place

Chiesa di San Giovanni Battista (Lumezzane)

Chiese dedicate a san Giovanni BattistaChiese della diocesi di BresciaChiese di LumezzanePagine con mappe
Chiesa della Pieve (Lumezzane)
Chiesa della Pieve (Lumezzane)

La chiesa di San Giovanni Battista è la parrocchiale di Pieve, frazione del comune sparso di Lumezzane, in provincia e diocesi di Brescia; fa parte della zona pastorale della Val Gobbia. Il luogo di culto originario di Pieve, dedicato a santa Maria, fu costruito probabilmente nel XII secolo, sui resti, secondo alcuni studiosi, di un'edicola romana del I o II secolo, di cui sopravvivrebbero alcuni marmi reimpiegati nella muratura dell'edificio. La chiesa, menzionata per la prima volta nel 1410 come plebs sanctae Mariae de Limesanis nel registro del capitolo della cattedrale, ottenne il titolo plebano in epoca imprecisata, forse in seguito alla distruzione dell'antico borgo di Piubego, in cui si sarebbe trovata la prima pieve dedicata a san Giovanni Battista; il tempio di Pieve avrebbe conseguentemente assunto la doppia intitolazione, per perdere successivamente quella originaria e mantenere solo la nuova. L'edificio gotico fu in seguito decorato con affreschi, ma si rivelò nel tempo troppo modesto per la popolazione del luogo e conseguentemente nel 1570 fu alzato e notevolmente ampliato su progetto dell'architetto Lodovico Beretta; il 13 luglio 1625 la nuova chiesa fu solennemente consacrata alla presenza del vescovo di Brescia Marino Zorzi. Nei decenni successivi il luogo di culto fu arricchito di altri altari, nonché nel 1682 della sagrestia e nel 1691 del campanile; tuttavia, due anni dopo la comunità decise di ingrandire ancora il tempio, che tra il 1695 e il 1700 circa fu ricostruito da Carlo Bianchi. Nel corso del XVIII secolo la chiesa fu decorata e dotata di nuovi altari, dipinti e suppellettili, nonché, nel 1745, della cantoria e dell'organo, sostituito nel 1895 con uno moderno realizzato da Diego Porro. Altre opere furono eseguite nel XX secolo, a partire dal 1914, anno in cui fu rifatta la pavimentazione interna; negli stessi anni il tempio fu sottoposto ad alcuni restauri. Tra il 1965 e il 1975, in ossequio alle norme postconciliari, la chiesa fu dotata dell'altare rivolto verso l'assemblea, mentre a partire dal 1978 l'intero edificio fu risistemato e furono recuperate anche le tracce degli affreschi cinquecenteschi del luogo di culto originario, poste in un locale adiacente alla sagrestia. L'ultimo cantiere fu avviato nel 2001, col restauro delle decorazioni. La facciata a capanna della chiesa, rivolta a nordovest, è suddivisa da una cornice marcapiano in due registri, entrambi scanditi da sei lesene; quello inferiore, d'ordine tuscanico, presenta al centro il portale d'ingresso, sormontato dal timpanetto curvilineo spezzato, mentre quello superiore, in stile ionico, è caratterizzato da un finestrone e coronato dal frontone di forma triangolare. Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, la cui cella presenta su ogni lato una monofora a tutto sesto ed è coronata da una merlatura. L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano le cappelle laterali introdotte da archi a tutto sesto e le cui pareti sono scandite da lesene sorreggenti la trabeazione modanata e aggettante sopra la quale si imposta la volta a botte; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, ospitante l'altare maggiore e chiuso dall'abside di forma poligonale. Lumezzane Diocesi di Brescia Regione ecclesiastica Lombardia Parrocchie della diocesi di Brescia Parrocchia di S. GIOVANNI BATTISTA, su parrocchiemap.it. URL consultato il 21 gennaio 2023. Chiesa di San Giovanni Battista, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana. Chiesa di San Giovanni Battista, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Giovanni Battista (Lumezzane) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Giovanni Battista (Lumezzane)
Via San Giovanni Battista, Comunità montana della valle Trompia

