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Chiesa di San Pietro (Verbania)

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Trobaso, chiesa di San Pietro
Trobaso, chiesa di San Pietro

La chiesa di San Pietro è una chiesa cattolica situata a Trobaso, frazione del comune piemontese di Verbania, in provincia del Verbano-Cusio-Ossola e diocesi di Novara; ha dignità di chiesa parrocchiale e fa parte dell'unità pastorale di Verbania.

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Chiesa di San Pietro (Verbania)
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Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo

Via Repubblica
28923
Piemonte, Italia
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Trobaso, chiesa di San Pietro
Trobaso, chiesa di San Pietro
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Luoghi vicini

Stadio Carlo Pedroli
Stadio Carlo Pedroli

Lo stadio Carlo Pedroli è uno stadio ubicato nella città italiana di Verbania. Maggiore arena scoperta del comune di appartenenza, ha perlopiù ospitato le partite interne del Verbania, principale club calcistico della città, nonché quelle di altri club di vario livello sia suoi antesignani che suoi successori. Il primo campo di calcio in cui l'U.S. Intrese disputò i suoi campionati fu quello di via Monterosso, inaugurato il 18 gennaio 1920 con il taglio del nastro effettuato dalla madrina Maria Angiolini. Il regime fascista, cultore della forma fisica, attraverso il CONI incentivava la costruzione di nuovi stadi. Nel 1928 il sottosegretario e presidente della FIGC on. Leandro Arpinati impartì le direttive per i nuovi stadi, subito recepite dal podestà di Intra Riccardo Lucini, che sollecitò la costruzione di un nuovo campo sportivo proporzionato all'importanza della città, essendo quello esistente su proprietà privata non abbastanza vasto. Lucini individuò un'ampia area verde verso Renco, vicina al cimitero di Intra, per la costruzione dello stadio. Questa soluzione fu osteggiata da una parte dell'opinione pubblica (in special modo dai proprietari dei terreni da espropriare), che riteneva più utile destinare l'area a usi residenziali e proponeva di costruire il nuovo stadio lungo l'argine destro del torrente San Bernardino. Dopo vari ricorsi al prefetto, il podestà Lucini riuscì a imporre la propria proposta e la delibera per l'acquisto del terreno portò la data dell'8 febbraio 1930. All'inizio del 1931 cominciò la costruzione del nuovo Stadio del Littorio, su progetto dell'architetto milanese Paolo Vietti Violi (già autore delle tribune di San Siro e dello stadio di Genova, e dei più famosi ippodromi italiani). La costruzione venne appaltata all'impresa di Carlo Girolzini e per la spianata del terreno vennero asportati circa 33500 metri cubi di terra. Il nuovo stadio venne inaugurato il 13 novembre 1932 alla presenza di Renato Ricci, capo della Gioventù d'Italia e uno dei gerarchi più in vista del Fascismo. Al termine dell'inaugurazione venne giocato l'incontro di Prima Divisione Intra - Monza, vinto dai lacuali per 2-0. Durante la permanenza in Serie C del Verbania Calcio lo stadio, nel frattempo rinominato Campo sportivo comunale o Stadio dei Pini (in virtù del filare di conifere situato sul lato ovest), fu dotato di nuove tribune e di una curva a carattere non permanente, che furono rimosse nei primi anni ottanta. Il 2 maggio 2009 l'amministrazione comunale di Verbania intitolò lo stadio cittadino alla memoria di Carlo Pedroli, direttore sportivo e "anima" della società biancocerchiata per più di venticinque anni. Nell'estate del 2012 il comune di Verbania autorizzò alcuni lavori di riqualificazione dell'impianto sportivo: vennero pertanto poste in opera nuove recinzioni conformi alle normative della Lega Nazionale Dilettanti e il terreno di gioco venne rizollato con un tappeto di erba mista naturale e sintetica denominato Power Grass. Tale ultimo intervento (tra i primi in Italia nel suo genere) venne però effettuato senza contestuali collaudi a norma di legge, finendo per dare luogo a varie problematiche: dal 2012 in poi lo stadio fu infatti più volte giudicato non idoneo alla pratica agonistica dalla commissione