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Prenestino-Labicano

Pagine con mappeRoma Q. VII Prenestino-Labicano
Porta Maggiore cropped
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Prenestino-Labicano è il settimo quartiere di Roma, indicato con Q. VII. Prende il nome dalla via Prenestina e dalla antica via Labicana, oggi tratto iniziale di via Casilina.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Prenestino-Labicano (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Prenestino-Labicano
Via Isidoro di Carace, Roma Municipio Roma V

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Coordinate geografiche (GPS)

Latitudine Longitudine
N 41.8852 ° E 12.5381 °
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Indirizzo

Centro anziani Casa delle culture e delle generazioni

Via Isidoro di Carace 187a
00176 Roma, Municipio Roma V
Lazio, Italia
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Luoghi vicini

Chiesa di San Luca Evangelista (Roma)
Chiesa di San Luca Evangelista (Roma)

La chiesa di San Luca evangelista è una chiesa di Roma, nel quartiere Prenestino-Labicano, in largo San Luca Evangelista (via Roberto Malatesta). È stata costruita tra il 1955 ed il 1958 su progetto degli architetti Lucio e Vincenzo Passarelli, ed inaugurata solennemente da monsignor Luigi Traglia il 20 giugno 1957. La chiesa è sede parrocchiale, eretta il 2 gennaio 1956 con il decreto del cardinale vicario Clemente Micara Neminem sane latet. È anche sede del titolo cardinalizio di “San Luca a Via Prenestina”, istituito da papa Paolo VI il 29 aprile 1969. La chiesa è stata visitata da Giovanni Paolo II il 4 novembre 1979. A partire dal 1996 ha subito dei grandi lavori di ristrutturazione che ne hanno alterato molto l'aspetto. Infatti, originariamente il corpo del sacro edificio non era suddiviso, come appare oggi, da un solaio orizzontale per ricavare un salone inferiore, alterando completamente i rapporti spaziali. La facciata è suddivisa in tre parti: la parte centrale è a mattoni rossi, in cui spicca un protiro moderno, con un altorilievo realizzato in argilla smaltata e cemento, opera di Angelo Biancini, ove sono rappresentati episodi e figure bibliche e storiche tra le quali, sulla destra, san Luca; e due parti laterali, speculari tra loro, composte da una grande vetrata a tutta altezza. La chiesa è affiancata da un'alta struttura campanaria. Il basso portale d'ingresso introduce in un atrio da cui si accede direttamente alla cripta, e, tramite una rampa di scale, alla chiesa sovrastante. Cripta e chiesa hanno il piano leggermente in discesa verso i rispettivi altari. L'interno della chiesa è a pianta rettangolare, a tre navate, suddivise da pilastri in cemento, collocati molto vicino alle pareti, così da ridurre ai minimi termini le due navatelle laterali e dare ampio spazio alla navata centrale. I pilastri sorreggono le travi di cemento del soffitto, le cui strutture ondulate creano un plastico effetto di movimento e di chiaroscuri. Il presbiterio e la parete di fondo sono interamente ricoperti di mosaici. Nella parete di fondo, sono raffigurati, in alto lo Spirito Santo e Dio Padre; al centro una grande croce da cui emerge un Cristo bronzeo; e ai suoi lati le figure di Maria e di Giovanni. Alle spalle della sede, vi è un mosaico con un Cristo pantocratore benedicente, affiancato da rappresentazioni di architetture e di paesaggi di stile leonardesco. Ai lati di questi, sono posti, alla destra una icona raffigurante la Vergine col bambino; alla sinistra il tabernacolo, nella cui porta, anch'essa in mosaico, sono raffigurati i simboli dei pani e dei pesci. A destra dell'altare maggiore è posto il fonte battesimale, composto da una vasca circolare percorsa da un mosaico con motivi acquatici; alla sinistra, è l'ambone con la raffigurazione, in mosaico, dei simboli dei quattro evangelisti. Alle spalle del fonte battesimale e dell'ambone, in due mosaici distinti sono raffigurati gli apostoli. Alle pareti laterali, sono appesi quadri con figure di santi; nella navata di destra è posta una grande statua lignea di san Luca, mentre in quella di sinistra statue devozionali. Sui pilastri delle navate si possono notare i pannelli della Via Crucis in ceramica smaltata, e nella navata di destra un trittico, anch'esso in ceramica, raffigurante l’Annunciazione; entrambe le opere sono di Angelo Biancini. C. Rendina, Le Chiese di Roma, Milano, Newton & Compton Editori, 2000, p. 181. G. Carpaneto, Quartiere VII. Prenestino-Labicano inː AAVV, I quartieri di Roma, Roma, Newton & Compton Editori, 2006. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa di San Luca Evangelista Parrocchia diocesana – S. Luca Evangelista, su diocesidiroma.it. gio-gio, Chiesa di San Luca Evangelista., su ArchiDiAP, 20 febbraio 2017. Chiesa di San Luca in via Gattamelata, su studiopassarelli.it.

