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Nuvola Lavazza

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Headquarter Lavazza
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La Nuvola Lavazza è la sede direzionale della Luigi Lavazza S.p.A., che comprende anche il museo, un sito archeologico, un ristorante, un bistrot, uno spazio eventi, una palestra riservata ai dipendenti, un parcheggio interrato ed una piazza giardino che funge da punto di contatto tra i diversi elementi che la compongono. Sorge nel quartiere Aurora, a Torino ed è stata progettata dallo studio di architetti Cino Zucchi. Inaugurata nell'aprile 2018, si estende per oltre 30.000 metri quadri, è costata oltre 120 milioni di euro e dà impiego a più di 600 persone.

Estratto dall'articolo di Wikipedia Nuvola Lavazza (Licenza: CC BY-SA 3.0, Autori, Immagini).

Nuvola Lavazza
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Luoghi vicini

Valdocco
Valdocco

Valdocco (Valdòch in piemontese) è uno storico rione della città di Torino, inserito nel quartiere Aurora. È delimitato: a nord, dalla Dora Riparia a sud, da Corso Regina Margherita (confine con il Quadrilatero Romano del Centro) ad ovest, da Corso Principe Oddone (confine con Basso San Donato) ad est, da Via Francesco Cigna (confine con Borgo Dora) La tradizione vuole che il toponimo derivi dal latino vallis occisorum (in italiano "valle degli uccisi") perché in questa zona venivano eseguite le sentenze capitali. Altre e più semplici ipotesi ricondurrebbero invece il toponimo a vallis occidentalis (a ovest, di Torino, appunto), oppure occitanis, in riferimento alle vicine valli occitane. In particolare, non è chiaro se già al tempo della colonia degli antichi romani, la parte occidentale dello stesso castrum del Quadrilatero Romano oltre le mura della cosiddetta "Porta Segusina" (nei pressi dell'attuale Piazza Savoia), fosse utilizzata per le esecuzioni capitali, ma sicuramente veniva utilizzata come necropoli.In tempi più recenti, più precisamente dal 1821 al 1835, le impiccagioni dei condannati venivano eseguite in questa zona nell'attuale piazzetta di Via Carlo Ignazio Giulio, mentre dal 1835 al 1852 venivano eseguite alla confluenza degli attuali Corso Valdocco - Via Cigna - Corso Regina Margherita, piazzetta che negli anni divenne appunto, tristemente famosa ai torinesi con il soprannome dialettale di Rondò 'dla Forca. I condannati a morte venivano spesso seguiti da un prete della Confraternita della Misericordia prima di salire al patibolo. In ricordo di quegli eventi, sulla piazzetta-rotonda, all'inizio di Corso Valdocco, una statua, fortemente voluta da tutti i carcerati d'Italia nel 1961 e opera dello scultore Virgilio Audagna, raffigura San Giuseppe Cafasso, spesso soprannominato "il prete della forca", nell'atto di confortare il condannato. Altre fonti propongono un'origine toponomastica del luogo dalla antica lingua germanica, tratta dalla radice wald (bosco o, più letteralmente, gualdo), a indicare la morfologia del territorio nei secoli passati: al pari di Vanchiglia, il terreno scosceso verso il fiume Dora formava una bassura ricca di boscaglie acquitrinose, un paesaggio naturale sopravvissuto fino all'inurbamento dell'area nel XIX secolo.. Valdocco è divenuto successivamente famoso per la nascita e per l'attuale presenza della casa madre della congregazione religiosa dei Salesiani. In questo rione, Giovanni Bosco, poi divenuto santo per la chiesa cattolica, ebbe inizialmente in uso la Tettoia Pinardi e, da qui, iniziò l'attività in favore dei ragazzi del quartiere. Per tutte le attività dei Salesiani nel rione lo stesso fece edificare l'imponente comprensorio religioso del Santuario di Maria Ausiliatrice. Il rione Valdocco, che negli anni cinquanta-sessanta è stato interessato dagli insediamenti di immigrati, conservando da allora l'aspetto tipico dei quartieri operai, termina quindi a settentrione con il ponte di Via Cigna sul fiume Dora Riparia, con la Strada e l'edificio detto del "Fortino": forse ricordando una antichissima torre di avvistamento fluviale, ma in realtà l'attuale torretta del cosiddetto "Fortino" sorse a metà del XIX secolo, in sostituzione delle concerie di Giuseppe Durio, per creare il birrificio "Kursaal-Durio", amministrato da Carlo Metzger. Oggi il Fortino è stato ristrutturato e utilizzato come sede di vari servizi e negozi. Aurora (Torino) Santuario di Maria Ausiliatrice Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Valdocco

