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Chiesa dell'Immacolata Concezione (Milano)

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Milano Immacolata Concezione
Milano Immacolata Concezione

La chiesa dell'Immacolata Concezione è una parrocchiale di Lorenteggio, quartiere di Milano, in città metropolitana e arcidiocesi di Milano; fa parte del decanato di Barona-Giambellino. La chiesa fu costruita tra il 1962 e il 1963 dai Figli dell'Immacolata Concezione per soddisfare i bisogni spirituali del quartiere, che aveva visto in quegli anni un aumento degli abitanti. La parrocchia dell'Immacolata Concezione fu eretta dal cardinale Carlo Maria Martini con un decreto del 10 luglio 1986; il territorio parrocchiale fu ricavato dalle limitrofe San Vito al Giambellino, Santo Curato d'Ars, San Benedetto e Santi patroni d'Italia. Nel 2010 la chiesa fu interessata da lavori strutturali: fu predisposto il sistema di riscaldamento a pavimento e fu ricavata la cappella feriale, decorata dalla Scuola Beato Angelico, nella zona absidale. L'11 marzo 2012, in occasione del 50º anniversario dalla posa della prima pietra e del 25º di fondazione della parrocchia, il cardinale Angelo Scola consacrò la chiesa e dedicò l'altare. La facciata è idealmente suddivisa in tre registri, tutti scanditi dalla trama ad esagoni allungati; essi, nel registro centrale, vengono svuotati e fungono da rosone, nel registro superiore, invece, tre di essi sono ricoperti da mosaici. Nel registro inferiore si aprono i tre portali d'ingresso. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata con le pareti rivestite in legno. Lungo i prospetti laterali si aprono delle vetrate policrome. Al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di vari gradini, affiancato dalle aperture contenenti il fonte battesimale e la statua della Madonna. Dietro l'abside si sviluppa il volume della cappella feriale. Arcidiocesi di Milano Lorenteggio Milano Parrocchie dell'arcidiocesi di Milano Regione ecclesiastica Lombardia Chiesa dell'Immacolata Concezione, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa dell'Immacolata Concezione (Milano), su orarimesse.it. URL consultato il 13 aprile 2024.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa dell'Immacolata Concezione (Milano) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa dell'Immacolata Concezione (Milano)
Via Lorenteggio, Milano Lorenteggio

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Chiesa dell'Immacolata Concezione

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20146 Milano, Lorenteggio
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Milano Immacolata Concezione
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Luoghi vicini

Chiesa di San Vito al Giambellino

La Chiesa di San Vito al Giambellino è una parrocchiale di Milano, sita nel quartiere e nel decanato del Giambellino . La parrocchia venne edificata tra il 1936 ed il 1937 come nuova chiesa parrocchiale per il quartiere milanese del Giambellino, su progetto dell'architetto mons. Giuseppe Polvara con un orientamento sud-ovest, nord-est. Venne consacrata dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano. Nel 1938, venne avanzato il progetto della realizzazione di un triportico che conducesse dalla strada sino all'ingresso della chiesa, ma questo rimase sulla carta dal momento che le esigenze belliche imposero di accantonare l'idea. La struttura originaria non prevedeva né la presenza del campanile né quella del portico che attualmente precede la struttura. L'area esterna, pavimentata in beola e pietra di Trani, guida il visitatore sino al portale (recentemente rifatto) decorato in cemento bianco picchiettato. La chiesa presenta un impianto a croce latina con una navata principale affiancata da due navatelle laterali, nelle quali si trovano rispettivamente il battistero e due cappelle. Il presbiterio, sopraelevato rispetto all'aula centrale, presenta un altare sovrastato da un ciborio; nell'abside è presente l'organo. La chiesa all'interno presenta un ciclo pittorico realizzato dal pittore Antonio Martinotti negli anni '60. Nell'abside, al centro, si trova la maestosa figura del Cristo risorto, attorniato dalla raffigurazione di vari episodi della Sua vita sino alla Risurrezione. Nella cappella dedicata alla Vergine Maria, troneggia la figura della Madonna nell'atto di schiacciare il serpente col proprio piede; sotto di lei è presente l'Annunciazione, accompagnata lateralmente dalle scene dello sposalizio di Maria e della Natività. La cappella dedicata al Sacro Cuore è contraddistinta dalla figura centrale di Cristo nell'atto di spalancare il proprio mantello per accogliere malati ed infermi, il tutto accompagnato da episodi evangelici di misericordia, dalla parabola del buon samaritano a quella del figliuol prodigo. Il fonte battesimale è decorato con la figura di San Giovanni Battista e di alcuni momenti della sua vita e della sua predicazione sino al battesimo di Gesù.

