzione di tribuna in corrispondenza del rettilineo dei 100 metri, per realizzare circa 1 200 posti a sedere tutti al coperto, garantendo inoltre ottima visibilità. La pista d'atletica è pavimentata con gomma Sportflex Super X, lo stesso materiale utilizzato ai Giochi estivi di Pechino 2008. La copertura è costituita di travi curve in legno lamellare che appoggiano su plinti a forma di sperone nella parte bassa, e su pilastri in acciaio a circa metà della sua lunghezza. Anche il locale che ospita la pista indoor è stato pavimentato con lo stesso tipo di gomma sopra citata. Durante la seconda guerra mondiale, Torino subì devastanti bombardamenti aerei; per offrire riparo alla popolazione il Civico Servizio tecnico realizzò, all'interno dello stadio, un ricovero pubblico sotterraneo tale da garantire adeguato rifugio a 1 500 persone in caso di incursioni aeree. Profondo circa dodici metri per uno sviluppo di circa centocinquanta metri, il ricovero era dotato di un impianto di ventilazione, illuminazione, servizi igienici ed acqua potabile. Lo stadio è attualmente utilizzato per gare d'atletica, oltre ad essere l'impianto casalingo della squadra di football americano dei Giaguari Torino. Ogni anno ospita il meeting IAAF Internazionale Città di Torino e varie manifestazioni minori come i giochi studenteschi. Solamente il 3 giugno 1980 è stato usato per uno storico ed estemporaneo concerto gratuito dei Clash davanti a seimila spettatori. Lo stadio ha ospitato anche incontri calcistici: è stato, infatti, sede delle partite di interne della formazione Primavera del Torino (dal 1993 al 2009) e anche delle altre sezioni giovanili; inoltre, ha ospitato gli incontri casalinghi dell'A.C.F. Torino (dal 2004 al 2008). Il 3 luglio 2011 vi si è disputato il IV Italian Bowl LENAF, finale del campionato italiano di football americano di secondo livello, vinto dai Lions Bergamo sui Titans Romagna col punteggio di 15-6. Il 30 giugno 2012 vi si è disputato il V Italian Bowl LENAF, finale del campionato italiano di football americano di secondo livello, vinto dai Barbari Roma Nord sui Grizzlies Roma col punteggio di 28-13. Il 30 giugno 2012 vi si è disputato il XIII Ninebowl, finale del campionato italiano di football americano di terzo livello, vinto dai Cardinals Palermo sui Bills Cavallermaggiore col punteggio di 33-19. Parco Ruffini Memorial Primo Nebiolo Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Primo Nebiolo Meeting Internazionale Atletica Leggera - Memorial Primo Nebiolo, su memorialprimonebiolo.org. Scheda Stadio della città di Torino (PDF), su comune.torino.it. URL consultato il 13 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2011). Scheda tecnica città di Torino (PDF), su comune.torino.it. URL consultato il 13 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2011).