Corso Regina Margherita
Corso Regina Margherita

Corso Regina Margherita (anche noto in città semplicemente come Corso Regina) è una delle principali arterie stradali torinesi e costituisce il corso più lungo dell'intera città di ben 8 km insieme a Corso Francia. Intitolato alla regina Margherita di Savoia, prima regina d'Italia, il corso è stato tracciato nel XIX secolo, quando la città di Torino avviava la sua espansione oltre l'antico perimetro delle mura romane, cominciando il periodo dell'espansione industriale, terminato negli anni 1990. Esisteva già un antico viale prima del tracciato ed era chiamato "strada della circonvallazione" e poi Viale San Massimo e di Santa Barbara, a causa del nome di alcune sorgenti d'acqua presenti nella zona di Piazza della Repubblica. Corso Regina Margherita attraversa la città da est ad ovest, separando la zona Nord dal centro storico d'impostazione romana, in particolare delimitando il confine fra il quartiere Aurora (a nord) e il Centro storico della città (a sud). A partire dal lato est, ovvero dal fiume Po, il corso percorre il quartiere Borgo Vanchiglia / Vanchiglietta, lambisce alla sua sinistra i Giardini Reali e le Porte Palatine e, tramite un tunnel inaugurato nel giugno 2000, supera Piazza della Repubblica.Proseguendo in direzione ovest, attraversa il Rondò della Forca (dove fino al XIX secolo si eseguivano pubbliche impiccagioni e dove esiste dal 1961 un monumento dedicato a Giuseppe Cafasso, il cosiddetto "prete degli impiccati"), prosegue nel rione Valdocco e, superato corso Principe Oddone tramite un altro sottopasso, attraversa il quartiere San Donato, per poi costeggiare il lato nord del Parco della Pellerina e terminare il suo sviluppo nell'estremo ovest della città al confine comunale con Collegno. In corso Regina Margherita è ubicata la sede principale dei Vigili del Fuoco, che aveva la storica sede, dal 1883 al 1993, presso Piazza della Repubblica al civico 126; in seguito fu spostata all'altezza del civico 200, mentre negli ultimi anni è stata nuovamente trasferita presso una nuova struttura al civico 330. Il 27 ottobre 2016 il Comune ha intitolato un'area verde ai Vigili del Fuoco, di fronte alla ex-sede, dismessa, del civico 126. Al civico numero 242 aveva sede storica l'azienda dolciaria produttrice delle note Pastiglie Leone; il fabbricato è ora in fase di riconversione abitativa. La ditta di confetti e caramelle "Silvano Venchi & C." nacque nel 1878 in borgo Vanchiglia, ma nel 1905 venne deliberata la costruzione di un nuovo stabilimento in Corso Regina Margherita numero civico 16 (Vanchiglietta), di oltre 12.000 metri quadrati, per circa 500 operai. Un edificio industriale con uffici fu progettato nel 1907 dall'ingegnere Pietro Fenoglio (1865-1927), mentre le sopraelevazioni dei corpi laterali sono successive. Nel 1934 le due più grandi aziende dolciarie torinesi, "Venchi" e "Unica", quest'ultima nata nel 1924, si unirono in un unico marchio, "Venchi & Unica".Nel 1938 l'edificio venne espropriato dall'Esercito per fabbricare calzature e altri oggetti in cuoio.L'opificio militare fu bombardato la notte del 13 luglio 1943 da aerei inglesi con bombe di grosso e grossissimo calibro. A seguito del bombardamento, cinque locali a uso industriale furono completamente distrutti. Il resto, eccetto sei locali rimasti integri, fu gravemente sinistrato con crollo di muri e soffitti. Abbandonato dai militari di guardia tra il 9 e il 10 settembre 1943, in seguito allo sbandamento dell'esercito dopo l'armistizio, il deposito venne invaso dagli abitanti della zona, alla ricerca di vestiario, scarpe, coperte, stoffe, ormai introvabili dopo tre anni di guerra.Intorno a mezzogiorno dell'11 settembre, alcune pattuglie tedesche giunsero improvvisamente, sparando e lanciando granate sulla folla che stava svuotando l'Opificio: sul terreno rimasero nove morti e diciassette feriti. Oggi l'edificio è sede dell'Associazione Nazionale Bersaglieri, della Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia e della Associazione Nazionale Volontari di Guerra. Il corso è percorso da numerose linee di tram della rete urbana di trasporti, il 3, 4, 9, 15, 16 e da altre linee di autobus. L'arteria ospita in grandissima parte del suo tracciato sedi protette poste ai lati della carreggiata centrale, riservate alle motrici tranviarie e inaccessibili a mezzi privati e a tutti i trasporti su gomma, con l'unica eccezione degli incroci e alcuni tratti, dove sono presenti corsie preferenziali. La presenza di queste sedi protette incrementa la competitività del tram rispetto agli automezzi soprattutto in caso di grande affollamento nella carreggiata, aumentata dal fatto che non sono asfaltate (a differenza di corso Giulio Cesare e di corso Luigi Einaudi) non consentendo fisicamente l'accesso ad altri mezzi al di fuori del tram, ottimizzando così la velocità dei convogli e diminuendo il rischio di incidenti. Questa peculiarità tipica del corso è dovuta a un progetto risalente al 1982 come parte di una griglia di metropolitana leggera destinata a coprire le principali arterie cittadine, ma non è poi stata attuata negli altri corsi, se non in minima parte. A partire dal 1884 e fino al 1954 corso Regina Margherita fu percorso dai convogli della tranvia interurbana per Settimo Torinese Tranvia Torino-Settimo Torinese, mentre a partire dal 1927 e fino al 1940 in corso Regina Margherita faceva capolinea la tranvia interurbana per Chivasso e Brusasco. I lavori all'incrocio con corso Principe Oddone sono terminati nel giugno 2016; prima il sottopasso precedente era stato oggetto di lavori connessi al cantiere per il completamento dell'interramento della linea ferroviaria per Milano, in corrispondenza dell'incrocio con il suddetto corso. Il tratto è stato riaperto il 7 dicembre 2011 dopo un anno di lavori, che hanno visto la demolizione della vecchia struttura del 1927 e una nuova impermeabilizzazione del manto stradale. Dove, Come, Quando - Guida di Torino '98-99, Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano, 1997 Torri Rivella Ponte Regina Margherita (Torino) Vigili del Fuoco Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su corso Regina Margherita