Oratorio di San Protaso al Lorenteggio
Oratorio di San Protaso al Lorenteggio

L'oratorio di San Protaso al Lorenteggio è un oratorio di Milano posto nello spartitraffico della via Lorenteggio a Milano. Difficile ricostruire la storia dell'oratorio di San Protaso al Lorenteggio in mancanza di documenti ufficiali che possano certificarne con esattezza la datazione e le sue lontane origini. L'Oratorio fu edificato intorno all'anno 1000 fuori le mura di Milano, presso il sobborgo di Laurentiglio, nell'allora Comune dei Corpi Santi. Voluto con ogni probabilità dai monaci benedettini della basilica di San Vittore al Corpo, da cui dipendeva, aveva funzione di luogo di culto per i contadini del borgo: fu dedicato a San Protaso, VIII vescovo di Milano, martirizzato e sepolto nella basilica stessa. La costruzione, non in linea con la via Lorenteggio, era forse in linea con una strada che, dalle mura medievali di Milano, muoveva verso ovest, costeggiando il canale dell'Olona, o in linea con il solstizio d'estate come si usava fare in epoca pagana; questo ipotizzerebbe la costruzione dell'oratorio di San Protaso dove già esisteva un tempietto pagano. Secondo una leggenda, durante l'assedio di Milano da parte dell'imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, nel 1162 le forze milanesi opposero maggior resistenza proprio nei pressi del Lorenteggio, per questo l'imperatore voleva distruggere il piccolo oratorio; pare invece che vi sostò in preghiera per chiedere la vittoria sui milanesi, che ottenne, e risparmiò la chiesina. Vi abitò per qualche tempo un frate, certo Pietro De Franzonis da Tavernasco, cappellano presso la vicina chiesa di San Cristoforo sul Naviglio Grande (1364) in attesa di costruire una canonica dove poter alloggiare, e che servì dapprima come ospizio per i viandanti che passavano lungo il naviglio nei pressi di San Cristoforo, poi come lazzaretto durante la peste. L'oratorio di San Protaso al Lorenteggio fu usato per alcuni anni, come cappella, da un gruppo di monache dell'Ordine delle angeliche di san Paolo, fondato nel 1530 dalla contessa Ludovica Torelli, che abitavano presso la cascina adiacente, che potrebbe essere stata all'epoca un convento, prima di essere convertita in complesso rurale. In epoca napoleonica, venne usato come deposito di armi dalle truppe dell'imperatore e perse quindi la sua funzione di luogo di culto, sporco e profanato sarà poi utilizzato come fienile e deposito di attrezzi. Pare che il conte Federico Confalonieri, usasse l'oratorio, ancora sperduto tra i campi, come covo di cospirazione per organizzare con altri carbonari i moti rivoluzionari del 1820-21, raggiungendo la chiesetta, si dice, attraverso un cunicolo che collegava l'abside dell'oratorio alla Pusterla di Sant'Ambrogio, entro le mura, o addirittura il Castello Sforzesco. Il cunicolo è stato chiuso definitivamente in fase di restauro dell'oratorio negli anni ottanta del secolo scorso, senza che si sia scoperto il suo percorso. Dopo un evento ritenuto prodigioso, si riprese a usare l'Oratorio come luogo di preghiera e di culto, fino alla costruzione in zona della chiesa Parrocchiale di San Vito al Giambellino, nel 1937, dopodiché venne abbandonato al più completo degrado. Negli anni cinquanta del secolo scorso l'Oratorio, ancora circondato da campi e frequentato ormai solo dalle lucertole, fu soprannominato la Gesetta di' Lusert (Chiesetta delle Lucertole), ispirando il paroliere milanese Piero Mazzarella, che le dedicò una canzone, e numerosi artisti che vollero immortalarla nei loro quadri. L'oratorio fu messo a rischio più volte durante l'espansione urbanistica di Milano, negli anni venti, quando il latifondo del Lorenteggio, che era diventato per qualche tempo comune autonomo, venne inglobato nel Comune di Milano (1923), e l'ultima volta a metà anni cinquanta del secolo scorso. Divenuto di proprietà del Comune di Milano, che espropriò i terreni su cui sorgeva nonché i complessi rurali circostanti, era destinato alla demolizione, insieme all'omonima cascina adiacente, per allargare la via Lorenteggio che all'epoca era ad una sola