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Chiesa di San Giovanni Battista (Lumezzane)Continua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.6591 ° E 10.2399 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Chiesa di San Giovanni Battista

Via San Giovanni Battista
25065 Comunità montana della valle Trompia
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

Chiesa della Pieve (Lumezzane)
Chiesa della Pieve (Lumezzane)
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Lumezzane
Lumezzane

Lumezzane (Lœmezàne o Lumezàne in dialetto bresciano, pronunciato /lymeˈzaːne/ o /lømeˈzaːne/, nella variante lumezzanese scritto comunemente Lömedhane e pronunciato [lømeˈðaːne]) è un comune italiano sparso di 21 573 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. Centro fortemente industrializzato, è particolarmente sviluppato nel settore della metallurgia in generale e della torneria, rubinetteria, casalinghi in acciaio inossidabile e stampi in particolare. Il 3 ottobre 2012 ha ricevuto il titolo di città, consegnato dal prefetto di Brescia al sindaco Silverio Vivenzi durante una cerimonia ufficiale. Il comune fa parte della comunità montana di valle Trompia. Sorge nella Val Gobbia, valle laterale della Val Trompia, a 460 metri sul livello del mare. Il monte più alto è il monte Ladino con la sua vetta Corna di Sonclino (1352 m). Il fiume principale è il Gobbia (9 km). Lumezzane è da sempre zona montana di collegamento tra la Val Trompia e la Valsabbia, nonché punto di transito verso la costa occidentale del Lago di Garda. Il comune ha molte frazioni, alcune molto storiche altre nate in tempi più recenti, ma tutte caratterizzate da forte identità, a cominciare dagli abitanti che molto spesso parlano della frazione più che del comune come luogo di residenza. Le frazioni di Lumezzane sono: Cargne (Cargne [ˈkarɲe]), Dosso (Dòss, [dɔh]), Faidana (Faidana, [fajˈdanɑ]), Fontana (Fontana, [fonˈtanɑ]), Gombaiolo (Gombaiœl, [ɡombaˈjøl]), Lumezzane Gazzolo (Gazœl, [ɡaˈðøl]), Lumezzane Pieve (Piev, [pjef]), Lumezzane Sant'Apollonio (Sant'Apollòni, [hantapoˈlone]), Lumezzane San Sebastiano (San Bastian, [han bahˈʧa]), Mezzaluna (Mezaluna, [mɛðaˈlynɑ]), Montagnone (Montagnon, [montaˈɲu]), Mosniga (Mosniga, [muzˈniɡɑ]), Piatucco (Piatuc, [pjaˈtyk]), Premiano (Premian, [preˈmja]), Renzo (Renç, [rɛnh]), Rossaghe (Rossaghe, [roˈhaɡe]), Sonico (Sonic, [huˈnik]), Termine (Termen, [ˈtɛrmen]), Valle (Vall, [al]), Villaggio Gnutti (Villaj(o) Gnuti, [viˈladʒo ˈɲuti]), Passo del Cavallo (Pass dol Cavall, [pah dol kaˈal], a circa 750 m di altitudine, sul confine con Agnosine ovvero la Val Sabbia). Il nome italiano Lumezzane deriva dalla sua denominazione storica in lingua lombarda, localmente pronunciata [lømeˈðane] e conosciuta anche come [lemeˈzane] nei paesi limitrofi ed urbani, la cui etimologia è ancora dubbia. Secondo le teorie più accreditate tale denominazione può derivare: dal latino Lumen sana (Luce sana), per via del fatto che il paese, posto principalmente sul versante rivolto a sud della valle, è toccato dal sole tutto il giorno. Questa teoria trova appoggio anche sugli stemmi storici delle varie frazioni, che riportavano simbologie di raggi solari; dal latino Mettianae (della famiglia dei Mettii); dal lombardo Le mezane (Le mezzane), a sua volta dal latino Illae mediānae, trovando ubicazione, il paese, su un valico che collega la Valle Trompia alla Valle Sabbia. Questa teoria spiegherebbe la pronuncia [lemeˈzane] tipica dei dialetti urbani del lombardo. Già nota in epoca romana, di cui si possono ammirare gli acquedotti del primo secolo, il centro di Lumezzane fu poi sconvolto dai barbari e sottoposto al dominio longobardo e Franco. Nel secolo il IX passò sotto il dominio del Vescovo di Brescia e nel 1388 diventò feudo della famiglia De Vento, sotto investitura del vescovo Tommaso Visconti. Nel 1427 passò nelle mani della nobile famiglia Avogadro, in cambio del loro precedente feudo di Polaveno, su investitura della Repubblica di Venezia, particolarmente riconoscente per l'aiuto ricevuto dal nobile Pietro Avogadro nella lotta contro i visconti. Rimase feudo Avogadro per oltre 300 anni, finché nel 1776 non passò per