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Pietà di Sant'Eufemia

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Pietà San Eufemia (VR)
Pietà San Eufemia (VR)

La pietà di Sant'Eufemia è un gruppo scultoreo, rappresentante la Pietà, collocata nel quarto altare di sinistra della navata della chiesa di Sant'Eufemia di Verona. La tradizione vuole che essa sia stata realizzata tra il VIII e il IX secolo dai santi Benigno e Caro, entrambi eremiti di Malcesine. L'opera poi giunse nella chiesa nel 1265 quando gli agostiniani lasciarono Montorio per stabilirsi in città.Più probabilmente, l'opera risale alla seconda metà del XIV secolo, così da essere la più antica Pietà conservata in Veneto, mentre il suo autore è ignoto. I critici d'arte hanno sottolineato le somiglianze con la celebre Pietà Roettgen conservata nel Rheinisches Landesmuseum di Bonn; tale provenienza è avvalorata anche dagli intensi rapporti che gli agostiniani veronesi intrattenevano alla fine del XIII secolo con i confratelli di Colonia, città non molto distante da Roetgen. Pertanto non è improbabile che l'autore fosse proprio tedesco e che giunse a Verona proprio al seguito di monaci o, secondo altri, per «sollecitazione dei cavalieri teutonici al servizio degli Scaligeri».Restauri effettuati nella seconda metà del XX secolo hanno permesso di apprendere che la scultura venne realizzata in gesso e con il supporto di tela. Un'intelaiatura di legno rende stabile la sedia ove è seduta la Madonna.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Pietà di Sant'Eufemia (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Pietà di Sant'Eufemia
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Pietà San Eufemia (VR)
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Chiesa di Sant'Eufemia (Verona)
Chiesa di Sant'Eufemia (Verona)

La chiesa di Sant'Eufemia è un luogo di culto cattolico che sorge nel cuore del centro storico di Verona. Si trova a cavallo di un antico cardine romano dove probabilmente nel VI secolo esisteva già un edificio chiesastico. La fondazione dell'attuale chiesa si deve ai Della Scala che nel 1262 portarono a Verona i monaci eremitani agostiniani affinché fossero più vicini alla comunità e concessero loro di costruire un monastero, situato al tempo nel quartiere dei Capitani della città scaligera. Grazie a lasciti e donazioni, in particolare quella di Alberto della Scala, l'edificio poté essere consacrato nel 1331 dal vescovo di Verona Nicolò. Il fervore edilizio comunque non si esaurì e negli anni seguenti si continuò ad ampliare gli ambienti del monastero al fine di accogliere il sempre maggior numero di monaci che qui arrivavano attratti dal grande prestigio che la comunità vantava. Grazie a un permesso concesso da Mastino II della Scala nel 1340 si poté ingrandire ulteriormente la chiesa realizzando la vasta abside che tutt'oggi la contraddistingue. A partire dalla fine del XIV secolo continuarono i lavori per la realizzazione delle varie cappelle e altari minori. Nel corso del Settecento l'edificio fu sottoposto a diverse manomissioni che riguardarono la facciata e gli spazi interni, dove venne realizzato un soffitto a volta a nascondere le antiche capriate e un grande arco che divide il presbiterio dall'aula. Questi sono anche gli anni di decadenza del monastero, già spopolato dalla peste del 1630, che culmineranno nella soppressione voluta dalle truppe napoleoniche che ne fecero un ospedale militare. Riaperta al culto sotto la dominazione austriaca, tornò a servire come ricovero per la guarnigione durante le guerre d'indipendenza italiane. Durante i primi anni del XX secolo si misero in opera degli interventi di restauro e consolidamento delle murature dell'edificio, tuttavia il 25 aprile 1945 l'esplosione del vicino ponte della Vittoria, fatto saltare dai soldati tedeschi in ritirata, danneggiò gravemente la facciata; in occasione della ricostruzione venne realizzato un ampio rosone in sostituzione della settecentesca monofora. Nei vasti spazi interni sono conservate pregevoli opere di diversi pittori della scuola veronese, tra cui: Giovan Francesco Caroto, Francesco Torbido, il Moretto, Dionisio Battaglia, Battista del Moro, Paolo Farinati, Jacopo Ligozzi, Bernardino India, Domenico e Felice Brusasorzi.