Parco Ruffini
Parco Ruffini

Il Parco Ruffini (comunemente anche noto come Valentino Nuovo) è il sedicesimo parco in ordine di grandezza della città di Torino. Si estende per una grandezza di circa 130.000 metri quadri, nel quartiere Pozzo Strada. Il parco viene progettato negli anni venti del Novecento e inaugurato il 31 dicembre 1925 con il nome di Parco Gerolamo Napoleone Bonaparte, in risposta al bisogno di uno spazio a disposizione dell'intera collettività dove fosse stato possibile passeggiare in mezzo alla natura: la città si stava infatti espandendo in quella direzione, complice soprattutto l'intensa industrializzazione di Borgo San Paolo e dintorni (su tutti il fenomeno Lancia e Viberti), con il suo seguito di bòite, laboratori e officine, e conseguenti case, scuole, servizi. Il desiderio di creare un nuovo Valentino per la periferia si concretizza acquisendo cascine e terreni di una famiglia originaria di Como, i Galiziano. Tra le due guerre mondiali comincia la vocazione sportiva del parco: vengono costruiti una piscina e uno stadio (oggi intitolato a Primo Nebiolo). Durante la guerra sotto lo stadio venne costruito un rifugio antiaereo. Nel secondo dopoguerra il parco viene intitolato al giurista, ex ministro e professore universitario Francesco Ruffini, che, durante il ventennio fascista, non prestò giuramento al regime fascista e si rifiutò di insegnare nello spirito e secondo le direttive del fascismo. Nel 1961 viene costruito, nell'ambito dei festeggiamenti di Italia '61, il Palazzetto dello sport, che richiama le strutture del PalaLottomatica di Roma (l'architetto Annibale Vitellozzi collaborò infatti anche al Palazzetto romano insieme a Pierluigi Nervi). Il Palaruffini diventa negli anni il punto di riferimento dello sport torinese e testimone delle grandi squadre torinesi degli anni ottanta nel basket e pallavolo, nonché sede principale dei concerti rock al coperto. Il parco viene progressivamente chiuso al traffico veicolare negli ultimi 40 anni e si arricchisce di ulteriori impianti sportivi aperti al pubblico; è consentito l'accesso ai cani solo al guinzaglio, ma sono presenti due aree cani recintate. All'interno del parco sono inoltre presenti la scuola materna "Frida Kahlo" e la scuola elementare "Riccardo Dal Piaz". Dai primi anni 2000 la fontana al centro del parco non è più funzionante, così come tutti gli impianti di irrigazione. Stadio Primo Nebiolo PalaRuffini "Gianni Asti" 2 campi da tennis (ingresso libero) 1 campo pallacanestro (ingresso libero) 1 campo pallavolo (ingresso libero) 5 campi calcio a 5 (ingresso libero) 1 pista di pattinaggio (ingresso libero) 2 aree con attrezzi da ginnastica e altri attrezzi sparsi all'interno del parco (ingresso libero) 1 campo da minigolf (privato, accesso a pagamento) 1 campo da tamburello (privato) 2 aree gioco bimbi (ingresso libero) I viali interni al parco sono dedicati a geografi (Luigi Hugues) o ad esploratori e viaggiatori come Carlo Piaggia e Luigi Maria d'Albertis. Parchi di Torino (e luoghi d'interesse a Torino in generale) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su parco Ruffini Parco Ruffini, su comune.torino.it. Il Parco Ruffini, su comune.torino.it.

Stazione di Torino San Paolo
Stazione di Torino San Paolo

La stazione di Torino San Paolo è una stazione ferroviaria di Torino, abilitata al solo traffico merci. È posta sulla linea del Frejus, ed è origine della linea diretta allo scalo merci di Torino Orbassano. La stazione è stata sempre in uso per il solo traffico merci fin dall'apertura negli anni intorno al 1950, con treni che trasportavano autovetture per la FIAT, poi come bivio per lo scalo di Orbassano dall'ampliamento. Il piazzale binari è composto da un totale di 11 binari, di cui 7 tronchi. L'impianto è collegato allo scalo della Stazione di Torino Orbassano da una doppia linea di rotaia che si affianca per un breve tratto alla Ferrovia Torino-Bardonecchia prima di sottopassarla e svoltare a sinistra. Con un altro raccordo, a linea doppia di rotaia, è collegata al il Bivio Crocetta sulla ferrovia Torino-Milano, che permette l'instradamento dei convogli verso la stazione di Torino Porta Susa, evitando di allungare sino a Porta Nuova e fare retromarcia. L'impianto è utilizzato esclusivamente per il traffico merci e per lo smistamento del traffico proveniente o diretto dallo scalo di Torino Orbassano: da qui transitano, senza fermare, i treni della linea SFM3 diretti a Susa e Bardonecchia del servizio ferroviario metropolitano di Torino. È previsto il progetto di costruzione di una nuova stazione per viaggiatori, per i convogli della linea SFM3 e della futura linea SFM5. A giugno 2023 la gara per i lavori è stata aggiudicata a un raggruppamento di imprese. L'appalto, finanziato in parte coi fondi del PNNR, prevede la realizzazione entro il 2026. L'opera prevede l'adeguamento della attuale stazione, con la realizzazione di una banchina per i viaggiatori. Nei dintorni della stazione ci sono le fermate della rete urbana di bus delle linee 2, 56, 66, 71. La stazione dispone di: Servizi igienici RFI Spa. Fascicolo Linea 2 Modane/Susa – Torino. Scalo merci di Torino Vanchiglia Stazione di Torino Dora Stazione di Torino Porta Milano Stazione di Torino Porta Susa (1856) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino San Paolo

