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Chiesa di Santa Maria di Lourdes

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Veduta del complesso basilicale della chiesa e santuario di Santa Maria di Lourdes, Milano
Veduta del complesso basilicale della chiesa e santuario di Santa Maria di Lourdes, Milano

La chiesa di Santa Maria di Lourdes è un luogo di culto cattolico di rito ambrosiano di Milano sito in via F.lli Induno n. 12 nella zona nord della città, nei pressi del cimitero Monumentale. È parte della zona pastorale I, decanato Sempione. La chiesa è stata elevata nel 1925 a parrocchia e nel 1958, centennale dell'apparizione della Vergine a Bernadette, al rango di basilica minore romana dal cardinale Montini, poi papa Paolo VI. L'edificio fu eretto fra il 1897 e il 1902 su progetto dell'architetto Alfredo Campanini (1873-1926), noto per le sue architetture Liberty ed eclettiche milanesi.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Chiesa di Santa Maria di Lourdes (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Chiesa di Santa Maria di Lourdes
Via Giacomo Soldati, Milano Bullona

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Santa Maria di Lourdes

Via Giacomo Soldati
20154 Milano, Bullona
Lombardia, Italia
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Veduta del complesso basilicale della chiesa e santuario di Santa Maria di Lourdes, Milano
Veduta del complesso basilicale della chiesa e santuario di Santa Maria di Lourdes, Milano
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Luoghi vicini

Villa Simonetta
Villa Simonetta

Villa Simonetta è una villa rinascimentale situata a Milano in via Stilicone 36, edificata alla fine del XV secolo e poi più volte ampliata e ristrutturata. Oggi la villa è di proprietà comunale ed è sede della Civica Scuola di Musica "Claudio Abbado". Il nucleo principale della villa, a pianta rettangolare, fu edificato fra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI per volere di Gualtiero Bascapè, cancelliere di Ludovico il Moro, che aveva acquistato il terreno (allora fondo agricolo in aperta campagna) dall'Ospedale Maggiore. Bescapé visse nella villa, allora denominata "La Gualtiera", solo per due anni, prima di morire. Dopo la sua morte la villa passò di mano, appartenendo fra l'altro alla famiglia Rabia; negli stessi decenni sono documentati (per esempio nel 1531) lavori di ampliamento e ristrutturazione. Nel 1544 la proprietà fu venduta a Gian Paolo Cicogna, e in seguito acquisita dal governatore di Milano Ferrante I Gonzaga. Nel 1547 Gonzaga affidò all'architetto pratese Domenico Giuntalodi il compito di ristrutturare la villa e di ampliarla, trasformandola in una lussuosa residenza di rappresentanza. Fu Giunti a introdurre le ali laterali (e quindi l'attuale pianta a U) e il portico in facciata. Nel 1555, quando Gonzaga venne richiamato in Spagna, la villa passò alla famiglia Simonetta, diventando uno degli edifici più prestigiosi della Milano di epoca barocca. Seguirono altri passaggi di proprietà, che fra il XVII e il XIX secolo portarono Villa Simonetta nelle mani di diverse famiglie, fra cui i Castelbarco, i Clerici e gli Osculati. L'aspetto di Villa Simonetta nel XVIII secolo è documentato dal trattato Ville di delizia o sieno palagi camparecci nello stato di Milano del 1726, in cui si legge: Sempre nel testo di Dal Re si trovano incisioni che mostrano l'aspetto della villa, ma che sono oggi giudicate in parte non attendibili: mostrano, per esempio, ulteriori loggiati la cui esistenza è stata messa seriamente in dubbio dalle opere di restauro avvenute negli anni sessanta. Agli inizi del XIX secolo la villa appartenne alla "Compagnia della teppa", un gruppo di giovani nobili dediti a goliardia e libertinaggio, e acquisisce il nomignolo di villa dei balabiott (dal milanese, la "villa di quelli che ballano nudi"). Nel 1836 diventò un ospedale per malati di colera; questo diede inizio alla sua decadenza, accelerata alla fine del secolo dalla costruzione della ferrovia in prossimità del giardino. I successivi cambiamenti della destinazione d'uso testimoniano che l'abitazione non era più considerata "luogo di delizie": venne infatti adibita a fabbrica di candele, officina meccanica, casa operaia, caserma, falegnameria e osteria. Durante la Seconda guerra mondiale, a causa della vicinanza degli scali ferroviari, la villa subì un pesante bombardamento, che ne distrusse la facciata. Il restauro alla forma originale è stato iniziato nel 1959 dal comune, e proseguito negli anni sessanta. Nello stesso periodo è stata messa in atto una bonifica della zona. Al corpo principale della villa, rettangolare come accennato, furono aggiunte già nel XVI secolo due ali laterali porticate che conferirono alla villa l'attuale pianta a U. Sempre del XVI secolo, ma successivo alle ali, è il loggiato colonnato applicato alla facciata. La pianta a U si apre in direzione del giardino. La facciata di stile classicheggiante, comprende un portico a nove arcate, con volta a botte, sorretto da pilastri adornati da semicolonne in stile toscano e poggianti su basamenti quadrati. Il portico è sovrastato da due ordini di logge con balaustre, l'uno con colonne toscane e l'altra con colonne con capitelli corinzi. Il lato orientato verso il giardino, opposto alla facciata, è più semplice; alle due estremità, all'ultimo piano, le pareti esterne si aprono in due loggiati simmetrici. Tutta la villa era originariamente affrescata con dipinti raffiguranti le imprese dei Gonzaga, di cui si conservano solo alcuni frammenti. Guida d'Italia, Milano, Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2005. M.C. Passoni, J. Stoppa, Il tardogotico e il rinascimento, in "Itinerari di Milano e provincia", Provincia di Milano, MIlano, 2000 Silvio Leydi, Rossana Sacchi, Il Cinquecento, in "Itinerari di Milano e provincia", Provincia di Milano, MIlano, 2000. scheda architettonica del SIRBeC - Sistema Informativo dei Beni Culturali della Regione Lombardia, Milano, 2011. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Simonetta

