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Chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella

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Soccorso Arenella
Soccorso Arenella

La chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella si innalza nel quartiere Arenella, a Napoli. La chiesa di Santa Maria del Soccorso, legata ad una tradizione che individua nei suoi dintorni la casa natale di Salvator Rosa, fu inaugurata nel 1607. A causa dei radicali restauri effettuati nel Settecento e negli anni sessanta del Novecento, nulla rimane della primitiva costruzione. All'intervento settecentesco rimandano la facciata, il vestibolo e gli stucchi superstiti della volta e delle cappelle, mentre negli anni sessanta del XX secolo sono stati realizzati l'abside ed il rivestimento marmoreo della navata. All'interno, l'elemento di maggiore importanza artistica è l'affresco settecentesco che orna la parte superiore della controfacciata, raffigurante Santa Monica e Sant'Agostino di artista ignoto. Ad essere degne di menzione sono anche le acquasantiere e le poche tele che si ammirano nelle cappelle laterali, come: il Tobiolo e l'Angelo di Salvatore Mollo (un seguace del Cestaro), la Madonna con le anime purganti di Raffaele Spanò, la Crocifissione, lo Sposalizio della Vergine e la Fuga in Egitto realizzate da ignoti pittori settecenteschi. L'altare maggiore, in marmi policromi, è stato smembrato in seguito al Concilio Vaticano II. Marco di Mauro, Il casale di Case Puntellate e il borgo della Pigna, Napoli, centro di ricerca LUPT, 1997 Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella Parrocchia Santa Maria del Soccorso all'Arenella, su santamariadelsoccorsoarenella.it. URL consultato l'8 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2009).

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella
Via Giacinto Gigante, Napoli Arenella

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Chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella

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Soccorso Arenella
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Luoghi vicini

Salvator Rosa (metropolitana di Napoli)
Salvator Rosa (metropolitana di Napoli)

Salvator Rosa è una stazione della linea 1 della metropolitana di Napoli. La stazione, progettata da Alessandro Mendini, è dotata di un'uscita a valle di via Salvator Rosa, aperta nel dicembre 2002, la cui presenza è segnalata da una guglia dell'Atelier Mendini, posta al centro di un piazzale. Il basamento della guglia è ricoperto dai rilievi in ceramica di Enzo Cucchi, raffiguranti alcune icone dell'immaginario partenopeo, mentre poco distante vi è un altro simbolo della città, il Pulcinella di Lello Esposito. Tale uscita è stata chiusa dal 2020 al 2023 per motivi tecnici. All'interno della stazione è possibile ammirare le installazioni di Raffaella Nappo, Enzo Cucchi, LuCa, Santolo De Luca, Quintino Scolavino, Natalino Zullo, Perino&Vele, Anna Sargenti. L'area circostante la stazione ha beneficiato di una profonda riqualificazione che ha riportato allo splendore i resti di un ponte romano e di una graziosa cappella neoclassica e ha valorizzato i palazzi circostanti, trasformandoli in opere d'arte, grazie all'intervento di artisti come Mimmo Rotella, Ernesto Tatafiore, Mimmo Paladino, Renato Barisani e Gianni Pisani. I diversi livelli del parco sono collegati anche attraverso una lunga scala mobile esterna, che conduce al piazzale dei giochi, progettato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino. Sul pavimento, a intarsi in travertino su pietra lavica, sono stati realizzati tre giochi praticabili, il tris, la campana e il labirinto. Un richiamo al gioco, con i loro vivacissimi colori, sono anche le sculture ludiche di Salvatore Paladino. Nello stesso piazzale, ma in posizione più appartata, si trova la monumentale “mano” di Mimmo Paladino. L'intero percorso esterno è punteggiato dalle opere di alcuni tra i protagonisti dell'arte contemporanea: Renato Barisani, Augusto Perez, Lucio Del Pezzo, Nino Longobardi, Riccardo Dalisi, Alex Mocika, Ugo Marano. La suddetta scala mobile costituisce anche un'ulteriore uscita verso la soprastante via Vincenzo Romaniello (tristemente famosa in quanto nel 1985 fu ucciso dalla camorra, in un agguato sotto la sua abitazione, il giornalista de "il Mattino" Giancarlo Siani), che conduce dopo poche decine di metri a Piazza Leonardo. La stazione dispone di: Biglietteria automatica Fermata autobus Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Salvator Rosa Sito ufficiale, su anm.it. URL consultato il 30 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2018).