eredità, grazie al matrimonio tra Bartolomeo Fenaroli e Paola Avogadro, alla famiglia Fenaroli Avogadro. A inizio ottocento il feudo cesserà di esistere con la caduta della Serenissima per l'invasione francese. L'isolamento lumezzanese venne progressivamente meno, anche se le deficitarie vie di comunicazione rendevano in ogni caso difficili i collegamenti. Il 23 gennaio 1528 il feudatario conte Francesco Avogadro emana un proclama con il quale intima gli abitanti di non osare più portare armi nelle assemblee comunali né di ricorrere ad offese o atti vietati nelle medesime. Nel 1900, è costruito tra S. Apollonio e S. Sebastiano un nuovo edificio scolastico, dedicato a re Umberto I. Agli inizi del '900 Lumezzane concentrava il maggior numero di officine per la fabbricazione di attrezzi agricoli, chiodi e bulloni. Enorme sostegno venne all'industria lumezzanese dall'introduzione nel 1906 dell'energia elettrica, per la distribuzione della quale si costituì nel 1909 la società elettrica di Lumezzane, nel 1923 un consorzio elettrico. Il 30 dicembre 1922 un incendio distrugge completamente la chiesa di Sant'Apollonio, lasciandone in piedi solo i muri perimetrali. Il comune di Lumezzane venne creato nel 1927 dalla fusione di tre comuni fino ad allora autonomi: Lumezzane Pieve, Lumezzane San Sebastiano e Lumezzane Sant'Apollonio (divenute quindi frazioni, sebbene tra le principali). Nel 1935 in località Termine vengono effettuati lavori di allargamento della strada provinciale n.3, che collega Sarezzo a Lumezzane. La nuova strada venne costruita dal 1930 al 1935 e fino a questa data le merci, in uscita come in entrata da Lumezzane, dovevano essere trainate da muli per superare la ripida salita di Rossaghe. Nell'aprile del 1938 viene conclusa la prima parte del villaggio "Serafino Gnutti", progettato dall'ing. Giovanni Zani; 22 edifici per 205 vani, inaugurati ufficialmente nell'ottobre del 1940. Al suo completamento nell'immediato secondo dopoguerra il villaggio Gnutti si comporrà di 80 diversi edifici, ospitando oltre un migliaio di abitanti. Dal 1987 fa parte dei "100 Comuni della Piccola Grande Italia". Lumezzane, prima solamente cittadina, dal 3 ottobre 2012 è diventata ufficialmente città. Famiglie che hanno ottenuto l'infeudazione vescovile dell'abitato: Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 3 maggio 1956. Nel decreto di concessione dello stemma c'è una discrepanza tra il testo che lo descrive inquartato, cioè diviso in quattro quarti uguali, e i bozzetti ufficiali allegati al documento che presentano la ruota e l'incudine in un campo ridotto, versione grafica fatta propria dal Comune. Prima di unirsi in un unico comune, Lumezzane S. Apollonio aveva come simbolo uno scudo azzurro con un sole figurato d'oro, Lumezzane S. Sebastiano tre daghe romane poste orizzontalmente in campo rosso con nel capo il sole nascente, Lumezzane Pieve le tre bande doppiomerlate della famiglia Avogadro. Quando nel 1927 venne creato il comune di Lumezzane, con regio decreto del 1º febbraio 1938 gli venne concesso lo stemma: di rosso, alle tre daghe romane d'argento, manicate d'oro, poste in fascia; capo del Littorio di rosso (porpora), al fascio littorio d'oro, circondato da due rami di quercia e d'alloro annodati da un nastro dai colori nazionali, emblema da cui, dopo il 1945, il capo del Littorio verrà eliminato. Il gonfalone è un drappo partito di azzurro e di bianco. Chiesa vecchia di San Sebastiano Chiesa nuova di San Sebastiano Chiesa parrocchiale di Sant'Apollonio Chiesa di San Giovanni Battista Chiesa di S. Margherita Eremo di San Bernardo Lumeteca Osservatorio astronomico Serafino Zani Teatro Odeon Torre Avogadro Municipio vecchio Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 1º gennaio 2022 la popolazione straniera residente era di 2 199 persone, pari al 10,3% della popolazione totale. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Pakistan 619 Senegal 316 Romania 295 Nigeria 148 Ghana 87 Marocco 82 Albania 67 Tunisia 67 Ucraina 67 Egitto 57 Il dialetto lumezzanese si differenzia dal resto della parlata lombarda della provincia di Brescia per la sua pronuncia "scurita" e per una cadenza molto caratteristica. I tratti fonetici lumezzanesi, come il fonema /h/ che rimpiazza /s/, /ð/ (simile all'inglese "th" di this) che rimpiazza /z/, la lettera a finale che acquista il valore /ɑ/ e l'utilizzo più massiccio dei fonemi /y/ ed /ø/, possono essere riscontrati anche in buona parte delle valli Trompia e Camonica. (Esempio: scusa, bresciano [ˈskyza], valtrumplino/camuno [ˈhkyzɑ], lumezzanese [ˈhkyðɑ]). Uno dei tratti famosi del dialetto lumezzanese riguarda il lessico, in quanto il paese ne possiede uno proprio che non condivide con il resto del dialetto bresciano. Proverbiali sono la Bèstia blœ ([ˈbɛhˈtʃɑ blø], corriera), il Din Don Baiòc ([din dɔn baˈjɔk], flipper), il Din Dòn Cadena ([din dɔn kaˈðenɑ], calcio balilla) ed il Casseton qe sona ([kahiˈtu ke ˈhunɑ], juke box), nonché molti modi di dire, tra cui "Nigotin de le pene rosse" ([niɡuˈti ðe le ˈpɛne ˈrohe]), "chicha'm i goç" ([ˈtʃitʃɛm i goh]), "megl oxell de bosc qe oxell de gàbia" ([mɛj oˈðɛl de boh(k) ke oˈðɛl de ˈɡabjɑ]), "cinc sâc de çòc sêc sul soler a secar a cinc frânc al sac" ([hik hak de hɔk hɛk høl høˈl(eːr) a hɛˈka a hik fraŋk al hak], cinque sacchi di legna secca sul solaio a seccare a cinque lire al sacco). Tra i principali luoghi di cultura a Lumezzane ricordiamo la Biblioteca Civica "Felice Saleri", la Galleria Civica Torre Avogadro e il Teatro Comunale Odeon. La Torre ospita regolarmente mostre di artisti locali e non. L'Odeon annualmente una stagione di prosa di livello nazionale (ospiti frequenti Marco Paolini, Moni Ovadia, Lella Costa, debutti recenti Emma Dante e Damiano Michieletto) cui si affiancano le rassegne Odeon Classic, dedicata soprattutto alla musica classica e lirica, e locale "Vers e Us", vetrina per le bande cittadine e vari gruppi teatrali. Sulle montagne limitrofe il Parco del Colle San Bernardo, sede di un'antica chiesa, è meta di frequenti gite fuoriporta dei lumezzanesi. Sul colle si trova anche l'osservatorio astronomico "Serafino Zani", provvisto di un telescopio di 40 cm e gestito dall'Unione Astrofili Bresciani. Merita una visita anche il santuario di Conche poco al di là del confine col comune di Nave. Fra il 1882 e il 1954 Lumezzane ospitò un'importante stazione della tranvia della Val Trompia; oggi il paese viene servito da Arriva Italia per i trasporti pubblici. La principale società di calcio del comune è stata il Lumezzane, fondato nel 1946 e capace di raggiungere quale massimo risultato alcune partecipazioni alla Serie C e una vittoria nella relativa coppa. Cessate le attività nel 2018, la pratica calcistica lumezzanese è portata avanti dal club dilettantistico fino ad allora denominato A.S.D. ValgobbiaZanano, che ha peraltro iniziato a proporsi quale erede della società cessata, acquisendo il titolo di Football Club Lumezzane VGZ Associazione Sportiva Dilettantistica e ripartendo dalla Promozione. Nel dicembre 2021 il consiglio di amministrazione rossoblù delibera all'unanimità l'abbandono dell'acronimo VGZ e l'adozione della denominazione Football Club Lumezzane Società Sportiva Dilettantistica, per poi essere nuovamente rinominato in Football Club Lumezzane nel 2023. Il club, nella stagione 2023-2024, milita nel campionato di Serie C. La squadra di rugby locale sono i Centurioni Rugby Lumezzane. Fondata nel 1964, disputa il campionato di Serie A. A Lumezzane era presente una società di pallacanestro, la Basket Lumezzane, fondata nel 1963 che ha cessato l'attività nel 2009. Sono ora presenti due società, Virtus Lumezzane e Olimpia Lumezzane. È presente anche una società di tennis che partecipa al campionato di Serie A2 femminile. Lumezzane è stata per due volte luogo di arrivo di tappa del Giro d'Italia: nel 1993 con la 15ª tappa, vinta da Davide Cassani e nel 1999 con la 16ª tappa, vinta da Laurent Jalabert. Lo Stadio comunale "Tullio Saleri" è lo stadio calcistico che ospita le partite casalinghe del FC Lumezzane. Può ospitare fino a 4150 spettatori. Torre Avogadro A.C. Lumezzane Avogadro (famiglia bresciana) 177853 Lumezzane Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lumezzane Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Lumezzane Sito ufficiale, su comune.lumezzane.bs.it. Lumezzane, su sapere.it, De Agostini.

Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (Sarezzo)
Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (Sarezzo)

La chiesa dei Santi Faustino e Giovita è la parrocchiale di Sarezzo in provincia di Brescia. Risale al XVII secolo. Nell'XI secolo il capitolo della cattedrale di Brescia fondò a Sarezzo un primo luogo di culto dedicato ai Santi Faustino e Giovita. L'edificio moderno venne edificato a partire dal 1633 e quasi vent'anni più tardi venne completato nelle sue strutture murarie. La solenne consacrazione venne celebrata dal vescovo di Treviso Marco Morosini nel 1652. Nel XIX secolo fu oggetto di restauri e, nei primi anni del secolo successivo, fu rifatta la pavimentazione della sala. La parrocchiale di Sarezzo si trova nel centro storico in piazza Battisti. La facciata è classicheggiante e su un alto basamento si alzano quattro colonne che sorreggono il frontone triangolare. La divisione verticale prodotta dalle colonne distingue la parte centrale, con portale e grande finestra che porta luce alla sala, dalle due laterali, con due grandi nicchie con le statue dei santi Faustino e Giovita sormontate da medaglioni. Il campanile è merlato e ha l'aspetto di una torre civica medievale. La navata è unica, con volta a botte. Sull'altar maggiore Madonna con Bambino e santi, di artista di scuola morettiana, è contenuto nella grande cornice di Carlo Dossena. Nel presbiterio le cantorie sono in legno finemente incise dai Pialorsi e sopra l'organo. Sugli altari laterali pale di Antonio Gandino e Francesco Paglia. Nella canonica crocifisso in legno del Quattrocento. Touring club italiano, Lombardia, Milano/Roma, Touring Club Italiano/Gruppo editoriale l'Espresso, 2005, OCLC 464214217, SBN IT\ICCU\MOL\0052589. Sarezzo Parrocchie della diocesi di Brescia Diocesi di Brescia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa dei Santi Faustino e Giovita Chiesa dei Santi Faustino e Giovita Martiri - Sarezzo, su BeWeB - Beni Ecclesiastici in web. URL consultato il 3 febbraio 2020.