impianti della FIGC, mettendo a repentaglio la regolare iscrizione ai campionati delle società cittadine beneficiarie dello stesso; a tale situazione si è via via ovviato mediante l'irrogazione di deroghe normative ad hoc. In relazione a quanto sopra, l'amministrazione comunale di Verbania nel 2015 accusò la maggior società calcistica cittadina di aver proceduto agli interventi di cui sopra in modo non conforme alle procedure legali e beneficiando di autorizzazioni concesse in modo irrituale. Sempre a detta del municipio, il club avrebbe al contempo omesso di pagare regolarmente canoni e bollette, nonché di praticare nell'impianto la regolare manutenzione minima. La situazione venne peraltro complicata dall'esponenziale aumento delle società autorizzate ad operare allo stadio: nel 2015, oltre al Verbania 1959 (peraltro ormai avviato alla cessazione dell'attività e infine sfrattato per morosità), al Pedroli facevano infatti base anche i club dilettantistici Sinergy Verbania, Inter Farmaci Verbania, Virtus Verbania e Accademia Calcio Verbania. Dall'estate 2016 l'impianto è tornato in gestione esclusiva all'amministrazione comunale verbanese; parallelamente sono andate calando le società usufruttuarie (il Verbania "storico" si è infatti disciolto, l'Inter Farmaci - divenuta brevemente Città di Verbania - ha cessato l'attività nel 2018, e la Virtus Verbania - divenuta Calcio Verbania - ha inglobato la Sinergy nel 2017), ma ciò non è bastato per rendere meno critica la situazione infrastrutturale, col campo sempre più dissestato soggetto a problemi di drenaggio. Nell'estate 2019 la risalita in Serie D del Calcio Verbania (frattanto rimasto l'unica società a proclamare continuità con la tradizione sportiva biancocerchiata) ha comportato l'esecuzione di alcuni lavori di ristrutturazione imposti dai criteri strutturali della Lega Nazionale Dilettanti: sono stati ampliati e riconfigurati i locali tecnici (spogliatoi, infermerie, sale di controllo), risanati gli spalti (con riverniciatura, posa di nuove recinzioni e apertura di nuovi accessi) ed è stata costruita una piccola "curva" per le tifoserie ospiti sul lato ovest del campo. A differenza di altri stadi coevi, il Pedroli è stato fin da subito concepito per l'uso prettamente calcistico: attorno al terreno di gioco non vi è la pista d'atletica leggera, né ausili analoghi. Gli spalti constano di due settori: la tribuna centrale sul lato ovest (dotata di copertura e seggiolini individuali, entro la quale sono altresì situati i locali tecnici principali) e la gradinata sul lato est (priva di copertura e serrata tra due basse costruzioni a parallelepipedo, dette colloquialmente "torrette"). L'illuminazione notturna del campo è assicurata da due cluster di riflettori montati su tralicci metallici posti ai lati della tribuna principale. Negli anni di militanza del Verbania in Serie C alle tribune in muratura vennero temporaneamente aggiunte ulteriori gradinate in materiale metallico, in particolare alle spalle dei lati corti del campo (normalmente sprovvisti di spalti). Nei primi anni d'esistenza la capienza era di circa 10.000 spettatori, poi progressivamente ridotta (complici l'introduzione di più stringenti misure di sicurezza e le alterne vicende del calcio in città) a circa 3.000 unità. Le varie ristrutturazioni effettuate non hanno intaccato la fisionomia dell'impianto, che ha mantenuto le originarie caratteristiche architettoniche di stampo razionalista, le quali sono particolarmente evidenti sull'ingresso monumentale di via Farinelli: una sorta di piccolo arco trionfale in cemento armato intonacato, con le cancellate metalliche rette da due colonne a forma di Fascio littorio (le asce sono state rimosse a seguito della Liberazione) e un largo frontone recante iscritta l'intitolazione della struttura. Nel 1959 vennero aggiunte all'intonaco bianco delle fasce decorative nei colori blu-giallo-rosso, in modo da richiamare i colori sociali del Verbania. Verbania Sportiva Associazione Sportiva Dilettantistica Calcio Verbania Verbania Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stadio Carlo Pedroli Stadio - verbaniacalcio.it (archiviato il 9 set 2012)