Casa Rustici
Casa Rustici

Casa Rustici è un edificio residenziale multipiano di Milano. Costruita dal 1933 al 1935 su progetto di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni, costituisce uno degli esempi più rilevanti di architettura razionalista del capoluogo lombardo. Il fronte del palazzo si trova a corso Sempione 36 e fa angolo con le vie Mussi e Procaccini. Nei primi anni trenta del XX secolo, in seguito alla rimozione delle due linee ferroviarie che tagliavano il corso Sempione, il quartiere circostante fu interessato da un forte sviluppo edilizio, con la costruzione di edifici residenziali di pregio. In un lotto adiacente all'ex ferrovia per Mortara, il proprietario, Vittorio Rustici, decise inizialmente di far erigere per se stesso una villa a due piani, ma in seguito, per ragioni economiche, si orientò verso un edificio ad appartamenti, riservando per sé il piano attico. Del progetto venne incaricato l'architetto Pietro Lingeri, conosciuto dal Rustici presso la galleria d'arte "Il Milione" frequentata da entrambi. Lingeri aveva aperto da poco uno studio con il giovane architetto comasco Giuseppe Terragni, ed entrambi stavano curando la progettazione di altri edifici residenziali a Milano. I lavori di costruzione della casa Rustici ebbero inizio nel 1933 e si conclusero nel 1935. Nel 1988 l'edificio venne sottoposto a vincolo, in considerazione della sua importanza architettonica. L'edificio occupa un lotto di forma trapezoidale, occupata da due corpi di fabbrica, di cui quello meridionale a pianta rettangolare, e quello settentrionale a pianta a "T" per adattarsi all'andamento obliquo dell'ex sedime ferroviario (poi via Mussi). I due corpi, separati dal cortile interno, sono collegati da una serie di balconate sospese, che hanno la funzione di ricomporre l'unità architettonica dell'edificio, ma anche di chiudere, almeno in parte, l'apertura sul cortile, all'epoca non consentita dal regolamento edilizio vigente. L'edificio, con un volume complessivo di 19 550 m³, conta sei piani più il terreno; di questi, quelli fra il primo e il quinto sono occupati da appartamenti signorili dati in affitto, mentre al piano attico è posta la villa di Vittorio Rustici, proprietario dell'intero immobile, arretrata dal filo stradale e divisa in due parti congiunte da una passerella coperta sospesa. Al piano seminterrato vi sono uffici e autorimesse. La struttura dell'edificio è a pilastri di calcestruzzo armato, con muri di riempimento in Ital-pomice, intonacati o rivestiti di marmi pregiati. Insieme alla "Ca' Brutta" di Muzio e alla casa della Meridiana di de Finetti, la casa Rustici fu una delle poche costruzioni dell'epoca a reinterpretare secondo nuovi schemi il rapporto fra il lotto e il volume costruito; tale innovazione fu guardata con sospetto dalla burocrazia comunale, che respinse il progetto per ben nove volte, ritardandone la costruzione. Quattro case in Milano degli architetti Lingeri e Terragni, in Casabella, n. 85, gennaio 1935, pp. 14-15, ISSN 0008-7181. Piero Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano, Milano, Editoriale Domus, 1990 [1954], pp. 133-136, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\RMS\0160517. Giorgio Ciucci (a cura di), Giuseppe Terragni. Opera completa, Milano, Electa, 1996, pp. 434-436, ISBN 88-435-5297-X. Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Bologna, Zanichelli, 1998 [1980], ISBN 88-08-05210-9. Ada Francesca Marcianò, Giuseppe Terragni. Opera completa 1925-1943, Roma, Officina Edizioni, 1987, pp. 116-119, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\CFI\0092218. Ville e palazzi di Milano Casa Comolli-Rustici Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su casa Rustici Casa Rustici, su lombardiabeniculturali.it.