Ex fabbrica SNIA Viscosa

L'ex fabbrica SNIA Viscosa, già CISA Viscosa, è stato un complesso industriale di Roma, situato nel quartiere Tiburtino su via Prenestina, all'altezza di largo Preneste, nell'attuale parco delle Energie. Il 2 maggio 1922, in località Acqua Bulicante, fuori Porta Maggiore, venne iniziata la costruzione di uno dei più grandi opifici d'Italia, e il 5 settembre 1923, iniziò la produzione della Società generale Italiana della Viscosa (American Chatillon Corporation) di seta artificiale. Nel 1929, avendo legami commerciali internazionali ed essendo dotata di capitali statunitensi, l'opificio risentì molto della grande depressione, che sconvolse l'intera economia mondiale. Dal 1930 al 1932 gli operai scesero da 2383 a 1339 in seguito a più di mille licenziamenti. Lo stato fascista venne in aiuto alla fabbrica, legandola sempre più, negli anni a seguire, alla politica economica del governo. Prima durante la guerra d'Etiopia poi durante la seconda guerra mondiale, la Viscosa viene indirizzata dal regime a produrre uniformi e altre forniture militari, rinvigorendone le attività. Nel marzo del 1944 lo stabilimento subisce uno dei bombardamenti che gli Alleati effettuarono su Roma e, una volta terminata la guerra, per la fabbrica comincia il declino, portando il numero di operai da 1660 nel 1949 ad appena 120 nel 1953. Nel 1954 l'opificio chiude definitivamente, lasciando lo stabilimento in stato di abbandono. Nel 1969 la CISA Viscosa viene assorbita dalla SNIA Viscosa che, nel 1982, cederà tutte le sue proprietà immobiliari alla Società Immobiliare Snia. Nel 1990 il complesso di via Prenestina viene ceduto alla società immobiliare Pinciana 188 che presenta subito la richiesta di concessione per la costruzione di un edificio per attività produttive prima al Comune di Roma, quindi alla Regione Lazio, che rilascia la concessione. Successivamente la società del costruttore Antonio Pulcini, Ponente 1978, assorbe la Pinciana 188. Il cantiere apre nel 1992 ma uno sbancamento di terreno comporta lo sfondamento della falda acquifera del fosso della Marranella che riempie subito lo scavo effettuato. Per liberarsi dell'acqua, il costruttore fa deviare il flusso verso il collettore fognario che, però, essendo la sua portata insufficiente per la quantità d'acqua convogliata, comporta l'allagamento del sito e dell'adiacente largo Preneste. Scoperto il danno e accertata anche la falsificazione della planimetria presentata sul progetto, la concessione edilizia viene annullata. Successivi ricorsi del costruttore verranno respinti. L'acqua che fuoriesce dal fosso sotterraneo va a formare un piccolo laghetto, ora chiamato lago ex SNIA - Viscosa. Gino Nerbini, Industrie romane. L'industria della seta artificiale (PDF), in Capitolium. Rassegna di attività municipali, anno I, n. 3, Roma, Tumminelli - Istituto Romano di Arti Grafiche, 1925. Carmelo G. Severino, ROMA MOSAICO URBANO. Il Pigneto fuori Porta Maggiore, Roma, Gangemi, 2005, ISBN 978-88-492-0926-6. Pigneto SNIA Viscosa Lago ex SNIA - Viscosa La fabbrica Cisa Viscosa (dal 1939 Snia Viscosa), su Archivio Storico Viscosa - Centro Documentazione Territoriale Maria Baccante. Ex SNIA: il giardino tra relitti di cemento, su Giulia Merlo. Martino Iannone, Roma, è nato un lago e (r)esiste, su Ansa Magazine #73, 2 maggio 2016. Alice Sotgia, Sul filo della pazzia: produzione e malattie del lavoro alla Viscosa di Roma negli anni Venti e Trenta, su Dipartimento di Storia, Culture, Religioni La Sapienza. URL consultato il 15 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2017).