Chiesa di Madonna di Campagna (Verbania)
Chiesa di Madonna di Campagna (Verbania)

La chiesa di Madonna di Campagna sorge a Verbania in una zona oggi compresa nella frazione di Pallanza, ma che all'epoca era una zona isolata, vicina ai centri originali di Pallanza e Suna. Nel XIII secolo era la sede di una cappella chiamata Santa Maria de Agro, nella quale era conservato un affresco dedicato alla Madonna del Latte che attirava molti pellegrini. Nei pressi della cappella, nei vicino al fiume San Bernardino, che all'epoca compiva una grande ansa e scorreva molto più vicino alla chiesa che adesso, c'era anche un lazzaretto per i poveri e i malati. La zona era isolata, fuori dal centro abitato posta lungo la strada che portava ad un guado sul fiume San Bernardino posto un paio di chilometri più a monte del fiume. Nel XVI secolo gli abitanti di Suna decisero di ricostruire la chiesa per trasformarla in santuario. I lavori affidati all'architetto Giovanni Beretta da Brissago, secondo una pietra dell'abside, iniziarono nel 1519 e furono completati nel 1527. La data di inizio costruzione del 1519 contrasta però con quella del permesso del vescovo di demolire la chiesa precedente che risale invece al 1525. Della struttura precedente fu mantenuto solo il campanile, risalente probabilmente al 1075. Costruita dai Canonici di San Vittore e concessa come prebenda ad uno di essi, venne poi affidata a sacerdoti con cura d'anime. Venne consacrata solo nel 1547, vent'anni dopo il completamento. Nel 1572 il cardinale Giovanni Antonio Serbelloni, nella sua qualità di vescovo di Novara decise che la chiesa dovesse fungere da sede della parrocchia sia di Suna che di Villa di Pallanza e che dovesse essere condivisa dai due parroci. La coabitazione tra le due comunità divenne presto molto difficile, ma la situazione si trascinò fino al 1822 quando il cardinale Giuseppe Morozzo Della Rocca, anch'esso vescovo di Novara decise di assegnare una chiesa succursale alla parrocchia di Villa di Pallanza e la chiesa di Madonna di Campagna sarebbe rimasta parrocchiale di Suna fino alla costruzione in detta località di un altro edificio. Riconosciuta monumento nazionale è una chiesa in stile rinascimentale progettata nella prima metà del XVI secolo da Giovanni Beretta da Brissago in luogo di un preesistente edificio romanico, di cui è rimasto solo il campanile, è stata terminata nel 1527. È suddivisa in tre navate, con un tiburio ottagonale a loggiato. All'interno della cupola sopravvivono affreschi della metà del XVI secolo di influenza gaudenziana, già assegnati alla bottega valsesiana dei Cavallazzi, mentre le pitture che ornano i pennacchi e le lunette che sovrastano gli archi ai lati del presbiterio, le tre absidi e le campate terminali sono state realizzate da Carlo Urbino e Aurelio Luini a partire dal 1575. La cappella dedicata alla Madonna delle Grazie, che ospita un affresco quattrocentesco, è decorata con stucchi e dipinti di Camillo Procaccini (realizzati tra 1594 e 1596). Il coro ligneo nell'abside centrale (1580/1582), il pulpito e il ciborio ligneo del fonte battesimale (realizzati intorno al 1584) sono opera dell'intagliatore vigezzino Giovanni Andrea Merzagora. Imponente l'organo di Alessandro Mentasti, costruito nel 1892 e restaurato da Mascioni nel 1990, sopra l'ingresso principale.. L'area di fronte alla chiesa, prima in un luogo agreste, fu destinata fin dagli anni trenta a zona industriale con il complesso che nel dopoguerra divenne Rhodiatoce Paola Giacometti, Madonna di Campagna, Milano, Alberto Libraio Editore, gennaio 2011. Stefano Martinella, Due commissioni di Giovanni Andrea Merzagora e qualche considerazione su alcuni altari lignei di secondo Cinquecento nel Verbano, in "Verbanus", 34, 2013, pp. 41-60. Stefano Martinella, Fermo Stella, Giovanni Maria De Rumo e «tre anchone vecchie». Appunti sulla prima decorazione della Madonna di Campagna, in "Verbanus", 36, 2015, pp. 11-30. Stefano Martinella, Carlo Urbino e Aurelio Luini alla Madonna di Campagna a Verbania, in Un seminario sul Manierismo in Lombardia, a cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, Milano, Officina Libraria, 2017, pp. 125-138. Wikibooks contiene testi o manuali sulla disposizione fonica dell'organo a canne Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Madonna di Campagna Voce sul sito Il lago Maggiore, su illagomaggiore.com. Voce su portale ufficiale del turismo a Verbania, su verbania-turismo.it (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2006). Scheda su sito CHIESE ROMANICHE E GOTICHE DEL PIEMONTE, su isper.org. URL consultato il 7 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2013). scheda su www.verbanensia.org, su verbanensia.org.