Teatro Ruggero Leoncavallo

Il Teatro Ruggero Leoncavallo, anche noto come Sala Polivalente Leoncavallo, è uno spazio della Città di Torino, nel quartiere Barriera di Milano (Circoscrizione VI). Il Teatro Ruggero Leoncavallo nasce negli spazi post-industriali della ex-Ceat, storica fabbria torinese (ora di proprietà indiana). La riconversione degli spazi industriali in luoghi di pubblico interesse è stata avviata nel 1995 e più volte rallentata per la necessità di compiere approfonditi lavori di bonifica ambientale. L'inaugurazione del complesso avvenne in più fasi: nel 1999 la sezione abitativa (160 alloggi di Edilizia popolare e 90 di edilizia convenzionata); nel 2005 l’assegnazione al gruppo Abele dello stabile un tempo utilizzato per gli uffici e la ristrutturazione del restante fabbricato sul fronte di via Leoncavallo per utilizzo come Sede decentrata dei Vigili Urbani, dell'Anagrafe, dei servizi assistenziali; nel 2007 vennero inaugurate la Sala polivalente e la Biblioteca civica intitolata a Primo Levi; nel 2012 il giardino retrostante. Nel 2013 la Circoscrizione 6 chiede al gruppo teatrale Barbari Invasori, guidato da Walter Revello, di creare una stagione teatrale permanente presso la sala polivalente: la scelta fu condizionata dalla costante attività del gruppo presso lo spazio, iniziata sin dal 2008 con l'istituzione di corsi professionali e di un centro prove teatrali. Nell'ottobre del 2013 venne inaugurato il progetto "Teatro Diffuso", che coinvolgeva differenti spazi in un'unica stagione teatrale: Teatro Araldo, Teatro Marchesa, Teatro del Pilone, Teatro Principessa Isabella e la sala polivalente che venne rinominata "Teatro Ruggero Leoncavallo". Negli anni seguenti, Barbari Invasori ha coinvolto il teatro nel progetto "Va tutto bene madama la Marchesa?", dedicato all'identità di genere. Attualmente il Teatro Leoncavallo comprende attività di pubblica utilità a servizio della cittadinanza. Scioltosi il gruppo Barbari Invasori nell'autunno 2014, la stagione teatrale è stata affidata al gruppo Babi che la cura tuttora sotto la direzione di Walter Revello.