Lago ex SNIA - Viscosa
Lago ex SNIA - Viscosa

Il lago Ex SNIA - Viscosa, più brevemente lago Ex SNIA o lago Bullicante, è uno specchio d'acqua di Roma, alimentato dalle acque sorgive dell'antico fosso della Marranella. È ubicato nel V Municipio capitolino, nella parte orientale della città. La sua genesi, del tutto accidentale, risale agli anni novanta del Novecento e si deve agli avventati lavori di sbancamento in un cantiere per la costruzione di un parcheggio sotterraneo. È uno dei pochissimi casi conosciuti di rinaturazione spontanea avvenuti in Europa; lo specchio d'acqua e il territorio immediatamente circostante, nonostante siano situati al centro di una zona di Roma ampiamente popolata e antropizzata, danno asilo a 358 specie vegetali spontanee e 133 specie coltivate, e a quasi novanta specie di avifauna, incluse nove di interesse comunitario, tra cui l'airone rosso, il martin pescatore, la sgarza ciuffetto e il falco pellegrino. Il peculiare fenomeno ha destato l'interesse scientifico di ricercatori e università europee che hanno condotto studi e indagini sul luogo. Situato in una posizione incuneata fra il quartiere Pigneto, via Prenestina, via di Portonaccio e il quartiere di Casal Bertone, il lago Ex SNIA sorge su un'area industriale dismessa che aveva ospitato l'opificio della CISA Viscosa, il cui stabilimento fu chiuso nel 1954. I terreni del complesso industriale confluirono nel patrimonio della SNIA Viscosa nel 1969, che aveva incorporato per fusione la CISA. Nel 1982 la proprietà cedette terreni e immobili alla Società Immobiliare Snia S.r.l. che li rivendette nel marzo 1990 a un'immobiliare, la Società Pinciana 188 S.r.l. Nell'aprile dello stesso anno, la proprietà ottiene la concessione edilizia per la costruzione di un immobile con destinazione produttiva. Nel novembre 1990 la società immobiliare viene acquisita dalla Ponente 1978 S.r.l., società di proprietà dell'imprenditore edile Antonio Pulcini. Nel 1992 una ditta riconducibile allo stesso imprenditore Antonio Pulcini, durante gli scavi per la costruzione di un parcheggio, annesso a quello che sarebbe dovuto diventare un grande centro commerciale, intercettò una falda acquifera a soli dieci metri sotto il piano, causando l'allagamento del cantiere. Evidentemente si era fatta poca attenzione alla storia della località, chiamata Acqua Bullicante (una delle vie principali del quartiere a poche decine di metri dal sito, porta infatti tale nome) e non si sapeva che lì sotto scorreva il fosso della Marranella, mentre ancora più in profondità, a soli 5 metri dal piano di campagna, si trovava una falda acquifera di acqua minerale proveniente dai depositi del vulcano dei Colli Albani. Durante gli scavi fu intercettata la falda che cominciò a sgorgare e a riempire l'invaso artificiale creatosi con i lavori. All'inizio, nel tentativo di scongiurare il prevedibile blocco dei lavori, la società di costruzioni mise in atto l'espediente di deviare il flusso d'acqua convogliandolo nelle fognature. Il rimedio si rivelò maldestro e determinò il sovraccarico delle fogne e l'esplosione delle condotte, con conseguente allagamento di largo Preneste. L'acqua finì con l'invadere l'invaso artificiale rendendo l'area impraticabile a ulteriori lavori di sbancamento e costruzione, determinando, così, la creazione di un laghetto che la vena continua ad alimentare garantendone l'equilibrio idrico. L'evento mosse comitati cittadini a interrogarsi sulla bontà del progetto e a presentare un esposto alla Procura di Roma sulla liceità della concessione edilizia. Successive indagini e il conseguente giudizio penale avrebbero attestato la falsificazione della planimetria e quindi l'irregolarità delle opere effettuate. Nel 1993 con ordinanza n.155 della VI Circoscrizione del Comune di Roma fu ordinata la demolizione delle opere eseguite. Il costruttore presentò ricorso avverso l'ordinanza di demolizione; il ricorso fu parzialmente accolto nel 2010 a causa dell'inerzia del Comune a difendersi. Il 30 giugno del 2020, con decreto del Presidente della Regione Lazio nº T00108 è stato istituito il monumento naturale denominato Lago Ex SNIA - Viscosa, ma nulla è stato fatto per rimuovere dall'area i manufatti risalenti al cantiere degli anni 1990. Nonostante parte dell'area sia stata dichiarata monumento naturale, progetti edilizi di costruzione intensiva nelle aree non espropriate