carreggiata a doppia corsia. L'opposizione degli abitanti della zona all'abbattimento dell'ultimo baluardo della storia del loro quartiere salvò la chiesetta: venne rivisto il progetto stradale e la chiesetta fu inserita nello spartitraffico che divide i due sensi di marcia della via Lorenteggio. L'oratorio, che versava in uno stato di completo abbandono, fu restaurato solo nel 1986 a spese del Lions Club, dell'Ascoloren, di diversi istituti bancari e con il contributo degli abitanti della zona. Il restauro conservativo, seguito dall'architetto Luigi M. Guffanti, ha interessato sia la parte esterna (intonaco, tetto) che la parte interna (strappo, restauro e riposizionamento degli affreschi, tinteggiatura delle pareti, pulitura del pavimento in cotto, sostituzione del soffitto in legno a cassettoni). In fase di restauro fu anche aggiunto un sagrato di ciottoli, dove nel 2008 è stato posto un cippo di confine, rinvenuto durante scavi in zona Inganni: risalente all'inizio del 1800 indicava il confine tra i comuni dei Corpi Santi e il comune di Lorenteggio. Attualmente l'Oratorio viene aperto solo in occasione delle Feste di via, che si tengono la prima domenica di maggio e l'ultima di novembre e in qualche altra rara occasione. L'oratorio di San Protaso al Lorenteggio non è stato sconsacrato, ma da quando è divenuto di proprietà del Comune di Milano è da considerarsi "ridotto a uso profano". La struttura architettonica dell'oratorio è molto semplice, in stile romanico-lombardo: pianta rettangolare, tetto a capanna, soffitto in legno a cassettoni. Vi si accede da una piccola porta in legno con architrave, sormontata da una finestra tonda; l'illuminazione interna è garantita anche da tre feritoie ogivali nei muri laterali: due sulla parete destra, una sulla parete di sinistra, posizionata tra due affreschi; hanno sostituito le due finestre laterali più grandi presenti in origine. Molto semplice anche all'interno, l'oratorio di San Protaso al Lorenteggio custodisce interessanti affreschi, eseguiti in diverse epoche. Nella parte bassa dell'abside i resti dell'affresco più antico, di epoca medievale, coevo o di poco posteriore alla costruzione dell'oratorio (XI – XII secolo) con scene di caccia o di un bestiario. Sulla parete sinistra un affresco di santa Caterina da Siena, firmato da certo Fra' de Porta Vercellina; ormai illeggibile la scritta che indicava il committente: Michele de Zeni Grando (dal periodico la Martinella) e dubbia la datazione 14 luglio 1428 o 1498. Nella stessa parete i pochi resti di un affresco di fine XV sec. attribuito alla scuola degli Zavattari, presenti, pare, nella vicina chiesa di San Cristoforo sul Naviglio Grande per affrescare la Cappella Ducale: raffigura una crocefissione con una figura in fianco sfigurata (probabile San Giovanni evangelista) e parte di una facciata di chiesa, possibile schienale di una Madonna in trono. Infine nella parte alta dell'abside un affresco barocco, di fine '600 conosciuto come Madonna del Divino Aiuto attorniata da angeli e santi: Bernardo Tolomei, (Santo fondatore dell'Ordine degli olivetani, canonizzato solo nel 2009), santa Francesca Romana (fondatrice dell'Ordine delle oblate benedettine) e da san Vittore martirizzato a Milano e sepolto in San Vittore al Corpo. Si racconta che l'affresco della Madonna, coperto per tre volte da una imbiancatura a calce, quando si voleva utilizzare la cappella come abitazione, riaffiorò più nitido che mai. Dopo questo evento, giudicato prodigioso dai contadini del borgo, si abbandonò l'idea di utilizzare l'oratorio come abitazione e si continuò a venerare questa Madonna rivolgendosi a lei per chiedere ogni tipo di grazia. La devozione verso questa Madonna è ancora molto sentita: ne sono testimonianza i mazzi di fiori e i lumini lasciati davanti alla chiesetta. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'oratorio di San Protaso al Lorenteggio sites.google.com, https://web.archive.org/web/20160527034905/https://sites.google.com/site/sanprotasolorenteggio/home. URL consultato il 9 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2016).

Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio
Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio

La chiesa prepositurale di San Cristoforo sul Naviglio è un luogo di culto cattolico di Milano situato nella via omonima sull'alzaia del Naviglio Grande. È sede dell'omonima parrocchia di rito ambrosiano dell'arcidiocesi di Milano, facente parte del decanato dei Navigli della zona pastorale I. Il complesso è costituito da due chiese. La più antica è quella di sinistra. Della primitiva chiesa sorta in tempi antichi le notizie sono scarse; in mancanza di più specifici documenti si sa che esisteva una chiesa romanica, ricostruzione di un ancora più antico edificio. Essa venne ancora ricostruita alla metà del XIII secolo, nel periodo degli scavi del Naviglio Grande; in essa a metà del XIV secolo alla facciata fu aggiunto il portale gotico e il rosone. Collocata sul percorso che conduceva a Milano, in un punto di passaggio obbligato nella rete dei vari corsi d'acqua del Lambro, San Cristoforo sorse — forse — sul sito di un precedente tempio pagano; la cosa non è accertata ma viene annotata da varie fonti (Antonio Castiglioni, Ausonio, Tamborini). L'intitolazione al santo dei pellegrini di fatto in molti casi sostituisce quella originaria di Ercole, gigante pure questi. A san Cristoforo venne accostato un particolare culto, quello dei 14 santi ausiliatori. Quella prima chiesa venne ricostruita in epoca romanica. La ricostruzione del Trecento viene realizzata ancora una volta sulla parziale demolizione della precedente. Alla chiesa gotica si affiancava un ospedale per i pellegrini, costruito all'incirca dal 1364, quando si era qui trasferito certo frate Pietro Franzoni di Tavernasco, eremita; fu lui a organizzare l'istituzione. La chiesa più recente, che appare attualmente all'altra riunita tanto da dare l'immagine complessiva di una chiesa a doppia navata, venne edificata lungo l'argine del Naviglio e detta cappella Ducale, è del XV secolo. Fu eretta per volere di Gian Galeazzo Visconti che accolse i voti popolari per la costruzione di una nuova cappella dedicata al santo protettore degli infermi e degli appestati. Il voto esaudiva la fine di una grave pestilenza che, dopo aver mietuto 20.000 vittime in Milano nel 1399, era cessata di colpo — si credeva — per intercessione di san Cristoforo. La cappella ducale venne intitolata non solo a san Cristoforo, ma anche a san Giovanni Battista, san Giacomo e alla beata Cristina, protettori dei Visconti. Sulla facciata venne inserito pertanto lo stemma con il biscione di questa famiglia, accanto a quello del Comune con la croce rossa in campo bianco, mentre nella chiesa più antica venne posto accanto agli altri due — tuttora presenti sul portale — quello col cappello cardinalizio e il sole radiante tra le stelle, che rimandava al cardinale Pietro Filargo, divenuto poi l'antipapa Alessandro V, e che allora era arcivescovo di Milano. Di questa, che venne detta Cappella Ducale, come venne ultimata la sua facciata nel 1405, all'interno, in controfacciata, fu quasi subito decorata, nello spazio tra le due monofore, da un affresco su doppio registro, di uno sconosciuto pittore minore, legato ancora al gusto del secolo precedente, che vi raffigura nel registro superiore una Madonna in trono fra santi, e in quello inferiore una Crocefissione che ripete l'iconografia della Crocefissione di Anovelo da Imbonate in San Marco a Milano. La chiesa romanica è una piccola aula coperta a tetto e terminante con una piccola abside semicircolare. La facciata è ornata da un ricco portale in cotto il rosone gotico a raggi intrecciati ed inoltre