Sarezzo
Sarezzo

Sarezzo (Sares o Sarès in dialetto bresciano, pronuncia /saˈrɛs/, localmente [haˈrɛh] o [hæˈrɛʰ]) è un comune italiano di 13 162 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia; fa parte della comunità montana della Valtrompia. Il comune si trova nella bassa Val Trompia e una parte nella laterale val Gobbia, a circa 13 chilometri a nord del capoluogo; è interamente attraversato dal fiume Mella. Qui convergevano le antiche popolazioni per gli scambi commerciali e del bestiame; Sarezzo rivestiva così un ruolo prioritario in Valtrompia. Questa realtà ebbe inizio fin dai primordi della storia e si è consolidata in epoca celtica e romana. Lo stesso antico nome Saretium, ricorda l'idea di steccati e serragli per bestiame. L'Olivieri e il Gnanga fanno riferimento per il nome alla selce e nominano il termine Sérès che tuttavia si riferiva al granito di cui a Sarezzo non c’è traccia. Viene nominato nella quadra di Valtrompia del 1385 come Serezio, e nello statuto del Comune di Brescia del 1429 come Serecium. A Sarezzo si ebbe un seguito abbastanza consistente o comunque una palese favorevole disposizione verso le idee 'ereticali' del '500, stando alla testimonianza del rettore don Ludovico Dolzi, il quale il 12 settembre 1557 chiede al reverendo arciprete Vincenzo Covi di informare il vicario generale della diocesi come spesso venissero, sulla piazza del paese e per tutta la vallata, degli eremiti, a tener discorsi molto graditi a queste bestie de luterani et vano forsi seminando delle eresie e zizanie di sorte, come ne è pien tutto il mondo; precisando inoltre che ultimamente ne era venuto uno a predicare nella piazza di Sarezzo, egli (don Dolzi) lo aveva invitato a smettere di parlare e allontanarsi, ma quelli che lo stavano ascoltando hanno incominciato a mormorare e a dire che bisognava lasciarlo predicare, come in precedenza solevano fare gli altri preti. Tiburzio Bailo di Sarezzo, potentissimo verso fine Seicento, aveva puntato sulla fabbricazione di artiglieria. Tale era la sua fama da potersi permettere di non andare a Venezia alla presenza del Consiglio dei Dieci. I Bailo erano tra i principali fornitori di pezzi di artiglieria per la Repubblica veneta. Con la caduta di Venezia le fortune dei Bailo sarebbero declinate. A rialzare la famiglia ci avrebbe pensato Ottavio Bailo, nato nel 1775, che aderì di slancio al nuovo ordine francese, mantenendo beni di famiglia ed influenza. Ottavio però non sfuggì alle vendette successive alla caduta di Napoleone perché con l'Austria subì ingiurie e ricatti, proprio per il suo passato di amico dei Francesi. Nel gennaio 1814 al comune di Sarezzo arriva la richiesta di un paio di centinaia di operai da inviare a Mantova per costruire quello che si chiamerà il Quadrilatero. Nel 1825, per la visita dell'arciduca d'Austria Francesco Carlo, viene eretto un arco di trionfo a Zanano. Nel 1836, a causa di un'epidemia di colera, a Sarezzo moriranno 80 persone. Delle numerose inondazioni che afflissero la valle, a Sarezzo si ricorda in particolare quella del 14 agosto 1850 che causò le peggiori distruzioni. Il 27 giugno 1920, la contestazione organizzata dai socialisti contro la festa della sezione cattolica di Sarezzo provoca 5 morti e 9 feriti, con intervento dei carabinieri. A Sarezzo, nel cuore dell'inverno, momento sempre intensamente drammatico, dalla Federazione provinciale fascista giungono 1500 lire di offerte assistenziali, sulla scorta di questo buon esempio il podestà di Sarezzo invita le famiglie facoltose del paese a versare denaro o generi alimentari al comitato comunale, per soccorrere i disoccupati e le famiglie povere. Il gonfalone è costituito da un drappo di bianco con la bordatura di azzurro. Chiesa dei Santi Faustino e Giovita Abitanti censiti Sarezzo comprende anche delle frazioni: Noboli, Ponte Zanano, Valle di Sarezzo e Zanano. Fra il 1882 e il 1954 Sarezzo ospitò una fermata della tranvia della Val Trompia, nonché una stazione della stessa posta in località Zanano. Ora sostituita dalla linea di autobus S201, gestita dalla Arriva Italia. Il comune è attraversato dalla SP BS 345 delle Tre Valli che la collega a Brescia ed al Passo del Maniva ed altre località importanti della Valle; altre strade importanti sono la SP 3 che la collega a Lumezzane ed a sua volta si innesta alla SP BS 237 del Caffaro. Ad ovest del territorio comunale, a Ponte Zanano, ha importanza anche la strada per Polaveno, che da lì diventa la SP 48 che si innesta con la SP BS 510 Sebina Orientale ad Iseo. È inoltre in progetto il Raccordo Autostradale della Valtrompia per collegarla all'Autostrada A4. Di seguito l'elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1995): Oberhaslach Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sarezzo Sito ufficiale, su comune.sarezzo.bs.it. Sarézzo, su sapere.it, De Agostini.