Chiesa di San Giuseppe (Verbania, Intra)
Chiesa di San Giuseppe (Verbania, Intra)

La chiesa di San Giuseppe è una chiesa cattolica situata a Intra, frazione del comune di Verbania in provincia del Verbano-Cusio-Ossola; è sussidiaria della basilica di San Vittore e fa parte della diocesi di Novara. Sul sito esisteva in origine l'antica chiesa romanica di Santa Maria di Agro (così detta poiché situata in campagna); le sue origini sono ignote, ma è documentata una consacrazione tra il 1123 e il 1151. Priva di fondamento è invece la tradizione che la vorrebbe fondata nel IV secolo dai santi Giulio e Giuliano (una leggenda comune a molte altre chiese della zona), riportata anche in un'epigrafie latina dipinta sotto al portico nel Settecento. Caduta in rovina, verso la fine del XVI secolo venne ricostruita da una confraternita di San Giuseppe, da cui deriva l'attuale intitolazione (un frammento della costruzione romanica è ancora presente nel sottotetto, dietro all'organo). La struttura venne sostanzialmente riedificata nei due secoli successivi, portandola all'aspetto attuale; tra gli interventi, sono da segnalare l'aggiunta della cappella laterale nel 1665 e il rifacimento della facciata nel 1705. Dal 1822 al 1911 accanto alla chiesa venne posto il cimitero di Intra, che sorgeva in precedenza vicino alla basilica di San Vittore e che venne poi spostato nel luogo attuale. La chiesa è situata ad Intra in piazza Carlo Leone Fabbri, circondata da un piccolo parco urbano. Si tratta di un edificio a navata unica, preceduto da un portico che sostiene la cantoria; sul fianco sinistro, in corrispondenza del presbiterio, emerge il volume ottagonale della cappella laterale. Nell'altare maggiore è inglobata un'ara latina tratta da un altare dedicato al dio Silvano da un tal T. Stazio Marciano, databile al I o al II secolo. Le mappe della memoria, Comune di Verbania, 2004. Mario Bertolo, Verbania: città nuova dalla storia antica, vol. 2, Novara, 1988. Pino Spinelli e Antonello Vincenti, Monumenti e ambienti del territorio storico di Verbania, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1969. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Giuseppe