gli stemmi dei Visconti, di Milano e del cardinale Pietro Filargo da Candia, arcivescovo di Milano e futuro papa Alessandro V. La facciata della Cappella Ducale presenta un semplice portale ai cui lati stanno due alte monofore gotiche oltre agli stemmi visconteo e milanese ed a resti di affreschi. La facciata a due monofore segue il modello tipico delle chiese di Solari, di cui altri esempi sono nelle facciate della stessa epoca di Santa Maria delle Grazie, e di San Bernardino delle Monache. Il campanile nella forma attuale è una sopraelevazione del XV secolo del campanile originale, con cuspide a cono cestile e monofore. L'interno, trasformato in due navate nel 1625 con l'abbattimento della parete che separava le due chiese, presenta nella navata di sinistra un soffitto ligneo e sulla parete frammenti di affreschi della scuola del Bergognone (Ambrogio da Fossano). L'abside conserva affreschi della scuola di Bernardino Luini. La navata destra ha due campate con volte a crociera e le pareti sono decorate da affreschi gotici; alla parete una pregevole statua lignea del XIV secolo rappresentante San Cristoforo e il Bambino Gesù. Della chiesa primitiva rimangono quelli nella parte absidale, del primo Cinquecento, di tipo luinesco. Più ricca la parte della cappella Ducale, dove restano, in parte addossati gli uni sugli altri vari dipinti del XV secolo. Nell'abside con il Padre Eterno circondato da angioletti e ai lati i simboli degli evangelisti; nel registro inferiore quattro figure di Santi, in stile luinesco; affreschi di Teorie di Santi sulla parete sinistra, sempre di stile del primo Cinquecento, sono due riquadri rimasti isolati. in facciata (esterno): Teoria di Santi, del XV secolo; in controfacciata (interno): Crocefissione con sovrapposta la Madonna in Trono, nella controfacciata, affresco unico suddiviso in due registri (approfondimento in Affresco della Crocefissione); due figure di santi vescovi inseriti in riquadro nella prima campata e riferibili alla stessa esecuzione dell'affresco di controfacciata; un Cristo entro la mandorla successivo ai primi sempre nella prima campata, nella parte superiore, che sostituisce l'apertura ad oculo della successiva campata sul lato del naviglio; sempre nella prima campata altri affreschi quattrocenteschi nella volte, di cui solo due (dei quattro delle vele della crociera) ancora leggibili; uno raffigura presumibilmente l'Adorazione dei Magi; un'ulteriore crocefissione tardoquattrocentesca della parte absidale, presso la porta della Sacristia, con riferimento all'arte degli Zavattari a Monza, collegabile alle due figure laterali della seconda campata di cui tiene la stessa incorniciatura di gigli bianchi. Originariamente, il concerto era composto da 2 campane, fuse dalla fonderia milanese di Michele Comerio (originario di Malnate) nel 1826. A causa di una crepa, venne poi rifusa la campana minore delle due ad opera dei fratelli Barigozzi nel 1920. Per l'occasione la fonderia aggiunse anche una campana, portando così il concerto a 3 bronzi. Attualmente sulla torre vi sono quattro campane, poiché con l'elettrificazione delle stesse, Paolo Capanni di Castelnovo ne' Monti ne ha aggiunta una nuova nel 1987. Il concerto è montato a sistema ambrosiano ed è intonato in La3 maggiore: campana minore (Re4), aggiunta nel 1987 da Paolo Capanni; seconda campana (Do#4), aggiunta nel 1920 dai fratelli Barigozzi; terza campana (Si3), fusa dai fratelli Barigozzi nel 1920 in sostituzione della vecchia Comerio del 1826; campana maggiore (La3) originale, fusa da Michele Comerio nel 1826. Nella chiesa, a pavimento, si trova un organo positivo