Corso Sempione
Corso Sempione

Corso Sempione è un'importante strada radiale di Milano. Aperta nel 1801 come primo tronco della strada per il Sempione (realizzata in età napoleonica per collegare Milano a Parigi), si presenta come un largo viale alberato e rettilineo, prospetticamente puntato sull'Arco della Pace, secondo la moda neoclassica. Il progetto ha evidenti riferimenti agli Champs-Elysées di Parigi. Sfocia nell'attuale Piazza Firenze, originariamente rondò per le carrozze dei nobili. Corso Sempione ha origine dall'omonima porta nelle mura, aperta per l'occasione, e si dirige verso nord-ovest. La penetrazione urbana dell'asse, pur prevista, non fu mai realizzata: l'area adibita a piazza d'armi continuò infatti ad essere adibita a tale uso fino a fine Ottocento, sostituita quindi dal Parco Sempione, e il prolungamento del corso all'interno della città fu realizzato anch'esso a fine Ottocento, secondo un disegno più modesto. Verso la campagna, il corso Sempione terminava al rondò Biraghi , l'attuale piazza Firenze, realizzato per consentire l'inversione delle carrozze dei nobili a passeggio, secondo gli usi del tempo. Più oltre, nella località Cagnola, l'attuale Piazzale Accursio, la strada si biforcava, confluendo con due brevi tronchisulle preesistenti strade Gallaratese e Varesina. Con la restaurazione austriaca l'asse del Sempione perse importanza, sostituito dall'asse diretto verso nord-est, in direzione della Villa di Monza (attuali corso Venezia, corso Buenos Aires e viale Monza); dopo l'Unità d'Italia il corso Sempione venne addirittura tagliato a livello da due linee ferroviarie: nel 1870 quella per Vigevano (soppressa poi nel 1931) e nel 1879 quella per Saronno (portata in trincea nel 1929). In seguito all'elettrificazione delle tranvie urbane, avvenuta negli ultimi anni del XIX secolo, fu necessario costruire due cavalcaferrovia tranviari. Attualmente il corso possiede una carreggiata centrale, percorsa da un intenso traffico automobilistico, e due controviali laterali, separati da due strisce di verde pubblico. Un progetto dell'arch. Álvaro Siza prevedeva la soppressione della carreggiata centrale, da adibirsi anch'essa a giardino; tale intervento, mai realizzato, doveva essere compreso nel sistema di riqualificazione delle strade cittadine dirette all'area dell'Expo 2015 (la cosiddetta "via di terra"). Qui ha sede il centro di produzione TV della RAI Radiotelevisione Italiana. Sul lato sinistro: al n. 25 la sede del gruppo rionale fascista "P. E. Crespi", costruito dal 1938 al 1939 su progetto di Gianni Angelini, Giuseppe Calderara e Tito Varisco; al n. 27 la sede RAI, già EIAR, costruita nel 1939 su progetto di Gio Ponti; al n. 33 un edificio residenziale, costruito dal 1955 al 1957 su progetto di Piero Bottoni; al n. 43 il grattacielo "Vespa", costruito nel 1955 su progetto di Luigi Vietti; al n. 55 un complesso direzionale, costruito dal 1984 al 1988 su progetto di Fausto, Lucio e Vincenzo Passarelli; al n. 75 un edificio per abitazioni, costruito nel 1965 su progetto di Mario Asnago e Claudio Vender; al n. 81 un edificio per abitazioni, costruito nel 1953 su progetto di Gianemilio, Pietro e Anna Monti. Sul lato destro: al n. 36 la Casa Rustici, costruita dal 1933 al 1935 su progetto di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni; al n. 38 un edificio per abitazioni e negozi, costruito dal 1952 al 1954 su progetto di Gianemilio, Pietro e Anna Monti; al n. 66 un edificio per uffici, costruito dal 1946 al 1947 su progetto di Eugenio ed Ermenegildo Soncini al n. 86 un edificio per abitazioni, costruito dal 1955 al 1956 su progetto di Vittore Ceretti. Domodossola FN Stazione di Milano Domodossola Maurizio Grandi, Attilio Pracchi, Milano. Guida all'architettura moderna, Zanichelli, 1980. ISBN 8808052109. Giuliana Gramigna, Sergio Mazza, Milano. Un secolo di architettura milanese dal Cordusio alla Bicocca, Hoepli, Milano 2001. ISBN 88-203-2913-1. Touring Club Italiano, Guida d'Italia. Milano, 2003. ISBN 88-365-2766-3. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Sempione