Zoverallo
Zoverallo

Zoverallo è una frazione del comune di Verbania nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Nucleo di origine rurale posto lungo il versante soleggiato del monte Cimolo. Il cuore di Zoverallo è la piazzetta che si snoda con uno sviluppo lineare a mezzacosta, da un lato verso Campasca, borgo dai pregevoli ambienti di case rurali, e dall'altra parte verso Guardia e Torchiedo caratterizzato dalla presenza di edifici di elemento tipico dell'architettura locale. L'etimologia del toponimo è incerta. Una prima ipotesi farebbe derivare il nome dalla corruzione latina "super vallum" (sopra il vallo delle fortificazioni). Altri storici locali propongono la derivazione dal termine "Jovis" (di Giove) che si spiega dall'ipotetica esistenza di un tempio di Giove in età preagustea. Secondo G.B. Pelegrini il nome invece deriverebbe da suberalis - suber "sughero". È stato comune autonomo fino al 1927, quando insieme a Trobaso fu accorpato al comune di Intra. Infine con il regio decreto n. 702 del 4 aprile 1939 vennero uniti i due comuni di Intra e Pallanza per formare l'odierno comune di Verbania. Il sito è stato insediato da strutture abitative già dal periodo romano, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici. Le cronache storiche ricordano che Zoverallo era un comune dove gli abitanti erano dediti essenzialmente all'agricoltura (segale, uva, ciliegie, prugne, pere e soprattutto castagne), lavorazione dei tessuti e muratori. Nella zona era presente anche una fortezza in località Guardia dove ora restano solo poche mura. A Zoverallo, in una villa in località Bienna, trascorse gli ultimi anni della sua vita il consigliere della corona britannica Alberto Atwater. La presenza romana è testimoniata dal rinvenimento di alcune necropoli e reperti archeologici. Nel 1838 in un terreno di proprietà della famiglia Zancarini si è rinvenuta una stele funeraria, di età repubblicana, che recava la seguente iscrizione: LEVCVURO MACONIS F Nel 1852 rinvenimenti fittili, ora dispersi; Nel 1874 si rinviene una necropoli sotto la chiesa di San Giorgio. Tombe di epoca costantiniana, alcuni bronzi con le effigi di Probo e di Costantino e varie monete. Nel 1883 nel terreno di proprietà Lucchini è rinvenuta una tomba delimitata da pietre, il cui corredo era costituito da un vaso fittile ed un cuspide. Secondo gli archeologi è evidente che un'unica necropoli che è continuata a partire dall'epoca pre-augustea fino ad almeno al IV secolo d.C. (attualmente vi è ancora il cimitero a coprire parte della zona). I reperti sono conservati nel Museo del paesaggio di Verbania anche se gran parte degli oggetti è andata dispersa. A Zoverallo è presente la chiesa parrocchiale di San Giorgio il cui corpo centrale è del '500 mentre è stato aggiunto il pronao nel 1683 ed il campanile nel corso del '700. Suggestiva la via crucis dipinta in edicole poste nel muro esterno dell'edificio. La vecchia chiesa di Zoverallo, dedicata a Sant'Eusebio si trovava in località Bolla. Di quella chiesa rimangono solo un rudere consistente in un masso ed una tela oggi posizionata nella chiesa di San Giorgio. Dal punto di vista naturalistico sono interessanti i castagneti, la grande varietà di flora di diversa natura (la palma spesso cresce insieme all'albero di montagna) e i numerosi ruscelli e rivoli d'acqua che tendono a scendere a valle. Bellissimi sono i punti panoramici che guardano verso il lago e il borghetto con la sua tranquillità e fascino di altri tempi. A memoria dell'assenza nel paese di un acquedotto rimangono numerosi pozzi e gran numero di lavatoi in pietra. Lo sviluppo edilizio recente sta trasformando la caratteristica struttura originaria a nuclei isolati nel verde della campagna, in un insieme uniforme di case. Attualmente è meta di un esiguo numero di villeggianti provenienti dalla vicina metropoli milanese. Il territorio è attualmente suddiviso nelle seguenti località che rappresentano le frazioni del disciolto comune autonomo di Zoverallo: Fucia Papin Bienna Vigne Basse Vigne Alte Bolla (dove sorge il cimitero) Campasca (dove sorge la casa più antica di zoverallo risalente al 1640) Vignolo Torchiedo Guardia (dove sorgeva un'antica fortificazione). M. Bertolo Verbania, città nuova ma con una storia antica Verbania V. Ripamonti Reminiscenze e ricordi p. 32 Toponomastica Italiana: 10000 nomi di città, paesi, frazioni, regioni, contrade, fiumi, monti spiegati nella loro origine e storia Di Giovan Battista Pellegrini Documenti vari reperiti in "Magazzeno storico verbanese" Archeologia dell'Alto Novarese. De Giuli - Antiquarium Mergozzo P. Spinelli Monumenti e ambienti del territorio storico di Verbania - A. Vincenti - Novara Album fotografico borgo di Zoverallo , su genman1971.spaces.live.com.