Marcheno
Marcheno

Marcheno (Marché in dialetto bresciano) è un comune italiano di 4 163 abitanti della provincia di Brescia, nella media Val Trompia, in Lombardia. Marcheno è comune montano della Val Trompia, a circa 22 chilometri a nord da Brescia. Fa parte della Comunità Montana della Val Trompia e del Distretto industriale Val Sabbia-Val Trompia, specializzato nella fabbricazione di prodotti in metallo e, in particolare, nell'antichissimo settore armiero. Si raggiunge percorrendo la strada provinciale 345 delle Tre Valli, che si snoda per circa 50 chilometri da Brescia al Maniva. Prima dell'ingresso in Brozzo, sulla provinciale è posto il cartello (della comunità montana locale) che avverte dell'ingresso nell'alta valle. Frazioni: Brozzo e Cesovo. Le località sono: Aleno, Madonnina, Piazza, Parte, Rovedolo, Croce, Caregno, Marcheno Sopra, Prevesto, Renàt, Marsegne, Pianù, Clos, Cerreto, Lusine, Prade. Dalla località turistica Caregno, altopiano posto a 1000 m, partono diversi sentieri verso il monte Guglielmo che rientrano, sin quasi verso la cima, all'interno del comune. Brozzo è collegato a Cesovo anche da un sentiero assai agibile che prosegue verso Caregno. Lungo la strada di montagna che collega Cesovo e Cimmo di Tavernole sul Mella vi è la località Perdone (Perdù). Nella zona est del comune si stacca la valle Vandeno (Vandè), percorsa dal torrente omonimo, che porta nella zona Sonclino/Sant'Emiliano. Qui, situato poco a nord del monte Sonclino, sorge la Punta dei 4 Comuni (dosso dei Quattro Comuni) ovvero un'anticima al cui vertice convergono i confini di Marcheno, Casto, Sarezzo, Lumezzane. Marcheno è attraversato dal fiume Mella. Dal punto di vista artistico di particolare pregio è il santuario della Madonnina situato sull'antica strada valeriana (ora via Madonnina) e costruito nel primo decennio del '600, mentre la cappellina antistante risale al '400. Nell'anno del Giubileo (2000) nel versante est è stata installata una grande croce (illuminata di notte), poco sotto la Punta Carneda (984 m). Il territorio di Marcheno fu abitato in tempi antichi. Lo dimostrano dei reperti individuati nel 1975, in località Rocca (frazione Prevesto), sulla sponda sinistra del fiume Mella tra il capoluogo e Brozzo che risalivano alla prima età del ferro tra l'VIII e il VII secolo a.C. Gli stessi insediamenti furono abitati anche in epoca romana. Dopo la caduta dell'impero romano, Marcheno si trovò sotto la giurisdizione della Pieve di S. Giorgio di Inzino, da cui ottenne l'autonomia verso la fine del XIV secolo. In quel secolo e in quello successivo era Aleno il centro del Comune, come testimoniano un estimo delle quadre del territorio bresciano del 1389 e un codice malatestiano del 1418. Aleno ha comunque sempre mantenuto una centralità tra le località, conseguenza del suo passato di antico capoluogo. Nei decenni successivi la frazione di fondovalle divenne fondamentale sia dal punto di vista amministrativo (Comune), sia religioso (Parrocchia). Nel 1552 viene consacrata la chiesa parrocchiale di San Michele. L'organizzazione amministrativa napoleonica sancì la fusione del Comune di Cesovo con quello di Brozzo e la separazione di Brozzo e Marcheno in due Distretti diversi. Nel periodo della dominazione austriaca i due Comuni tornarono a far parte dello stesso Distretto (quello di Gardone), ma furono nuovamente inseriti in mandamenti diversi dopo l'unificazione italiana. Nel 1890 sorge a Marcheno la prima latteria sociale. Tra il dicembre 1903 e il luglio 1904 a Marcheno si provvede all'acquisto di nuove campane. Dal luglio 1907 è aperto il nuovo asilo infantile "Principe Umberto". Nel 1927 la definitiva unificazione in uno stesso Comune. Cesovo e Brozzo hanno chiese attive e Brozzo è parrocchia distinta da quella del capoluogo (la parrocchia di Cesovo è stata autonoma sino al 2018). L'1 e 2 giugno 2013 è stato sede dell'adunata sezionale degli Alpini dell'intera provincia di Brescia. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 14 maggio 2001. Il gonfalone è costituito da un drappo partito di azzurro e di giallo. Abitanti censiti Nel settore dell'artigianato è molto diffusa e rinomata la produzione artigianale di armi. Fra il 1906 e il 1934 Marcheno ospitò una fermata della tranvia della Val Trompia. Il Comune di Marcheno è gemellato con Blinisht. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Marcheno Sito ufficiale, su comune.marcheno.bs.it.

