place

Museo del profumo di Milano

Musei di MilanoPagine con mappeVoci con template Museo senza Note visitatori
Una sala del Museo Del Profumo di Milano
Una sala del Museo Del Profumo di Milano

Il museo del profumo di Milano è nato a Milano nel 2004. Ha sede in via Messina, 55.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Museo del profumo di Milano (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Museo del profumo di Milano
Via Messina, Milano Ghisolfa

Coordinate geografiche (GPS) Indirizzo Numero di telefono Luoghi vicini
placeMostra sulla mappa

Wikipedia: Museo del profumo di MilanoContinua a leggere su Wikipedia

Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 45.488916 ° E 9.170726 °
placeMostra sulla mappa

Indirizzo

Osteria dei Poeti

Via Messina 55
20154 Milano, Ghisolfa
Lombardia, Italia
mapAprire su Google Maps

Numero di telefono

call+393482431491

Una sala del Museo Del Profumo di Milano
Una sala del Museo Del Profumo di Milano
Condividere l'esperienza

Luoghi vicini

Villa Simonetta
Villa Simonetta

Villa Simonetta è una villa rinascimentale situata a Milano in via Stilicone 36, edificata alla fine del XV secolo e poi più volte ampliata e ristrutturata. Oggi la villa è di proprietà comunale ed è sede della Civica Scuola di Musica "Claudio Abbado". Il nucleo principale della villa, a pianta rettangolare, fu edificato fra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI per volere di Gualtiero Bascapè, cancelliere di Ludovico il Moro, che aveva acquistato il terreno (allora fondo agricolo in aperta campagna) dall'Ospedale Maggiore. Bescapé visse nella villa, allora denominata "La Gualtiera", solo per due anni, prima di morire. Dopo la sua morte la villa passò di mano, appartenendo fra l'altro alla famiglia Rabia; negli stessi decenni sono documentati (per esempio nel 1531) lavori di ampliamento e ristrutturazione. Nel 1544 la proprietà fu venduta a Gian Paolo Cicogna, e in seguito acquisita dal governatore di Milano Ferrante I Gonzaga. Nel 1547 Gonzaga affidò all'architetto pratese Domenico Giuntalodi il compito di ristrutturare la villa e di ampliarla, trasformandola in una lussuosa residenza di rappresentanza. Fu Giunti a introdurre le ali laterali (e quindi l'attuale pianta a U) e il portico in facciata. Nel 1555, quando Gonzaga venne richiamato in Spagna, la villa passò alla famiglia Simonetta, diventando uno degli edifici più prestigiosi della Milano di epoca barocca. Seguirono altri passaggi di proprietà, che fra il XVII e il XIX secolo portarono Villa Simonetta nelle mani di diverse famiglie, fra cui i Castelbarco, i Clerici e gli Osculati. L'aspetto di Villa Simonetta nel XVIII secolo è documentato dal trattato Ville di delizia o sieno palagi camparecci nello stato di Milano del 1726, in cui si legge: Sempre nel testo di Dal Re si trovano incisioni che mostrano l'aspetto della villa, ma che sono oggi giudicate in parte non attendibili: mostrano, per esempio, ulteriori loggiati la cui esistenza è stata messa seriamente in dubbio dalle opere di restauro avvenute negli anni sessanta. Agli inizi del XIX secolo la villa appartenne alla "Compagnia della teppa", un gruppo di giovani nobili dediti a goliardia e libertinaggio, e acquisisce il nomignolo di villa dei balabiott (dal milanese, la "villa di quelli che ballano nudi"). Nel 1836 diventò un ospedale per malati di colera; questo diede inizio alla sua decadenza, accelerata alla fine del secolo dalla costruzione della ferrovia in prossimità del giardino. I successivi cambiamenti della destinazione d'uso testimoniano che l'abitazione non era più considerata "luogo di delizie": venne infatti adibita a fabbrica di candele, officina meccanica, casa operaia, caserma, falegnameria e osteria. Durante la Seconda guerra mondiale, a causa della vicinanza degli scali ferroviari, la villa subì un pesante bombardamento, che ne distrusse la facciata. Il restauro alla forma originale è stato iniziato nel 1959 dal comune, e proseguito negli anni sessanta. Nello stesso periodo è stata messa in atto una bonifica della zona. Al corpo principale della villa, rettangolare come accennato, furono aggiunte già nel XVI secolo due ali laterali porticate che conferirono alla villa l'attuale pianta a U. Sempre del XVI secolo, ma successivo alle ali, è il loggiato colonnato applicato alla facciata. La pianta a U si apre in direzione del giardino. La facciata di stile classicheggiante, comprende un portico a nove arcate, con volta a botte, sorretto da pilastri adornati da semicolonne in stile toscano e poggianti su basamenti quadrati. Il portico è sovrastato da due ordini di logge con balaustre, l'uno con colonne toscane e l'altra con colonne con capitelli corinzi. Il lato orientato verso il giardino, opposto alla facciata, è più semplice; alle due estremità, all'ultimo piano, le pareti esterne si aprono in due loggiati simmetrici. Tutta la villa era originariamente affrescata con dipinti raffiguranti le imprese dei Gonzaga, di cui si conservano solo alcuni frammenti. Guida d'Italia, Milano, Edizioni Touring Club Italiano, Milano 2005. M.C. Passoni, J. Stoppa, Il tardogotico e il rinascimento, in "Itinerari di Milano e provincia", Provincia di Milano, MIlano, 2000 Silvio Leydi, Rossana Sacchi, Il Cinquecento, in "Itinerari di Milano e provincia", Provincia di Milano, MIlano, 2000. scheda architettonica del SIRBeC - Sistema Informativo dei Beni Culturali della Regione Lombardia, Milano, 2011. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su villa Simonetta