Stazione di Torino Porta Milano
Stazione di Torino Porta Milano

La stazione di Torino Porta Milano (anche nota come stazione di Torino Ponte Mosca, o stazione Cirié-Lanzo) era la stazione di testa per passeggeri della Ferrovia Torino-Ceres e, per la sua posizione centrale, è stata il punto di riferimento di tutti i pendolari ed i viaggiatori che utilizzavano la Torino-Ceres, molto apprezzata soprattutto per la sua posizione centrale e comoda ai trasporti a Torino. Dismessa dal settembre 1987 al pubblico e definitivamente dal 2006, tagliando le rotaie che la collegavano alla stazione Dora GTT, la stazione Ponte Mosca è situata nel quartiere Aurora, fra la Dora Riparia a nord e piazza della Repubblica a sud, e con l'ingresso in corso Giulio Cesare. Realizzata nel 1866 su progetto dell'ing. Gaetano Capuccio, con ingresso di rappresentanza dell'architetto Giuseppe Bollati, la stazione di Porta Milano aprì i battenti il 18 aprile 1868, servendo in un primo momento da stazione terminale nella tratta Torino-Venaria Reale. Nell'arco di circa un decennio la linea venne allungata fino a Lanzo Torinese (1876) e infine, nel 1916, venne ultimato il prolungamento sino a Ceres. Nel 1914 si avviarono i progetti per l'elettrificazione della linea a seguito dell'importante flusso di passeggeri e merci, legato alle imprese tessili raccordate alla ferrovia. Nell'ultimo trentennio del Novecento ha avuto inizio il lento declino della storica stazione, che negli anni ottanta è coinciso con la chiusura del primo tratto di linea. Il capolinea della ferrovia Torino-Ceres è stato arretrato alla Stazione di Torino Dora (GTT), mentre la linea in ambito urbano è stata ampiamente rimodernata ed interrata. Il 15 ottobre 2000 la stazione ed i mezzi in essa ricoverati sono stati gravemente danneggiati dall'alluvione provocata dalla Dora Riparia che colpì pesantemente la zona di Borgo Dora. Occorsero parecchi mesi per ripristinare l'area; tuttavia per qualche anno, fino alla chiusura definitiva avvenuta poco dopo il 2005, ancora veniva fatta la manutenzione intermedia alle elettromotrici della linea; inoltre Porta Milano era sede del deposito e vi venivano ricoverati i mezzi attivi. Qualunque mezzo rotabile presente in stazione non può circolare su altra rete ferroviaria, se non per un breve tratto di poche centinaia di metri lungo la via Saint Bon; i binari, a causa dei lavori del Passante Ferroviario di Torino, che hanno creato livelli diversi del piano del ferro, sono stati troncati e non ci sono ancora notizie certe su un possibile riallacciamento a lavori ultimati. L'edificio attualmente ospita la sede distaccata del Museo Ferroviario Piemontese, visitabile solo su richiesta o in occasioni particolari, e l'officina manutenzione carrelli dei rotabili ferroviari del GTT. Rimane a testimonianza del periodo in cui il trasporto ferroviario era ancora nella fase pionieristica, in attesa di una decisione sulla eventuale destinazione finale. Trattandosi di una piccola stazione a servizio di una sola linea minore, nell'uso comune la stazione di Torino Porta Milano veniva generalmente chiamata in base alla sua collocazione ("stazione di corso Giulio Cesare", "stazione di Borgo Dora") o alla linea che serviva ("stazione di Ciriè-Lanzo", "stazione della Torino-Ceres"). Per esempio, su una mappa tedesca del 1874 essa è indicata come "Stat. Borgo Dora", mentre sulla mappa Paravia del 1927 è indicata come "stazione linea Torino-Lanzo-Ceres". Su altre mappe ufficiali della città di fine Ottocento e inizio Novecento, la stazione non ha nemmeno un nome. Invece, negli orari ferroviari ufficiali, per tutta la seconda metà del Novecento e fino alla sua chiusura la stazione viene indicata come "Torino Ponte Mosca". Ciò nonostante, secondo alcuni il nome ufficiale originale sarebbe quello di "Torino Porta Milano". Se è chiara la denominazione informale di Cirié-Lanzo, l'ambiguità tra Ponte Mosca e Porta Milano può essere stata alimentata da un'equivoca lettura della sigla Torino P.M., riportata un tempo sui manifesti-orario affissi nelle bacheche della stazione: P.M. (per esteso Porta Milano) veniva infatti interpretato comunemente come Ponte Mosca, sia per la vicinanza dell'omonimo ponte sulla Dora, sia perché l'attuale corso Giulio Cesare, su cui affaccia la stazione, si chiamava precedentemente corso Ponte Mosca. La dicitura Porta Milano, tuttavia, attestata in un disegno intitolato "Torino Porto di Mare" dello stesso ing. Capuccio, il progettista della stazione, che riguarda però tutt'altro argomento, cioè il progetto di una rete di canali navigabili colleganti la Dora Riparia e la Stura di Lanzo con il Po, si ricollegherebbe con un vecchio nome di Porta Palazzo, la storica borgata che sorge in prossimità dell'impianto ferroviario e che nell'Ottocento era conosciuta con il