Pregno
Pregno

Pregno, frazione di Villa Carcina si trova sulla sponda sinistra del fiume Mella nella bassa val Trompia e conta 143 abitanti. La Frazione dista, in linea d'aria, 0.79 Km dal Comune di Villa Carcina e 10.36 Km dalla Provincia di Brescia. Dista 80.71 Km dal Capoluogo di regione (Milano) Secondo alcune ricostruzioni il suo nome significherebbe "casa diroccata". A Pregno si hanno le prime documentazioni di un insediamento romano in val Trompia, in località Zignone, precedenti sia alla villa ritrovata nella frazione Cogozzo che all'acquedotto che passava appunto da Pregno, e che tuttora è visibile sia qui che in frazione Costorio a Concesio (a fianco della strada statale triumplina). Quest'opera portava l'acqua potabile da Gazzolo di Lumezzane alla città di Brescia. La tradizione vuole che fosse chiamato "Condotto del Diavolo" ed in un antico documento del 1300 veniva denominato "Cuniculum Priegni". Secondo episodi leggendari, raccolti nella "PASSIO", composta nell'VIII secolo da un certo prete Giovanni di Milano su richiesta del duca longobardo di Brescia (forse lo stesso Re Desiderio), i Santi Faustino e Giovita nacquero in Zignone, località di Pregno, come accennato anche nella leggenda di Santa Cecilia Il primo maggio 1527 e nel 1850 una grande alluvione del Mella colpisce la Valtrompia e fa crollare il ponte di Pregno. Fu però nel 1882 che si verificò l’evento più catastrofico per il paese: L'abitato di Pregno venne infatti invas0 dalle acque del Mella e il ponte di Pregno venne addirittura travolto e distrutto. L'economia è ancora prevalentemente industriale. Fra il 1882 e il 1954 Pregno ospitò un'importante stazione della tranvia della Val Trompia.