Chiesa di Gesù Buon Pastore (Torino)
Chiesa di Gesù Buon Pastore (Torino)

La Chiesa di Gesù Buon Pastore è un edificio religioso di culto cattolico, che sorge nel quartiere Pozzo Strada di Torino. La costruzione della cripta iniziò nel 1958 con l'architetto Mario Dellamora e l'ingegnere Ezio Gaudina, la chiesa venne edificata tra il 1962 e il 1965, per essere poi consacrata il 30 ottobre dell'anno successivo dal cardinale Michele Pellegrino; nel 1995 è stato realizzato l'adeguamento liturgico dall'architetto Giorgio Raineri. La parrocchia partecipa a missioni cristiane in alcuni paesi del Terzo mondo ed organizza periodicamente raccolte di cibo e vestiti per le persone in difficoltà economiche, nel 2016 la chiesa ha accolto due rifugiati provenienti dall'Africa. Sulla facciata principale figura la scalinata di accesso ai tre portoni, inquadrata da un arco strombato; secondo il progetto originario, sulla sinistra della facciata doveva essere edificato un campanile. L’interno è costituito da una navata centrale ad aula rettangolare, sulla parete destra si alternano contrafforti e finestre policrome, la parete sinistra è caratterizzata da pilastri che sorreggono una navata laterale più bassa in cui sono collocati confessionali e statue votive; nell’area presbiteriale invece si trovano l'altare e il crocifisso. In una struttura adiacente al retro della chiesa sono localizzate aule per lezioni di catechismo, uffici parrocchiali, spazi di aggregazione e sale giochi; nell'ampio cortile interno sono presenti campi da gioco usati per le attività dell'oratorio, è presente anche un teatro collocato sul sinistra della chiesa e staccato dal complesso, sulla cui parete si trova una opera artistica in metallo che raffigura un crocifisso stilizzato. La particolarità della chiesa è il suo stile architettonico a metà tra il razionalismo, e il moderno tipico degli edifici di culto costruiti in Italia negli anni '60, uno stile poco presente nella città di Torino. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Gesù Buon Pastore Chiesa di Gesù Buon Pastore, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di Gesù Buon Pastore, su Città e Cattedrali.