Monumento funebre a Isabella Airoldi Casati
Monumento funebre a Isabella Airoldi Casati

Il monumento funebre a Isabella Airoldi Casati, anche noto come La morente, è un'edicola funeraria situata presso il Cimitero Monumentale di Milano. È composta di una scultura a dimensioni reali in bronzo realizzata nel 1890-1891 dallo scultore Enrico Butti (1847-1932). Il monumento fu posto a corredo dell'edicola Casati, sepoltura della nobile milanese Isabella Airoldi in Casati (1865-1889). L'opera in bronzo fu commissionata dalla famiglia della giovane Isabella Airoldi, moglie del conte Gian Luigi Casati, morta di parto all'età di 24 anni e sepolta al Cimitero Monumentale, il quale fin dalla sua apertura nel 1866 era divenuto celebre per le opere d'arte funeraria che adornavano le sepolture della borghesia milanese. La giovane Isabella viene ritratta abbandonata sul letto di morte nell'attimo del trapasso, con il ventre ricoperto da un drappo e su cui è appoggiato un grande crocifisso, i seni nudi e le chiome sparse sul cuscino. Dietro al capo della giovane un grande disco con una schiera di angeli che scendono dall'alto per accompagnare la morta nell'Aldilà. Modella per la scultura del Butti fu Virginia Sevesi, modella prediletta e poi compagna dello scultore. L'opera fu presentata dal Butti alla Prima Esposizione Triennale del 1891 della Regia Accademia di Belle Arti di Brera e catalogata come Monumento funerario in bronzo; pronosticata vincente dalla critica per l'assegnazione del premio Principe Umberto tuttavia non entrò nella rosa dei premiati, venendo preferite tre opere pittoriche di Pietro Fragiacomo (Pace), Adolfo Feragutti (Ritratto di Signora) e di Cesare Laurenti (Le Parche). All'epoca della presentazione dell'opera vi fu un reale turbamento della giuria e del pubblico che, colpiti dalla nudità della giovane giacente, la ritennero poco decorosa per una scultura tombale. Ne seguì una vera e propria polemica che vide schierarsi a favore o contro il Butti sia critici che osservatori. Ancora oggi, grazie anche alla sua posizione particolarmente visibile all'interno del Monumentale, l'edicola Casati è fra i monumenti più ammirati del cimitero milanese e meta di turisti e visitatori. Il gesso preparatorio del monumento è conservato e visibile presso il Museo Enrico Butti di Viggiù (VA), gipsoteca che raccoglie una vasta collezione di opere dello scultore. Arturo Demarchi, Prima esposizione triennale 1891 - Catalogo ufficiale illustrato, Milano, 1891, p. 7, ISBN non esistente. Ospitato su archive.org. Atti dell'imp. regia Accademia di belle arti in Milano per la distribuzione de' premi, Anni 1890 e 1891, Milano, F. Manini - Wiget, 1893, p. 207, ISBN non esistente. Ospitato su archive.org. La morente, su Musei Civici Viggiutesi, http://www.museiciviciviggiutesi.com (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2018). Prima Esposizione Triennale di Belle Arti Accademia di belle arti di Brera Cimitero Monumentale di Milano Edicole funerarie del Cimitero Monumentale di Milano Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Monumento funebre a Isabella Airoldi Casati