e limitrofe al lago, fanno temere per la salute dell'ecosistema, simbolo dell'autorigenerazione naturalistica. Nel novembre del 2023 i comitati cittadini si sono rivolti nuovamente all'amministrazione comunale affinché si adoperi per la tutela del sito, continuando l'esproprio di tutta l'area. Il lago Bullicante è gemellato con il lago antropogenico sorto nel Marais Wiels, che si trova nel comune di Forest nella Regione di Bruxelles-Capitale. A settembre 2022, a Roma, si è celebrato il rito del gemellaggio per riconoscere le comuni vicende e iniziare un percorso di valorizzazione comune. Il lago è all'interno del parco pubblico detto "delle Energie", in una zona sottoposta a vincoli paesaggistici e archeologici. Le sue acque sono pulite e potenzialmente balneabili ed è possibile attraversarlo in canoa. Per estensione della superficie supera il laghetto di Villa Borghese e per questo è il più grande all'interno dell'anello ferroviario che cinge la capitale. La posizione del sito contribuisce alla rilevante biodiversità faunistica presente: il lago si colloca in prossimità delle direttrici di spostamento dell'avifauna, non lontano da altre zone umide quali l'Aniene e il parco della Cervelletta, costituendo uno dei pochissimi ambienti naturali dell'area, scelto come punto di sosta e di riposo da numerose specie all'interno di una zona ad altissima urbanizzazione. Il lago presenta una ricca biodiversità, favorita, secondo uno studio dell'ISPRA del 2022, dall'habitat lacustre che presenta ambienti di rilevante interesse naturalistico, importanti per la ricolonizzazione di specie sia vegetali sia animali. La vegetazione rilevata nell'area comprende 358 specie spontanee e 133 specie coltivate. La flora catalogata appartenente a undici comunità vegetali e, anche se in alcune di esse sono preponderanti specie esotiche, nel complesso l'habitat può essere considerato naturale o seminaturale. I ruderi presenti aiutano l'insediamento di piante come il pino d'Aleppo e l'alaterno. Sono presenti anche il trifoglio scabro e la costolina annuale, diffuse nell'ambiente rurale laziale, ma difficilmente presenti nell'ambiente urbano. Sui bordi del lago sono cresciute spontaneamente la cannuccia palustre, il salice bianco, il pioppo bianco e il pioppo nero. Sono state censite nell'area quasi novanta specie di uccelli comprese nove di interesse comunitario, il mignattaio, il tarabusino, la nitticora, la sgarza ciuffetto, l'airone rosso, la garzetta, il falco di palude, il martin pescatore e il falco pellegrino. Sono state catalogate trenta specie di libellule, quasi un terzo di tutte le quelle censite in Italia. Nei prati circostanti, nidificano i fagiani. Tra i ruderi della fabbrica dismessa, oltre al falco pellegrino, è stata avvistata la civetta. Sono state osservate regolarmente quattro specie di chirotteri: il pipistrello pigmeo, il pipistrello di Savi, il pipistrello albolimbato e il pipistrello nano. Sporadicamente sono state avvistate delle volpi. Per accedere al lago è possibile entrare nel Parco delle Energie accedendo dal civico n.230 di via di Portonaccio. Al lago, nel 2014, è stata dedicata la canzone Il lago che combatte del gruppo Assalti Frontali in collaborazione con il gruppo Il Muro del Canto. Il fumettista Zerocalcare ha dedicato un calendario al lago nel 2017. Paolo Boccacci, I giorni degli squali: mattoni, microfoni, mappe false e altre storie prima di Tangentopoli (PDF), Roma, Cromografia, 2010, SBN IT\ICCU\BVE\0741519. Michele Boato, Quelli delle cause vinte: manuale di difesa dei beni comuni, prefazione di Marinella Correggia, Mestre, Libri di Gaia, 2017, ISBN 978-88-95829-16-6, SBN IT\ICCU\TO0\1992782. Ex fabbrica SNIA Viscosa Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su lago Ex SNIA Ede Martino, Articolo de "La Stampa.it": osservazioni e inesattezze..., su Lago eXSnia. URL consultato il 5 gennaio 2024. Giorgia Colucci e Martino Iannone, Rischia di morire il Lago Bullicante, miracolo di Roma, su Ansa Magazine, n. 149. URL consultato il 5 gennaio 2024. Martino Iannone, Roma, è nato un lago e (r)esiste, su Ansa Magazine, n. 73, 2 maggio 2016. URL consultato il 5 gennaio 2024. Letizia Palmisano, Una Roma che non ti aspetti: aironi, volpi, martin pescatori, picchi e falchi nel cuore della Capitale, su Econews, green economy & sustainable development, 18 febbraio 2015. URL consultato il 5 gennaio 2024.