Grattacielo Lancia
Grattacielo Lancia

Il grattacielo Lancia, ufficialmente palazzo Lancia, è un edificio di Torino. Si trova in via Vincenzo Lancia, nel quartiere cittadino di Borgo San Paolo. Voluto da Gianni Lancia per essere la sede della direzione dell'omonima casa automobilistica, fu progettato nel 1953 dall'architetto Nino Rosani, con la collaborazione dello studio Giò Ponti e fu sede della Lancia fino al 1969. Viene colloquialmente appellato "Pollice" dagli abitanti della zona. Costruito tra il 1954 e il 1957, il grattacielo fu acquisito nel 1969 dalla FIAT insieme a tutta l'area produttiva Lancia circostante, e restò di proprietà della maggiore casa automobilistica italiana fino al 2005, quando venne ceduto con una joint venture alla Beni Stabili e alla Gefim, per poi essere nuovamente rivenduto in blocco nel 2008 a un investitore privato. Ulteriori rimodellamenti portarono alla riorganizzazione degli spazi interni, variandone anche parzialmente la destinazione d'uso da commerciale a residenziale, prevedendo dal nono al sedicesimo piano unità immobiliari di grande prestigio; tuttavia queste non furono mai costruite in quanto la crisi immobiliare iniziata nel 2007-2008 portò successivamente, nel 2014, al fallimento dell'azienda che intendeva attuare la riconversione. Nonostante sia rimasto in parte inutilizzato fino al 2017, oggi il palazzo è completamente occupato da uffici aziendali. L'edificio è a tutt'oggi uno dei simboli della città, costituendo il potenziale epicentro del nuovo quartiere residenziale e terziario sorto recentemente nelle aree adiacenti, a seguito della demolizione dell'obsoleta area industriale Lancia. Costruito dalla Italcementi su progetto dell'architetto Nino Rosani, il Grattacielo Lancia, con i suoi 70 metri di altezza, fu concepito per divenire l'elemento di connessione tra i due insediamenti industriali preesistenti e definitivamente dismessi nel 2007. La nota particolarità dell'edificio risiede infatti nel sorgere a cavallo della sottostante via Vincenzo Lancia (già via Montenegro fino al 1945, poi via Braccini) grazie alla struttura a ponte di travi reticolari in cemento armato poggianti su due basi a diedro. L'influenza dell'architetto Gio Ponti è percepibile dai molteplici riferimenti al Grattacielo Pirelli: la disposizione planimetrica che distribuisce gli uffici lungo le due facciate vetrate e l'alloggiamento di servizi, scale e ascensori nelle due estremità a pianta trapezoidale. Entrambe le facciate principali presentano ampie vetrate a specchio che scandiscono i 16 piani, mentre i prospetti laterali sono caratterizzati da finestre a incasso lungo tutta l'altezza dell'edificio. Fino al 2005 sul tetto dell'edificio era presente la grande insegna del marchio Lancia. Marco Centenari, La favolosa Lancia. La storia, le macchine, le vittorie, Milano, Editoriale Domus, 1976. Alga D. Foschi, La parabola storica della Lancia attraverso la lettura dei bilanci, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Antonello Barocci, La fabbrica di Borgo San Paolo dalle origini al 1939, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Franco Amatori, Per una storia economica della Lancia, in Le carte scoperte. Documenti raccolti e ordinati per un archivio storico della Lancia, Milano, Franco Angeli, 1990. Giuseppe Berta, Cinquant'anni di relazioni industriali alla Lancia (1919-1969), in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Franco Amatori, Lancia 1906-1969, in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Florence Baptiste; Maria Teresa De Palma, La fabbrica e il territorio urbano, in Storia della Lancia. Impresa tecnologia e mercati, 1906-1909, Milano, Fabbri, 1992. Agostino Magnaghi; Mariolina Monge; Luciano Re, Palazzo degli uffici Lancia, in Guida all’architettura moderna di Torino, Torino, Lindau, 1995, p. 224. Archivio Storico Fiat (a cura di), Fiat: le fasi della crescita. Tempi e cifre dello sviluppo aziendale, Torino, Scriptorium, 1996. Sergio Pace, Palazzo degli uffici Lancia, in Vera Comoli Mandracci; Carlo Olmo (a cura di) (a cura di), Guida di Torino. Architettura, Torino, Allemandi, 1999, p. 205. Umberto Rodda, Storia dell'industria piemontese, Torino, Editrice Il punto, 2001. Alessandro Martini, Palazzo Uffici Lancia, in Maria Adriana Giusti; Rosa Tamborrino (a cura di), Guida all’Architettura del Novecento in Piemonte (1902-2006), Torino, Umberto Allemandi & C., 2008, pp. 289-290. Borgo San Paolo Costruzioni di Torino più alte Lancia (azienda) Stabilimento Lancia di Borgo san Paolo Travatura reticolare Ville e palazzi di Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Grattacielo Lancia Grattacielo Lancia, su museotorino.it. Ex Grattacielo Lancia, su virtual-image.it. URL consultato il 20 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2012).

Città Giardino (Torino)
Città Giardino (Torino)

Città Giardino (Sità Giardin in piemontese) è il nome dato a un piccolo rione della città di Torino, nel quartiere Mirafiori Nord (parte sud-ovest della città), al confine con Grugliasco (frazione Gerbido), tra corso Allamano, via Guido Reni e la Cascina Giajone. Costruito con alterne vicende dal 1949 al 1970, è chiamato così perché il progetto iniziale (poi realizzato molto parzialmente), si ispirava proprio al modello architettonico e urbanistico inglese della cosiddetta "Garden City". Un modello di borgata simile fu altresì attuato, nello stesso periodo, nel vicino quartiere di Mirafiori Sud, tra via Biscaretti di Ruffìa e via Plava, inizialmente chiamato "Città Giardino" e poi, dopo la costruzione di un rione adiacente con palazzi più alti, ribattezzato come il Villaggio. Lo schema di una Città Giardino è infatti quella di zona residenziale a bassa densità abitativa, con tanti moduli di ridotte dimensioni, come case basse o villette, immersa nel verde e dotata di tutti i servizi. Tuttavia, verso il 1950, la costruzione della "Città Giardino" a Mirafiori Nord fu subito segnata da uno scandalo edilizio. Dopo la seconda guerra mondiale, uno dei problemi più acuti per la città di Torino fu la crisi degli alloggi. Era andato distrutto il 37% delle abitazioni e la città si andava lentamente ripopolando, anche grazie al ritorno di profughi e sfollati. Dal 1945 cominciarono ad affluire numerosi profughi dall'Istria e dalla Dalmazia e nel 1949 le "Casermette" erano ormai abitate da tremila persone. Tra gli anni '50 e '70, poi, la zona sud-ovest di Torino subì un vero e proprio "boom" edilizio e demografico, in particolare nei quartieri di Santa Rita, Mirafiori Nord e Mirafiori Sud. In questo periodo di forte richiesta immobiliare, l'uomo d'affari Vittorio Carosso fondò, con altri imprenditori, la Società Torinese Edile di "Città Giardino", il 17 luglio 1948. Il progetto iniziale prevedeva 475 villette mono o bifamiliari, a uno o due piani, ciascuna dotata di giardino da 350 m2. Il nuovo quartiere avrebbe compreso anche chiesa, piscina, scuola, esercizi commerciali. Il pagamento di ogni singola unità abitativa sarebbe avvenuto a rate, pagabili in cinque anni. La consegna delle prime case fu prevista tra la primavera e l'autunno del 1949. La nuova "città giardino" fu promossa con una campagna pubblicitaria eccezionale, a diffusione nazionale. La prima villetta fu consegnata l'11 aprile 1949, ma, siccome i lavori andavano a rilento, le prenotazioni diminuivano. Nacque allora la Cooperativa Edile Città Giardino, che riuniva tutti i futuri proprietari e si proponeva di trovare i soldi per la costruzione tramite sovvenzioni e contributi statali per l'edilizia popolare. Anche le condizioni di pagamento erano più favorevoli. Una nuova campagna pubblicitaria portò all'iscrizione di nuovi soci alla cooperativa, ma ormai Carosso, presidente della Stecg, aveva esaurito i fondi e i lavori si bloccarono. L'assemblea dei soci della Cooperativa scoprì varie irregolarità contabili nei registri della società e denunciò il Carosso all'autorità giudiziaria. Il tribunale spiccò allora un mandato di cattura per bancarotta fraudolenta, mentre la Stecg veniva dichiarata fallita con sentenza del 2 febbraio 1950. Lo scandalo travolse anche l'assessore all'edilizia comunale Casalini, che fu costretto alle dimissioni nel settembre 1950, mentre il Comune decise di non intervenire sulla vicenda, lasciando la questione interamente nelle mani della magistratura. Intanto Carosso era fuggito e l'inchiesta rivelò un ammanco di 200 milioni nel bilancio della società. La Cooperativa, preso atto della disastrosa situazione finanziaria, decise di non sciogliersi e di continuare la costruzione, rilevando la passività della fallita Stecg. L'Istituto Nazionale di Credito Edilizio di Roma erogò un mutuo di 340 milioni di lire, ma molti soci furono costretti a vendere il proprio lotto, mentre alcuni proseguirono i lavori con risorse proprie. Furono ridisegnati i lotti di terreno, adottando la soluzione di unità abitativa a schiera. Lo stato dei lavori era molto eterogeneo: molte costruzioni non erano ancora fuori terra, alcune solo tracciate, altre nemmeno iniziate. Mancavano tutte le opere di urbanizzazione ed i servizi essenziali (acquedotto, illuminazione pubblica, asfaltatura). I soci della Cooperativa erano intanto calati a 153. Il 27 febbraio 1955 nacque il Consorzio Pro Città Giardino, che si proponeva di tutelare in sede istituzionale i diritti dei soci della Cooperativa. Grazie al suo intervento, il Comune concesse i permessi di costruzione e abitabilità e contribuì con un milione alle opere di urbanizzazione, ma quasi tutti i costi furono coperti dai soci. Verso il 1960-1961 tutta l'area risultava finalmente edificata ed abitabile. Giancarlo Libert, Città Giardino. Mezzo secolo di vita di un borgo di periferia, Torino, Associazione Amici degli Archivi Piemontesi, 2003. INA-Casa Mirafiori Nord Cascina Giajone Santa Rita (Torino) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Città Giardino

Cascina Giajone
Cascina Giajone

La Cascina Giajone, o Giaione, è una cascina storica di Torino, situata nella Città Giardino del quartiere Mirafiori Nord. Costruzione campestre di rilevanza documentaria ed ambientale, si tratta di un esempio significativo della peculiare cascina in pianura con torre colombara. Nella Carta della Montagna di Torino redatta da Vittorio Amedeo La Marchia, che ritrae Torino tra il 1694 ed il 1703, la cascina Iayon figura per la prima volta. Il nome in questione derivava forse dal piemontese ghiajron o giajron (ghiaia grossa, ciottolo), poiché in passato era ivi presente una cava. Durante l'assedio di Torino (1706) la cascina, come altre della zona, risultò pesantemente coinvolta negli eventi bellici. Tra il 1762 e il 1785, il conte Giuseppe Martini Montù di Beccaria fece radere al suolo e ricostruire la vecchia cascina ora 'Giaion' dei Padri della Consolata d'Asti. Nella Guida alle Cascine e Vigne del Territorio di Torino e suoi contorni (1790), l’architetto Giovanni Amedeo Grossi descrive il nuovo edificio in questo modo: “[…] L’edificio di dette cascine formanti tre maniche, due delle quali sono lunghe trenta trabucchi [90 metri] circa, fabbricati tutti di nuovo da pochi anni, è una de’ singolari edificij, che vi sono sul territorio di Torino, che gareggia co’ migliori di què contorni; comode sono le abitazioni pegli affittajuoli, e bovari, grandiose le stalle tutte a volta, ed i granaij, tuttoché posti al secondo piano, vi si ha nondimeno l’accesso colle bestie per via di comode rampe; in dette cascine sono impiegati continuamente sei paja di buoi essendo composte da 180 giornate […]”. Nel Catasto Particellare (1823) di Andrea Gatti, “Il Giajone” appare come un corpo di fabbrica a corte chiusa e con planimetria a “C”, di proprietà del nobile Luca Martin di San Martino. Tra il XIX e il XX secolo, la cascina ospitò l'allevamento della Società Torinese Cavalli. A metà agosto 1943, durante i bombardamenti alleati, una bomba precipitò nella corte distruggendo due fabbricati. Il soffio dell'ordigno provocò il distacco della copertura, varie lesioni, e rottura violenta della chiassileria di un piano. Numerose altre bombe colpirono i dintorni. Negli anni successivi fu deposito di rottami, abitazione di fortuna e comprensorio di officine. Abbandonata e degradata per molto tempo (dopo il 1972 venne abbattuto l’edificio delle scuderie), nella seconda metà degli anni '80 fu restaurata e ristrutturata allo scopo di accogliere gli uffici della circoscrizione, ai quali si aggiunse la Biblioteca Civica Alessandro Passerin d'Entrèves (già Biblioteca Civica Cascina Giaione) nel 1992. Nel 1996 ospitò la mostra I Guastafeste del Centro Arti Umoristiche e Satiriche. Il complesso è costituito da 3 corpi di fabbrica su tre lati, a formare una corte rettangolare limitata sul quarto lato da una recinzione muraria. Il progettista dello stabile rurale è ignoto, ma la ricercatezza compositiva delle diverse parti funzionali suggerisce possa trattarsi di qualche autorevole architetto che operasse nella capitale sabauda in quel tempo. Cascina Roccafranca Luoghi d'interesse a Torino Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cascina Giajone Cascina Giajone, il Giaione La cascina "il Giajone"