nome di Porta Milano: Per comprendere meglio quest'antica denominazione, va ricordato che in quell'epoca l'odonomastica locale di Porta Palazzo e del suo relativo rione era diversa rispetto a quella dei giorni nostri. Corso Giulio Cesare, nel tratto compreso fra Porta Palazzo e il ponte Mosca, era ancora noto come via Milano quando la stazione venne inaugurata, mentre il lato sud dell'odierna piazza della Repubblica era conosciuto come piazza Milano in quegli stessi anni. L'intitolazione alla città di Milano risale al 1857 e fu un omaggio che il Comune di Torino volle fare ai milanesi, che in quello stesso anno avevano fatto dono alla città del monumento all'alfiere dell'Esercito Sardo, esposto in piazza Castello. Da questi dati si evince il motivo del nome Porta Milano che, assecondando l'odonomastica locale, andò ad affiancarsi al più tradizionale Porta Palazzo, in uso già da diversi secoli. La porta a cui si fa riferimento è una vecchia porta cittadina posta lungo il perimetro settentrionale della mura difensive, all'incrocio fra via Milano e il lato sud di piazza della Repubblica. Non si tratta della Porta Palatina, da cui il varco di via Milano prese impropriamente il nome, bensì di una porta di più recente costruzione nota con diversi appellativi nel corso dei secoli: fra i vari nomi, si ricordano Porta di San Michele (dalla contrada di San Michele, uno dei tanti nomi antichi di via Milano), Porta Vittoria (piazza Vittoria è il nome originario dell'ottocentesca piazza Milano), Porta d'Italia (dalla contrada d'Italia e relativa piazza d'Italia), Porta Milano e il già citato Porta Palazzo. Per la precisione, però, va detto che i nomi ottocenteschi Porta d'Italia e Porta Milano non alludono alla porta in senso stretto, in quanto questa risulta già abbattuta a inizio secolo (in età napoleonica), ma piuttosto fanno riferimento all'area in cui essa sorgeva, rievocandone il ricordo e riadattandone il nome secondo le successive alterazioni odonomastiche della zona. Lo stile della stazione rivela la volontà, tipica dell'epoca, di celebrare l'importanza di quella che allora si chiamava Società Anonima della Strada Ferrata del Canavese. Dovendo costituire un polo di richiamo, sono state riprese dalle tipologie urbane pubbliche e religiose, elementi classicheggianti ed eclettici. L'impianto architettonico è simmetrico, con il corpo centrale che si affaccia verso strada ed è adibito ad atrio mentre le sezioni laterali, a due piani, presentano al pian terreno tre aperture ad archi a tutto sesto che creano l'effetto di una loggia porticata. La facciata, dominata da due colonne che enfatizzano il pronao, è decorata con timpani in stile neoclassico e liberty. Al pari di altre stazioni cittadine e della cintura torinese i colori rosso scuro e beige sono elementi cromatici comuni dello scalo. Dopo la chiusura del 1987 e la successiva alluvione del 2000, si è discusso a lungo circa l'impiego futuro della stazione. Il concessionario della struttura ferroviaria GTT propende per l'allestimento di un Museo del Trasporto Ferroviario di Torino, ma non esiste alcuna delibera ufficiale in proposito. Un'altra proposta riguarda la riapertura della stazione come capolinea tranviario, in seguito al riutilizzo - anch'esso in fase di proposta - dei binari dismessi a partire da Porta Milano fino alla stazione di Madonna di Campagna sul tratto in parte ancora utilizzato per la ferrovia Torino-Ceres che verrebbe quindi sistemato e adattato al percorso di una linea tranviaria, sul modello della linea 4 tram, che attraversa Torino da nord a sud. La stazione era servita dai convogli della linea Torino-Ceres e da treni merci verso le valli di Lanzo. La stazione disponeva di: Servizi igienici Affacciandosi su Corso Giulio Cesare, importante asse viario torinese, l'ex stazione è servita da una linea tram (4) e bus (11, 19, 50, 51). Fermata tram (linea 4) Fermata bus GTT Borioli S., Memoria sul riordinamento delle stazioni ferroviarie di Torino e relazione sul progetto n. 3, 1905. Daviso C., Il problema ferroviario di Torino: considerazioni ed appunti, 1905. Musso S., Il trasporto pubblico a Torino nel secolo dell'industria: Atm, Satti, Gtt, Rosenberg & Sellier Editori, Torino, 2007. Vivanti L., Il museo ferroviario nella stazione Ponte Mosca delle Ferrovie Torino-Ceres a Torino. Ipotesi di un progetto, in "Strade ferrate in Piemonte. Cultura ferroviaria fra Otto e Novecento", Politecnico di Torino, 1993. Rete tranviaria di Torino Scalo merci di Torino Vanchiglia Stazione di Torino Dora Stazione di Torino San Paolo Stazione di Torino Porta Susa (1856) Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla stazione di Torino Porta Milano Documentario «Torino-Ceres, un biglietto per il futuro» di Francesco Bordino e Carlo Boccazzi Varotto, regia di Francesco Bordino