costruito da Teresio Martin nel 2010. Lo strumento è a trasmissione integralmente meccanica ed è racchiuso all'interno di una cassa lignea di fattura geometrica, con mostra formata da canne in metallo di principale disposte ad ala; la consolle è a finestra e dispone di un'unica tastiera di 56 note e una pedaliera a leggio di 17 note priva di registri propri e costantemente unita al manuale. Alessandro Tamborini, La chiesa di S. Cristoforo sul Naviglio, Milano, O. Lissoni, 1923, ISBN non esistente. Marino Ronchi, I dipinti della chiesa di San Cristoforo sul Naviglio, Milano, Comune di Milano, 1969, ISBN non esistente. Giuseppe Mezzera, San Cristoforo sul Naviglio, Milano, Arti Grafiche Sandro Reina, 1969, ISBN non esistente. Fermo Roggiani, La chiesa di San Cristoforo e il Naviglio grande, Milano, Arti grafiche Fiorin, 1985, ISBN non esistente. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Cristoforo sul Naviglio Sito ufficiale, su chiesasancristoforo.it. Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Pio Albergo Trivulzio
Pio Albergo Trivulzio

Il Pio Albergo Trivulzio è una casa di cura di Milano destinata da oltre due secoli agli anziani meno abbienti. Unito con l'Orfanotrofio dei Martinitt e l'Orfanotrofio delle Stelline subito dopo l'Unità d'Italia, dal 2003 forma con gli stessi l'Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio, un ente pubblico collocato nella città di Milano che opera in ambito sociosanitario, sociale e educativo. La sede attuale è situata lungo la strada che conduce dal centro al quartiere Baggio di Milano ed è pertanto comunemente soprannominata «Baggina». Il Pio Albergo Trivulzio nasce dalle disposizioni testamentarie del 26 agosto 1766 del principe Antonio Tolomeo Gallio Trivulzio (1692-1767), nobile milanese e filantropo, attraverso le quali ne ordina la fondazione all'interno del suo stesso palazzo di abitazione, a Milano, in Contrada della Signora. Le opere di ristrutturazione del Palazzo vengono affidate al Padre barnabita Ermenegildo Pini che progetta di demolire e ricostruire intere parti dell'edificio; l'eccessiva spesa che questi interventi avrebbero comportato, spinge gli esecutori testamentari del Principe a decidere di eseguire solo degli adattamenti funzionali sull'edificio, come il miglioramento della ventilazione delle camere e l'introduzione di acqua corrente e latrine. Il Pio stabilimento apre nel 1771 con il ricovero dei primi cento assistiti. Tra il 1780 e il 1790 la città di Milano è soggetta ad una serie di riforme assistenziali volute dall'Imperatore Giuseppe II che portano alla formazione di quattro categorie di luoghi di assistenza: Ospedali Orfanotrofi e Istituti per l'educazione Luoghi Pii elemosinieri Alberghi per i vecchi e incurabili Molti enti assistenziali vengono soppressi e i ricoverati trasferiti negli enti maggiori rimasti operativi, cosa che succede anche al Pio Albergo Trivulzio infatti nel 1786 viene unito l'"Ospedale dei Vecchi", conosciuto anche con il nome di "Ospedale dei vecchi di Porta Vercellina", nel 1772 l'"Opera Pia sartoria" e poi ancora nel 1787 il Luogo Pio Pertusati di Pavia. L'aumento del numero dei ricoverati comporta la necessità di un cambiamento degli spazi; il piano di ampliamento dell'edificio viene affidato all'architetto regio Giuseppe Piermarini e per l'occasione vengono acquistati degli edifici contigui al Palazzo. Alla fine del Settecento gli spazi all'interno del Pio Albergo sono così distribuiti: i vari locali di servizio (portineria, segreteria, refettorio, magazzino) sono collocati al piano terreno mentre i dormitori, i locali per il lavoro e le infermerie sono collocate al primo e al secondo piano. Negli anni trenta e negli anni settanta dell'Ottocento l'edificio subisce dei nuovi rimaneggiamenti e ampliamenti e negli ultimi anni del secolo l'edificio venne dotato di un impianto di riscaldamento. Il Palazzo in Contrada della Signora rivela ad inizio del Novecento tutta la sua inadeguatezza in termini di spazio, igiene e comfort e per questo motivo viene presa la decisione di costruire una nuova sede. Tra il 1907 e il 1910 viene quindi realizzato il nuovo Pio Albergo Trivulzio sulla strada che conduce a Baggio, Via Baggina (da qui il nome con cui è conosciuto in tutta la zona di Milano ovvero Baggina) con un progetto firmato dagli ingegneri Carlo Formenti (1847-1918) e Luigi Mazzocchi (1844-1925). Il nuovo edificio, inaugurato con una grande festa il 22 maggio 1910, aderisce agli standard della moderna architettura sanitaria, dotato di un impianto a padiglioni ben collegati tra loro, aerati e soleggiati, e disposti attorno ad una corte centrale che divide la parte maschile (a sinistra) dalla parte femminile (a destra). Ancora oggi il Pio Albergo Trivulzio è collocato in questa sede. Il Pio Albergo Trivulzio divenne noto ai fatti di cronaca nel 1992 per essere legato alle prime indagini legate a Tangentopoli. Difatti, l'incipit delle inchieste giudiziarie di Mani pulite ebbe luogo il 17 febbraio 1992, quando Il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese e ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l'ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del PSI milanese. L'azienda dei Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio gestisce tre delle Istituzioni cardine della città di Milano: Pio Albergo Trivulzio, Orfanotrofio dei Martinitt e Orfanotrofio delle Stelline. Questi tre enti hanno accumulato attraverso i secoli un patrimonio storico, documentario e artistico di grande rilievo. Parte di questo patrimonio è custodito presso il Museo Martinitt e Stelline (Corso Magenta 57, Milano) dove grazie ad installazioni digitali si possono vedere una piccola parte dei documenti e delle foto conservati negli archivi storici di questi enti, nonché alcuni dei dipinti che fanno parte della galleria di benefattori che hanno contribuito al mantenimento di questi luoghi. Il Trivulzio è un ente pubblico che opera in ambito sociosanitario, sociale ed educativo sul territorio della Regione Lombardia indirizzandosi principalmente alla città di Milano. Per questo motivo la Regione Lombardia designa il Direttore Generale e legale rappresentante dell'Azienda d'intesa con il Sindaco della città di Milano e nomina, insieme al Comune, i componenti del Consiglio d'indirizzo aziendale. Il Direttore Generale insieme al Direttore Amministrativo, il Direttore Sociosanitario e alla Dirigente delle Professioni Sanitarie compone la Direzione Strategica che garantisce e supervisiona l'operato aziendale a carattere sanitario, sociale ed economico-organizzativo. Il Consiglio di indirizzo è composto da 5 membri, 3 di nomina Comunale (tra cui il presidente) e 2 di nomina Regionale; le funzioni del Consiglio sono definite dalla L.R 1/2003 e successive modifiche e integrazioni dello Statuto Aziendale e dallo statuto aziendale su proposta del Direttore Generale. Il Pio Albergo viene citato nella canzone La domenica delle Salme di Fabrizio De André. Il Pio Albergo è ritratto in molte opere del pittore Angelo Morbelli interessato alla rappresentazione dei cosiddetti "vecchioni". Maria Gaetana Agnesi Vincenza Cerati Rivolta Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pio Albergo Trivulzio Sito ufficiale, su iltrivulzio.it.