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Chiostri dei Santi Severino e Sossio

Chiesa dei Santi Severino e SossioChiostri di Napoli
Chiostro del Platano. 0035 (23370556592)
Chiostro del Platano. 0035 (23370556592)

I chiostri dei Santi Severino e Sossio sono tre chiostri monumentali di Napoli appartenenti al complesso monastico della chiesa dei Santi Severino e Sossio. Tra i più importanti della città sia sotto il profilo artistico che storico, divenendo nel 1835 sede dell'Archivio di Stato di Napoli, i chiostri sono: chiostro del Platano; chiostro grande (o di Marmo); chiostro piccolo (o del Noviziato).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiostri dei Santi Severino e Sossio (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiostri dei Santi Severino e Sossio
Vico San Severino, Napoli Pendino

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N 40.848305555556 ° E 14.258669444444 °
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Vico San Severino
80138 Napoli, Pendino
Campania, Italia
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Chiostro del Platano. 0035 (23370556592)
Chiostro del Platano. 0035 (23370556592)
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Archivio di Stato di Napoli
Archivio di Stato di Napoli

L'Archivio di Stato di Napoli è un ufficio periferico del Ministero della cultura, che provvede alla conservazione, alla tutela e alla promozione del patrimonio documentario e ne favorisce la fruizione da parte degli studiosi e dei cittadini. L’Istituto esercita inoltre la sorveglianza sugli archivi degli uffici periferici dello Stato che hanno sede nella provincia di Napoli. Fondato nel 1808, dal 1845 ha sede nel complesso monumentale dei Santi Severino e Sossio. Con i suoi quattro piani e i suoi depositi di oltre settanta chilometri lineari di documenti, l’Archivio napoletano rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per la ricerca nel settore della storia medievale, moderna e contemporanea d’Italia e d’Europa, nonché in maniera precipua, della storia del Meridione d’Italia. Uno dei fondi più preziosi e ricco di notizie è quello degli archivi dei notai, con i protocolli rogati fra il XV e il XIX secolo. Acquisiti più recentemente, gli archivi privati dell’intellettuale Paolo Ricci, della scrittrice Annamaria Ortese e dell’architetto Luigi Cosenza, conservato presso la Sede sussidiaria di Pizzofalcone. Di particolare interesse è, inoltre, l’Archivio Borbone acquistato nel 1951, che ha integrato la documentazione di Casa Reale andata parzialmente distrutta nel 1943 durante la guerra. Pezzi preziosi dell’Archivio: il Codice di Santa Marta, fogli di pergamena miniati con gli stemmi dei sovrani e dei membri delle famiglie più notevoli del Regno; la raccolta di sigilli e matrici e la Carta lapidaria, un documento dell’VIII secolo inciso su marmo, recuperato in una campagna presso Cuma.

Palazzo Carafa d'Andria
Palazzo Carafa d'Andria

Il palazzo Carafa d'Andria è un edificio di valore storico e architettonico di Napoli, ubicato in largo San Marcellino. L'edificio fu eretto nel primo ventennio del XV secolo e, passato alla Confraternita del Monte di Pietà, nel XVI secolo venne rifatto da Giovanni Francesco Mormando in stile rinascimentale. Tuttavia, dal XVII al XIX secolo l'immobile subì notevoli alterazioni e modifiche con la realizzazione, ad esempio, della facciata neoclassica e di una scala ellittica nel cortile. Alla fine dell'Ottocento venne aggiunto un ulteriore piano. L'esterno dell'edificio è quindi caratterizzato dalla facciata neoclassica, suddivisa in due settori: il pian terreno con bugnato liscio è scandito da lesene doriche e il portale racchiuso da quattro colonne tuscaniche, mentre nel settore superiore da lesene ioniche. I prospetti laterali sono impostati su un basamento in piperno risalente al rifacimento Mormandeo ed ingloba resti medioevali dell'originale fabbrica. Nell'interno è visibile un bel cortile cinquecentesco; nell'atrio sono presenti quattro pilastri in piperno sormontati da un arco depresso e due laterali acuti. Inoltre, nel cortile a loggia doppia, oggi murato, si possono notare i pilastri con base ottagonale sormontati da finestre con decorazioni classiche. La scala principale è a doppia tenaglia e raggiunge il piano nobile; sul lato opposto c'è una scala ellittica secentesca. Resti dell'originale struttura si possono osservare in ambienti posti al piano terra. Il palazzo oggi è sede dell’Istituto di Istruzione Superiore “Elena di Savoia”.