Chiesa di Santa Maria Antesaecula
Chiesa di Santa Maria Antesaecula

La chiesa di Santa Maria Antesaecula è una delle chiese sconsacrate di Napoli; si erge nella via omonima, nel rione Sanità. Il tempio ha una pianta a croce greca con presbiterio absidato ed è caratterizzata da una pregevole facciata, arretrata rispetto alla strada, che costituisce l'elemento architettonico di maggior spicco. Il portale è in piperno. L'edificio è uno dei punti di riferimento per l'arte e l'architettura del Rinascimento e del Barocco a Napoli. Nel 1622 il complesso monastico di Santa Maria a Sicola fu trasferito nella Sanità a causa del disordinato sviluppo edilizio per cui la zona della Vicaria Vecchia fu ritenuta inidonea a continuare ad ospitare l'istituto. Per l'educandato si riutilizzarono edifici preesistenti, riadattandoli ad ambienti monastici, mentre la chiesa fu costruita ex novo; il nome da Sicola fu corrotto in antesaecula, con allusione al passo biblico del libro del Siracide nella traduzione latina della Vulgata le cui parole sono state attribuite alla Madonna: ab inizio et ante saecula creata sum (sono stata creata fin dall'origine e prima dei secoli). Il complesso fu ben conservato fino alla seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti recarono ingenti danni alla chiesa e al monastero. In anni recenti sono stati effettuati lavori di restauro e ripristino che hanno portato alla luce un putridarium: un ambiente seminterrato, ricavato grazie al dislivello fra via Santa Maria Antesaecula e vico Maresca, nel quale si notano otto sedili absidati ("cantarelle") utilizzati per il rituale della scolatura dei cadaveri. Attualmente l'edificio è sede di un presidio sanitario. Vincenzo Regina, Le chiese di Napoli. Viaggio indimenticabile attraverso la storia artistica, architettonica, letteraria, civile e spirituale della Napoli sacra, Roma, Newton Compton, 2004. ISBN 88-541-0117-6. Chiese di Napoli Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria Antesaecula

Chiesa di Santa Maria della Salute (Napoli)
Chiesa di Santa Maria della Salute (Napoli)

La chiesa di Santa Maria della Salute è un luogo di culto di Napoli, sito nella zona dell'Arenella. La chiesa fu edificata per essere impiegata come cappella di un convento di monaci (si pensa di Frati cappuccini), complesso abbandonato intorno al 1534 per cause riconducibili al crollo di un solaio. Successivamente, tra il 1565 e il 1586, il convento venne ripristinato e messo a nuovo per mano dei Complateari della Concezione dei Cappuccini. Inizialmente affidato a delle monache, nel 1608 il convento passò di mano ai Frati agostiniani e, poi, tra il 1611 e il 1621, ai Frati francescani, grazie a un manoscritto. In seguito, passò ai padri della chiesa di San Giovanni a Carbonara, ma anche quest'ordine religioso durò poco tempo. Il 25 gennaio 1621 i fratelli Ruperto e Marco Pepe, Benigno e Ruperto Ruperti, assieme ad alcuni Complateari presentarono all'arcivescovo di Napoli una supplica affinché il complesso fosse affidato ai Francescani Minori Riformati della Croce di Palazzo; questi, durante gli anni successivi, modificarono ed ampliarono la struttura, da cui furono espulsi il 17 aprile 1865. Il convento divenne un complesso abitativo, dapprima comprato dal commendatore Raffaele Raya e in seguito donato all'Ospedale dei Pellegrini a Napoli. Oggi questo complesso è stato racchiuso in una villa che prende nome dal commendatore, ovvero Villa Raya. Dal 1865 ad oggi la chiesa è impiegata principalmente per funzioni religiose. La chiesa, formata da una sola navata, ha subito vari rimaneggiamenti che le hanno sottratto parte della bellezza originaria. Essa era arricchita da varie statue raffiguranti i santi Francesco, Nicola, Girolamo, Agata e Lucia, gli evangelisti, l'eterno Padre e vari puttini. Sull'altare maggiore erano posizionate le statue della Vergine della Salute e dei santi Pietro e Paolo. Dietro all'altare era locata tra le varie sepolture una pregevole tomba dei Navarretto marchesi della Terza. Nell'abside era presente anche una tela raffigurante la Vergine con San Francesco, Sant'Antonio e due sante, forse della scuola di Massimo Stanzione. Ulteriori affreschi erano conservati nelle cappelle. Sono ancora da ammirare le due cappelle di sinistra con affreschi e stucchi seicenteschi, ciò che resta delle opere di Tommaso Malvito, il monumento funebre del marchese Navarrete nella prima cappella a destra e i tre dipinti dietro all'altare maggiore, il centrale con la "Vergine della Salute e santi", attribuito a Girolamo Imparato, e i laterali con l' "Annunciazione" e la "Natività", importanti opere di Onofrio Palumbo. Nel marzo 2010 sono cominciati i lavori di restauro per consolidare le murature, dopo che alcune crepe si erano aperte sul soffitto. Gennaro Aspreno Galante, Guida sacra della città di Napoli, 1872 Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di Santa Maria della Salute