Palazzo Michelin
Palazzo Michelin

Il Palazzo Michelin è un palazzo per uffici, situato a Milano in Corso Sempione 66. Fu progettato da Eugenio ed Ermenegildo Soncini, che lo realizzarono tra il 1946 e il 1948. Il progetto fu assegnato per concorso e fu il primo vinto e realizzato dal loro studio. La committente, la Società Italiana Michelin, chiedeva un edificio in cui alloggiare la propria sede e il magazzino di vendita dei suoi prodotti, e, se possibile, anche di uffici da affittare. Il lotto da edificare era quello su cui un tempo sorgeva la vecchia sede della Società, distrutta durante la guerra. Nonostante la ristrettezza dell'area a disposizione, il progetto è riuscito a contemperare due esigenze contrastanti: "il massimo sfruttamento della superficie e la massima libertà di circolazione nei cortili interni, del traffico sia pesante (autotreni) sia leggero (auto private), e ha saputo comporre in unico organismo le esigenze commerciali della Società e quelle degli uffici". L'edificio sorge a filo strada ed è composto da un corpo doppio su strada di otto piani e da un corpo interno di quattro piani, organizzati in nuclei, operativamente indipendenti: Il nucleo commerciale: il magazzino merci, al primo piano sotterraneo che copre l'intera area; il magazzino smistamento merci, al piano terreno, con banchina di carico e scarico; la sala vendite al terreno; il cortile grande per la manovra degli autotreni (con ingresso sulla sinistra della facciata); il cortile minore per gli automezzi privati e il servizio di montaggio gomme e rettifica (con ingresso sulla destra della facciata). Il nucleo per la sede della Società: dal primo al quinto piano gli uffici, all'ottavo la direzione; ingresso indipendente al centro della facciata. Il nucleo degli uffici in affitto: al sesto e al settimo piano, con ingresso indipendente sulla sinistra della facciata. I due corpi sono disposti a T; nell'incrocio si trovano gli elementi per la circolazione verticale: scale, ascensori, montacarico merci e montacarte per i documenti. Alla estremità di sinistra del corpo alto vi sono le scale e gli ascensori per il servizio degli uffici da affittare. Al piano terreno un porticato continuo consente tutti gli accessi al coperto. Per ragioni di circolazione, di smistamento dei veicoli e del controllo degli accessi la pianta di questo piano è caratterizzata da grandi curve. L'entrata per gli impiegati della società è a destra, la sala di vendita al centro. Ai piani superiori, l'atrio di arrivo della scala e degli ascensori è nel punto di incrocio dei due corpi di fabbrica, così che il controllo del piano può essere effettuato da un solo fattorino. L'adozione di tramezze mobili in legno di rovere, che possono essere disposte sia nel senso trasversale che longitudinale, consente di variare a piacere le dimensioni degli uffici. Le tramezze sono vetrate, per il controllo degli impiegati. Nel cortile grande si smistano e si attestano gli autotreni alla banchina di scarico; il fabbricato interno è a sbalzo su di questa: si è così ottenuto più spazio per la manovra dei veicoli e una pensilina sopra la banchina. Il materiale scaricato è convogliato per mezzo di scivoli automatici in metallo alla sala di smistamento sotterranea e da qui inoltrato nei capaci magazzini che occupano l'intera area. Essi sono illuminati dall'alto con pannelli di vetrocemento inseriti nel lastricato del cortile. L'architettura nasce dalla volontà di liberarsi dalla “imperiosa legge del cubo chiuso, dal motivo sino ad allora imperante delle compatte superfici di cemento”. Sono evidenti "le connessioni con il cosiddetto stile trasparente e con altre opere del Razionalismo Italiano, come la Casa del Fascio (1934), a Como, e la Casa Rustici (1933-5), a Milano, di Terragni. Come Terragni esibisce nelle sue due case il telaio strutturale, così i Soncini creano un'architettura che è espressione diretta dei propri elementi costruttivi." “La facciata sulla strada, modulata sul nucleo dell’ufficio tipo, è caratterizzata dalle solette di schermo, di grande rilievo, che ne determinano l’unità compositiva con nette ombre ritmate orizzontalmente. Il motivo è ripreso dalla nota chiara, pure orizzontale, delle mascherature delle scaffalature sotto le finestre.” "Le facciate interne del corpo alto hanno il medesimo motivo di composizione lesenato a riquadri della fronte sulla strada e si distaccano per contrasto dalla composizione architettonica del corpo centrale sospeso, caratterizzato dalle ampie finestrate continue che pongono in risalto la leggerezza dell'aerea struttura." La facciata principale è rivestita di ceramica verde acqua marina; le facciate interne sono in intonaco con polvere di marmo, pure di tinta verde. I pannelli delle finestre sono realizzati con una lega di alluminio anodizzato. Data l'esposizione a sud-ovest si sono adottate solette di schermo dai raggi solari estivi, realizzate in cemento armato rivestito di ceramica, la cui dimensione è stata determinata con prove eseguite sul posto al solstizio di inverno e agli equinozi. Si è così eliminata l'insolazione sia del piano utile di lavoro negli uffici, sia di buona parte della superficie vetrata, per evitare l'effetto serra. Queste schermature furono utilizzate anche da Le Corbusier nella Unité d'Habitation a Marsiglia, realizzata lo stesso anno. La costruzione è in cemento armato. Non vi sono murature d'ambito per il corpo principale, in quanto il pannello della finestra va da pilastro a pilastro e da pavimento a soffitto. L'interasse dei pilastri corrisponde alla dimensione dell'unità spaziale di un ufficio. Molto originale è l'ossatura portante del fabbricato interno a sbalzo sul cortile maggiore: la parte in aggetto è sostenuta da piedritti tiranti in facciata, vincolati a un sistema di tre mensoloni sulla sommità dell'edificio che poggiano su tre campate di pilastri, posti in profondità rispetto alla facciata. Ciò rende il piazzale interno libero da ingombri. L'edificio è riscaldato con pannelli radianti posti a soffitto; lo stesso impianto, con circolazione d'acqua dal sottosuolo, procura il raffreddamento estivo. Una rete di canali d'aria, passante a soffitto nei corridoi, consente di immettere in ogni ufficio aria umida o aria secca, in modo da ottenere il massimo condizionamento e una perfetta ventilazione. Tutti gli uffici erano serviti dalla posta pneumatica.r red., La nuova sede della Michelin di Milano, in "Vitrum", n. 4-5, pag. 17, 1950 C. Bassi - F. Berlanda e G. Boschetti, Scala in un Palazzo per uffici, in "Documenti di Architettura, Composizione e Tecnica Moderna", pag. 837, 1954 P. Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano: guida, Editoriale Domus, Milano 1954 C. Pagani, Architettura italiana oggi, pag. 176-178, Hoepli, Milano 1955 J. Peter, Alluminium in modern architecture, Reynolds Metals Co., Louisville 1956 N. Pevsner, Storia dell’architettura europea, Laterza, Bari 1959 A. Kordalis, N. Tommasi, Eugenio ed Ermenegildo Soncini tra sperimentalismo e rigore tecnologico negli anni della Ricostruzione, tesi di laurea (relatore L. Crespi, co-relatore E. Triunveri) Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano, 1996