Ponte Carpanini
Ponte Carpanini

Il Ponte Carpanini è l'unico ponte mobile di Torino. Sorge sulla Dora Riparia, nel quartiere Aurora. Collega Piazza Borgo Dora e Corso Vercelli (Borgata Aurora). È intitolato a Domenico Carpanini, ex vicesindaco del capoluogo piemontese. L'opera fu realizzata a seguito dell'irrimediabile danneggiamento subito durante l'alluvione dell'ottobre 2000 dal vecchio ponte intitolato alla Principessa Clotilde di Savoia, costruito nel 1882 su progetto dell'allora ingegnere capo del comune di Torino Edoardo Pecco e che fu in seguito abbattuto. La sua realizzazione si inquadra, insieme alla riqualificazione della sponda destra del fiume tra via Cigna e corso Giulio Cesare, nel generale intervento di miglioramento di Borgo Dora. È stato costruito dalla società SAICAIM Spa e dalla ditta SISEA Spa, che l'ha completato, mentre il progetto è opera dell'architetto Giorgio De Ferrari e dell'ingegnere Francesco Ossola. Il costo dell'opera è stato di 2.400.000 euro mentre i lavori sono durati circa 16 mesi. La struttura, a campata unica e vincolata a martinetti che all'occorrenza permettono il sollevamento del ponte, è stata progettata dall'architetto Giorgio De Ferrari e dall'ingegner Francesco Ossola, che ne hanno anche seguito la realizzazione. Il ponte è lungo 43 metri e largo 12.Oltre alle due corsie centrali (7,12 metri) realizzate per il transito dei veicoli a motore e ad una pista ciclabile (2,20 metri), presenta un marciapiede laterale, a sua volta fiancheggiato da una gradinata rivestita in legno duro (2 metri) ed affacciata verso il fiume. La struttura portante pesa circa 700 tonnellate ed è costituita da grosse travature in acciaio a sezione romboidale saldate tra loro. Per il rivestimento delle spalle del ponte sono state riutilizzate le pietre provenienti dal ponte ottocentesco demolito dopo l'alluvione. In caso di piena il ponte ha la possibilità di essere sollevato fino a 1,30 metri grazie all'azione di alcuni martinetti idraulici collocati all'interno di vani interrati. Calia M., Nuovi segni sulle antiche tracce: l'area dell'Arsenale Militare di Borgo Dora a Torino, Tesi di laurea, Politecnico di Torino, facoltà di Architettura, 2001; Germak C. (a cura di), Studio De Ferrari Architetti. Opere/Works 2000-2006, Lybra Immagine, Milano, 2006 Rossotti R., I ponti di Torino. Curiosità, storie, eventi e personaggi sulle sponde dei fiumi che attraversano la città, Newton Compton, Roma, 2007; Sassi Perino, A., Torino: narrate, ponti, la vostra storia, Edizioni del Capricorno, Torino, 2002. Aurora (Torino) Dora Riparia Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su ponte Carpanini Sito del Comune di Torino con scheda del ponte, su comune.torino.it. URL consultato il 18 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2007).