Istituto di genetica e biofisica

L'Istituto di genetica e biofisica Adriano Buzzati-Traverso (IGB) è un istituto di ricerca di Napoli, parte integrante del Consiglio nazionale delle ricerche. Fondato nel 1962 dal genetista Adriano Buzzati Traverso, con finanziamento dell'Euratom, del CNEN e del CNR, con il nome di Laboratorio internazionale di genetica e biofisica (poi Istituto internazionale di genetica e biofisica), è situato attualmente in via Pietro Castellino 111. L'Istituto ha giocato un ruolo fondamentale in Italia, dove, nonostante una lunga tradizione di ricerca nel campo della genetica classica e applicata, in particolare in campo agricolo, le moderne conoscenze nel campo della genetica e della biologia molecolare tardavano a imporsi a causa di vincoli politici e finanziari in istituzioni accademiche restie ad accettare l'approccio "molecolare" dato alle scienze della vita. Dal 1980 al 1984 l'istituto fu diretto da Francesco Blasi. (EN) Mauro Capocci, Gilberto Corbellini, Adriano Buzzati-Traverso and the foundation of the International Laboratory of Genetics and Biophysics in Naples (1962–1969), in Studies in History and Philosophy of Science Part C: Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences, vol. 33, n. 3, 2002, pp. 489-513, DOI:10.1016/S1369-8486(02)00007-9. PDF Sito ufficiale dell'Istituto di genetica e biofisica, su igb.cnr.it. Sito ufficiale del CNR, su cnr.it. URL consultato il 25 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2014).

Santuario delle Ancelle del Sacro Cuore
Santuario delle Ancelle del Sacro Cuore

Il santuario delle Ancelle del Sacro Cuore è un edificio di culto sito a Napoli; si erge in largo Caterina Volpicelli. Nel 1867, a Napoli, fu fondato l'istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù; venne istituito come Pia associazione. All'origine, le attività svolte dalle prime ancelle, erano volte a sostegno delle chiese povere o degli ammalati. Oggi, la struttura, ospita donne che seguono l'esempio di Maria di Nazaret; senza abiti religiosi, si dedicano alle attività che rispondono alle esigenze del tempo. Quest'ordine è presente anche in Brasile e a Panama. Il tempio è uno dei più visitati della città; fu eretto nel 1884. Da quanto pervenuto, presso l'altare maggiore, sono da ammirare le due sculture di Nostra Signora del Sacro Cuore e San Giuseppe, oltre al dipinto che raffigura un'apparizione a Santa Margherita Maria Alacoque. Presso la cappella di destra, sulla laterale, è custodito il corpo della Volpicelli: per anni custodito in una scultura bronzea, in seguito alla beatificazione nel 2001 le spoglie vennero spostate in un'urna lignea color oro con alla sommità il simbolo del Sacro Cuore. Nel 2019, in occasione del 10º anniversario della canonizzazione, il corpo è stato rinchiuso in una bara di legno e vetri di cristallo, coperto dagli abiti della santa e con le mani e il volto ricoperti da cera. La chiesa, inoltre, presenta interessanti decorazioni pittoriche presso la zona absidale; queste richiamano la dedicazione al Sacro Cuore del Santuario, che infatti è divenuto meta di pellegrinaggi. Napoli Chiese di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul santuario delle Ancelle del Sacro Cuore Istituto Ancelle del Sacro Cuore - Santa Caterina Volpicelli, su santacaterinavolpicelli.it. URL consultato l'8 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2009).

Villa Donzelli
Villa Donzelli

Villa Donzelli è una delle ville storiche di Napoli; è sita in zona collinare, nel quartiere Arenella, nei pressi del Rione Alto. La storia della struttura comincia grazie a Giuseppe Donzelli (1596-1670), un barone napoletano residente nei pressi di piazzetta Nilo che nel 1647 prese parte alla rivolta di Masaniello, sostenendola anche a livello teorico attraverso opere letterarie. In seguito al crollo della Repubblica Napoletana, fu costretto ad assistere alla distruzione dei suoi scritti e si ritirò su una delle colline ai margini della città, acquistando un terreno su cui fece costruire la villa in oggetto. Alla nuova struttura, qualche tempo dopo la costruzione, nel 1656, egli aggiunse anche una cappella (oggi scomparsa). L'edificio era circondato anche da un vasto giardino provvisto di numerose piante medicinali (alcune delle quali molto rare), ordinate dallo stesso Donzelli, al fine di scoprire nuovi rimedi curativi. Successivamente, la villa fu spesso capolinea di molte illustre personalità che la visitarono per la sua posizione felice o per allieviarvi vari disturbi. Nel XVIII secolo entrò a far parte delle proprietà dei De Alteris, imparentatisi successivamente con i marchesi di Paglieto; per questa ragione, in alcune vecchie mappe la villa e la zona prospiciente sono indicate con i nomi Alterio, Altieri e Paglieto. Nel corso del XIX secolo la villa cadde in rovina, ma nel 1898 fu acquistata da un ricco commerciante che la ristrutturò in maniera monumentale. Dopo alterne vicende, nei primi decenni del Novecento fu venduta alle Suore del Patrocinio di San Giuseppe, che vi realizzarono un orfanotrofio. Oggi la struttura storica appartiene alla comunità-famiglia "Paradiso dei bambini" gestita dalle Suore di Gesù Redentore. I giardini e le fontane che un tempo circondavano la villa sono andati quasi del tutto distrutti, mentre le facciate interna ed esterna sono in buone condizioni, ma vi si ravvisano appena le strutture originarie, a causa degli ampliamenti e delle modifiche subite a fine Ottocento. Inoltre, dagli anni trenta del Novecento, a poca distanza dalla villa, sorge l'enorme mole del ponte di via Fontana, sovrastante via Castellino. È probabile che la presenza della villa sia all'origine del nome Montedonzelli (o Monte Donzelli) con cui in passato era indicata la zona era indicata con il nome di Colle Fucunello; toponimo che sopravvive nella strada omonima e nella stazione della metropolitana Montedonzelli. Ville di Napoli Monumenti di Napoli Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villa Donzelli

Chiesa di San Gennaro al Vomero
Chiesa di San Gennaro al Vomero

La chiesa di San Gennaro al Vomero è una delle chiese storiche di Napoli erette nel quartiere Vomero. L'edificio è ubicato nelle immediate vicinanze di piazza Vanvitelli, una delle piazze principali del quartiere. La chiesa trae le proprie origini nel 1884, periodo in cui fu necessaria la costruzione di una nuova struttura di culto, poiché la vicina chiesa di Santa Maria del Soccorso all'Arenella non riusciva più a soddisfare, da sola, le esigenze dei fedeli: uno dei motivi principali è che oramai si presentava troppo decentrata. La costruzione della chiesa fu possibile soprattutto grazie all'intervento di re Umberto I che concesse l'erezione di quattro nuove parrocchie, tra cui questa in questione. Nel corso della sua storia è stata restaurata due volte a causa di crolli e lesioni provocati da due terremoti, quello del 1930 e quello del 1980. La chiesa è puramente neoclassica ed è opera di Luigi Bottino, figlio di quel Giuliano Bottino che era stato un celebre architetto della Real Casa dei Borbone. L'interno è a croce latina e ad unica grande navata con sei cappelle contraddistinte da paraste corinzie binate e sormontate da cornici con volte a botte a motivi floreali a stucco; la navata, che si incrocia con l'abside, è sovrastata da un'alta cupola. La controfacciata è caratterizzata da una cantoria dell'inizio del XX secolo, in legno intagliato, ed anche da un grande e pregevole organo in legno dipinto, intagliato a metallo a fusione. All'interno della chiesa sono collocate anche acquasantiere, fonte battesimale e altari in marmi policromi (oltre a quello maggiore) del XIX-XX secolo, creati da maestranze napoletane; vi sono conservate altre opere d'arte dello stesso periodo. La navata e il presbiterio, inoltre, sono abbelliti da 12 grandi lampadari di vetro di Murano. Da ricordare anche il crocifisso della mensa. L'altare maggiore del XVIII secolo è composto da marmi policromi, da cherubini in marmo bianco e da un tabernacolo dello stesso periodo in metallo argentato. Infine, la mostra d'altare del XIX secolo possiede, inquadrato da due coppie di colonne corinzie, il busto di San Gennaro in legno intagliano e dipinto, del XVIII secolo. Le opere d'arte che contiene al suo interno sono ben più antiche e provenienti dal vecchio monastero di Santa Patrizia all'Anticaglia: si tratta di quattro dipinti su tavola. Napoli Vomero Rione Antignano Chiese di Napoli San Gennaro Chiesa di San Gennariello al Vomero Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini (Napoli) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Gennaro al Vomero Sito web della parrocchia di San Gennaro al Vomero, su sangennaroalvomero.it.