Chiesa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
Chiesa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

La chiesa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo è un luogo di culto cattolico di Roma, situato nel quartiere Tuscolano, in via Narni. La parrocchia del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo venne istituita il 13 novembre 1972 con decreto Pastorali munere del pro vicario Ugo Poletti, ed affidata ai Missionari del Preziosissimo Sangue; il primitivo luogo di culto consisteva in una cappella di modeste dimensioni risalente al 1964. I lavori di costruzione dell'attuale chiesa, edificata su progetto di Ernesto Vichi e Aldo Aloysi, ebbero inizio nel 1989 e terminarono due anni dopo; essa fu aperta al pubblico nel mese di marzo 1991 e solennemente consacrata il 23 novembre 1991 da monsignor Remigio Ragonesi, vicegerente della diocesi di Roma. Il giorno successivo la consacrazione, la parrocchia ricevette la visita di papa Giovanni Paolo II. La chiesa è caratterizzata da una struttura con elementi portanti in calcestruzzo armato a vista e pareti intonacate di chiaro. La facciata, nella quale si aprono i due portali d'ingresso, presenta una pensilina sorretta da due pilastri, sulla quale sono riportati la titolazione della chiesa e l'anno di consacrazione. L'interno è costituito da un'unica, ampia aula a pianta quadrata, con soffitto anch'esso in cemento armato con una semplice decorazione a cassettoni, nel quale si aprono verso l'esterno diversi lacunari quadrangolari. Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa e in asse con l'ingresso, è costituito da arredi in marmo bianco ed è dominato da un grande crocifisso ligneo. Claudio Rendina, Le Chiese di Roma, Roma, Newton & Compton Editori, 2000, ISBN 978-88-541-1833-1. Stefano Mavilio, Guida all'architettura sacra - Roma 1945-2005, Milano, Electa, 2006, ISBN 88-370-4141-1. Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla chiesa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo