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Chiesa di San Giovanni Evangelista (Gavirate)

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La parrocchia di S. Giovanni
La parrocchia di S. Giovanni

La chiesa prepositurale di San Giovanni Evangelista è la parrocchiale di Gavirate, in provincia di Varese e arcidiocesi di Milano; fa parte del decanato di Besozzo.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di San Giovanni Evangelista (Gavirate) (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di San Giovanni Evangelista (Gavirate)
Salita dell'Addolorata, Comunità Montana Valli del Verbano

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.84635 ° E 8.71332 °
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Indirizzo

Chiesa di San Giovanni Evangelista

Salita dell'Addolorata
21026 Comunità Montana Valli del Verbano
Lombardia, Italia
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La parrocchia di S. Giovanni
La parrocchia di S. Giovanni
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Luoghi vicini

Stazione di Gavirate
Stazione di Gavirate

La stazione di Gavirate è una fermata ferroviaria della linea Saronno-Laveno posta in centro a Gavirate. La fermata, gestita da Ferrovienord che la qualifica come "secondaria" e situata al km 61 della Saronno-Laveno, dispone di un solo binario di corsa, servito da una banchina. In stazione è esposta una carrozza, utilizzata dalla Pro Loco per allestire mostre. Prima dell'ammodernamento della linea, avvenuto nel 1994, l'impianto era dotato di binario di incrocio più un tronchino (lato Laveno), eliminati per allungare la banchina a 220 metri. Il fabbricato viaggiatori è affidato in gestione alla pro loco di Gavirate, che si occupa del servizio di biglietteria e della manutenzione dell'edificio. Fino a pochi anni fa era presente una biglietteria a sportello ed una distributrice automatica di biglietti, mentre oggi resta solo quella automatica. Biglietteria automatica Sala d'attesa Servizi igienici Bar La stazione è servita da treni regionali della direttrice Laveno-Milano Cadorna effettuati da Trenord nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Lombardia. Inoltre la stazione è servita dai treni RegioExpress RE1 Laveno - Varese - Saronno - Milano. Fra il 1914 e il 1940 di fronte alla stazione effettuavano fermata i convogli in servizio sulla tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV). Gavirate Stazione di Gavirate Verbano Ferrovia Saronno-Laveno Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Gavirate

Stazione di Gavirate Verbano
Stazione di Gavirate Verbano

La stazione di Gavirate Verbano è una fermata ferroviaria posta sulla linea Saronno-Laveno; si trova nel centro urbano di Gavirate, in viale Verbano. È gestita da Ferrovienord e servita dai convogli Trenord. La fermata fu attivata nel 1991 allo scopo di servire un distretto scolastico situato a poche centinaia di metri. La stazione è servita solo in orario scolastico dai treni regionali di Trenord in servizio sulla direttrice Laveno-Milano Cadorna. Inoltre la stazione è servita dai treni RegioExpress RE1 Laveno - Varese - Saronno - Milano. Il piazzale binari dispone di un solo binario passante, servito da una banchina protetta da una tettoia. Non vi è nessun servizio complementare. L'impianto ferroviario sorge al chilometro 62 della linea Saronno-Laveno, poco prima del segnale di protezione (lato Laveno) del Posto di Blocco Automatico (PBA) di Gavirate, in direzione Milano Cadorna, e a ridosso del segnale di avviso di Cocquio (lato Saronno) in direzione Laveno Mombello. La fermata è priva di fabbricato viaggiatori ed è dotata di un marciapiede lungo 220 metri circa, alto 60 cm, protetto da una pensilina. Non dispone di biglietteria (i passeggeri devono acquistare il titolo di viaggio a bordo, dal capotreno). Stazione di Gavirate Trasporti in Lombardia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su stazione di Gavirate Verbano Ferrovienord.it - Stazione di Gavirate Verbano, su ferrovienord.it. URL consultato il 17 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2013).

Chiostro di Voltorre
Chiostro di Voltorre

Il chiostro di Voltorre è ciò che rimane di un complesso religioso situato in Lombardia, precisamente a Voltorre, frazione del comune di Gavirate. L'espressione si riferisce comunemente all'intera struttura, che comprende appunto un chiostro, una piccola chiesa absidata con il campanile, ed alcuni locali un tempo parte di un più ampio edificio monastico. Nel Medioevo, le aree paludose adiacenti al Lago di Varese furono bonificate dai seguaci di San Bernone di Cluny, per essere usate per l'agricoltura. I monaci costruirono il loro insediamento a Voltorre. L'inizio dei lavori di costruzione della chiesa di San Michele risalgono all'XI secolo (forse attorno al 1060) o al massimo alla prima metà di quello successivo, edificata dai monaci cluniacensi in stile romanico sul sedime di due chiese più antiche e sorte in epoca longobarda. La costruzione del monastero e soprattutto del chiostro risente della mano dello scultore locale Lanfranco da Ligurno, che probabilmente non ha solo lavorato alla decorazione ma avrebbe progettato l'intera struttura. Dei quattro lati del chiostro, tre sarebbero stati costruiti verso la fine del XII secolo, più precisamente nel 1196; il rimanente lato sarebbe invece tardivo di circa mezzo secolo. La comunità di religiosi vi rimase fino al XV secolo, quando il monastero passo sotto la proprietà di diverse famiglie nobili di Varese originanti dagli Orrigoni. All'estinzione del ramo dinastico, il complesso fu gestito dai canonici lateranensi fino al definitivo esproprio del 1798, avvenuto a seguito delle disposizioni emanate l'anno precedente delle autorità francesi di Napoleone occupanti la zona. Seguì circa un secolo di frazionamento della proprietà e di uso improprio, che determinò uno stato di abbandono del bene fino alla fine del XIX secolo, quando alcuni esponenti del mondo della cultura locale, quali Luca Beltrami, Luigi Conconi e Lodovico Pogliaghi, iniziarono a interessarsi al valore artistico del luogo, e tentarono di iniziare una campagna di restauri. Le trattative coi vari proprietari e con la soprintendenza si arrestarono però bruscamente nel 1913, quando un enorme incendio devastò i locali del monastero, distruggendone completamente una parte importante, compresi diversi capitelli e colonnine del chiostro. Solo nel primo dopoguerra una porzione del complesso fu acquistata dallo Stato, che iniziò finalmente il restauro e la ricostruzione del chiostro nel 1929. Nel 1954 la provincia di Varese comprò la parte ancora in mani private del bene, e nel 1978 riuscì a farsi affidare la parte rimanete dal demanio. Dopo aver completato il restauro, il luogo è stato adibito a centro culturale e spazio museale, con un occhio di riguardo verso l'arte contemporanea. G. Ghiringhelli, Il chiostro di Voltorre. La sua storia, la sua arte attraverso i secoli, collana Rivista archeologica dell'antica provincia e diocesi di Como, 1908, pp. 97-158. Enzo Fabiani, Enzo Pifferi e Maria Teresa Balboni, Abbazie di Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1980. Carlo Perogalli, Enzo Pifferi e Laura Tettamanzi, Romanico in Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1981. Lucioni A. e Viotto P., L'anima e le pietre. La storia secolare del chiostro di Voltorre, Gavirate, 1999. L. Borroni, Acme, San Michele a Voltorre. L'architettura di un chiostro medievale alla svolta del 1200, 2006, pp. 261-282. L.C. Schiavi, Lombardia Romanica. Paesaggi monumentali, San Michele a Voltorre, Milano, 2011, pp. 85-87. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Chiostro di Voltorre

Olginasio
Olginasio

Olginasio è una frazione geografica del comune italiano di Besozzo posta ad est del centro abitato, verso Bardello. Compreso nel grande anfiteatro morenico, che dal Verbano arriva fino al lago di Varese, Olginasio si trova nella conca con la medesima denominazione, lungo la strada di collegamento tra Bardello e Besozzo. Il nucleo storico è composto da edifici ad origine rurale collocati lungo il tracciato viario principale a lungo alcuni percorsi secondari cha da esso si dipartono, trovando il suo principale riferimento nella chiesa di S. Brizio con il sagrato. Il territorio della frazione comprende vaste aree a prato, aree coltivate e bosco. Fu un antico comune del Milanese. L'area di Olginasio era frequentata almeno dall'epoca romana imperiale, trovandosi lungo l'importante percorso che collegava la romana Stationa (Angera) sul Verbano con il Seprio, passando per Brebbia. Il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani', repertorio di chiese ed altari della diocesi di Milano redatto alla fine del XIII sec. da Goffredo Da Bussero, menziona un altare ad Olginasio ("Olcenaxia"), all'interno della pieve di Brebbia con il titolo di Sant'Antonino. Nel 1346 la località, nella forma "Olzinasio", compare negli Statuti delle strade e delle acque del contado di Milano. La località era quindi nota, stabilmente insediata e dotata di un luogo di culto. La primitiva cappella si trovava con ogni probabilità sul sito della chiesa attuale, e sarebbe stata ampliata una prima volta nel XVI sec. e riedificata nel XIX. Il campanile in pietra visibile sul lato nord dell'edificio attuale, che lo ingloba parzialmente, rappresenta una notevole testimonianza medievale (seppure alterato sulla sommità). La torre campanaria, essendo situata lungo lo storico percorso citato, potrebbe aver avuto in origine anche la funzione di permettere il controllo visivo della strada e del territorio, dominando la piana Gavirate - Besozzo. La località aveva nel medioevo un legame con la vicina Brebbia e le sue vicende storiche, essendo inclusa nella sua pieve. La presenza a Brebbia del castello degli arcivescovi di Milano condizionò anche economicamente la vita dei paesi limitrofi, inclusi nel relativo feudo, che passò al potente casato Besozzi dal 1412. Gli avvicendamenti al potere nei secoli portavano poche variazioni alla vita degli abitanti, che vivevano di attività agricole: la proprietà della terra si concentrava in pochi possidenti, nobili od ecclesiastici, ed ai contadini o "massari" erano affittati case e terreni da coltivare, con resa solitamente modesta. Come rilevato dal catasto cosiddetto di Maria Teresa, nel XVIII sec. ad Olginasio si coltivavano prevalentemente seminativi semplici, seminativi con viti o con "moroni" (alberi di gelso, essenziali per l'allevamento dei bachi da seta); vi erano anche aree a prato, a pascolo ed a bosco. Tra i maggiori proprietari di beni vi erano il capitolo di Besozzo, il conte Giovanni Marliani, il Seminario maggiore di Milano, alcuni Besozzi. Nel 1751, l'inchiesta governativa austriaca rileva che Olginasio, piccolo borgo di 170 abitanti, era infeudata al conte Giulio Visconti Borromeo Arese, cui si doveva ogni anno una somma in denaro. Nel 1858 gli abitanti risultavano circa 450. Tra la fine del XIX sec. e l'inizio del XX la carica di sindaco della piccola comunità fu ricoperta per più decenni dall'ingegnere Giuseppe Rebuschini, benefattore e figura fondamentale per Olginasio: proprietario di molti beni nel luogo, ne donò una parte alla comunità, tra cui si ricordano uno stabile per ospitare la scuola e gli uffici comunali, ed il terreno su cui gli abitanti avevano potuto costruire con grandi sacrifici la casa parrocchiale, necessaria per ospitare un sacerdote residente e costituire una parrocchia autonoma. La chiesa di S.Brizio era, da secoli, annessa alla parrocchia di S.Stefano di Bardello, che infatti risultava titolare di beni in Olginasio fino al XIX sec. Grazie alla volontà ed ai sacrifici degli abitanti, che avevano costruito la casa parrocchiale e rinnovato la chiesa, tra il 1894 ed il 1907 fu costituita la parrocchia autonoma di S.Brizio. In epoca fascista, nel 1927, Olginasio ed i vicini comuni di Cardana e Bogno furono annessi a Besozzo. Fra il 1914 e il 1940 Olginasio ospitò una fermata della tranvia Varese-Angera, gestita dalla Società Anonima Tramvie Orientali del Verbano (SATOV). Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it.